Scritta da Roby Facchinetti e Valerio Negrini,
fu presentata dallo storico gruppo
al Festival di Sanremo del 1990,
e vinse quella manifestazione canora.
Il tema, la solitudine,
è stupendamente raccontato in poesia e musica.
IL TESTO
Li incontri dove la gente viaggia, e va a telefonare,
col dopobarba che sa di pioggia, e la ventiquattro ore,
perduti nel corriere della sera,
nel va e vieni di una cameriera,
ma perché ogni giorno viene sera?
A volte un uomo è da solo perché ha intesta strani tarli,
perché ha paura del sesso o per la smania di successo.
Per scrivere il romanzo che ha di dentro,
perché la vita l’ha già messo al muro,
o perché in un mondo falso è un uomo vero.
Dio delle città
e dell’immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può imparare questa vita,
e magari un po’ cambiarla,
prima che ci cambi lei.
Vediamo se si può,
farci amare come siamo,
senza violentarci più,
con nevrosi e gelosie.
Perché questa vita stende,
e chi è steso o dorme o muore,
oppure fa l’amore.
Ci sono uomini soli per la sete d’avventura,
perché han studiato da prete o per vent’anni di galera,
per madri che non li hanno mai svezzati,
per donne che li han rivoltati e persi,
o solo perché sono dei diversi.
Dio delle città
e dell’immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può
imparare queste donne
e cambiare un po’ per loro,
e cambiare un po’ per noi.
Ma Dio delle città
e dell’immensità,
magari tu ci sei
e problemi non ne hai.
Ma quaggiù non siamo in cielo,
e se un uomo perde il filo,
è soltanto un uomo solo.
Scritta da Roby Facchinetti e Valerio Negrini,
fu presentata dallo storico gruppo
al Festival di Sanremo del 1990,
e vinse quella manifestazione canora.
Il tema, la solitudine,
è stupendamente raccontato in poesia e musica.
IL TESTO
Li incontri dove la gente viaggia, e va a telefonare,
col dopobarba che sa di pioggia, e la ventiquattro ore,
perduti nel corriere della sera,
nel va e vieni di una cameriera,
ma perché ogni giorno viene sera?
A volte un uomo è da solo perché ha intesta strani tarli,
perché ha paura del sesso o per la smania di successo.
Per scrivere il romanzo che ha di dentro,
perché la vita l’ha già messo al muro,
o perché in un mondo falso è un uomo vero.
Dio delle città
e dell’immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può imparare questa vita,
e magari un po’ cambiarla,
prima che ci cambi lei.
Vediamo se si può,
farci amare come siamo,
senza violentarci più,
con nevrosi e gelosie.
Perché questa vita stende,
e chi è steso o dorme o muore,
oppure fa l’amore.
Ci sono uomini soli per la sete d’avventura,
perché han studiato da prete o per vent’anni di galera,
per madri che non li hanno mai svezzati,
per donne che li han rivoltati e persi,
o solo perché sono dei diversi.
Dio delle città
e dell’immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può
imparare queste donne
e cambiare un po’ per loro,
e cambiare un po’ per noi.
Ma Dio delle città
e dell’immensità,
magari tu ci sei
e problemi non ne hai.
Ma quaggiù non siamo in cielo,
e se un uomo perde il filo,
è soltanto un uomo solo.
IL VIDEO
Ed ora ascoltiamola con la mente e…
con il cuore se ci va.
Orso Tony
IL TUO BEL GRUPPO DI FB
INSIEME SPENSIERATO E CULTURALE
Leggeremo il poetico testo
e ascolteremo la mitica canzone
Stavolta la canzone poesia
ci viene dal notissimo gruppo dei Pooh…
Scritta da Roby Facchinetti e Valerio Negrini,
fu presentata dallo storico gruppo
al Festival di Sanremo del 1990,
e vinse quella manifestazione canora.
Il tema, la solitudine,
è stupendamente raccontato in poesia e musica…
IL TESTO
Li incontri dove la gente viaggia, e va a telefonare,
col dopobarba che sa di pioggia, e la ventiquattro ore,
perduti nel corriere della sera,
nel va e vieni di una cameriera,
ma perché ogni giorno viene sera?
A volte un uomo è da solo perché ha intesta strani tarli,
perché ha paura del sesso o per la smania di successo.
Per scrivere il romanzo che ha di dentro,
perché la vita l’ha già messo al muro,
o perché in un mondo falso è un uomo vero.
Dio delle città
e dell’immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può imparare questa vita,
e magari un po’ cambiarla,
prima che ci cambi lei.
Vediamo se si può,
farci amare come siamo,
senza violentarci più,
con nevrosi e gelosie.
Perché questa vita stende,
e chi è steso o dorme o muore,
oppure fa l’amore.
Ci sono uomini soli per la sete d’avventura,
perché han studiato da prete o per vent’anni di galera,
per madri che non li hanno mai svezzati,
per donne che li han rivoltati e persi,
o solo perché sono dei diversi.
Dio delle città
e dell’immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può
imparare queste donne
e cambiare un po’ per loro,
e cambiare un po’ per noi.
Ma Dio delle città
e dell’immensità,
magari tu ci sei
e problemi non ne hai.
Ma quaggiù non siamo in cielo,
e se un uomo perde il filo,
è soltanto un uomo solo.
Scritta da Roby Facchinetti e Valerio Negrini,
fu presentata dallo storico gruppo
al Festival di Sanremo del 1990,
e vinse quella manifestazione canora.
Il tema, la solitudine,
è stupendamente raccontato in poesia e musica…
IL TESTO
Li incontri dove la gente viaggia, e va a telefonare,
col dopobarba che sa di pioggia, e la ventiquattro ore,
perduti nel corriere della sera,
nel va e vieni di una cameriera,
ma perché ogni giorno viene sera?
A volte un uomo è da solo perché ha intesta strani tarli,
perché ha paura del sesso o per la smania di successo.
Per scrivere il romanzo che ha di dentro,
perché la vita l’ha già messo al muro,
o perché in un mondo falso è un uomo vero.
Dio delle città
e dell’immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può imparare questa vita,
e magari un po’ cambiarla,
prima che ci cambi lei.
Vediamo se si può,
farci amare come siamo,
senza violentarci più,
con nevrosi e gelosie.
Perché questa vita stende,
e chi è steso o dorme o muore,
oppure fa l’amore.
Ci sono uomini soli per la sete d’avventura,
perché han studiato da prete o per vent’anni di galera,
per madri che non li hanno mai svezzati,
per donne che li han rivoltati e persi,
o solo perché sono dei diversi.
Dio delle città
e dell’immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può
imparare queste donne
e cambiare un po’ per loro,
e cambiare un po’ per noi.
Ma Dio delle città
e dell’immensità,
magari tu ci sei
e problemi non ne hai.
Ma quaggiù non siamo in cielo,
e se un uomo perde il filo,
è soltanto un uomo solo.
Scritta da Roby Facchinetti e Valerio Negrini,
fu presentata dallo storico gruppo
al Festival di Sanremo del 1990,
e vinse quella manifestazione canora.
Il tema, la solitudine,
è stupendamente raccontato in poesia e musica…
IL TESTO
Li incontri dove la gente viaggia, e va a telefonare,
col dopobarba che sa di pioggia, e la ventiquattro ore,
perduti nel corriere della sera,
nel va e vieni di una cameriera,
ma perché ogni giorno viene sera?
A volte un uomo è da solo perché ha intesta strani tarli,
perché ha paura del sesso o per la smania di successo.
Per scrivere il romanzo che ha di dentro,
perché la vita l’ha già messo al muro,
o perché in un mondo falso è un uomo vero.
Dio delle città
e dell’immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può imparare questa vita,
e magari un po’ cambiarla,
prima che ci cambi lei.
Vediamo se si può,
farci amare come siamo,
senza violentarci più,
con nevrosi e gelosie.
Perché questa vita stende,
e chi è steso o dorme o muore,
oppure fa l’amore.
Ci sono uomini soli per la sete d’avventura,
perché han studiato da prete o per vent’anni di galera,
per madri che non li hanno mai svezzati,
per donne che li han rivoltati e persi,
o solo perché sono dei diversi.
Dio delle città
e dell’immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può
imparare queste donne
e cambiare un po’ per loro,
e cambiare un po’ per noi.
Ma Dio delle città
e dell’immensità,
magari tu ci sei
e problemi non ne hai.
Ma quaggiù non siamo in cielo,
e se un uomo perde il filo,
è soltanto un uomo solo.
La canzone, per la bellezza del testo ed anche, penso,
per l’aria dolce e rarefatta che ci fa respirare,
vinse il Premio della Critica
al Festival di Sanremo del 1990.
La canzone è considerata ancor oggi un capolavoro…
Essa sembra dedicata al dolce ricordo di un amore…
vissuto un tempo in cui la vita
aveva uno svolgimento semplice… e tranquillo…
interrotto però da una… nevicata… memorabile…
Infatti nel '56 ci fu una nevicata assolutamente inusuale
per la durata, l’intensità e la vastità del territorio coinvolto…
LA NEVICATA DEL '56
IL TESTO
“Ti ricordi una volta Si sentiva soltanto il rumore del fiume la sera Ti ricordi lo spazio I chilometri interi Automobili poche allora Le canzoni alla radio Le partite allo stadio Sulle spalle di mio padre La fontana cantava E quell’aria era chiara Dimmi che era così C’era pure la giostra Sotto casa nostra e la musica che suonava Io bambina sognavo Un vestito da sera con tremila sottane Tu la donna che già lo portava C’era sempre un gran sole E la notte era bella com’eri tu E c’era pure la luna molto meglio di adesso Molto più di così Com’è com’è com’è Che c’era posto pure per le favole E un vetro che riluccica Sembrava l’America E chi l’ha vista mai E zitta e zitta poi La nevicata del ’56 Roma era tutta candida Tutta pulita e lucida Tu mi dici di sì l’hai più vista così Che tempi quelli Roma era tutta candida Tutta pulita e lucida Tu mi dici di sì l’hai più vista così Che tempi quelli.”