Archivio per l'etichetta ‘archeologia romana’
E’ stata una delle ultime aree
portate alla luce negli scavi di Pompei.
Ma è anche una delle zone
più emblematiche ed interessanti,
anche se meno viste, dell’antica cittadina.
La principale caratteristica della Domus è invece
la presenza quasi integra del 2° piano cosa unica a Pompei.
Come nasce il nome della Domus?
Nasce da un affresco sulla parete di fondo di un triclinio,
nella stanza da pranzo che mostra un uomo e una donna
che si baciano sdraiati sui letti triclinari
durante il banchetto.
Ecco i “casti amanti” appunto.
L’affresco che ha dato il nome alla Domus
La Domus.. era la casa di un ricco panettiere
comprendente anche il suo laboratorio.
L’Insula invece è di un’area di circa 3.000 metri quadrati
situata nella centrale via dell’Abbondanza,
che collega il Foro all’Anfiteatro.
Nella strada avanti alla Domus e nella stessa Domus
al momento dell’eruzione del 24 agosto (ma forse era ottobre) del 79 dopo Cristo
(come riferisce nella sua lettera Plinio il Giovane,
testimone oculare di quella tragedia)
erano in corso lavori di riparazione di fosse settiche danneggiate
da un precedente forte terremoto.
La casa con i suoi affreschi, il panificio,
le stanze, le varie dipendenze
ma anche con gli scheletri degli asini che giravano le macine
e tutta l’area dell’lnsula 12 della Regio IX
è stata restaurata ed è visitabile dal febbraio 2020.
Tony Kospan
STORIA.. RICORDI E ATMOSFERE DI UN TEMPO
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Mi piace Caricamento...
Eccezionale, per la sua rarità, il ritrovamento nel fiume Rodano di una ruota di legno intatta di un carro romano.
.
Aveva accanto reperti di grande valore: monete d’oro, elementi architettonici, marmi, statue (tra cui uno splendido ritratto di Giulio Cesare), ed una una misteriosa cassa di legno e bronzo.
Eccola

La ruota, di circa 1 mt di diametro, presenta dieci raggi.
.
Ci si domanda se sia stata una piena del Rodano a travolgere il carro ed il suo carico prezioso.
.
La ruota rappresenta un ulteriore elemento che consente di conoscere la realtà della Gallia Romana del IV secolo.
.
.
Esempio di carro romano
.
.
Ruote di carri con dieci raggi non erano frequenti ma erano già state riscontrate nell’antichità .
Si ricordano quella conservata nel mausoleo di Igel in Germania, quella scolpita su una stele in Panonnie (Austria), quelle visibili nel mosaico di Boscéaz Orbe in Svizzera e sull’altare dedicato a Giove nel lapidario di Avignone.
.
Il reperto è poi stato rimosso dal fiume con molta cura e molte difficoltà per non danneggiarlo.
.
.

.
.
E’ stato poi prelevato da specialisti del Museo delle Antichità di Arles e del laboratorio Arc-Nucléart a Grenoble per esser poi lì conservato.
Tony Kospan
– Fonti web –
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FLORA – UN DIPINTO… UNA STORIA… UN CULT
Flora è un affresco di 39 x 31cm. rinvenuto in un cunicolo della Villa di Arianna di Castellammare di Stabia (Stabiae).
Ora è a Napoli nel Museo Archeologico Nazionale.
Rappresenta Flora che, per il mondo latino, era una dea che veniva festeggiata dal 28 Aprile al 6 Maggio.
Era insieme ad altri 3 affreschi, ma Flora è diventata presto l’opera più famosa, forse per quel movimento elegante per raccogliere un fiore.
Questa immagine capace, con la sua grazia, di evocare tutta la forza della primavera divenne poi anche un vero cult diffondendosi dappertutto.
Se ne “appropriò” perfino una famosa casa di profumi parigina, poi l’utilizzarono le poste francesi ed è stata anche rivisitata da Milo Manara.
Milo Manara
E’ paragonata da molti alla mitica Primavera del Botticelli
ma certamente è il simbolo più affascinante della stagione amata dagli Antichi Romani.
IL GRUPPO DI CHI AMA LA STORIA ED I RICORDI (NO POLITICA)
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E’ stata una delle ultime aree
portate alla luce negli scavi di Pompei.
Ma è anche una delle zone
più emblematiche ed interessanti,
anche se meno viste, dell’antica cittadina.
La principale caratteristica della Domus è invece
la presenza quasi integra del 2° piano cosa unica a Pompei.
Come nasce il nome della Domus?
Nasce da un affresco sulla parete di fondo di un triclinio,
nella stanza da pranzo che mostra un uomo e una donna
che si baciano sdraiati sui letti triclinari
durante il banchetto.
Ecco i “casti amanti” appunto.
L’affresco che ha dato il nome alla Domus
La Domus.. era la casa di un ricco panettiere
comprendente anche il suo laboratorio.
L’Insula invece è di un’area di circa 3.000 metri quadrati
situata nella centrale via dell’Abbondanza,
che collega il Foro all’Anfiteatro.
Nella strada avanti alla Domus e nella stessa Domus
al momento dell’eruzione del 24 agosto (ma forse era ottobre) del 79 dopo Cristo
(come riferisce nella sua lettera Plinio il Giovane,
testimone oculare di quella tragedia)
erano in corso lavori di riparazione di fosse settiche danneggiate
da un precedente forte terremoto.
La casa con i suoi affreschi, il panificio,
le stanze, le varie dipendenze
ma anche con gli scheletri degli asini che giravano le macine
e tutta l’area dell’lnsula 12 della Regio IX
è stata restaurata ed è visitabile dal febbraio 2020.
Tony Kospan
STORIA.. RICORDI E ATMOSFERE DI UN TEMPO
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FLORA – UN DIPINTO… UNA STORIA… UN CULT
Flora è un affresco di 39 x 31cm. rinvenuto in un cunicolo della Villa di Arianna di Castellammare di Stabia (Stabiae).
Ora è a Napoli nel Museo Archeologico Nazionale.
Rappresenta Flora che, per il mondo latino, era una dea che veniva festeggiata dal 28 Aprile al 6 Maggio.
Era insieme ad altri 3 affreschi, ma Flora è diventata presto l’opera più famosa, forse per quel movimento elegante per raccogliere un fiore.
Questa immagine capace, con la sua grazia, di evocare tutta la forza della primavera divenne poi anche un vero cult diffondendosi dappertutto.
Se ne “appropriò” perfino una famosa casa di profumi parigina, poi l’utilizzarono le poste francesi ed è stata anche rivisitata da Milo Manara.
Milo Manara
E’ paragonata da molti alla mitica Primavera del Botticelli
ma certamente è il simbolo più affascinante della stagione amata dagli Antichi Romani.
IL GRUPPO DI CHI AMA LA STORIA ED I RICORDI (NO POLITICA)
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FLORA – UN DIPINTO… UNA STORIA… UN CULT
Flora è un affresco di 39 x 31cm. rinvenuto in un cunicolo della Villa di Arianna di Castellammare di Stabia (Stabiae).
Ora è a Napoli nel Museo Archeologico Nazionale.
Rappresenta Flora che, per il mondo latino, era una dea che veniva festeggiata dal 28 Aprile al 6 Maggio.
Era insieme ad altri 3 affreschi, ma Flora è diventata presto l'opera più famosa, forse per quel movimento elegante per raccogliere un fiore.
Questa immagine capace, con la sua grazia, di evocare tutta la forza della primavera divenne poi anche un vero cult diffondendosi dappertutto.
Se ne “appropriò” perfino una famosa casa di profumi parigina, poi l'utilizzarono le poste francesi ed è stata anche rivisitata da Milo Manara.
Milo Manara
E' paragonata da molti alla mitica Primavera del Botticelli
ma certamente è il simbolo più affascinante della stagione amata dagli Antichi Romani.
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Flora è un affresco di 39 x 31cm. rinvenuto in un cunicolo della Villa di Arianna di Castellammare di Stabia (Stabiae).
Ora è a Napoli nel Museo Archeologico Nazionale.
Rappresenta Flora che, per il mondo latino, era una dea che veniva festeggiata dal 28 Aprile al 6 Maggio.
Era insieme ad altri 3 affreschi, ma Flora è diventata presto l'opera più famosa, forse per quel movimento elegante per raccogliere un fiore.
Questa immagine capace, con la sua grazia, di evocare tutta la forza della primavera divenne poi anche un vero cult diffondendosi dappertutto.
Se ne “appropriò” perfino una famosa casa di profumi parigina, poi l'utilizzarono le poste francesi ed è stata anche rivisitata da Milo Manara.
Milo Manara
E' paragonata da molti alla mitica Primavera del Botticelli
ma certamente è il simbolo più affascinante della stagione amata dagli Antichi Romani.
IL GRUPPO DI CHI AMA LA STORIA ED I RICORDI (NO POLITICA)
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Eccezionale, per la sua rarità, il ritrovamento nel fiume Rodano di una ruota di legno intatta di un carro romano.
.
Aveva accanto reperti di grande valore: monete d’oro, elementi architettonici, marmi, statue (tra cui uno splendido ritratto di Giulio Cesare), ed una una misteriosa cassa di legno e bronzo.
Eccola

La ruota, di circa 1 mt di diametro, presenta dieci raggi.
.
Ci si domanda se sia stata una piena del Rodano a travolgere il carro ed il suo carico prezioso.
.
La ruota rappresenta un ulteriore elemento che consente di conoscere la realtà della Gallia Romana del IV secolo.
.
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Esempio di carro romano
.
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Ruote di carri con dieci raggi non erano frequenti ma erano già state riscontrate nell’antichità .
Si ricordano quella conservata nel mausoleo di Igel in Germania, quella scolpita su una stele in Panonnie (Austria), quelle visibili nel mosaico di Boscéaz Orbe in Svizzera e sull’altare dedicato a Giove nel lapidario di Avignone.
.
Il reperto è poi stato rimosso dal fiume con molta cura e molte difficoltà per non danneggiarlo.
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E’ stato poi prelevato da specialisti del Museo delle Antichità di Arles e del laboratorio Arc-Nucléart a Grenoble per esser poi lì conservato.
Tony Kospan
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Eccezionale, per la sua rarità, il ritrovamento nel fiume Rodano di una ruota di legno intatta di un carro romano.
.
Aveva accanto reperti di grande valore: monete d’oro, elementi architettonici, marmi, statue (tra cui uno splendido ritratto di Giulio Cesare), ed una una misteriosa cassa di legno e bronzo.
Eccola

La ruota, di circa 1 mt di diametro, presenta dieci raggi.
.
Ci si domanda se sia stata una piena del Rodano a travolgere il carro ed il suo carico prezioso.
.
La ruota rappresenta un ulteriore elemento che consente di conoscere la realtà della Gallia Romana del IV secolo.
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Esempio di carro romano
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Ruote di carri con dieci raggi non erano frequenti ma erano già state riscontrate nell’antichità .
Si ricordano quella conservata nel mausoleo di Igel in Germania, quella scolpita su una stele in Panonnie (Austria), quelle visibili nel mosaico di Boscéaz Orbe in Svizzera e sull’altare dedicato a Giove nel lapidario di Avignone.
.
Il reperto è poi stato rimosso dal fiume con molta cura e molte difficoltà per non danneggiarlo.
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E’ stato poi prelevato da specialisti del Museo delle Antichità di Arles e del laboratorio Arc-Nucléart a Grenoble per esser poi lì conservato.
Tony Kospan
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