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DON LUIS DI BORBONE E LA SUA FAMIGLIA – Storia.. analisi.. personaggi ed enigmi di questo sorprendente dipinto di Goya   Leave a comment





Questo dipinto, di cui ora vi parlerò, è il primo capolavoro di Goya,  il suo primo grande ritratto e tra le sue pochissime opere esistenti in Italia!

Ne conosceremo la storia.. i personaggi.. i misteri e ne farò una breve analisi. 

Personalmente amo molto i dipinti in cui sono presenti numerosi soggetti perché mi appaiono suggestivi in quanto rappresentano spesso l’unica documentazione di un’epoca, di una società, di un ambiente e di un’atmosfera.

Questo poi, oltre a contenere tutto quanto appena detto, vi aggiunge anche un preciso aspetto storico, ma presenta pure dei lati arcani, quasi divertenti e  geniali.

Ma andiamo con ordine.

Il dipinto è LA FAMIGLIA DELL’INFANTE DON LUIS DI BORBONE creato da Goya nel 1783-1784 e conservato presso la Fondazione Magnani-Rocca di Parma.




Goya – Autoritratto giovanile
Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 30.3.1746 – Bordeaux, 16.04.1828)



STORIA DEL DIPINTO


Siamo nella seconda metà del ‘700, Goya è un pittore non ancora affermato ed il committente Don Luis, è il fratello del Re di Spagna Carlo III.

Don Luis, fratello minore del Re già ad 8 anni era stato nominato arcivescovo di Toledo e poi cardinale ma a 28 anni aveva rinunciato alla carriera ecclesiastica per poter vivere senza freni da grande libertino.

Pur considerato non molto “sveglio”, infatti fin da giovanissimo era andato a caccia di donne e di selvaggina nonché di altri piaceri, approfittando del suo potere regale dato che, a detta di Casanova, era uno degli uomini più brutti della Spagna.



Don Luis e la moglie



A circa 50 anni però aveva deciso di mettere la testa a posto, di tirare i remi in barca e di ritirarsi nel suo Palazzo di Arenas de San Pedro, a 140 km a ovest di Madrid.

Si era sposato, innamorato, con una donna molto più giovane di lui di ben 32 anni, María Teresa de Vallabriga y Rozas, ma di una nobiltà minima che gli aveva fatto perdere, con il decreto (non casuale) del Re “Pragmatica de matrimonios desiguales”, ogni diritto al trono per lui ed i suoi eredi.

Comunque manteneva la possibilità di mantenere una piccola corte nel suo Palazzo insieme ad altri privilegi.

Era però molto svampito e la moglie lo riprendeva pubblicamente e duramente e si vociferava che talvolta lo menasse perfino.

Tuttavia il nostro mostrava anche dei lati positivi dato che da amante dell’arte aveva deciso di avere una piccola corte di pittori, musicisti… etc. per onorare lui e la sua famiglia.

Tra i vari pittori contattati per selezionare il pittore “di corte” la sua scelta era caduta su Goya, pittore promettente ma ancora semisconosciuto e squattrinato.

Lo evinciamo dalle parole di gioia dello stesso Goya alla notizia, consapevole che per lui questo poteva essere, come poi sarà, il primo passo di una grande carriera: 
Sua Altezza mi ha coperto di doni, io ho fatto il suo ritratto, quello della moglie, del figlio e della figlia, con un successo insperato perché altri pittori si erano già misurati, senza riuscirci, in questa impresa”.

Infatti qualche anno dopo ormai noto ed apprezzato, persa la protezione di Don Luis a causa della sua morte, troverà facilmente nuovi committenti.







IL DIPINTO 


L’artista dunque riceve alla fine del 1783, quando da Don Luis ha 56 anni (ma ne dimostra tanti di più), l’invito a dipingere tutta la sua famiglia e la sua piccola corte.

Il dipinto, a lungo poco apprezzato, è ora invece considerato il primo vero capolavoro del pittore spagnolo ed è tra i pochissimi conservati in Italia.

Goya per la prima volta dipinge un grande ritratto (248 x 328 cm) con molti personaggi e mette insieme, senza alcuna distinzione, principi e domestici, funzionari ed artisti.

Luigi Magnani, che lo comprò a caro prezzo negli anni ’70 dalla famiglia Ruspoli, era convinto che nascondesse un segreto.

Il gruppo appare in riunione prima di ritirarsi nelle stanze per la notte ma appare immobile come se fosse su di un palcoscenico… il che è evidenziato anche dalle grandi tende alle loro spalle.

Il tutto è poi illuminato da una piccola ed inadeguata candela che accentua un’atmosfera poco allegra anche se con lati tragicomici come la risata del segretario di Donna Maria Teresa (e non solo).

Le uniche 2 persone che appaiono “vive” sono l’anzidetto segretario giulivo e la piccola María Teresa.

Goya ritrae anche se stesso mentre dipinge il gruppo e questo escamotage ci riporta al mitico “Las Meninas” di Velazquez.

Qui però non si vede lo specchio che tuttavia, secondo una corrente interpretazione, il pittore immagina e lascia immaginare che sia di fronte al gruppo.









I PERSONAGGI



Il personaggio principale, Don Luis, non è al centro ma appare di lato e sembra guardare nel vuoto quasi inebetito, mentre sul tavolo ci sono delle carte da gioco (l’asso di denari, il due e il re di bastoni) che indicano un “solitario” il più triste tra i giochi con le carte.

Centrale è invece la moglie che in vestaglia si fa pettinare dal suo parrucchiere.

E’ lei, con lo sguardo ed il portamento, che ci mostra chi sia la personalità forte del gruppo anche se non appare molto interessata alla scena.







Partendo dalla sinistra vediamo prima lo stesso Goya che sta dipingendo il gruppo, poi due cameriere con accanto, vestito di azzurro, il piccolo don Luis María (futuro cardinalee la piccola María Teresa (futura moglie di Godoy e contessa di Chinchón) che guarda il pittore dipingere.








Dopo il parrucchiere e la moglie di don Luis notiamo in braccio alla bambinaia l’altra figlia, la piccola María Josefa, che diverrà contessa di San Fernando.

Identifichiamo infine i 4 uomini sulla destra tra cui spicca quello che ride apertamente e che buca tutta la scena.






Il primo è don Manuel Moreno responsabile della Segreteria ed accanto a lui, molto elegante, il musicista e violoncellista italiano Luigi Boccherini che faceva parte della piccola corte e che visse a lungo in Spagna.

Gli altri 2, alle loro spalle, sono Francisco del Campo, il segretario particolare (e molto… molto intimo) di donna María Teresa che è l’unico del gruppo a ridere apertamente e don Alejandro de la Cruz, pittore da camera di sua Altezza.







IL SIGNIFICATO


Innanzitutto cosa esprime il dipinto?

Una nobiltà che dopo secoli di potere appare stanca, formale, vuota, ingessata e prossima alla fine.

Ce lo dice Goya con quel “tavolino impossibile” dato che ha una sola gamba, con quel lume così piccolo e scadente, con lo sguardo vuoto del fratello del Re e tanti altri piccoli particolari come ad es. le carte da gioco che per i tarocchi significherebbero perdita e cambiamento.

Don Luis morirà qualche anno dopo e la Rivoluzione Francese è molto vicina ed anche se non avrà riflessi diretti sulla Spagna tuttavia provocherà un gran bello scossone.

Tuttavia Goya qui, così come in tutta la sua produzione, dipinge una doppia realtà pur se senza alcun intento satirico né moraleggiante.

La prima realtà è quella che vede con gli occhi… la seconda è quella che da artista percepisce.








I SEGRETI O  GLI ENIGMI



Penso che non si sbagliasse il Magnani quando diceva dei segreti del dipinto.

Vediamone alcuni.

Il principale è il tavolino con una gamba sola indicante quasi certamente una situazione ed un ambiente traballante ma che potrebbe avere anche altre spiegazioni.

Soprattutto però è enigmatica la figura del segretario bendato e che se la ride tanto (perché è bendato?  perché se la ride?).

Alcuni studiosi hanno intravisto in lui la figura di un popolano che sbeffeggia la poco nobile situazione.

Questa tesi non mi convince molto (in relazione a quanto detto prima sul modus operandi del pittore) e ritengo quindi che il Goya volesse solo “rivelare in modo criptico” qualcosa della regale combriccola che non poteva mostrare chiaramente, ma che lui conosceva bene.








Ma non finiscono qui le stranezze di questo personaggio, se osservate bene, ha anche una mano aperta dietro di sé come per ricevere qualcosa che l’uomo alle sue spalle sta prendendo dal panciotto.

Cosa? Le chiavi della camera di Donna Maria Teresa, una sua lettera, o?








CONCLUSIONE


La Fondazione Magnani-Rocca di Parma merita certo una visita, per ammirare questo dipinto, ma non solo.


FINE


Copyright Tony Kospan
In caso di copia… indicare blog ed autore.




arte-painttool.gifarte-painttool.gifarte-painttool.gifarte-painttool.gifarte-painttool.gifarte-painttool.gifarte-painttool.gif
IL TUO GRUPPO D’ARTE E DI ARTISTI
Frecce (104)








LA FANCIULLA MALATA.. MUNCH – Storia ed analisi del sofferto capolavoro e la descrizione dello stesso autore   Leave a comment


MUNCH – LA FANCIULLA MALATA






Questo di Munch è uno dei dipinti 
più emblematici della malattia e del dolore
di tutta la Storia dell’arte
ed è una fortuna poterne conoscere
con precisione la genesi
 attraverso le parole dello stesso autore.



BREVE STORIA DEL DIPINTO

Lo spunto dell’opera è decisamente autobiografico.
Nel dipingere la bambina sopraffatta dalla malattia, infatti, Munch prende spunto dalla tragica morte della sorella Sophie, stroncata nel 1877 da una feroce tubercolosi.
Accanto alla ragazza appare, in una quasi unica macchia di colore, la mamma che morirà poi dello stesso male.
Il punto centrale del dipinto, che è l’opera pià significativa della sua arte givovanile, è rappresentato dalle mani quasi indistinguibili.
Quelle della madre stringono quella sinistra della fanciulla evidenziando in tal modo il forte legame tra la donna e la ragazza.


frecq8h.gifCliccando sull’immagine qui giù biografia ed opere di Munch
Løten, 12 dicembre 1863 – Oslo, 23 gennaio 1944




ECCO COME MUNCH DESCRIVE LA DOLOROSA CREAZIONE



In questa sua descrizione della genesi del dipinto si mescolano le sue vicende esistenziali ed il suo modo di dipingere.
Leggiamola.
«Credo che nessun pittore abbia vissuto il suo tema fino all’ultimo grido di dolore come me quando ho dipinto La bambina malata. 
Non ero solo su quella sedia mentre dipingevo, erano seduti con me tutti i miei cari, che su quella sedia, a cominciare da mia madre, inverno dopo inverno, si struggevano nel desiderio del sole, finché la morte venne a prenderli»
«Quando vidi la bambina malata per la prima volta – la testa pallida con i vividi capelli rossi contro il bianco cuscino – ebbi un’impressione che scomparve quando mi misi al lavoro. 
Ho ridipinto questo quadro molte volte durante l’anno – l’ho raschiato, l’ho diluito con la trementina – ho cercato parecchie volte di ritrovare la prima impressione – la pelle trasparente, pallida contro la tela – la bocca tremante – le mani tremanti. 
Avevo curato troppo la sedia e il bicchiere, ciò distraeva dalla testa. 
Guardando superficialmente il quadro vedevo soltanto il bicchiere e attorno. 
Dovevo levare tutto? 
No, serviva ad accentuare e dare profondità alla testa. 
Ho raschiato attorno a metà, ma ho lasciato della materia. 
Ho scoperto così che le mie ciglia partecipavano alla mia impressione. 
Le ho suggerite come delle ombre sul dipinto. 
In qualche modo la testa diventava il dipinto. 
Apparivano sottili linee orizzontali – periferie – con la testa al centro. 
Finalmente smisi, sfinito – avevo raggiunto la prima impressione»







BREVE CONSIDERAZIONE


Il dipinto, uno dei suoi capolavori, esprime in modo chiaro i temi dell’angoscia, del dolore e della morte, tipici dell’arte di Munch.
Nel sofferto dipinto Munch ci ha detto di voler inserire non tanto l’impressione visiva della sofferenza della ragazza,
bensì l’emozione che tutta la scena, agonia della ragazza e dolore della famiglia, aveva colpito il suo animo quando la vide. 
L’opera, ultimata nel 1885–1886, quando Munch aveva ventisei anni, fu poi replicata dal pittore norvegese in vari disegni ed altri cinque dipinti.
Ciò indica anche come l’artista sentisse intensi i legami con la sua famiglia.


“La bambina malata” – Edward Munch – 1885…1886 – olio su tela



Uno dei disegni 



Tony Kospan



Copyright Tony Kospan – Vietata la copia senza indicare autore e blog




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LA FAMIGLIA DELL’INFANTE DON LUIS DI BORBONE – Storia.. analisi.. personaggi ed enigmi di questo dipinto di Goya conservato in Italia   Leave a comment





Questo dipinto, di cui ora vi parlerò, è il primo capolavoro di Goya,  il suo primo grande ritratto e tra le sue pochissime opere esistenti in Italia!

Ne conosceremo la storia.. i personaggi.. i misteri e ne farò una breve analisi. 

Personalmente amo molto i dipinti in cui sono presenti numerosi soggetti perché mi appaiono suggestivi in quanto rappresentano spesso l’unica documentazione di un’epoca, di una società, di un ambiente e di un’atmosfera.

Questo poi, oltre a contenere tutto quanto appena detto, vi aggiunge anche un preciso aspetto storico, ma presenta pure dei lati arcani, quasi divertenti e  geniali.

Ma andiamo con ordine.

Il dipinto è LA FAMIGLIA DELL’INFANTE DON LUIS DI BORBONE creato da Goya nel 1783-1784 e conservato presso la Fondazione Magnani-Rocca di Parma.




Goya – Autoritratto giovanile
Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 30.3.1746 – Bordeaux, 16.04.1828)



STORIA DEL DIPINTO


Siamo nella seconda metà del ‘700, Goya è un pittore non ancora affermato ed il committente Don Luis, è il fratello del Re di Spagna Carlo III.

Don Luis, fratello minore del Re già ad 8 anni era stato nominato arcivescovo di Toledo e poi cardinale ma a 28 anni aveva rinunciato alla carriera ecclesiastica per poter vivere senza freni da grande libertino.

Pur considerato non molto “sveglio”, infatti fin da giovanissimo era andato a caccia di donne e di selvaggina nonché di altri piaceri, approfittando del suo potere regale dato che, a detta di Casanova, era uno degli uomini più brutti della Spagna.



Don Luis e la moglie



A circa 50 anni però aveva deciso di mettere la testa a posto, di tirare i remi in barca e di ritirarsi nel suo Palazzo di Arenas de San Pedro, a 140 km a ovest di Madrid.

Si era sposato, innamorato, con una donna molto più giovane di lui di ben 32 anni, María Teresa de Vallabriga y Rozas, ma di una nobiltà minima che gli aveva fatto perdere, con il decreto (non casuale) del Re “Pragmatica de matrimonios desiguales”, ogni diritto al trono per lui ed i suoi eredi.

Comunque manteneva la possibilità di mantenere una piccola corte nel suo Palazzo insieme ad altri privilegi.

Era però molto svampito e la moglie lo riprendeva pubblicamente e duramente e si vociferava che talvolta lo menasse perfino.

Tuttavia il nostro mostrava anche dei lati positivi dato che da amante dell’arte aveva deciso di avere una piccola corte di pittori, musicisti… etc. per onorare lui e la sua famiglia.

Tra i vari pittori contattati per selezionare il pittore “di corte” la sua scelta era caduta su Goya, pittore promettente ma ancora semisconosciuto e squattrinato.

Lo evinciamo dalle parole di gioia dello stesso Goya alla notizia, consapevole che per lui questo poteva essere, come poi sarà, il primo passo di una grande carriera: 
Sua Altezza mi ha coperto di doni, io ho fatto il suo ritratto, quello della moglie, del figlio e della figlia, con un successo insperato perché altri pittori si erano già misurati, senza riuscirci, in questa impresa”.

Infatti qualche anno dopo ormai noto ed apprezzato, persa la protezione di Don Luis a causa della sua morte, troverà facilmente nuovi committenti.







IL DIPINTO 


L’artista dunque riceve alla fine del 1783, quando da Don Luis ha 56 anni (ma ne dimostra tanti di più), l’invito a dipingere tutta la sua famiglia e la sua piccola corte.

Il dipinto, a lungo poco apprezzato, è ora invece considerato il primo vero capolavoro del pittore spagnolo ed è tra i pochissimi conservati in Italia.

Goya per la prima volta dipinge un grande ritratto (248 x 328 cm) con molti personaggi e mette insieme, senza alcuna distinzione, principi e domestici, funzionari ed artisti.

Luigi Magnani, che lo comprò a caro prezzo negli anni ’70 dalla famiglia Ruspoli, era convinto che nascondesse un segreto.

Il gruppo appare in riunione prima di ritirarsi nelle stanze per la notte ma appare immobile come se fosse su di un palcoscenico… il che è evidenziato anche dalle grandi tende alle loro spalle.

Il tutto è poi illuminato da una piccola ed inadeguata candela che accentua un’atmosfera poco allegra anche se con lati tragicomici come la risata del segretario di Donna Maria Teresa (e non solo).

Le uniche 2 persone che appaiono “vive” sono l’anzidetto segretario giulivo e la piccola María Teresa.

Goya ritrae anche se stesso mentre dipinge il gruppo e questo escamotage ci riporta al mitico “Las Meninas” di Velazquez.

Qui però non si vede lo specchio che tuttavia, secondo una corrente interpretazione, il pittore immagina e lascia immaginare che sia di fronte al gruppo.









I PERSONAGGI



Il personaggio principale, Don Luis, non è al centro ma appare di lato e sembra guardare nel vuoto quasi inebetito, mentre sul tavolo ci sono delle carte da gioco (l’asso di denari, il due e il re di bastoni) che indicano un “solitario” il più triste tra i giochi con le carte.

Centrale è invece la moglie che in vestaglia si fa pettinare dal suo parrucchiere.

E’ lei, con lo sguardo ed il portamento, che ci mostra chi sia la personalità forte del gruppo anche se non appare molto interessata alla scena.







Partendo dalla sinistra vediamo prima lo stesso Goya che sta dipingendo il gruppo, poi due cameriere con accanto, vestito di azzurro, il piccolo don Luis María (futuro cardinalee la piccola María Teresa (futura moglie di Godoy e contessa di Chinchón) che guarda il pittore dipingere.








Dopo il parrucchiere e la moglie di don Luis notiamo in braccio alla bambinaia l’altra figlia, la piccola María Josefa, che diverrà contessa di San Fernando.

Identifichiamo infine i 4 uomini sulla destra tra cui spicca quello che ride apertamente e che buca tutta la scena.






Il primo è don Manuel Moreno responsabile della Segreteria ed accanto a lui, molto elegante, il musicista e violoncellista italiano Luigi Boccherini che faceva parte della piccola corte e che visse a lungo in Spagna.

Gli altri 2, alle loro spalle, sono Francisco del Campo, il segretario particolare (e molto… molto intimo) di donna María Teresa che è l’unico del gruppo a ridere apertamente e don Alejandro de la Cruz, pittore da camera di sua Altezza.







IL SIGNIFICATO


Innanzitutto cosa esprime il dipinto?

Una nobiltà che dopo secoli di potere appare stanca, formale, vuota, ingessata e prossima alla fine.

Ce lo dice Goya con quel “tavolino impossibile” dato che ha una sola gamba, con quel lume così piccolo e scadente, con lo sguardo vuoto del fratello del Re e tanti altri piccoli particolari come ad es. le carte da gioco che per i tarocchi significherebbero perdita e cambiamento.

Don Luis morirà qualche anno dopo e la Rivoluzione Francese è molto vicina ed anche se non avrà riflessi diretti sulla Spagna tuttavia provocherà un gran bello scossone.

Tuttavia Goya qui, così come in tutta la sua produzione, dipinge una doppia realtà pur se senza alcun intento satirico né moraleggiante.

La prima realtà è quella che vede con gli occhi… la seconda è quella che da artista percepisce.








I SEGRETI O  GLI ENIGMI



Penso che non si sbagliasse il Magnani quando diceva dei segreti del dipinto.

Vediamone alcuni.

Il principale è il tavolino con una gamba sola indicante quasi certamente una situazione ed un ambiente traballante ma che potrebbe avere anche altre spiegazioni.

Soprattutto però è enigmatica la figura del segretario bendato e che se la ride tanto (perché è bendato?  perché se la ride?).

Alcuni studiosi hanno intravisto in lui la figura di un popolano che sbeffeggia la poco nobile situazione.

Questa tesi non mi convince molto (in relazione a quanto detto prima sul modus operandi del pittore) e ritengo quindi che il Goya volesse solo “rivelare in modo criptico” qualcosa della regale combriccola che non poteva mostrare chiaramente, ma che lui conosceva bene.








Ma non finiscono qui le stranezze di questo personaggio, se osservate bene, ha anche una mano aperta dietro di sé come per ricevere qualcosa che l’uomo alle sue spalle sta prendendo dal panciotto.

Cosa? Le chiavi della camera di Donna Maria Teresa, una sua lettera, o?








CONCLUSIONE


La Fondazione Magnani-Rocca di Parma merita certo una visita, per ammirare questo dipinto, ma non solo.


FINE


Copyright Tony Kospan
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Frecce (104)








MUNCH.. LA FANCIULLA MALATA – Storia ed analisi del sofferto capolavoro anche con le parole dello stesso autore   Leave a comment


MUNCH – LA FANCIULLA MALATA






Questo di Munch è uno dei dipinti 
più emblematici della malattia e del dolore
di tutta la Storia dell’arte
ed è una fortuna poterne conoscere
con precisione la genesi
 attraverso le parole dello stesso autore.



BREVE STORIA DEL DIPINTO

Lo spunto dell’opera è decisamente autobiografico.
Nel dipingere la bambina sopraffatta dalla malattia, infatti, Munch prende spunto dalla tragica morte della sorella Sophie, stroncata nel 1877 da una feroce tubercolosi.
Accanto alla ragazza appare, in una quasi unica macchia di colore, la mamma che morirà poi dello stesso male.
Il punto centrale del dipinto, che è l’opera pià significativa della sua arte givovanile, è rappresentato dalle mani quasi indistinguibili.
Quelle della madre stringono quella sinistra della fanciulla evidenziando in tal modo il forte legame tra la donna e la ragazza.


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Løten, 12 dicembre 1863 – Oslo, 23 gennaio 1944




ECCO COME MUNCH DESCRIVE LA DOLOROSA CREAZIONE



In questa sua descrizione della genesi del dipinto si mescolano le sue vicende esistenziali ed il suo modo di dipingere.
Leggiamola.
«Credo che nessun pittore abbia vissuto il suo tema fino all’ultimo grido di dolore come me quando ho dipinto La bambina malata. 
Non ero solo su quella sedia mentre dipingevo, erano seduti con me tutti i miei cari, che su quella sedia, a cominciare da mia madre, inverno dopo inverno, si struggevano nel desiderio del sole, finché la morte venne a prenderli»
«Quando vidi la bambina malata per la prima volta – la testa pallida con i vividi capelli rossi contro il bianco cuscino – ebbi un’impressione che scomparve quando mi misi al lavoro. 
Ho ridipinto questo quadro molte volte durante l’anno – l’ho raschiato, l’ho diluito con la trementina – ho cercato parecchie volte di ritrovare la prima impressione – la pelle trasparente, pallida contro la tela – la bocca tremante – le mani tremanti. 
Avevo curato troppo la sedia e il bicchiere, ciò distraeva dalla testa. 
Guardando superficialmente il quadro vedevo soltanto il bicchiere e attorno. 
Dovevo levare tutto? 
No, serviva ad accentuare e dare profondità alla testa. 
Ho raschiato attorno a metà, ma ho lasciato della materia. 
Ho scoperto così che le mie ciglia partecipavano alla mia impressione. 
Le ho suggerite come delle ombre sul dipinto. 
In qualche modo la testa diventava il dipinto. 
Apparivano sottili linee orizzontali – periferie – con la testa al centro. 
Finalmente smisi, sfinito – avevo raggiunto la prima impressione»







BREVE CONSIDERAZIONE


Il dipinto, uno dei suoi capolavori, esprime in modo chiaro i temi dell’angoscia, del dolore e della morte, tipici dell’arte di Munch.
Nel sofferto dipinto Munch ci ha detto di voler inserire non tanto l’impressione visiva della sofferenza della ragazza,
bensì l’emozione che tutta la scena, agonia della ragazza e dolore della famiglia, aveva colpito il suo animo quando la vide. 
L’opera, ultimata nel 1885–1886, quando Munch aveva ventisei anni, fu poi replicata dal pittore norvegese in vari disegni ed altri cinque dipinti.
Ciò indica anche come l’artista sentisse intensi i legami con la sua famiglia.


“La bambina malata” – Edward Munch – 1885…1886 – olio su tela



Uno dei disegni 



Tony Kospan



Copyright Tony Kospan – Vietata la copia senza indicare autore e blog




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LA FAMIGLIA DELL’INFANTE DON LUIS DI BORBONE – Storia.. analisi.. personaggi ed enigmi del primo capolavoro di Goya   Leave a comment





Questo dipinto, di cui ora vi parlerò, è il primo capolavoro di Goya,  il suo primo grande ritratto e tra le sue pochissime opere esistenti in Italia!

Ne conosceremo la storia.. i personaggi.. i misteri e ne farò una breve analisi. 

Personalmente amo molto i dipinti in cui sono presenti numerosi soggetti perché mi appaiono suggestivi in quanto rappresentano spesso l’unica documentazione di un’epoca, di una società, di un ambiente e di un’atmosfera.

Questo poi, oltre a contenere tutto quanto appena detto, vi aggiunge anche un preciso aspetto storico, ma presenta pure dei lati arcani, quasi divertenti e  geniali.

Ma andiamo con ordine.

Il dipinto è LA FAMIGLIA DELL’INFANTE DON LUIS DI BORBONE creato da Goya nel 1783-1784 e conservato presso la Fondazione Magnani-Rocca di Parma.




Goya – Autoritratto giovanile
Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 30.3.1746 – Bordeaux, 16.04.1828)



STORIA DEL DIPINTO


Siamo nella seconda metà del ‘700, Goya è un pittore non ancora affermato ed il committente Don Luis, è il fratello del Re di Spagna Carlo III.

Don Luis, fratello minore del Re già ad 8 anni era stato nominato arcivescovo di Toledo e poi cardinale ma a 28 anni aveva rinunciato alla carriera ecclesiastica per poter vivere senza freni da grande libertino.

Pur considerato non molto “sveglio”, infatti fin da giovanissimo era andato a caccia di donne e di selvaggina nonché di altri piaceri, approfittando del suo potere regale dato che, a detta di Casanova, era uno degli uomini più brutti della Spagna.



Don Luis e la moglie



A circa 50 anni però aveva deciso di mettere la testa a posto, di tirare i remi in barca e di ritirarsi nel suo Palazzo di Arenas de San Pedro, a 140 km a ovest di Madrid.

Si era sposato, innamorato, con una donna molto più giovane di lui di ben 32 anni, María Teresa de Vallabriga y Rozas, ma di una nobiltà minima che gli aveva fatto perdere, con il decreto (non casuale) del Re “Pragmatica de matrimonios desiguales”, ogni diritto al trono per lui ed i suoi eredi.

Comunque manteneva la possibilità di mantenere una piccola corte nel suo Palazzo insieme ad altri privilegi.

Era però molto svampito e la moglie lo riprendeva pubblicamente e duramente e si vociferava che talvolta lo menasse perfino.

Tuttavia il nostro mostrava anche dei lati positivi dato che da amante dell’arte aveva deciso di avere una piccola corte di pittori, musicisti… etc. per onorare lui e la sua famiglia.

Tra i vari pittori contattati per selezionare il pittore “di corte” la sua scelta era caduta su Goya, pittore promettente ma ancora semisconosciuto e squattrinato.

Lo evinciamo dalle parole di gioia dello stesso Goya alla notizia, consapevole che per lui questo poteva essere, come poi sarà, il primo passo di una grande carriera: 
Sua Altezza mi ha coperto di doni, io ho fatto il suo ritratto, quello della moglie, del figlio e della figlia, con un successo insperato perché altri pittori si erano già misurati, senza riuscirci, in questa impresa”.

Infatti qualche anno dopo ormai noto ed apprezzato, persa la protezione di Don Luis a causa della sua morte, troverà facilmente nuovi committenti.







IL DIPINTO 


L’artista dunque riceve alla fine del 1783, quando da Don Luis ha 56 anni (ma ne dimostra tanti di più), l’invito a dipingere tutta la sua famiglia e la sua piccola corte.

Il dipinto, a lungo poco apprezzato, è ora invece considerato il primo vero capolavoro del pittore spagnolo ed è tra i pochissimi conservati in Italia.

Goya per la prima volta dipinge un grande ritratto (248 x 328 cm) con molti personaggi e mette insieme, senza alcuna distinzione, principi e domestici, funzionari ed artisti.

Luigi Magnani, che lo comprò a caro prezzo negli anni ’70 dalla famiglia Ruspoli, era convinto che nascondesse un segreto.

Il gruppo appare in riunione prima di ritirarsi nelle stanze per la notte ma appare immobile come se fosse su di un palcoscenico… il che è evidenziato anche dalle grandi tende alle loro spalle.

Il tutto è poi illuminato da una piccola ed inadeguata candela che accentua un’atmosfera poco allegra anche se con lati tragicomici come la risata del segretario di Donna Maria Teresa (e non solo).

Le uniche 2 persone che appaiono “vive” sono l’anzidetto segretario giulivo e la piccola María Teresa.

Goya ritrae anche se stesso mentre dipinge il gruppo e questo escamotage ci riporta al mitico “Las Meninas” di Velazquez.

Qui però non si vede lo specchio che tuttavia, secondo una corrente interpretazione, il pittore immagina e lascia immaginare che sia di fronte al gruppo.









I PERSONAGGI



Il personaggio principale, Don Luis, non è al centro ma appare di lato e sembra guardare nel vuoto quasi inebetito, mentre sul tavolo ci sono delle carte da gioco (l’asso di denari, il due e il re di bastoni) che indicano un “solitario” il più triste tra i giochi con le carte.

Centrale è invece la moglie che in vestaglia si fa pettinare dal suo parrucchiere.

E’ lei, con lo sguardo ed il portamento, che ci mostra chi sia la personalità forte del gruppo anche se non appare molto interessata alla scena.







Partendo dalla sinistra vediamo prima lo stesso Goya che sta dipingendo il gruppo, poi due cameriere con accanto, vestito di azzurro, il piccolo don Luis María (futuro cardinalee la piccola María Teresa (futura moglie di Godoy e contessa di Chinchón) che guarda il pittore dipingere.








Dopo il parrucchiere e la moglie di don Luis notiamo in braccio alla bambinaia l’altra figlia, la piccola María Josefa, che diverrà contessa di San Fernando.

Identifichiamo infine i 4 uomini sulla destra tra cui spicca quello che ride apertamente e che buca tutta la scena.






Il primo è don Manuel Moreno responsabile della Segreteria ed accanto a lui, molto elegante, il musicista e violoncellista italiano Luigi Boccherini che faceva parte della piccola corte e che visse a lungo in Spagna.

Gli altri 2, alle loro spalle, sono Francisco del Campo, il segretario particolare (e molto… molto intimo) di donna María Teresa che è l’unico del gruppo a ridere apertamente e don Alejandro de la Cruz, pittore da camera di sua Altezza.







IL SIGNIFICATO


Innanzitutto cosa esprime il dipinto?

Una nobiltà che dopo secoli di potere appare stanca, formale, vuota, ingessata e prossima alla fine.

Ce lo dice Goya con quel “tavolino impossibile” dato che ha una sola gamba, con quel lume così piccolo e scadente, con lo sguardo vuoto del fratello del Re e tanti altri piccoli particolari come ad es. le carte da gioco che per i tarocchi significherebbero perdita e cambiamento.

Don Luis morirà qualche anno dopo e la Rivoluzione Francese è molto vicina ed anche se non avrà riflessi diretti sulla Spagna tuttavia provocherà un gran bello scossone.

Tuttavia Goya qui, così come in tutta la sua produzione, dipinge una doppia realtà pur se senza alcun intento satirico né moraleggiante.

La prima realtà è quella che vede con gli occhi… la seconda è quella che da artista percepisce.








I SEGRETI O  GLI ENIGMI



Penso che non si sbagliasse il Magnani quando diceva dei segreti del dipinto.

Vediamone alcuni.

Il principale è il tavolino con una gamba sola indicante quasi certamente una situazione ed un ambiente traballante ma che potrebbe avere anche altre spiegazioni.

Soprattutto però è enigmatica la figura del segretario bendato e che se la ride tanto (perché è bendato?  perché se la ride?).

Alcuni studiosi hanno intravisto in lui la figura di un popolano che sbeffeggia la poco nobile situazione.

Questa tesi non mi convince molto (in relazione a quanto detto prima sul modus operandi del pittore) e ritengo quindi che il Goya volesse solo “rivelare in modo criptico” qualcosa della regale combriccola che non poteva mostrare chiaramente, ma che lui conosceva bene.








Ma non finiscono qui le stranezze di questo personaggio, se osservate bene, ha anche una mano aperta dietro di sé come per ricevere qualcosa che l’uomo alle sue spalle sta prendendo dal panciotto.

Cosa? Le chiavi della camera di Donna Maria Teresa, una sua lettera, o?








CONCLUSIONE


La Fondazione Magnani-Rocca di Parma merita certo una visita, per ammirare questo dipinto, ma non solo.


FINE


Copyright Tony Kospan
In caso di copia… indicare blog ed autore.




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LA FANCIULLA MALATA di MUNCH – Storia ed analisi del dipinto anche con le parole dello stesso autore   Leave a comment


MUNCH – LA FANCIULLA MALATA






Questo di Munch è uno dei dipinti 
più emblematici della malattia e del dolore
di tutta la Storia dell'arte
ed è una fortuna poterne conoscere
con precisione la genesi
 attraverso le parole dello stesso autore.



BREVE STORIA DEL DIPINTO

Lo spunto dell'opera è decisamente autobiografico.
Nel dipingere la bambina sopraffatta dalla malattia, infatti, Munch prende spunto dalla tragica morte della sorella Sophie, stroncata nel 1877 da una feroce tubercolosi.
Accanto alla ragazza appare, in una quasi unica macchia di colore, la mamma che morirà poi dello stesso male.
Il punto centrale del dipinto, che è l'opera pià significativa della sua arte givovanile, è rappresentato dalle mani quasi indistinguibili.
Quelle della madre stringono quella sinistra della fanciulla evidenziando in tal modo il forte legame tra la donna e la ragazza.


frecq8h.gifCliccando sull'immagine qui giù biografia ed opere di Munch
Løten, 12 dicembre 1863 – Oslo, 23 gennaio 1944




ECCO COME MUNCH DESCRIVE LA DOLOROSA CREAZIONE



In questa sua descrizione della genesi del dipinto si mescolano le sue vicende esistenziali ed il suo modo di dipingere.
Leggiamola.
«Credo che nessun pittore abbia vissuto il suo tema fino all’ultimo grido di dolore come me quando ho dipinto La bambina malata. 
Non ero solo su quella sedia mentre dipingevo, erano seduti con me tutti i miei cari, che su quella sedia, a cominciare da mia madre, inverno dopo inverno, si struggevano nel desiderio del sole, finché la morte venne a prenderli»
«Quando vidi la bambina malata per la prima volta – la testa pallida con i vividi capelli rossi contro il bianco cuscino – ebbi un’impressione che scomparve quando mi misi al lavoro. 
Ho ridipinto questo quadro molte volte durante l’anno – l’ho raschiato, l’ho diluito con la trementina – ho cercato parecchie volte di ritrovare la prima impressione – la pelle trasparente, pallida contro la tela – la bocca tremante – le mani tremanti. 
Avevo curato troppo la sedia e il bicchiere, ciò distraeva dalla testa. 
Guardando superficialmente il quadro vedevo soltanto il bicchiere e attorno. 
Dovevo levare tutto? 
No, serviva ad accentuare e dare profondità alla testa. 
Ho raschiato attorno a metà, ma ho lasciato della materia. 
Ho scoperto così che le mie ciglia partecipavano alla mia impressione. 
Le ho suggerite come delle ombre sul dipinto. 
In qualche modo la testa diventava il dipinto. 
Apparivano sottili linee orizzontali – periferie – con la testa al centro.Finalmente smisi, sfinito – avevo raggiunto la prima impressione»







BREVE CONSIDERAZIONE


Il dipinto, uno dei suoi capolavori, esprime in modo chiaro i temi dell’angoscia, del dolore e della morte, tipici dell'arte di Munch.
Nel sofferto dipinto Munch ci ha detto di voler inserire non tanto l'impressione visiva della sofferenza della ragazza,
bensì l'emozione che tutta la scena, agonia della ragazza e dolore della famiglia, aveva colpito il suo animo quando la vide. 
L'opera, ultimata nel 1885–1886, quando Munch aveva ventisei anni, fu poi replicata dal pittore norvegese in vari disegni ed altri cinque dipinti.
Ciò indica anche come l'artista sentisse intensi i legami con la sua famiglia.


“La bambina malata” – Edward Munch – 1885…1886 – olio su tela



Uno dei disegni 



Tony Kospan



Copyright Tony Kospan – Vietata la copia senza indicare autore e blog




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LA FANCIULLA MALATA di MUNCH – Breve analisi del dipinto anche con le parole dello stesso autore   3 comments


MUNCH – LA FANCIULLA MALATA






BREVE STORIA DEL DIPINTO


Lo spunto dell'opera è decisamente autobiografico.
Nel dipingere la bambina sopraffatta dalla malattia, infatti, Munch prende spunto dalla tragica morte della sorella Sophie, stroncata nel 1877 da una feroce tubercolosi.
Accanto alla ragazza appare, in una quasi unica macchia di colore, la mamma che morirà poi dello stesso male.
Il punto centrale del dipinto, che è l'opera pià significativa della sua arte givovanile, è rappresentato dalle mani quasi indistinguibili.
Quelle della madre stringono quella sinistra della fanciulla evidenziando in tal modo il forte legame tra la donna e la ragazza.


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Løten, 12 dicembre 1863 – Oslo, 23 gennaio 1944




ECCO COME MUNCH DESCRIVE LA DOLOROSA CREAZIONE



In questa sua descrizione della genesi del dipinto si mescolano le sue vicende esistenziali ed il suo modo di dipingere.
Leggiamola.
«Credo che nessun pittore abbia vissuto il suo tema fino all’ultimo grido di dolore come me quando ho dipinto La bambina malata. 
Non ero solo su quella sedia mentre dipingevo, erano seduti con me tutti i miei cari, che su quella sedia, a cominciare da mia madre, inverno dopo inverno, si struggevano nel desiderio del sole, finché la morte venne a prenderli»
«Quando vidi la bambina malata per la prima volta – la testa pallida con i vividi capelli rossi contro il bianco cuscino – ebbi un’impressione che scomparve quando mi misi al lavoro. 
Ho ridipinto questo quadro molte volte durante l’anno – l’ho raschiato, l’ho diluito con la trementina – ho cercato parecchie volte di ritrovare la prima impressione – la pelle trasparente, pallida contro la tela – la bocca tremante – le mani tremanti. 
Avevo curato troppo la sedia e il bicchiere, ciò distraeva dalla testa. 
Guardando superficialmente il quadro vedevo soltanto il bicchiere e attorno. 
Dovevo levare tutto? 
No, serviva ad accentuare e dare profondità alla testa. 
Ho raschiato attorno a metà, ma ho lasciato della materia. 
Ho scoperto così che le mie ciglia partecipavano alla mia impressione. 
Le ho suggerite come delle ombre sul dipinto. 
In qualche modo la testa diventava il dipinto. 
Apparivano sottili linee orizzontali – periferie – con la testa al centro.Finalmente smisi, sfinito – avevo raggiunto la prima impressione»







BREVE CONSIDERAZIONE


Il dipinto, uno dei suoi capolavori, esprime in modo chiaro i temi dell’angoscia, del dolore e della morte, tipici dell'arte di Munch.
Nel sofferto dipinto Munch ci ha detto di voler inserire non tanto l'impressione visiva della sofferenza della ragazza,
bensì l'emozione che tutta la scena, agonia della ragazza e dolore della famiglia, aveva colpito il suo animo quando la vide. 
L'opera, ultimata nel 1885–1886, quando Munch aveva ventisei anni, fu poi replicata dal pittore norvegese in vari disegni ed altri cinque dipinti.
Ciò indica anche come l'artista sentisse intensi i legami con la sua famiglia.


“La bambina malata” – Edward Munch – 1885…1886 – olio su tela



Uno dei disegni 



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