Archivio per l'etichetta ‘Antonio Corradini’
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LE ALTRE OPERE DELLA CAPPELLA
IL DISINGANNO
a cura di Tony Kospan
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Avviciniamoci a quest’altra meravigliosa opera…
dopo aver visto e descritto il Cristo velato e la Pudicizia.
Per il fascino che emana e le emozioni che dona,
fa parte, insieme alle altre 2 suindicate,
della triade delle opere più belle della Cappella
che di recente è stata eletta
al primo posto della classifica dei musei italiani
preferiti dai viaggiatori di tutto il mondo.
Alcune delle incredibili opere della Cappella
Il disinganno
è considerato il capolavoro di Francesco Queirolo
artista genovese, allievo del Corradini, che fu
anche l’autore del bozzetto preparatorio.
Anche stavolta ne approfondiremo i 4 aspetti
familiari, artistici, religiosi ed esoterici
seguendo le diverse opinioni dei tanti studiosi
che si sono impegnati nel cercar
di comprendere il vero significato dell’opera.
DESCRIZIONE ED ASPETTO FAMILIARE
L’opera ha quale scopo dichiarato ridar lustro al padre del Principe
per mondarlo dalla sua pessima fama.
Mostra un uomo (il padre di Raimondo) nell’atto di liberarsi
da una pesante rete da cui è avvolto.
In questo è aiutato da un genietto (o putto) alato
con in testa una coroncina, con fiamma sulla fronte,
e che tiene un piede su di un globo
al quale è poi appoggiato un libro.
.
.
Il bassorilievo su cui è posata la scultura rappresenta
la parabola di Gesù che ridà la vista ad un cieco
con la scritta “Qui non vident videant” .
(Coloro che non vedono… vedano)
Il Principe con questa opera vuol esaltare la grande forza morale
del padre che era sì stato un grandissimo peccatore,
“Asservito alle giovanili brame” così è scritto sulla lapide,
ma che poi alla fine era riuscito a comprender gli errori commessi
ed a pentirsi rinunciando alle ricchezze ed al titolo nobiliare
(proprio a favore di Raimondo) ritirandosi in convento
e così liberandosi dalle tenebre del male.
(V. la sua biografia nella I parte)
VISIONE ARTISTICA
La scultura mostra una evidente forza intrinseca
che si apre in un movimento potente che coinvolge chi l’osserva.
Ma la cosa che maggiormente colpisce e colpì fin dal ‘700
lasciando a bocca aperta tutti coloro che l’osservano
è l’incredibile rete che morbidamente avvolge l’uomo.
Questo della rete è indubitabilmente
un caso senza precedenti nella storia della scultura
e frutto di una lavorazione davvero geniale.
Essa infatti è il risultato di un grande virtuosismo tecnico,
quello di trasformare il marmo in una plastica rete,
così meticoloso da esser paragonato alla precisione degli orafi.
Si racconta anche che gli artigiani che collaboravano con l’artista
non se la sentirono di aiutar il Queirolo, per paura di romperla,
per cui lo scultore dovette far tutto da solo.
INTERPRETAZIONE RELIGIOSA
L’opera simboleggia il grande sforzo necessario
per la liberazione dal peccato e dall’illusione di dominio
per giungere infine a ritrovare la vera fede.
Anche il passo biblico scritto sul libro e la parabola
scolpita sul basamento (Gesù che dona la vista al cieco)
confermano questa tesi.
Inoltre l’opera può aver un’ulteriore lettura
religiosa in quanto può anche rappresentare
il pentimento dello stesso Principe per le sue attività esoteriche.
Pentimento che egli stesso dichiarò con suppliche
alle autorità religiose (che lo consideravano eretico e massonico)
con le quali affermava con forza la sincerità del suo pentimento.
INTERPRETAZIONE ESOTERICA
.
La lotta tra luce e tenebre è l’immediato e chiaro messaggio
che ci giunge da una semplice osservazione dell’opera
fortemente ideata e voluta dal Principe in tutti i suoi particolari
al punto che, per alcuni, non il padre…
ma proprio lui potrebbe essere il vero soggetto rappresentato.
Infatti fu totale il suo controllo, sia sulla realizzazione dell’opera
che sul Queirolo, al punto che nel contratto si legge
“a tutto piacimento, genio e gusto d’esso Signor Principe,
di non poter lavorare per nessun’altra persona,
e collo stretto ligame di non potersi licenziare”
che dimostra quanta poca libertà d’azione avesse l’artista.
E’ noto a tutti anche che l’iniziazione massonica avviene
con la bendatura dell’adepto per poi esserne liberato
per poter finalmente conoscere la Luce della Verità della Loggia.
La fiamma sulla fronte del putto alato è poi notoriamente
un simbolo dell’Illuminismo mentre il libro aperto
è un chiaro accenno alle grandi luci esoteriche che,
consentendo di vedere oltre l’apparente ed ingannatrice realtà,
portano all’uso della razionalità ed a vivere secondo virtù.
tra lui e le Autorità della Chiesa
vi furono non pochi e non semplici conflitti per salvarsi dai quali
egli fu costretto a denunciare al RE Carlo III (suo amico)
tutti i Liberi Muratori delle Logge del Regno.
Il Re emise (a malincuore) l’editto che cancellava tutte le Logge massoniche
ma questo, a parte un rimprovero, non causò a loro alcun reale problema
e le Logge continuarono ad operare tranquillamente come prima.
Gli storici ritengono che si sia trattato di una abiura strategica
servita per metter a tacere i nemici, soprattutto Gesuiti,
che il Principe aveva all’interno della Chiesa,
e così salvare sé ed i “Fratelli”.
Infine l’impatto visivo è così forte da farci “sentire”
che qualcosa di misterioso e segreto aleggia in essa.
UNA PERSONALE OPINIONE
Come ho accennato parlando delle altre opere,
anche qui i vari concetti e simboli impressi nella scultura si affiancano,
si sovrappongono, si fondono
in una sintesi sia tra aspetti simili ma anche tra opposti
con un risultato alla fine davvero mirabile.
La complessità degli elementi costitutivi dell’opera
non è infatti diversa da quella della personalità del Principe.
Egli era nel contempo massone e devoto a San Gennaro,
scienziato ma amante dell’arte, alchimista e generale dell’esercito,
bigotto ed eretico, nobile ma anche incline a contrar debiti,
colto ma anche superstizioso etc etc…
Per questi motivi attribuir all’opera un unico significato
mi appare fatica improba, se non del tutto inutile e senza senso,
in quanto appaiono presenti, in modo più o meno evidente,
tutti i simboli allegorici su elencati (e forse anche altri).
Continua
Tony Kospan




Chi volesse legger la I parte
– Presentazione e biografia del Principe di Sansevero –
Chi volesse legger la II parte
– Il Cristo Velato –




Chi volesse legger la III parte
STORIA.. RICORDI E ATMOSFERE DI UN TEMPO
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LE ALTRE OPERE DELLA CAPPELLA
IL DISINGANNO
a cura di Tony Kospan
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Avviciniamoci a quest’altra meravigliosa opera…
dopo aver visto e descritto il Cristo velato e la Pudicizia.
Per il fascino che emana e le emozioni che dona,
fa parte, insieme alle altre 2 suindicate,
della triade delle opere più belle della Cappella
che di recente è stata eletta
al primo posto della classifica dei musei italiani
preferiti dai viaggiatori di tutto il mondo.
Alcune delle incredibili opere della Cappella
Il disinganno
è considerato il capolavoro di Francesco Queirolo
artista genovese, allievo del Corradini, che fu
anche l’autore del bozzetto preparatorio.
Anche stavolta ne approfondiremo i 4 aspetti
familiari, artistici, religiosi ed esoterici
seguendo le diverse opinioni dei tanti studiosi
che si sono impegnati nel cercar
di comprendere il vero significato dell’opera.
DESCRIZIONE ED ASPETTO FAMILIARE
L’opera ha quale scopo dichiarato ridar lustro al padre del Principe
per mondarlo dalla sua pessima fama.
Mostra un uomo (il padre di Raimondo) nell’atto di liberarsi
da una pesante rete da cui è avvolto.
In questo è aiutato da un genietto (o putto) alato
con in testa una coroncina, con fiamma sulla fronte,
e che tiene un piede su di un globo
al quale è poi appoggiato un libro.
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Il bassorilievo su cui è posata la scultura rappresenta
la parabola di Gesù che ridà la vista ad un cieco
con la scritta “Qui non vident videant” .
(Coloro che non vedono… vedano)
Il Principe con questa opera vuol esaltare la grande forza morale
del padre che era sì stato un grandissimo peccatore,
“Asservito alle giovanili brame” così è scritto sulla lapide,
ma che poi alla fine era riuscito a comprender gli errori commessi
ed a pentirsi rinunciando alle ricchezze ed al titolo nobiliare
(proprio a favore di Raimondo) ritirandosi in convento
e così liberandosi dalle tenebre del male.
(V. la sua biografia nella I parte)
VISIONE ARTISTICA
La scultura mostra una evidente forza intrinseca
che si apre in un movimento potente che coinvolge chi l’osserva.
Ma la cosa che maggiormente colpisce e colpì fin dal ‘700
lasciando a bocca aperta tutti coloro che l’osservano
è l’incredibile rete che morbidamente avvolge l’uomo.
Questo della rete è indubitabilmente
un caso senza precedenti nella storia della scultura
e frutto di una lavorazione davvero geniale.
Essa infatti è il risultato di un grande virtuosismo tecnico,
quello di trasformare il marmo in una plastica rete,
così meticoloso da esser paragonato alla precisione degli orafi.
Si racconta anche che gli artigiani che collaboravano con l’artista
non se la sentirono di aiutar il Queirolo, per paura di romperla,
per cui lo scultore dovette far tutto da solo.
INTERPRETAZIONE RELIGIOSA
L’opera simboleggia il grande sforzo necessario
per la liberazione dal peccato e dall’illusione di dominio
per giungere infine a ritrovare la vera fede.
Anche il passo biblico scritto sul libro e la parabola
scolpita sul basamento (Gesù che dona la vista al cieco)
confermano questa tesi.
Inoltre l’opera può aver un’ulteriore lettura
religiosa in quanto può anche rappresentare
il pentimento dello stesso Principe per le sue attività esoteriche.
Pentimento che egli stesso dichiarò con suppliche
alle autorità religiose (che lo consideravano eretico e massonico)
con le quali affermava con forza la sincerità del suo pentimento.
INTERPRETAZIONE ESOTERICA
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La lotta tra luce e tenebre è l’immediato e chiaro messaggio
che ci giunge da una semplice osservazione dell’opera
fortemente ideata e voluta dal Principe in tutti i suoi particolari
al punto che, per alcuni, non il padre…
ma proprio lui potrebbe essere il vero soggetto rappresentato.
Infatti fu totale il suo controllo, sia sulla realizzazione dell’opera
che sul Queirolo, al punto che nel contratto si legge
“a tutto piacimento, genio e gusto d’esso Signor Principe,
di non poter lavorare per nessun’altra persona,
e collo stretto ligame di non potersi licenziare”
che dimostra quanta poca libertà d’azione avesse l’artista.
E’ noto a tutti anche che l’iniziazione massonica avviene
con la bendatura dell’adepto per poi esserne liberato
per poter finalmente conoscere la Luce della Verità della Loggia.
La fiamma sulla fronte del putto alato è poi notoriamente
un simbolo dell’Illuminismo mentre il libro aperto
è un chiaro accenno alle grandi luci esoteriche che,
consentendo di vedere oltre l’apparente ed ingannatrice realtà,
portano all’uso della razionalità ed a vivere secondo virtù.
tra lui e le Autorità della Chiesa
vi furono non pochi e non semplici conflitti per salvarsi dai quali
egli fu costretto a denunciare al RE Carlo III (suo amico)
tutti i Liberi Muratori delle Logge del Regno.
Il Re emise (a malincuore) l’editto che cancellava tutte le Logge massoniche
ma questo, a parte un rimprovero, non causò a loro alcun reale problema
e le Logge continuarono ad operare tranquillamente come prima.
Gli storici ritengono che si sia trattato di una abiura strategica
servita per metter a tacere i nemici, soprattutto Gesuiti,
che il Principe aveva all’interno della Chiesa,
e così salvare sé ed i “Fratelli”.
Infine l’impatto visivo è così forte da farci “sentire”
che qualcosa di misterioso e segreto aleggia in essa.
UNA PERSONALE OPINIONE
Come ho accennato parlando delle altre opere,
anche qui i vari concetti e simboli impressi nella scultura si affiancano,
si sovrappongono, si fondono
in una sintesi sia tra aspetti simili ma anche tra opposti
con un risultato alla fine davvero mirabile.
La complessità degli elementi costitutivi dell’opera
non è infatti diversa da quella della personalità del Principe.
Egli era nel contempo massone e devoto a San Gennaro,
scienziato ma amante dell’arte, alchimista e generale dell’esercito,
bigotto ed eretico, nobile ma anche incline a contrar debiti,
colto ma anche superstizioso etc etc…
Per questi motivi attribuir all’opera un unico significato
mi appare fatica improba, se non del tutto inutile e senza senso,
in quanto appaiono presenti, in modo più o meno evidente,
tutti i simboli allegorici su elencati (e forse anche altri).
Continua
Tony Kospan




Chi volesse legger la I parte
– Presentazione e biografia del Principe di Sansevero –
Chi volesse legger la II parte
– Il Cristo Velato –




Chi volesse legger la III parte
STORIA.. RICORDI E ATMOSFERE DI UN TEMPO
.
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Quest’opera, con il Cristo velato di cui abbiamo già parlato
ed il Disinganno di cui parleremo più avanti,
forma la triade delle opere della Cappella più apprezzate
fin dal ‘700 dai visitatori e dagli storici dell’arte
ed è oggi un’immagine che vediamo molto spesso nel web.
LE ALTRE OPERE DELLA CAPPELLA
LA PUDICIZIA
a cura di Tony Kospan
Il Principe Raimondo l’ha dedicata alla memoria
della “incomparabile madre”, la nobildonna Cecilia Gaetani,
morta quando Raimondo aveva meno di un anno.
L’autore, il veneto Antonio Corradini noto per le sue figure velate,
è davvero un grande della scultura dell’epoca.
Aveva lavorato con successo in diverse parti d’Europa
ma morì proprio poco dopo averla terminata.
La prima cosa che salta all’occhio nell’osservarla
è che il titolo “La pudicizia” è davvero strano
tanto la statua appare… maestosamente “impudica“!
Anche qui il “velo corradiniano” appare fantastico
con quelle pieghe trasparenti del tessuto
che aderiscono elegantemente e morbidamente alla pelle.
L’arte del velo nella scultura era già nota agli antichi
ed era molto amata dal Principe anche per il suo significato esoterico
del… velare e… svelare (la verità).
La donna ha una cintura di rose intrecciate
ed uno sguardo perso nel vuoto ed ha poi accanto a sé
l’albero della vita e una lapide divisa in 2 parti
simbolo indiscusso di una vita troppo presto spezzata
ed ancor più confermato dalla mano lì appoggiata.
La base infine su cui essa è situata
mostra un bassorilievo in cui è raffigurato
l’episodio evangelico del Noli me tangere.
Abbiamo dunque visto e descritto la statua
sia come “significato familiare“,
omaggio alla madre prematuramente morta,
che da un punto di vista artistico,
la genialità dell’arte del Corradini.
Ora esaminiamola anche secondo
le differenti ed opposte interpretazioni
esoteriche e cristiane della stessa.
INTERPRETAZIONE ESOTERICA
Appare chiaro che se la scultura voleva rappresentare
solo un omaggio alla madre morta così giovane
qui c’è molto… ma molto di più
a partire da quel velo di cui abbiamo già parlato,
riferimento alla sapienza nascosta ai non iniziati,
e per la figura accostabile alla dea egizia Iside.
Inoltre tanto gli arbusti di quercia,
albero della conoscenza del Bene e del Male per gli antichi,
l’opulenza delle forme, la cintura di rose (Rosa mistica?) etc
evidenziano che l’opera
non è altro che un’allegoria della sapienza esoterica.
INTERPRETAZIONE RELIGIOSA O CLASSICA
Tutti i simboli dell’opera non sono altro
che espressione della fede cristiana.
La quercia è anche un simbolo cristiano,
il vaso sotto la statua è un contenitore di incenso,
la cintura di rose rappresenta la nascita della vita,
la lapide rotta fa riferimento alla resurrezione
(lapide del sepolcro di Cristo trovata rotta )
ed il velo null’altro è che un omaggio
alla nuda castità e/o alla nudità di Eva.
UNA PERSONALE OPINIONE
Tanta religiosità nel Principe, noto massone
e duramente perseguitato a più riprese dalla Chiesa
mi sfugge proprio del tutto e mi appare incomprensibile.
Lo stesso Corradini, l’autore, era poi un iniziato.
Come pure non mi convince l’idea che un figlio
voglia ricordare la madre precocemente scomparsa
mostrandola con forme così procaci
e coperte solo da un leggero velo trasparente.
Però penso anche che sia innegabile
la presenza di diversi riferimenti religiosi.
Dunque ritengo che nell’opera siano presenti
entrambi gli aspetti che forse sono stati volutamente
tenuti insieme principalmente per 2 motivi.
Il primo è quello di renderla ancor più misteriosa
ed il secondo per evitare le ire delle Autorità ecclesiastiche.
In ogni caso è indubitabile che si tratta
di un vero e proprio fantastico capolavoro…
FINE DELLA IV PARTE
(LA CAPPELLA SANSEVERO
E LE 4 INTERPRETAZIONI
DELLE SUE MISTERIOSE OPERE)
La visita virtuale della Cappella
continuerà con le altre misteriose opere
Chi volesse legger la I parte
– Presentazione e biografia del Principe di Sansevero –
Chi volesse legger la II parte
– La storia fella misteriosa Cappella –
Chi volesse legger la III parte
– Il mitico Cristo Velato –
PER LE NOVITA’ DEL BLOG
SE… IL BLOG TI PIACE… I S C R I V I T I
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LE ALTRE OPERE DELLA CAPPELLA
IL DISINGANNO
a cura di Tony Kospan
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Avviciniamoci a quest’altra meravigliosa opera…
dopo aver visto e descritto il Cristo velato e la Pudicizia.
Per il fascino che emana e le emozioni che dona,
fa parte, insieme alle altre 2 suindicate,
della triade delle opere più belle della Cappella
che di recente è stata eletta
al primo posto della classifica dei musei italiani
preferiti dai viaggiatori di tutto il mondo.
Alcune delle incredibili opere della Cappella
Il disinganno
è considerato il capolavoro di Francesco Queirolo
artista genovese, allievo del Corradini, che fu
anche l’autore del bozzetto preparatorio.
Anche stavolta ne approfondiremo i 4 aspetti
familiari, artistici, religiosi ed esoterici
seguendo le diverse opinioni dei tanti studiosi
che si sono impegnati nel cercar
di comprendere il vero significato dell’opera.
DESCRIZIONE ED ASPETTO FAMILIARE
L’opera ha quale scopo dichiarato ridar lustro al padre del Principe
per mondarlo dalla sua pessima fama.
Mostra un uomo (il padre di Raimondo) nell’atto di liberarsi
da una pesante rete da cui è avvolto.
In questo è aiutato da un genietto (o putto) alato
con in testa una coroncina, con fiamma sulla fronte,
e che tiene un piede su di un globo
al quale è poi appoggiato un libro.
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Il bassorilievo su cui è posata la scultura rappresenta
la parabola di Gesù che ridà la vista ad un cieco
con la scritta “Qui non vident videant” .
(Coloro che non vedono… vedano)
Il Principe con questa opera vuol esaltare la grande forza morale
del padre che era sì stato un grandissimo peccatore,
“Asservito alle giovanili brame” così è scritto sulla lapide,
ma che poi alla fine era riuscito a comprender gli errori commessi
ed a pentirsi rinunciando alle ricchezze ed al titolo nobiliare
(proprio a favore di Raimondo) ritirandosi in convento
e così liberandosi dalle tenebre del male.
(V. la sua biografia nella I parte)
VISIONE ARTISTICA
La scultura mostra una evidente forza intrinseca
che si apre in un movimento potente che coinvolge chi l’osserva.
Ma la cosa che maggiormente colpisce e colpì fin dal ‘700
lasciando a bocca aperta tutti coloro che l’osservano
è l’incredibile rete che morbidamente avvolge l’uomo.
Questo della rete è indubitabilmente
un caso senza precedenti nella storia della scultura
e frutto di una lavorazione davvero geniale.
Essa infatti è il risultato di un grande virtuosismo tecnico,
quello di trasformare il marmo in una plastica rete,
così meticoloso da esser paragonato alla precisione degli orafi.
Si racconta anche che gli artigiani che collaboravano con l’artista
non se la sentirono di aiutar il Queirolo, per paura di romperla,
per cui lo scultore dovette far tutto da solo.
INTERPRETAZIONE RELIGIOSA
L’opera simboleggia il grande sforzo necessario
per la liberazione dal peccato e dall’illusione di dominio
per giungere infine a ritrovare la vera fede.
Anche il passo biblico scritto sul libro e la parabola
scolpita sul basamento (Gesù che dona la vista al cieco)
confermano questa tesi.
Inoltre l’opera può aver un’ulteriore lettura
religiosa in quanto può anche rappresentare
il pentimento dello stesso Principe per le sue attività esoteriche.
Pentimento che egli stesso dichiarò con suppliche
alle autorità religiose (che lo consideravano eretico e massonico)
con le quali affermava con forza la sincerità del suo pentimento.
INTERPRETAZIONE ESOTERICA
.
La lotta tra luce e tenebre è l’immediato e chiaro messaggio
che ci giunge da una semplice osservazione dell’opera
fortemente ideata e voluta dal Principe in tutti i suoi particolari
al punto che, per alcuni, non il padre…
ma proprio lui potrebbe essere il vero soggetto rappresentato.
Infatti fu totale il suo controllo, sia sulla realizzazione dell’opera
che sul Queirolo, al punto che nel contratto si legge
“a tutto piacimento, genio e gusto d’esso Signor Principe,
di non poter lavorare per nessun’altra persona,
e collo stretto ligame di non potersi licenziare”
che dimostra quanta poca libertà d’azione avesse l’artista.
E’ noto a tutti anche che l’iniziazione massonica avviene
con la bendatura dell’adepto per poi esserne liberato
per poter finalmente conoscere la Luce della Verità della Loggia.
La fiamma sulla fronte del putto alato è poi notoriamente
un simbolo dell’Illuminismo mentre il libro aperto
è un chiaro accenno alle grandi luci esoteriche che,
consentendo di vedere oltre l’apparente ed ingannatrice realtà,
portano all’uso della razionalità ed a vivere secondo virtù.
tra lui e le Autorità della Chiesa
vi furono non pochi e non semplici conflitti per salvarsi dai quali
egli fu costretto a denunciare al RE Carlo III (suo amico)
tutti i Liberi Muratori delle Logge del Regno.
Il Re emise (a malincuore) l’editto che cancellava tutte le Logge massoniche
ma questo, a parte un rimprovero, non causò a loro alcun reale problema
e le Logge continuarono ad operare tranquillamente come prima.
Gli storici ritengono che si sia trattato di una abiura strategica
servita per metter a tacere i nemici, soprattutto Gesuiti,
che il Principe aveva all’interno della Chiesa,
e così salvare sé ed i “Fratelli”.
Infine l’impatto visivo è così forte da farci “sentire”
che qualcosa di misterioso e segreto aleggia in essa.
UNA PERSONALE OPINIONE
Come ho accennato parlando delle altre opere,
anche qui i vari concetti e simboli impressi nella scultura si affiancano,
si sovrappongono, si fondono
in una sintesi sia tra aspetti simili ma anche tra opposti
con un risultato alla fine davvero mirabile.
La complessità degli elementi costitutivi dell’opera
non è infatti diversa da quella della personalità del Principe.
Egli era nel contempo massone e devoto a San Gennaro,
scienziato ma amante dell’arte, alchimista e generale dell’esercito,
bigotto ed eretico, nobile ma anche incline a contrar debiti,
colto ma anche superstizioso etc etc…
Per questi motivi attribuir all’opera un unico significato
mi appare fatica improba, se non del tutto inutile e senza senso,
in quanto appaiono presenti, in modo più o meno evidente,
tutti i simboli allegorici su elencati (e forse anche altri).
Continua
Tony Kospan




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ed il Disinganno di cui parleremo più avanti,
forma la triade delle opere della Cappella più apprezzate
fin dal ‘700 dai visitatori e dagli storici dell’arte
ed è oggi un’immagine che vediamo molto spesso nel web.
LE ALTRE OPERE DELLA CAPPELLA
LA PUDICIZIA
a cura di Tony Kospan
Il Principe Raimondo l’ha dedicata alla memoria
della “incomparabile madre”, la nobildonna Cecilia Gaetani,
morta quando Raimondo aveva meno di un anno.
L’autore, il veneto Antonio Corradini noto per le sue figure velate,
è davvero un grande della scultura dell’epoca.
Aveva lavorato con successo in diverse parti d’Europa
ma morì proprio poco dopo averla terminata.
La prima cosa che salta all’occhio nell’osservarla
è che il titolo “La pudicizia” è davvero strano
tanto la statua appare… maestosamente “impudica“!
Anche qui il “velo corradiniano” appare fantastico
con quelle pieghe trasparenti del tessuto
che aderiscono elegantemente e morbidamente alla pelle.
L’arte del velo nella scultura era già nota agli antichi
ed era molto amata dal Principe anche per il suo significato esoterico
del… velare e… svelare (la verità).
La donna ha una cintura di rose intrecciate
ed uno sguardo perso nel vuoto ed ha poi accanto a sé
l’albero della vita e una lapide divisa in 2 parti
simbolo indiscusso di una vita troppo presto spezzata
ed ancor più confermato dalla mano lì appoggiata.
La base infine su cui essa è situata
mostra un bassorilievo in cui è raffigurato
l’episodio evangelico del Noli me tangere.
Abbiamo dunque visto e descritto la statua
sia come “significato familiare“,
omaggio alla madre prematuramente morta,
che da un punto di vista artistico,
la genialità dell’arte del Corradini.
Ora esaminiamola anche secondo
le differenti ed opposte interpretazioni
esoteriche e cristiane della stessa.
INTERPRETAZIONE ESOTERICA
Appare chiaro che se la scultura voleva rappresentare
solo un omaggio alla madre morta così giovane
qui c’è molto… ma molto di più
a partire da quel velo di cui abbiamo già parlato,
riferimento alla sapienza nascosta ai non iniziati,
e per la figura accostabile alla dea egizia Iside.
Inoltre tanto gli arbusti di quercia,
albero della conoscenza del Bene e del Male per gli antichi,
l’opulenza delle forme, la cintura di rose (Rosa mistica?) etc
evidenziano che l’opera
non è altro che un’allegoria della sapienza esoterica.
INTERPRETAZIONE RELIGIOSA O CLASSICA
Tutti i simboli dell’opera non sono altro
che espressione della fede cristiana.
La quercia è anche un simbolo cristiano,
il vaso sotto la statua è un contenitore di incenso,
la cintura di rose rappresenta la nascita della vita,
la lapide rotta fa riferimento alla resurrezione
(lapide del sepolcro di Cristo trovata rotta )
ed il velo null’altro è che un omaggio
alla nuda castità e/o alla nudità di Eva.
UNA PERSONALE OPINIONE
Tanta religiosità nel Principe, noto massone
e duramente perseguitato a più riprese dalla Chiesa
mi sfugge proprio del tutto e mi appare incomprensibile.
Lo stesso Corradini, l’autore, era poi un iniziato.
Come pure non mi convince l’idea che un figlio
voglia ricordare la madre precocemente scomparsa
mostrandola con forme così procaci
e coperte solo da un leggero velo trasparente.
Però penso anche che sia innegabile
la presenza di diversi riferimenti religiosi.
Dunque ritengo che nell’opera siano presenti
entrambi gli aspetti che forse sono stati volutamente
tenuti insieme principalmente per 2 motivi.
Il primo è quello di renderla ancor più misteriosa
ed il secondo per evitare le ire delle Autorità ecclesiastiche.
In ogni caso è indubitabile che si tratta
di un vero e proprio fantastico capolavoro…
FINE DELLA IV PARTE
(LA CAPPELLA SANSEVERO
E LE 4 INTERPRETAZIONI
DELLE SUE MISTERIOSE OPERE)
La visita virtuale della Cappella
continuerà con le altre misteriose opere
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Per il fascino che emana e le emozioni che dona,
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della triade delle opere più belle della Cappella
che di recente è stata eletta
al primo posto della classifica dei musei italiani
preferiti dai viaggiatori di tutto il mondo.
Alcune delle incredibili opere della Cappella
Il disinganno
è considerato il capolavoro di Francesco Queirolo
artista genovese, allievo del Corradini, che fu
anche l’autore del bozzetto preparatorio.
Anche stavolta ne approfondiremo i 4 aspetti
familiari, artistici, religiosi ed esoterici
seguendo le diverse opinioni dei tanti studiosi
che si sono impegnati nel cercar
di comprendere il vero significato dell’opera.
DESCRIZIONE ED ASPETTO FAMILIARE
L’opera ha quale scopo dichiarato ridar lustro al padre del Principe
per mondarlo dalla sua pessima fama.
Mostra un uomo (il padre di Raimondo) nell’atto di liberarsi
da una pesante rete da cui è avvolto.
In questo è aiutato da un genietto (o putto) alato
con in testa una coroncina, con fiamma sulla fronte,
e che tiene un piede su di un globo
al quale è poi appoggiato un libro.
.
.
Il bassorilievo su cui è posata la scultura rappresenta
la parabola di Gesù che ridà la vista ad un cieco
con la scritta “Qui non vident videant” .
(Coloro che non vedono… vedano)
Il Principe con questa opera vuol esaltare la grande forza morale
del padre che era sì stato un grandissimo peccatore,
“Asservito alle giovanili brame” così è scritto sulla lapide,
ma che poi alla fine era riuscito a comprender gli errori commessi
ed a pentirsi rinunciando alle ricchezze ed al titolo nobiliare
(proprio a favore di Raimondo) ritirandosi in convento
e così liberandosi dalle tenebre del male.
(V. la sua biografia nella I parte)
VISIONE ARTISTICA
La scultura mostra una evidente forza intrinseca
che si apre in un movimento potente che coinvolge chi l’osserva.
Ma la cosa che maggiormente colpisce e colpì fin dal ‘700
lasciando a bocca aperta tutti coloro che l’osservano
è l’incredibile rete che morbidamente avvolge l’uomo.
Questo della rete è indubitabilmente
un caso senza precedenti nella storia della scultura
e frutto di una lavorazione davvero geniale.
Essa infatti è il risultato di un grande virtuosismo tecnico,
quello di trasformare il marmo in una plastica rete,
così meticoloso da esser paragonato alla precisione degli orafi.
Si racconta anche che gli artigiani che collaboravano con l’artista
non se la sentirono di aiutar il Queirolo, per paura di romperla,
per cui lo scultore dovette far tutto da solo.
INTERPRETAZIONE RELIGIOSA
L’opera simboleggia il grande sforzo necessario
per la liberazione dal peccato e dall’illusione di dominio
per giungere infine a ritrovare la vera fede.
Anche il passo biblico scritto sul libro e la parabola
scolpita sul basamento (Gesù che dona la vista al cieco)
confermano questa tesi.
Inoltre l’opera può aver un’ulteriore lettura
religiosa in quanto può anche rappresentare
il pentimento dello stesso Principe per le sue attività esoteriche.
Pentimento che egli stesso dichiarò con suppliche
alle autorità religiose (che lo consideravano eretico e massonico)
con le quali affermava con forza la sincerità del suo pentimento.
INTERPRETAZIONE ESOTERICA
.
La lotta tra luce e tenebre è l’immediato e chiaro messaggio
che ci giunge da una semplice osservazione dell’opera
fortemente ideata e voluta dal Principe in tutti i suoi particolari
al punto che, per alcuni, non il padre…
ma proprio lui potrebbe essere il vero soggetto rappresentato.
Infatti fu totale il suo controllo, sia sulla realizzazione dell’opera
che sul Queirolo, al punto che nel contratto si legge
“a tutto piacimento, genio e gusto d’esso Signor Principe,
di non poter lavorare per nessun’altra persona,
e collo stretto ligame di non potersi licenziare”
che dimostra quanta poca libertà d’azione avesse l’artista.
E’ noto a tutti anche che l’iniziazione massonica avviene
con la bendatura dell’adepto per poi esserne liberato
per poter finalmente conoscere la Luce della Verità della Loggia.
La fiamma sulla fronte del putto alato è poi notoriamente
un simbolo dell’Illuminismo mentre il libro aperto
è un chiaro accenno alle grandi luci esoteriche che,
consentendo di vedere oltre l’apparente ed ingannatrice realtà,
portano all’uso della razionalità ed a vivere secondo virtù.
tra lui e le Autorità della Chiesa
vi furono non pochi e non semplici conflitti per salvarsi dai quali
egli fu costretto a denunciare al RE Carlo III (suo amico)
tutti i Liberi Muratori delle Logge del Regno.
Il Re emise (a malincuore) l’editto che cancellava tutte le Logge massoniche
ma questo, a parte un rimprovero, non causò a loro alcun reale problema
e le Logge continuarono ad operare tranquillamente come prima.
Gli storici ritengono che si sia trattato di una abiura strategica
servita per metter a tacere i nemici, soprattutto Gesuiti,
che il Principe aveva all’interno della Chiesa,
e così salvare sé ed i “Fratelli”.
Infine l’impatto visivo è così forte da farci “sentire”
che qualcosa di misterioso e segreto aleggia in essa.
UNA PERSONALE OPINIONE
Come ho accennato parlando delle altre opere,
anche qui i vari concetti e simboli impressi nella scultura si affiancano,
si sovrappongono, si fondono
in una sintesi sia tra aspetti simili ma anche tra opposti
con un risultato alla fine davvero mirabile.
La complessità degli elementi costitutivi dell’opera
non è infatti diversa da quella della personalità del Principe.
Egli era nel contempo massone e devoto a San Gennaro,
scienziato ma amante dell’arte, alchimista e generale dell’esercito,
bigotto ed eretico, nobile ma anche incline a contrar debiti,
colto ma anche superstizioso etc etc…
Per questi motivi attribuir all’opera un unico significato
mi appare fatica improba, se non del tutto inutile e senza senso,
in quanto appaiono presenti, in modo più o meno evidente,
tutti i simboli allegorici su elencati (e forse anche altri).
Continua
Tony Kospan




Chi volesse legger la I parte
– Presentazione e biografia del Principe di Sansevero –
Chi volesse legger la II parte
– Il Cristo Velato –




Chi volesse legger la III parte
STORIA.. RICORDI E ATMOSFERE DI UN TEMPO
.
.
.
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...
Quest’opera, con il Cristo velato di cui abbiamo già parlato
ed il Disinganno di cui parleremo più avanti,
forma la triade delle opere della Cappella più apprezzate
fin dal ‘700 dai visitatori e dagli storici dell’arte
ed è oggi un’immagine che vediamo molto spesso nel web.
LE ALTRE OPERE DELLA CAPPELLA
LA PUDICIZIA
a cura di Tony Kospan
Il Principe Raimondo l’ha dedicata alla memoria
della “incomparabile madre”, la nobildonna Cecilia Gaetani,
morta quando Raimondo aveva meno di un anno.
L’autore, il veneto Antonio Corradini noto per le sue figure velate,
è davvero un grande della scultura dell’epoca.
Aveva lavorato con successo in diverse parti d’Europa
ma morì proprio poco dopo averla terminata.
La prima cosa che salta all’occhio nell’osservarla
è che il titolo “La pudicizia” è davvero strano
tanto la statua appare… maestosamente “impudica“!
Anche qui il “velo corradiniano” appare fantastico
con quelle pieghe trasparenti del tessuto
che aderiscono elegantemente e morbidamente alla pelle.
L’arte del velo nella scultura era già nota agli antichi
ed era molto amata dal Principe anche per il suo significato esoterico
del… velare e… svelare (la verità).
La donna ha una cintura di rose intrecciate
ed uno sguardo perso nel vuoto ed ha poi accanto a sé
l’albero della vita e una lapide divisa in 2 parti
simbolo indiscusso di una vita troppo presto spezzata
ed ancor più confermato dalla mano lì appoggiata.
La base infine su cui essa è situata
mostra un bassorilievo in cui è raffigurato
l’episodio evangelico del Noli me tangere.
Abbiamo dunque visto e descritto la statua
sia come “significato familiare“,
omaggio alla madre prematuramente morta,
che da un punto di vista artistico,
la genialità dell’arte del Corradini.
Ora esaminiamola anche secondo
le differenti ed opposte interpretazioni
esoteriche e cristiane della stessa.
INTERPRETAZIONE ESOTERICA
Appare chiaro che se la scultura voleva rappresentare
solo un omaggio alla madre morta così giovane
qui c’è molto… ma molto di più
a partire da quel velo di cui abbiamo già parlato,
riferimento alla sapienza nascosta ai non iniziati,
e per la figura accostabile alla dea egizia Iside.
Inoltre tanto gli arbusti di quercia,
albero della conoscenza del Bene e del Male per gli antichi,
l’opulenza delle forme, la cintura di rose (Rosa mistica?) etc
evidenziano che l’opera
non è altro che un’allegoria della sapienza esoterica.
INTERPRETAZIONE RELIGIOSA O CLASSICA
Tutti i simboli dell’opera non sono altro
che espressione della fede cristiana.
La quercia è anche un simbolo cristiano,
il vaso sotto la statua è un contenitore di incenso,
la cintura di rose rappresenta la nascita della vita,
la lapide rotta fa riferimento alla resurrezione
(lapide del sepolcro di Cristo trovata rotta )
ed il velo null’altro è che un omaggio
alla nuda castità e/o alla nudità di Eva.
UNA PERSONALE OPINIONE
Tanta religiosità nel Principe, noto massone
e duramente perseguitato a più riprese dalla Chiesa
mi sfugge proprio del tutto e mi appare incomprensibile.
Lo stesso Corradini, l’autore, era poi un iniziato.
Come pure non mi convince l’idea che un figlio
voglia ricordare la madre precocemente scomparsa
mostrandola con forme così procaci
e coperte solo da un leggero velo trasparente.
Però penso anche che sia innegabile
la presenza di diversi riferimenti religiosi.
Dunque ritengo che nell’opera siano presenti
entrambi gli aspetti che forse sono stati volutamente
tenuti insieme principalmente per 2 motivi.
Il primo è quello di renderla ancor più misteriosa
ed il secondo per evitare le ire delle Autorità ecclesiastiche.
In ogni caso è indubitabile che si tratta
di un vero e proprio fantastico capolavoro…
FINE DELLA IV PARTE
(LA CAPPELLA SANSEVERO
E LE 4 INTERPRETAZIONI
DELLE SUE MISTERIOSE OPERE)
La visita virtuale della Cappella
continuerà con le altre misteriose opere
Chi volesse legger la I parte
– Presentazione e biografia del Principe di Sansevero –
Chi volesse legger la II parte
– La storia fella misteriosa Cappella –
Chi volesse legger la III parte
– Il mitico Cristo Velato –
PER LE NOVITA’ DEL BLOG
SE… IL BLOG TI PIACE… I S C R I V I T I
.
.
.
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Quest’opera, con il Cristo velato di cui abbiamo già parlato
ed il Disinganno di cui parleremo più avanti,
forma la triade delle opere della Cappella più apprezzate
fin dal ‘700 dai visitatori e dagli storici dell’arte
ed è oggi un’immagine che vediamo molto spesso nel web.
LE ALTRE OPERE DELLA CAPPELLA
LA PUDICIZIA
a cura di Tony Kospan
Il Principe Raimondo l’ha dedicata alla memoria
della “incomparabile madre”, la nobildonna Cecilia Gaetani,
morta quando Raimondo aveva meno di un anno.
L’autore, il veneto Antonio Corradini noto per le sue figure velate,
è davvero un grande della scultura dell’epoca.
Aveva lavorato con successo in diverse parti d’Europa
ma morì proprio poco dopo averla terminata.
La prima cosa che salta all’occhio nell’osservarla
è che il titolo “La pudicizia” è davvero strano
tanto la statua appare… maestosamente “impudica“!
Anche qui il “velo corradiniano” appare fantastico
con quelle pieghe trasparenti del tessuto
che aderiscono elegantemente e morbidamente alla pelle.
L’arte del velo nella scultura era già nota agli antichi
ed era molto amata dal Principe anche per il suo significato esoterico
del… velare e… svelare (la verità).
La donna ha una cintura di rose intrecciate
ed uno sguardo perso nel vuoto ed ha poi accanto a sé
l’albero della vita e una lapide divisa in 2 parti
simbolo indiscusso di una vita troppo presto spezzata
ed ancor più confermato dalla mano lì appoggiata.
La base infine su cui essa è situata
mostra un bassorilievo in cui è raffigurato
l’episodio evangelico del Noli me tangere.
Abbiamo dunque visto e descritto la statua
sia come “significato familiare“,
omaggio alla madre prematuramente morta,
che da un punto di vista artistico,
la genialità dell’arte del Corradini.
Ora esaminiamola anche secondo
le differenti ed opposte interpretazioni
esoteriche e cristiane della stessa.
INTERPRETAZIONE ESOTERICA
Appare chiaro che se la scultura voleva rappresentare
solo un omaggio alla madre morta così giovane
qui c’è molto… ma molto di più
a partire da quel velo di cui abbiamo già parlato,
riferimento alla sapienza nascosta ai non iniziati,
e per la figura accostabile alla dea egizia Iside.
Inoltre tanto gli arbusti di quercia,
albero della conoscenza del Bene e del Male per gli antichi,
l’opulenza delle forme, la cintura di rose (Rosa mistica?) etc
evidenziano che l’opera
non è altro che un’allegoria della sapienza esoterica.
INTERPRETAZIONE RELIGIOSA O CLASSICA
Tutti i simboli dell’opera non sono altro
che espressione della fede cristiana.
La quercia è anche un simbolo cristiano,
il vaso sotto la statua è un contenitore di incenso,
la cintura di rose rappresenta la nascita della vita,
la lapide rotta fa riferimento alla resurrezione
(lapide del sepolcro di Cristo trovata rotta )
ed il velo null’altro è che un omaggio
alla nuda castità e/o alla nudità di Eva.
UNA PERSONALE OPINIONE
Tanta religiosità nel Principe, noto massone
e duramente perseguitato a più riprese dalla Chiesa
mi sfugge proprio del tutto e mi appare incomprensibile.
Lo stesso Corradini, l’autore, era poi un iniziato.
Come pure non mi convince l’idea che un figlio
voglia ricordare la madre precocemente scomparsa
mostrandola con forme così procaci
e coperte solo da un leggero velo trasparente.
Però penso anche che sia innegabile
la presenza di diversi riferimenti religiosi.
Dunque ritengo che nell’opera siano presenti
entrambi gli aspetti che forse sono stati volutamente
tenuti insieme principalmente per 2 motivi.
Il primo è quello di renderla ancor più misteriosa
ed il secondo per evitare le ire delle Autorità ecclesiastiche.
In ogni caso è indubitabile che si tratta
di un vero e proprio fantastico capolavoro…
FINE DELLA IV PARTE
(LA CAPPELLA SANSEVERO
E LE 4 INTERPRETAZIONI
DELLE SUE MISTERIOSE OPERE)
La visita virtuale della Cappella
continuerà con le altre misteriose opere
Chi volesse legger la I parte
– Presentazione e biografia del Principe di Sansevero –
Chi volesse legger la II parte
– La storia fella misteriosa Cappella –
Chi volesse legger la III parte
– Il mitico Cristo Velato –
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LE ALTRE OPERE DELLA CAPPELLA
IL DISINGANNO
a cura di Tony Kospan
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Avviciniamoci a quest’altra meravigliosa opera…
dopo aver visto e descritto il Cristo velato e la Pudicizia.
Per il fascino che emana e le emozioni che dona,
fa parte, insieme alle altre 2 suindicate,
della triade delle opere più belle della Cappella
che di recente è stata eletta
al primo posto della classifica dei musei italiani
preferiti dai viaggiatori di tutto il mondo.
Alcune delle incredibili opere della Cappella
Il disinganno
è considerato il capolavoro di Francesco Queirolo
artista genovese, allievo del Corradini, che fu
anche l’autore del bozzetto preparatorio.
Anche stavolta ne approfondiremo i 4 aspetti
familiari, artistici, religiosi ed esoterici
seguendo le diverse opinioni dei tanti studiosi
che si sono impegnati nel cercar
di comprendere il vero significato dell’opera.
DESCRIZIONE ED ASPETTO FAMILIARE
L’opera ha quale scopo dichiarato ridar lustro al padre del Principe
per mondarlo dalla sua pessima fama.
Mostra un uomo (il padre di Raimondo) nell’atto di liberarsi
da una pesante rete da cui è avvolto.
In questo è aiutato da un genietto (o putto) alato
con in testa una coroncina, con fiamma sulla fronte,
e che tiene un piede su di un globo
al quale è poi appoggiato un libro.
.
.
Il bassorilievo su cui è posata la scultura rappresenta
la parabola di Gesù che ridà la vista ad un cieco
con la scritta “Qui non vident videant” .
(Coloro che non vedono… vedano)
Il Principe con questa opera vuol esaltare la grande forza morale
del padre che era sì stato un grandissimo peccatore,
“Asservito alle giovanili brame” così è scritto sulla lapide,
ma che poi alla fine era riuscito a comprender gli errori commessi
ed a pentirsi rinunciando alle ricchezze ed al titolo nobiliare
(proprio a favore di Raimondo) ritirandosi in convento
e così liberandosi dalle tenebre del male.
(V. la sua biografia nella I parte)
VISIONE ARTISTICA
La scultura mostra una evidente forza intrinseca
che si apre in un movimento potente che coinvolge chi l’osserva.
Ma la cosa che maggiormente colpisce e colpì fin dal ‘700
lasciando a bocca aperta tutti coloro che l’osservano
è l’incredibile rete che morbidamente avvolge l’uomo.
Questo della rete è indubitabilmente
un caso senza precedenti nella storia della scultura
e frutto di una lavorazione davvero geniale.
Essa infatti è il risultato di un grande virtuosismo tecnico,
quello di trasformare il marmo in una plastica rete,
così meticoloso da esser paragonato alla precisione degli orafi.
Si racconta anche che gli artigiani che collaboravano con l’artista
non se la sentirono di aiutar il Queirolo, per paura di romperla,
per cui lo scultore dovette far tutto da solo.
INTERPRETAZIONE RELIGIOSA
L’opera simboleggia il grande sforzo necessario
per la liberazione dal peccato e dall’illusione di dominio
per giungere infine a ritrovare la vera fede.
Anche il passo biblico scritto sul libro e la parabola
scolpita sul basamento (Gesù che dona la vista al cieco)
confermano questa tesi.
Inoltre l’opera può aver un’ulteriore lettura
religiosa in quanto può anche rappresentare
il pentimento dello stesso Principe per le sue attività esoteriche.
Pentimento che egli stesso dichiarò con suppliche
alle autorità religiose (che lo consideravano eretico e massonico)
con le quali affermava con forza la sincerità del suo pentimento.
INTERPRETAZIONE ESOTERICA
.
La lotta tra luce e tenebre è l’immediato e chiaro messaggio
che ci giunge da una semplice osservazione dell’opera
fortemente ideata e voluta dal Principe in tutti i suoi particolari
al punto che, per alcuni, non il padre…
ma proprio lui potrebbe essere il vero soggetto rappresentato.
Infatti fu totale il suo controllo, sia sulla realizzazione dell’opera
che sul Queirolo, al punto che nel contratto si legge
“a tutto piacimento, genio e gusto d’esso Signor Principe,
di non poter lavorare per nessun’altra persona,
e collo stretto ligame di non potersi licenziare”
che dimostra quanta poca libertà d’azione avesse l’artista.
E’ noto a tutti anche che l’iniziazione massonica avviene
con la bendatura dell’adepto per poi esserne liberato
per poter finalmente conoscere la Luce della Verità della Loggia.
La fiamma sulla fronte del putto alato è poi notoriamente
un simbolo dell’Illuminismo mentre il libro aperto
è un chiaro accenno alle grandi luci esoteriche che,
consentendo di vedere oltre l’apparente ed ingannatrice realtà,
portano all’uso della razionalità ed a vivere secondo virtù.
tra lui e le Autorità della Chiesa
vi furono non pochi e non semplici conflitti per salvarsi dai quali
egli fu costretto a denunciare al RE Carlo III (suo amico)
tutti i Liberi Muratori delle Logge del Regno.
Il Re emise (a malincuore) l’editto che cancellava tutte le Logge massoniche
ma questo, a parte un rimprovero, non causò a loro alcun reale problema
e le Logge continuarono ad operare tranquillamente come prima.
Gli storici ritengono che si sia trattato di una abiura strategica
servita per metter a tacere i nemici, soprattutto Gesuiti,
che il Principe aveva all’interno della Chiesa,
e così salvare sé ed i “Fratelli”.
Infine l’impatto visivo è così forte da farci “sentire”
che qualcosa di misterioso e segreto aleggia in essa.
UNA PERSONALE OPINIONE
Come ho accennato parlando delle altre opere,
anche qui i vari concetti e simboli impressi nella scultura si affiancano,
si sovrappongono, si fondono
in una sintesi sia tra aspetti simili ma anche tra opposti
con un risultato alla fine davvero mirabile.
La complessità degli elementi costitutivi dell’opera
non è infatti diversa da quella della personalità del Principe.
Egli era nel contempo massone e devoto a San Gennaro,
scienziato ma amante dell’arte, alchimista e generale dell’esercito,
bigotto ed eretico, nobile ma anche incline a contrar debiti,
colto ma anche superstizioso etc etc…
Per questi motivi attribuir all’opera un unico significato
mi appare fatica improba, se non del tutto inutile e senza senso,
in quanto appaiono presenti, in modo più o meno evidente,
tutti i simboli allegorici su elencati (e forse anche altri).
Continua
Tony Kospan




Chi volesse legger la I parte
– Presentazione e biografia del Principe di Sansevero –
Chi volesse legger la II parte
– Il Cristo Velato –




Chi volesse legger la III parte
STORIA.. RICORDI E ATMOSFERE DI UN TEMPO
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Quest’opera, con il Cristo velato di cui abbiamo già parlato
ed il Disinganno di cui parleremo più avanti,
forma la triade delle opere della Cappella più apprezzate
fin dal ‘700 dai visitatori e dagli storici dell’arte
ed è oggi un’immagine che vediamo molto spesso nel web.
LE ALTRE OPERE DELLA CAPPELLA
LA PUDICIZIA
a cura di Tony Kospan
Il Principe Raimondo l’ha dedicata alla memoria
della “incomparabile madre”, la nobildonna Cecilia Gaetani,
morta quando Raimondo aveva meno di un anno.
L’autore, il veneto Antonio Corradini noto per le sue figure velate,
è davvero un grande della scultura dell’epoca.
Aveva lavorato con successo in diverse parti d’Europa
ma morì proprio poco dopo averla terminata.
La prima cosa che salta all’occhio nell’osservarla
è che il titolo “La pudicizia” è davvero strano
tanto la statua appare… maestosamente “impudica“!
Anche qui il “velo corradiniano” appare fantastico
con quelle pieghe trasparenti del tessuto
che aderiscono elegantemente e morbidamente alla pelle.
L’arte del velo nella scultura era già nota agli antichi
ed era molto amata dal Principe anche per il suo significato esoterico
del… velare e… svelare (la verità).
La donna ha una cintura di rose intrecciate
ed uno sguardo perso nel vuoto ed ha poi accanto a sé
l’albero della vita e una lapide divisa in 2 parti
simbolo indiscusso di una vita troppo presto spezzata
ed ancor più confermato dalla mano lì appoggiata.
La base infine su cui essa è situata
mostra un bassorilievo in cui è raffigurato
l’episodio evangelico del Noli me tangere.
Abbiamo dunque visto e descritto la statua
sia come “significato familiare“,
omaggio alla madre prematuramente morta,
che da un punto di vista artistico,
la genialità dell’arte del Corradini.
Ora esaminiamola anche secondo
le differenti ed opposte interpretazioni
esoteriche e cristiane della stessa.
INTERPRETAZIONE ESOTERICA
Appare chiaro che se la scultura voleva rappresentare
solo un omaggio alla madre morta così giovane
qui c’è molto… ma molto di più
a partire da quel velo di cui abbiamo già parlato,
riferimento alla sapienza nascosta ai non iniziati,
e per la figura accostabile alla dea egizia Iside.
Inoltre tanto gli arbusti di quercia,
albero della conoscenza del Bene e del Male per gli antichi,
l’opulenza delle forme, la cintura di rose (Rosa mistica?) etc
evidenziano che l’opera
non è altro che un’allegoria della sapienza esoterica.
INTERPRETAZIONE RELIGIOSA O CLASSICA
Tutti i simboli dell’opera non sono altro
che espressione della fede cristiana.
La quercia è anche un simbolo cristiano,
il vaso sotto la statua è un contenitore di incenso,
la cintura di rose rappresenta la nascita della vita,
la lapide rotta fa riferimento alla resurrezione
(lapide del sepolcro di Cristo trovata rotta )
ed il velo null’altro è che un omaggio
alla nuda castità e/o alla nudità di Eva.
UNA PERSONALE OPINIONE
Tanta religiosità nel Principe, noto massone
e duramente perseguitato a più riprese dalla Chiesa
mi sfugge proprio del tutto e mi appare incomprensibile.
Lo stesso Corradini, l’autore, era poi un iniziato.
Come pure non mi convince l’idea che un figlio
voglia ricordare la madre precocemente scomparsa
mostrandola con forme così procaci
e coperte solo da un leggero velo trasparente.
Però penso anche che sia innegabile
la presenza di diversi riferimenti religiosi.
Dunque ritengo che nell’opera siano presenti
entrambi gli aspetti che forse sono stati volutamente
tenuti insieme principalmente per 2 motivi.
Il primo è quello di renderla ancor più misteriosa
ed il secondo per evitare le ire delle Autorità ecclesiastiche.
In ogni caso è indubitabile che si tratta
di un vero e proprio fantastico capolavoro…
FINE DELLA IV PARTE
(LA CAPPELLA SANSEVERO
E LE 4 INTERPRETAZIONI
DELLE SUE MISTERIOSE OPERE)
La visita virtuale della Cappella
continuerà con le altre misteriose opere
Chi volesse legger la I parte
– Presentazione e biografia del Principe di Sansevero –
Chi volesse legger la II parte
– La storia fella misteriosa Cappella –
Chi volesse legger la III parte
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