Archivio per l'etichetta ‘arte barocca

Salvator Rosa.. geniale e tenebroso pittore del ‘600 – Biografia e dipinti   Leave a comment

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Autoritratto
 
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Salvator Rosa è stato un pittore, incisore
ma anche poeta del ‘600

Fin da giovanissimo fu chiaro il suo talento.

Dopo la morte del padre lasciò Napoli e si recò a Roma dove
approfondì le sue esperienze artistiche
alla “Scuola dei Bamboccianti“,
gruppo di artisti che tendevano al rinnovamento del barocco.



Salvator Rosa – Marina del Faro




Ma dopo un po’ lasciò il gruppo
per seguir le orme degli eredi caravaggeschi.

Operò principalmente a Roma, Napoli e Firenze
dove frequentò l’Accademia dei Percossi
che riuniva esponenti di arti varie 
(poesia e cultura in genere oltre alla pittura).



Napoli 21.7.1615 – Roma 15.3.1673




La sua vita fu molto movimentata
anche per un carattere non propriamente facile.

Si specializzò soprattutto nella pittura delle battaglie equestri
per cui fu definito anche il Salvator delle battaglie“.




Allegoria della menzogna



E non solo i pittori eran poeti,
ma filosofi grandi, e fûr demonii
nel cercar di natura i gran segreti
Salvator Rosa


E’ considerato, sia per diversi aspetti artistici
che per il carattere ombroso e lo spirito ribelle,
un precursore del romanticismo
benché egli si muova comunque nell’ambito del barocco.



Salvator Rosa – Autoritratto.

.
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Vediamo ora altri suoi dipinti in cui possiamo ammirar
la sua predilezione per temi alquanto inconsueti
e però anche rivelatori del suo carattere tenebroso
attraverso i colori scuri ed intensi delle sue opere.
 
 
 
 
 
Veduta del golfo di Salerno



Frine e Xenocrate




Streghe ed incantesimi

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La musica




Porto con rovine




F I N E

 .

Tony Kospan




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IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE… 
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Salvator Rosa – La poesia



Rubens – Ricordo.. capolavori.. il tema dei Satiri.. le sue donne e la poesia della Szymborska   Leave a comment




Rubens – Autoritratto (partic.)




Breve ricordo del grandissimo Pittore fiammingo del ‘600

soprattutto con un accenno alla sua duplice personalità,

religiosissima in privato ed erotica nell’arte,

e poi ad uno dei temi da lui amati, i Satiri.


Infine una poesia della poetessa Premio Nobel, Wislawa Szymborska,

dedicata alle mitiche e formose donne dei suoi dipinti.


 .

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Rubens – Il giardino dell’amore

 

 

RUBENS
I SATIRI… E LA PITTURA SENSUALE
a cura di Tony Kospan
 
 
 
 
 
 
Sir Pieter Paul Rubens
(Siegen 28 giugno 1577 – Anversa 30 maggio 1640)

 
 
 
Rubens è certamente tra i massimi pittori fiamminghi del XVII secolo.
 
La sua pittura è definita di genere barocco francese e nord europeo.
 
Desidero però parlare qui soprattutto di un bel contrasto, alquanto eclatante, che si manifestò soprattutto nelle opere della sua maturità.
 
 
 
 

RubensBorea rapisce Orizia

 
 
 
Mi riferisco al contrasto tra
– il personaggio morigerato, compassato, ossequioso verso la religione (andava a messa tutti i giorni) studioso delle opere classiche e dalla vita matrimoniale assolutamente felice e senza intoppi
e
– l’artista che è stato capace di creare opere di una sensualità unica in cui il fuoco dell’erotismo e la tempesta dei sensi sono in modo evidente assolutamente sovrani.
 
 
 
 

Rubens – Il ratto delle figlie di Leucippo

 
 
 
Molte delle sue opere hanno fatto parlare perfino di Sindrome di Rubens per la loro, presunta per alcuni e certa per altri, capacità di scatenare impulsi erotici in chi le osserva.

 
 
 

Rubens – Venere allo specchio

 
 
 
Ricordiamo che i temi classici e mitologici erano per gli artisti il migliore e però forse anche l’unico modo per superare i limiti espressivi imposti dalle severe leggi censorie del tempo e dar così libero sfogo al loro estro.
 
In particolare Rubens scelse per far questo soprattutto il tema dei Satiri e Sileni.
 
Il Satiro è il compagno di Pan e Dioniso abitante dei boschi ed impersonifica la fertilità e la forza vitale della natura mentre i Sileni sono anche loro divinità dei boschi, presenti nella mitologia greca, ma caratterizzate dal carattere selvaggio e lascivo.
 
 
 
 

Rubens – Ninfe e Satiri  1635

 
 
 
Tuttavia la sensualità delle sue opere non emana solo da dipinti con immagini esplicite ma spesso in modo chiaro e forte  anche in quelle in cui non appaiono per quel che esse lasciano invece immaginare.
 
 
Si pensi infatti ad esempio a quest’opera che ha molti ammiratori e che fa molto parlar di sé.

 
 
 
 
 
Rubens – Il satiro e la fanciulla – Collez. Principe del Liechtenstein
 
 
 
 
In questo dipinto, anche se non appare nulla di sensuale in modo esplicito, tuttavia appare evidente che per l’ingenua giovinetta il destino pare ormai tracciato, e certo nessun padre gradirebbe un genero di tal fatta.
 
 
Infatti se esaminiamo con attenzione notiamo:
 
– lo sguardo sì simpatico ma davvero inequivocabile del satiro
– il sorriso mefistofelico da brividi
– il suo corpo nudo benché accostato al cesto “caravaggesco” che pur cerca di attutire un po’ la forza di queste impressioni
 
– la scena poi parla… da sola…
 
 
Ci sono poi diverse altre sue opere in cui il tema dei Satiri è affrontato in modo quasi prepotente come ad esempio la seguente.

 
 
 
 

Rubens – Due Satiri



In realtà le rotondissime forme dei suoi personaggi non riguardavano solo le donne… come ad esempio il dipinto qui giù.



 

Gesù e Giovanni Battista bambini con 2 angeli

 

 

Prima di esporre una mia conclusione mi fa piacere riportare una bella poesia della poetessa Premio Nobel Wislawa Szymborska dedicata proprio alle sue donne…
 
 
 
 
LE DONNE DI RUBENS
 
 
Ercolesse, fauna femminile,
nude come il fragore di botti.
Fanno il nido in letti calpestati,
nel sonno la bocca si apre al chicchirichì.
Le pupille rovesciate all’indietro
Penetrano dentro le ghiandole
da cui i lieviti stillano nel sangue.

Figlie del barocco, l’impasto si gonfia,
vaporano i bagni, s’arrossano i vini,
nel cielo galoppano porcelli di nuvole,
le trombe nitriscono l’allarme carnale.

O cucurbitose, o esorbitanti,
e raddoppiate dal cader dei veli
e triplicate dalla violenza della posa,
grasse pietanze d’amore!

Le loro magre sorelle si alzarono presto,
prima che nel quadro facesse giorno.
E nessuno le vide incamminarsi in fila
dal lato non dipinto della tela.

Esiliate dello stile. Costole contate,
mani e piedi d’uccello.
Provano a volare sulle scapole sporgenti.

Il Duecento gli avrebbe dato un fondo d’oro.
Il Novecento – uno schermo d’argento.
Ma il Seicento non ha nulla per chi è piatto.

Giacché perfino il cielo è convesso
convessi gli angeli e convesso il dio ―
Febo baffuto che su un destriero
sudato irrompe nell’alcova ribollente.
 

 

 


 
Rubens – Le tre Grazie – 1635

 
 
 
Concludo con un accenno ad un altro aspetto della pittura di Rubens la modernità…
 
A mio parere non tanto per la tecnica ma per gli atteggiamenti, i movimenti, la plasticità dei corpi, la naturalezza e la forza delle espressioni davvero sorprendenti dei soggetti dipinti, Rubens anticipa movimenti artistici che si affermarono solo nei secoli successivi.
 
 
 
 

Rubens – Venus frigida



F I N E

 
 

Categoria “Arte” del blog IL MONDO DI ORSOSOGNANTE
 
Copyright Tony Kospan





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Autoritratto al Circolo con gli amici



 
 

Monsignor Agucchi di Annibale Carracci ci guarda dal ‘600 – Analisi e storia dell’innovativo dipinto   Leave a comment





Fin dalla sua creazione il dipinto colpì molto coloro che l’osservavano e il Malvasia, nel suo libro “Felsina Pittrice” del 1678, attribuendolo al Carracci lo descriveva così:
«Monsignor Agucchi che in zimarra tenendo una lettera con ambe le mani guarda a noi spettatori»

In effetti l’Agucchi, che appare vestito con una comoda vestaglia mentre legge una lettera seduto al suo scrittoio, alza lo sguardo dalla lettera e fissa attentamente qualcuno entrato nella stanza all’improvviso.




Annibale Carracci (Bologna, 3.11.1560 – Roma, 15.7.1609) – Autoritratto 



Questo sguardo attento ed intenso in verità appare rivolto allo spettatore cioè a noi ed è quel che maggiormente colpisce.

Il dipinto è considerato una delle pietre miliari della ritrattistica barocca.

Infatti il personaggio ritratto entra in diretta relazione con lo spettatore al quale quasi sembra stia per parlare, a dirla con le parole dello storico dell’arte Tomaso Montanari.

Il quadro, che sembra “vivo“, è altresì definito una delle più brillanti opere ritrattistiche del ‘600.




CHI E’ L’AGUCCHI








Il personaggio rappresentato non è affatto un tipo qualunque.

Infatti Giovanni Battista Agucchi (Bologna 1570 – San Salvatore 1.1.1632) è stato un diplomatico della Santa Sede, arcivescovo, scrittore ed esperto d’arte.

Si interessò di studi astronomici ed ebbe rapporti con Galileo.



Carracci – Venere dormiente con amorini




Scrisse un “Trattato della pittura” ed una celebre descrizione della “Venere dormiente con amorini” proprio del Carracci.

Fu anche amico sia del Carracci che del suo allievo Domenichino.




BREVE STORIA DELL’ATTRIBUZIONE DEL DIPINTO




Esempio di ritratto del Domenichino




Il dipinto inizialmente attribuito al Carracci in seguito per alcuni secoli è stato invece sempre attribuito al Domenichino ma nel 1994 una studiosa, Silvia Ginzburg, esaminando stilisticamente la tela e ripartendo dalle parole del Malvasia, giunge alla conclusione che il ritratto dell’Agucchi è frutto del pennello di Annibale.

Questa è la tesi prevalente in quanto i dipinti del Domenichino appaiono privi di quel “contatto con lo spettatore” di cui ho parlato su, e mostrano invece una, seppur elegante, separazione.

A ciò si aggiunge la considerazione della grande amicizia tra Annibale Carracci e l’Agucchi.

In verità la duplice attribuzione forse è stata generata dalla presenza di una copia d’epoca per cui le documentazioni archivistiche sul dipinto possono essere state da ciò deviate.

Tony Kospan

Copyright Tony Kospan




Annibale Carracci – Autoritratto sul cavalletto



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Domenico Scarlatti e Salvator Rosa artisti coevi legati dal barocco – Musica classica e arte   Leave a comment



Salvator Rosa e Domenico Scarlatti
sono stati 2 grandi esponenti
dell’arte e della musica classica del ‘600


 
 
 

Domenico Scarlatti

 
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SALVATOR ROSA
 
 
Salvator Rosa è stato un pittore, incisore 
e poeta italiano del ‘600 
dal carattere ombroso e dallo spirito ribelle
che operò oltre che a Napoli, sua città natale, 
anche a Roma e Firenze.




Salvator Rosa – (Napoli 21.7.1615 – Roma 15.3.1673)



 
 
E’ considerato per diversi aspetti,
sia di tipo artistico che per la sua vita molto movimentata,
un precursore del romanticismo
benché egli si muova tutto nell’ambito del barocco.

 
 
 
 


Salvator Rosa – Veduta del Golfo di Salerno

 
 
 

E non solo i pittori eran poeti, 
ma filosofi grandi, 
e fûr demonii 
nel cercar di natura i gran segreti
Salvator Rosa

 
 
 
 
 
Salvator Rosa – Allegoria della Menzogna




Dunque mi fa piacere accostare le opere di questo artista 
dai multiformi interessi e dalla complessa visione della vita, 
che ci ha regalato tante opere immerse in un tripudio di intensi chiaroscuri, 
alla bella musica di Domenico Scarlatti.



Frine e Xenocrate



DOMENICO SCARLATTI

.

Anch’egli infatti,
pur muovendosi nelle atmosfere musicali barocche,
ne sostenne in pieno le innovazioni dell’epoca
in particolare nel campo delle tecniche orchestrali.








E’ però ricordato soprattutto per il suo estro musicale

Le sue opere più note sono le 555 sonate per clavicembalo, 
ma ha scritto molte altre opere di diverso genere
a partire da quelle di musica sacra.



Domenico Scarlatti – (Napoli 26.10.1685 – Madrid 23.7.1757)



Anch’egli, come il Rosa, è considerato nel suo campo
un precursore degli stili della musica classica
che si affermarono in epoca successiva
in quanto le sue opere sono state poi amate ed apprezzate 
negli ambienti musicali del mondo romantico.

 
 
 

Composizione di Domenico Scarlatti

.
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Dunque  stavolta il “collegamento” tra Arte e Classica


è tra 2 artisti partenopei, quasi coevi… del ‘600.
.
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Infine ecco un altro video
(con bella musica dell’epoca dall’aria spagnoleggiante)
“legato” a questo dipinto del Rosa
che sembra proprio volerci indicare
in modo ideale e simbolico
il collegamento tra pittura e musica classica.




Salvator Rosa – La musica  

 

 



BUON ASCOLTO, SE VI VA, E CORDIALI  SALUTI
DA TONY KOSPAN 
 
 
 
 


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Salvator Rosa – La poesia


 
 
 

Velazquez.. grande pittore spagnolo del ‘600 – Vita.. dipinti ed il capolavoro “Las meninas”   Leave a comment




Las meninas




DIEGO VELAZQUEZ
IL PIU’ GRANDE PITTORE SPAGNOLO DEL ‘600


BREVE BIOGRAFIA




Nato in una buona famiglia ebbe un’ottima istruzione

ma ben presto mostrò passione per la pittura

per cui già da ragazzo iniziò a frequentare la “bottega”

del  pittore Francisco de Herrera che gli insegnò le tecniche di base.


A 12 anni passò alla scuola di un altro pittore, Francisco Pacheco,

artista ed insegnante di Siviglia la cui pittura era di un semplice realismo,

ma che fu capace di fargli conoscere l’uso delle proporzioni e delle prospettive

e gli consentì di frequentare gli ambienti artistici della città.




Diego Velazquez
(Siviglia 6.6.1599 – Madrid 6.8.1660)


.


Ben presto divenne noto per le sue notevoli capacità tecniche

per cui poco più che ventenne (1622-1623) il Conte Duca di Olivares,

suo ammiratore, gli diede l’incarico di pittore di camera.




La Regina Isabella (Part.)



Divenuto ben presto Pittore di Corte

nel 1629 fece un viaggio in Italia (finanziato dal Re di Spagna)

percorrendola dal nord al sud fino a Napoli

per approfondire la conoscenza e lo studio dell’arte italiana.

.

.


Festa di Bacco



Tornò poi una seconda volta in Italia nel 1649 e vi restò fino al 1651
incontrando tra l’altro a Napoli il suo amico e collega Ribera.

La critica d’arte, nell’analisi delle sue opere,
divide (anche se a grandi linee
la sua produzione pittorica in 3 periodi… 

I – Prima del primo viaggio in Italia…
II – Dopo il primo viaggio in Italia e
III – Dopo il secondo viaggio

.


Contadini a tavola




Rientrato in Spagna dopo poco tempo fu nominato dal Re
Gran Maresciallo di Palazzo 
cosa che, seppur lo distolse un po’ dalla pittura,
non gli fece perdere certo né la sua passione né la sua bravura
ed anzi creò proprio in questo periodo molte delle sue opere più belle.




Cristo nella casa di Marta e Maria



Il prestigioso incarico e la sua notorietà gli fece però subire gli effetti negativi

del rigidissimo formalismo e del severo puritanesimo della Corte spagnola

fino al punto che neppure l’appoggio del Re poté aiutarlo in certi frangenti.

.



Le tessitrici




Tra l’altro fu sottoposto a ben 3 anni di indagini per accertare

la purezza del suo sangue e se aveva fatto commercio di dipinti (!)

per ottenere la conferma dell’onorificenza della Croce Rossa dell’Ordine di Santiago.





Venere e Cupido



Riuscì nel corso della sua vita artistica a dipingere (ed a fatica) 
un solo ritratto di nudo Venere e Cupido (1644-1648 qui su)
e questo gli riuscì solo perché era sotto l’ala protettrice del re.




Autoritratto



BREVE ANALISI DELLA SUA ARTE




Possiamo ritenere, a grandi linee, che il successo delle sue opere
sia stato dovuto ad una certa (anche se vaga) vicinanza allo stile del Caravaggio
ma soprattutto alla sua appassionata ricerca estetica
con un continuo tentativo di armonizzare linee e colori
nonché alla sua capacità di render con precisione distanze e prospettive.




L’infante Baltazar Carlos ed il suo pony




Infatti il Velazquez risente sì della lezione caravaggesca,
ma poi miscela il suo realismo con l’armonia delle parti cromatiche.

Benché poi sia stato anche ammiratore dei grandi pittori veneziani
il suo stile, avvolto in una calda atmosfera barocca,
appare a tutti sempre e comunque indipendente e originale.
.



IL SUO CAPOLAVORO – LAS MENINAS




LAS MENINAS
 
 
 
 
Il suo massimo capolavoro è “Las Meninas”, del 1656.

Il titolo dell’opera nasce dalla parola portoghese «menina»,
e vuol quindi significare «damigelle d’onore».

In verità il dipinto, che apparentemente doveva privilegiare
la figlia maggiore della regina,
ritrae invece tutta la famiglia del re di Spagna, e cioè
Filippo IV e sua moglie Marianna d’Austria (nello specchio)
dame e personaggi di corte, 2 nani con un cane ai loro piedi
e… lo stesso Velazquez mentre dipinge.



 




L’originalità e la genialità del quadro è nel totale ribaltamento
di ciò che vediamo in un normale dipinto.

Cioè qui l’immagine della scena è vista non con con l’occhio del pittore
bensì con quello di chi è dipinto e cioè dei sovrani in posa (nello specchio).





 
 
 
 
 
 
 
VELAZQUEZ E GLI ARTISTI DEL ‘900




Papa Innocenzo X (dipinto poi rivisitato da Bacon) 
 
 



 Picasso, Dalì e Francis Bacon sono tra i principali artisti del ‘900
che l’hanno molto apprezzato e che hanno rivisitato o si sono ispirati
a diverse sue note opere
 
 
 
 
F I N E 

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IL GRUPPO DEGLI ARTISTI E DI CHI AMA L’ARTE
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La cucitrice – National Gallery of Art – Washington D.C.





Domenico Scarlatti e Salvator Rosa… legati dal barocco e non solo – Un breve ricordo con musica classica e arte   Leave a comment



Salvator Rosa e Domenico Scarlatti
sono stati 2 grandi esponenti
dell’arte e della musica classica del ‘600


 
 
 

Domenico Scarlatti

 
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SALVATOR ROSA
 
 
Salvator Rosa è stato un pittore, incisore 
e poeta italiano del ‘600 
dal carattere ombroso e dallo spirito ribelle
che operò oltre che a Napoli, sua città natale, 
anche a Roma e Firenze.




Salvator Rosa – (Napoli 21.7.1615 – Roma 15.3.1673)



 
 
E’ considerato per diversi aspetti,
sia di tipo artistico che per la sua vita molto movimentata,
un precursore del romanticismo
benché egli si muova tutto nell’ambito del barocco.

 
 
 
 


Salvator Rosa – Veduta del Golfo di Salerno

 
 
 

E non solo i pittori eran poeti, 
ma filosofi grandi, 
e fûr demonii 
nel cercar di natura i gran segreti
Salvator Rosa

 
 
 
 
 
Salvator Rosa – Allegoria della Menzogna




Dunque mi fa piacere accostare le opere di questo artista 
dai multiformi interessi e dalla complessa visione della vita, 
che ci ha regalato tante opere immerse in un tripudio di intensi chiaroscuri, 
alla bella musica di Domenico Scarlatti.



Frine e Xenocrate



DOMENICO SCARLATTI

.

Anch’egli infatti,
pur muovendosi nelle atmosfere musicali barocche,
ne sostenne in pieno le innovazioni dell’epoca
in particolare nel campo delle tecniche orchestrali.








E’ però ricordato soprattutto per il suo estro musicale

Le sue opere più note sono le 555 sonate per clavicembalo, 
ma ha scritto molte altre opere di diverso genere
a partire da quelle di musica sacra.



Domenico Scarlatti – (Napoli 26.10.1685 – Madrid 23.7.1757)



Anch’egli, come il Rosa, è considerato nel suo campo
un precursore degli stili della musica classica
che si affermarono in epoca successiva
in quanto le sue opere sono state poi amate ed apprezzate 
negli ambienti musicali del mondo romantico.

 
 
 

Composizione di Domenico Scarlatti

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Dunque  stavolta il “collegamento” tra Arte e Classica


è tra 2 artisti partenopei, quasi coevi… del ‘600.
.
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Infine ecco un altro video
(con bella musica dell’epoca dall’aria spagnoleggiante)
“legato” a questo dipinto del Rosa
che sembra proprio volerci indicare
in modo ideale e simbolico
il collegamento tra pittura e musica classica
(sempre di Scarlatti).




fre bia pouce    music+121

Salvator Rosa – La musica  

 

 



BUON ASCOLTO, SE VI VA, E CORDIALI  SALUTI
DA TONY KOSPAN 
 
 
 
 


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Salvator Rosa – La poesia


 
 
 

Salvator Rosa.. geniale e tenebroso pittore “preromantico” – Breve biografia ed opere   Leave a comment

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Autoritratto
 
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Salvator Rosa è stato un pittore, incisore
ma anche poeta del ‘600

Fin da giovanissimo fu chiaro il suo talento.

Dopo la morte del padre lasciò Napoli e si recò a Roma dove
approfondì le sue esperienze artistiche
alla “Scuola dei Bamboccianti“,
gruppo di artisti che tendevano al rinnovamento del barocco.



Salvator Rosa – Marina del Faro




Ma dopo un po’ lasciò il gruppo
per seguir le orme degli eredi caravaggeschi.

Operò principalmente a Roma, Napoli e Firenze
dove frequentò l’Accademia dei Percossi
che riuniva esponenti di arti varie 
(poesia e cultura in genere oltre alla pittura).



Napoli 21.7.1615 – Roma 15.3.1673




La sua vita fu molto movimentata
anche per un carattere non propriamente facile.

Si specializzò soprattutto nella pittura delle battaglie equestri
per cui fu definito anche il Salvator delle battaglie“.




Allegoria della menzogna



E non solo i pittori eran poeti,
ma filosofi grandi, e fûr demonii
nel cercar di natura i gran segreti
Salvator Rosa


E’ considerato, sia per diversi aspetti artistici
che per il carattere ombroso e lo spirito ribelle,
un precursore del romanticismo
benché egli si muova comunque nell’ambito del barocco.



Salvator Rosa – Autoritratto.

.
.
Vediamo ora altri suoi dipinti in cui possiamo ammirar
la sua predilezione per temi alquanto inconsueti
e però anche rivelatori del suo carattere tenebroso
attraverso i colori scuri ed intensi delle sue opere.
 
 
 
 
 
Veduta del golfo di Salerno



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Streghe ed incantesimi

.
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BUSTO DI GIOVANNI VIGEVANO.. piccola “grande” scultura del Bernini – Storia.. immagini ed analisi   Leave a comment








Il Bernini non è stato solo l’autore geniale di grandi e stupende sculture ma anche di alcune piccole, altrettanto belle ma poco note.
Questa, di cui ora parlerò, il Busto di Giovanni Vigevano, non è chiusa in un museo ma la sua visione è disponibile a tutti in quanto si trova a Roma nella Basilica Santa Maria sopra Minerva dove sono anche le tombe del Beato Angelico e di Santa Caterina da Siena ma anche tantissime altre opere d’arte.




Busto di Giovanni Vigevano




IL PERSONAGGIO SCOLPITO


Certo il suo nome non sarebbe rimasto negli annali della storia se non fosse stato scolpito a tarda età dal Bernini.
Del Vigevano sappiamo infatti solo quello troviamo scritto sotto la nicchia in cui è posta la scultura e cioè che era un ricco borghese piacentino molto ben introdotto tra i principi della Chiesa dell’epoca e che è morto a quasi 90 anni.








Il nostro quindi è scomparso ad un’età avanzatissima, caso molto raro all’epoca, ma la scultura si presume scolpita circa 10 anni prima ed allocata in un primo tempo presso la sua abitazione e solo successivamente nella Basilica vicino alla sua sepoltura.
Tutto ciò si evince dal fatto che la nicchia in cui è inserita dovette essere adattata per ben contenerla.








LE DIFFICOLTA’ CHE IL BERNINI DEVE AFFRONTARE


Il 22enne Bernini che ha già creato memorabili sculture stavolta deve affrontare alcune novità operative:
– scolpire non personaggi antichi, religiosi o mitologici ma una persona vera e dal vero;
– scolpire non una grande opera marmorea ma un piccolo busto (anche se c’era stato il precedente di Papa Paolo V)
– scolpire non la bellezza ma la vecchiaia.


Busto di Papa Paolo V



BREVE ANALISI


Ma l’artista, benché molto giovane, crea anche stavolta un’opera stupefacente per genialità e saggezza.
Il Vigevano appare semplicemente vivo come nell’atto d’incontrarci e difatti sembra che stia per scostare il mantello per salutarci.
In questa stupenda scultura possiamo ben dire che il Bernini sia riuscito a coniugare il suo stile barocco con la realtà della vecchiaia e dunque della vita.
Inoltre egli si dimostra anche un grande “ritrattista” della scultura.




La tomba del Vigevano 



Tony Kospan




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Il ratto di Proserpina (particolare)


IL RATTO DI PROSERPINA – Storia immagini ed analisi della mitica scultura del Bernini   Leave a comment





Il “Ratto di Proserpina” è un gruppo scultoreo

dell’architetto e scultore napoletano Gian Lorenzo Bernini 




(Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680)



L’opera del Bernini, autore anche delle note “Apollo e Dafne” e “David”,

era destinata dal committente, Scipione Borghese, ad arredare Villa Borghese.







Ma solo qualche mese dopo, per motivi non noti,

Scipione Borghese dona la scultura al nipote del nuovo papa Gregorio XV.




La mano nella carne



L’opera, benché di un Bernini giovane,

appare come un’opera pienamente barocca, matura, dinamica

e densa di dettagli per descrivere in modo completo il mitico rapimento.







Non viene trascurato alcun dettaglio,  c’è perfino Cerbero (qui sotto),

 il cane che con le sue tre teste protegge l’operazione.




Cerbero, il cane a 3 teste posto alla base della scultura



La fantastica bellezza di questo gruppo scultoreo è dovuta ai curatissimi dettagli,

alla resa della torsione dei corpi che esprime il pathos dell’azione,

ed al fatto che è ammirabile da qualunque punto lo si osservi

benché quello principale sia quello frontale.





La lacrima che scorre



I dettagli più evidenti sono anche la lacrima che solca il volto di Proserpina

 che esprime la sua disperazione nello sforzo di fuggire,

 
la mano di Plutone che affonda nella carne di Proserpina per bloccarla,

la morbidezza della veste che mostra il corpo della dea.




La mano che affonda nella coscia




L’insieme dona allo spettatore l’idea d’esser davanti ad una scena vera.









L’eccezionale e plastico realismo dell’opera, pur nell’ambito del barocco,

è capace di donare grandi emozioni a chi la osserva

ed evidenzia la suprema abilità del Bernini che, anche grazie alle opere successive,

è considerato come uno dei più grandi scultori di tutti i tempi.




3

OBIETTIVO ARTE
IL GRUPPO DI CHI AMA
VIVER L’ARTE… INSIEME
Frecce (174)














IL RATTO DI PROSERPINA DEL BERNINI – La scultura capolavoro… la sua storia ed una breve analisi   2 comments





Il “Ratto di Proserpina” è un gruppo scultoreo

dell’architetto e scultore napoletano Gian Lorenzo Bernini 




(Napoli, 7 dicembre 1598 – Roma, 28 novembre 1680)



L’opera del Bernini, autore anche delle note “Apollo e Dafne” e “David”,

era destinata dal committente, Scipione Borghese, ad arredare Villa Borghese.







Ma solo qualche mese dopo, per motivi non noti,

Scipione Borghese dona la scultura al nipote del nuovo papa Gregorio XV.




La mano nella carne



L’opera, benché di un Bernini giovane,

appare come un’opera pienamente barocca, matura, dinamica

e densa di dettagli per descrivere in modo completo il mitico rapimento.







Non viene trascurato alcun dettaglio,  c’è perfino Cerbero (qui sotto),

 il cane che con le sue tre teste protegge l’operazione.




Cerbero, il cane a 3 teste posto alla base della scultura



La fantastica bellezza di questo gruppo scultoreo è dovuta ai curatissimi dettagli,

alla resa della torsione dei corpi che esprime il pathos dell’azione,

ed al fatto che è ammirabile da qualunque punto lo si osservi

benché quello principale sia quello frontale.





La lacrima che scorre



I dettagli più evidenti sono anche la lacrima che solca il volto di Proserpina

 che esprime la sua disperazione nello sforzo di fuggire,

 
la mano di Plutone che affonda nella carne di Proserpina per bloccarla,

la morbidezza della veste che mostra il corpo della dea.




La mano che affonda nella coscia




L’insieme dona allo spettatore l’idea d’esser davanti ad una scena vera.









L’eccezionale e plastico realismo dell’opera, pur nell’ambito del barocco,

è capace di donare grandi emozioni a chi la osserva

ed evidenzia la suprema abilità del Bernini che, anche grazie alle opere successive,

è considerato come uno dei più grandi scultori di tutti i tempi.




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