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Il Bernini e la sublime leggerezza e bellezza del Baldacchino di San Pietro – Arte e genialità   Leave a comment








Questa monumentale creazione del Bernini 
ha caratteristiche diverse dalle sue tante geniali opere 
sia per il genere, un misto di architettura e scultura,
che per le eccezionali misure 
ed anche per il numero di coloro, 
artisti ed artigiani, che collaborarono con lui
ma è anch’essa un vero capolavoro.






IL BALDACCHINO DI SAN PIETRO



La magnificenza della Basilica di San Pietro fu resa ancor più sublime grazie all’intervento eccezionale, quanto a bellezza e grandezza, del Bernini.







LA STORIA DELL’OPERA



Papa Urbano VIII voleva risolvere un annoso problema esistente nel massimo tempio della Cristianità.

La copertura, in modo armonico, duraturo e degno, dello spazio in cui si trova la tomba di S. Pietro e contemporaneamente esaltare l’Altare Maggiore della Basilica.

La cosa non era semplice anche per le ciclopiche misure della Cupola di Michelangelo.

Nei periodi precedenti vi erano stati dei baldacchini provvisori che, pur non soddisfacendo i requisiti di stabilità e monumentalità in linea con la struttura né con l’importanza e la bellezza del Tempio, tuttavia avevano suggerito possibili ma difficilissime soluzioni.

Ebbene Urbano ottavo decise di non rivolgersi agli affermati architetti dell’epoca ma ad un giovane emergente, il venticinquenne Bernini, a cui nel 1623 affidò l’incarico.



Borromini



Bernini si avvalse della collaborazione del Borromini, per l’architettura, ma anche di altri scultori (tra cui suo fratello) ed un notevole gruppo di artigiani per tutte le varie e complesse fasi della lavorazione.

Uno degli aspetti principali, la torsione istoriata delle colonne, fu quasi certamente suggerita al Bernini dalle cd. “colonne sante” presenti nella Basilica Costantiniana precedente all’attuale (4° secolo), pur se molto più piccole e non in bronzo.



Colonna Santa



Una è ancora visibile nella Sala della Colonna (Tesoro della basilica) ed altre 2 sono accanto accanto all’altare della Cappella del Santissimo Sacramento.

Per questo possiamo dire che la “rivoluzione” berniniana aveva anche inglobato un collegamento antico e classico con la Storia della Basilica.

Ci vollero 10 anni di lavori per completare l’imponente opera (fu necessaria la fusione di un’enorme quantità di metalli, la più grande del Medio Evo) ed altri 2 per le rifiniture ma il risultato alla fine fu eccezionale.







LA MERAVIGLIA DEL BALDACCHINO


Ancor oggi il baldacchino meraviglia per la sua bellezza e per il perfetto ed armonico inserimento nelle volumetrie e nell’impatto visivo della Basilica.

Ma quello che più stupisce è l’incredibile sensazione di leggerezza che dona questa enorme scultura-architettura di bronzo dorato alta come un palazzo (28,5 mt).

L’effetto, davvero stupefacente, è dato innanzitutto dalla torsione dei pilastri bronzei.







Ad essi si aggiungono poi in alto le sculture di grandi e sorridenti angeli che reggono i festoni che tengono in tensione le stoffe sottostanti dando l’incredibile sensazione che esse siano mosse dal vento.

Colpisce in modo assoluto soprattutto la leggerezza (quasi un volo danzante) dell’opera a dispetto della sua monumentalità e figuriamoci quale dovesse essere lo stupore dei visitatori del ‘600.




F I N E 


Copyright Tony Kospan – Vietata la copia integrale senza indicare autore e blog












La sublime bellezza e leggerezza del Baldacchino di San Pietro e la sua storia – Arte e genialità del Bernini   Leave a comment








Questa monumentale creazione del Bernini 
ha caratteristiche diverse dalle sue tante geniali opere 
sia per il genere, un misto di architettura e scultura,
che per le eccezionali misure 
ed anche per il numero di coloro, 
artisti ed artigiani, che collaborarono con lui
ma è anch’essa un vero capolavoro.






IL BALDACCHINO DI SAN PIETRO



La magnificenza della Basilica di San Pietro fu resa ancor più sublime grazie all’intervento eccezionale, quanto a bellezza e grandezza, del Bernini.







LA STORIA DELL’OPERA



Papa Urbano VIII voleva risolvere un annoso problema esistente nel massimo tempio della Cristianità.

La copertura, in modo armonico, duraturo e degno, dello spazio in cui si trova la tomba di S. Pietro e contemporaneamente esaltare l’Altare Maggiore della Basilica.

La cosa non era semplice anche per le ciclopiche misure della Cupola di Michelangelo.

Nei periodi precedenti vi erano stati dei baldacchini provvisori che, pur non soddisfacendo i requisiti di stabilità e monumentalità in linea con la struttura né con l’importanza e la bellezza del Tempio, tuttavia avevano suggerito possibili ma difficilissime soluzioni.

Ebbene Urbano ottavo decise di non rivolgersi agli affermati architetti dell’epoca ma ad un giovane emergente, il venticinquenne Bernini, a cui nel 1623 affidò l’incarico.



Borromini



Bernini si avvalse della collaborazione del Borromini, per l’architettura, ma anche di altri scultori (tra cui suo fratello) ed un notevole gruppo di artigiani per tutte le varie e complesse fasi della lavorazione.

Uno degli aspetti principali, la torsione istoriata delle colonne, fu quasi certamente suggerita al Bernini dalle cd. “colonne sante” presenti nella Basilica Costantiniana precedente all’attuale (4° secolo), pur se molto più piccole e non in bronzo.



Colonna Santa



Una è ancora visibile nella Sala della Colonna (Tesoro della basilica) ed altre 2 sono accanto accanto all’altare della Cappella del Santissimo Sacramento.

Per questo possiamo dire che la “rivoluzione” berniniana aveva anche inglobato un collegamento antico e classico con la Storia della Basilica.

Ci vollero 10 anni di lavori per completare l’imponente opera (fu necessaria la fusione di un’enorme quantità di metalli, la più grande del Medio Evo) ed altri 2 per le rifiniture ma il risultato alla fine fu eccezionale.







LA MERAVIGLIA DEL BALDACCHINO


Ancor oggi il baldacchino meraviglia per la sua bellezza e per il perfetto ed armonico inserimento nelle volumetrie e nell’impatto visivo della Basilica.

Ma quello che più stupisce è l’incredibile sensazione di leggerezza che dona questa enorme scultura-architettura di bronzo dorato alta come un palazzo (28,5 mt).

L’effetto, davvero stupefacente, è dato innanzitutto dalla torsione dei pilastri bronzei.







Ad essi si aggiungono poi in alto le sculture di grandi e sorridenti angeli che reggono i festoni che tengono in tensione le stoffe sottostanti dando l’incredibile sensazione che esse siano mosse dal vento.

Colpisce in modo assoluto soprattutto la leggerezza (quasi un volo danzante) dell’opera a dispetto della sua monumentalità e figuriamoci quale dovesse essere lo stupore dei visitatori del ‘600.




F I N E 


Copyright Tony Kospan – Vietata la copia integrale senza indicare autore e blog












BUSTO DI GIOVANNI VIGEVANO.. piccola “grande” scultura del Bernini – Storia.. immagini ed analisi   Leave a comment








Il Bernini non è stato solo l’autore geniale di grandi e stupende sculture ma anche di alcune piccole, altrettanto belle ma poco note.
Questa, di cui ora parlerò, il Busto di Giovanni Vigevano, non è chiusa in un museo ma la sua visione è disponibile a tutti in quanto si trova a Roma nella Basilica Santa Maria sopra Minerva dove sono anche le tombe del Beato Angelico e di Santa Caterina da Siena ma anche tantissime altre opere d’arte.




Busto di Giovanni Vigevano




IL PERSONAGGIO SCOLPITO


Certo il suo nome non sarebbe rimasto negli annali della storia se non fosse stato scolpito a tarda età dal Bernini.
Del Vigevano sappiamo infatti solo quello troviamo scritto sotto la nicchia in cui è posta la scultura e cioè che era un ricco borghese piacentino molto ben introdotto tra i principi della Chiesa dell’epoca e che è morto a quasi 90 anni.








Il nostro quindi è scomparso ad un’età avanzatissima, caso molto raro all’epoca, ma la scultura si presume scolpita circa 10 anni prima ed allocata in un primo tempo presso la sua abitazione e solo successivamente nella Basilica vicino alla sua sepoltura.
Tutto ciò si evince dal fatto che la nicchia in cui è inserita dovette essere adattata per ben contenerla.








LE DIFFICOLTA’ CHE IL BERNINI DEVE AFFRONTARE


Il 22enne Bernini che ha già creato memorabili sculture stavolta deve affrontare alcune novità operative:
– scolpire non personaggi antichi, religiosi o mitologici ma una persona vera e dal vero;
– scolpire non una grande opera marmorea ma un piccolo busto (anche se c’era stato il precedente di Papa Paolo V)
– scolpire non la bellezza ma la vecchiaia.


Busto di Papa Paolo V



BREVE ANALISI


Ma l’artista, benché molto giovane, crea anche stavolta un’opera stupefacente per genialità e saggezza.
Il Vigevano appare semplicemente vivo come nell’atto d’incontrarci e difatti sembra che stia per scostare il mantello per salutarci.
In questa stupenda scultura possiamo ben dire che il Bernini sia riuscito a coniugare il suo stile barocco con la realtà della vecchiaia e dunque della vita.
Inoltre egli si dimostra anche un grande “ritrattista” della scultura.




La tomba del Vigevano 



Tony Kospan




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IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE
Frecce2039





Il ratto di Proserpina (particolare)


IL RATTO DI PROSERPINA – Storia immagini ed analisi della mitica scultura del Bernini   Leave a comment





Il “Ratto di Proserpina” è un gruppo scultoreo

dell’architetto e scultore napoletano Gian Lorenzo Bernini 




(Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680)



L’opera del Bernini, autore anche delle note “Apollo e Dafne” e “David”,

era destinata dal committente, Scipione Borghese, ad arredare Villa Borghese.







Ma solo qualche mese dopo, per motivi non noti,

Scipione Borghese dona la scultura al nipote del nuovo papa Gregorio XV.




La mano nella carne



L’opera, benché di un Bernini giovane,

appare come un’opera pienamente barocca, matura, dinamica

e densa di dettagli per descrivere in modo completo il mitico rapimento.







Non viene trascurato alcun dettaglio,  c’è perfino Cerbero (qui sotto),

 il cane che con le sue tre teste protegge l’operazione.




Cerbero, il cane a 3 teste posto alla base della scultura



La fantastica bellezza di questo gruppo scultoreo è dovuta ai curatissimi dettagli,

alla resa della torsione dei corpi che esprime il pathos dell’azione,

ed al fatto che è ammirabile da qualunque punto lo si osservi

benché quello principale sia quello frontale.





La lacrima che scorre



I dettagli più evidenti sono anche la lacrima che solca il volto di Proserpina

 che esprime la sua disperazione nello sforzo di fuggire,

 
la mano di Plutone che affonda nella carne di Proserpina per bloccarla,

la morbidezza della veste che mostra il corpo della dea.




La mano che affonda nella coscia




L’insieme dona allo spettatore l’idea d’esser davanti ad una scena vera.









L’eccezionale e plastico realismo dell’opera, pur nell’ambito del barocco,

è capace di donare grandi emozioni a chi la osserva

ed evidenzia la suprema abilità del Bernini che, anche grazie alle opere successive,

è considerato come uno dei più grandi scultori di tutti i tempi.




3

OBIETTIVO ARTE
IL GRUPPO DI CHI AMA
VIVER L’ARTE… INSIEME
Frecce (174)














IL RATTO DI PROSERPINA DEL BERNINI – La scultura capolavoro… la sua storia ed una breve analisi   2 comments





Il “Ratto di Proserpina” è un gruppo scultoreo

dell’architetto e scultore napoletano Gian Lorenzo Bernini 




(Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680)



L’opera del Bernini, autore anche delle note “Apollo e Dafne” e “David”,

era destinata dal committente, Scipione Borghese, ad arredare Villa Borghese.







Ma solo qualche mese dopo, per motivi non noti,

Scipione Borghese dona la scultura al nipote del nuovo papa Gregorio XV.




La mano nella carne



L’opera, benché di un Bernini giovane,

appare come un’opera pienamente barocca, matura, dinamica

e densa di dettagli per descrivere in modo completo il mitico rapimento.







Non viene trascurato alcun dettaglio,  c’è perfino Cerbero (qui sotto),

 il cane che con le sue tre teste protegge l’operazione.




Cerbero, il cane a 3 teste posto alla base della scultura



La fantastica bellezza di questo gruppo scultoreo è dovuta ai curatissimi dettagli,

alla resa della torsione dei corpi che esprime il pathos dell’azione,

ed al fatto che è ammirabile da qualunque punto lo si osservi

benché quello principale sia quello frontale.





La lacrima che scorre



I dettagli più evidenti sono anche la lacrima che solca il volto di Proserpina

 che esprime la sua disperazione nello sforzo di fuggire,

 
la mano di Plutone che affonda nella carne di Proserpina per bloccarla,

la morbidezza della veste che mostra il corpo della dea.




La mano che affonda nella coscia




L’insieme dona allo spettatore l’idea d’esser davanti ad una scena vera.









L’eccezionale e plastico realismo dell’opera, pur nell’ambito del barocco,

è capace di donare grandi emozioni a chi la osserva

ed evidenzia la suprema abilità del Bernini che, anche grazie alle opere successive,

è considerato come uno dei più grandi scultori di tutti i tempi.




3

OBIETTIVO ARTE
IL GRUPPO DI CHI AMA
VIVER L’ARTE… INSIEME
Frecce (174)












BUSTO DI GIOVANNI VIGEVANO – Storia.. immagini ed analisi di una piccola “grande” scultura del Bernini   Leave a comment








Il Bernini non è stato solo l’autore geniale di grandi e stupende sculture ma anche di alcune piccole, altrettanto belle ma poco note.
Questa, di cui ora parlerò, il Busto di Giovanni Vigevano, non è chiusa in un museo ma la sua visione è disponibile a tutti in quanto si trova a Roma nella Basilica Santa Maria sopra Minerva dove sono anche le tombe del Beato Angelico e di Santa Caterina da Siena ma anche tantissime altre opere d’arte.




Busto di Giovanni Vigevano




IL PERSONAGGIO SCOLPITO


Certo il suo nome non sarebbe rimasto negli annali della storia se non fosse stato scolpito a tarda età dal Bernini.
Del Vigevano sappiamo infatti solo quello troviamo scritto sotto la nicchia in cui è posta la scultura e cioè che era un ricco borghese piacentino molto ben introdotto tra i principi della Chiesa dell’epoca e che è morto a quasi 90 anni.








Il nostro quindi è scomparso ad un’età avanzatissima, caso molto raro all’epoca, ma la scultura si presume scolpita circa 10 anni prima ed allocata in un primo tempo presso la sua abitazione e solo successivamente nella Basilica vicino alla sua sepoltura.
Tutto ciò si evince dal fatto che la nicchia in cui è inserita dovette essere adattata per ben contenerla.








LE DIFFICOLTA’ CHE IL BERNINI DEVE AFFRONTARE


Il 22enne Bernini che ha già creato memorabili sculture stavolta deve affrontare alcune novità operative:
– scolpire non personaggi antichi, religiosi o mitologici ma una persona vera e dal vero;
– scolpire non una grande opera marmorea ma un piccolo busto (anche se c’era stato il precedente di Papa Paolo V)
– scolpire non la bellezza ma la vecchiaia.


Busto di Papa Paolo V



BREVE ANALISI


Ma l’artista, benché molto giovane, crea anche stavolta un’opera stupefacente per genialità e saggezza.
Il Vigevano appare semplicemente vivo come nell’atto d’incontrarci e difatti sembra che stia per scostare il mantello per salutarci.
In questa stupenda scultura possiamo ben dire che il Bernini sia riuscito a coniugare il suo stile barocco con la realtà della vecchiaia e dunque della vita.
Inoltre egli si dimostra anche un grande “ritrattista” della scultura.




La tomba del Vigevano 



Tony Kospan




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IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE
Frecce2039





Il ratto di Proserpina (particolare)


IL RATTO DI PROSERPINA – La scultura capolavoro del Bernini… la sua storia ed una breve analisi.   Leave a comment





Il “Ratto di Proserpina” è un gruppo scultoreo

dell’architetto e scultore napoletano Gian Lorenzo Bernini 




(Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680)



L’opera del Bernini, autore anche delle note “Apollo e Dafne” e “David”,

era destinata dal committente, Scipione Borghese, ad arredare Villa Borghese.







Ma solo qualche mese dopo, per motivi non noti,

Scipione Borghese dona la scultura al nipote del nuovo papa Gregorio XV.




La mano nella carne



L’opera, benché di un Bernini giovane,

appare come un’opera pienamente barocca, matura, dinamica

e densa di dettagli per descrivere in modo completo il mitico rapimento.







Non viene trascurato alcun dettaglio,  c’è perfino Cerbero (qui sotto),

 il cane che con le sue tre teste protegge l’operazione.




Cerbero, il cane a 3 teste posto alla base della scultura



La fantastica bellezza di questo gruppo scultoreo è dovuta ai curatissimi dettagli,

alla resa della torsione dei corpi che esprime il pathos dell’azione,

ed al fatto che è ammirabile da qualunque punto lo si osservi

benché quello principale sia quello frontale.





La lacrima che scorre



I dettagli più evidenti sono anche la lacrima che solca il volto di Proserpina

 che esprime la sua disperazione nello sforzo di fuggire,

 
la mano di Plutone che affonda nella carne di Proserpina per bloccarla,

la morbidezza della veste che mostra il corpo della dea.




La mano che affonda nella coscia




L’insieme dona allo spettatore l’idea d’esser davanti ad una scena vera.









L’eccezionale e plastico realismo dell’opera, pur nell’ambito del barocco,

è capace di donare grandi emozioni a chi la osserva

ed evidenzia la suprema abilità del Bernini che, anche grazie alle opere successive,

è considerato come uno dei più grandi scultori di tutti i tempi.




3

OBIETTIVO ARTE
IL GRUPPO DI CHI AMA
VIVER L’ARTE… INSIEME
Frecce (174)











BUSTO DI GIOVANNI VIGEVANO – Piccola “grande” ma poco nota scultura del Bernini – Storia.. immagini ed analisi   Leave a comment








Il Bernini non è stato solo l’autore geniale di grandi e stupende sculture ma anche di alcune piccole ed altrettanto belle ma poco note.
Questa, di cui ora parlerò, il Busto di Giovanni Vigevano, non è chiusa in un museo ma la sua visione è disponibile a tutti in quanto si trova a Roma nella Basilica Santa Maria sopra Minerva dove sono anche le tombe del Beato Angelico e di Santa Caterina da Siena ma anche tantissime altre opere d’arte.




Busto di Giovanni Vigevano




IL PERSONAGGIO SCOLPITO


Certo il suo nome non sarebbe rimasto negli annali della storia se non forse stato scolpito a tarda età dal Bernini.
Del Vigevano sappiamo infatti solo quello troviamo scritto sotto la nicchia in cui è posta la scultura e cioè che era un ricco borghese piacentino molto ben introdotto tra i principi della Chiesa dell’epoca e che è morto a quasi 90 anni.








Il nostro quindi è scomparso ad un’età avanzatissima, caso molto raro all’epoca, ma la scultura si presume scolpita circa 10 anni prima ed allocata in un primo tempo presso la sua abitazione e solo successivamente nella Basilica vicino alla sua sepoltura.
Tutto ciò si evince dal fatto che la nicchia in cui è inserita dovette essere adattata per ben contenerla.








LE DIFFICOLTA’ CHE IL BERNINI DEVE AFFRONTARE


Il 22enne Bernini che ha già creato memorabili sculture stavolta deve affrontare delle novità operative:
– scolpire non personaggi antichi, religiosi o mitologici ma una persona vera e dal vero;
– scolpire non una grande opera marmorea ma un piccolo busto (anche se c’era stato il precedente di Papa Paolo V)
– scolpire non la bellezza ma la vecchiaia.


Busto di Papa Paolo V



BREVE ANALISI


Ma l’artista, benché molto giovane, crea anche stavolta un’opera stupefacente per genialità e saggezza.
Il Vigevano appare semplicemente vivo come nell’atto d’incontrarci e difatti sembra che stia per scostare il mantello per salutarci.
In questa stupenda scultura possiamo ben dire che il Bernini sia riuscito a coniugare il suo stile barocco con la realtà della vecchiaia e dunque della vita.
Inoltre egli si dimostra anche un grande “ritrattista” della scultura.




La tomba del Vigevano 



Tony Kospan




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IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE





Il ratto di Proserpina (particolare)


IL RATTO DI PROSERPINA – Il mitico capolavoro del Bernini… la sua storia ed una breve analisi.   Leave a comment





Il “Ratto di Proserpina” è un gruppo scultoreo

dell’architetto e scultore napoletano Gian Lorenzo Bernini 




(Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680)



L’opera del Bernini, autore anche delle note “Apollo e Dafne” e “David”,

era destinata dal committente, Scipione Borghese, ad arredare Villa Borghese.







Ma solo qualche mese dopo, per motivi non noti,

Scipione Borghese dona la scultura al nipote del nuovo papa Gregorio XV.




La mano nella carne



L’opera, benché di un Bernini giovane,

appare come un’opera pienamente barocca, matura, dinamica

e densa di dettagli per descrivere in modo completo il mitico rapimento.







Non viene trascurato alcun dettaglio,  c’è perfino Cerbero (qui sotto),

 il cane che con le sue tre teste protegge l’operazione.




Cerbero, il cane a 3 teste posto alla base della scultura



La fantastica bellezza di questo gruppo scultoreo è dovuta ai curatissimi dettagli,

alla resa della torsione dei corpi che esprime il pathos dell’azione,

ed al fatto che è ammirabile da qualunque punto lo si osservi

benché quello principale sia quello frontale.





La lacrima che scorre



I dettagli più evidenti sono anche la lacrima che solca il volto di Proserpina

 che esprime la sua disperazione nello sforzo di fuggire,

 
la mano di Plutone che affonda nella carne di Proserpina per bloccarla,

la morbidezza della veste che mostra il corpo della dea.




La mano che affonda nella coscia




L’insieme dona allo spettatore l’idea d’esser davanti ad una scena vera.









L’eccezionale e plastico realismo dell’opera, pur nell’ambito del barocco,

è capace di donare grandi emozioni a chi la osserva

ed evidenzia la suprema abilità del Bernini che, anche grazie alle opere successive,

è considerato come uno dei più grandi scultori di tutti i tempi.




OBIETTIVO ARTE
IL GRUPPO DI CHI AMA
VIVER L’ARTE… INSIEME
Ripped Note







IL RATTO DI PROSERPINA – Storia ed analisi del mitico capolavoro del Bernini.. anche con immagini e video   Leave a comment






Il “Ratto di Proserpina” è un gruppo scultoreo


dell’architetto e scultore napoletano Gian Lorenzo Bernini 




(Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680)



L'opera del Bernini, autore anche delle note…“Apollo e Dafne” e “David”,


era destinata dal committente, Scipione Borghese,
ad arredare Villa Borghese.







Ma solo qualche mese dopo, per motivi non noti,


Scipione Borghese dona la scultura al nipote del nuovo papa Gregorio XV.




La mano nella carne



L'opera, benché di un  Bernini giovane,


appare come un’opera pienamente barocca, matura, dinamica

 
e densa di dettagli per descrivere in modo completo il mitico rapimento.







Non viene trascurato alcun dettaglio,  c'è perfino Cerbero (sotto),

 
il cane che con le sue tre teste protegge l'operazione.




Cerbero, il cane a 3 teste alla base della scultura



La fantastica bellezza di questo gruppo scultoreo è dovuta ai curatissimi dettagli,


alla resa della torsione dei corpi che esprime il pathos dell'azione,


ed al fatto che è ammirabile da qualunque punto lo si osservi


benché quello principale sia quello frontale.







I dettagli più evidenti sono anche la lacrima che solca il volto di Proserpina

 
che esprime la sua disperazione nello sforzo di fuggire,

 
la mano di Plutone che affonda nella carne di Proserpina per bloccarla,


la morbidezza della veste che mostra il corpo della dea.




Il volto con le lacrime




L'insieme dona allo spettatore l'idea d'esser davanti ad una scena vera.







L'eccezionale e plastico realismo dell'opera, pur nell'ambito del barocco,


è capace di donare grandi emozioni a chi la osserva


ed evidenzia la suprema abilità del Bernini che, anche grazie alle opere successive,


è considerato come uno dei più grandi scultori di tutti i tempi.




OBIETTIVO ARTE
IL GRUPPO DI CHI AMA
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