E’, per i suoi incredibili colori,
uno degli animali più fotografati sott’acqua.
Si tratta di una lumaca senza guscio
che vive nelle barriere coralline del Sud Est dell’Asia.
Le riviste che si interessano di immagini della natura
spesso pubblicano sue suggestive foto,
che in fondo però non sono difficili da fare,
dato che non vive in acque molto profonde.
Ma come mai questa lumaca ha colori così sgargianti?
Durante la loro evoluzione
le Nembrotha hanno perso la conchiglia (rimasta in misura irrilevante)
in quanto per difendersi hanno preferito
la velocità unita a colori sorprendenti
ed a tossine sulla loro superfice corporea.
I colori forti hanno la funzione
di non far dimenticare ai predatori
quanto poco sia per loro conveniente,
a causa delle tossine irritanti, avvicinarsi.
Ma queste tossine non le produce lei
ma le ricava dalla sua dieta che è molto particolare
(ascidie).
Questo fa sì che non possono vivere negli acquari
e dunque non è stato facile studiarle
ed ancor oggi restano su di loro molti lati oscuri.
Misurano circa 12 cm e presentano piccole antenne sulla testa
che hanno anch’esse varie funzioni di difesa.
Hanno un doppio organo sessuale, maschile e femminile,
per aver più… occasioni di rapporti.
Tornando al titolo…
esse non possono ammirare i propri colori
perché hanno una vista molto rudimentale.
Quasi tutti conosciamo l’espressione “andare in brodo di giuggiole”.
E’ un’esclamazione che talvolta sentiamo pronunciare e pronunciamo per sottolineare un momento vissuto con grande soddisfazione.
Il “brodo di giuggiole” non è però uno strano modo di dire bensì un antico e prelibato distillato oggi però difficilmente reperibile nei grandi mercati.
Il fiore
IL GIUGGIOLO… QUESTO SCONOSCIUTO
DESCRIZIONE – STORIA – RICETTA – MODI DI DIRE E…
a cura di Tony Kospan
LA PIANTA
Il giuggiolo (Zizyphus vulgaris) è una pianta alta dai 5 a i 12 metri originaria dell’Africa settentrionale e della Siria che in tempi antichissimi si diffuse in Cina e in India, dove viene coltivato da oltre 4000 anni.
E’ per questo che viene anche chiamato “dattero cinese”.
Presenta un aspetto piuttosto contorto, con rami irregolari e spinosi.
Le foglie di piccole dimensioni, sono d’un verde brillante con margini seghettati mentre i piccoli fiori sono gialli.
LA GIUGGIOLA (IL FRUTTO)
La giuggiola… il frutto… assomiglia ad una grossa oliva dal colore prima verdastro e poi rosso marrone scuro quand’è matura.
La polpa di colore verde è soda e compatta ma farinosa ed ha un leggero sapore dolce.
Spesso il giuggiolo viene innestato nel melo per cui si ha un frutto… la giuggiola-mela… di dimensioni cospicue e dalla polpa zuccherina e soda.
LA STORIA DEL GIUGGIOLO
Già per Erodoto, che definì le giuggiole simili ai datteri, esse potevano essere usate per produrre un vino liquoroso ed inebriante.
Però i Greci le mangiavano anche come frutta.
Narra Omero nell’Odissea che Ulisse e i suoi uomini a causa di una tempesta, si ritrovarono sull’isola dei Lotofagi e che i suoi uomini, si lasciarono tentare dal frutto del loto un frutto che magicamente fece loro dimenticare mogli, famiglie e la nostalgia di casa.
Si ritiene che il loto di cui parla sia lo “Zizyphus lotus”, un giuggiolo selvatico.
Una specie affine, lo “Zizypus spinachristi”, è ritenuto dalla leggenda una delle due piante che servirono a preparare la corona di spine di Gesù.
Dopo un periodo in cui era diventato solo una pianta di nicchia sembra che ora stia tornando di moda.
IL GIUGGIOLO IN ITALIA
I romani per primi lo importarono in Italia chiamandolo”Zyzyphum” e per essi era simbolo del silenzio ed adornava i Templi della Prudenza.
Il termine latino è rimasto nel dialetto veneto “zizoea“.
In Romagna in molte case coloniche era coltivato adiacente alla casa nella zona più riparata ed esposta al sole.
Si riteneva che fosse una pianta portafortuna.
In Veneto ed in particolare a d Arquà Petrarca i giuggioli sono ancora piantati nei giardini di molte abitazioni e le giuggiole sono variamente utilizzate in cucina ed in… cantina.
Oltre all’espressione di cui parlavo all’inizio una volta era diffuso anche chiamare affettuosamente “giuggiolino” i bambini simpatici e grassottelli.
Nella medicina popolare è considerata uno dei quattro frutti “pettorali” con fichi, datteri e uvetta.
Viene usata in infuso o in decotto per prevenire e curare i sintomi da raffreddamento e le infiammazioni alle vie respiratorie.
L’USO ODIERNO
Le giuggiole si consumano sia fresche, appena colte dall’albero, sia quando sono un po’ secche.
C’è un solo nocciolo all’interno simile a quello delle olive.
Si possono trasformare anche in marmellate oppure conservate sotto grappe.
Si fanno anche tisane e sciroppi dolcissimi utilizzati contro la tosse ed anche il famoso… brodo liquoroso.
I frutti sono diuretici, emollienti e lassativi.
IL BRODO DI GIUGGIOLE
LA RICETTA
INGREDIENTI:
– 1 kg di giuggiole
– 1 kg di zucchero
– 2 mele cotogne
– 1 limone non trattato
– 1 litro di vino bianco
– 200 gr di uva isabella o vespolina sgranata
ESECUZIONE:
Prediligete delle giuggiole mature e raggrinzite, che sono poi quelle più dolci, eliminatene il nocciolo.
Mettetele in acqua unitamente alle mele cotogne tagliate a fettine, la scorza di limone, l’uva e lo zucchero, cuocete e dopo un’oretta di cottura a temperatura dolce aggiungete un po’ alla volta il vino di modo che questo possa sostituire l’acqua.
Passate tutto al setaccio.
Il risultato finale deve essere quello di una “marmellatina” tenera e saporita.
IL DETTO:
ANDARE IN BRODO DI GIUGGIOLE
L’espressione nasce a seguito della ricetta con questo nome usata nei paesi intorno al Lago di Garda e considerata una vera e propria prelibatezza.
Viene riportata già nel 1612 nel Vocabolario degli accademici della Crusca e le viene dato il significato di “godere di molto di chicchessia”.
Poi essa si diffuse in tutta Italia e resiste bene ancor oggi… nel senso di “gran godimento“.
Carl Nilsson Linnaeus, noto da noi come Linneo,
è stato un grande medico, botanico e naturalista svedese,
geniale ideatore della classificazione scientifica
“binomica” degli organismi viventi che ha consentito
l’enorme progresso della loro conoscenza.
Linneo, considerato il fondatore della moderna botanica,
scrisse anche numerosi libri sui suoi studi,
sulle ricerche fatte nei suoi viaggi di studio
per il mondo ed ebbe grandi riconoscimenti in vita.
(Råshult 23.5.1707 – Uppsala 10.1.1778)
Qui però parlerò di una sua particolare creazione…
la MERIDIANA DEI FIORI.
Cos’è? Un modo originale di sapere che ora è!
Cioè solo guardando i fiori…
Essi infatti aprono e/o chiudono i loro petali
in ore diverse durante il giorno.
Le più mattiniere sono le rose
che in primavera si aprono alle cinque.
Poi, man mano si aprono gli altri fiori:
l’erba gatta alle sei, le margherite africane alle otto,
le genziane alle nove, i papaveri alle dieci,
la lattuga selvatica a mezzogiorno e i garofani alle tredici.
Fino ad arrivare alle sedici,
quando si sbottona una pianta particolarmente pigra,
la bella di notte.
Di pomeriggio, comunque,
è più frequente invece che i fiori si richiudano:
alle 14 le primule rosse,
alle 15 i denti di leone,
alle cinque della sera le ninfee.
Il meccanismo di apertura e chiusura dei petali
avviene soprattutto per consentire l’impollinazione
da parte delle diverse specie di insetti
o per difenderla da agenti (sempre insetti)
estranei che potrebbero danneggiarla.
Questo vero e proprio orologio vegetale
è una creazione di Linneo
che lo brevettò anche.
Il naturalista svedese lo creò anche materialmente
facendo fare in un prato un’aiuola rotonda
col quadrante diviso in dodici spicchi colorati
costituiti da piante diverse.
Il margine d’errore della Meridiana non è grande…
al massimo può arrivare a mezz’ora…
Tuttavia bisogna far attenzione alla geografia
in quanto i ritmi biologici delle varie specie di piante
cambiano a seconda della latitudine in cui si trovano…
Della storia e del funzionamento di questa meridiana
e di altre originali particolarità di piante e fiori
ce ne parlò in modo esauriente e dotto lo studioso della natura
Il talento di Nora, una gatta Grey Tabby di cinque anni che vive a Filadelphia, non nasce per caso.
La sua padrona, Betsy Alexander, tiene lezioni di piano e la gatta ama imitare gli studenti.
Tuttavia Betsy non ha mai cercato di addestrarla.
Si accorse che sapeva suonare una sera di quattro anni fa, quando sentì qualcuno al piano e trovò Nora che accarezzava i tasti con le zampine.
I padroni di Nora non hanno perso tempo a farne un fenomeno anche commerciale.
Su YouTube il suo nome, «Nora the Piano Cat», è accompagnato dal marchio «trademark» e con le sue foto sono stati realizzati un calendario e un manuale di musica.
Questo parco, situato nel territorio del comune di Cisterna di Latina
è un tipico giardino all’inglese realizzato
da Gelasio Caetani a partire dal 1921 nella zona in cui c’erano
i ruderi della cittadina medievale “Ninfa”.
Il parco, davvero bellissimo, è l’ideale per una gita di sogno
in quanto unisce un affascinante ambiente naturale (fiume e laghetto),
ad un bellissimo giardino ed a suggestivi ruderi medievali
(castello, edifici, chiese e campanili medievali).
Per la sua poetica e sognante bellezza è stato amato
da molti scrittori e poeti tra cui
Virgina Woolf, Truman Capote, Ungaretti, Moravia.
LA STORIA
Si narra che nell’antichità nell’isolotto al centro del laghetto
ci fosse un tempio dedicato alle Ninfe…
L’area, divenuta nei secoli di proprietà di nobili famiglie pontificie,
pian piano si spopolò fino a perdere le caratteristiche di cittadina.
La zona è tornata in auge a partire dagli anni ’20 proprio a seguito
della creazione del parco ed al restauro delle rovine…
iniziati da Celesio Caetani e proseguiti dalla moglie e dalla figlia.
Furono queste ultime a decidere la forma di giardino all’inglese.
Il Giardino di Ninfa è stato dichiarato “Monumento Naturale”
della Repubblica Italiana nel 2000.
LA FLORA E LA FAUNA
Davvero ricchissima e coloratissima è la flora del parco
che mostra fioriture in ogni stagione.
In particolare vi sono vari tipi di magnolie, betulle, iris palustri, aceri giapponesi,
ciliegi e meli ornamentali, caprifogli, camelie, cornioli, rose rampicanti
abbracciate ai ruderi e perfino piante tropicali come l’avocado, i banani, la gunnera.
Vi sono anche vari animali e soprattutto tantissimi e vari uccelli.