Archivio per l'etichetta ‘BELLEZZA E FOTOGRAFIA’

Ci sono vite che sono romanzi,
anche se quella di Lee Miller,
per sua stessa ammissione, era stata
“un fradicio rompicapo,
le cui tessere ubriache
non combaciano per forma né scopo”.

Elizabeth ‘Lee’ Miller – Lady Penrose
(23 April 1907 – 21 July 1977)
LEE MILLER UNA VITA CON LA FOTOGRAFIA
– DA MAN RAY A FOTOGRAFA DI GUERRA –

Lee Miller – Autoritratto
– BELLEZZA AVVENTURA STORIA E ARTE FOTOGRAFICA –

Certo la bambina Elizabeth Miller, nata nel 1907 a Poughkeepsie, la cittadina sul fiume Hudson ricca d’arte e di storia, dove i magnati di New York, come gli Astor e i Vanderbilt, andavano a costruirsi i palazzi per gli ozii estivi, doveva essere predestinata se il padre Theodore, fotografo dilettante affascinato dalla figlia, la ritraeva costantemente, registrandone e mappandone la crescita.
Infatti la vita di Lee sarebbe stata segnata dall’arte, dalla fotografia, perfino dagli orrori del secolo, ma sempre con il marchio di quel dono di natura che definiamo, per brevità, fascino.

Lee Miller ritratta da George Hoyningen 1928
Perché già a vent’anni Elizabeth, anzi Li-Li, e subito Lee, era una modella sulla copertina di Vogue, richiesta dai grandi fotografi.
Bella era, bellissima, anche se dai tratti pronunciati, non aristocratici, “bostoniani”, delle celebrità del tempo. Ma in più aveva la forza interna, il piglio, appreso da ragazza alla scuola di teatro in Europa, a Parigi o, di ritorno a casa, al celebre Vassar College.

Ovvio che l’oceano non fosse ostacolo, ma ponte, se nel 1929 Lee era di nuovo a Parigi, a cercare Man Ray, fotografo e artista d’un’arte spregiudicata e inquietante, il Surrealismo, per diventarne l’allieva, la musa, l’amante.

Lee Miller e Man Ray
Con lui inventerà una tecnica originale, la solarizzazione delle foto, con lui sperimenterà un’estetica sempre carica di allusioni sessuali, come il “Nudo piegato in avanti”, ove la schiena femminile assume contorni fallici.

Nudo piegato in avanti
Con Man Ray e coi compagni di scuola condividerà vita e vacanze, reciterà (muta) in prove d’arte come il film “Le sang d’un poète”, di Jean Cocteau, con loro disegnerà, scatterà, provocherà.

Picnic: Nusch and Paul Eluard, Roland Penrose, Man Ray, and Ady Fidelin,
île Sainte-Marguerite, Cannes, France, 1937. Lee Miller.
Ma Lee cresce in fretta, tre anni dopo ha già lasciato Man Ray e ha aperto a New York il proprio studio.
Malgrado la grande depressione, fa ritratti alle personalità dell’epoca, lavora per la pubblicità e su Vogue, caso raro se non unico, appare sia come modella che come fotografa.

Al confine tra arte, cronaca e commercio, riprende gli interpreti di un’opera d’avanguardia su libretto di Gertrude Stein, “Four Saints in Three Acts”, un cast tutto di colore che sarà d’ispirazione a “Porgy and Bess”, di George Gershwin.
Un altro balzo, un’altra sorpresa: Lee sposa, imprevedibilmente, l’egiziano Aziz Eloui Bey, direttore generale del ministero delle Ferrovie, del Telegrafo e dei Telefoni.

Al Cairo, e nel deserto, riscopre la foto d’arte, a volte antropologica, più spesso enigmatica.
Ma gli anni ’30 volgono al peggio, e la musa del Surrealismo affronta la dura realtà.

Dal ’39 è a Londra, per vivere con un altro uomo, Roland Penrose, che le darà un figlio.
Ma prima ritrae con occhio surrealista la capitale sotto il blitz delle V2 naziste.

Poi, sempre per Vogue (la vanità della moda s’arrende alla guerra), diventa corrispondente dal fronte.


Lee Miller – Foto per Vogue
Segue l’avanzata delle truppe alleate: St Malo, Parigi, poi l’orrore di Dachau e Buchenwald.

Lee Miller – Buchenwald concentration camp – 1945
Fotografa e scrive: sulle pagine patinate escono immagini e parole dell’inferno, i cadaveri, l’obbrobio.

Lee Miller – SS morto in un canale – Dachau – Germany – 1945
La ragazza che aveva scoperto con gioia il surrealismo si confronta al più duro espressionismo.
Ma non si piega: con il suo accompagnatore, David Scherman, il grande fotografo di Life che la fa da mentore (e da amante), arriva nel banale appartamento di Hitler, a Monaco, e ha il guizzo che Man Ray avrebbe amato:
si spoglia, s’immerge nella vasca da bagno del Fuehrer, si fa fotografare da Scherman davanti ai pesanti scarponi da guerriera.

Lee Miller nel bagno di Hitler, 1945. David E. Scherman. © 2007 Lee Miller Archives. All rights reserved
Il resto è riposo, lungo riposo fino al 1977.

Roland Penrose
Lee si ritira nel Sussex con Penrose, lo sposa, dà alla luce il figlio Antony e continua a scrivere e fotografare per Vogue.

Riceve ospiti, li fotografa mentre innaffiano il giardino, s’appisola sui divani, diventa finalmente adulta – il Surrealismo è finito… come la vita meravigliosa di Lee Miller.
.
.
.

Testo dal blog “Chelsea mia” di Alessio Altichieri
Coordinam. e impaginazione Tony Kospan
In caso di copia indicare assolutamente il Blog…
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
.
.
.
.
.
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
Madame d’Ora prima grande fotografa del ‘900
Anticonformista, liberal, esuberante
e senza falsi pudori nel suo modo di fare fotografia
ha immortalato il bel mondo europeo del primo ‘900
cogliendo sempre i lati migliori dei personaggi da lei ritratti.
Dora Kallmus (Madame d’Ora) 20.3.1881 – 28.10.1963
Non solo è stata un’antesignana della fotografia al femminile
ma è stata anche la prima ad aprire un atelier con lo pseudonimo
“Madame d’Ora”
giocando col suo vero nome, Dora Kallmus,
ed ammiccando alla società altoborghese viennese dei primi del ‘900.
Appartenente ad una ricca famiglia viennese ebraica
è stata anche la prima donna a frequentare a l’Università.
Klimt
Ha 27 anni, nel 1908, quando Dora fa il suo primo ritratto al grande pittore Klimt
e lo riprende in modo molto naturale mostrandocelo pensieroso e bohemien.
Già appare chiaro che il suo modo di fotografare,
rivoluzionario per l’epoca, è spontaneo, senza pose stereotipate,
ma capace di evidenziare i lati più veri e più belli dei soggetti.
Siamo nella Vienna del 1908, anno della Grande Esposizione,
pervasa da un clima molto vivace e frizzante
per l’arrivo di persone ed artisti da ogni parte d’Europa.
Il suo modo di fotografare libero da conformismi ed aperto anche a pose osé
ma sempre capace di evidenziare la bellezza
affascinava tutti all’epoca
ed appare ancor oggi di sorprendente modernità.
Iniziano così a presentarsi davanti al suo obiettivo
artisti di ogni genere
e le sue foto cominciano ad avere sempre maggiori successi.
Molte star si offrono senza pudori davanti al suo obiettivo.
Arriva a fotografare perfino l’ultimo Imperatore d’Austria.
La sua fama si estende in tutta Europa ma soprattutto a Parigi,
all’epoca capitale naturale della cultura europea.
Pian piano lei però non svolge più solo il ruolo di fotografa delle star
ma, dagli anni ’20, diventa pure fotografa di moda e di stile
aprendo anche uno studio a Parigi
dove poi nel 1927 si trasferisce definitivamente.
Per tutti gli anni ’30, il suo atelier nella “Ville Lumière”
è frequentato da grandi artisti
come Chagall, Picasso, J. Backer, Tamara de Lempicka etc…
Chagall
Picasso
J. Backer
Tamara de Lempicka
Il nazismo però interrompe il suo lavoro di successo e,
per sfuggire alla caccia agli ebrei, si nasconde in un monastero.
Finisce così la sua storia di grande fotografa della “dolce vita”.
Dopo la guerra si dedica invece ad un fotogiornalismo di denuncia
delle più gravi situazioni ed ingiustizie sociali.
Le sue foto non solo sono foto d’arte
ma hanno anche un grande valore documentale
dato che ci consentono oggi di vedere il vero volto
e l’animo di tanti grandi personaggi del secolo scorso.
Dopo molti anni di silenzio
la sua arte fotografica è stata finalmente riabilitata e le sue foto
vengono ogni tanto presentate in mostre e retrospettive
ma sono soprattutto molto presenti nel web.
Tony Kospan
F I N E
Copyright Tony Kospan
Vietata la copia totale senza l’indicazione dell’autore e del Blog
IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE
I N S I E M E
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Madame d’Ora prima grande fotografa del ‘900
Anticonformista, liberal, esuberante
e senza falsi pudori nel suo modo di fare fotografia
ha immortalato il bel mondo europeo del primo ‘900
cogliendo sempre i lati migliori dei personaggi da lei ritratti.
Dora Kallmus (Madame d’Ora) 20.3.1881 – 28.10.1963
Non solo è stata un’antesignana della fotografia al femminile
ma è stata anche la prima ad aprire un atelier con lo pseudonimo
“Madame d’Ora”
giocando col suo vero nome, Dora Kallmus,
ed ammiccando alla società altoborghese viennese dei primi del ‘900.
Appartenente ad una ricca famiglia viennese ebraica
è stata anche la prima donna a frequentare a l’Università.
Klimt
Ha 27 anni, nel 1908, quando Dora fa il suo primo ritratto al grande pittore Klimt
e lo riprende in modo molto naturale mostrandocelo pensieroso e bohemien.
Già appare chiaro che il suo modo di fotografare,
rivoluzionario per l’epoca, è spontaneo, senza pose stereotipate,
ma capace di evidenziare i lati più veri e più belli dei soggetti.
Siamo nella Vienna del 1908, anno della Grande Esposizione,
pervasa da un clima molto vivace e frizzante
per l’arrivo di persone ed artisti da ogni parte d’Europa.
Il suo modo di fotografare libero da conformismi ed aperto anche a pose osé
ma sempre capace di evidenziare la bellezza
affascinava tutti all’epoca
ed appare ancor oggi di sorprendente modernità.
Iniziano così a presentarsi davanti al suo obiettivo
artisti di ogni genere
e le sue foto cominciano ad avere sempre maggiori successi.
Molte star si offrono senza pudori davanti al suo obiettivo.
Arriva a fotografare perfino l’ultimo Imperatore d’Austria.
La sua fama si estende in tutta Europa ma soprattutto a Parigi,
all’epoca capitale naturale della cultura europea.
Pian piano lei però non svolge più solo il ruolo di fotografa delle star
ma, dagli anni ’20, diventa pure fotografa di moda e di stile
aprendo anche uno studio a Parigi
dove poi nel 1927 si trasferisce definitivamente.
Per tutti gli anni ’30, il suo atelier nella “Ville Lumière”
è frequentato da grandi artisti
come Chagall, Picasso, J. Backer, Tamara de Lempicka etc…
Chagall
Picasso
J. Backer
Tamara de Lempicka
Il nazismo però interrompe il suo lavoro di successo e,
per sfuggire alla caccia agli ebrei, si nasconde in un monastero.
Finisce così la sua storia di grande fotografa della “dolce vita”.
Dopo la guerra si dedica invece ad un fotogiornalismo di denuncia
delle più gravi situazioni ed ingiustizie sociali.
Le sue foto non solo sono foto d’arte
ma hanno anche un grande valore documentale
dato che ci consentono oggi di vedere il vero volto
e l’animo di tanti grandi personaggi del secolo scorso.
Dopo molti anni di silenzio
la sua arte fotografica è stata finalmente riabilitata e le sue foto
vengono ogni tanto presentate in mostre e retrospettive
ma sono soprattutto molto presenti nel web.
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le cui tessere ubriache
non combaciano per forma né scopo”.

Elizabeth ‘Lee’ Miller – Lady Penrose
(23 April 1907 – 21 July 1977)
LEE MILLER UNA VITA CON LA FOTOGRAFIA
– DA MAN RAY A FOTOGRAFA DI GUERRA –

Lee Miller – Autoritratto
– BELLEZZA AVVENTURA STORIA E ARTE FOTOGRAFICA –

Certo la bambina Elizabeth Miller, nata nel 1907 a Poughkeepsie, la cittadina sul fiume Hudson ricca d’arte e di storia, dove i magnati di New York, come gli Astor e i Vanderbilt, andavano a costruirsi i palazzi per gli ozii estivi, doveva essere predestinata se il padre Theodore, fotografo dilettante affascinato dalla figlia, la ritraeva costantemente, registrandone e mappandone la crescita.
Infatti la vita di Lee sarebbe stata segnata dall’arte, dalla fotografia, perfino dagli orrori del secolo, ma sempre con il marchio di quel dono di natura che definiamo, per brevità, fascino.

Lee Miller ritratta da George Hoyningen 1928
Perché già a vent’anni Elizabeth, anzi Li-Li, e subito Lee, era una modella sulla copertina di Vogue, richiesta dai grandi fotografi.
Bella era, bellissima, anche se dai tratti pronunciati, non aristocratici, “bostoniani”, delle celebrità del tempo. Ma in più aveva la forza interna, il piglio, appreso da ragazza alla scuola di teatro in Europa, a Parigi o, di ritorno a casa, al celebre Vassar College.

Ovvio che l’oceano non fosse ostacolo, ma ponte, se nel 1929 Lee era di nuovo a Parigi, a cercare Man Ray, fotografo e artista d’un’arte spregiudicata e inquietante, il Surrealismo, per diventarne l’allieva, la musa, l’amante.

Lee Miller e Man Ray
Con lui inventerà una tecnica originale, la solarizzazione delle foto, con lui sperimenterà un’estetica sempre carica di allusioni sessuali, come il “Nudo piegato in avanti”, ove la schiena femminile assume contorni fallici.

Nudo piegato in avanti
Con Man Ray e coi compagni di scuola condividerà vita e vacanze, reciterà (muta) in prove d’arte come il film “Le sang d’un poète”, di Jean Cocteau, con loro disegnerà, scatterà, provocherà.

Picnic: Nusch and Paul Eluard, Roland Penrose, Man Ray, and Ady Fidelin,
île Sainte-Marguerite, Cannes, France, 1937. Lee Miller.
Ma Lee cresce in fretta, tre anni dopo ha già lasciato Man Ray e ha aperto a New York il proprio studio.
Malgrado la grande depressione, fa ritratti alle personalità dell’epoca, lavora per la pubblicità e su Vogue, caso raro se non unico, appare sia come modella che come fotografa.

Al confine tra arte, cronaca e commercio, riprende gli interpreti di un’opera d’avanguardia su libretto di Gertrude Stein, “Four Saints in Three Acts”, un cast tutto di colore che sarà d’ispirazione a “Porgy and Bess”, di George Gershwin.
Un altro balzo, un’altra sorpresa: Lee sposa, imprevedibilmente, l’egiziano Aziz Eloui Bey, direttore generale del ministero delle Ferrovie, del Telegrafo e dei Telefoni.

Al Cairo, e nel deserto, riscopre la foto d’arte, a volte antropologica, più spesso enigmatica.
Ma gli anni ’30 volgono al peggio, e la musa del Surrealismo affronta la dura realtà.

Dal ’39 è a Londra, per vivere con un altro uomo, Roland Penrose, che le darà un figlio.
Ma prima ritrae con occhio surrealista la capitale sotto il blitz delle V2 naziste.

Poi, sempre per Vogue (la vanità della moda s’arrende alla guerra), diventa corrispondente dal fronte.


Lee Miller – Foto per Vogue
Segue l’avanzata delle truppe alleate: St Malo, Parigi, poi l’orrore di Dachau e Buchenwald.

Lee Miller – Buchenwald concentration camp – 1945
Fotografa e scrive: sulle pagine patinate escono immagini e parole dell’inferno, i cadaveri, l’obbrobio.

Lee Miller – SS morto in un canale – Dachau – Germany – 1945
La ragazza che aveva scoperto con gioia il surrealismo si confronta al più duro espressionismo.
Ma non si piega: con il suo accompagnatore, David Scherman, il grande fotografo di Life che la fa da mentore (e da amante), arriva nel banale appartamento di Hitler, a Monaco, e ha il guizzo che Man Ray avrebbe amato:
si spoglia, s’immerge nella vasca da bagno del Fuehrer, si fa fotografare da Scherman davanti ai pesanti scarponi da guerriera.

Lee Miller nel bagno di Hitler, 1945. David E. Scherman. © 2007 Lee Miller Archives. All rights reserved
Il resto è riposo, lungo riposo fino al 1977.

Roland Penrose
Lee si ritira nel Sussex con Penrose, lo sposa, dà alla luce il figlio Antony e continua a scrivere e fotografare per Vogue.

Riceve ospiti, li fotografa mentre innaffiano il giardino, s’appisola sui divani, diventa finalmente adulta – il Surrealismo è finito… come la vita meravigliosa di Lee Miller.
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Testo dal blog “Chelsea mia” di Alessio Altichieri
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Ci sono vite che sono romanzi,
anche se quella di Lee Miller,
per sua stessa ammissione, era stata
“un fradicio rompicapo,
le cui tessere ubriache
non combaciano per forma né scopo”.

Elizabeth ‘Lee’ Miller – Lady Penrose
(23 April 1907 – 21 July 1977)
LEE MILLER UNA VITA CON LA FOTOGRAFIA
– DA MAN RAY A FOTOGRAFA DI GUERRA –

Lee Miller – Autoritratto
– BELLEZZA AVVENTURA STORIA E ARTE FOTOGRAFICA –

Certo la bambina Elizabeth Miller, nata nel 1907 a Poughkeepsie, la cittadina sul fiume Hudson ricca d’arte e di storia, dove i magnati di New York, come gli Astor e i Vanderbilt, andavano a costruirsi i palazzi per gli ozii estivi, doveva essere predestinata se il padre Theodore, fotografo dilettante affascinato dalla figlia, la ritraeva costantemente, registrandone e mappandone la crescita.
Infatti la vita di Lee sarebbe stata segnata dall’arte, dalla fotografia, perfino dagli orrori del secolo, ma sempre con il marchio di quel dono di natura che definiamo, per brevità, fascino.

Lee Miller ritratta da George Hoyningen 1928
Perché già a vent’anni Elizabeth, anzi Li-Li, e subito Lee, era una modella sulla copertina di Vogue, richiesta dai grandi fotografi.
Bella era, bellissima, anche se dai tratti pronunciati, non aristocratici, “bostoniani”, delle celebrità del tempo. Ma in più aveva la forza interna, il piglio, appreso da ragazza alla scuola di teatro in Europa, a Parigi o, di ritorno a casa, al celebre Vassar College.

Ovvio che l’oceano non fosse ostacolo, ma ponte, se nel 1929 Lee era di nuovo a Parigi, a cercare Man Ray, fotografo e artista d’un’arte spregiudicata e inquietante, il Surrealismo, per diventarne l’allieva, la musa, l’amante.

Lee Miller e Man Ray
Con lui inventerà una tecnica originale, la solarizzazione delle foto, con lui sperimenterà un’estetica sempre carica di allusioni sessuali, come il “Nudo piegato in avanti”, ove la schiena femminile assume contorni fallici.

Nudo piegato in avanti
Con Man Ray e coi compagni di scuola condividerà vita e vacanze, reciterà (muta) in prove d’arte come il film “Le sang d’un poète”, di Jean Cocteau, con loro disegnerà, scatterà, provocherà.

Picnic: Nusch and Paul Eluard, Roland Penrose, Man Ray, and Ady Fidelin,
île Sainte-Marguerite, Cannes, France, 1937. Lee Miller.
Ma Lee cresce in fretta, tre anni dopo ha già lasciato Man Ray e ha aperto a New York il proprio studio.
Malgrado la grande depressione, fa ritratti alle personalità dell’epoca, lavora per la pubblicità e su Vogue, caso raro se non unico, appare sia come modella che come fotografa.

Al confine tra arte, cronaca e commercio, riprende gli interpreti di un’opera d’avanguardia su libretto di Gertrude Stein, “Four Saints in Three Acts”, un cast tutto di colore che sarà d’ispirazione a “Porgy and Bess”, di George Gershwin.
Un altro balzo, un’altra sorpresa: Lee sposa, imprevedibilmente, l’egiziano Aziz Eloui Bey, direttore generale del ministero delle Ferrovie, del Telegrafo e dei Telefoni.

Al Cairo, e nel deserto, riscopre la foto d’arte, a volte antropologica, più spesso enigmatica.
Ma gli anni ’30 volgono al peggio, e la musa del Surrealismo affronta la dura realtà.

Dal ’39 è a Londra, per vivere con un altro uomo, Roland Penrose, che le darà un figlio.
Ma prima ritrae con occhio surrealista la capitale sotto il blitz delle V2 naziste.

Poi, sempre per Vogue (la vanità della moda s’arrende alla guerra), diventa corrispondente dal fronte.


Lee Miller – Foto per Vogue
Segue l’avanzata delle truppe alleate: St Malo, Parigi, poi l’orrore di Dachau e Buchenwald.

Lee Miller – Buchenwald concentration camp – 1945
Fotografa e scrive: sulle pagine patinate escono immagini e parole dell’inferno, i cadaveri, l’obbrobio.

Lee Miller – SS morto in un canale – Dachau – Germany – 1945
La ragazza che aveva scoperto con gioia il surrealismo si confronta al più duro espressionismo.
Ma non si piega: con il suo accompagnatore, David Scherman, il grande fotografo di Life che la fa da mentore (e da amante), arriva nel banale appartamento di Hitler, a Monaco, e ha il guizzo che Man Ray avrebbe amato:
si spoglia, s’immerge nella vasca da bagno del Fuehrer, si fa fotografare da Scherman davanti ai pesanti scarponi da guerriera.

Lee Miller nel bagno di Hitler, 1945. David E. Scherman. © 2007 Lee Miller Archives. All rights reserved
Il resto è riposo, lungo riposo fino al 1977.

Roland Penrose
Lee si ritira nel Sussex con Penrose, lo sposa, dà alla luce il figlio Antony e continua a scrivere e fotografare per Vogue.

Riceve ospiti, li fotografa mentre innaffiano il giardino, s’appisola sui divani, diventa finalmente adulta – il Surrealismo è finito… come la vita meravigliosa di Lee Miller.
.
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Testo dal blog “Chelsea mia” di Alessio Altichieri
Coordinam. e impaginazione Tony Kospan
In caso di copia indicare assolutamente il Blog…
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Ci sono vite che sono romanzi,
anche se quella di Lee Miller,
per sua stessa ammissione, era stata
“un fradicio rompicapo,
le cui tessere ubriache
non combaciano per forma né scopo”.

Elizabeth ‘Lee’ Miller – Lady Penrose
(23 April 1907 – 21 July 1977)
LEE MILLER UNA VITA CON LA FOTOGRAFIA
– DA MAN RAY A FOTOGRAFA DI GUERRA –

Lee Miller – Autoritratto
– BELLEZZA AVVENTURA STORIA E ARTE FOTOGRAFICA –

Certo la bambina Elizabeth Miller, nata nel 1907 a Poughkeepsie, la cittadina sul fiume Hudson ricca d’arte e di storia, dove i magnati di New York, come gli Astor e i Vanderbilt, andavano a costruirsi i palazzi per gli ozii estivi, doveva essere predestinata se il padre Theodore, fotografo dilettante affascinato dalla figlia, la ritraeva costantemente, registrandone e mappandone la crescita.
Infatti la vita di Lee sarebbe stata segnata dall’arte, dalla fotografia, perfino dagli orrori del secolo, ma sempre con il marchio di quel dono di natura che definiamo, per brevità, fascino.

Lee Miller ritratta da George Hoyningen 1928
Perché già a vent’anni Elizabeth, anzi Li-Li, e subito Lee, era una modella sulla copertina di Vogue, richiesta dai grandi fotografi.
Bella era, bellissima, anche se dai tratti pronunciati, non aristocratici, “bostoniani”, delle celebrità del tempo. Ma in più aveva la forza interna, il piglio, appreso da ragazza alla scuola di teatro in Europa, a Parigi o, di ritorno a casa, al celebre Vassar College.

Ovvio che l’oceano non fosse ostacolo, ma ponte, se nel 1929 Lee era di nuovo a Parigi, a cercare Man Ray, fotografo e artista d’un’arte spregiudicata e inquietante, il Surrealismo, per diventarne l’allieva, la musa, l’amante.

Lee Miller e Man Ray
Con lui inventerà una tecnica originale, la solarizzazione delle foto, con lui sperimenterà un’estetica sempre carica di allusioni sessuali, come il “Nudo piegato in avanti”, ove la schiena femminile assume contorni fallici.

Nudo piegato in avanti
Con Man Ray e coi compagni di scuola condividerà vita e vacanze, reciterà (muta) in prove d’arte come il film “Le sang d’un poète”, di Jean Cocteau, con loro disegnerà, scatterà, provocherà.

Picnic: Nusch and Paul Eluard, Roland Penrose, Man Ray, and Ady Fidelin,
île Sainte-Marguerite, Cannes, France, 1937. Lee Miller.
Ma Lee cresce in fretta, tre anni dopo ha già lasciato Man Ray e ha aperto a New York il proprio studio.
Malgrado la grande depressione, fa ritratti alle personalità dell’epoca, lavora per la pubblicità e su Vogue, caso raro se non unico, appare sia come modella che come fotografa.

Al confine tra arte, cronaca e commercio, riprende gli interpreti di un’opera d’avanguardia su libretto di Gertrude Stein, “Four Saints in Three Acts”, un cast tutto di colore che sarà d’ispirazione a “Porgy and Bess”, di George Gershwin.
Un altro balzo, un’altra sorpresa: Lee sposa, imprevedibilmente, l’egiziano Aziz Eloui Bey, direttore generale del ministero delle Ferrovie, del Telegrafo e dei Telefoni.

Al Cairo, e nel deserto, riscopre la foto d’arte, a volte antropologica, più spesso enigmatica.
Ma gli anni ’30 volgono al peggio, e la musa del Surrealismo affronta la dura realtà.

Dal ’39 è a Londra, per vivere con un altro uomo, Roland Penrose, che le darà un figlio.
Ma prima ritrae con occhio surrealista la capitale sotto il blitz delle V2 naziste.

Poi, sempre per Vogue (la vanità della moda s’arrende alla guerra), diventa corrispondente dal fronte.


Lee Miller – Foto per Vogue
Segue l’avanzata delle truppe alleate: St Malo, Parigi, poi l’orrore di Dachau e Buchenwald.

Lee Miller – Buchenwald concentration camp – 1945
Fotografa e scrive: sulle pagine patinate escono immagini e parole dell’inferno, i cadaveri, l’obbrobio.

Lee Miller – SS morto in un canale – Dachau – Germany – 1945
La ragazza che aveva scoperto con gioia il surrealismo si confronta al più duro espressionismo.
Ma non si piega: con il suo accompagnatore, David Scherman, il grande fotografo di Life che la fa da mentore (e da amante), arriva nel banale appartamento di Hitler, a Monaco, e ha il guizzo che Man Ray avrebbe amato:
si spoglia, s’immerge nella vasca da bagno del Fuehrer, si fa fotografare da Scherman davanti ai pesanti scarponi da guerriera.

Lee Miller nel bagno di Hitler, 1945. David E. Scherman. © 2007 Lee Miller Archives. All rights reserved
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Roland Penrose
Lee si ritira nel Sussex con Penrose, lo sposa, dà alla luce il figlio Antony e continua a scrivere e fotografare per Vogue.

Riceve ospiti, li fotografa mentre innaffiano il giardino, s’appisola sui divani, diventa finalmente adulta – il Surrealismo è finito… come la vita meravigliosa di Lee Miller.
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per sua stessa ammissione, era stata
“un fradicio rompicapo,
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Elizabeth ‘Lee’ Miller – Lady Penrose
(23 April 1907 – 21 July 1977)
LEE MILLER UNA VITA CON LA FOTOGRAFIA
– DA MAN RAY A FOTOGRAFA DI GUERRA –

Lee Miller – Autoritratto
– BELLEZZA AVVENTURA STORIA E ARTE FOTOGRAFICA –

Certo la bambina Elizabeth Miller, nata nel 1907 a Poughkeepsie, la cittadina sul fiume Hudson ricca d’arte e di storia, dove i magnati di New York, come gli Astor e i Vanderbilt, andavano a costruirsi i palazzi per gli ozii estivi, doveva essere predestinata se il padre Theodore, fotografo dilettante affascinato dalla figlia, la ritraeva costantemente, registrandone e mappandone la crescita.
Infatti la vita di Lee sarebbe stata segnata dall’arte, dalla fotografia, perfino dagli orrori del secolo, ma sempre con il marchio di quel dono di natura che definiamo, per brevità, fascino.

Lee Miller ritratta da George Hoyningen 1928
Perché già a vent’anni Elizabeth, anzi Li-Li, e subito Lee, era una modella sulla copertina di Vogue, richiesta dai grandi fotografi.
Bella era, bellissima, anche se dai tratti pronunciati, non aristocratici, “bostoniani”, delle celebrità del tempo. Ma in più aveva la forza interna, il piglio, appreso da ragazza alla scuola di teatro in Europa, a Parigi o, di ritorno a casa, al celebre Vassar College.

Ovvio che l’oceano non fosse ostacolo, ma ponte, se nel 1929 Lee era di nuovo a Parigi, a cercare Man Ray, fotografo e artista d’un’arte spregiudicata e inquietante, il Surrealismo, per diventarne l’allieva, la musa, l’amante.

Lee Miller e Man Ray
Con lui inventerà una tecnica originale, la solarizzazione delle foto, con lui sperimenterà un’estetica sempre carica di allusioni sessuali, come il “Nudo piegato in avanti”, ove la schiena femminile assume contorni fallici.

Nudo piegato in avanti
Con Man Ray e coi compagni di scuola condividerà vita e vacanze, reciterà (muta) in prove d’arte come il film “Le sang d’un poète”, di Jean Cocteau, con loro disegnerà, scatterà, provocherà.

Picnic: Nusch and Paul Eluard, Roland Penrose, Man Ray, and Ady Fidelin,
île Sainte-Marguerite, Cannes, France, 1937. Lee Miller.
Ma Lee cresce in fretta, tre anni dopo ha già lasciato Man Ray e ha aperto a New York il proprio studio.
Malgrado la grande depressione, fa ritratti alle personalità dell’epoca, lavora per la pubblicità e su Vogue, caso raro se non unico, appare sia come modella che come fotografa.

Al confine tra arte, cronaca e commercio, riprende gli interpreti di un’opera d’avanguardia su libretto di Gertrude Stein, “Four Saints in Three Acts”, un cast tutto di colore che sarà d’ispirazione a “Porgy and Bess”, di George Gershwin.
Un altro balzo, un’altra sorpresa: Lee sposa, imprevedibilmente, l’egiziano Aziz Eloui Bey, direttore generale del ministero delle Ferrovie, del Telegrafo e dei Telefoni.

Al Cairo, e nel deserto, riscopre la foto d’arte, a volte antropologica, più spesso enigmatica.
Ma gli anni ’30 volgono al peggio, e la musa del Surrealismo affronta la dura realtà.

Dal ’39 è a Londra, per vivere con un altro uomo, Roland Penrose, che le darà un figlio.
Ma prima ritrae con occhio surrealista la capitale sotto il blitz delle V2 naziste.

Poi, sempre per Vogue (la vanità della moda s’arrende alla guerra), diventa corrispondente dal fronte.


Lee Miller – Foto per Vogue
Segue l’avanzata delle truppe alleate: St Malo, Parigi, poi l’orrore di Dachau e Buchenwald.

Lee Miller – Buchenwald concentration camp – 1945
Fotografa e scrive: sulle pagine patinate escono immagini e parole dell’inferno, i cadaveri, l’obbrobio.

Lee Miller – SS morto in un canale – Dachau – Germany – 1945
La ragazza che aveva scoperto con gioia il surrealismo si confronta al più duro espressionismo.
Ma non si piega: con il suo accompagnatore, David Scherman, il grande fotografo di Life che la fa da mentore (e da amante), arriva nel banale appartamento di Hitler, a Monaco, e ha il guizzo che Man Ray avrebbe amato:
si spoglia, s’immerge nella vasca da bagno del Fuehrer, si fa fotografare da Scherman davanti ai pesanti scarponi da guerriera.

Lee Miller nel bagno di Hitler, 1945. David E. Scherman. © 2007 Lee Miller Archives. All rights reserved
Il resto è riposo, lungo riposo fino al 1977.

Roland Penrose
Lee si ritira nel Sussex con Penrose, lo sposa, dà alla luce il figlio Antony e continua a scrivere e fotografare per Vogue.

Riceve ospiti, li fotografa mentre innaffiano il giardino, s’appisola sui divani, diventa finalmente adulta – il Surrealismo è finito… come la vita meravigliosa di Lee Miller.
.
.
.

Testo dal blog “Chelsea mia” di Alessio Altichieri
Coordinam. e impaginazione Tony Kospan
In caso di copia indicare assolutamente il Blog…
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
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Madame d’Ora prima grande fotografa del ‘900
Anticonformista, liberal, esuberante
e senza falsi pudori nel suo modo di fare fotografia
ha immortalato il bel mondo europeo del primo ‘900
cogliendo sempre i lati migliori dei personaggi da lei ritratti.
Dora Kallmus (Madame d’Ora) 20.3.1881 – 28.10.1963
Non solo è stata un’antesignana della fotografia al femminile
ma è stata anche la prima ad aprire un atelier con lo pseudonimo
“Madame d’Ora”
giocando col suo vero nome, Dora Kallmus,
ed ammiccando alla società altoborghese viennese dei primi del ‘900.
Appartenente ad una ricca famiglia viennese ebraica
è stata anche la prima donna a frequentare a l’Università.
Klimt
Ha 27 anni, nel 1908, quando Dora fa il suo primo ritratto al grande pittore Klimt
e lo riprende in modo molto naturale mostrandocelo pensieroso e bohemien.
Già appare chiaro che il suo modo di fotografare,
rivoluzionario per l’epoca, è spontaneo, senza pose stereotipate,
ma capace di evidenziare i lati più veri e più belli dei soggetti.
Siamo nella Vienna del 1908, anno della Grande Esposizione,
pervasa da un clima molto vivace e frizzante
per l’arrivo di persone ed artisti da ogni parte d’Europa.
Il suo modo di fotografare libero da conformismi ed aperto anche a pose osé
ma sempre capace di evidenziare la bellezza
affascinava tutti all’epoca
ed appare ancor oggi di sorpendente modernità.
Iniziano così a presentarsi davanti al suo obiettivo
artisti di ogni genere
e le sue foto ad avere sempre maggiori successi.
Molte star si offrono senza pudori davanti al suo obiettivo.
Arriva a fotografare perfino l’ultimo Imperatore d’Austria.
La sua fama si estende in tutta Europa ma soprattutto a Parigi,
all’epoca capitale naturale della cultura europea.
Pian piano lei però non svolge più solo il ruolo di fotografa delle star
ma, dagli anni ’20, pure di fotografa di moda e di stile
aprendo anche uno studio a Parigi
dove poi nel 1927 si trasferisce definitivamente.
Per tutti gli anni ’30, il suo atelier nella “Ville Lumière”
è frequentato da grandi artisti
come Chagall, Picasso, J. Backer, Tamara de Lempicka etc…
Chagall
Picasso
J. Backer
Tamara de Lempicka
Il nazismo però interrompe il suo lavoro di successo e,
per sfuggire alla caccia agli ebrei, si nasconde in un monastero.
Finisce così la sua storia di grande fotografa della “dolce vita”.
Dopo la guerra si dedica invece ad un fotogiornalismo di denuncia
delle più gravi situazioni ed ingiustizie sociali.
Le sue foto non solo sono foto d’arte
ma hanno anche un grande valore documentale
dato che ci consentono oggi di vedere il vero volto
e l’animo di tanti personaggi del secolo scorso.
Dopo molti anni di silenzio
la sua arte fotografica è stata riabilitata e le sue foto
vengono ogni tanto presentate in mostre e retrospettive
ma sono soprattutto molto presenti nel web.
Tony Kospan
F I N E
Copyright Tony Kospan
Vietata la copia totale senza l’indicazione dell’autore e del Blog
IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE
I N S I E M E
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Lee Miller – Autoritratto
Ci sono vite che sono romanzi,
anche se quella di Lee Miller,
per sua stessa ammissione, era stata
“un fradicio rompicapo,
le cui tessere ubriache
non combaciano per forma né scopo”.

Elizabeth ‘Lee’ Miller – Lady Penrose
(23 April 1907 – 21 July 1977)
LEE MILLER – UNA VITA CON LA FOTOGRAFIA
– DA MAN RAY A FOTOGRAFA DI GUERRA –

– BELLEZZA… AVVENTURA… STORIA E ARTE FOTOGRAFICA –

Certo la bambina Elizabeth Miller, nata nel 1907 a Poughkeepsie, la cittadina sul fiume Hudson ricca d’arte e di storia, dove i magnati di New York, come gli Astor e i Vanderbilt, andavano a costruirsi i palazzi per gli ozii estivi, doveva essere predestinata se il padre Theodore, fotografo dilettante affascinato dalla figlia, la ritraeva costantemente, registrandone e mappandone la crescita.
Infatti la vita di Lee sarebbe stata segnata dall’arte, dalla fotografia, perfino dagli orrori del secolo, ma sempre con il marchio di quel dono di natura che definiamo, per brevità, fascino.

Lee Miller ritratta da George Hoyningen 1928
Perché già a vent’anni Elizabeth, anzi Li-Li, e subito Lee, era una modella sulla copertina di Vogue, richiesta dai grandi fotografi.
Bella era, bellissima, anche se dai tratti pronunciati, non aristocratici, “bostoniani”, delle celebrità del tempo. Ma in più aveva la forza interna, il piglio, appreso da ragazza alla scuola di teatro in Europa, a Parigi o, di ritorno a casa, al celebre Vassar College.

Ovvio che l’oceano non fosse ostacolo, ma ponte, se nel 1929 Lee era di nuovo a Parigi, a cercare Man Ray, fotografo e artista d’un’arte spregiudicata e inquietante, il Surrealismo, per diventarne l’allieva, la musa, l’amante.

Lee Miller e Man Ray
Con lui inventerà una tecnica originale, la solarizzazione delle foto, con lui sperimenterà un’estetica sempre carica di allusioni sessuali, come il “Nudo piegato in avanti”, ove la schiena femminile assume contorni fallici.

Nudo piegato in avanti
Con Man Ray e coi compagni di scuola condividerà vita e vacanze, reciterà (muta) in prove d’arte come il film “Le sang d’un poète”, di Jean Cocteau, con loro disegnerà, scatterà, provocherà.

Picnic: Nusch and Paul Eluard, Roland Penrose, Man Ray, and Ady Fidelin,
île Sainte-Marguerite, Cannes, France, 1937. Lee Miller.
Ma Lee cresce in fretta, tre anni dopo ha già lasciato Man Ray e ha aperto a New York il proprio studio.
Malgrado la grande depressione, fa ritratti alle personalità dell’epoca, lavora per la pubblicità e su Vogue, caso raro se non unico, appare sia come modella che come fotografa.

Al confine tra arte, cronaca e commercio, riprende gli interpreti di un’opera d’avanguardia su libretto di Gertrude Stein, “Four Saints in Three Acts”, un cast tutto di colore che sarà d’ispirazione a “Porgy and Bess”, di George Gershwin.
Un altro balzo, un’altra sorpresa: Lee sposa, imprevedibilmente, l’egiziano Aziz Eloui Bey, direttore generale del ministero delle Ferrovie, del Telegrafo e dei Telefoni.

Al Cairo, e nel deserto, riscopre la foto d’arte, a volte antropologica, più spesso enigmatica.
Ma gli anni ’30 volgono al peggio, e la musa del Surrealismo affronta la dura realtà.

Dal ’39 è a Londra, per vivere con un altro uomo, Roland Penrose, che le darà un figlio.
Ma prima ritrae con occhio surrealista la capitale sotto il blitz delle V2 naziste.

Poi, sempre per Vogue (la vanità della moda s’arrende alla guerra), diventa corrispondente dal fronte.


Lee Miller – Foto per Vogue
Segue l’avanzata delle truppe alleate: St Malo, Parigi, poi l’orrore di Dachau e Buchenwald.

Lee Miller – Buchenwald concentration camp – 1945
Fotografa e scrive: sulle pagine patinate escono immagini e parole dell’inferno, i cadaveri, l’obbrobio.

Lee Miller – SS morto in un canale – Dachau – Germany – 1945
La ragazza che aveva scoperto con gioia il surrealismo si confronta al più duro espressionismo.
Ma non si piega: con il suo accompagnatore, David Scherman, il grande fotografo di Life che la fa da mentore (e da amante), arriva nel banale appartamento di Hitler, a Monaco, e ha il guizzo che Man Ray avrebbe amato:
si spoglia, s’immerge nella vasca da bagno del Fuehrer, si fa fotografare da Scherman davanti ai pesanti scarponi da guerriera.

Lee Miller nel bagno di Hitler, 1945. David E. Scherman. © 2007 Lee Miller Archives. All rights reserved
Il resto è riposo, lungo riposo fino al 1977.

Roland Penrose
Lee si ritira nel Sussex con Penrose, lo sposa, dà alla luce il figlio Antony e continua a scrivere e fotografare per Vogue.

Riceve ospiti, li fotografa mentre innaffiano il giardino, s’appisola sui divani, diventa finalmente adulta – il Surrealismo è finito… come la vita meravigliosa di Lee Miller.
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Testo dal blog “Chelsea mia” di Alessio Altichieri
Coordinam. e impaginazione Tony Kospan
In caso di copia indicare assolutamente il Blog…
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Ci sono vite che sono romanzi,
anche se quella di Lee Miller,
per sua stessa ammissione, era stata
“un fradicio rompicapo,
le cui tessere ubriache
non combaciano per forma né scopo”.

Elizabeth ‘Lee’ Miller – Lady Penrose
(23 April 1907 – 21 July 1977)
LEE MILLER UNA VITA CON LA FOTOGRAFIA
– DA MAN RAY A FOTOGRAFA DI GUERRA –

Lee Miller – Autoritratto
– BELLEZZA AVVENTURA STORIA E ARTE FOTOGRAFICA –

Certo la bambina Elizabeth Miller, nata nel 1907 a Poughkeepsie, la cittadina sul fiume Hudson ricca d’arte e di storia, dove i magnati di New York, come gli Astor e i Vanderbilt, andavano a costruirsi i palazzi per gli ozii estivi, doveva essere predestinata se il padre Theodore, fotografo dilettante affascinato dalla figlia, la ritraeva costantemente, registrandone e mappandone la crescita.
Infatti la vita di Lee sarebbe stata segnata dall’arte, dalla fotografia, perfino dagli orrori del secolo, ma sempre con il marchio di quel dono di natura che definiamo, per brevità, fascino.

Lee Miller ritratta da George Hoyningen 1928
Perché già a vent’anni Elizabeth, anzi Li-Li, e subito Lee, era una modella sulla copertina di Vogue, richiesta dai grandi fotografi.
Bella era, bellissima, anche se dai tratti pronunciati, non aristocratici, “bostoniani”, delle celebrità del tempo. Ma in più aveva la forza interna, il piglio, appreso da ragazza alla scuola di teatro in Europa, a Parigi o, di ritorno a casa, al celebre Vassar College.

Ovvio che l’oceano non fosse ostacolo, ma ponte, se nel 1929 Lee era di nuovo a Parigi, a cercare Man Ray, fotografo e artista d’un’arte spregiudicata e inquietante, il Surrealismo, per diventarne l’allieva, la musa, l’amante.

Lee Miller e Man Ray
Con lui inventerà una tecnica originale, la solarizzazione delle foto, con lui sperimenterà un’estetica sempre carica di allusioni sessuali, come il “Nudo piegato in avanti”, ove la schiena femminile assume contorni fallici.

Nudo piegato in avanti
Con Man Ray e coi compagni di scuola condividerà vita e vacanze, reciterà (muta) in prove d’arte come il film “Le sang d’un poète”, di Jean Cocteau, con loro disegnerà, scatterà, provocherà.

Picnic: Nusch and Paul Eluard, Roland Penrose, Man Ray, and Ady Fidelin,
île Sainte-Marguerite, Cannes, France, 1937. Lee Miller.
Ma Lee cresce in fretta, tre anni dopo ha già lasciato Man Ray e ha aperto a New York il proprio studio.
Malgrado la grande depressione, fa ritratti alle personalità dell’epoca, lavora per la pubblicità e su Vogue, caso raro se non unico, appare sia come modella che come fotografa.

Al confine tra arte, cronaca e commercio, riprende gli interpreti di un’opera d’avanguardia su libretto di Gertrude Stein, “Four Saints in Three Acts”, un cast tutto di colore che sarà d’ispirazione a “Porgy and Bess”, di George Gershwin.
Un altro balzo, un’altra sorpresa: Lee sposa, imprevedibilmente, l’egiziano Aziz Eloui Bey, direttore generale del ministero delle Ferrovie, del Telegrafo e dei Telefoni.

Al Cairo, e nel deserto, riscopre la foto d’arte, a volte antropologica, più spesso enigmatica.
Ma gli anni ’30 volgono al peggio, e la musa del Surrealismo affronta la dura realtà.

Dal ’39 è a Londra, per vivere con un altro uomo, Roland Penrose, che le darà un figlio.
Ma prima ritrae con occhio surrealista la capitale sotto il blitz delle V2 naziste.

Poi, sempre per Vogue (la vanità della moda s’arrende alla guerra), diventa corrispondente dal fronte.


Lee Miller – Foto per Vogue
Segue l’avanzata delle truppe alleate: St Malo, Parigi, poi l’orrore di Dachau e Buchenwald.

Lee Miller – Buchenwald concentration camp – 1945
Fotografa e scrive: sulle pagine patinate escono immagini e parole dell’inferno, i cadaveri, l’obbrobio.

Lee Miller – SS morto in un canale – Dachau – Germany – 1945
La ragazza che aveva scoperto con gioia il surrealismo si confronta al più duro espressionismo.
Ma non si piega: con il suo accompagnatore, David Scherman, il grande fotografo di Life che la fa da mentore (e da amante), arriva nel banale appartamento di Hitler, a Monaco, e ha il guizzo che Man Ray avrebbe amato:
si spoglia, s’immerge nella vasca da bagno del Fuehrer, si fa fotografare da Scherman davanti ai pesanti scarponi da guerriera.

Lee Miller nel bagno di Hitler, 1945. David E. Scherman. © 2007 Lee Miller Archives. All rights reserved
Il resto è riposo, lungo riposo fino al 1977.

Roland Penrose
Lee si ritira nel Sussex con Penrose, lo sposa, dà alla luce il figlio Antony e continua a scrivere e fotografare per Vogue.

Riceve ospiti, li fotografa mentre innaffiano il giardino, s’appisola sui divani, diventa finalmente adulta – il Surrealismo è finito… come la vita meravigliosa di Lee Miller.
.
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Testo dal blog “Chelsea mia” di Alessio Altichieri
Coordinam. e impaginazione Tony Kospan
In caso di copia indicare assolutamente il Blog…
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