Archivio per l'etichetta ‘antonia pozzi’
Sono passati oltre 100 anni dalla sua nascita
ma le sue poesie sono più vive che mai
e personalmente,
ogni volta che ne parlo o leggo sue poesie,
non riesco a non emozionarmi.
.
.
ANTONIA POZZI
UN BREVE RICORDO ED ALCUNE POESIE
a cura di Tony Kospan
BREVE BIOGRAFIA
Antonia Pozzi nasce a Milano il 13 febbraio 1912.
Da piccolina è biondina ma delicatina di salute.

.
.
.
Crescendo diventa una bella ragazza contenta dei suoi genitori, l’avvocato Roberto Pozzi e la contessa Lina Cavagna Sangiuliani, e vive in un ambiente familiare (in senso ampio) molto colto ed elegante.
E’ però il liceo che segnerà la sua vita.
Qui inizia ad avere delle belle amicizie ed inizia a scrivere poesie.

Ma soprattutto resta affascinata dal professore di latino e greco.
Non dalla sua bellezza però… bensì dalla sua profonda cultura e dalla sua grande passione per l’insegnamento.
E’ il 1927.
Antonia scopre, nonostante la severità e gli occhi tristi del docente, d’aver in comune con lui tantissime affinità e tanti ideali… ma soprattutto l’amore per la poesia, la cultura, l’arte etc..
Scoppia l’amore…
Il padre cerca però in ogni modo di contrastarlo.

Nel 1933 Antonia si arrende al volere della famiglia… ma scrive di farlo “non secondo il cuore, ma secondo il bene”.
In realtà questo amore non finirà mai d’albergare nel suo cuore anche se cerca di vivere altri amori e di dedicarsi ad altri interessi.
Nel 1935 si laurea con lode con una tesi sulla formazione letteraria di Flaubert.

In questi anni vive come qualsiasi giovane alto-borghese di quei tempi frequentando molto anche la montagna con passeggiate e scalate.
Questo le dà molte emozioni che trasferisce poi nelle poesie.
Fa però anche una crociera nel mediterraneo visitando quei luoghi d’antica civiltà di cui le parlava il “suo” professore… nonché un viaggio in Austria e Germania per approfondire la lingua tedesca che tanto amava.

Una foto scattata da Antonia
Un altro suo grande interesse è, in quegli anni, la fotografia… (i suoi scatti appaiono vere e proprie poesie figurate) e l’impegno sociale verso i poveri.
Nel 1937 Antonia inizia ad insegnare presso l’Istituto Tecnico Schiapparelli.
Tuttavia nonostante tutte queste sue numerose attività non viene mai meno in lei una grave inquietitudine… che il 3 dicembre del ’38 la porta ad un tragico gesto.
Probabilmente i forti contrasti col padre, oltre all’amore negato, hanno avuto un’enorme importanza nella genesi delle sue gravi difficoltà psicologiche.

Addirittura risulta che il padre, dopo la sua morte, arrivò a censurare e modificare alcune sue poesie… e questo la dice lunga sulla tremenda pressione psicologica subita da Antonia.
LA SUA POETICA
Il manoscritto di una delle sue più note poesie
Non sono poche le sue poesie… ben 300… soprattutto se consideriamo la prematura scomparsa.
Qualcuno ha voluto limitarne la bellezza e la profondità definendole “diaristiche”.
Non sono poi da sottacere diversi aspetti innovativi e coraggiosi della sua poetica nè la sua capacità, pur essendo giovanissima, d’affrontar con coraggio i difficili temi della vita.
ALCUNE TRA LE SUE PIU’ BELLE POESIE
PREGHIERA ALLA POESIA
Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora ti neghi
e taci.
Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
tu lo sai,
tu lo sai che ho tradito,
ho camminato sul prato d’oro
che fu mio cuore,
ho rotto l’erba,
rovinata la terra –
poesia – quella terra
dove tu mi dicesti il più dolce
di tutti i tuoi canti,
dove un mattino per la prima volta
vidi volar nel sereno l’allodola
e con gli occhi cercai di salire –
Poesia, poesia che rimani
il mio profondo rimorso,
oh aiutami tu a ritrovare
il mio alto paese abbandonato –
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca –
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.
CONFIDARE
Ho tanta fede in te. Mi sembra
che saprei aspettare la tua voce
in silenzio, per secoli
di oscurità.
Tu sai tutti i segreti,
come il sole:
potresti far fiorire
i gerani e la zàgara selvaggia
sul fondo delle cave
di pietra, delle prigioni
leggendarie.
Ho tanta fede in te. Son quieta
come l’arabo avvolto
nel barracano bianco,
che ascolta Dio maturargli
l’orzo intorno alla casa.
PUDORE
Se qualcuna delle mie parole
ti piace e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino è bello.
BELLEZZA
Ti do me stessa
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido – della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette.
Grazie Antonia per le bellissime poesie
e scusaci per tutto il dolore che il perbenismo formale
di una società ipocrita ti ha dato.
Tony Kospan
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Dopo “L’allodola”, di cui abbiamo parlato tempo fa
ecco un’altra sublime poesia di Antonia Pozzi.
CONFIDARE – ANTONIA POZZI
LA NOTA POESIA ED UNA BREVE ANALISI

CONFIDARE
Antonia Pozzi
Ho tanta fede in te. Mi sembra
che saprei aspettare la tua voce
in silenzio, per secoli
di oscurità.
Tu sai tutti i segreti,
come il sole:
potresti far fiorire
i gerani e la zàgara selvaggia
sul fondo delle cave
di pietra, delle prigioni
leggendarie.
Ho tanta fede in te. Son quieta
come l’arabo avvolto
nel barracano bianco,
che ascolta Dio maturargli
l’orzo intorno alla casa.

BREVE ANALISI
Questa lirica possiamo facilmente dividerla in 3 parti.
I primi versi ci portano ad una visione dell’amore quasi come divinizzazione dell’amata/o.
Questo è certo un aspetto non nuovo se pensiamo alla donna angelicata cantata da Dante
nei versi dedicati a Beatrice ed al “dolce stil novo“

Nella seconda strofa Antonia esalta poi della persona amata tutte quelle doti
capaci di far nascere e vivere ovunque… fiori di luce.

La terza infine, attraverso la figura dell’arabo avvolto nel suo barracano
(all’epoca… siamo nel 1934… per la cultura occidentale era l’emblema della tranquillità)
esalta il suo assoluto sentir se stessa commossamente serena e protetta.

Tuttavia… nonostante quest’esaltazione dell’amore sublime e quasi a negar la lettera dei versi
traspare in modo invisibile ma evidente un urlo silenzioso sottile disperato ed esasperato
per il suo difficile amore tanto contrastato dalla sua famiglia
e dalla società “bene” di Milano (ma vale per ogni luogo della Terra).
Antonia Pozzi
Come sappiamo l’impossibilità a vivere il suo amore la portò ad abbreviar la sua vita…
recidendola ancora in fiore.
Mi farebbe piacere, come sempre, conoscere anche il vostro parere…
Tony Kospan
Chi volesse legger la biografia di Antonia
e altre sue bellissime poesie può cliccar qui giù.
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De Nittis
Stavolta il quotidiano saluto in poesia.. arte.. musica etc…
è tutto dedicato alla nuova stagione che inizia oggi alle 22,47
e vuol essere anche un augurio
di un felice e sereno inverno per voi e noi tutti.
.
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noto come “Solstizio d’inverno” che da sempre affascina l’umanità
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Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e,
stretti assieme dietro i vetri,
guardando la solitudine delle strade buie e gelate,
ricordassimo gli inverni delle favole,
dove si visse insieme senza saperlo.
– Dino Buzzati –
De Nittis – Che freddo! – 1884
INVERNO
Antonia Pozzi
Fili di pioppi
fili neri di nubi
…sul cielo rosso
e questa prima erba
libera dalla neve
chiara
che fa pensare alla primavera
e guardare
se ad una svolta
nascano le primule.
Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri
la nebbia addormenta i fossati
Un lento pallore devasta
i colori del cielo.
Scende la notte
nessun fiore è nato
è inverno, anima,
è inverno.
De Nittis – Giornata d’inverno
Inverno – De André
a tutti da Tony Kospan
De Nittis
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Alexandre Cabanel
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Due sono le grandi gioie nella vita di un uomo:
la prima quando per la prima volta può dire “amo”,
l’altra, ancora maggiore, quando può dire “sono amato”.
– Carlo Dossi –
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Alexandre Cabanel – La nascita di Venere
BELLEZZA
– Antonia Pozzi –
Ti do me stessa
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette.
Alexandre Cabanel – Ofelia
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Alexandre Cabanel – Il Poeta fiorentino
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Sono passati oltre 100 anni dalla sua nascita
ma le sue poesie sono più vive che mai
e personalmente,
ogni volta che ne parlo o leggo sue poesie,
non riesco a non emozionarmi.
.
.
ANTONIA POZZI
UN BREVE RICORDO ED ALCUNE POESIE
a cura di Tony Kospan
BREVE BIOGRAFIA
Antonia Pozzi nasce a Milano il 13 febbraio 1912.
Da piccolina è biondina ma delicatina di salute.

.
.
.
Crescendo diventa una bella ragazza contenta dei suoi genitori, l’avvocato Roberto Pozzi e la contessa Lina Cavagna Sangiuliani, e vive in un ambiente familiare (in senso ampio) molto colto ed elegante.
E’ però il liceo che segnerà la sua vita.
Qui inizia ad avere delle belle amicizie ed inizia a scrivere poesie.

Ma soprattutto resta affascinata dal professore di latino e greco.
Non dalla sua bellezza però… bensì dalla sua profonda cultura e dalla sua grande passione per l’insegnamento.
E’ il 1927.
Antonia scopre, nonostante la severità e gli occhi tristi del docente, d’aver in comune con lui tantissime affinità e tanti ideali… ma soprattutto l’amore per la poesia, la cultura, l’arte etc..
Scoppia l’amore…
Il padre cerca però in ogni modo di contrastarlo.

Nel 1933 Antonia si arrende al volere della famiglia… ma scrive di farlo “non secondo il cuore, ma secondo il bene”.
In realtà questo amore non finirà mai d’albergare nel suo cuore anche se cerca di vivere altri amori e di dedicarsi ad altri interessi.
Nel 1935 si laurea con lode con una tesi sulla formazione letteraria di Flaubert.

In questi anni vive come qualsiasi giovane alto-borghese di quei tempi frequentando molto anche la montagna con passeggiate e scalate.
Questo le dà molte emozioni che trasferisce poi nelle poesie.
Fa però anche una crociera nel mediterraneo visitando quei luoghi d’antica civiltà di cui le parlava il “suo” professore… nonché un viaggio in Austria e Germania per approfondire la lingua tedesca che tanto amava.

Una foto scattata da Antonia
Un altro suo grande interesse è, in quegli anni, la fotografia… (i suoi scatti appaiono vere e proprie poesie figurate) e l’impegno sociale verso i poveri.
Nel 1937 Antonia inizia ad insegnare presso l’Istituto Tecnico Schiapparelli.
Tuttavia nonostante tutte queste sue numerose attività non viene mai meno in lei una grave inquietitudine… che il 3 dicembre del ’38 la porta ad un tragico gesto.
Probabilmente i forti contrasti col padre, oltre all’amore negato, hanno avuto un’enorme importanza nella genesi delle sue gravi difficoltà psicologiche.

Addirittura risulta che il padre, dopo la sua morte, arrivò a censurare e modificare alcune sue poesie… e questo la dice lunga sulla tremenda pressione psicologica subita da Antonia.
LA SUA POETICA
Il manoscritto di una delle sue più note poesie
Non sono poche le sue poesie… ben 300… soprattutto se consideriamo la prematura scomparsa.
Qualcuno ha voluto limitarne la bellezza e la profondità definendole “diaristiche”.
Non sono poi da sottacere diversi aspetti innovativi e coraggiosi della sua poetica nè la sua capacità, pur essendo giovanissima, d’affrontar con coraggio i difficili temi della vita.
ALCUNE TRA LE SUE PIU’ BELLE POESIE
PREGHIERA ALLA POESIA
Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora ti neghi
e taci.
Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
tu lo sai,
tu lo sai che ho tradito,
ho camminato sul prato d’oro
che fu mio cuore,
ho rotto l’erba,
rovinata la terra –
poesia – quella terra
dove tu mi dicesti il più dolce
di tutti i tuoi canti,
dove un mattino per la prima volta
vidi volar nel sereno l’allodola
e con gli occhi cercai di salire –
Poesia, poesia che rimani
il mio profondo rimorso,
oh aiutami tu a ritrovare
il mio alto paese abbandonato –
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca –
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.
CONFIDARE
Ho tanta fede in te. Mi sembra
che saprei aspettare la tua voce
in silenzio, per secoli
di oscurità.
Tu sai tutti i segreti,
come il sole:
potresti far fiorire
i gerani e la zàgara selvaggia
sul fondo delle cave
di pietra, delle prigioni
leggendarie.
Ho tanta fede in te. Son quieta
come l’arabo avvolto
nel barracano bianco,
che ascolta Dio maturargli
l’orzo intorno alla casa.
PUDORE
Se qualcuna delle mie parole
ti piace e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino è bello.
BELLEZZA
Ti do me stessa
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido – della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette.
Grazie Antonia per le bellissime poesie
e scusaci per tutto il dolore che il perbenismo formale
di una società ipocrita ti ha dato.
Tony Kospan
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Il tema, poetico, artistico, musicale e non solo,
che desidero affrontare stavolta
è proprio l’oggetto principale di questo tipo di post.

LA POESIA IN.. POESIA.. ARTE.. MUSICA E NON SOLO (I)
a cura di Tony Kospan
Sì proprio così… stavolta le poesie parleranno di… Poesia
Il grande Montale disse che probabilmente la poesia è nata dalla necessità
di aggiungere un suono vocale al ritmo martellante delle musiche primitive…
Questo lascia immaginare un’origine comune tra musica e poesia…
che nel tempo sono diventate espressioni artistiche del tutto autonome
anche se spesso si rincontrano in quelle che definisco… canzoni-poesie.
Pierre Auguste Renoir
Personalmente sono convintissimo di ciò ed infatti,
la vera poesia contiene, rima o non rima,
una sua intrinseca musicalità.
Tornando alle sue origini, la poesia, partita dagli albori della parola,
è giunta intatta fino ad oggi arricchendosi però sempre più di temi,
modalità espressive, riflessioni e capacità di donare emozioni…
Alcuni significativi aforismi… su di lei..
Se la poesia non viene naturalmente
come le foglie vengono ad un albero,
è meglio che non venga per niente.
John Keats
Ogni poesia è misteriosa; nessuno sa interamente
ciò che gli è stato concesso di scrivere.
Jorge Luis Borges
Vivo nella poesia come le vene vivono del sangue
Antonia Pozzi
La poesia si avvicina alle verità essenziali più della storia.
Platone
La poesia non è un modo di esprimere un’opinione.
è un canto che sale da una ferita sanguinante
o da labbra sorridenti.
Kahlil Gibran
Nella vera poesia le espressioni che suonano più semplici
ci riempiono di sorpresa e di gioia perché rivelano noi a noi stessi
Benedetto Croce
Franz Dvorak
Definire però la poesia con precisione è, a mio parere,
assolutamente impossibile oltre che senza senso,
per la vastità del suo mondo, dei suoi stili, dei suoi modi e dei suoi temi.
La poesia ha poi tante chiavi di lettura… quanti sono i lettori…
poiché ciascuno può cogliere solo quello che la propria esperienza…
la propria cultura e perfino il proprio stato d’animo gli consente.
Jean-Honoré Fragonard
Amo spesso dire, a tal proposito che la poesia, una volta generata,
non è più solo del poeta ma anche del lettore
che la fa sua nel suo cuore.
Infine la poesia ci può anche offrire una chiave
per aprire alla nostra comprensione la serratura complicata
del senso della nostra vita e della vita in generale.
Leggere una poesia, al momento giusto quando si è molto felici
o quando si è veramente tristi, può essere il modo migliore
per interagire con noi stessi e con gli altri…
al di là delle dimensioni di spazio e tempo.
L’argomento è quasi infinito… per cui mi fermo qui
e lascio il testimone proprio a loro… i poeti…
ed in fondo chi meglio di loro può parlarcene?
Come sempre mi piacerebbe leggere quelle che sul tema,
vostre o di altri, colpiscono il vostro cuore…
LA POESIA CHE NON HO SCRITTO
Raymond Carver
Ecco la poesia che volevo scrivere
prima, ma non l’ho scritta
perché ti ho sentita muoverti.
Stavo ripensando
a quella prima mattina a Zrigo.
Quando ci siamo svegliati prima dell’alba.
Per un attimo disorientati. Ma poi siamo
usciti sul balcone che dominava
il fiume e la città vecchia.
E siamo rimasti lì senza parlare.
Nudi. A osservare il cielo schiarirsi.
Cosi’ felici ed emozionati. Come se
fossimo stati messi lì
proprio in quel momento.
POESIA FACILE
Dino Campana
Pace non cerco, guerra non sopporto
tranquillo e solo vo pel mondo in sogno
pieno di canti soffocati. Agogno
la nebbia ed il silenzio in un gran porto.
In un gran porto pien di vele lievi
pronte a salpar per l’orizzonte azzurro
dolci ondulando, mentre che il sussurro
del vento passa con accordi brevi.
E quegli accordi il vento se li porta
lontani sopra il mare sconosciuto.
Sogno. La vita è triste ed io son solo.
O quando o quando in un mattino ardente
l’anima mia si sveglierà nel sole
nel sole eterno, libera e fremente.
Delphin Enjolras
VENNE, DAPPRIMA, PURA
Juan Ramon Jimenez
Venne, dapprima, pura,
vestita d’innocenza.
E l’amai come un bimbo.
Dopo s’andò coprendo
di non so quali vesti.
E presi, senza saperlo, ad odiarla.
Fu infine una regina,
sfarzosa di tesori…
Che ira, quale amarezza insensata!
… Ma ecco, s’andò svestendo.
E io le sorridevo.
Rimase con la tunica
dell’innocenza antica.
Credetti ancora in lei.
E si tolse la tunica,
apparì tutta nuda… Oh poesia
nuda, passione della mia
vita, ora mia per sempre!
TRA CIO’ CHE VEDO E DICO
Octavio Paz
Tra ciò che vedo e dico,
tra ciò che dico e taccio,
tra ciò che taccio e sogno,
tra ciò che sogno e scordo,
la poesia.
Scivola
tra il sì e il no:
dice
ciò che taccio,
tace
ciò che dico,
sogna
ciò che scordo.
Non è un dire:
è un fare.
è un fare
che è un dire.
La poesia
si dice e si ode:
è reale.
E appena dico
è reale,
si dissipa.
è più reale, così?
Idea palpabile,
parola
impalpabile:
la poesia
va e viene
tra ciò che è
e ciò che non è.
Tesse riflessi
e li stesse.
La poesia
semina occhi nella pagina,
semina parole negli occhi.
Gli occhi parlano,
le parole guardano,
gli sguardi pensano.
Udire
i pensieri,
vedere
ciò che diciamo,
toccare
il corpo dell’idea.
Gli occhi
si chiudono,
le parole si aprono.
LA POESIA
Pablo Neruda
Accadde in quell’età… La poesia
venne a cercarmi. Non so da dove
sia uscita, da inverno o fiume.
Non so come né quando,
no, non erano voci, non erano
parole né silenzio,
ma da una strada mi chiamava,
dai rami della notte,
bruscamente fra gli altri,
fra violente fiamme
o ritornando solo,
era lì senza volto
e mi toccava.
Non sapevo che dire, la mia bocca
non sapeva nominare,
i miei occhi erano ciechi,
e qualcosa batteva nel mio cuore,
febbre o ali perdute,
e mi feci da solo,
decifrando
quella bruciatura,
e scrissi la prima riga incerta,
vaga, senza corpo, pura
sciocchezza,
pura saggezza
di chi non sa nulla,
e vidi all’improvviso
il cielo
sgranato
e aperto,
pianeti,
piantagioni palpitanti,
ombra ferita,
crivellata
da frecce, fuoco e fiori,
la notte travolgente, l’universo.
Ed io, minimo essere,
ebbro del grande vuoto
costellato,
a somiglianza, a immagine
del mistero,
mi sentii parte pura
dell’abisso,
ruotai con le stelle,
il mio cuore si sparpagliò nel vento.
George Agnew Reid
Un cordiale saluto a tutte le amiche
ed a tutti gli amici… dell’amica… poesia.
Tony Kospan
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Torello Ancillotti – Donna accanto al fiume
Questa è una delle più belle e più emblematiche poesie
della grande ma sfortunata poetessa milanese.
Antonia Pozzi (Milano 13.2.1912 – Milano 3.2.1938)
L’ALLODOLA
di Antonia Pozzi
POESIA SUBLIME D’AMORE E DOLORE
a cura di Tony Kospan
Una poesia apparentemente idilliaco-malinconica…
che nasconde invece
un dramma d’amore infinito e forse troppo annullante.
L’autrice qualche tempo dopo si suicida,
forse anche per le difficoltà createle dalla sua famiglia,
molto in vista nell’alta borghesia milanese.
Era stata costretta a troncare una relazione d’amore
col suo professore di latino e greco,
parecchio più grande di lei,
in quanto relazione considerata disdicevole
nell’ambiente “bene” che le era proprio.
La scelta di alcune parole infatti testimonia
la profondità, direi quasi l’abisso, del suo dolore
mentre altre sembrano dolci parole
rivolte solo ad un amore rimpianto.
Sottolineo in tal senso,
così come m’è stato dato di apprendere e condividere
nella mai tanto rimpianta trasmissione
“Inconscio e magia” di Gabriele La Porta
alcune significative espressioni come:
– conchiglia che custodiva la pace.
– Ed io ero piana quasi tu fossi un santo
– cammina sul lago
.
La poesia dunque
è una lirica straordinaria, bellissima e coinvolgente,
e nel contempo la sublimazione di un amore impossibile.
Debbo dire che la poesia ci fa rivivere il dramma che scuote
l’anima sensibile ed elevatissima della poetessa
e la cosa mi commuove sempre facendomela sentire vicina.
.
Se avete vostre riflessioni o opinioni
concordi o discordi mi piacerebbe leggerle.
Ma veniamo alla poesia.
L’ALLODOLA
Antonia Pozzi
Dopo il bacio – dall’ombra degli olmi
sulla strada uscivamo
per ritornare:
sorridevamo al domani
come bimbi tranquilli.
Le nostre mani
congiunte
componevano una tenace
conchiglia
che custodiva
la pace.
Ed io ero piana
quasi tu fossi un santo
che placa la vana
tempesta e cammina sul lago.
Io ero un immenso
cielo d’estate
all’alba
su sconfinate
distese di grano.
E il mio cuore
una trillante allodola
che misurava
la serenità.
John Everett Millais
Immagini gif della grande poetessa
Ciao da Tony Kospan
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e personalmente,
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ANTONIA POZZI
UN BREVE RICORDO ED ALCUNE POESIE
a cura di Tony Kospan
BREVE BIOGRAFIA
Antonia Pozzi nasce a Milano il 13 febbraio 1912.
Da piccolina è biondina ma delicatina di salute.

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Crescendo diventa una bella ragazza contenta dei suoi genitori, l’avvocato Roberto Pozzi e la contessa Lina Cavagna Sangiuliani, e vive in un ambiente familiare (in senso ampio) molto colto ed elegante.
E’ però il liceo che segnerà la sua vita.
Qui inizia ad avere delle belle amicizie ed inizia a scrivere poesie.

Ma soprattutto resta affascinata dal professore di latino e greco.
Non dalla sua bellezza però… bensì dalla sua profonda cultura e dalla sua grande passione per l’insegnamento.
E’ il 1927.
Antonia scopre, nonostante la severità e gli occhi tristi del docente, d’aver in comune con lui tantissime affinità e tanti ideali… ma soprattutto l’amore per la poesia, la cultura, l’arte etc..
Scoppia l’amore…
Il padre cerca però in ogni modo di contrastarlo.

Nel 1933 Antonia si arrende al volere della famiglia… ma scrive di farlo “non secondo il cuore, ma secondo il bene”.
In realtà questo amore non finirà mai d’albergare nel suo cuore anche se cerca di vivere altri amori e di dedicarsi ad altri interessi.
Nel 1935 si laurea con lode con una tesi sulla formazione letteraria di Flaubert.

In questi anni vive come qualsiasi giovane alto-borghese di quei tempi frequentando molto anche la montagna con passeggiate e scalate.
Questo le dà molte emozioni che trasferisce poi nelle poesie.
Fa però anche una crociera nel mediterraneo visitando quei luoghi d’antica civiltà di cui le parlava il “suo” professore… nonché un viaggio in Austria e Germania per approfondire la lingua tedesca che tanto amava.

Una foto scattata da Antonia
Un altro suo grande interesse è, in quegli anni, la fotografia… (i suoi scatti appaiono vere e proprie poesie figurate) e l’impegno sociale verso i poveri.
Nel 1937 Antonia inizia ad insegnare presso l’Istituto Tecnico Schiapparelli.
Tuttavia nonostante tutte queste sue numerose attività non viene mai meno in lei una grave inquietitudine… che il 3 dicembre del ’38 la porta ad un tragico gesto.
Probabilmente i forti contrasti col padre, oltre all’amore negato, hanno avuto un’enorme importanza nella genesi delle sue gravi difficoltà psicologiche.

Addirittura risulta che il padre, dopo la sua morte, arrivò a censurare e modificare alcune sue poesie… e questo la dice lunga sulla tremenda pressione psicologica subita da Antonia.
LA SUA POETICA
Il manoscritto di una delle sue più note poesie
Non sono poche le sue poesie… ben 300… soprattutto se consideriamo la prematura scomparsa.
Qualcuno ha voluto limitarne la bellezza e la profondità definendole “diaristiche”.
Non sono poi da sottacere diversi aspetti innovativi e coraggiosi della sua poetica nè la sua capacità, pur essendo giovanissima, d’affrontar con coraggio i difficili temi della vita.
ALCUNE TRA LE SUE PIU’ BELLE POESIE
PREGHIERA ALLA POESIA
Oh, tu bene mi pesi
l’anima, poesia:
tu sai se io manco e mi perdo,
tu che allora ti neghi
e taci.
Poesia, mi confesso con te
che sei la mia voce profonda:
tu lo sai,
tu lo sai che ho tradito,
ho camminato sul prato d’oro
che fu mio cuore,
ho rotto l’erba,
rovinata la terra –
poesia – quella terra
dove tu mi dicesti il più dolce
di tutti i tuoi canti,
dove un mattino per la prima volta
vidi volar nel sereno l’allodola
e con gli occhi cercai di salire –
Poesia, poesia che rimani
il mio profondo rimorso,
oh aiutami tu a ritrovare
il mio alto paese abbandonato –
Poesia che ti doni soltanto
a chi con occhi di pianto
si cerca –
oh rifammi tu degna di te,
poesia che mi guardi.
CONFIDARE
Ho tanta fede in te. Mi sembra
che saprei aspettare la tua voce
in silenzio, per secoli
di oscurità.
Tu sai tutti i segreti,
come il sole:
potresti far fiorire
i gerani e la zàgara selvaggia
sul fondo delle cave
di pietra, delle prigioni
leggendarie.
Ho tanta fede in te. Son quieta
come l’arabo avvolto
nel barracano bianco,
che ascolta Dio maturargli
l’orzo intorno alla casa.
PUDORE
Se qualcuna delle mie parole
ti piace e tu me lo dici
sia pur solo con gli occhi
io mi spalanco
in un riso beato
ma tremo
come una mamma piccola giovane
che perfino arrossisce
se un passante le dice
che il suo bambino è bello.
BELLEZZA
Ti do me stessa
le mie notti insonni,
i lunghi sorsi
di cielo e stelle – bevuti
sulle montagne,
la brezza dei mari percorsi
verso albe remote.
Ti do me stessa,
il sole vergine dei miei mattini
su favolose rive
tra superstiti colonne
e ulivi e spighe.
Ti do me stessa,
i meriggi
sul ciglio delle cascate,
i tramonti
ai piedi delle statue, sulle colline,
fra tronchi di cipressi animati
di nidi –
E tu accogli la mia meraviglia
di creatura,
il mio tremito di stelo
vivo nel cerchio
degli orizzonti,
piegato al vento
limpido – della bellezza:
e tu lascia ch’io guardi questi occhi
che Dio ti ha dati,
così densi di cielo
profondi come secoli di luce
inabissati al di là
delle vette.
Grazie Antonia per le bellissime poesie
e scusaci per tutto il dolore che il perbenismo formale
di una società ipocrita ti ha dato…
Tony Kospan
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Dopo “L’allodola”, di cui abbiamo parlato tempo fa
ecco un’altra poesia sublime di Antonia Pozzi.
CONFIDARE
ANTONIA POZZI

BREVE ANALISI
Questa lirica possiamo facilmente dividerla in 3 parti.
I primi versi ci portano ad una visione dell’amore quasi come divinizzazione dell’amata/o.
Questo è certo un aspetto non nuovo se pensiamo alla donna angelicata cantata da Dante
nei versi dedicati a Beatrice ed al “dolce stil novo“

Nella seconda strofa Antonia esalta poi della persona amata tutte quelle doti
capaci di far nascere e vivere ovunque… fiori di luce.

La terza infine, attraverso la figura dell’arabo avvolto nel suo barracano
(all’epoca… siamo nel 1934… per la cultura occidentale era l’emblema della tranquillità)
esalta il suo assoluto sentir se stessa commossamente serena e protetta.

Tuttavia… nonostante quest’esaltazione dell’amore sublime e quasi a negar la lettera dei versi
traspare in modo invisibile ma evidente un urlo silenzioso sottile disperato ed esasperato
per il suo difficile amore tanto contrastato dalla sua famiglia
e dalla società “bene” di Milano (ma vale per ogni luogo della Terra).
Antonia Pozzi
Come sappiamo l’impossibilità a vivere il suo amore la portò ad abbreviar la sua vita…
recidendola ancora in fiore…
Ma leggiamo la poesia

CONFIDARE
Antonia Pozzi
Ho tanta fede in te. Mi sembra
che saprei aspettare la tua voce
in silenzio, per secoli
di oscurità.
Tu sai tutti i segreti,
come il sole:
potresti far fiorire
i gerani e la zàgara selvaggia
sul fondo delle cave
di pietra, delle prigioni
leggendarie.
Ho tanta fede in te. Son quieta
come l’arabo avvolto
nel barracano bianco,
che ascolta Dio maturargli
l’orzo intorno alla casa.
(8 dicembre 1934)
Mi farebbe piacere, come sempre, conoscere anche il vostro parere…
Tony Kospan
Chi volesse legger la biografia di Antonia
e altre sue bellissime poesie può cliccar qui giù…
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De Nittis
Stavolta il quotidiano saluto in poesia.. arte.. musica etc…
è tutto dedicato alla nuova stagione che è iniziata oggi alle 16.59
e vuol essere anche un augurio di un felice inverno per voi e noi tutti.
.
Chi volesse approfondire il magico momento della natura
noto come “Solstizio d’inverno” che da sempre affascina l’umanità
(significato, storia, miti, riti, dipinti, poesie e musiche)
può cliccare qui giù…
Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e,
stretti assieme dietro i vetri,
guardando la solitudine delle strade buie e gelate,
ricordassimo gli inverni delle favole,
dove si visse insieme senza saperlo.
– Dino Buzzati –
De Nittis – Che freddo! – 1884
INVERNO
Antonia Pozzi
Fili di pioppi
fili neri di nubi
…sul cielo rosso
e questa prima erba
libera dalla neve
chiara
che fa pensare alla primavera
e guardare
se ad una svolta
nascano le primule.
Ma il ghiaccio inazzurra i sentieri
la nebbia addormenta i fossati
Un lento pallore devasta
i colori del cielo.
Scende la notte
nessun fiore è nato
è inverno, anima,
è inverno.
De Nittis – Giornata d’inverno

Inverno – De André
a tutti da Tony Kospan
De Nittis
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