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Lili Marleen – La storia.. l’atmosfera.. la canzone cult e e Marlene Dietrich in immagini e video   Leave a comment

 
 

E’ stata la canzone preferita dai soldati
di tutto il mondo durante la II guerra mondiale.

Ne è considerata in pratica… 
l’inno non ufficiale.

 
 
 
 
 Marlene Dietrich
 
 
 
 
LILI MARLEEN… STORIA DI UNA CANZONE UNIVERSALE
 
 
 
 
La canzone, scritta da un giovane soldato di Amburgo,
Hans Leip, con aspirazioni poetiche fu poi messa in musica
da un musicista pure molto vicino al nazismo, Norbert Schultze,
ebbe subito un gran successo.

 
 
 
 
 
 
 
 

Un successo tale che però ben presto  
travalicò i confini della Germania
e fu adottata da tutti i ragazzi
che andavano a morire centinaia di migliaia,
pensando magari alla loro “Lili” lasciata chissà dove.

 
 
 
 
 
 
 
 

Infatti fu presto tradotta e interpretata, sia nella lingua originale
che in inglese, dalla grande esule tedesca Marlene Dietrich,
che la portò in tutto il mondo al seguito delle truppe Alleate.

In effetti divenne la canzone di tutti gli eserciti che si combattevano.

 
 
 
 
 Marlene Dietrich
 
 
 
 
 
Strane storie hanno a volte, le canzoni.

Strane e… imprevedibili.

 
 
 
 
 
 
 
 

E’ certamente la più celebre canzone di sempre
che parla di guerra,
ma che è poi, intrinsecamente, contro la guerra.

Riascoltiamola dunque… prima in mp3




fre bia pouce    musicAnimata

 


Il tema del soldato che pensa al suo amore
 è di sicuro un tema universale.
 
Se ci va ora riascoltiamola in questo video…
cantata all’inizio in tedesco e poi in italiano.

 
 
 
 
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Tony Kospan


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Marlene Dietrich (Schöneberg 27.12.1901 – Parigi 6.5.1992)

.
.

Alex Kurzem – L’incredibile storia del bimbo ebreo mascotte dei nazisti con le immagini ed il libro   Leave a comment



Quando la realtà, in questo caso storica, supera la fantasia!

Questa storia è venuta alla luce una ventina d’anni fa 
ma solo da poco, grazie al libro del figlio, 
è divenuta nota in tutto il mondo.





  

.

.

ALEX KURZEM

IL BIMBO EBREO CHE DIVENNE LA MASCOTTE DEI NAZISTI

 

 

 
 
 
 
 
 
 
Quest’incredibile e documentata vicenda è assolutamente vera…. e da essa…, dalla rivelazione del bambino diventato ormai anziano al figlio…, è nato un libro divenuto best seller in tutto il mondo…, con il titolo IL BAMBINO SENZA NOME. 


Ma andiamo con ordine.




 







LA STORIA
.
.
Siamo in uno sperduto villaggio tra i boschi della Bielorussia (purtroppo non si è riusciti a scoprire quale) nel mezzo della seconda guerra mondiale…
Il ragazzo vive lì con la sua umile famiglia di origini ebree.

Tutto inizia la sera in cui sua madre dice, “Domani saremo tutti morti”.

Ma lui – come si chiamava allora? non lo sa, non lo ricorda proprio – si era alzato ed era uscito di casa nella notte, era salito sulla collina e da lì, la mattina seguente, aveva visto uno spettacolo di tremendo orrore per chiunque, immaginarsi per un bambino di – forse – cinque anni.

Aveva solo capito che doveva fuggire e nascondersi nella foresta… dormendo sugli alberi di notte.

Ma dopo aver vagato per mesi da solo nei boschi tra la neve ed i lupi viene catturato da un’unità lettone filonazista.








Eccolo ora davanti al plotone di esecuzione ma lì, le spalle contro il muro della scuola, rivolge al sottufficiale che sta per premere il grilletto una strana, ma perfetta domanda da bambino:

Puoi darmi un pezzo di pane, prima di spararmi?”.  

Questa domanda gli salva la vita.



 


Le SS decidono infatti di prendere quel bambino dai capelli biondissimi e dagli occhi cerulei come loro mascotte, per farne un modello di soldato bambino da utilizzare per la propaganda. 

Da questo momento incomincia la vita ‘costruita’ su misura per lui, proprio come le divise – fatte della sua taglia – che gli fanno indossare per trasformarlo nella mascotte dei soldati.

Gli vengono dati un nome, Uldis Kurzemnieks, e una data di nascita; 
gli si dice che è russo; gli si insegna a ripetere la storia (alterata) del suo ritrovamento; 
viene perfino modificata la data in cui era stato salvato.



  




LA STORIA RECENTE



Nel 1995 Alex Kurzem ha sessant’anni (almeno, pensa di avere sessant’anni, perché gli è stata attribuita una data di nascita, proprio come gli è stato attribuito un nome) e ha sempre taciuto a tutti e perfino ai suoi familiari il suo passato avvolto nella nebbia di ricordi imprecisi e della volontà di rimozione.



 





 

 







Vive con la sua famiglia in Australia ma ecco che, inventando una scusa per la moglie, lascia Melbourne e si reca dal figlio Mark, a Oxford.

Stringe tra le mani la valigetta che Mark e i suoi fratelli gli hanno sempre visto custodire gelosamente, senza che nessuno di loro potesse mai sbirciarci dentro.










In quella valigetta sono conservate le foto e vari documenti del suo passato di mascotte dei nazisti.

Alex ora vuole ricordare, ritrovare le sue radici, la sua famiglia, il suo passato, vuole sapere tutto, anche il suo nome, perché quello con cui è cresciuto, si è sposato, ha generato tre figli, Alex Kurzem, non è che il nome falso che gli diedero su un foglio di via.

Chiede quindi al figlio di aiutarlo.


 


 
.
.

I L   L I B R O
.
.






L’AIUTO DEL FIGLIO MARK

 

Mark ha da poco iniziato la sua vita da ricercatore a Oxford quando suo padre Alex bussa alla sua porta con un angoscioso segreto da confessare.

I brandelli di quel segreto sono rinchiusi in una logora valigia che custodisce i ricordi evanescenti e ossessionanti che per quasi settant’anni suo padre ha cercato di seppellire nell’oblio.

Tocca a Mark ora aiutare suo padre a ricostruire la sua storia, l’epopea di un bambino bielorusso ebreo di cinque anni che è scampato avventurosamente allo sterminio della sua famiglia e del suo villaggio.


 

 

 

 


UNA RECENSIONE DEL LIBRO

 
 
Non si esce indenni dalla lettura di questo libro.

Perché non solo vi ritroviamo le descrizioni delle carneficine compiute dai nazisti, ma a questi crimini se ne aggiungono altri, che non grondano sangue ma che sono più sottilmente crudeli.

Che non annientano la vita ma la manipolano, che non distruggono ma rubano l’identità di un individuo, privando della sua eredità culturale lui e i suoi figli e i figli dei figli.

Non possiamo non essere pervasi pure noi dall’angoscia duplice dell’uomo che si domanda chi sia (o chi fosse prima di diventare quello che è ora) e se debba giudicarsi colpevole per quello che ha fatto, che gli hanno fatto fare, che non sa se ha fatto.

Un bambino di sei, sette, otto anni, distingue tra bene e male?

E, se un bambino è (lo diceva Rousseau) per sua natura buono e innocente, quanto maggiormente colpevole è chi lo mette sulla strada del male?

Avrebbe dovuto, lui, avrebbe potuto sottrarsi, fare qualcosa di diverso da quello che ha fatto?


 
 
 
 





Questa è la copertina ed il titolo del libro pubblicato in Italia dove sarà possibile leggere tutta la storia in modo molto più ampio ed approfondito.



 
 
 
 

Notizie e informazioni dal Web liberamente adattate ed impaginate da T. K.



Ciao da Tony Kospan





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E’ stata la canzone preferita dai soldati
di tutto il mondo durante la II guerra mondiale.

Ne è considerata in pratica… 
l’inno non ufficiale.

 
 
 
 
 Marlene Dietrich
 
 
 
 
LILI MARLEEN… STORIA DI UNA CANZONE UNIVERSALE
 
 
 
 
La canzone, scritta da un giovane soldato di Amburgo,
Hans Leip, con aspirazioni poetiche fu poi messa in musica
da un musicista pure molto vicino al nazismo, Norbert Schultze,
ebbe subito un gran successo.

 
 
 
 
 
 
 
 

Un successo tale che però ben presto  
travalicò i confini della Germania
e fu adottata da tutti i ragazzi
che andavano a morire centinaia di migliaia,
pensando magari alla loro “Lili” lasciata chissà dove.

 
 
 
 
 
 
 
 

Infatti fu presto tradotta e interpretata, sia nella lingua originale
che in inglese, dalla grande esule tedesca Marlene Dietrich,
che la portò in tutto il mondo al seguito delle truppe Alleate.

In effetti divenne la canzone di tutti gli eserciti che si combattevano.

 
 
 
 
 Marlene Dietrich
 
 
 
 
 
Strane storie hanno a volte, le canzoni.

Strane e… imprevedibili.

 
 
 
 
 
 
 
 

E’ certamente la più celebre canzone di sempre
che parla di guerra,
ma che è poi, intrinsecamente, contro la guerra.

Riascoltiamola dunque… prima in mp3




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Il tema del soldato che pensa al suo amore
 è di sicuro un tema universale.
 
Se ci va ora riascoltiamola in questo video…
cantata all’inizio in tedesco e poi in italiano.

 
 
 
 
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Tony Kospan


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Marlene Dietrich (Schöneberg 27.12.1901 – Parigi 6.5.1992)

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Alex Kurzem.. il bimbo ebreo mascotte dei nazisti – L’incredibile storia.. le immagini ed il libro   Leave a comment



Quando la realtà, in questo caso storica, supera la fantasia!

Questa storia è venuta alla luce una ventina d’anni fa 
ma solo da poco, grazie al libro del figlio, 
è divenuta nota in tutto il mondo.





  

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ALEX KURZEM

IL BIMBO EBREO CHE DIVENNE LA MASCOTTE DEI NAZISTI

 

 

 
 
 
 
 
 
 
Quest’incredibile e documentata vicenda è assolutamente vera…. e da essa…, dalla rivelazione del bambino diventato ormai anziano al figlio…, è nato un libro divenuto best seller in tutto il mondo…, con il titolo IL BAMBINO SENZA NOME. 


Ma andiamo con ordine.




 







LA STORIA
.
.
Siamo in uno sperduto villaggio tra i boschi della Bielorussia (purtroppo non si è riusciti a scoprire quale) nel mezzo della seconda guerra mondiale…
Il ragazzo vive lì con la sua umile famiglia di origini ebree.

Tutto inizia la sera in cui sua madre dice, “Domani saremo tutti morti”.

Ma lui – come si chiamava allora? non lo sa, non lo ricorda proprio – si era alzato ed era uscito di casa nella notte, era salito sulla collina e da lì, la mattina seguente, aveva visto uno spettacolo di tremendo orrore per chiunque, immaginarsi per un bambino di – forse – cinque anni.

Aveva solo capito che doveva fuggire e nascondersi nella foresta… dormendo sugli alberi di notte.

Ma dopo aver vagato per mesi da solo nei boschi tra la neve ed i lupi viene catturato da un’unità lettone filonazista.








Eccolo ora davanti al plotone di esecuzione ma lì, le spalle contro il muro della scuola, rivolge al sottufficiale che sta per premere il grilletto una strana, ma perfetta domanda da bambino:

Puoi darmi un pezzo di pane, prima di spararmi?”.  

Questa domanda gli salva la vita.



 


Le SS decidono infatti di prendere quel bambino dai capelli biondissimi e dagli occhi cerulei come loro mascotte, per farne un modello di soldato bambino da utilizzare per la propaganda. 

Da questo momento incomincia la vita ‘costruita’ su misura per lui, proprio come le divise – fatte della sua taglia – che gli fanno indossare per trasformarlo nella mascotte dei soldati.

Gli vengono dati un nome, Uldis Kurzemnieks, e una data di nascita; 
gli si dice che è russo; gli si insegna a ripetere la storia (alterata) del suo ritrovamento; 
viene perfino modificata la data in cui era stato salvato.



  




LA STORIA RECENTE



Nel 1995 Alex Kurzem ha sessant’anni (almeno, pensa di avere sessant’anni, perché gli è stata attribuita una data di nascita, proprio come gli è stato attribuito un nome) e ha sempre taciuto a tutti e perfino ai suoi familiari il suo passato avvolto nella nebbia di ricordi imprecisi e della volontà di rimozione.



 





 

 







Vive con la sua famiglia in Australia ma ecco che, inventando una scusa per la moglie, lascia Melbourne e si reca dal figlio Mark, a Oxford.

Stringe tra le mani la valigetta che Mark e i suoi fratelli gli hanno sempre visto custodire gelosamente, senza che nessuno di loro potesse mai sbirciarci dentro.










In quella valigetta sono conservate le foto e vari documenti del suo passato di mascotte dei nazisti.

Alex ora vuole ricordare, ritrovare le sue radici, la sua famiglia, il suo passato, vuole sapere tutto, anche il suo nome, perché quello con cui è cresciuto, si è sposato, ha generato tre figli, Alex Kurzem, non è che il nome falso che gli diedero su un foglio di via.

Chiede quindi al figlio di aiutarlo.


 


 
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I L   L I B R O
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L’AIUTO DEL FIGLIO MARK

 

Mark ha da poco iniziato la sua vita da ricercatore a Oxford quando suo padre Alex bussa alla sua porta con un angoscioso segreto da confessare.

I brandelli di quel segreto sono rinchiusi in una logora valigia che custodisce i ricordi evanescenti e ossessionanti che per quasi settant’anni suo padre ha cercato di seppellire nell’oblio.

Tocca a Mark ora aiutare suo padre a ricostruire la sua storia, l’epopea di un bambino bielorusso ebreo di cinque anni che è scampato avventurosamente allo sterminio della sua famiglia e del suo villaggio.


 

 

 

 


UNA RECENSIONE DEL LIBRO

 
 
Non si esce indenni dalla lettura di questo libro.

Perché non solo vi ritroviamo le descrizioni delle carneficine compiute dai nazisti, ma a questi crimini se ne aggiungono altri, che non grondano sangue ma che sono più sottilmente crudeli.

Che non annientano la vita ma la manipolano, che non distruggono ma rubano l’identità di un individuo, privando della sua eredità culturale lui e i suoi figli e i figli dei figli.

Non possiamo non essere pervasi pure noi dall’angoscia duplice dell’uomo che si domanda chi sia (o chi fosse prima di diventare quello che è ora) e se debba giudicarsi colpevole per quello che ha fatto, che gli hanno fatto fare, che non sa se ha fatto.

Un bambino di sei, sette, otto anni, distingue tra bene e male?

E, se un bambino è (lo diceva Rousseau) per sua natura buono e innocente, quanto maggiormente colpevole è chi lo mette sulla strada del male?

Avrebbe dovuto, lui, avrebbe potuto sottrarsi, fare qualcosa di diverso da quello che ha fatto?


 
 
 
 





Questa è la copertina ed il titolo del libro pubblicato in Italia dove sarà possibile leggere tutta la storia in modo molto più ampio ed approfondito.



 
 
 
 

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Ciao da Tony Kospan





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E’ stata la canzone preferita dai soldati
di tutto il mondo durante la II guerra mondiale.

Ne è considerata in pratica… l’inno non ufficiale.

 
 
 
 
 Marlene Dietrich
 
 
 
 
LILI MARLEEN… STORIA DI UNA CANZONE UNIVERSALE
 
 
 
 
La canzone, scritta da un giovane soldato di Amburgo,
Hans Leip, con aspirazioni poetiche fu poi messa in musica
da un musicista pure molto vicino al nazismo, Norbert Schultze,
ed ebbe subito un gran successo.

 
 
 
 
 
 
 
 

Un successo tale che però ben presto  
travalicò i confini della Germania
e fu adottata da tutti i ragazzi
che andavano a morire in centinaia di migliaia,
pensando magari alla loro “Lili” 
lasciata a casa chissà dove.

 
 
 
 
(Schöneberg 27.12.1901 – Parigi 6.5.1992)
 
 
 
 

Infatti fu presto tradotta e interpretata, sia nella lingua originale
che in inglese, dalla grande esule tedesca Marlene Dietrich,
che la portò in tutto il mondo al seguito delle truppe Alleate.

In effetti divenne la canzone di tutti gli eserciti che pur si combattevano.

 
 
 
 
 Marlene Dietrich
 
 
 
 
 
Strane storie hanno a volte, le canzoni.

Strane e… imprevedibili.

 
 
 
 
 
 
 
 

E’ certamente la più celebre canzone di sempre
che parla di guerra,
ma che è poi, intrinsecamente, contro la guerra.





 



Il tema del soldato che pensa al suo amore
 è di sicuro un tema universale.
 
Se ci va ora riascoltiamola in questo video…
cantata all’inizio in tedesco e poi in italiano.

 
 
 
 
 
 
 
 
Tony Kospan

 

 

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QUANDO LA REALTA'… IN QUESTO CASO… STORICA
SUPERA LA FANTASIA !

QUESTA STORIA E' VENUTA ALLA LUCE UNA VENTINA D'ANNI FA
MA SOLO DA POCO, GRAZIE AL LIBRO DEL FIGLIO,
E' DIVENUTA NOTA IN TUTTO IL MONDO




  

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ALEX KURZEM

IL BIMBO EBREO CHE DIVENNE LA MASCOTTE DEI NAZISTI

 

 

 
 
 
 
 
 
 
Quest’incredibile e documentata vicenda è assolutamente vera…. e da essa…, dalla rivelazione del bambino diventato ormai anziano al figlio…, è nato un libro divenuto best seller in tutto il mondo…, con il titolo IL BAMBINO SENZA NOME. 


Ma andiamo con ordine…




 







LA STORIA
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.
Siamo in uno sperduto villaggio tra i boschi della Bielorussia (purtroppo non si è riusciti a scoprire quale) nel mezzo della seconda guerra mondiale…
Il ragazzo vive lì con la sua umile famiglia di origini ebree.

Tutto inizia la sera in cui sua madre dice, “Domani saremo tutti morti”.

Ma lui – come si chiamava allora? non lo sa, non lo ricorda proprio – si era alzato ed era uscito di casa nella notte, era salito sulla collina e da lì, la mattina seguente, aveva visto uno spettacolo di tremendo orrore per chiunque, immaginarsi per un bambino di – forse – cinque anni.

Aveva solo capito che doveva fuggire e nascondersi nella foresta… dormendo sugli alberi di notte.

Ma dopo aver vagato per mesi da solo nei boschi tra la neve ed i lupi viene catturato da un’unità lettone filonazista.








Eccolo ora davanti al plotone di esecuzione ma lì, le spalle contro il muro della scuola, rivolge al sottufficiale che sta per premere il grilletto una strana, ma perfetta domanda da bambino:

Puoi darmi un pezzo di pane, prima di spararmi?”.  

Questa domanda gli salva la vita.





 



Le SS decidono infatti di prendere quel bambino dai capelli biondissimi e dagli occhi cerulei come loro mascotte, per farne un modello di soldato bambino da utilizzare per la propaganda. 

Da questo momento incomincia la vita ‘costruita’ su misura per lui, proprio come le divise – fatte della sua taglia – che gli fanno indossare per trasformarlo nella mascotte dei soldati.

Gli vengono dati un nome, Uldis Kurzemnieks, e una data di nascita; 
gli si dice che è russo; gli si insegna a ripetere la storia (alterata) del suo ritrovamento; 
viene perfino modificata la data in cui era stato salvato.



  



LA STORIA RECENTE



Nel 1995 Alex Kurzem ha sessant’anni (almeno, pensa di avere sessant’anni, perché gli è stata attribuita una data di nascita, proprio come gli è stato attribuito un nome) e ha sempre taciuto a tutti e perfino ai suoi familiari il suo passato avvolto nella nebbia di ricordi imprecisi e della volontà di rimozione.



 





 

 







Vive con la sua famiglia in Australia ma ecco che, inventando una scusa per la moglie, lascia Melbourne e si reca dal figlio Mark, a Oxford.

Stringe tra le mani la valigetta che Mark e i suoi fratelli gli hanno sempre visto custodire gelosamente, senza che nessuno di loro potesse mai sbirciarci dentro.










In quella valigetta sono conservate le foto e vari documenti del suo passato di mascotte dei nazisti.

Alex ora vuole ricordare, ritrovare le sue radici, la sua famiglia, il suo passato, vuole sapere tutto, anche il suo nome, perché quello con cui è cresciuto, si è sposato, ha generato tre figli, Alex Kurzem, non è che il nome falso che gli diedero su un foglio di via.

Chiede quindi al figlio di aiutarlo.


 


 
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I L   L I B R O
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L'AIUTO DEL FIGLIO MARK


 

Mark ha da poco iniziato la sua vita da ricercatore a Oxford quando suo padre Alex bussa alla sua porta con un angoscioso segreto da confessare.

I brandelli di quel segreto sono rinchiusi in una logora valigia che custodisce i ricordi evanescenti e ossessionanti che per quasi settant’anni suo padre ha cercato di seppellire nell’oblio.

Tocca a Mark ora aiutare suo padre a ricostruire la sua storia, l’epopea di un bambino bielorusso ebreo di cinque anni che è scampato avventurosamente allo sterminio della sua famiglia e del suo villaggio.


 

 

 

 


UNA RECENSIONE DEL LIBRO

 
 
Non si esce indenni dalla lettura di questo libro.

Perché non solo vi ritroviamo le descrizioni delle carneficine compiute dai nazisti, ma a questi crimini se ne aggiungono altri, che non grondano sangue ma che sono più sottilmente crudeli.

Che non annientano la vita ma la manipolano, che non distruggono ma rubano l’identità di un individuo, privando della sua eredità culturale lui e i suoi figli e i figli dei figli.

Non possiamo non essere pervasi pure noi dall’angoscia duplice dell’uomo che si domanda chi sia (o chi fosse prima di diventare quello che è ora) e se debba giudicarsi colpevole per quello che ha fatto, che gli hanno fatto fare, che non sa se ha fatto.

Un bambino di sei, sette, otto anni, distingue tra bene e male?

E, se un bambino è (lo diceva Rousseau) per sua natura buono e innocente, quanto maggiormente colpevole è chi lo mette sulla strada del male?

Avrebbe dovuto, lui, avrebbe potuto sottrarsi, fare qualcosa di diverso da quello che ha fatto?


 
 
 
 





Questa è la copertina ed il titolo del libro pubblicato in Italia dove sarà possibile leggere tutta la storia in modo molto più ampio ed approfondito.



 
 
 
 

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E’ stata la canzone preferita dai soldati
di tutto il mondo durante la II guerra mondiale.

Ne è considerata in pratica… l’inno non ufficiale.

 
 
 
 
 Marlene Dietrich
 
 
 
 
LILI MARLEEN… STORIA DI UNA CANZONE UNIVERSALE
 
 
 
 
La canzone, scritta da un giovane soldato di Amburgo,
Hans Leip, con aspirazioni poetiche fu poi messa in musica
da un musicista pure molto vicino al nazismo, Norbert Schultze,
ebbe subito un gran successo.

 
 
 
 
 
 
 
 

Un successo tale che però ben presto  
travalicò i confini della Germania
e fu adottata da tutti i ragazzi
che andavano a morire centinaia di migliaia,
pensando magari alla loro “Lili” lasciata chissà dove.

 
 
 
 
 
 
 
 

Infatti fu presto tradotta e interpretata, sia nella lingua originale
che in inglese, dalla grande esule tedesca Marlene Dietrich,
che la portò in tutto il mondo al seguito delle truppe Alleate.

In effetti divenne la canzone di tutti gli eserciti che si combattevano.

 
 
 
 
 Marlene Dietrich
 
 
 
 
 
Strane storie hanno a volte, le canzoni.

Strane e… imprevedibili.

 
 
 
 
 
 
 
 

E’ certamente la più celebre canzone di sempre
che parla di guerra,
ma che è poi, intrinsecamente, contro la guerra.

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Il tema del soldato che pensa al suo amore
 è di sicuro un tema universale.
 
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QUANDO LA REALTA'… IN QUESTO CASO… STORICA
SUPERA LA FANTASIA !

QUESTA STORIA E' VENUTA ALLA LUCE UNA VENTINA D'ANNI FA
MA SOLO DA POCO, GRAZIE AL LIBRO DEL FIGLIO,
E' DIVENUTA NOTA IN TUTTO IL MONDO




  

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ALEX KURZEM

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Ma andiamo con ordine…




 







LA STORIA
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.
Siamo in uno sperduto villaggio tra i boschi della Bielorussia (purtroppo non si è riusciti a scoprire quale) nel mezzo della seconda guerra mondiale…
Il ragazzo vive lì con la sua umile famiglia di origini ebree.

Tutto inizia la sera in cui sua madre dice, “Domani saremo tutti morti”.

Ma lui – come si chiamava allora? non lo sa, non lo ricorda proprio – si era alzato ed era uscito di casa nella notte, era salito sulla collina e da lì, la mattina seguente, aveva visto uno spettacolo di tremendo orrore per chiunque, immaginarsi per un bambino di – forse – cinque anni.

Aveva solo capito che doveva fuggire e nascondersi nella foresta… dormendo sugli alberi di notte.

Ma dopo aver vagato per mesi da solo nei boschi tra la neve ed i lupi viene catturato da un’unità lettone filonazista.








Eccolo ora davanti al plotone di esecuzione ma lì, le spalle contro il muro della scuola, rivolge al sottufficiale che sta per premere il grilletto una strana, ma perfetta domanda da bambino:

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Le SS decidono infatti di prendere quel bambino dai capelli biondissimi e dagli occhi cerulei come loro mascotte, per farne un modello di soldato bambino da utilizzare per la propaganda. 

Da questo momento incomincia la vita ‘costruita’ su misura per lui, proprio come le divise – fatte della sua taglia – che gli fanno indossare per trasformarlo nella mascotte dei soldati.

Gli vengono dati un nome, Uldis Kurzemnieks, e una data di nascita; 
gli si dice che è russo; gli si insegna a ripetere la storia (alterata) del suo ritrovamento; 
viene perfino modificata la data in cui era stato salvato.



  



LA STORIA RECENTE



Nel 1995 Alex Kurzem ha sessant’anni (almeno, pensa di avere sessant’anni, perché gli è stata attribuita una data di nascita, proprio come gli è stato attribuito un nome) e ha sempre taciuto a tutti e perfino ai suoi familiari il suo passato avvolto nella nebbia di ricordi imprecisi e della volontà di rimozione.



 





 

 







Vive con la sua famiglia in Australia ma ecco che, inventando una scusa per la moglie, lascia Melbourne e si reca dal figlio Mark, a Oxford.

Stringe tra le mani la valigetta che Mark e i suoi fratelli gli hanno sempre visto custodire gelosamente, senza che nessuno di loro potesse mai sbirciarci dentro.










In quella valigetta sono conservate le foto e vari documenti del suo passato di mascotte dei nazisti.

Alex ora vuole ricordare, ritrovare le sue radici, la sua famiglia, il suo passato, vuole sapere tutto, anche il suo nome, perché quello con cui è cresciuto, si è sposato, ha generato tre figli, Alex Kurzem, non è che il nome falso che gli diedero su un foglio di via.

Chiede quindi al figlio di aiutarlo.


 


 
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I L   L I B R O
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L'AIUTO DEL FIGLIO MARK


 

Mark ha da poco iniziato la sua vita da ricercatore a Oxford quando suo padre Alex bussa alla sua porta con un angoscioso segreto da confessare.

I brandelli di quel segreto sono rinchiusi in una logora valigia che custodisce i ricordi evanescenti e ossessionanti che per quasi settant’anni suo padre ha cercato di seppellire nell’oblio.

Tocca a Mark ora aiutare suo padre a ricostruire la sua storia, l’epopea di un bambino bielorusso ebreo di cinque anni che è scampato avventurosamente allo sterminio della sua famiglia e del suo villaggio.


 

 

 

 


UNA RECENSIONE DEL LIBRO

 
 
Non si esce indenni dalla lettura di questo libro.

Perché non solo vi ritroviamo le descrizioni delle carneficine compiute dai nazisti, ma a questi crimini se ne aggiungono altri, che non grondano sangue ma che sono più sottilmente crudeli.

Che non annientano la vita ma la manipolano, che non distruggono ma rubano l’identità di un individuo, privando della sua eredità culturale lui e i suoi figli e i figli dei figli.

Non possiamo non essere pervasi pure noi dall’angoscia duplice dell’uomo che si domanda chi sia (o chi fosse prima di diventare quello che è ora) e se debba giudicarsi colpevole per quello che ha fatto, che gli hanno fatto fare, che non sa se ha fatto.

Un bambino di sei, sette, otto anni, distingue tra bene e male?

E, se un bambino è (lo diceva Rousseau) per sua natura buono e innocente, quanto maggiormente colpevole è chi lo mette sulla strada del male?

Avrebbe dovuto, lui, avrebbe potuto sottrarsi, fare qualcosa di diverso da quello che ha fatto?


 
 
 
 





Questa è la copertina ed il titolo del libro pubblicato in Italia dove sarà possibile leggere tutta la storia in modo molto più ampio ed approfondito.



 
 
 
 

Notizie e informazioni dal Web liberamente adattate ed impaginate da T. K.



Ciao da Tony Kospan




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Lili Marleen – La canzone-cult della II guerra mondiale e tutta la sua storia…   Leave a comment

 
 

E’ stata la canzone preferita dai soldati
di tutto il mondo durante la II guerra mondiale.

Ne è considerata in pratica… l’inno non ufficiale.

 
 
 
 
 Marlene Dietrich
 
 
 
 
LILI MARLEEN… STORIA DI UNA CANZONE UNIVERSALE
 
 
 
 
La canzone, scritta da un giovane soldato di Amburgo,
Hans Leip, con aspirazioni poetiche fu poi messa in musica
da un musicista pure molto vicino al nazismo, Norbert Schultze,
ebbe subito un gran successo.

 
 
 
 
 
 
 
 

Un successo tale che però ben presto  
travalicò i confini della Germania
e fu adottata da tutti i ragazzi
che andavano a morire centinaia di migliaia,
pensando magari alla loro “Lili” lasciata chissà dove.

 
 
 
 
 
 
 
 

Infatti fu presto tradotta e interpretata, sia nella lingua originale
che in inglese, dalla grande esule tedesca Marlene Dietrich,
che la portò in tutto il mondo al seguito delle truppe Alleate.

 
 
 
 
 Marlene Dietrich
 
 
 
 
 
Strane storie hanno a volte, le canzoni.
Strane e imprevedibili.
 
Riascoltiamola dunque… prima in mp3

 
 
 
 
 
 
 
 

Quasi certamente è la più celebre canzone di sempre
che parla di guerra,
ma che è poi intrinsecamente anche contro la guerra.




 


Il tema del soldato che pensa al suo amore
 è di sicuro un tema universale.
 
Se ci va riascoltiamola in questo video…
cantata all’inizio in tedesco e poi in italiano.

 
 
 
 
 
 
 
 
Tony Kospan 

 

 

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Marlene Dietrich 
(Schöneberg 27.12.1901 – Parigi 6.5.1992)

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Alex Kurzem – La stupefacente storia del bimbo ebreo che divenne la mascotte dei nazisti.. con le immagini ed il libro   3 comments



QUANDO LA REALTA'… IN QUESTO CASO… STORICA
SUPERA LA FANTASIA !

QUESTA STORIA E' VENUTA ALLA LUCE UNA VENTINA D'ANNI FA
MA SOLO DA POCO, GRAZIE AL LIBRO DEL FIGLIO,
E' DIVENUTA NOTA IN TUTTO IL MONDO




  

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ALEX KURZEM

IL BIMBO EBREO CHE DIVENNE LA MASCOTTE DEI NAZISTI

 

 

 
 
 
 
 
 
 
Quest’incredibile e documentata vicenda è assolutamente vera…. e da essa…, dalla rivelazione del bambino diventato ormai anziano al figlio…, è nato un libro divenuto best seller in tutto il mondo…, con il titolo IL BAMBINO SENZA NOME. 


Ma andiamo con ordine…




 







LA STORIA
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Siamo in uno sperduto villaggio tra i boschi della Bielorussia (purtroppo non si è riusciti a scoprire quale) nel mezzo della seconda guerra mondiale…
Il ragazzo vive lì con la sua umile famiglia di origini ebree.

Tutto inizia la sera in cui sua madre dice, “Domani saremo tutti morti”.

Ma lui – come si chiamava allora? non lo sa, non lo ricorda proprio – si era alzato ed era uscito di casa nella notte, era salito sulla collina e da lì, la mattina seguente, aveva visto uno spettacolo di tremendo orrore per chiunque, immaginarsi per un bambino di – forse – cinque anni.

Aveva solo capito che doveva fuggire e nascondersi nella foresta… dormendo sugli alberi di notte.

Ma dopo aver vagato per mesi da solo nei boschi tra la neve ed i lupi viene catturato da un’unità lettone filonazista.








Eccolo ora davanti al plotone di esecuzione ma lì, le spalle contro il muro della scuola, rivolge al sottufficiale che sta per premere il grilletto una strana, ma perfetta domanda da bambino:

Puoi darmi un pezzo di pane, prima di spararmi?”.  

Questa domanda gli salva la vita.





 



Le SS decidono infatti di prendere quel bambino dai capelli biondissimi e dagli occhi cerulei come loro mascotte, per farne un modello di soldato bambino da utilizzare per la propaganda. 

Da questo momento incomincia la vita ‘costruita’ su misura per lui, proprio come le divise – fatte della sua taglia – che gli fanno indossare per trasformarlo nella mascotte dei soldati.

Gli vengono dati un nome, Uldis Kurzemnieks, e una data di nascita; 
gli si dice che è russo; gli si insegna a ripetere la storia (alterata) del suo ritrovamento; 
viene perfino modificata la data in cui era stato salvato.



  



LA STORIA RECENTE



Nel 1995 Alex Kurzem ha sessant’anni (almeno, pensa di avere sessant’anni, perché gli è stata attribuita una data di nascita, proprio come gli è stato attribuito un nome) e ha sempre taciuto a tutti e perfino ai suoi familiari il suo passato avvolto nella nebbia di ricordi imprecisi e della volontà di rimozione.



 





 

 







Vive con la sua famiglia in Australia ma ecco che, inventando una scusa per la moglie, lascia Melbourne e si reca dal figlio Mark, a Oxford.

Stringe tra le mani la valigetta che Mark e i suoi fratelli gli hanno sempre visto custodire gelosamente, senza che nessuno di loro potesse mai sbirciarci dentro.










In quella valigetta sono conservate le foto e vari documenti del suo passato di mascotte dei nazisti.

Alex ora vuole ricordare, ritrovare le sue radici, la sua famiglia, il suo passato, vuole sapere tutto, anche il suo nome, perché quello con cui è cresciuto, si è sposato, ha generato tre figli, Alex Kurzem, non è che il nome falso che gli diedero su un foglio di via.

Chiede quindi al figlio di aiutarlo.


 


 
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I L   L I B R O
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L'AIUTO DEL FIGLIO MARK


 

Mark ha da poco iniziato la sua vita da ricercatore a Oxford quando suo padre Alex bussa alla sua porta con un angoscioso segreto da confessare.

I brandelli di quel segreto sono rinchiusi in una logora valigia che custodisce i ricordi evanescenti e ossessionanti che per quasi settant’anni suo padre ha cercato di seppellire nell’oblio.

Tocca a Mark ora aiutare suo padre a ricostruire la sua storia, l’epopea di un bambino bielorusso ebreo di cinque anni che è scampato avventurosamente allo sterminio della sua famiglia e del suo villaggio.


 

 

 

 


UNA RECENSIONE DEL LIBRO

 
 
Non si esce indenni dalla lettura di questo libro.

Perché non solo vi ritroviamo le descrizioni delle carneficine compiute dai nazisti, ma a questi crimini se ne aggiungono altri, che non grondano sangue ma che sono più sottilmente crudeli.

Che non annientano la vita ma la manipolano, che non distruggono ma rubano l’identità di un individuo, privando della sua eredità culturale lui e i suoi figli e i figli dei figli.

Non possiamo non essere pervasi pure noi dall’angoscia duplice dell’uomo che si domanda chi sia (o chi fosse prima di diventare quello che è ora) e se debba giudicarsi colpevole per quello che ha fatto, che gli hanno fatto fare, che non sa se ha fatto.

Un bambino di sei, sette, otto anni, distingue tra bene e male?

E, se un bambino è (lo diceva Rousseau) per sua natura buono e innocente, quanto maggiormente colpevole è chi lo mette sulla strada del male?

Avrebbe dovuto, lui, avrebbe potuto sottrarsi, fare qualcosa di diverso da quello che ha fatto?


 
 
 
 





Questa è la copertina ed il titolo del libro pubblicato in Italia dove sarà possibile leggere tutta la storia in modo molto più ampio ed approfondito.



 
 
 
 

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Ciao da Tony Kospan




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