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Anna de Noailles – Mini biografia ed alcune belle poesie della poetessa parigina del 1° Novecento   Leave a comment



Ci sono poesie che, non so per quale misterioso motivo,
ti prendono… ti sorprendono… ti colpiscono al cuore
e ti fanno venir la voglia di conoscerne l’autore.


Proprio questo mi è capitato leggendo la poesia
Scrivo perché” postata in “Psiche e Sogno
da un’amica.




Qui è dipinta da Ignacio de Zuloaga
.
.

ANNA DE NOAILLES
– LA POETESSA DEI GIARDINI –
a cura di Tony Kospan
.
.
Questa poetessa e romanziera parigina
vissuta a cavallo tra il 19° e 20° secolo
ha un posto non secondario nella letteratura francese.

Conosciamola un po’…



Anna-Élisabeth de Noailles
(Parigi 15.11.1876 – Parigi 30.4.1933)



BREVE BIOGRAFIA


La contessa Anna de Noailles nasce a Parigi
in una nobile famiglia rumena molto in vista
e molto introdotta negli ambienti dell’alta società.

A 21 anni sposa un rampollo del duca de Noailles
dal quale avrà un unico figlio.

A partire dal 1900 il suo salotto culturale
inizia ad esser frequentato dall’élite intellettuale ed artistica
della capitale francese
soprattutto grazie al suo fascino ed al suo charme.



Parigi a fine ‘800



Nel 1901 pubblica il suo primo libro di poesie “Il cuore infinito
che ebbe immediato e grande successo.

L’innata classe, la grande cultura ed il suo estro
resero il suo salotto uno dei ritrovi culturali
più famosi dell’epoca contando tra gli ospiti personaggi del calibro
di Edmond Rostand, Colette, Jean Cocteau, Mauriac,
Maurice Barrés, Marcel Proust, Paul Valéry etc.
tutti innamorati delle sue poesie.




Qui è dipinta da Jean Louis Forain



Si narra che avesse il portamento di una principessa greca,
che fosse molto volubile e che, come Proust,
riceveva coloro che l’andavano a trovare… stando a letto.

Dai numerosi dipinti in cui fu ritratta
appare evidente il suo fascino orientaleggiante.

Ebbe per le sue opere (poesie e romanzi)
numerosi premi e riconoscimenti.
.
.

.


 

In particolare fu nominata Commendatore della Legion d’onore
e L’Académie Française creò in suo onore il Premio Anna de Noailles
per dare risalto a donne che avessero brillato come letterate.

Morì nel 1933.









LA POETICA


La sua attività di poetessa e scrittrice iniziò  molto presto.

Fin dalle sue prime opere rivela la sua aderenza
ai temi del Parnassianesimo
che, in opposizione al romanticismo,
esaltava la bellezza e l’impersonalità.




Victor Hugo



Ma il suo faro appare esser soprattutto il grande Victor Hugo,
di cui da molti è considerata l’erede al femminile,
essendo chiara la vicinanza ai suoi temi ed al suo stile…
anche se lei poi se ne distaccò accentuando i temi naturalistici.

Infine già la sua prima pubblicazione
rivela un’anima dolce e malinconica
insieme al suo amore per la vita e per la natura.








Penso che, leggendo alcune sue poesie,
 ancor meglio possiamo comprendere il suo mondo poetico .

Le prime 2 parlano d’amore, le 2 successive ci mostrano
il suo affetto per la natura e con le ultime 2 lei ci svela
quale sia il suo rapporto con lo scrivere e con i lettori.

A mio parere… son tutte belle…
ciascuna a suo modo.

Leggiamole.






ALCUNE SUE POESIE



STAVO ZITTA

Stavo zitta, avevo fatto voto
di non rimproverarti mai
il tuo spirito squadrato, vuoto, negato
a ogni slancio, a ogni sfogo;
ma questa sera che il cielo d’autunno
sfoglia un sole struggente,
lascia che la mia voce si abbandoni
a tradire i segreti del sangue:
– Lo sai tu, caro cuore senza dolcezza,
cara anima insensibile e ostinata,
in questo giorno che io ti confesso
la mia nativa e fiera tristezza,
quante volte mi sono ammazzata?





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SE QUALCUNO TI PIACE

Se qualcuno ti piace, non lottare, abborda
il volto nuovo dove a posarsi è andato
il sole dei tuoi occhi ingenui;
qualsiasi cosa ti attragga, il mio dolore te l’accorda.
– Ed io, da lungi, il cuore sostenuto dal tuo,
mescolando al tuo piacere la mia misericordia,
ti benedirò la fronte poggiata su nude braccia,
la fronte pugnalata che più distesa diventa,
e i baci setosi che sognano e mordono …
– Non mi lamenterò, perché li ho conosciuti.


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LA CALDA CANZONE

La chitarra amorosa e la canzone ardente
piangono di voluttà, languore e forza
sotto l’albero dove il sole indora l’erba e la corteccia,
e davanti al muretto caldo della casa.
Come fiori che vibrano sullo stelo,
tremolanti i desideri dondolano al vento,
e l’anima, che si mette a sospirare e sognare,
sembra che muoia di speranza, attesa e vertigini.
– Ah! Che svenimento d’azzurro morbido e chiaro!
Respira bene, cuore mio, in questa calda esplosione,
la musica che fa il vivace canto delle cicale,
e la canzone che vola come il polline per l’aria…
(traduz. t.k.)



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LA VITA PROFONDA

Essere nella natura come albero umano,
dispiegare i propri desideri come fitto fogliame,
e sentire, dalla pacifica notte e dalla burrasca,
la linfa universale affluire nelle mani.
Vivere, avere i raggi del sole in viso,
bere il sale ardente della salsedine e delle lacrime
e gustare intensamente la gioia e il dolore
che creano un vapore umano nello spazio.
Sentire nel proprio cuore l’aria, il fuoco e il sangue vivi
turbinare come fa il vento sulla terra;
– elevarsi al reale e chinarsi al mistero,
essere il giorno che sale e l’ombra che discende.
Come la sera imporpora il colore della ciliegia,
lasciar colare dal cuore vermiglio la fiamma e l’acqua,
e come l’alba luminosa appoggiata al colle
avere l’anima che sogna, seduta al confine del mondo…
 


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OFFERTA

I miei libri, io li ho fatti per voi, giovani amici,
e vi ho lasciato dentro,
come fanno i bambini che mordono le mele,
il segno dei denti.
Ho lasciato le mani sulla pagina stese,
e, la testa in avanti,
ho pianto, come piange nel mezzo del viale
un temporale estenuante.
Vi lascio, nell’ombra amara del mio libro,
la fronte e lo sguardo,
e l’anima sempre che arde e ubriaca:
lì vi andranno le mani.
Vi lascio il chiaro sole del mio viso,
i suoi milioni di raggi,
e il mio cuore debole, che ebbe tanto coraggio
per i suoi desideri.
Vi lascio questo cuore e tutta la sua storia,
la sua dolcezza di lino,
e l’alba del mio viso, e la notte blu e nera
che mi riempie i capelli.
Vedete come a voi, in un misero vestito,
è venuto il mio Destino.
I più poveri viandanti, sulle più tristi sabbie,
non hanno così nudi i piedi.
– E vi lascio, col fogliame e le sue rose,
il giardino caldo brillante
che vi dicevo sempre; – e la mia pena immotivata
che non è mai finita…



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SCRIVO PERCHE’

Scrivo perché il giorno in cui non vivrò più
si sappia quanto l’aria – e il piacere – mi piacquero,
perché il mio libro sveli alla folla futura
come ho amato la vita e la felice natura….
Attenta alle opere del campo e della casa,
annotai ogni giorno la forma delle stagioni,
perché l’acqua, la terra e la fiamma nascente
solo nella mia anima fossero tanto belle.
Ho scritto quel che ho visto e quello che ho sentito
di un cuore, per cui il vero non fu mai troppo audace.
L’ardore che ho provato fu l’amore ad impormelo
perché io – dopo la morte – possa essere riamata:
perché quel giorno un giovane, leggendo quanto scrissi
senta per me il suo cuore commuoversi turbato,
e, dopo aver obliato le dilette del giorno,
m’accolga nel suo cuore, preferendomi a loro.







Ciao da Tony Kospan




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Qui è dipinta da Philip De Laszlo



“VECCHIO FRACK” – L’avventuroso principe di cui parla la mitica canzone di Modugno.. il testo e riascoltiamola   1 comment

.
.
.
.





Ho scoperto solo qualche anno fa che questa canzone,
scritta e musicata da Domenico Modugno,
e che da ragazzo mi affascinava moltissimo
per la sua poetica ma misteriosa e tragica atmosfera
era stata composta in ricordo del Principe
Raimondo Lanza di Trabia.

Quelle magiche parole della prima strofa
mi colpivano nel profondo:




blu vxblo542vkblu vxblo542vk

E’ giunta mezzanotte si spengono i rumori
si spegne anche l’insegna di quell’ultimo caffè
le strade son deserte, deserte e silenziose
un’ultima carrozza cigolando se ne va
il fiume scorre lento frusciando sotto i ponti
la luna splende in cielo dorme tutta la città
solo va un vecchio frac

blu vxblo542vkblu vxblo542vk




.
 
 
 
 


.
.
.


ECCO CHI ERA IL VERO PRINCIPE DEL
VECCHIO FRACK
E LA SUA STORIA

 
 

Raimondo Lanza di Trabia (Palermo 9.9.1915 – Roma 30.11.1954)

 

  

 

Era un principe dalla vita super avventurosa,
super mondana ma dal tragico finale.
.
 

 .

 
 
 
 
 
 
 
Ce ne parla diffusamente il giornalista-scrittore Marcello Sorgi
nel suo libro “Il grande Dandy”
 
 
 
 
 

 

 

 

Si pensi, per comprender la straordinarietà del personaggio,

 che nella sua breve incredibile vita è stato:

 fidanzato di Susanna Agnelli, l’amante di Joan Crawford,

amico forse più che intimo di Edda Ciano e Rita Hayworth,

amico di Gianni Agnelli, Ranieri di Monaco, Aristotele Onassis

e dello scià Reza Pahlavi, ed inoltre…

Presidente del Palermo Calcio, pilota di auto, animatore della Targa Florio,

spia fascista nella guerra civile spagnola

ed infine mediatore con i partigiani nella Roma del ’43 !!!!

 

 

 

 

 

 

Quest’uomo del jet set quando il patrimonio stava per esaurirsi

e si accorse che anche il suo fisico era allo stremo per le grandi sregolatezze,

ma non fu in grado di fermarsi, riprendersi, rinnovarsi,

e se ne andò in modo teatrale e disperato

secondo il copione del personaggio che egli stesso si era costruito.

 

 

 

 

 

 

Ma riascoltiamo ora questa famosissima canzone…

del mitico Modugno e forse possiamo comprender

l’atmosfera, insieme brillante e drammatica,


in cui si svolge l’ultimo atto del principe

e, se ci va, possiamo farlo leggendo il testo della canzone.

 

 

viola 2viola 2

 

 

IL TESTO

 

VECCHIO FRACK


Domenico Modugno


E’ giunta mezzanotte si spengono i rumori
si spegne anche l’insegna di quell’ultimo caffè
le strade son deserte, deserte e silenziose
un’ultima carrozza cigolando se ne va
il fiume scorre lento frusciando sotto i ponti
la luna splende in cielo dorme tutta la città
solo va un vecchio frack

Ha un cilindro per cappello due diamanti per gemelli
un bastone di cristallo la gardenia nell’occhiello
e sul candido gilet un papillon un papillon di seta blu

Si avvicina lentamente con incedere elegante
ha l’aspetto trasognato malinconico ed assente
non si sa da dove viene nè dove va
di chi mai sarà quel vecchio frack?
bonne nuit, bonne nuit bonne nuit
bonne nuit buonanotte
va dicendo ad ogni cosa ai fanali illuminati
ad un gatto innamorato che randagio se ne va

E’ giunta ormai l’aurora si spengono i fanali
si sveglia a poco a poco tutta quanta la città
la luna si è incantata, sorpresa e impallidita
pian piano scolorandosi nel cielo sparirà.
Sbadiglia una finestra sul fiume silenzioso
e nella luce bianca galleggiando se ne van
un cilindro, un fiore, un frack

Ha un cilindro per cappello due diamanti per gemelli
un bastone di cristallo la gardenia nell’occhiello
e sul candido gilet un papillon un papillon di seta blu

Galleggiando dolcemente e lasciandosi cullare
se ne scende lentamente sotto i ponti verso il mare
verso il mare se ne va
di chi sarà, di chi sarà quel vechio frack
adieu adieu adieu adieu vecchio mondo
ai ricordi del passato ad un sogno mai sognato
ad un abito da sposa primo ed ultimo suo amor.

 

 

giallodonnagiallodonna

 

 

 

LA CANZONE


 

fre bia pouce    musicAnimata

 

 

 

CIAO DA TONY KOSPAN

.

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Ci sono poesie che, non so per quale misterioso motivo,
ti prendono… ti sorprendono… ti colpiscono al cuore
e ti fanno venir la voglia di conoscerne l’autore.


Proprio questo mi è capitato leggendo la poesia
Scrivo perché” postata in “Psiche e Sogno
da un’amica.




Qui è dipinta da Ignacio de Zuloaga
.
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ANNA DE NOAILLES
– LA POETESSA DEI GIARDINI –
a cura di Tony Kospan
.
.
Questa poetessa e romanziera parigina
vissuta a cavallo tra il 19° e 20° secolo
ha un posto non secondario nella letteratura francese.

Conosciamola un po’…



Anna-Élisabeth de Noailles
(Parigi 15.11.1876 – Parigi 30.4.1933)



BREVE BIOGRAFIA


La contessa Anna de Noailles nasce a Parigi
in una nobile famiglia rumena molto in vista
e molto introdotta negli ambienti dell’alta società.

A 21 anni sposa un rampollo del duca de Noailles
dal quale avrà un unico figlio.

A partire dal 1900 il suo salotto culturale
inizia ad esser frequentato dall’élite intellettuale ed artistica
della capitale francese
soprattutto grazie al suo fascino ed al suo charme.



Parigi a fine ‘800



Nel 1901 pubblica il suo primo libro di poesie “Il cuore infinito
che ebbe immediato e grande successo.

L’innata classe, la grande cultura ed il suo estro
resero il suo salotto uno dei ritrovi culturali
più famosi dell’epoca contando tra gli ospiti personaggi del calibro
di Edmond Rostand, Colette, Jean Cocteau, Mauriac,
Maurice Barrés, Marcel Proust, Paul Valéry etc.
tutti innamorati delle sue poesie.




Qui è dipinta da Jean Louis Forain



Si narra che avesse il portamento di una principessa greca,
che fosse molto volubile e che, come Proust,
riceveva coloro che l’andavano a trovare… stando a letto.

Dai numerosi dipinti in cui fu ritratta
appare evidente il suo fascino orientaleggiante.

Ebbe per le sue opere (poesie e romanzi)
numerosi premi e riconoscimenti.
.
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In particolare fu nominata Commendatore della Legion d’onore
e L’Académie Française creò in suo onore il Premio Anna de Noailles
per dare risalto a donne che avessero brillato come letterate.

Morì nel 1933.









LA POETICA


La sua attività di poetessa e scrittrice iniziò  molto presto.

Fin dalle sue prime opere rivela la sua aderenza
ai temi del Parnassianesimo
che, in opposizione al romanticismo,
esaltava la bellezza e l’impersonalità.




Victor Hugo



Ma il suo faro appare esser soprattutto il grande Victor Hugo,
di cui da molti è considerata l’erede al femminile,
essendo chiara la vicinanza ai suoi temi ed al suo stile…
anche se lei poi se ne distaccò accentuando i temi naturalistici.

Infine già la sua prima pubblicazione
rivela un’anima dolce e malinconica
insieme al suo amore per la vita e per la natura.








Penso che, leggendo alcune sue poesie,
 ancor meglio possiamo comprendere il suo mondo poetico .

Le prime 2 parlano d’amore, le 2 successive ci mostrano
il suo affetto per la natura e con le ultime 2 lei ci svela
quale sia il suo rapporto con lo scrivere e con i lettori.

A mio parere… son tutte belle…
ciascuna a suo modo.

Leggiamole.






ALCUNE SUE POESIE



STAVO ZITTA

Stavo zitta, avevo fatto voto
di non rimproverarti mai
il tuo spirito squadrato, vuoto, negato
a ogni slancio, a ogni sfogo;
ma questa sera che il cielo d’autunno
sfoglia un sole struggente,
lascia che la mia voce si abbandoni
a tradire i segreti del sangue:
– Lo sai tu, caro cuore senza dolcezza,
cara anima insensibile e ostinata,
in questo giorno che io ti confesso
la mia nativa e fiera tristezza,
quante volte mi sono ammazzata?





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SE QUALCUNO TI PIACE

Se qualcuno ti piace, non lottare, abborda
il volto nuovo dove a posarsi è andato
il sole dei tuoi occhi ingenui;
qualsiasi cosa ti attragga, il mio dolore te l’accorda.
– Ed io, da lungi, il cuore sostenuto dal tuo,
mescolando al tuo piacere la mia misericordia,
ti benedirò la fronte poggiata su nude braccia,
la fronte pugnalata che più distesa diventa,
e i baci setosi che sognano e mordono …
– Non mi lamenterò, perché li ho conosciuti.


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LA CALDA CANZONE

La chitarra amorosa e la canzone ardente
piangono di voluttà, languore e forza
sotto l’albero dove il sole indora l’erba e la corteccia,
e davanti al muretto caldo della casa.
Come fiori che vibrano sullo stelo,
tremolanti i desideri dondolano al vento,
e l’anima, che si mette a sospirare e sognare,
sembra che muoia di speranza, attesa e vertigini.
– Ah! Che svenimento d’azzurro morbido e chiaro!
Respira bene, cuore mio, in questa calda esplosione,
la musica che fa il vivace canto delle cicale,
e la canzone che vola come il polline per l’aria…
(traduz. t.k.)



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LA VITA PROFONDA

Essere nella natura come albero umano,
dispiegare i propri desideri come fitto fogliame,
e sentire, dalla pacifica notte e dalla burrasca,
la linfa universale affluire nelle mani.
Vivere, avere i raggi del sole in viso,
bere il sale ardente della salsedine e delle lacrime
e gustare intensamente la gioia e il dolore
che creano un vapore umano nello spazio.
Sentire nel proprio cuore l’aria, il fuoco e il sangue vivi
turbinare come fa il vento sulla terra;
– elevarsi al reale e chinarsi al mistero,
essere il giorno che sale e l’ombra che discende.
Come la sera imporpora il colore della ciliegia,
lasciar colare dal cuore vermiglio la fiamma e l’acqua,
e come l’alba luminosa appoggiata al colle
avere l’anima che sogna, seduta al confine del mondo…
 


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I miei libri, io li ho fatti per voi, giovani amici,
e vi ho lasciato dentro,
come fanno i bambini che mordono le mele,
il segno dei denti.
Ho lasciato le mani sulla pagina stese,
e, la testa in avanti,
ho pianto, come piange nel mezzo del viale
un temporale estenuante.
Vi lascio, nell’ombra amara del mio libro,
la fronte e lo sguardo,
e l’anima sempre che arde e ubriaca:
lì vi andranno le mani.
Vi lascio il chiaro sole del mio viso,
i suoi milioni di raggi,
e il mio cuore debole, che ebbe tanto coraggio
per i suoi desideri.
Vi lascio questo cuore e tutta la sua storia,
la sua dolcezza di lino,
e l’alba del mio viso, e la notte blu e nera
che mi riempie i capelli.
Vedete come a voi, in un misero vestito,
è venuto il mio Destino.
I più poveri viandanti, sulle più tristi sabbie,
non hanno così nudi i piedi.
– E vi lascio, col fogliame e le sue rose,
il giardino caldo brillante
che vi dicevo sempre; – e la mia pena immotivata
che non è mai finita…



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SCRIVO PERCHE’

Scrivo perché il giorno in cui non vivrò più
si sappia quanto l’aria – e il piacere – mi piacquero,
perché il mio libro sveli alla folla futura
come ho amato la vita e la felice natura….
Attenta alle opere del campo e della casa,
annotai ogni giorno la forma delle stagioni,
perché l’acqua, la terra e la fiamma nascente
solo nella mia anima fossero tanto belle.
Ho scritto quel che ho visto e quello che ho sentito
di un cuore, per cui il vero non fu mai troppo audace.
L’ardore che ho provato fu l’amore ad impormelo
perché io – dopo la morte – possa essere riamata:
perché quel giorno un giovane, leggendo quanto scrissi
senta per me il suo cuore commuoversi turbato,
e, dopo aver obliato le dilette del giorno,
m’accolga nel suo cuore, preferendomi a loro.







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