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Pompei – Ecco la Domus e l’Insula dei Casti Amanti ora restaurate   Leave a comment








E’ stata una delle ultime aree
portate alla luce negli scavi di Pompei.

Ma è anche una delle zone
più emblematiche ed interessanti,
anche se meno viste, dell’antica cittadina.






La principale caratteristica della Domus è invece
la presenza quasi integra del 2° piano cosa unica a Pompei.






Come nasce il nome della Domus?

Nasce da un affresco sulla parete di fondo di un triclinio,
nella stanza da pranzo che mostra un uomo e una donna
che si baciano sdraiati sui letti triclinari
durante il banchetto.

Ecco i “casti amanti” appunto.



L’affresco che ha dato il nome alla Domus




La Domus.. era la casa di un ricco panettiere
comprendente anche il suo laboratorio.

L’Insula invece è di un’area di circa 3.000 metri quadrati
situata nella centrale via dell’Abbondanza, 
che collega il Foro all’Anfiteatro.








Nella strada avanti alla Domus e nella stessa Domus
al momento dell’eruzione del 24 agosto (ma forse era ottobre) del 79 dopo Cristo
(come riferisce nella sua lettera Plinio il Giovane,
testimone oculare di quella tragedia
)
erano in corso lavori di riparazione di fosse settiche danneggiate
da un precedente forte terremoto.









La casa con i suoi affreschi, il panificio,
le stanze, le varie dipendenze
ma anche con gli scheletri degli asini che giravano le macine
e tutta l’area dell’lnsula 12 della Regio IX
è stata restaurata ed è visitabile dal febbraio 2020.








Tony Kospan



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STORIA.. RICORDI E ATMOSFERE DI UN TEMPO
Gif Animate Frecce (39)











I mitici dipinti parietali dell’antica Pompei – Storia.. significato.. stili e temi degli affreschi   Leave a comment


 
 
 
Casa della Venere in conchiglia.
 
 
 
 

La cenere del Vesuvio, in una drammatica vicenda,
ci ha conservato, quasi intatta,
 la realtà della vita di una città di 2000 anni fa,
Pompei (ed Ercolano),
come una precisa ampia reale fotografia.



 
 



Non parlerò dell’arte considerata “scandalosa”
(ma che per i costumi dell’epoca non lo era affatto)
perché il blog ha una vocazione generalista
e quindi desidero evitare che alcune immagini “forti”
possano dar fastidio a qualcuno.

Dunque affronterò  l’argomento da un punto di vista
archeologico, artistico  e relativo alla vita sociale dell’epoca.
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 

LE PITTURE PARIETALI NELL’ANTICA POMPEI


 
 
La constatazione che tutte le case presentavano dipinti 
di grande interesse alle pareti è l’aspetto più straordinario di Pompei.
 
 
La varietà di stili nella decorazione pittorica
che riveste le pareti delle case pompeiane è evidente.
.

 
 

 
 
 
 


 
 


Essi si estendono dalla sobria ripartizione in riquadri colorati,
a scenari architettonici, talora semplici… talora molto complessi,
fino alla visione di prospettive assolutamente fantastiche,
a scene figurate ed alla ornamentazione pura.
 
 
 
 
 

Coppa con frutti – Casa di Giulia Felice – 79 d.C
 
 

 
La decorazione pittorica non era considerata
un qualcosa in più
ma l’abbellimento della parete era essenziale
in ogni casa.
 
 
 
 
 
La ragazza con l’orecchino di perla
 
 
 

 

Le pareti in tal modo cercano di deliziare, e ci riescono,
facendoci ritenere anche che fosse stato raggiunto
un elevato livello di civiltà visiva, ampiamente generalizzata,
che si estendeva fino ai gradini più bassi della scala sociale.

 
 


 
 
Maschere Dionisiache

 

 

Una civiltà dell’immagine mai superata in alcuna epoca posteriore
e sempre sensibilmente superiore a quanto si possa
oggi trovare in una qualsiasi città di dimensioni paragonabili.

 
 


 
 
Casa dei Vettii

 
  

I dipinti a carattere figurativo di Pompei sono quasi sempre copie,
di solito tratte da altre copie di capolavori celebri dell’arte greca
che purtroppo sono andati perduti.


  

 

Frisso ed Elle
 
 
 
 
Alcuni ritengono che l’arte pompeiana
sia in un certo senso come la proiezione nella Campania Felix
della corrente filoellenica dell’arte romana. 

 

 

Marte e Venere 
 
 
 
 

Ma a causa della notevole varietà degli stili 
sono stati fatti molti studi per decidere
se e quali delle pitture di Pompei, Ercolano, Stabiae e Oplontis
possano dirsi essere sicuramente nate dalle influenze
greche, campane e/o sannitiche.

 

 

 

 
 
 

In realtà esse potrebbero essere definite
come appartenenti a tutt’e tre le scuole, con la considerazione
che mentre alcune tipologie erano conosciute ancora prima
che venissero introdotte a Roma viceversa,
l’arte romana in seguito esercitò
una notevole influenza sugli artisti campani dell’epoca.

 

 

 

Cesto di fichi



 

A mio parere assume, in questo contesto, una certa rilevanza il fatto che 

accanto ad opere rifacentisi certamente all’arte ed alla mitologia greca

molti sono anche i dipinti che rappresentano invece scene di vita quotidiana.


 

 

 Bellerofonte e Pegaso – La casa dei dioscuri


 

 

“La tecnica utilizzata per la realizzazione delle pitture parietali (affresco)
consisteva nell’applicare al muro due o tre strati ben fatti
di intonaco calcareo, mescolato con sabbia e calcite.
Quindi si dipingeva prima il fondo e si lasciava asciugare.
Quando il tutto si era ben essiccato, si aggiungevano le decorazioni.







I colori venivano mescolati con calcare, mentre,
per conferire brillantezza alla superfice,
si aggiungevano anche colla e cera (encausto).
Con tali mezzi le pitture acquistavano durevolezza e lucentezza.

Tra l’altro, i pigmenti usati nell’antichità erano costituiti
soprattutto da terre colorate come le ocre,
da tinte minerali come il carbonato di rame e, infine,
da tinte di origine vegetale e animale.

  

 

 

 

 

 

Non era affatto facile acquistare padronanza della tecnica,
ed era necessaria una grande avvedutezza da parte del pittore,
il quale doveva riuscire a mettere in atto le sue idee
con rapidità per ricoprire la massima superfice nel minor tempo.”
(testo presente in vari siti web)

 

 

 

 

 

 

Tradizionalmente comunque le pitture delle città vesuviane
sono state assegnate a quattro stili diversi,
susseguentisi nel tempo
anche se qualche volta si sono sovrapposti.

 

 

 

Natura morta con bicchiere o caraffa trasparente
 

 

 

Oggi si pensa però che tale suddivisione sia del tutto inadeguata
a rappresentare la grande varietà delle tecniche pittoriche. 

 

 

F I N E


 

 

Fonti: vari siti web – impaginaz. e coordinam. t.k.

 

 

Tony Kospan


 

 


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LA TUA PAGINA DI FB DI SOGNO
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IL QUADRATO MAGICO.. MISTERO LATINO – Storia.. caratteristiche.. traduzione e varie interpretazioni della strana iscrizione   Leave a comment


Conosciamo l’originale quadrato magico scoperto a Pompei nel 1936,
ma presente anche in altre parti d’Italia e non solo, 
che, nonostante le tante ipotesi, resta ancora misterioso.



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IL MISTERO DEL QUADRATO MAGICO
 DI POMPEI (MA NON SOLO)




A Pompei, nel novembre del 1936, un noto studioso di graffiti italiano, Pompeo Della Corte, scoprì il  “quadrato” graffito in una colonna della Grande Palestra, non distante dall’Anfiteatro.

Si trattava di un quadrato magico fatto di parole.

Eccolo reso ancor più leggibile




R O T A S
O P E R A
T E N E T
A R E P O
S A T O R





Ma in verità di quadrati magici simili ce ne sono diversi in Italia ed in Europa.

In Abruzzo, tra Capestrano e Bussi, c’è la chiesa di S. Pietro ad Oratorium.

Sulla facciata della chiesa fa bella mostra di sé il quadrato magico SATORAREPOTENET… di cui si è parlato… ma in versione… sottosopra infatti la pietra, di 45-50 cm di lato, è posta in modo rovesciato.






Particolari e diverse sono poi le versioni circolari di Aosta.






e Valvisciolo (LT).

Ma torniamo ad esaminare le particolarità del quadrato che, come si diceva, non è poi una rarità.



LE CARATTERISTICHE DEL QUADRATO MAGICO







Ciò che è scritto può essere letto indifferentemente in orizzontale dalla prima alla quinta riga oppure in verticale dalla prima alla quinta colonna oppure, ancora, in orizzontale dalla quinta riga alla prima (da destra verso sinistra) o, infine, di nuovo in verticale (dal basso in alto) dalla quinta alla prima colonna.

Ma questa è soltanto la più semplice delle caratteristiche che rendono questo quadrato interessante e “magico”.



TRADUZIONE ED INTERPRETAZIONI



Quadrato della Chiesetta di San Pietro Ad Oratorium



Veniamo infatti alle traduzioni ed ai significati:




Traduzione letterale:


Se proviamo a tradurre letteralmente le parole del quadrato, possiamo ottenere risultati come questi.


•Iddio (SATOR, il creatore) – domina e regge (TENET) – le opere del creato (ROTAS OPERA) e quanto la terra produce (AREPO, aratro).

•Il seminatore (SATOR) sul suo carro (AREPO è parola di origine celtica il cui significato è simile a carro) dirige (TENET) con perizia (OPERA) le ruote (ROTAS, qui le ruote stanno a significare le orbite dei corpi celesti).



 
Acquaviva Collecroce (CB) – Chiesa di S. Maria Ester (XI sec.)




Significato della traduzione letterale:

Il Seminatore (Dio creatore) Areopago (che giudica) dirige con cura le ruote (le sfere celesti e le orbite dei pianeti)
Forse c’è sottintesa l’analogia tra il seminatore che dirige le ruote del proprio carro per spargere i semi controllando, poi, per eliminare le eventuali erbacce e Dio creatore e giudice, che dirige l’intero universo…

Dubbi restano sulla parola “AREPO”.



Interpretazione secondo una versione magica:
.


Queste parole avrebbero avuto in quei tempi molto successo soprattutto fra gli ammalati, che lo consideravano una sorta di formula guaritrice da tutti i mali.









Versione religiosa molto accreditata:
.
E’ chiaro che il seminatore è Dio mentre il carro è il suo trono.
Con tutte e sole le venticinque lettere che formano questo quadrato magico, fu composto un altro diagramma:








dove due PATERNOSTER appaiono intersecandosi, entrambi preceduti da A e seguiti da O, lettere che stanno per alfa e omega cioè i simboli dell’inizio e della fine di tutto.



Versione ermetica:

Una studiosa italiana, la prof. Bianca Capone, attraverso una approfondita analisi dei siti in cui sono stati rinvenute vestigia del Quadrato Sator, arriva a sostenere che dietro alla diffusione del misterioso sigillo ci sia stata l’opera dei Cavalieri Templari.


Versione “bustrofedica”:

Un’altra congettura suggestiva è quella formulata dalla scrittrice Silvana Zanella che propone una lettura “bustrofedica” del quadrato, vale a dire effettuata cambiando verso di percorrenza alla fine di ogni riga (o di ogni colonna),e la frase diventa “SATOR OPERA TENET AREPO ROTAS”. L’oscuro termine AREPO viene preso come contrazione di Areopago (nel senso di tribunale supremo). In questo modo si arriva a questa traduzione:
Il seminatore decide i suoi lavori quotidiani, ma il tribunale supremo decide il suo destino.
Con ciò s’intende ovviamente che
L’uomo decide le sue azioni quotidiane, ma Dio decide il suo destino.
Una tale congettura ovviamente non spiega tutto anzi…in particolare non spiega quelle iscrizioni in cui – come in quella di Aosta – le parole del Sator non sono disposte nella forma canonica del quadrato, impedendone una lettura bustrofedica.



Versione… Poste Antiche

Una ulteriore spiegazione proposta è quella per cui il quadrato Sator sarebbe una mappa universale per la distribuzione della posta nei primi secoli dell’impero romano.
In questo senso la croce centrale TENET+TENET veniva fatta coincidere col Cardo e il Decumanus degli accampamenti militari e di molte cittadine a base quadrata.
Il Quadrato sarebbe stato una vista da Nord del modello di città, con il lato superiore corrispondente al Sud e il lato sinistro all’Est.
Ad esempio: all’indirizzo Arepo-Opera corrispondeva l’incrocio tra la riga Arepo e la colonna Opera, che coincideva con un punto preciso della mappa della città al centro del settore Sud-Ovest.




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Mah… a parer mio il mistero continua.


Ciao da Tony Kospan




Fonti: notizie ed immagni da vari siti web… rielaborate da Tony Kospan






PER CHI AMA LA STORIA ED I RICORDI



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E’ di una stupenda bellezza e di una sorprendente modernità l’argenteria dell’antica Pompei   Leave a comment

 
 
 
 
Dal Tesoro di Boscoreale
 
 
 
 


Il fascino discreto, ma elegante,
delle argenterie d’età romana




Dal Tesoro di Boscoreale

 
 
 
 
 

GLI ARGENTI DI POMPEI
E… DINTORNI

 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
Non c’è luogo al mondo più adatto di Pompei e dell’area vesuviana per poter illustrare questa classe di preziosi:
si può contare che circa la metà del vasellame in argento di età romana scoperto negli ultimi secoli proviene da qui, conservato in ottimo stato grazie alla lava del Vesuvio che nel 79 d.C. ha sepolto Pompei ed Ercolano.

 
 
 
 



 
 
 
 

I tesori di argenterie vesuviani sono conservati in vari musei di tutto il mondo ma in particolare nel Museo Archeologico di Napoli ed al Louvre e ci consentono di immaginare una ricostruzione del servizio tipico del banchetto in età romana.
 
 
 
 
 
Tesoro di Boscoreale (ritratto di Cleopatra Selene) I secolo d.C. 
 
 
 


Essi sono stati raccolti grazie a numerosi ed eccezionali ritrovamenti avvenuti a partire dai primi anni dell’800 che si sono susseguiti nel corso degli ultimi duecento anni.


 
 
 

 
 
 
 
 

L’ultimo, in ordine di tempo, mai esposto fino ad ora, costituito da 20 pezzi, è emerso nel 2000 da una gerla in vimini ritrovata tra i reperti recuperati nel complesso dei triclini di Moregine (Pompei) nel corso del lavori per la III corsia autostradale della Napoli-Salerno.
 
 
 
 




 
 
 
 
 

Esso si aggiunge agli altri grandi “tesori” già noti, tra cui, quello più ricco quanto a numero di pezzi (ben 118) è stato rinvenuto nel 1930 in una cassa di legno della casa del Menandro di Pompei. 
 
 
 




Dal Tesoro di Boscoreale
 
 
 
 

Conosciuto invece in precedenza solo da fonti di archivio e per lungo tempo dimenticato, tanto da non essere mai stato ricostruito ed esposto nella sua totalità, è il “tesoro” della casa di Inaco ed Io di Pompei, scoperto nel 1836 e costituito da 65 pezzi, articolati in set omogenei.

 
 
 
 
 
Dal Tesoro di Boscoreale
 
 
 
 

Ben più note sono invece le argenterie del “Tesoro di Boscoreale“, rinvenuto nel 1895 nella cisterna per il vino della grande villa rustica detta “della Pisanella”;
composto da 109 pezzi di oro e di argento, esso fu portato clandestinamente in Francia subito dopo la scoperta ed ora è conservato al Museo del Louvre.
 
 
 
 
 
 
Dal Tesoro di Boscoreale
 
 
 
 
  
 
Quello che è stupefacente, fatemelo dire, è la loro modernità così come la capacità degli artigiani d’allora di creare della argenteria di tanta bellezza ed eleganza.
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
(Orso… pompeiano)
 
 
 
 
 
 
 

Testo da vari siti Web – Coordinam. e impaginaz. T.K.

 
 
 
 

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Frecce2039








 
 
 

I GLADIATORI – Il sorprendente affresco e le ultime scoperte archeologiche dell’antica Pompei   Leave a comment









ULTIME SCOPERTE ARCHEOLOGICHE A POMPEI



Negli ultimi anni si sono avuto spesso nuove scoperte e quasi tutte nella Regio V di Pompei.







I GLADIATORI


Un affresco, seminascosto nel sottoscala di quella che appare una taverna, è una delle “ultimissime”.

L'affresco riprende gli ultimi momenti di una lotta tra gladiatori e mostra chiaramente chi ha vinto e chi si sta arrendendo.

Il dipinto è sorprendente in quanto, forse (e soprattutto) per la modestia del luogo, non mostra la classica eleganza pittorica presente in quasi tutte le domus pompeiane… ma ci mostra, con poco stile, 2 corpi tozzi e sgraziati, polpacci esagerati, sangue che schizza dappertutto etc. 

Eppure il dipinto non manca di alcun aspetto essenziale della lotta tra gladiatori, come gli elmi, gli schinieri, la celata sul viso e perfino il dito in alto col quale il soccombente chiede la grazia.

Gli archeologi si sono quindi molto meravigliati di questo dipinto definendolo un po' “trash” (volgare) escludendo ovviamente gli affreschi a luci rosse.

Passiamo ora a vedere alcune delle altre recenti scoperte avvenute negli Scavi di Pompei








LEDA E IL CIGNO


Il dipinto, che riprende il classicissimo tema mitologico, è stato ritrovato in una casa di via Vesuvio che porta proprio il suo nome.

E' uno splendido affresco dai vivaci colori. 

La scena, pur essendo implicitamente spinta dovendo rappresentare il noto mito greco, appare viceversa ritratta in modo non volgare.








NARCISO


Nella stessa casa in cui è stata trovata Leda e il cigno è stato trovato l'affresco di Narciso.

Anche questo mito è rappresentato secondo i canoni classici.

Infatti ci mostra Narciso che, innamorato della sua bellezza, si specchia nell'acqua.







IL MOSAICO DI ORIONE


Qui è raffigurato Orione che dopo la morte diviene una costellazione. 

Il mosaico, rinvenuto negli scavi della Regio V di Pompei, insieme ad altri, ci hanno fatto comprendere chi era il proprietario di quella casa.

Infatti si è stabilito che doveva essere un agrimensore, cioè un tecnico altamente specializzato in misurazioni agrarie. 








NEREIDE E IL CAVALLO MARINO


L'affresco è stato rinvenuto in un termopolio, cioè in un negozio in cui si vendevano bevande e generi alimentari.






Accanto ad esso un altro che appare chiaramente indicativo dell'attività della bottega… (inoltre, durante lo scavo, sono state trovate proprio anfore come quelle del dipintoe che potremmo definire quindi… un'insegna commerciale ante litteram.


Tony Kospan








Pompei – Ecco la Domus e l’Insula dei Casti Amanti ora restaurate   Leave a comment








E’ stata una delle ultime aree
portate alla luce negli scavi di Pompei.

Ma è anche una delle zone
più emblematiche ed interessanti,
anche se meno viste, dell’antica cittadina.






La principale caratteristica della Domus è invece
la presenza quasi integra del 2° piano cosa unica a Pompei.






Come nasce il nome della Domus?

Nasce da un affresco sulla parete di fondo di un triclinio,
nella stanza da pranzo che mostra un uomo e una donna
che si baciano sdraiati sui letti triclinari
durante il banchetto.

Ecco i “casti amanti” appunto.



L’affresco che ha dato il nome alla Domus




La Domus.. era la casa di un ricco panettiere
comprendente anche il suo laboratorio.

L’Insula invece è di un’area di circa 3.000 metri quadrati
situata nella centrale via dell’Abbondanza, 
che collega il Foro all’Anfiteatro.








Nella strada avanti alla Domus e nella stessa Domus
al momento dell’eruzione del 24 agosto (ma forse era ottobre) del 79 dopo Cristo
(come riferisce nella sua lettera Plinio il Giovane,
testimone oculare di quella tragedia
)
erano in corso lavori di riparazione di fosse settiche danneggiate
da un precedente forte terremoto.









La casa con i suoi affreschi, il panificio,
le stanze, le varie dipendenze
ma anche con gli scheletri degli asini che giravano le macine
e tutta l’area dell’lnsula 12 della Regio IX
è stata restaurata ed è visitabile dal febbraio 2020.








Tony Kospan



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STORIA.. RICORDI E ATMOSFERE DI UN TEMPO
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Le mitiche pitture parietali dell’antica Pompei – Storia.. significato.. stili e temi degli affreschi   2 comments


 
 
 
Casa della Venere in conchiglia.
 
 
 
 

La cenere del Vesuvio, in una drammatica vicenda,
ci ha conservato, quasi intatta,
 la realtà della vita di una città di 2000 anni fa,
Pompei,
come una precisa ampia reale fotografia.



 
 



Non parlerò dell’arte considerata “scandalosa”
(ma che per i costumi dell’epoca non lo era affatto)
perché il blog ha una vocazione generalista
e quindi desidero evitare che alcune immagini “forti”
possano dar fastidio a qualcuno…

Dunque affronterò  l’argomento da un punto di vista
archeologico, artistico  e relativo alla vita sociale dell’epoca.
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 

LE PITTURE PARIETALI NELL’ANTICA POMPEI


 
 
La constatazione che tutte le case presentavano dipinti 
di grande interesse alle pareti è l’aspetto più straordinario di Pompei.
 
 
La varietà di stili nella decorazione pittorica
che riveste le pareti delle case pompeiane è evidente.
.

 
 

 
 
 
 


 
 


Essi si estendono dalla sobria ripartizione in riquadri colorati,
a scenari architettonici, talora semplici… talora molto complessi,
fino alla visione di prospettive assolutamente fantastiche,
a scene figurate ed alla ornamentazione pura.
 
 
 
 
 

Coppa con frutti – Casa di Giulia Felice – 79 d.C
 
 

 
La decorazione pittorica non era considerata
un qualcosa in più
ma l’abbellimento della parete era essenziale
in ogni casa.
 
 
 
 
 
La ragazza con l’orecchino di perla
 
 
 

 

Le pareti in tal modo cercano di deliziare, e ci riescono,
facendoci ritenere anche che fosse stato raggiunto
un elevato livello di civiltà visiva, ampiamente generalizzata,
che si estendeva fino ai gradini più bassi della scala sociale.

 
 


 
 
Maschere Dionisiache

 

 

Una civiltà dell’immagine mai superata in alcuna epoca posteriore
e sempre sensibilmente superiore a quanto si possa
oggi trovare in una qualsiasi città di dimensioni paragonabili.

 
 


 
 
Casa dei Vettii

 
  

I dipinti a carattere figurativo di Pompei sono quasi sempre copie,
di solito tratte da altre copie di capolavori celebri dell’arte greca
che purtroppo sono andati perduti.


  

 

Frisso ed Elle
 
 
 
 
Alcuni ritengono che l’arte pompeiana
sia in un certo senso come la proiezione nella Campania Felix
della corrente filoellenica dell’arte romana. 

 

 

Marte e Venere 
 
 
 
 

Ma a causa della notevole varietà degli stili 
sono stati fatti molti studi per decidere
se e quali delle pitture di Pompei, Ercolano, Stabiae e Oplontis
possano dirsi essere sicuramente nate dalle influenze
greche, campane e/o sannitiche.

 

 

 

 
 
 

In realtà esse potrebbero essere definite
come appartenenti a tutt’e tre le scuole, con la considerazione
che mentre alcune tipologie erano conosciute ancora prima
che venissero introdotte a Roma viceversa,
l’arte romana in seguito esercitò
una notevole influenza sugli artisti campani dell’epoca.

 

 

 

Cesto di fichi



 

A mio parere assume, in questo contesto, una certa rilevanza il fatto che 

accanto ad opere rifacentisi certamente all’arte ed alla mitologia greca

molti sono anche i dipinti che rappresentano invece scene di vita quotidiana.


 

 

 Bellerofonte e Pegaso – La casa dei dioscuri


 

 

“La tecnica utilizzata per la realizzazione delle pitture parietali (affresco)
consisteva nell’applicare al muro due o tre strati ben fatti
di intonaco calcareo, mescolato con sabbia e calcite.
Quindi si dipingeva prima il fondo e si lasciava asciugare.
Quando il tutto si era ben essiccato, si aggiungevano le decorazioni.







I colori venivano mescolati con calcare, mentre,
per conferire brillantezza alla superfice,
si aggiungevano anche colla e cera (encausto).
Con tali mezzi le pitture acquistavano durevolezza e lucentezza.

Tra l’altro, i pigmenti usati nell’antichità erano costituiti
soprattutto da terre colorate come le ocre,
da tinte minerali come il carbonato di rame e, infine,
da tinte di origine vegetale e animale.

  

 

 

 

 

 

Non era affatto facile acquistare padronanza della tecnica,
ed era necessaria una grande avvedutezza da parte del pittore,
il quale doveva riuscire a mettere in atto le sue idee
con rapidità per ricoprire la massima superfice nel minor tempo.”
(testo presente in vari siti web)

 

 

 

 

 

 

Tradizionalmente comunque le pitture delle città vesuviane
sono state assegnate a quattro stili diversi,
susseguentisi nel tempo
anche se qualche volta si sono sovrapposti.

 

 

 

 

 

 

Oggi si pensa però che tale suddivisione sia del tutto inadeguata
a rappresentare la grande varietà delle tecniche pittoriche. 

 

 

F I N E


 

 

Fonti: vari siti web – impaginaz. e coordinam. t.k.

 

 

Tony Kospan


 

 


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IL QUADRATO MAGICO – Storia.. caratteristiche.. traduzione e le varie interpretazioni della misteriosa iscrizione latina   Leave a comment


Conosciamo l’originale quadrato magico scoperto a Pompei nel 1936,
ma presente anche in altre parti d’Italia e non solo, 
che, nonostante le tante ipotesi, resta ancora misterioso.



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IL MISTERO DEL QUADRATO MAGICO
 DI POMPEI (MA NON SOLO)




A Pompei, nel novembre del 1936, un noto studioso di graffiti italiano, Pompeo Della Corte, scoprì il  “quadrato” graffito in una colonna della Grande Palestra, non distante dall’Anfiteatro.

Si trattava di un quadrato magico fatto di parole.

Eccolo reso ancor più leggibile




R O T A S
O P E R A
T E N E T
A R E P O
S A T O R





Ma in verità di quadrati magici simili ce ne sono diversi in Italia ed in Europa.

In Abruzzo, tra Capestrano e Bussi, c’è la chiesa di S. Pietro ad Oratorium.

Sulla facciata della chiesa fa bella mostra di sé il quadrato magico SATORAREPOTENET… di cui si è parlato… ma in versione… sottosopra infatti la pietra, di 45-50 cm di lato, è posta in modo rovesciato.






Particolari e diverse sono poi le versioni circolari di Aosta.






e Valvisciolo (LT).

Ma torniamo ad esaminare le particolarità del quadrato che, come si diceva, non è poi una rarità.



LE CARATTERISTICHE DEL QUADRATO MAGICO







Ciò che è scritto può essere letto indifferentemente in orizzontale dalla prima alla quinta riga oppure in verticale dalla prima alla quinta colonna oppure, ancora, in orizzontale dalla quinta riga alla prima (da destra verso sinistra) o, infine, di nuovo in verticale (dal basso in alto) dalla quinta alla prima colonna.

Ma questa è soltanto la più semplice delle caratteristiche che rendono questo quadrato interessante e “magico”.



TRADUZIONE ED INTERPRETAZIONI



Quadrato della Chiesetta di San Pietro Ad Oratorium



Veniamo infatti alle traduzioni ed ai significati:




Traduzione letterale:


Se proviamo a tradurre letteralmente le parole del quadrato, possiamo ottenere risultati come questi.


•Iddio (SATOR, il creatore) – domina e regge (TENET) – le opere del creato (ROTAS OPERA) e quanto la terra produce (AREPO, aratro).

•Il seminatore (SATOR) sul suo carro (AREPO è parola di origine celtica il cui significato è simile a carro) dirige (TENET) con perizia (OPERA) le ruote (ROTAS, qui le ruote stanno a significare le orbite dei corpi celesti).



 
Acquaviva Collecroce (CB) – Chiesa di S. Maria Ester (XI sec.)




Significato della traduzione letterale:

Il Seminatore (Dio creatore) Areopago (che giudica) dirige con cura le ruote (le sfere celesti e le orbite dei pianeti)
Forse c’è sottintesa l’analogia tra il seminatore che dirige le ruote del proprio carro per spargere i semi controllando, poi, per eliminare le eventuali erbacce e Dio creatore e giudice, che dirige l’intero universo…

Dubbi restano sulla parola “AREPO”.



Interpretazione secondo una versione magica:
.


Queste parole avrebbero avuto in quei tempi molto successo soprattutto fra gli ammalati, che lo consideravano una sorta di formula guaritrice da tutti i mali.









Versione religiosa molto accreditata:
.
E’ chiaro che il seminatore è Dio mentre il carro è il suo trono.
Con tutte e sole le venticinque lettere che formano questo quadrato magico, fu composto un altro diagramma:








dove due PATERNOSTER appaiono intersecandosi, entrambi preceduti da A e seguiti da O, lettere che stanno per alfa e omega cioè i simboli dell’inizio e della fine di tutto.



Versione ermetica:

Una studiosa italiana, la prof. Bianca Capone, attraverso una approfondita analisi dei siti in cui sono stati rinvenute vestigia del Quadrato Sator, arriva a sostenere che dietro alla diffusione del misterioso sigillo ci sia stata l’opera dei Cavalieri Templari.


Versione “bustrofedica”:

Un’altra congettura suggestiva è quella formulata dalla scrittrice Silvana Zanella che propone una lettura “bustrofedica” del quadrato, vale a dire effettuata cambiando verso di percorrenza alla fine di ogni riga (o di ogni colonna),e la frase diventa “SATOR OPERA TENET AREPO ROTAS”. L’oscuro termine AREPO viene preso come contrazione di Areopago (nel senso di tribunale supremo). In questo modo si arriva a questa traduzione:
Il seminatore decide i suoi lavori quotidiani, ma il tribunale supremo decide il suo destino.
Con ciò s’intende ovviamente che
L’uomo decide le sue azioni quotidiane, ma Dio decide il suo destino.
Una tale congettura ovviamente non spiega tutto anzi…in particolare non spiega quelle iscrizioni in cui – come in quella di Aosta – le parole del Sator non sono disposte nella forma canonica del quadrato, impedendone una lettura bustrofedica.



Versione… Poste Antiche

Una ulteriore spiegazione proposta è quella per cui il quadrato Sator sarebbe una mappa universale per la distribuzione della posta nei primi secoli dell’impero romano.
In questo senso la croce centrale TENET+TENET veniva fatta coincidere col Cardo e il Decumanus degli accampamenti militari e di molte cittadine a base quadrata.
Il Quadrato sarebbe stato una vista da Nord del modello di città, con il lato superiore corrispondente al Sud e il lato sinistro all’Est.
Ad esempio: all’indirizzo Arepo-Opera corrispondeva l’incrocio tra la riga Arepo e la colonna Opera, che coincideva con un punto preciso della mappa della città al centro del settore Sud-Ovest.




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Mah… a parer mio il mistero continua.


Ciao da Tony Kospan




Fonti: notizie ed immagni da vari siti web… rielaborate da Tony Kospan






PER CHI AMA LA STORIA ED I RICORDI



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L’affascinante bellezza e la sorprendente modernità dell’argenteria dell’antica Pompei   Leave a comment

 
 
 
 
Dal Tesoro di Boscoreale
 
 
 
 


Il fascino discreto, ma elegante,
delle argenterie d’età romana




Dal Tesoro di Boscoreale

 
 
 
 
 

GLI ARGENTI DI POMPEI
E… DINTORNI

 
 
 
 


 
 
 
 
 
 
 
Non c’è luogo al mondo più adatto di Pompei e dell’area vesuviana per poter illustrare questa classe di preziosi:
si può contare che circa la metà del vasellame in argento di età romana scoperto negli ultimi secoli proviene da qui, conservato in ottimo stato grazie alla lava del Vesuvio che nel 79 d.C. ha sepolto Pompei ed Ercolano.

 
 
 
 



 
 
 
 

I tesori di argenterie vesuviani sono conservati in vari musei di tutto il mondo ma in particolare nel Museo Archeologico di Napoli ed al Louvre e ci consentono di immaginare una ricostruzione del servizio tipico del banchetto in età romana.
 
 
 
 
 
Tesoro di Boscoreale (ritratto di Cleopatra Selene) I secolo d.C. 
 
 
 


Essi sono stati raccolti grazie a numerosi ed eccezionali ritrovamenti avvenuti a partire dai primi anni dell’800 che si sono susseguiti nel corso degli ultimi duecento anni.


 
 
 

 
 
 
 
 

L’ultimo, in ordine di tempo, mai esposto fino ad ora, costituito da 20 pezzi, è emerso nel 2000 da una gerla in vimini ritrovata tra i reperti recuperati nel complesso dei triclini di Moregine (Pompei) nel corso del lavori per la III corsia autostradale della Napoli-Salerno.
 
 
 
 




 
 
 
 
 

Esso si aggiunge agli altri grandi “tesori” già noti, tra cui, quello più ricco quanto a numero di pezzi (ben 118) è stato rinvenuto nel 1930 in una cassa di legno della casa del Menandro di Pompei. 
 
 
 




Dal Tesoro di Boscoreale
 
 
 
 

Conosciuto invece in precedenza solo da fonti di archivio e per lungo tempo dimenticato, tanto da non essere mai stato ricostruito ed esposto nella sua totalità, è il “tesoro” della casa di Inaco ed Io di Pompei, scoperto nel 1836 e costituito da 65 pezzi, articolati in set omogenei.

 
 
 
 
 
Dal Tesoro di Boscoreale
 
 
 
 

Ben più note sono invece le argenterie del “Tesoro di Boscoreale“, rinvenuto nel 1895 nella cisterna per il vino della grande villa rustica detta “della Pisanella”;
composto da 109 pezzi di oro e di argento, esso fu portato clandestinamente in Francia subito dopo la scoperta ed ora è conservato al Museo del Louvre.
 
 
 
 
 
 
Dal Tesoro di Boscoreale
 
 
 
 
  
 
Quello che è stupefacente, fatemelo dire, è la loro modernità… così come la capacità degli artigiani d’allora di creare della argenteria di tanta bellezza ed eleganza.
 
 
 
 
CIAO DA TONY KOSPAN
 
(Orso… pompeiano)
 
 
 
 
 
 
 

Testo da vari siti Web – Coordinam. e impaginaz. T.K.

 
 
 
 








 
 
 

I GLADIATORI – Il sorprendente affresco e le ultime scoperte archeologiche pompeiane   Leave a comment









ULTIME SCOPERTE ARCHEOLOGICHE A POMPEI



Negli ultimi anni si sono avuto spesso nuove scoperte e quasi tutte nella Regio V di Pompei.







I GLADIATORI


Un affresco, seminascosto nel sottoscala di quella che appare una taverna, è una delle “ultimissime”.

L'affresco riprende gli ultimi momenti di una lotta tra gladiatori e mostra chiaramente chi ha vinto e chi si sta arrendendo.

Il dipinto è sorprendente in quanto, forse (e soprattutto) per la modestia del luogo, non mostra la classica eleganza pittorica presente in quasi tutte le domus pompeiane… ma ci mostra, con poco stile, 2 corpi tozzi e sgraziati, polpacci esagerati, sangue che schizza dappertutto etc. 

Eppure il dipinto non manca di alcun aspetto essenziale della lotta tra gladiatori, come gli elmi, gli schinieri, la celata sul viso e perfino il dito in alto col quale il soccombente chiede la grazia.

Gli archeologi si sono quindi molto meravigliati di questo dipinto definendolo un po' “trash” (volgare) escludendo ovviamente gli affreschi a luci rosse.

Passiamo ora a vedere alcune delle altre recenti scoperte avvenute negli Scavi di Pompei








LEDA E IL CIGNO


Il dipinto, che riprende il classicissimo tema mitologico, è stato ritrovato in una casa di via Vesuvio che porta proprio il suo nome.

E' uno splendido affresco dai vivaci colori. 

La scena, pur essendo implicitamente spinta dovendo rappresentare il noto mito greco, appare viceversa ritratta in modo non volgare.








NARCISO


Nella stessa casa in cui è stata trovata Leda e il cigno è stato trovato l'affresco di Narciso.

Anche questo mito è rappresentato secondo i canoni classici.

Infatti ci mostra Narciso che, innamorato della sua bellezza, si specchia nell'acqua.







IL MOSAICO DI ORIONE


Qui è raffigurato Orione che dopo la morte diviene una costellazione. 

Il mosaico, rinvenuto negli scavi della Regio V di Pompei, insieme ad altri, ci hanno fatto comprendere chi era il proprietario di quella casa.

Infatti si è stabilito che doveva essere un agrimensore, cioè un tecnico altamente specializzato in misurazioni agrarie. 








NEREIDE E IL CAVALLO MARINO


L'affresco è stato rinvenuto in un termopolio, cioè in un negozio in cui si vendevano bevande e generi alimentari.






Accanto ad esso un altro che appare chiaramente indicativo dell'attività della bottega… (inoltre, durante lo scavo, sono state trovate proprio anfore come quelle del dipintoe che potremmo definire quindi… un'insegna commerciale ante litteram.


Tony Kospan








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