Archivio per l'etichetta ‘anniversario nascita seneca

Martedì sera in poesia con “La filosofia dell’amore” Shelley – arte S. Valadon – canzone “Let it be”   Leave a comment

 

 

Suzanne Valadon

 

 

 
 
 
 
png ROSA GRANDE PNG 9
 
Il valore delle cose non sta nel tempo in cui esse durano 
ma nell’intensità con cui vengono vissute; 
per questo esistono momenti indimenticabili, 
cose inspiegabili e persone incomparabili. 
– Fernando Pessoa –
 
png ROSA GRANDE PNG 9
 
 
 

fre bia pouce    musicAnimata

Suzanne Valadon – Autoritratto

 

 


LA FILOSOFIA DELL’AMORE 

– Percy Bysshe Shelley 

Le fonti si confondono col fiume

i fiumi con l’Oceano

i venti del Cielo sempre

in dolci moti si uniscono

niente al mondo è celibe

e tutto per divina

legge in una forza

si incontra e si confonde.


Perché non io con te?


Vedi che le montagne baciano l’alto

del Cielo, e che le onde una per una

si abbracciano. Nessun fiore-sorella

vivrebbe più ritroso

verso il fratello-fiore.

E il chiarore del sole abbraccia la terra

e i raggi della Luna baciano il mare.

.

Per che cosa tutto questo lavoro tenero

se tu non vuoi baciarmi?


 
 

Suzanne Valadon – Ritratto del figlio (anche lui pittore)
 
 
 
rosa separatori%20gif
 
 
 
 

 a tutti da Orso Tony

 

 

 

1tga3e2yj47
STORIA RICORDI CULTURA ED AMICIZIA
Frecce2039

 

 
 
 
 

 
Suzanne Valadon


 
 

Buon mercoledì sera in poesia con “La filosofia dell’amore” Shelley – arte S. Valadon – canzone “Let it be”   1 comment

 

 

Suzanne Valadon

 

 

 
 
 
 
 
Il valore delle cose non sta nel tempo in cui esse durano
ma nell’intensità con cui vengono vissute;
per questo esistono momenti indimenticabili,
cose inspiegabili e persone incomparabili.
Fernando Pessoa

 
 
 
 

Suzanne Valadon – Autoritratto

 

 


LA FILOSOFIA DELL’AMORE

Percy Bysshe Shelley

 

Le fonti si confondono col fiume

i fiumi con l’Oceano

i venti del Cielo sempre

in dolci moti si uniscono

niente al mondo è celibe

e tutto per divina

legge in una forza

si incontra e si confonde.


Perché non io con te?


Vedi che le montagne baciano l’alto

del Cielo, e che le onde una per una

si abbracciano. Nessun fiore-sorella

vivrebbe più ritroso

verso il fratello-fiore.

E il chiarore del sole abbraccia la terra

e i raggi della Luna baciano il mare.

.

Per che cosa tutto questo lavoro tenero

se tu non vuoi baciarmi?


 
 

Suzanne Valadon – Ritratto del figlio (anche lui pittore)
 
 
 
 
 
 
 

 a tutti da Orso Tony

 

 

 

     
IL TUO GRUPPO DI STORIA RICORDI CULTURA ED AMICIZIA

 

 
 
 
 

 
Suzanne Valadon


 
 

Buon martedì sera in poesia con “La filosofia dell’amore” P. B. Shelley – arte S. Valadon – canzone “Let it be”   Leave a comment

 

 

Suzanne Valadon

 

 

 
 
 
 
 
Il valore delle cose non sta nel tempo in cui esse durano
ma nell'intensità con cui vengono vissute;
per questo esistono momenti indimenticabili,
cose inspiegabili e persone incomparabili.
Fernando Pessoa

 
 
 
 

Suzanne Valadon – Autoritratto

 

 


LA FILOSOFIA DELL'AMORE

Percy Bysshe Shelley

 

Le fonti si confondono col fiume

i fiumi con l'Oceano

i venti del Cielo sempre

in dolci moti si uniscono

niente al mondo è celibe

e tutto per divina

legge in una forza

si incontra e si confonde.


Perché non io con te?


Vedi che le montagne baciano l'alto

del Cielo, e che le onde una per una

si abbracciano. Nessun fiore-sorella

vivrebbe più ritroso

verso il fratello-fiore.

E il chiarore del sole abbraccia la terra

e i raggi della Luna baciano il mare.

.

Per che cosa tutto questo lavoro tenero

se tu non vuoi baciarmi?


 
 

Suzanne Valadon – Ritratto del figlio (anche lui pittore)
 
 
 
 
 
 
 

 a tutti da Orso Tony

 

 

 

     
IL TUO GRUPPO DI STORIA RICORDI CULTURA ED AMICIZIA

 

 
 
 
 

 
Suzanne Valadon


 
 

Seneca ed il “De vita beata” – Un breve ricordo della sua mitica opera e tutto il 1° capitolo   Leave a comment

.
.
.

 
 


Sembra proprio che gli psicologi americani più in voga, i super esperti delle felicità altrui, i massmediologi dal consiglio facile, e perfino i divulgatori di filosofie orientali, (tutti pagati profumatamente) hanno scoperto, nientepopodimeno, che i classici latini li hanno preceduti… alla grande!
 
 
 
 


 
 
 

INCREDIBILE…
E' STATO RISCOPERTO SENECA
ED IL SUO “DE VITA BEATA”
a cura di Tony  Kospan

 

 

 

 
 
 
 
 
 
Anche Lui però ai suoi tempi fu attaccato duramente dai critici e dunque leggeremo prima le sue difese e poi… il primo capitolo del suo  “DE VITA BEATA”… che appare emblematico dei motivi di questa (ri)scoperta… americana… e che consiglio vivamente di leggere perché a mio parere ci può donare diversi spunti di riflessione.
 
 
.
 
 

 

 

 
DE VITA BEATA –  IL LIBRO E LE CRITICHE DELL'EPOCA

 
 
Seneca era stato accusato… dai critici dell’epoca… di predicare bene e razzolare male… e questo libro, che ha la forma di un dialogo apologetico, lo scrisse proprio per difendersi dalle accuse di incoerenza che gli erano state rivolte.

Aliter loqueris, aliter vivis”, lo apostrofa l’interlocutore immaginato nel dialogo: “dici una cosa, ne fai un’altra”.

Seneca non nega le sue colpe, ma controbatte che nei suoi scritti parla in generale della virtù, non della propria vita personale.

Lui si definisce infatti un semplice aspirante alla saggezza (adsectator sapientiae): “non sum sapiens […] nec ero“, cioè “non sono un saggio, né lo sarò”; .

Non ritiene quindi di appartenere alla categoria dei “sapientes“, gli unici che hanno raggiunto la virtù.

Afferma inoltre che la ricerca ed il conseguimento della virtù è uno dei mezzi per giungere alla felicità.

La virtù è dunque soprattutto un valore da ricercare ed esercitare.
 
 
 
 
 
 
 

Corduba 21 maggio da 1 a 4 a.C. – Roma aprile 65 d.C.

 

.
 
 
DE VITA BEATA
Seneca

 
I CAPITOLO
 

 
1 – Tutti, o fratello Gallione, vogliono vivere felici, ma quando poi si tratta di riconoscere cos’è che rende felice la vita, ecco che ti vanno a tentoni; a tal punto è così poco facile nella vita raggiungere la felicità, che uno, quanto più affannosamente la cerca, tanto più se ne allontana, per poco che esca di strada; che se poi si va in senso opposto, allora più si corre veloci e più aumenta la distanza.
Perciò dobbiamo prima chiederci che cosa desideriamo; poi considerare per quale strada possiamo pervenirvi nel tempo più breve, e renderci conto, durante il cammino, sempre che sia quello giusto, di quanto ogni giorno ne abbiamo compiuto e di quanto ci stiamo sempre più avvicinando a ciò verso cui il nostro naturale istinto ci spinge.
Finché vaghiamo a caso, senza seguire una guida ma solo lo strepito e il clamore discorde di chi ci chiama da tutte le parti, la nostra vita si consumerà in un continuo andirivieni e sarà breve anche se noi ci daremo giorno e notte da fare con le migliori intenzioni.
Si stabilisca dunque dove vogliamo arrivare e per quale strada, non senza una guida cui sia noto il cammino che abbiamo intrapreso, perché qui non si tratta delle solite circostanze cui si va incontro in tutti gli altri viaggi; in quelli, per non sbagliare, basta seguire la strada o chiedere alla gente del luogo, qui, invece, sono proprio le strade più frequentate e più conosciute a trarre maggiormente in inganno. 
Da nulla, quindi, bisogna guardarsi meglio che dal seguire, come fanno le pecore, il gregge che ci cammina davanti, dirigendoci non dove si deve andare, ma dove tutti vanno.
E niente ci tira addosso i mali peggiori come l’andar dietro alle chiacchiere della gente, convinti che le cose accettate per generale consenso siano le migliori e che, dal momento che gli esempi che abbiamo sono molti, sia meglio vivere non secondo ragione, ma per imitazione.
Di qui tutta questa caterva di uomini che crollano gli unì sugli altri.
Quello che accade in una gran folla di persone, quando la gente si schiaccia a vicenda (nessuno cade, infatti, senza trascinare con sé qualche altro, e i primi provocano la caduta di quelli che stan dietro), capita nella vita: nessuno sbaglia solo per sé, ma è la causa e l’origine degli errori degli altri; infatti è uno sbaglio attaccarsi a quelli che ci precedono, e poiché ognuno preferisce credere, piuttosto che giudicare, mai si esprime un giudizio sulla vita, ma ci si limita a credere: così l’errore, passato di mano in mano, ci travolge e ci fa precipitare.
Gli esempi altrui sono quelli che ci rovinano; noi invece staremo bene appena ci staccheremo dalla folla.
Ora, in verità, il popolo, contro la ragione, si fa difensore del proprio male.
E succede come nei comizi quando, mutato che sia il volubile favore popolare, a meravigliarsi dell’elezione dei pretori sono proprio quelli che li hanno eletti: approviamo e nello stesso tempo disapproviamo le medesime cose; è questo il risultato di ogni giudizio che si dà secondo quel che dicono i più.

 

 

 

 

 

 

Ciao da Tony Kospan 

 

 









 
 
 

Seneca ed il suo “De vita beata” sono sempre più attuali – Un breve ricordo della sua mitica opera anche con il 1° capitolo   2 comments

.
.
.

 
 


Sembra proprio che gli psicologi americani più in voga, i super esperti delle felicità altrui, i massmediologi dal consiglio facile, e perfino i divulgatori di filosofie orientali, (tutti pagati profumatamente) hanno scoperto, nientepopodimeno, che i classici latini li hanno preceduti… alla grande!
 
 
 
 


 
 
 

INCREDIBILE…
E' STATO RISCOPERTO SENECA
ED IL SUO “DE VITA BEATA”
a cura di Tony  Kospan

 

 

 

 
 
 
 
 
 
Anche Lui però ai suoi tempi fu attaccato duramente dai critici e dunque leggeremo prima le sue difese e poi… il primo capitolo del suo  “DE VITA BEATA”… che appare emblematico dei motivi di questa (ri)scoperta… americana… e che consiglio vivamente di leggere perché a mio parere ci può donare diversi spunti di riflessione.
 
 
.
 
 

 

 

 
DE VITA BEATA –  IL LIBRO E LE CRITICHE DELL'EPOCA

 
 
Seneca era stato accusato… dai critici dell’epoca… di predicare bene e razzolare male… e questo libro, che ha la forma di un dialogo apologetico, lo scrisse proprio per difendersi dalle accuse di incoerenza che gli erano state rivolte.

Aliter loqueris, aliter vivis”, lo apostrofa l’interlocutore immaginato nel dialogo: “dici una cosa, ne fai un’altra”.

Seneca non nega le sue colpe, ma controbatte che nei suoi scritti parla in generale della virtù, non della propria vita personale.

Lui si definisce infatti un semplice aspirante alla saggezza (adsectator sapientiae): “non sum sapiens […] nec ero“, cioè “non sono un saggio, né lo sarò”; .

Non ritiene quindi di appartenere alla categoria dei “sapientes“, gli unici che hanno raggiunto la virtù.

Afferma inoltre che la ricerca ed il conseguimento della virtù è uno dei mezzi per giungere alla felicità.

La virtù è dunque soprattutto un valore da ricercare ed esercitare.
 
 
 
 
 
 
 

Corduba 21 maggio da 1 a 4 a.C. – Roma aprile 65 d.C.

 

.
 
 
DE VITA BEATA
Seneca

 
I CAPITOLO
 

 
1 – Tutti, o fratello Gallione, vogliono vivere felici, ma quando poi si tratta di riconoscere cos’è che rende felice la vita, ecco che ti vanno a tentoni; a tal punto è così poco facile nella vita raggiungere la felicità, che uno, quanto più affannosamente la cerca, tanto più se ne allontana, per poco che esca di strada; che se poi si va in senso opposto, allora più si corre veloci e più aumenta la distanza.
Perciò dobbiamo prima chiederci che cosa desideriamo; poi considerare per quale strada possiamo pervenirvi nel tempo più breve, e renderci conto, durante il cammino, sempre che sia quello giusto, di quanto ogni giorno ne abbiamo compiuto e di quanto ci stiamo sempre più avvicinando a ciò verso cui il nostro naturale istinto ci spinge.
Finché vaghiamo a caso, senza seguire una guida ma solo lo strepito e il clamore discorde di chi ci chiama da tutte le parti, la nostra vita si consumerà in un continuo andirivieni e sarà breve anche se noi ci daremo giorno e notte da fare con le migliori intenzioni.
Si stabilisca dunque dove vogliamo arrivare e per quale strada, non senza una guida cui sia noto il cammino che abbiamo intrapreso, perché qui non si tratta delle solite circostanze cui si va incontro in tutti gli altri viaggi; in quelli, per non sbagliare, basta seguire la strada o chiedere alla gente del luogo, qui, invece, sono proprio le strade più frequentate e più conosciute a trarre maggiormente in inganno. 
Da nulla, quindi, bisogna guardarsi meglio che dal seguire, come fanno le pecore, il gregge che ci cammina davanti, dirigendoci non dove si deve andare, ma dove tutti vanno.
E niente ci tira addosso i mali peggiori come l’andar dietro alle chiacchiere della gente, convinti che le cose accettate per generale consenso siano le migliori e che, dal momento che gli esempi che abbiamo sono molti, sia meglio vivere non secondo ragione, ma per imitazione.
Di qui tutta questa caterva di uomini che crollano gli unì sugli altri.
Quello che accade in una gran folla di persone, quando la gente si schiaccia a vicenda (nessuno cade, infatti, senza trascinare con sé qualche altro, e i primi provocano la caduta di quelli che stan dietro), capita nella vita: nessuno sbaglia solo per sé, ma è la causa e l’origine degli errori degli altri; infatti è uno sbaglio attaccarsi a quelli che ci precedono, e poiché ognuno preferisce credere, piuttosto che giudicare, mai si esprime un giudizio sulla vita, ma ci si limita a credere: così l’errore, passato di mano in mano, ci travolge e ci fa precipitare.
Gli esempi altrui sono quelli che ci rovinano; noi invece staremo bene appena ci staccheremo dalla folla.
Ora, in verità, il popolo, contro la ragione, si fa difensore del proprio male.
E succede come nei comizi quando, mutato che sia il volubile favore popolare, a meravigliarsi dell’elezione dei pretori sono proprio quelli che li hanno eletti: approviamo e nello stesso tempo disapproviamo le medesime cose; è questo il risultato di ogni giudizio che si dà secondo quel che dicono i più.

 

 

 

 

 

 

Ciao da Tony Kospan 

 

 









 
 
 

Seneca e la saggezza del suo “De vita beata” sono sempre più attuali – Un breve ricordo ed il 1° capitolo della sua opera   Leave a comment

.
.
.

 
 


Sembra proprio che gli psicologi americani più in voga, i super esperti delle felicità altrui, i massmediologi dal consiglio facile, e perfino i divulgatori di filosofie orientali, (tutti pagati profumatamente) hanno scoperto, nientepopodimeno, che i classici latini li hanno preceduti… alla grande!
 
 
 
 


 
 
 

INCREDIBILE…
E' STATO RISCOPERTO SENECA
ED IL SUO “DE VITA BEATA”
a cura di Tony  Kospan

 

 

 

 
 
 
 
 
 
Anche Lui però ai suoi tempi fu attaccato duramente dai critici e dunque leggeremo prima le sue difese e poi… il primo capitolo del suo  “DE VITA BEATA”… che appare emblematico dei motivi di questa (ri)scoperta… americana… e che consiglio vivamente di leggere perché a mio parere ci può donare diversi spunti di riflessione.
 
 
.
 
 

 

 

 
DE VITA BEATA –  IL LIBRO E LE CRITICHE DELL'EPOCA

 
 
Seneca era stato accusato… dai critici dell’epoca… di predicare bene e razzolare male… e questo libro, che ha la forma di un dialogo apologetico, lo scrisse proprio per difendersi dalle accuse di incoerenza che gli erano state rivolte.

Aliter loqueris, aliter vivis”, lo apostrofa l’interlocutore immaginato nel dialogo: “dici una cosa, ne fai un’altra”.

Seneca non nega le sue colpe, ma controbatte che nei suoi scritti parla in generale della virtù, non della propria vita personale.

Lui si definisce infatti un semplice aspirante alla saggezza (adsectator sapientiae): “non sum sapiens […] nec ero“, cioè “non sono un saggio, né lo sarò”; .

Non ritiene quindi di appartenere alla categoria dei “sapientes“, gli unici che hanno raggiunto la virtù.

Afferma inoltre che la ricerca ed il conseguimento della virtù è uno dei mezzi per giungere alla felicità.

La virtù è dunque soprattutto un valore da ricercare ed esercitare.
 
 
 
 
 
 
 

Corduba 21 maggio da 1 a 4 a.C. – Roma aprile 65 d.C.

 

.
 
 
DE VITA BEATA
Seneca

 
I CAPITOLO
 

 
1 – Tutti, o fratello Gallione, vogliono vivere felici, ma quando poi si tratta di riconoscere cos’è che rende felice la vita, ecco che ti vanno a tentoni; a tal punto è così poco facile nella vita raggiungere la felicità, che uno, quanto più affannosamente la cerca, tanto più se ne allontana, per poco che esca di strada; che se poi si va in senso opposto, allora più si corre veloci e più aumenta la distanza.
Perciò dobbiamo prima chiederci che cosa desideriamo; poi considerare per quale strada possiamo pervenirvi nel tempo più breve, e renderci conto, durante il cammino, sempre che sia quello giusto, di quanto ogni giorno ne abbiamo compiuto e di quanto ci stiamo sempre più avvicinando a ciò verso cui il nostro naturale istinto ci spinge.
Finché vaghiamo a caso, senza seguire una guida ma solo lo strepito e il clamore discorde di chi ci chiama da tutte le parti, la nostra vita si consumerà in un continuo andirivieni e sarà breve anche se noi ci daremo giorno e notte da fare con le migliori intenzioni.
Si stabilisca dunque dove vogliamo arrivare e per quale strada, non senza una guida cui sia noto il cammino che abbiamo intrapreso, perché qui non si tratta delle solite circostanze cui si va incontro in tutti gli altri viaggi; in quelli, per non sbagliare, basta seguire la strada o chiedere alla gente del luogo, qui, invece, sono proprio le strade più frequentate e più conosciute a trarre maggiormente in inganno. 
Da nulla, quindi, bisogna guardarsi meglio che dal seguire, come fanno le pecore, il gregge che ci cammina davanti, dirigendoci non dove si deve andare, ma dove tutti vanno.
E niente ci tira addosso i mali peggiori come l’andar dietro alle chiacchiere della gente, convinti che le cose accettate per generale consenso siano le migliori e che, dal momento che gli esempi che abbiamo sono molti, sia meglio vivere non secondo ragione, ma per imitazione.
Di qui tutta questa caterva di uomini che crollano gli unì sugli altri.
Quello che accade in una gran folla di persone, quando la gente si schiaccia a vicenda (nessuno cade, infatti, senza trascinare con sé qualche altro, e i primi provocano la caduta di quelli che stan dietro), capita nella vita: nessuno sbaglia solo per sé, ma è la causa e l’origine degli errori degli altri; infatti è uno sbaglio attaccarsi a quelli che ci precedono, e poiché ognuno preferisce credere, piuttosto che giudicare, mai si esprime un giudizio sulla vita, ma ci si limita a credere: così l’errore, passato di mano in mano, ci travolge e ci fa precipitare.
Gli esempi altrui sono quelli che ci rovinano; noi invece staremo bene appena ci staccheremo dalla folla.
Ora, in verità, il popolo, contro la ragione, si fa difensore del proprio male.
E succede come nei comizi quando, mutato che sia il volubile favore popolare, a meravigliarsi dell’elezione dei pretori sono proprio quelli che li hanno eletti: approviamo e nello stesso tempo disapproviamo le medesime cose; è questo il risultato di ogni giudizio che si dà secondo quel che dicono i più.

 

 

 

 

 

 

Ciao da Tony Kospan 

 

 









 
 
 

Sempre più attuale l’umana grande saggezza di Seneca ed il suo “De vita beata”   Leave a comment

.
.
.

 
 


Sembra proprio che gli psicologi americani più in voga, i super esperti delle felicità altrui, i massmediologi dal consiglio facile, e perfino i divulgatori di filosofie orientali, (tutti pagati profumatamente) hanno scoperto, nientepopodimeno, che i classici latini li hanno preceduti… alla grande!
 
 
 
 


 
 
 

INCREDIBILE…
E' STATO RISCOPERTO SENECA
ED IL SUO “DE VITA BEATA”
a cura di Tony  Kospan

 

 

 

 
 
 
 
 
 
Anche Lui però ai suoi tempi fu attaccato duramente dai critici e dunque leggeremo prima le sue difese e poi… il primo capitolo del suo  “DE VITA BEATA”… che appare emblematico dei motivi di questa (ri)scoperta… americana… e che consiglio vivamente di leggere perché a mio parere ci può donare diversi spunti di riflessione.
 
 
.
 
 

 

 

 
DE VITA BEATA –  IL LIBRO E LE CRITICHE DELL'EPOCA

 
 
Seneca era stato accusato… dai critici dell’epoca… di predicare bene e razzolare male… e questo libro, che ha la forma di un dialogo apologetico, lo scrisse proprio per difendersi dalle accuse di incoerenza che gli erano state rivolte.

Aliter loqueris, aliter vivis”, lo apostrofa l’interlocutore immaginato nel dialogo: “dici una cosa, ne fai un’altra”.

Seneca non nega le sue colpe, ma controbatte che nei suoi scritti parla in generale della virtù, non della propria vita personale.

Lui si definisce infatti un semplice aspirante alla saggezza (adsectator sapientiae): “non sum sapiens […] nec ero“, cioè “non sono un saggio, né lo sarò”; .

Non ritiene quindi di appartenere alla categoria dei “sapientes“, gli unici che hanno raggiunto la virtù.

Afferma inoltre che la ricerca ed il conseguimento della virtù è uno dei mezzi per giungere alla felicità.

La virtù è dunque soprattutto un valore da ricercare ed esercitare.
 
 
 
 
 
 
 

Corduba 21 maggio da 1 a 4 a.C. – Roma aprile 65 d.C.

 

.
 
 
DE VITA BEATA
Seneca

 
I CAPITOLO
 

 
1 – Tutti, o fratello Gallione, vogliono vivere felici, ma quando poi si tratta di riconoscere cos’è che rende felice la vita, ecco che ti vanno a tentoni; a tal punto è così poco facile nella vita raggiungere la felicità, che uno, quanto più affannosamente la cerca, tanto più se ne allontana, per poco che esca di strada; che se poi si va in senso opposto, allora più si corre veloci e più aumenta la distanza.
Perciò dobbiamo prima chiederci che cosa desideriamo; poi considerare per quale strada possiamo pervenirvi nel tempo più breve, e renderci conto, durante il cammino, sempre che sia quello giusto, di quanto ogni giorno ne abbiamo compiuto e di quanto ci stiamo sempre più avvicinando a ciò verso cui il nostro naturale istinto ci spinge.
Finché vaghiamo a caso, senza seguire una guida ma solo lo strepito e il clamore discorde di chi ci chiama da tutte le parti, la nostra vita si consumerà in un continuo andirivieni e sarà breve anche se noi ci daremo giorno e notte da fare con le migliori intenzioni.
Si stabilisca dunque dove vogliamo arrivare e per quale strada, non senza una guida cui sia noto il cammino che abbiamo intrapreso, perché qui non si tratta delle solite circostanze cui si va incontro in tutti gli altri viaggi; in quelli, per non sbagliare, basta seguire la strada o chiedere alla gente del luogo, qui, invece, sono proprio le strade più frequentate e più conosciute a trarre maggiormente in inganno. 
Da nulla, quindi, bisogna guardarsi meglio che dal seguire, come fanno le pecore, il gregge che ci cammina davanti, dirigendoci non dove si deve andare, ma dove tutti vanno.
E niente ci tira addosso i mali peggiori come l’andar dietro alle chiacchiere della gente, convinti che le cose accettate per generale consenso siano le migliori e che, dal momento che gli esempi che abbiamo sono molti, sia meglio vivere non secondo ragione, ma per imitazione.
Di qui tutta questa caterva di uomini che crollano gli unì sugli altri.
Quello che accade in una gran folla di persone, quando la gente si schiaccia a vicenda (nessuno cade, infatti, senza trascinare con sé qualche altro, e i primi provocano la caduta di quelli che stan dietro), capita nella vita: nessuno sbaglia solo per sé, ma è la causa e l’origine degli errori degli altri; infatti è uno sbaglio attaccarsi a quelli che ci precedono, e poiché ognuno preferisce credere, piuttosto che giudicare, mai si esprime un giudizio sulla vita, ma ci si limita a credere: così l’errore, passato di mano in mano, ci travolge e ci fa precipitare.
Gli esempi altrui sono quelli che ci rovinano; noi invece staremo bene appena ci staccheremo dalla folla.
Ora, in verità, il popolo, contro la ragione, si fa difensore del proprio male.
E succede come nei comizi quando, mutato che sia il volubile favore popolare, a meravigliarsi dell’elezione dei pretori sono proprio quelli che li hanno eletti: approviamo e nello stesso tempo disapproviamo le medesime cose; è questo il risultato di ogni giudizio che si dà secondo quel che dicono i più.

 

 

 

 

 

 

Ciao da Tony Kospan 

 

 









 
 
 

L’umana grande saggezza di Seneca ed il suo “De vita beata” hanno conquistato gli psicologi americani   4 comments

 
 
 
Sembra proprio che gli psicologi americani più in voga…
i super esperti delle felicità altrui…
i massmediologi dal consiglio facile…
e perfino i divulgatori di filosofie orientali…
(tutti pagati profumatamente)
hanno scoperto… nientepopodimeno
che i classici latini li hanno preceduti… alla grande…
 
 
 
 
 
 
 
INCREDIBILE…
E' STATO RISCOPERTO SENECA
ED IL SUO “DE VITA BEATA”
a cura di Tony  Kospan

 

 

 

 
 
 
 
 
 
Leggeremo dunque prima qualcosa su Seneca e le sue difese dalle critiche che riceveva ai suoi tempi e poi… il primo capitolo del suo  “DE VITA BEATA”… che appare emblematico dei motivi di questa (ri)scoperta… americana… e che consiglio vivamente di leggere perché a mio parere ci può dare diversi spunti di riflessione.
 
 
 
 

 

 

 
DE VITA BEATA –  IL LIBRO E LE CRITICHE DELL'EPOCA

 
 
Seneca era stato accusato… dai critici dell’epoca… di predicare bene e razzolare male… e questo libro, che ha la forma di un dialogo apologetico, lo scrisse proprio per difendersi dalle accuse di incoerenza che gli erano state rivolte.
Aliter loqueris, aliter vivis”, lo apostrofa l’interlocutore immaginato nel dialogo: “dici una cosa, ne fai un’altra”.

Seneca non nega le sue colpe, ma controbatte che nei suoi scritti parla in generale della virtù, non della propria vita personale.
Lui si definisce infatti un semplice aspirante alla saggezza (adsectator sapientiae): “non sum sapiens […] nec ero“, cioè “non sono un saggio, né lo sarò”; .

Non ritiene quindi di appartenere alla categoria dei “sapientes“, gli unici che hanno raggiunto la virtù.

Afferma inoltre che la ricerca ed il conseguimento della virtù è uno dei mezzi per giungere alla felicità.

La virtù è dunque soprattutto un valore da ricercare ed esercitare.
 
 
 
 
 
 
 

Corduba 21 maggio da 1 a 4 a.C. – Roma aprile 65 d.C.

 
 
 
DE VITA BEATA
Seneca

 
I CAPITOLO
 


 
1 – Tutti, o fratello Gallione, vogliono vivere felici, ma quando poi si tratta di riconoscere cos’è che rende felice la vita, ecco che ti vanno a tentoni; a tal punto è così poco facile nella vita raggiungere la felicità, che uno, quanto più affannosamente la cerca, tanto più se ne allontana, per poco che esca di strada; che se poi si va in senso opposto, allora più si corre veloci e più aumenta la distanza.
Perciò dobbiamo prima chiederci che cosa desideriamo; poi considerare per quale strada possiamo pervenirvi nel tempo più breve, e renderci conto, durante il cammino, sempre che sia quello giusto, di quanto ogni giorno ne abbiamo compiuto e di quanto ci stiamo sempre più avvicinando a ciò verso cui il nostro naturale istinto ci spinge.
Finché vaghiamo a caso, senza seguire una guida ma solo lo strepito e il clamore discorde di chi ci chiama da tutte le parti, la nostra vita si consumerà in un continuo andirivieni e sarà breve anche se noi ci daremo giorno e notte da fare con le migliori intenzioni.
Si stabilisca dunque dove vogliamo arrivare e per quale strada, non senza una guida cui sia noto il cammino che abbiamo intrapreso, perché qui non si tratta delle solite circostanze cui si va incontro in tutti gli altri viaggi; in quelli, per non sbagliare, basta seguire la strada o chiedere alla gente del luogo, qui, invece, sono proprio le strade più frequentate e più conosciute a trarre maggiormente in inganno. Da nulla, quindi, bisogna guardarsi meglio che dal seguire, come fanno le pecore, il gregge che ci cammina davanti, dirigendoci non dove si deve andare, ma dove tutti vanno.
E niente ci tira addosso i mali peggiori come l’andar dietro alle chiacchiere della gente, convinti che le cose accettate per generale consenso siano le migliori e che, dal momento che gli esempi che abbiamo sono molti, sia meglio vivere non secondo ragione, ma per imitazione.
Di qui tutta questa caterva di uomini che crollano gli unì sugli altri.
Quello che accade in una gran folla di persone, quando la gente si schiaccia a vicenda (nessuno cade, infatti, senza trascinare con sé qualche altro, e i primi provocano la caduta di quelli che stan dietro), capita nella vita: nessuno sbaglia solo per sé, ma è la causa e l’origine degli errori degli altri; infatti è uno sbaglio attaccarsi a quelli che ci precedono, e poiché ognuno preferisce credere, piuttosto che giudicare, mai si esprime un giudizio sulla vita, ma ci si limita a credere: così l’errore, passato di mano in mano, ci travolge e ci fa precipitare.
Gli esempi altrui sono quelli che ci rovinano; noi invece staremo bene appena ci staccheremo dalla folla.
Ora, in verità, il popolo, contro la ragione, si fa difensore del proprio male.
E succede come nei comizi quando, mutato che sia il volubile favore popolare, a meravigliarsi dell’elezione dei pretori sono proprio quelli che li hanno eletti: approviamo e nello stesso tempo disapproviamo le medesime cose; è questo il risultato di ogni giudizio che si dà secondo quel che dicono i più.

 

 

 

 

 

 

Ciao da Tony Kospan

 

 

 

libro.gif Libro image by Arkanis74libro.gif Libro image by Arkanis74libro.gif Libro image by Arkanis74

IN FB
LA TUA PAGINA CULTURALE

 

 
 
 
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: