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LA PIETRA DELLO SCANDALO – La sorprendente storia di questa antica ma ancora diffusissima espressione   Leave a comment







Spesso usiamo o sentiamo l’espressione
PIETRA DELLO SCANDALO
 ma da cosa nasce e cosa c’entra la pietra?







LA SORPRENDENTE STORIA DELLA “PIETRA DELLO SCANDALO”



Nell’antica Roma, i debitori insolventi ed i falliti
dovevano subire una forte e pubblica umiliazione.

Questa pratica, con valore legale, era così chiamata: 
labonorum cessio culo nudo super lapidem” 
(cessione di tutte le proprietà con sedere nudo sopra la pietra).








Essa consisteva nel fatto che, davanti al popolo,
per 3 volte 
l’interessato (fallito) doveva gridare “cedo bona”,
ossia “cedo le mie proprietà”, 
mentre si sedeva con violenza, e con le vesti alzate sulla pietra
che a Roma era davanti al Campidoglio con su scolpito un leone, 
mentre la folla lo scherniva.








L’origine di questa espressione, ancor oggi molto in uso,
è quindi proprio questa esposizione al pubblico ludibrio
in forma altamente sconveniente ed alquanto ridicola.

Ciò fatto i creditori però
non potevano più rivalersi sul debitore
se non sui beni ceduti dal fallito.








Eppure l’esser costretti a questa forte… pubblica umiliazione 
era in realtà un notevole miglioramento, voluto da Cesare
rispetto alla situazione precedente che invece consentiva 
ai creditori di uccidere o ridurre in schiavitù i debitori.



La situazione dei debitori prima della legge di Cesare



Questa usanza si diffuse poi in tutti i territori governati da Roma 
e durò molto a lungo anche dopo la fine dell’Impero.







Da essa poi sembra che sia nata anche l’altra espressione,
anch’essa diffusissima e molto popolare, “che culo!
in riferimento ad un grosso colpo di fortuna
dato che, dopo la pubblica e ridicola manifestazione sulla pietra,
 il fallito non poteva più essere colpito in nessun modo.




F I N E




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LUNULA E BULLA – Ecco gli amuleti dei ragazzi e delle ragazze dell’antica Roma   Leave a comment








Lunula





Erano amuleti di metallo o altro materiale più o meno nobile (spesso d’oro nelle famiglie aristocratiche) che erano fatti indossare alle bambine ed ai bambini dell’antica Roma per la loro protezione da ogni male (forze negative e spiriti maligni).

Entrambi gli amuleti venivano indossati dal nono giorno dalla nascita fino a quando non raggiungevano circa 16 anni.





Bulla




LUNULA


Alle bambine Romane veniva fatto indossare l’amuleto, chiamato Lunula.









Era un piccolo oggetto a forma di spicchio lunare che veniva appuntato sulla veste come amuleto e portato fino all’età del matrimonio, quando veniva tolto insieme agli altri ornamenti dell’infanzia.








Da quel momento infatti la ragazza  iniziava ad indossare il vestiario adatto ad una donna Romana.








BULLA



Ai maschietti veniva fatto indossare invece la Bulla.










La bulla aveva la forma di un marsupio rotondo con disegnati simboli protettivi (spesso fallici), con in alto un foro per il passaggio di una catenina per poterla indossare al collo come un medaglione.







La bulla una volta che il bambino era diventato un giovane uomo non veniva cestinata ma conservata e spesso sfoggiata nel caso di raggiungimento da parte del proprietario di cariche o onorificenze prestigiose.






F I N E

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STORIA E RICORDI DEL PASSATO
Frecce2039








LA FIBULA PRENESTINA – La storia e la soluzione di un giallo archeologico   Leave a comment




La strana storia della Fibula Prenestina, reperto archeologico dell’antica Roma.









COSA ERA LA FIBULA?


Innanzitutto cerchiamo di capire cosa era una fibula.

La fibula è il nome latino della spilla che veniva utilizzata nell’antichità soprattutto per tenere ferme le vesti sulle spalle ed alla vita.



Vari tipi di fibule dell’antica Roma




LA FIBULA PRENESTINA


E’ una spilla che prende il nome di Prenestina perché fu trovata nella seconda metà dell’800 nella cittadina situata alle porte di Roma.



Prenestina (Oggi Palestrina cittadina vicino Roma)



E’ d’oro, lunga 10,7 cm e presenta una iscrizione in latino arcaico con andamento da destra a sinistra che tradotta si legge così:
Manio mi ha fatto per Numerio“.



Iscrizione sulla fibula


IL DUBBIO


Fin dall’inizio c’era stato qualcuno che ne aveva messo in dubbio l’autenticità soprattutto per le non chiare modalità del ritrovamento.
Ma generalmente veniva ritenuta autentica nelle pubblicazioni di archeologia e fu anche presentata come tale ad una mostra parigina nel 1977.
Tuttavia una nota studiosa, Margherita Guarducci, sostenne nel 1980 con forza la tesi che sia l’iscrizione che la fibula erano false.
La sua tesi era che la fibula era il frutto della collaborazione tra l’archeologo tedesco Wolfgang Helbig e l’antiquario romano Francesco Martinetti rilevando che nella seconda metà dell’800 era nota a Roma l’attività di creazione di falsi reperti archeologici ai danni di acquirenti sprovveduti.
Questa tesi non raccolse grandi consensi ma insinuò un dubbio difficile da cancellare.






LA SOLUZIONE DELL’ENIGMA ARCHEOLOGICO


Nel 2011 è avvenuta la definitiva soluzione dell’annoso problema grazie all’indagine condotta dalla dr. Daniela Ferro dell’Istituto per lo Studio dei Materiali Nanostrutturati nonché docente universitaria a Roma e Firenze.
L’analisi della fibula, con microscopio elettronico e microsonda elettronica con spettrometro a raggi X, ha consentito di stabilire sia l’epoca della creazione (7° secolo a C.che la corrispondenza con le tecniche di lavorazione orafa di allora.
Non solo, si è perfino scoperto che, sempre anticamente, c’era stata una piccola riparazione con lamina d’oro per coprire un rottura della spilla.

Tony Kospan



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La ruota.. incredibilmente intatta.. di un carro romano ritrovata nel fiume Rodano (FR)   Leave a comment

 
 

Eccezionale, per la sua rarità, il ritrovamento nel fiume Rodano di una ruota di legno intatta di un carro romano.
.
Aveva accanto reperti di grande valore: monete d’oro, elementi architettonici, marmi, statue (tra cui uno splendido ritratto di Giulio Cesare), ed una una misteriosa cassa di legno e bronzo.

Eccola



 

 

ANTICA POMPEI

 




La ruota, di circa 1 mt di diametro, presenta dieci raggi. 
. 
Ci si domanda se sia stata una piena del Rodano a travolgere il carro ed il suo carico prezioso.
.
La ruota  rappresenta un ulteriore elemento che consente di conoscere la realtà della Gallia Romana del IV secolo.
 
.
.
 
 
 
Esempio di carro romano
 
.
.
 
 
Ruote di carri con dieci raggi non erano frequenti ma erano già state riscontrate nell’antichità .

Si ricordano quella conservata nel mausoleo di Igel in Germania, quella scolpita su una stele in Panonnie (Austria), quelle visibili nel mosaico di Boscéaz Orbe in Svizzera e sull’altare dedicato a Giove nel lapidario di Avignone.
.
Il reperto è poi stato rimosso dal fiume con molta cura e molte difficoltà per non danneggiarlo.
 
.
.
 

 
.
.
 
 
E’ stato poi prelevato da specialisti del Museo delle Antichità di Arles e del laboratorio Arc-Nucléart a Grenoble per esser poi lì conservato.
 
 
Tony Kospan
 
 
– Fonti web –



ANTICA POMPEI




 





CESTIA.. LA PIRAMIDE DI ROMA ANTICA – E’ sorprendente sia la storia della costruzione che del recente restauro   2 comments







Questa non enorme piramide situata al centro di Roma
mi stupiva sempre quando, nelle mie “scappate” romane,
mi capitava di vederla.

Sì perché è quasi impossibile non scorgerla
dato che si trova in pieno centro accanto a strade trafficatissime…

Ogni volta però mi stupiva e mi affascinava…
mentre mi disorientava il fatto che per gli altri
fosse come… invisibile.





Me n’ero in verità completamente dimenticato
quando m’è saltata davanti all’improvviso la notizia
dell’originale storia del suo recente restauro
che si affianca all’originale storia della sua origine.

Accennerò quindi in breve prima alla nascita
di questa, ad oggi, unica piramide italiana
e poi a come è potuta tornare alla condizione originaria
insieme ad immagini e dipinti recenti ed antichi






LA NASCITA DELLA PIRAMIDE


La Piramide nasce qualche decennio dopo la conquista dell’Egitto
da parte di Roma.

Il contatto con quella antichissima e grandissima civiltà
conquistò i Romani che se ne innamorarono per cui
i simboli… immagini… e la cultura egizia divennero di gran moda.

La piramide Cestia non è stata, come molti pensano, ricostruita
a Roma con materiale portato dall’Egitto ma fu costruita ex novo
per volere del Pretore Cestio importante uomo politico romano
tra il 18 ed il 12 a. C. come monumento funerario
per conservare le sue ceneri.






La piramide, alta 36 metri e con la base quadrata formata
da lati di 30 metri ciascuno fu costruita con mattoni e marmi di Carrara
in soli 330 giorni dagli eredi di Gaio Cestio Epulone perché,
se non ce l’avessero fatta,
avrebbero perso la sua cospicua eredità.

Questo è confermato anche da una scritta,
che ancora si legge, su entrambi i lati della camera interna
così come la storia della costruzione.






All’interno v’è un’unica camera sepolcrale, di 5,95 × 4,10 ed alta 4,80 metri

La camera sepolcrale che presenta una volta a botte come nelle piramidi egizie
e pareti bianche con alcuni dipinti di tipo decorativo simili a quelli pompeiani.






Lì dove dovevano essere conservate le ceneri ed il ritratto del defunto
ora c’è solo un foro certamente causato da ladri in cerca di tesori.

In origine v’erano 4 colonne ai 4 angoli.






LA PIRAMIDE NEL CORSO DEI SECOLI

Nei secoli successivi la Piramide fu ritenuta la tomba di Remo
così come l’altra Piramide distrutta da Papa Alessandro VI nel 1499
era considerata la tomba di Romolo e fu molto poco considerata.

A partire dal Seicento però iniziò a ricevere attenzioni dalle Autorità Pontificie
e furono così trovate 2 statue di Cestio e scoperta la camera interna.






Nello stesso periodo molti artisti giunti a Roma vollero dipingerla.

Ci fu poi anche un progetto per trasformarla in chiesa ma senza esito.





LA STORIA DEL RESTAURO


Un grande imprenditore giapponese della moda, Yuzo Yagi,
un giorno d’ottobre del 2010 si presenta al Ministero dei Beni Culturali
affermando di voler restaurare la Piramide offrendo un milione di euro.

I funzionari rimasero sorpresi e quasi non ci credevano.

Gli offrirono di pensare ad altri monumenti romani in cattive condizioni…
ma nulla… egli voleva assolutamente ripristinare la Piramide Cestia.






L’imprenditore, di cui si sa molto poco… se non che ama l’Italia,
avendo letto tempo prima di una Piramide a Roma
si era incuriosito e se ne era “innamorato”.

Nel marzo 2012 fu firmato il contratto nel quale
la Soprintendenza ai Beni Culturali
si impegnava a concludere i lavori in un anno.






Quando vuole anche un Ente Pubblico lavora bene ed alacremente
ed infatti il primo lotto dei lavori fu completato presto e bene
ma il milione era ormai stato già speso per sistemare la parte alta.

Fu comunicata la cosa a Yuzo Yagi che non rispose.

Allora gli fu inviata una lettera di ringraziamento comunque
per la sua disponibilità.






Ma ecco che sorprendentemente l’imprenditore comunicò
che avrebbe provveduto a finanziare anche i lavori per il 2° lotto
con un ulteriore milione di euro.

Ora la Piramide è tornata come nuova e
 splende nel suo bianco colore.

L’imprenditore non ha chiesto nè ricevuto nulla in cambio
e ne ricaverà forse solo un ritorno pubblicitario
anche se poi in Italia non ha i suoi principali interessi.







Tony Kospan

.






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Spesso usiamo o sentiamo l’espressione
PIETRA DELLO SCANDALO
 ma da cosa nasce e cosa c’entra la pietra?







LA SORPRENDENTE STORIA DELLA “PIETRA DELLO SCANDALO”



Nell’antica Roma, i debitori insolventi ed i falliti
dovevano subire una forte e pubblica umiliazione.

Questa pratica, con valore legale, era così chiamata: 
labonorum cessio culo nudo super lapidem” 
(cessione di tutte le proprietà con sedere nudo sopra la pietra).








Essa consisteva nel fatto che, davanti al popolo,
per 3 volte 
l’interessato doveva gridare “cedo bona”,
ossia “cedo le mie proprietà”, 
mentre si sedeva con violenza, e con le vesti alzate sulla pietra
che a Roma era davanti al Campidoglio con su scolpito un leone, 
mentre la folla lo scherniva.








L’origine di questa espressione, ancor oggi molto in uso,
è quindi proprio questa esposizione al pubblico ludibrio
in forma altamente sconveniente ed alquanto ridicola.

Ciò fatto i creditori però
non potevano più rivalersi sul debitore
se non sui beni ceduti.








Eppure l’esser costretti a questa forte… pubblica umiliazione 
era in realtà un notevole miglioramento, voluto da Cesare
rispetto alla situazione precedente che consentiva 
ai creditori di uccidere o ridurre in schiavitù i debitori.



La situazione dei debitori prima della legge di Cesare



Questa usanza si diffuse in tutti i territori governati da Roma 
e durò molto a lungo anche dopo la fine dell’Impero.







Da essa poi sembra che sia nata anche l’altra espressione,
anch’essa diffusissima e molto popolare, “che culo!
in riferimento ad un grosso colpo di fortuna
dato che, dopo la pubblica manifestazione,
 il fallito non poteva più essere colpito.




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LUNULA E BULLA – Sono questi gli amuleti dei ragazzi e delle ragazze dell’antica Roma – Conosciamoli   Leave a comment








Lunula





Erano amuleti di metallo o altro materiale più o meno nobile (spesso d’oro nelle famiglie aristocratiche) che erano fatti indossare alle bambine ed ai bambini dell’antica Roma per la loro protezione da ogni male (forze negative e spiriti maligni).

Entrambi gli amuleti venivano indossati dal nono giorno dalla nascita fino a quando non raggiungevano circa 16 anni.





Bulla




LUNULA


Alle bambine Romane veniva fatto indossare l’amuleto, chiamato Lunula.









Era un piccolo oggetto a forma di spicchio lunare che veniva appuntato sulla veste come amuleto e portato fino all’età del matrimonio, quando veniva tolto insieme agli altri ornamenti dell’infanzia.








Da quel momento infatti la ragazza  iniziava ad indossare il vestiario adatto ad una donna Romana.








BULLA



Ai maschietti veniva fatto indossare invece la Bulla.










La bulla aveva la forma di un marsupio rotondo con disegnati simboli protettivi (spesso fallici), con in alto un foro per il passaggio di una catenina per poterla indossare al collo come un medaglione.







La bulla una volta che il bambino era diventato un giovane uomo non veniva cestinata ma conservata e spesso sfoggiata nel caso di raggiungimento da parte del proprietario di cariche o onorificenze prestigiose.






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STORIA E RICORDI DEL PASSATO
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CESTIA.. LA PIRAMIDE DI ROMA ANTICA – Sono sorprendenti le storie sia della sua costruzione che del recente restauro   1 comment







Questa non enorme piramide situata al centro di Roma
mi stupiva sempre quando, nelle mie “scappate” romane,
mi capitava di vederla.

Sì perché è quasi impossibile non scorgerla
dato che si trova in pieno centro accanto a strade trafficatissime…

Ogni volta però mi stupiva e mi affascinava…
mentre mi disorientava il fatto che per gli altri
fosse come… invisibile.





Me n’ero in verità completamente dimenticato
quando m’è saltata davanti all’improvviso la notizia
dell’originale storia del suo recente restauro
che si affianca all’originale storia della sua origine.

Accennerò quindi in breve prima alla nascita
di questa, ad oggi, unica piramide italiana
e poi a come è potuta tornare alla condizione originaria
insieme ad immagini e dipinti recenti ed antichi






LA NASCITA DELLA PIRAMIDE


La Piramide nasce qualche decennio dopo la conquista dell’Egitto
da parte di Roma.

Il contatto con quella antichissima e grandissima civiltà
conquistò i Romani che se ne innamorarono per cui
i simboli… immagini… e la cultura egizia divennero di gran moda.

La piramide Cestia non è stata, come molti pensano, ricostruita
a Roma con materiale portato dall’Egitto ma fu costruita ex novo
per volere del Pretore Cestio importante uomo politico romano
tra il 18 ed il 12 a. C. come monumento funerario
per conservare le sue ceneri.






La piramide, alta 36 metri e con la base quadrata formata
da lati di 30 metri ciascuno fu costruita con mattoni e marmi di Carrara
in soli 330 giorni dagli eredi di Gaio Cestio Epulone perché,
se non ce l’avessero fatta,
avrebbero perso la sua cospicua eredità.

Questo è confermato anche da una scritta,
che ancora si legge, su entrambi i lati della camera interna
così come la storia della costruzione.






All’interno v’è un’unica camera sepolcrale, di 5,95 × 4,10 ed alta 4,80 metri

La camera sepolcrale che presenta una volta a botte come nelle piramidi egizie
e pareti bianche con alcuni dipinti di tipo decorativo simili a quelli pompeiani.






Lì dove dovevano essere conservate le ceneri ed il ritratto del defunto
ora c’è solo un foro certamente causato da ladri in cerca di tesori.

In origine v’erano 4 colonne ai 4 angoli.






LA PIRAMIDE NEL CORSO DEI SECOLI

Nei secoli successivi la Piramide fu ritenuta la tomba di Remo
così come l’altra Piramide distrutta da Papa Alessandro VI nel 1499
era considerata la tomba di Romolo e fu molto poco considerata.

A partire dal Seicento però iniziò a ricevere attenzioni dalle Autorità Pontificie
e furono così trovate 2 statue di Cestio e scoperta la camera interna.






Nello stesso periodo molti artisti giunti a Roma vollero dipingerla.

Ci fu poi anche un progetto per trasformarla in chiesa ma senza esito.





LA STORIA DEL RESTAURO


Un grande imprenditore giapponese della moda, Yuzo Yagi,
un giorno d’ottobre del 2010 si presenta al Ministero dei Beni Culturali
affermando di voler restaurare la Piramide offrendo un milione di euro.

I funzionari rimasero sorpresi e quasi non ci credevano.

Gli offrirono di pensare ad altri monumenti romani in cattive condizioni…
ma nulla… egli voleva assolutamente ripristinare la Piramide Cestia.






L’imprenditore, di cui si sa molto poco… se non che ama l’Italia,
avendo letto tempo prima di una Piramide a Roma
si era incuriosito e se ne era “innamorato”.

Nel marzo 2012 fu firmato il contratto nel quale
la Soprintendenza ai Beni Culturali
si impegnava a concludere i lavori in un anno.






Quando vuole anche un Ente Pubblico lavora bene ed alacremente
ed infatti il primo lotto dei lavori fu completato presto e bene
ma il milione era ormai stato già speso per sistemare la parte alta.

Fu comunicata la cosa a Yuzo Yagi che non rispose.

Allora gli fu inviata una lettera di ringraziamento comunque
per la sua disponibilità.






Ma ecco che sorprendentemente l’imprenditore comunicò
che avrebbe provveduto a finanziare anche i lavori per il 2° lotto
con un ulteriore milione di euro.

Ora la Piramide è tornata come nuova e
 splende nel suo bianco colore.

L’imprenditore non ha chiesto nè ricevuto nulla in cambio
e ne ricaverà forse solo un ritorno pubblicitario
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LA PIETRA DELLO SCANDALO – La sorprendente storia di questa nota espressione nata nell’antica Roma   Leave a comment







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PIETRA DELLO SCANDALO
 ma da cosa nasce e cosa c’entra la pietra?







LA SORPRENDENTE STORIA DELLA “PIETRA DELLO SCANDALO”



Nell’antica Roma, i debitori insolventi ed i falliti
dovevano subire una forte e pubblica umiliazione.

Questa pratica, con valore legale, era così chiamata:
labonorum cessio culo nudo super lapidem
(cessione di tutte le proprietà con sedere nudo sopra la pietra).








Essa consisteva nel fatto che, davanti al popolo,
per 3 volte l’interessato doveva gridare “cedo bona”,
ossia “cedo le mie proprietà”, 
mentre si sedeva con violenza, e con le vesti alzate sulla pietra
che a Roma era davanti al Campidoglio con su scolpito un leone, 
mentre la folla lo scherniva.








L’origine di questa espressione, ancor oggi molto in uso,
è quindi proprio questa esposizione al pubblico ludibrio
in forma altamente sconveniente ed alquanto ridicola.

Ciò fatto i creditori però
non potevano più rivalersi sul debitore
se non sui beni ceduti.








Eppure l’esser costretti a questa forte… pubblica umiliazione
era in realtà un notevole miglioramento, voluto da Cesare,
rispetto alla situazione precedente che consentiva
ai creditori di uccidere o ridurre in schiavitù i debitori.



La situazione dei debitori prima della legge di Cesare



Questa usanza si diffuse in tutti i territori governati da Roma 
e durò molto a lungo… anche dopo la fine dell’Impero.







Da essa poi sembra che sia nata anche l’altra espressione,
anch’essa diffusissima e molto popolare, “che culo!
in riferimento ad un grosso colpo di fortuna
dato che, dopo la pubblica manifestazione,
 il fallito non poteva più essere colpito.




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Erano amuleti di metallo o altro materiale più o meno nobile (spesso d’oro nelle famiglie aristocratiche) che erano fatti indossare alle bambine ed ai bambini dell’antica Roma per la loro protezione da ogni male (forze negative e spiriti maligni).

Entrambi gli amuleti venivano indossati dal nono giorno dalla nascita fino a quando non raggiungevano circa 16 anni.





Bulla




LUNULA


Alle bambine Romane veniva fatto indossare l’amuleto, chiamato Lunula.









Era un piccolo oggetto a forma di spicchio lunare che veniva appuntato sulla veste come amuleto e portato fino all’età del matrimonio, quando veniva tolto insieme agli altri ornamenti dell’infanzia.








Da quel momento infatti la ragazza  iniziava ad indossare il vestiario adatto ad una donna Romana.








BULLA



Ai maschietti veniva fatto indossare invece la Bulla.










La bulla aveva la forma di un marsupio rotondo con disegnati simboli protettivi (spesso fallici), con in alto un foro per il passaggio di una catenina per poterla indossare al collo come un medaglione.







La bulla una volta che il bambino era diventato un giovane uomo non veniva cestinata ma conservata e spesso sfoggiata nel caso di raggiungimento da parte del proprietario di cariche o onorificenze prestigiose.






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