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“Santa Margherita” di A. Carracci dipinto molto amato da Caravaggio – Conosciamolo e vediamo perché   Leave a comment






Ci sono opere che rappresentano una vera e proprio cesura rispetto a quelle del passato e che rappresentano una vera “rivoluzione stilistica e/o di contenuti…
come ad  esempio le opere del Masaccio che danno inizio al Rinascimento con la prospettiva (e non solo) rispetto a quelle, piene di eccessi decorativi e artificiali, dello stile precedente.



LA RIVOLUZIONARIA “SANTA MARGHERITA” 
DI ANNIBALE CARRACCI
NASCOSTA IN UNA CHIESETTA ROMANA






Quella di cui parlerò ora in verità è davvero poco nota… ma che sia stata molto significativa nel senso suindicato ce lo dice non un critico o uno storico ma un pittore mitico… ed addirittura contemporaneo dell’autore.

L’opera di Annibale Carracci non si trova in un famoso museo ma in una chiesetta dove fu collocata nel 1599, Santa Caterina dei Funari, che fu ricostruita nel ‘500 in un piccolo rione romano e che spesso ora è pure chiusa.







Non appena il dipinto fu esposto accorsero molti romani, artisti e non, per vederla in quanto appariva come una vera grande novità rispetto all’ormai tramontante manierismo romano.

Alle forme stentoree, rigide ma coperte da broccati e stoffe dai colori sgargianti qui si opponeva un corpo… vero, vitale e reale… che sembrava essere in connessione diretta con lo spettatore.






Santa Margherita, pur con il diadema, la palma del martirio, il libro in mano e col piede sinistro che schiaccia il demonio raffigurato nella forma di un drago e dunque con tutti i crismi dell’iconografia classica, appare tuttavia come una giovane donna del cinquecento che se ne sta morbidamente appoggiata ad un antico e sbreccato piedistallo nello splendido paesaggio agreste romano che appare essere molto di più di una semplice cornice della scena.

Tutto quel che vediamo in Santa Margherita e nell’ambiente intorno a lei non appare astratto ma ci riporta al mondo reale di quell’epoca.






Dunque l’eucaristico motto inciso sull’antico piedistallo “Sursum corda” ovvero “In alto i cuori” non sembra solo diretto alla cura delle anime ma anche a tirar su i nostri cuori reali e palpitanti.

Come ho accennato su questa “rivoluzione” fu intuita subito dai contemporanei come ci riferisce qualche decennio dopo Giovan Pietro Bellori:
– Collocato il quadro sull’altare per la novità vi concorsero li pittori, e tra li vari discorsi loro, Michel Angelo da Caravaggio dopo essersi fermato lungamente a riguardarlo, si rivolse, e disse: “mi rallegro che al mio tempo veggo pure un pittore” – .






Dunque il grande Caravaggio, che da poco era arrivato a Roma e lì non aveva ancora dipinto alcuna opera pubblica, era rimasto entusiasta del dipinto ed in fondo, conoscendo il realismo dei suoi personaggi ed i suoi chiaroscuri, egli non poteva non rilevare ed apprezzare la sorprendente novità.

Narrava un allievo del Carracci che, ancora molti anni dopo, Caravaggio, parlando di questa opera “ci moriva sopra”.






Ecco quindi come nell’arte spesso nascono opere che sono rivelatrici un’avvenuta evoluzione stilistica e di contenuti e talvolta ciò accade in modo assolutamente evidente e documentato come in questo caso.

Tony Kospan




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Perseo.. il Cavallo alato e la Medusa – Il mito classico (anche nell’arte) ed il suo significato   Leave a comment







Riportar alla nostra memoria i miti classici

che tanta importanza hanno avuto

nella storia e nell’evoluzione della cultura umana

ritengo che non possa che farci bene…

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In questo post conosceremo la storia ed il significato

del mito di Perseo e del Cavallo (Pegaso) Alato

che ha anche molto influenzato l’arte per secoli 

e di cui abbiamo un’enorme documentazione archeologica.

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IL MITO DI PERSEO
E DEL PEGASO ALATO

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Possiamo leggere il post ascoltando, se ci va, una musica new age

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IL MITO

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Perseo affronta e decapita Medusa, una delle Gorgoni, (mostri marini il cui nome proviene dal greco gorgós=spaventoso) guardandola riflessa nello specchio donatogli da Atena per non rimanere pietrificato dal suo sguardo.

Le Gòrgoni erano tre: due erano immortali, Steno ed Euriale: la terza, invece, Medusa non aveva questo dono; e quest’ultima Pèrseo doveva affrontare e uccidere.

Esse erano dotate di sorprendente bellezza.

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Rubens

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Minerva, per vendetta, aveva mutata la chioma di Medusa in un orribile groviglio di serpi, dando agli occhi di lei il potere di render di pietra quelli ch’essa guardasse.

Perseo viene avvertito del pericolo, ma è aiutato dallo scudo donatogli dalla déa che permette di osservare medusa senza rifletterne l’immagine e da una falce adamantina donatogli da Hermes (Mercurio) per decapitare Medusa.

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Caravaggio – Testa di Medusa



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Dal collo decapitato di Medusa esce il cavallo alato Pegaso che ella aveva concepito con Posidone, ma che a causa del suo odio non era capace di darlo alla luce.

Il nome Pegaso viene dalla parola greca “pegai“, che significa “sorgenti” o “acque”.

Pegaso, il cavallo alato aiuta poi Perseo a liberare Andromeda da un mostro marino ed è determinante anche nell’impresa di Bellerefonte contro la Chimera.

Alla fine delle sue vicende, Pegaso si trasforma nell’omonima costellazione.

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Giambattista Tiepolo – Bellerofonte su Pegaso uccide la Chimera

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Mentre nel mito greco la figura del cavallo alato è espressa attraverso Pegaso, nella cultura orientale, la stessa figura si ritrova nell’immagine dell’ippogrifo.

Benvenuto Cellini ha lasciato un ritratto della Gorgona nel famoso bronzo del Pèrseo che si ammira a Firenze, nella Loggia dei Lanzi.

Dante Alighieri nel IX canto dell’inferno (51-57) si esprime così: ” Volgiti indietro, e tien lo viso chiuso: che se il Gorgon si mostra, e tu il vedessi, nulla sarebbe del tornar mai suso”.

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Benvenuto Cellini – Perseo (partic.)

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IL SIGNIFICATO

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Il messaggio che ci trasmette il mito è che, per non soccombere rispetto all’energia pietrificante, che coagula (che è quella sessuale) e alle paure inconsce, non bisogna lottare direttamente (Perseo non deve incrociare lo sguardo di Medusa) ma serve la riflessione (il riflesso dello specchio), la conoscenza della natura superiore ed inferiore (Jung direbbe l’ombra) e così possono essere superate le prove al fine di liberare infine sé stesso come il Pegaso alato.

I miti anche oggi sono presenti dappertutto nella vita quotidiana, si pensi ad esempio che il Pegaso alato è lo stemma della Regione Toscana:

“Pegaso è il protagonista – insieme a Perseo e Bellerofonte – di uno dei miti più amati e longevi della civiltà occidentale.

Insieme agli altri due personaggi rappresenta l’eroe che costruisce la pace, combatte il caos e il male e propone valori positivi”.

Si potrebbero fare tanti altri esempi del genere.



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IL VIDEO

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Frecce (174)

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CIAO DA TONY KOSPAN

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– TESTO DAL WEB (CON MINI MODIFICHE E CORREZIONI)

(NON MI E’ STATO POSSIBILE VERFICARNE L’AUTORE)

– IMPAGINAZIONE E COORDINAMENTO T.K.

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viola nocca hb
LA TUA PAGINA CULTURALE E DI SOGNO DI FB
Frecce (51)

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CARAVAGGIO – Il San Giovanni Battista di Kansas City – Storia.. immagini ed analisi dell’inusuale dipinto   Leave a comment



Questo è un altro sorprendente dipinto del Caravaggio.
In realtà non è l’unico suo “San Giovanni Battista”, ce ne sono ben altri 7.
Ma parlerò di questo, identificato quale “di Kansas City” perché si trova in quel museo, in quanto presenta alcuni interessanti aspetti.
Vedremo poi perché anche sorprendenti.
Intanto conosciamone la storia in breve.







LA STORIA DEL DIPINTO


Il dipinto fu commissionato al nostro mitico pittore da Ottavio Costa nel 1602 ed era destinato a diventare una pala d’altare di un remoto paesino del ponente ligure.
Ottavio Costa, pur essendo banchiere, però doveva intendersi d’arte se in quel paese mandò solo una copia (attualmente conservata nel Museo di Albenga) e trattenne per sé l’originale nel suo palazzo romano dove rimase fino al XIX secolo.
Dopo se ne persero le tracce ma lo ritroveremo poi nel ‘900 prima in una collezione privata inglese, poi in una galleria antiquaria ed infine sarà acquistato dal  Nelson-Atkins Museum of Fine Art di Kansas City.









IL DIPINTO E LE SUE INCONSUETE CARATTERISTICHE

L’intensità e la forza dei colori, insieme ai loro contrasti, donano al dipinto effetti quasi tridimensionali.
Osservandolo bene poi contiene con evidenza tutti gli elementi classici che si attribuiscono al Santo precursore di Gesù e cioè:
una croce alta fatta con una canna, la pelle di cammello e il mantello rosso ma anche le foglie di quercia (albero della croce).
Tuttavia, se non conoscessimo il titolo, difficilmente potremmo considerarlo di genere religioso proprio in considerazione delle particolari caratteristiche che il pittore dà al Santo e che ora esamineremo.
Caravaggio amò dipingere questo e gli altri suoi “San Giovanni” sempre come un ragazzo o un giovane solo, nel deserto.
Egli si basava sull’affermazione del Vangelo di Luca:
 “il fanciullo cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.”
In precedenza era invece stato sempre rappresentato come un bambino, insieme al cuginetto Gesù, o come un adulto, nell’atto di battezzare il Cristo.



San Giovanni Battista – Tiziano


Tornando ad un esame specifico del dipinto di Kansas City notiamo che non solo è un giovanetto ma è anche molto imbronciato (anzi direi proprio “incazzato”) come lo sono spesso i giovani (e come siamo stati anche noi quando eravamo adolescenti) come si evince dal suo volto oscuro e dal suo sguardo quasi torvo.
I colori intensi e la scarsa luce accentuano poi quel senso di protesta che aleggia con forza nell’aria.
Certo un Santo così corrucciato e con un atteggiamento così duro stonerebbe in una pala d’altare (e difatti restò nel palazzo del banchiere).






In realtà non si può escludere nemmeno che il dipinto possa rappresentare anche l’umore non sereno che in quel periodo poteva avere lo stesso Caravaggio che, come sappiamo, spesso si metteva nei guai per il suo carattere non docile.
In ogni caso il pittore mostra una profonda conoscenza dell’animo umano in generale e delle crisi giovanili in particolare.



Caravaggio – Autoritratto




IL MODELLO

Dalle tracce delle attività preparatorie, rinvenute con i raggi infrarossi, si è accertato che il Caravaggio dipinse dal vero utilizzando la presenza di un modello.
Ma chi è il giovane modello?
Secondo gli storici dell’arte potrebbe essere Cecco, il suo garzone di bottega (e forse suo amante).

Tony Kospan


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Fonti: vari testi e siti web
Copyright Tony Kospan
Vietata la copia senza indicare blog ed autore del post



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IL VINO – Eccolo nella storia.. nelle poesie.. nell’arte.. negli aforismi e nelle canzoni   Leave a comment

 



Care amiche ed amici 
stavolta affronteremo un tema
amatissimo dai poeti, 
e dagli artisti in genere, fin dall’antichità. 
 
 
 
 

Jean-Marc Nattier – Alleanza tra Amore e Vino

 


IL VINO
NELLA STORIA.. NELLE POESIE.. NEGLI AFORISMI 
NELL’ARTE.. NELLE CANZONI E.. NON SOLO
a cura di Tony Kospan
 
 
 

E’ davvero molto grande il numero delle poesie 
dedicate già dai nostri lontani antenati greci e latini 
a questa bevanda che rappresenta una delle grandi
scoperte dell’Umanità.



 
 
 
 
 

Ecco come già ne parlava Omero circa 4000 anni fa.

 
 
 
IL VINO 
Omero
 
Il vino mi spinge 
il vino folle 
che fa cantare anche l’uomo più saggio 
e lo fa ridere mollemente 
e lo costringe a danzare 
e tira fuori la parola 
che sta meglio non detta.

 
 
 
 

Michelangelo 

 


Sappiamo ormai da tempo che la medicina

ha riconosciuto al vino notevoli proprietà

salutari se, ovviamente, bevuto con moderazione.

 

 

 
 
 
 
Conosciamo però pure quali sono i pericoli
di un non corretto o eccessivo uso 
che vanno dall’ubriachezza… all’alcoolismo…
alla guida pericolosa… etc.
 

Il suo rapporto con la poesia è stato sempre
molto stretto 
e non solo perché il vino
è amato dai poeti…  ma anche perché:
 

Come la poesia, il vino è cultura… cultura millenaria 
Come il vino, la poesia per esser sublime… dev’esser genuina 
Come la poesia, il vino è vita… sia per chi lo crea che per chi ne gode
Come il vino, la poesia… porta al dialogo… alla conoscenza 
Come la poesia, il vino… è capace di colorare la vita 
Come il vino, la poesia… ha molto spesso a che fare con l’amore 
Come la poesia il vino… fa emergere la verità (In vino veritas) 
Tony Kospan


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Eric Christensen

 
 
 
 
Il tema è certamente vastissimo per cui mi fermo qua.
 Ma prima di passare alle poesie,  come di consueto, 
possiamo leggere alcuni aforismi o brevi brani
“illuminanti” 
e simpaticissimi… iniziando con 2 brindisi veneziani.
 
 
 
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Chi ben beve ben dorme, 
chi ben dorme mal no pensa, 
chi mal no pensa mal no fa. 
Chi mal no fa in Paradiso va. 
Ora ben bevè 
che el Paradiso avarè… 
Brindisi veneziano del XIV sec.


*********************
 
 
MIRANDOLINA:
Faccio un brindisi, e me ne vado subito.
Un brindisi che mi ha insegnato mia nonna.
“Viva Bacco, e viva Amore:
L’uno e l’altro ci consola;
Uno passa per la gola,
L’altro va dagli occhi al cuore.
Bevo il vin, cogli occhi poi…
Faccio quel che fate voi.”
Carlo Goldoni – La locandiera


*********************
 
 
Io sono bellezza e amore;
io sono amicizia, tuo conforto;
io sono colui che dimentica e perdona.
Io sono lo Spirito del Vino.
William Ernest Henley


*********************
 
 
Grande è la fortuna di colui che possiede
una buona bottiglia, un buon libro, un buon amico.
Molière


*********************
 
 
Nessun uomo lo può far ridere,
ma ciò non meraviglia:
non beve vino.
William Shakespeare – Falstaff

 
 
 
 
 
Edouard Manet – Chez le Père Lathuille
 
 
 

Tutte le poesie prescelte vanno, a mio parere,
centellinate e gustate come un buon bicchiere di vino
e vi scoprirete oltre all’amore per il nettare degli dei 
tanti altri profumi come quelli della passione
(D’annunzio Yeats e Neruda
o della riflessione
(Li Po e Pascoli) ma anche tanto altro.
 
Come sempre mi piacerebbe leggere quelle
che sul tema amate voi…
 
 
 
 

fre bia pouce musicAnimata  (Viva il vino – Caruso)

Bacco – Caravaggio

 
 
 
 
IN MEZZO AI FIORI 
Li Po *


In mezzo ai fiori, con una coppa di vino
mi trovo a bere solo: non ho compagni.
Alzo la tazza e l’offro alla splendente luna.
Mi rivolgo all’ombra: siamo così in tre.
Poiché la luna non può bere
e l’ombra unicamente segue il mio corpo.
Alla luna m’accompagno, intanto, e all’ombra;
poiché bisogna pur godere: è primavera.
Io canto: la luna mi guarda e pare avanzi.
Io danzo: l’ombra mi si agita in disordine.
Finché in me sono, siamo buoni amici,
quando cado ubriaco, ognuno se ne va.
Una platonica amicizia stabiliamo eterna:
il prossimo incontro lassù nella Via d’Argento.
* Poeta cinese del 700 d. C.

 
 

fre bia pouce musicAnimata (L’uva fogarina)

Gillis Van Tilborch – A noble family meal    
 
 

I TRE GRAPPOLI 
Giovanni Pascoli
 
Ha tre, Giacinto, grappoli la vite.
Bevi del primo il limpido piacere;
bevi dell’altro l’oblio breve e mite;
e… più non bere:
ché sonno è il terzo, e con lo sguardo acuto
nel nero sonno vigila, da un canto,
sappi, il dolore; e alto grida un muto
pianto già pianto.
 
 
 

fre bia pouce musicAnimata (Vino divino – Rossana Casale)

Jan Vermeer – Giovinetta con bicchiere di vino


 
 
CANZONE AL VINO 
William Butler Yeats
 
Il vino raggiunge la bocca
E l’amore raggiunge gli occhi,
Questa è la sola verità
che ci è dato conoscere
Prima di invecchiare e morire.
Sollevo il bicchiere alle labbra,
Ti guardo e sospiro.

 
 
 
fre bia pouce musicAnimata   (Bottle of red wine)
Helene Beland


 
 
CON IL FIOR DE LA BOCCA UMIDA A BERE 
Gabriele D’Annunzio
 
Con il fior de la bocca umida a bere
ella attinge il cristallo. Io lentamente
le verso a stille il vin dolce ed ardente
entro quel rosso fiore de ‘l piacere;
e chinato su lei, muto coppiere,
guardo le forme dilettosamente:
la sua testa d’Ermète adolescente
e la sagliente spira de’l bicchiere.
Or, poi che le pupille a l’amorosa
concordia de le due forme stupende
io solo, io solo, io solo ho dilettate,
godo infranger la coppa preziosa;
e improvviso un desìo vano mi prende
d’infranger le membra bene amate.
 
 
  fre bia pouce musicAnimata     (Mascagni.. Cavalleria rusticana – Viva il vino)

Renoir
 
 
ODE AL VINO 
Pablo Neruda
 
Vino color del giorno,
vino color della notte,
vino con piedi di porpora
o sangue di topazio,
vino,
stellato figlio della terra,
vino,
liscio come una spada d`oro,
morbido come un disordinato velluto,
vino inchiocciolato e sospeso,
amoroso,
marino,
non sei mai presente in una sola coppa,
in un canto, in un uomo,
sei corale, gregario,
e, quanto meno, scambievole.
A volte
ti nutri di ricordi mortali,
sulla tua onda
andiamo di tomba in tomba,
tagliapietre del sepolcro gelato,
e piangiamo lacrime passeggere,
ma il tuo bel vestito di primavera
è diverso,
il cuore monta ai rami,
il vento muove il giorno,
nulla rimane nella tua anima immobile.
Il vino
muove la primavera,
cresce come una pianta di allegria,
cadono muri, rocce,
si chiudono gli abissi,
nasce il canto.
Oh, tu, caraffa di vino, nel deserto
con la bella che amo,
disse il vecchio poeta.
Che la brocca di vino
al bacio dell`amore aggiunga il suo bacio
Amor mio, d`improvviso
il tuo fianco
è la curva colma della coppa
il tuo petto è il grappolo,
la luce dell`alcol la tua chioma,
le uve i tuoi capezzoli,
il tuo ombelico sigillo puro
impresso sul tuo ventre di anfora,
e il tuo amore la cascata
di vino inestinguibile,
la chiarità che cade sui miei sensi,
lo splendore terrestre della vita.
Ma non soltanto amore,
bacio bruciante
e cuore bruciato,
tu sei, vino di vita,
ma amicizia degli esseri,
trasparenza,
coro di disciplina,
abbondanza di fiori.
Amo sulla tavola,
quando si conversa,
la luce di una bottiglia
di intelligente vino.
Lo bevano;
ricordino in ogni goccia d`oro
o coppa di topazio
o cucchiaio di porpora
che l`autunno lavorò
fino a riempire di vino le anfore,
e impari l`uomo oscuro,
nel cerimoniale del suo lavoro,
e ricordare la terra e i suoi doveri,
a diffondere il cantico del frutto.







Un saluto infine a voi tutti
brindando con un buon vino spumante.



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 Tony Kospan



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Caravaggio.. genio dell’ombra e della luce – Breve ricordo e le immagini dei suoi massimi capolavori   2 comments


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Proviamo a conoscere in breve
Michelangelo Merisi da Caravaggio meglio noto come Caravaggio.

Lo faremo soprattutto guardando i suoi dipinti più noti
ed analizzando la sua mitica arte.

.
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.

(Milano, 29 settembre 1571 – Porto Ercole, 18 luglio 1610) – Autoritratto
.
.
.

E’ uno dei più celebri pittori italiani di tutti i tempi
nonostante sia morto molto giovane.
La sua formazione avvenne tra Milano e Venezia.

.
.
.

Il baro
.
.
.
La maggior parte delle sue opere
fu invece creata a Roma, Napoli, Malta e in Sicilia.
.

Il suo stile pittorico,
lontano dalle mode accademiche del tempo,

ebbe poi grande influenza sulla pittura barocca e non solo.

.
.
.

Bacco
.
.
.

I suoi dipinti con un potente uso della luce
e con l’innovativa idea di dipinger il… vero
analizzano la condizione umana 
sia da un punto di vista fisico che emozionale.
.

Per questo,
ma anche per la sua capacità di vedere le cose
con la massima indipendenza e libertà di pensiero,
la sua arte appariva all’epoca rivoluzionaria.

.
.
.

Concerto di giovani
.
.
.
Asse centrale della sua ispirazione artistica
è per lui la necessità di dare un senso all’esistenza.
.
Al contrario dei pittori della sua epoca 
egli non cerca di portar l’uomo ad esaltare il divino 
bensì tende a cercare il divino 
nella complessità e varietà della realtà umana.

.
.
.

Il suonatore di liuto
.
.
.
Di questa importante tematica della sua arte, e di altre,
ho parlato in modo più approfondito
analizzando la “Madonna dei Pellegrini“,
le “7 opere di misericordia“, “La Natività” 
e “San Giovanni Battista
opere per molti aspetti davvero molto sorprendenti.

Cliccando sui titoli qui su
è possibile leggere le analisi delle opere suelencate.

.
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Narciso

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Ammiriamolo ora anche in questo video
che pure ci mostra quanto “rivoluzionaria”
sia stata la sua arte.
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Tony Kospan
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pbsnake3
IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE…
 INSIEME
Frecce2039

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Ragazzo con frutta
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Caravaggio.. mago della luce – Breve ricordo del geniale artista ed alcuni dei massimi capolavori   Leave a comment


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Proviamo a conoscere in breve
Michelangelo Merisi da Caravaggio meglio noto come Caravaggio.

Lo faremo soprattutto guardando i suoi dipinti più noti
ed analizzando la sua mitica arte.

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(Milano, 29 settembre 1571 – Porto Ercole, 18 luglio 1610) – Autoritratto
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E’ uno dei più celebri pittori italiani di tutti i tempi
nonostante sia morto molto giovane.
La sua formazione avvenne tra Milano e Venezia.

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Il baro
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La maggior parte delle sue opere
fu invece creata a Roma, Napoli, Malta e in Sicilia.
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Il suo stile pittorico,
lontano dalle mode accademiche del tempo,

ebbe poi grande influenza sulla pittura barocca e non solo.

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Bacco
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I suoi dipinti con un potente uso della luce
e con l’innovativa idea di dipinger il… vero
analizzano la condizione umana 
sia da un punto di vista fisico che emozionale.
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Per questo,
ma anche per la sua capacità di vedere le cose
con la massima indipendenza e libertà di pensiero,
la sua arte appariva all’epoca rivoluzionaria.

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Concerto di giovani
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Asse centrale della sua ispirazione artistica
è per lui la necessità di dare un senso all’esistenza.
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Al contrario dei pittori della sua epoca 
egli non cerca di portar l’uomo ad esaltare il divino 
bensì tende a cercare il divino 
nella complessità e varietà della realtà umana.

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Il suonatore di liuto
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Di questa importante tematica della sua arte, e di altre,
ho parlato in modo più approfondito
analizzando la “Madonna dei Pellegrini“,
le “7 opere di misericordia“, “La Natività” 
e “San Giovanni Battista
opere per molti aspetti davvero molto sorprendenti.

Cliccando sui titoli qui su
è possibile leggere le analisi delle opere suelencate.

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Narciso

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Ammiriamolo ora anche in questo video
che pure ci mostra quanto “rivoluzionaria”
sia stata la sua arte.
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Tony Kospan
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IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE…
 INSIEME
Frecce2039

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Ragazzo con frutta
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Santa Margherita di A. Carracci dipinto molto amato da Caravaggio – Conosciamolo e vediamo perché   Leave a comment






Ci sono opere che rappresentano una vera e proprio cesura rispetto a quelle del passato e che rappresentano una vera “rivoluzione stilistica e/o di contenuti…
come ad  esempio le opere del Masaccio che danno inizio al Rinascimento con la prospettiva (e non solo) rispetto a quelle, piene di eccessi decorativi e artificiali, dello stile precedente.



LA RIVOLUZIONARIA “SANTA MARGHERITA” 
DI ANNIBALE CARRACCI
NASCOSTA IN UNA CHIESETTA ROMANA






Quella di cui parlerò ora in verità è davvero poco nota… ma che sia stata molto significativa nel senso suindicato ce lo dice non un critico o uno storico ma un pittore mitico… ed addirittura contemporaneo dell’autore.

L’opera di Annibale Carracci non si trova in un famoso museo ma in una chiesetta dove fu collocata nel 1599, Santa Caterina dei Funari, che fu ricostruita nel ‘500 in un piccolo rione romano e che spesso ora è pure chiusa.







Non appena il dipinto fu esposto accorsero molti romani, artisti e non, per vederla in quanto appariva come una vera grande novità rispetto all’ormai tramontante manierismo romano.

Alle forme stentoree, rigide ma coperte da broccati e stoffe dai colori sgargianti qui si opponeva un corpo… vero, vitale e reale… che sembrava essere in connessione diretta con lo spettatore.






Santa Margherita, pur con il diadema, la palma del martirio, il libro in mano e col piede sinistro che schiaccia il demonio raffigurato nella forma di un drago e dunque con tutti i crismi dell’iconografia classica, appare tuttavia come una giovane donna del cinquecento che se ne sta morbidamente appoggiata ad un antico e sbreccato piedistallo nello splendido paesaggio agreste romano che appare essere molto di più di una semplice cornice della scena.

Tutto quel che vediamo in Santa Margherita e nell’ambiente intorno a lei non appare astratto ma ci riporta al mondo reale di quell’epoca.






Dunque l’eucaristico motto inciso sull’antico piedistallo “Sursum corda” ovvero “In alto i cuori” non sembra solo diretto alla cura delle anime ma anche a tirar su i nostri cuori reali e palpitanti.

Come ho accennato su questa “rivoluzione” fu intuita subito dai contemporanei come ci riferisce qualche decennio dopo Giovan Pietro Bellori:
– Collocato il quadro sull’altare per la novità vi concorsero li pittori, e tra li vari discorsi loro, Michel Angelo da Caravaggio dopo essersi fermato lungamente a riguardarlo, si rivolse, e disse: “mi rallegro che al mio tempo veggo pure un pittore” – .






Dunque il grande Caravaggio, che da poco era arrivato a Roma e lì non aveva ancora dipinto alcuna opera pubblica, era rimasto entusiasta del dipinto ed in fondo, conoscendo il realismo dei suoi personaggi ed i suoi chiaroscuri, egli non poteva non rilevare ed apprezzare la sorprendente novità.

Narrava un allievo del Carracci che, ancora molti anni dopo, Caravaggio, parlando di questa opera “ci moriva sopra”.






Ecco quindi come nell’arte spesso nascono opere che sono rivelatrici un’avvenuta evoluzione stilistica e di contenuti e talvolta ciò accade in modo assolutamente evidente e documentato come in questo caso.

Tony Kospan




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“Santa Margherita” di A. Carracci.. un dipinto rivoluzionario per Caravaggio – Conosciamolo e vediamo perché   Leave a comment






Ci sono opere che rappresentano una vera e proprio cesura rispetto a quelle del passato e che rappresentano una vera “rivoluzione stilistica e/o di contenuti…
come ad  esempio le opere del Masaccio che danno inizio al Rinascimento con la prospettiva (e non solo) rispetto a quelle, piene di eccessi decorativi e artificiali, dello stile precedente.



LA RIVOLUZIONARIA “SANTA MARGHERITA” 
DI ANNIBALE CARRACCI
NASCOSTA IN UNA CHIESETTA ROMANA






Quella di cui parlerò ora in verità è davvero poco nota… ma che sia stata molto significativa nel senso suindicato ce lo dice non un critico o uno storico ma un pittore mitico… ed addirittura contemporaneo dell’autore.

L’opera di Annibale Carracci non si trova in un famoso museo ma in una chiesetta dove fu collocata nel 1599, Santa Caterina dei Funari, che fu ricostruita nel ‘500 in un piccolo rione romano e che spesso ora è pure chiusa.







Non appena il dipinto fu esposto accorsero molti romani, artisti e non, per vederla in quanto appariva come una vera grande novità rispetto all’ormai tramontante manierismo romano.

Alle forme stentoree, rigide ma coperte da broccati e stoffe dai colori sgargianti qui si opponeva un corpo… vero, vitale e reale… che sembrava essere in connessione diretta con lo spettatore.






Santa Margherita, pur con il diadema, la palma del martirio, il libro in mano e col piede sinistro che schiaccia il demonio raffigurato nella forma di un drago e dunque con tutti i crismi dell’iconografia classica, appare tuttavia come una giovane donna del cinquecento che se ne sta morbidamente appoggiata ad un antico e sbreccato piedistallo nello splendido paesaggio agreste romano che appare essere molto di più di una semplice cornice della scena.

Tutto quel che vediamo in Santa Margherita e nell’ambiente intorno a lei non appare astratto ma ci riporta al mondo reale di quell’epoca.






Dunque l’eucaristico motto inciso sull’antico piedistallo “Sursum corda” ovvero “In alto i cuori” non sembra solo diretto alla cura delle anime ma anche a tirar su i nostri cuori reali e palpitanti.

Come ho accennato su questa “rivoluzione” fu intuita subito dai contemporanei come ci riferisce qualche decennio dopo Giovan Pietro Bellori:
– Collocato il quadro sull’altare per la novità vi concorsero li pittori, e tra li vari discorsi loro, Michel Angelo da Caravaggio dopo essersi fermato lungamente a riguardarlo, si rivolse, e disse: “mi rallegro che al mio tempo veggo pure un pittore” – .






Dunque il grande Caravaggio, che da poco era arrivato a Roma e lì non aveva ancora dipinto alcuna opera pubblica, era rimasto entusiasta del dipinto ed in fondo, conoscendo il realismo dei suoi personaggi ed i suoi chiaroscuri, egli non poteva non rilevare ed apprezzare la sorprendente novità.

Narrava un allievo del Carracci che, ancora molti anni dopo, Caravaggio, parlando di questa opera “ci moriva sopra”.






Ecco quindi come nell’arte spesso nascono opere che sono rivelatrici un’avvenuta evoluzione stilistica e di contenuti e talvolta ciò accade in modo assolutamente evidente e documentato come in questo caso.

Tony Kospan




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“Santa Margherita” di A. Carracci era un dipinto molto amato da Caravaggio – Conosciamolo e vediamo perché   Leave a comment






Ci sono opere che rappresentano una vera e proprio cesura rispetto a quelle del passato e che rappresentano una vera “rivoluzione stilistica e/o di contenuti…
come ad  esempio le opere del Masaccio che danno inizio al Rinascimento con la prospettiva (e non solo) rispetto a quelle, piene di eccessi decorativi e artificiali, dello stile precedente.



LA RIVOLUZIONARIA “SANTA MARGHERITA” 
DI ANNIBALE CARRACCI
NASCOSTA IN UNA CHIESETTA ROMANA






Quella di cui parlerò ora in verità è davvero poco nota… ma che sia stata molto significativa nel senso suindicato ce lo dice non un critico o uno storico ma un pittore mitico… ed addirittura contemporaneo dell’autore.

L’opera di Annibale Carracci non si trova in un famoso museo ma in una chiesetta dove fu collocata nel 1599, Santa Caterina dei Funari, che fu ricostruita nel ‘500 in un piccolo rione romano e che spesso ora è pure chiusa.







Non appena il dipinto fu esposto accorsero molti romani, artisti e non, per vederla in quanto appariva come una vera grande novità rispetto all’ormai tramontante manierismo romano.

Alle forme stentoree, rigide ma coperte da broccati e stoffe dai colori sgargianti qui si opponeva un corpo… vero, vitale e reale… che sembrava essere in connessione diretta con lo spettatore.






Santa Margherita, pur con il diadema, la palma del martirio, il libro in mano e col piede sinistro che schiaccia il demonio raffigurato nella forma di un drago e dunque con tutti i crismi dell’iconografia classica, appare tuttavia come una giovane donna del cinquecento che se ne sta morbidamente appoggiata ad un antico e sbreccato piedistallo nello splendido paesaggio agreste romano che appare essere molto di più di una semplice cornice della scena.

Tutto quel che vediamo in Santa Margherita e nell’ambiente intorno a lei non appare astratto ma ci riporta al mondo reale di quell’epoca.






Dunque l’eucaristico motto inciso sull’antico piedistallo “Sursum corda” ovvero “In alto i cuori” non sembra solo diretto alla cura delle anime ma anche a tirar su i nostri cuori reali e palpitanti.

Come ho accennato su questa “rivoluzione” fu intuita subito dai contemporanei come ci riferisce qualche decennio dopo Giovan Pietro Bellori:
– Collocato il quadro sull’altare per la novità vi concorsero li pittori, e tra li vari discorsi loro, Michel Angelo da Caravaggio dopo essersi fermato lungamente a riguardarlo, si rivolse, e disse: “mi rallegro che al mio tempo veggo pure un pittore” – .






Dunque il grande Caravaggio, che da poco era arrivato a Roma e lì non aveva ancora dipinto alcuna opera pubblica, era rimasto entusiasta del dipinto ed in fondo, conoscendo il realismo dei suoi personaggi ed i suoi chiaroscuri, egli non poteva non rilevare ed apprezzare la sorprendente novità.

Narrava un allievo del Carracci che, ancora molti anni dopo, Caravaggio, parlando di questa opera “ci moriva sopra”.






Ecco quindi come nell’arte spesso nascono opere che sono rivelatrici un’avvenuta evoluzione stilistica e di contenuti e talvolta ciò accade in modo assolutamente evidente e documentato come in questo caso.

Tony Kospan




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Perseo.. il Cavallo alato e la Medusa – La storia ed il significato di un grande mito classico   1 comment







Riportar alla nostra memoria i miti classici

che tanta importanza hanno avuto

nella storia e nell’evoluzione della cultura umana

ritengo che non possa che farci bene…

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In questo post conosceremo la storia ed il significato

del mito di Perseo e del Cavallo (Pegaso) Alato

che ha anche molto influenzato l’arte per secoli 

e di cui abbiamo un’enorme documentazione archeologica.

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IL MITO DI PERSEO
E DEL PEGASO ALATO

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Possiamo leggere il post ascoltando, se ci va, una musica new age

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fre bia poucemusicAnimata

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IL MITO

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Perseo affronta e decapita Medusa, una delle Gorgoni, (mostri marini il cui nome proviene dal greco gorgós=spaventoso) guardandola riflessa nello specchio donatogli da Atena per non rimanere pietrificato dal suo sguardo.

Le Gòrgoni erano tre: due erano immortali, Steno ed Euriale: la terza, invece, Medusa non aveva questo dono; e quest’ultima Pèrseo doveva affrontare e uccidere.

Esse erano dotate di sorprendente bellezza.

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Rubens

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Minerva, per vendetta, aveva mutata la chioma di Medusa in un orribile groviglio di serpi, dando agli occhi di lei il potere di render di pietra quelli ch’essa guardasse.

Perseo viene avvertito del pericolo, ma è aiutato dallo scudo donatogli dalla déa che permette di osservare medusa senza rifletterne l’immagine e da una falce adamantina donatogli da Hermes (Mercurio) per decapitare Medusa.

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Caravaggio – Testa di Medusa



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Dal collo decapitato di Medusa esce il cavallo alato Pegaso che ella aveva concepito con Posidone, ma che a causa del suo odio non era capace di darlo alla luce.

Il nome Pegaso viene dalla parola greca “pegai“, che significa “sorgenti” o “acque”.

Pegaso, il cavallo alato aiuta poi Perseo a liberare Andromeda da un mostro marino ed è determinante anche nell’impresa di Bellerefonte contro la Chimera.

Alla fine delle sue vicende, Pegaso si trasforma nell’omonima costellazione.

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Giambattista Tiepolo – Bellerofonte su Pegaso uccide la Chimera

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Mentre nel mito greco la figura del cavallo alato è espressa attraverso Pegaso, nella cultura orientale, la stessa figura si ritrova nell’immagine dell’ippogrifo.

Benvenuto Cellini ha lasciato un ritratto della Gorgona nel famoso bronzo del Pèrseo che si ammira a Firenze, nella Loggia dei Lanzi.

Dante Alighieri nel IX canto dell’inferno (51-57) si esprime così: ” Volgiti indietro, e tien lo viso chiuso: che se il Gorgon si mostra, e tu il vedessi, nulla sarebbe del tornar mai suso”.

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Benvenuto Cellini – Perseo (partic.)

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IL SIGNIFICATO

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Il messaggio che ci trasmette il mito è che, per non soccombere rispetto all’energia pietrificante, che coagula (che è quella sessuale) e alle paure inconsce, non bisogna lottare direttamente (Perseo non deve incrociare lo sguardo di Medusa) ma serve la riflessione (il riflesso dello specchio), la conoscenza della natura superiore ed inferiore (Jung direbbe l’ombra) e così possono essere superate le prove al fine di liberare infine sé stesso come il Pegaso alato.

I miti anche oggi sono presenti dappertutto nella vita quotidiana, si pensi ad esempio che il Pegaso alato è lo stemma della Regione Toscana:

“Pegaso è il protagonista – insieme a Perseo e Bellerofonte – di uno dei miti più amati e longevi della civiltà occidentale.

Insieme agli altri due personaggi rappresenta l’eroe che costruisce la pace, combatte il caos e il male e propone valori positivi”.

Si potrebbero fare tanti altri esempi del genere.



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IL VIDEO

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Frecce (174)

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CIAO DA TONY KOSPAN

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– TESTO DAL WEB (CON MINI MODIFICHE E CORREZIONI)

(NON MI E’ STATO POSSIBILE VERFICARNE L’AUTORE)

– IMPAGINAZIONE E COORDINAMENTO T.K.

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viola nocca hb
LA TUA PAGINA CULTURALE E DI SOGNO DI FB
Frecce (51)

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