Archivio per la categoria ‘MITI TRADIZIONI LEGGENDE’
L’AMENA STORIA DEL CULTO DI
SAN PASQUALE BAYLON
PROTETTORE DELLE DONNE
Il santo del 17 maggio
è San Pasquale Baylon
Protettore delle donne (e non solo).
Chi era e perché è definito protettore delle donne?
LA VERA STORIA DEL SANTO
Pasquale Baylon fu un umile fraticello spagnolo del 1500 che, fin da giovanissimo pastorello, sentì forte la vocazione religiosa.
Di lui si ricorda oltre alla grande umiltà un pericolisissimo viaggio attraverso la Francia calvinista e la sua difesa dell’Eucaristia.
Fu dichiarato Santo nel 1690 da Papa Alessandro VIII.
L’ORIGINE DELLA
“PROTEZIONE DELLE DONNE”
Oltre ad essere considerato il Santo
a cui le donne nubili possono rivolgersi per trovare marito
è anche il Santo della “protezione” delle donne.
La storia è davvero simpaticissima…
e nasce soprattutto dalla tradizione popolare partenopea.
Tradizione narra che il fraticello consigliasse in confessione,
alle donne che si lamentavano dei mariti,
di dar a loro un uovo sbattuto con zucchero e vino
e per questo è considerato da molti
anche l’inventore dello zabaione.
Il suo culto, come accennavo su,
ebbe molta diffusione a Napoli ed in provincia
per poi diffondersi in varie parti d’Italia
ma soprattutto in meridione.
Le donne cantavano e pregavano il santo così:
«San Pasquale Baylonne protettore delle donne,
fammi trovare marito, bianco, rosso e colorito,
come te, tale e quale, o glorioso san Pasquale!».
Una storia ancor più colorita,
sempre nell’ambito del mito del frate
protettore delle donne,
riguarda una statua che si trovava
in una chiesa di Torre Annunziata
che raffigurava il santo
come un marinaio con tutta l’attrezzatura di pesca
e con in mano un pesce che sembrava… ehm ehm.
Nel solco di questa tradizione, giunta fino ai giorni nostri,
c’è stato un film del genere boccaccesco del 1976 con Lando Buzzanca
che ricorda queste curiosità ed in cui c’è, tra l’altro, una simpatica processione
con le donne che lo implorano cantando una divertente canzoncina.
CIAO DA TONY KOSPAN
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Riportar alla nostra memoria i miti classici
che tanta importanza hanno avuto
nella storia e nell’evoluzione della cultura umana
ritengo che non possa che farci bene…
.
In questo post conosceremo la storia ed il significato
del mito di Perseo e del Cavallo (Pegaso) Alato
che ha anche molto influenzato l’arte per secoli
e di cui abbiamo un’enorme documentazione archeologica.
.
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IL MITO DI PERSEO
E DEL PEGASO ALATO
Possiamo leggere il post ascoltando, se ci va, una musica new age
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IL MITO
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Perseo affronta e decapita Medusa, una delle Gorgoni, (mostri marini il cui nome proviene dal greco gorgós=spaventoso) guardandola riflessa nello specchio donatogli da Atena per non rimanere pietrificato dal suo sguardo.
Le Gòrgoni erano tre: due erano immortali, Steno ed Euriale: la terza, invece, Medusa non aveva questo dono; e quest’ultima Pèrseo doveva affrontare e uccidere.
Esse erano dotate di sorprendente bellezza.
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Rubens
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Minerva, per vendetta, aveva mutata la chioma di Medusa in un orribile groviglio di serpi, dando agli occhi di lei il potere di render di pietra quelli ch’essa guardasse.
Perseo viene avvertito del pericolo, ma è aiutato dallo scudo donatogli dalla déa che permette di osservare medusa senza rifletterne l’immagine e da una falce adamantina donatogli da Hermes (Mercurio) per decapitare Medusa.
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Caravaggio – Testa di Medusa
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Dal collo decapitato di Medusa esce il cavallo alato Pegaso che ella aveva concepito con Posidone, ma che a causa del suo odio non era capace di darlo alla luce.
Il nome Pegaso viene dalla parola greca “pegai“, che significa “sorgenti” o “acque”.
Pegaso, il cavallo alato aiuta poi Perseo a liberare Andromeda da un mostro marino ed è determinante anche nell’impresa di Bellerefonte contro la Chimera.
Alla fine delle sue vicende, Pegaso si trasforma nell’omonima costellazione.
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Giambattista Tiepolo – Bellerofonte su Pegaso uccide la Chimera
.
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Mentre nel mito greco la figura del cavallo alato è espressa attraverso Pegaso, nella cultura orientale, la stessa figura si ritrova nell’immagine dell’ippogrifo.
Benvenuto Cellini ha lasciato un ritratto della Gorgona nel famoso bronzo del Pèrseo che si ammira a Firenze, nella Loggia dei Lanzi.
Dante Alighieri nel IX canto dell’inferno (51-57) si esprime così: ” Volgiti indietro, e tien lo viso chiuso: che se il Gorgon si mostra, e tu il vedessi, nulla sarebbe del tornar mai suso”.
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Benvenuto Cellini – Perseo (partic.)
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IL SIGNIFICATO
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Il messaggio che ci trasmette il mito è che, per non soccombere rispetto all’energia pietrificante, che coagula (che è quella sessuale) e alle paure inconsce, non bisogna lottare direttamente (Perseo non deve incrociare lo sguardo di Medusa) ma serve la riflessione (il riflesso dello specchio), la conoscenza della natura superiore ed inferiore (Jung direbbe l’ombra) e così possono essere superate le prove al fine di liberare infine sé stesso come il Pegaso alato.
I miti anche oggi sono presenti dappertutto nella vita quotidiana, si pensi ad esempio che il Pegaso alato è lo stemma della Regione Toscana:
“Pegaso è il protagonista – insieme a Perseo e Bellerofonte – di uno dei miti più amati e longevi della civiltà occidentale.
Insieme agli altri due personaggi rappresenta l’eroe che costruisce la pace, combatte il caos e il male e propone valori positivi”.
Si potrebbero fare tanti altri esempi del genere.
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IL VIDEO
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CIAO DA TONY KOSPAN
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– TESTO DAL WEB (CON MINI MODIFICHE E CORREZIONI)
(NON MI E’ STATO POSSIBILE VERFICARNE L’AUTORE)
– IMPAGINAZIONE E COORDINAMENTO T.K.
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AFRODITE… EROS ED IL MARE
– La duplice visione dell’amore nella mitologia greca –
Per gli antichi greci l’amore era rappresentato da 2 divinità pagane, Afrodite ed Eros (Venere e Cupido per i romani).
Afrodite era nata dal mare ma, a parte la truculenta fecondazione marina, sappiamo solo che nacque dalle parti di Citera.
Tutti conosciamo il bellissimo dipinto del Botticelli in cui vediamo Venere sbucare da una conchiglia in mezzo al mare ma sorprende il ritrovamento di un dipinto simile nell’antica Pompei (vedi qui giù).
Il rapporto di Afrodite col mare non è secondario in quanto i marinai greci amavano lei più di Poseidone (Nettuno) dio del mare.
Infatti è noto che si affidavano a lei prima di iniziare una navigazione affinché fosse sicura e tranquilla anche se poi, avendo paura dell’ira del dio del mare, facevano sacrifici a lui.
Nella mitologia le relazioni fra il mare e l’amore sono tante e sono moltissime le storie ed i miti dell’antica Grecia che associano il mare all’amore (Giasone e Medea, Elena di Troia e Paride, Teseo e Arianna etc..).
Non mancano in queste storie situazioni erotiche, parole spinte, allegorie poetiche, bagni sensuali e via dicendo.
Infatti il mito (come tutti i miti pagani anche questo è in sintonia con la realtà) vuol ricordarci che il mare può sorprenderci e nascondere pericoli, ma anche farci scoprire tesori di bellezza e di armonia, proprio come l’amore e viceversa.
Tornando alla duplice visione dell’amore da parte dei Greci antichi veniamo ora ad esaminare Eros.
Eros nasce dal rapporto sessuale tra Poros e Penia (dio dell’abbondanza con la dea della mancanza) avvenuto durante il banchetto per la nascita di Afrodite.
Benché nei testi più antichi Eros sembra rappresentare solo l’amore fisico, pian piano però verrà concepito dai Greci antichi sempre più come amore travolgente e passionale che ti fa sentire con il cuore “pieno” quando si è con l’amata/o e però con una forte sensazione di mancanza quando si è lontani.
Dunque Eros era il dio che ti fa essere sempre un po’ in tensione ora in modo sublime… ora doloroso.
Egli pure era associabile al mare ma in modo diverso… e direi opposto.
Con lui il mare viene visto come fantastico, emozionante ma anche tumultuoso e pericoloso.
Se Afrodite era la dea del mare sereno, del mare accogliente ed amico e dunque potremmo definirlo una eterna, absit iniura verbis, bonaccia, Eros era invece il dio del mare agitato che vola in alto come la spuma dei grandi cavalloni ma che poi si scaglia con violenza sulle rocce o sulla riva.
Da ciò si evince che mentre Afrodite rappresentava l’amore sensuale senza problemi, ma anche senza grandi emozioni, e quindi vissuto solo con gioia e per il piacere, Eros invece rappresentava la passione travolgente che ti fa vedere le stelle ma ti può anche far precipitare in un buco nero (gioia e dolore).
In realtà questo evidente dualismo narrato dalla mitologia greca non ha mai cessato di esistere se ancor oggi viviamo l’amore in queste due diversissime modalità.
Il mare dunque può rappresentare sia l’una che l’altra tipologia.
Chi volesse approfondire l’affascinante argomento può leggere il recente libro “Il mare d’amore” di Giorgio Ieranò editore Laterza
Tony Kospan
Copyright Tony Kospan (Vietata la copia senza far riferimento all’autore del post ed al blog)
PER LE NOVITA’ DEL BLOG
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L’AMENA STORIA DEL CULTO DI
SAN PASQUALE BAYLON
PROTETTORE DELLE DONNE
Il santo del 17 maggio
è San Pasquale Baylon
Protettore delle donne (e non solo).
Chi era e perché è definito protettore delle donne?
LA VERA STORIA DEL SANTO
Pasquale Baylon fu un umile fraticello spagnolo del 1500 che, fin da giovanissimo pastorello, sentì forte la vocazione religiosa.
Di lui si ricorda oltre alla grande umiltà un pericolisissimo viaggio attraverso la Francia calvinista e la sua difesa dell’Eucaristia.
Fu dichiarato Santo nel 1690 da Papa Alessandro VIII.
L’ORIGINE DELLA
“PROTEZIONE DELLE DONNE”
Oltre ad essere considerato il Santo
a cui le donne nubili possono rivolgersi per trovare marito
è anche il Santo della “protezione” delle donne.
La storia è davvero simpaticissima…
e nasce soprattutto dalla tradizione popolare partenopea.
Tradizione narra che il fraticello consigliasse in confessione,
alle donne che si lamentavano dei mariti,
di dar a loro un uovo sbattuto con zucchero e vino
e per questo è considerato da molti
anche l’inventore dello zabaione.
Il suo culto, come accennavo su,
ebbe molta diffusione a Napoli ed in provincia
per poi diffondersi in varie parti d’Italia
ma soprattutto in meridione.
Le donne cantavano e pregavano il santo così:
«San Pasquale Baylonne protettore delle donne,
fammi trovare marito, bianco, rosso e colorito,
come te, tale e quale, o glorioso san Pasquale!».
Una storia ancor più colorita,
sempre nell’ambito del mito del frate
protettore delle donne,
riguarda una statua che si trovava
in una chiesa di Torre Annunziata
che raffigurava il santo
come un marinaio con tutta l’attrezzatura di pesca
e con in mano un pesce che sembrava… ehm ehm.
Nel solco di questa tradizione, giunta fino ai giorni nostri,
c’è stato un film del genere boccaccesco del 1976 con Lando Buzzanca
che ricorda queste curiosità ed in cui c’è, tra l’altro, una simpatica processione
con le donne che lo implorano cantando una divertente canzoncina.
CIAO DA TONY KOSPAN
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Riportar alla nostra memoria i miti classici
che tanta importanza hanno avuto
nella storia e nell’evoluzione della cultura umana
ritengo che non possa che farci bene…
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In questo post conosceremo la storia ed il significato
del mito di Perseo e del Cavallo (Pegaso) Alato
che ha anche molto influenzato l’arte per secoli
e di cui abbiamo un’enorme documentazione archeologica.
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IL MITO DI PERSEO
E DEL PEGASO ALATO
Possiamo leggere il post ascoltando, se ci va, una musica new age
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IL MITO
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Perseo affronta e decapita Medusa, una delle Gorgoni, (mostri marini il cui nome proviene dal greco gorgós=spaventoso) guardandola riflessa nello specchio donatogli da Atena per non rimanere pietrificato dal suo sguardo.
Le Gòrgoni erano tre: due erano immortali, Steno ed Euriale: la terza, invece, Medusa non aveva questo dono; e quest’ultima Pèrseo doveva affrontare e uccidere.
Esse erano dotate di sorprendente bellezza.
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Rubens
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Minerva, per vendetta, aveva mutata la chioma di Medusa in un orribile groviglio di serpi, dando agli occhi di lei il potere di render di pietra quelli ch’essa guardasse.
Perseo viene avvertito del pericolo, ma è aiutato dallo scudo donatogli dalla déa che permette di osservare medusa senza rifletterne l’immagine e da una falce adamantina donatogli da Hermes (Mercurio) per decapitare Medusa.
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Caravaggio – Testa di Medusa
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Dal collo decapitato di Medusa esce il cavallo alato Pegaso che ella aveva concepito con Posidone, ma che a causa del suo odio non era capace di darlo alla luce.
Il nome Pegaso viene dalla parola greca “pegai“, che significa “sorgenti” o “acque”.
Pegaso, il cavallo alato aiuta poi Perseo a liberare Andromeda da un mostro marino ed è determinante anche nell’impresa di Bellerefonte contro la Chimera.
Alla fine delle sue vicende, Pegaso si trasforma nell’omonima costellazione.
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Giambattista Tiepolo – Bellerofonte su Pegaso uccide la Chimera
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Mentre nel mito greco la figura del cavallo alato è espressa attraverso Pegaso, nella cultura orientale, la stessa figura si ritrova nell’immagine dell’ippogrifo.
Benvenuto Cellini ha lasciato un ritratto della Gorgona nel famoso bronzo del Pèrseo che si ammira a Firenze, nella Loggia dei Lanzi.
Dante Alighieri nel IX canto dell’inferno (51-57) si esprime così: ” Volgiti indietro, e tien lo viso chiuso: che se il Gorgon si mostra, e tu il vedessi, nulla sarebbe del tornar mai suso”.
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Benvenuto Cellini – Perseo (partic.)
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IL SIGNIFICATO
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Il messaggio che ci trasmette il mito è che, per non soccombere rispetto all’energia pietrificante, che coagula (che è quella sessuale) e alle paure inconsce, non bisogna lottare direttamente (Perseo non deve incrociare lo sguardo di Medusa) ma serve la riflessione (il riflesso dello specchio), la conoscenza della natura superiore ed inferiore (Jung direbbe l’ombra) e così possono essere superate le prove al fine di liberare infine sé stesso come il Pegaso alato.
I miti anche oggi sono presenti dappertutto nella vita quotidiana, si pensi ad esempio che il Pegaso alato è lo stemma della Regione Toscana:
“Pegaso è il protagonista – insieme a Perseo e Bellerofonte – di uno dei miti più amati e longevi della civiltà occidentale.
Insieme agli altri due personaggi rappresenta l’eroe che costruisce la pace, combatte il caos e il male e propone valori positivi”.
Si potrebbero fare tanti altri esempi del genere.
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IL VIDEO
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– TESTO DAL WEB (CON MINI MODIFICHE E CORREZIONI)
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AFRODITE… EROS ED IL MARE
– La duplice visione dell’amore nella mitologia greca –
Per gli antichi greci l’amore era rappresentato da 2 divinità pagane, Afrodite ed Eros (Venere e Cupido per i romani).
Afrodite era nata dal mare ma, a parte la truculenta fecondazione marina, sappiamo solo che nacque dalle parti di Citera.
Tutti conosciamo il bellissimo dipinto del Botticelli in cui vediamo Venere sbucare da una conchiglia in mezzo al mare ma sorprende il ritrovamento di un dipinto simile nell’antica Pompei (vedi qui giù).
Il rapporto di Afrodite col mare non è secondario in quanto i marinai greci amavano lei più di Poseidone (Nettuno) dio del mare.
Infatti è noto che si affidavano a lei prima di iniziare una navigazione affinché fosse sicura e tranquilla anche se poi, avendo paura dell’ira del dio del mare, facevano sacrifici a lui.
Nella mitologia le relazioni fra il mare e l’amore sono tante e sono moltissime le storie ed i miti dell’antica Grecia che associano il mare all’amore (Giasone e Medea, Elena di Troia e Paride, Teseo e Arianna etc..).
Non mancano in queste storie situazioni erotiche, parole spinte, allegorie poetiche, bagni sensuali e via dicendo.
Infatti il mito (come tutti i miti pagani anche questo è in sintonia con la realtà) vuol ricordarci che il mare può sorprenderci e nascondere pericoli, ma anche farci scoprire tesori di bellezza e di armonia, proprio come l’amore e viceversa.
Tornando alla duplice visione dell’amore da parte dei Greci antichi veniamo ora ad esaminare Eros.
Eros nasce dal rapporto sessuale tra Poros e Penia (dio dell’abbondanza con la dea della mancanza) avvenuto durante il banchetto per la nascita di Afrodite.
Benché nei testi più antichi Eros sembra rappresentare solo l’amore fisico, pian piano però verrà concepito dai Greci antichi sempre più come amore travolgente e passionale che ti fa sentire con il cuore “pieno” quando si è con l’amata/o e però con una forte sensazione di mancanza quando si è lontani.
Dunque Eros era il dio che ti fa essere sempre un po’ in tensione ora in modo sublime… ora doloroso.
Egli pure era associabile al mare ma in modo diverso… e direi opposto.
Con lui il mare viene visto come fantastico, emozionante ma anche tumultuoso e pericoloso.
Se Afrodite era la dea del mare sereno, del mare accogliente ed amico e dunque potremmo definirlo una eterna, absit iniura verbis, bonaccia, Eros era invece il dio del mare agitato che vola in alto come la spuma dei grandi cavalloni ma che poi si scaglia con violenza sulle rocce o sulla riva.
Da ciò si evince che mentre Afrodite rappresentava l’amore sensuale senza problemi, ma anche senza grandi emozioni, e quindi vissuto solo con gioia e per il piacere, Eros invece rappresentava la passione travolgente che ti fa vedere le stelle ma ti può anche far precipitare in un buco nero (gioia e dolore).
In realtà questo evidente dualismo narrato dalla mitologia greca non ha mai cessato di esistere se ancor oggi viviamo l’amore in queste due diversissime modalità.
Il mare dunque può rappresentare sia l’una che l’altra tipologia.
Chi volesse approfondire l’affascinante argomento può leggere il recente libro “Il mare d’amore” di Giorgio Ieranò editore Laterza
Tony Kospan
Copyright Tony Kospan (Vietata la copia senza far riferimento all’autore del post ed al blog)
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SFATATO IL MILLENARIO MITO DEL CAVALLO DI TROIA?
Debbo dire, in verità, che fin da piccolo la storia del Cavallo costruito su idea di Ulisse per far entrare i Greci (gli Achei) nella città di Troia mi lasciava molto perplesso e mi sembrava una soluzione bislacca (perché un cavallo?).
Ma tutta la storiografia (o quasi) fin dall’antichità dava credito a questa versione per cui mi ci ero adagiato anch’io.
Oggi però con gli studi comparati e coordinati tra testi letterari antichi e la conoscenza delle tecnologie e della nautica dell’epoca, il velo su quanto abbia davvero inteso scrivere Omero, sembra che sia stato squarciato.
Tuttavia pare permanere, soprattutto in Italia, una certa resistenza ad affrontare con mente libera le nuove scoperte da parte di vecchi e fermi settori umanistici.
Ecco allora, in completa ma sintetica analisi, quanto è stato comunicato dall’archeologo navale italiano Francesco Tiboni, dottore di ricerca dell’Università di Marsiglia (e non solo) a seguito di sue approfondite ricerche.
IL CAVALLO DI TROIA? ERA UNA NAVE!
La tesi del dr. Francesco Tiboni
Come potrebbe essere avvenuto questo equivoco millenario?
Sarebbe sorto fin da tempi antichissimi per un errore dei primi traduttori dell’Iliade ed avvalorato poi da quelli successivi come quello che utilizzò anche Virgilio per la sua Eneide.
In effetti con il nome “Hippos” veniva normalmente chiamata una nave fenicia che aveva come polena (decorazione lignea sulla prua) proprio una testa di cavallo.
In verità insieme all’enorme diffusione del mito del cavallo già nel nel II sec. d.C. c’era però anche chi, come Pausania, ne dubitava e scriveva:
«Che quello realizzato fosse un marchingegno per abbattere le mura e non un cavallo lo sa bene chiunque non voglia attribuire ai Frigi un’assoluta dabbenaggine. Tuttavia la leggenda dice che è un cavallo».
QUESTE LE PROVE
Innanzitutto da un semplice punto di vista logico era molto più agevole nascondere in una doppia stiva di un’imbarcazione un piccolo gruppo di guerrieri greci.
Inoltre, nel descrivere il trasporto del cavallo dentro le mura di Troia, Omero nell’Odissea parla chiaramente di “alaggio” ovvero del sistema di rotolamento delle navi su rulli di legno usato nell’antichità per spostarle al coperto alla fine del periodo in cui era possibile navigare.
Omero, che dalle sue perfette descrizioni di navi appare un ottimo conoscitore della materia, parlando di “Hippos” intendeva dunque indicare questo tipo di nave fenicia mentre per i primi traduttori, digiuni di cose marinaresche, era solo un cavallo vero e proprio.
Le navi del genere “Hippos” erano poi di solito usate per trasporti di cose preziose per cui anche questo poteva ingolosire molto i Troiani.
Infine, sostituendo il “cavallo” di Troia con una nave, tutta la vicenda assume contorni meno fantasiosi e ben più realistici.
UNA BREVE CONSIDERAZIONE
La scoperta è frutto di un’indagine interdisciplinare che non si è fermata alla sola lettera dei testi ma li ha interconnessi con dati storici e tecnici (marinari) in una visione molto più ampia e precisa.
Personalmente questa tesi mi trova favorevole… anche se comprendo lo sconcerto di tantissimi… nel dover riconsiderare questo mito plurimillenario.
Tony Kospan
STORIA E RICORDI DEL PASSATO?


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La storia, che leggeremo e che illustrerò con diversi capolavori, è giunta a noi attraverso “Le Metamorfosi“, opera di Apuleio scrittore latino, ma si pensa che abbia origini molto più antiche.
E’ una storia molto bella che ha affascinato tantissimi artisti nel corso dei secoli che ad essa si sono ispirati per le loro opere… di cui potremo ammirarne ora qui alcune tra le più note.
Conosceremo infine anche il suo più noto ed importante significato.

C. G. Kratzenstein-Stub
LA FAVOLA ANTICA DI AMORE E PSICHE
Psiche era una bellissima principessa, così bella da causare l’invidia di Venere.
La dea inviò suo figlio Eros perché la facesse innamorare dell’uomo più brutto e avaro della terra, in modo che Psiche poteva esser ricoperta dalla vergogna di una simile relazione.
Ma il dio, Eros, si innamorò della bella mortale, e con l’aiuto di Zefiro (il dio del vento), la trasportò al suo palazzo, dove, imponendo che gli incontri avvenissero al buio per non incorrere nelle ire della madre Venere, la fece sua.
Ogni notte dunque Eros andava alla ricerca di Psiche ed ogni notte i due bruciavano la loro passione in un amore che mai nessun mortale aveva conosciuto.

Antoon van Dyck
Psiche era dunque prigioniera nel castello di Eros, legata da una passione che le travolgeva i sensi.
Una notte Psiche, istigata dalle sorelle, decise di vedere il volto del suo amante, pronta a tutto, anche all’uomo più orripilante, pur di conoscerlo.
Fu questa bramosia di conoscenza ad esserle fatale: una goccia cadde dalla lampada e ustionò il suo amante.
Allora Eros volò via e Venere scagliò la sua punizione sottoponendola a diverse prove.
Nella prima, dovette suddividere un mucchio di granaglie con diverse dimensioni in tanti mucchietti uguali e Psiche disperata, non provò nemmeno ad assolvere il compito che le era stato assegnato, ma ricevette un aiuto inaspettato da un gruppo di formiche, che intendevano ingraziarsi il suo innamorato.
L’ultima e più difficile prova consistette nel discendere negli inferi e chiedere alla dea Proserpina (dea del regno dei morti) un po’ della sua bellezza.
Psiche meditò allora addirittura il suicidio arrivando molto vicino a gettarsi dalla cima di una torre. Improvvisamente, però, la torre si animò e le indicò come assolvere la sua missione.
Durante il ritorno, però Psiche mossa dalla solita curiositò a lei tanto cara, aprì l’ampolla (data da Venere) contenente il dono di Proserpina,.
Ma il dono in realtà conteneva il sonno più profondo.

John William Waterhouse
Ancora una volta però venne in suo aiuto Eros (Amore) che la risvegliò dopo aver rimesso a posto la nuvola del sonno che era uscita dall’ampolla.
Solo alla fine, lacerata nel corpo e nella mente,
Psiche ricevette l’aiuto di Giove. Mosso da compassione il padre degli dei fece in modo che gli amanti si riunissero.
Psiche divienne anche lei una dea e sposò Amore.

Burne Jones
La favola termina con un grande banchetto al quale parteciparono tutti gli dei, alcuni anche in funzioni inusuali: per esempio, Bacco fece da coppiere, le tre Grazie suonarono e il dio Vulcano si occupò di cucinare il ricco pranzo.
Al termine del banchetto i due giovani bruciarono per tutta la notte la loro incontenibile passione e da questa unione nacque un figlio, Piacere, identificato dai latini con il termine Voluttà (Voluptas).
Jacques Louis David
IL SIGNIFICATO
Uno dei più importanti significati, che proverò a descrivere secondo il mio vedere, è che il mito ci vuol rivelare che viviamo in un continuo dinamico dualismo.
La luce ed il buio, in particolare.
Psiche è la creatura del giorno, Amore è presente solo di notte.
Eros rappresenta l’amore fisico e Psiche l’amore del cuore.
Entrambi dovranno superare molte prove nel mondo reale per raggiungere l’agognata fusione tra corpo e anima… e solo allora si raggiungerà quello che la favola definisce Piacere o Voluttà ma che potremmo anche definire Estasi o Fusione con l’Infinito.

Lo spagnolo
F I N E
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L’AMENA STORIA DEL CULTO DI
SAN PASQUALE BAYLON
PROTETTORE DELLE DONNE
Il santo del 17 maggio è San Pasquale Baylon
Protettore delle donne (e non solo).
Chi era e come mai è definito protettore delle donne?
LA VERA STORIA DEL SANTO
Pasquale Baylon fu un umile fraticello spagnolo del 1500 che, fin da giovanissimo pastorello, sentì forte la vocazione religiosa.
Di lui si ricorda oltre alla grande umiltà un pericolisissimo viaggio attraverso la Francia calvinista e la sua difesa dell’Eucaristia.
Fu dichiarato Santo nel 1690 da Papa Alessandro VIII.
L’ORIGINE DELLA
“PROTEZIONE DELLE DONNE”
Oltre ad essere considerato il Santo
a cui le donne nubili possono rivolgersi per trovare marito
è anche il Santo della “protezione” delle donne.
La storia è davvero simpaticissima…
e nasce soprattutto dalla tradizione popolare partenopea.
Tradizione narra che il fraticello consigliasse in confessione, alle donne che si lamentavano dei mariti,
di dar a loro un uovo sbattuto con zucchero e vino
e per questo è considerato da molti
anche l’inventore dello zabaione.
Il suo culto, come accennavo su,
ebbe molta diffusione a Napoli ed in provincia
per poi diffondersi in varie parti d’Italia
ma soprattutto in meridione.
Le donne cantavano… e pregavano… il santo così…
«San Pasquale Baylonne protettore delle donne,
fammi trovare marito, bianco, rosso e colorito,
come te, tale e quale, o glorioso san Pasquale!».
Una storia ancor più colorita sempre nell’ambito del mito del frate
protettore delle donne riguarda una statua che si trovava
in una chiesa di Torre Annunziata che raffigurava il santo
come un marinaio con tutta l’attrezzatura di pesca
e con in mano un pesce che sembrava… ehm ehm.
Nel solco di questa tradizione, giunta fino ai giorni nostri,
c’è stato un film del genere boccaccesco del 1976 con Lando Buzzanca
che ricorda queste curiosità ed in cui c’è tra l’altro una simpatica processione
con le donne che lo implorano cantando una divertente canzoncina.
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AFRODITE… EROS ED IL MARE
– La duplice visione dell’amore nella mitologia greca –
Per gli antichi greci l’amore era rappresentato da 2 divinità pagane, Afrodite ed Eros (Venere e Cupido per i romani).
Afrodite era nata dal mare ma, a parte la truculenta fecondazione marina, sappiamo solo che nacque dalle parti di Citera.
Tutti conosciamo il bellissimo dipinto del Botticelli in cui vediamo Venere sbucare da una conchiglia in mezzo al mare ma sorprende il ritrovamento di un dipinto simile nell’antica Pompei (vedi qui giù).
Il rapporto di Afrodite col mare non è secondario in quanto i marinai greci amavano lei più di Poseidone (Nettuno) dio del mare.
Infatti è noto che si affidavano a lei prima di iniziare una navigazione affinché fosse sicura e tranquilla anche se poi, avendo paura dell’ira del dio del mare, facevano sacrifici a lui.
Nella mitologia le relazioni fra il mare l’amore sono tante e sono moltissime le storie ed i miti dell’antica Grecia che associano il mare all’amore (Giasone e Medea, Elena di Troia e Paride, Teseo e Arianna etc..).
Non mancano in queste storie situazioni erotiche, parole spinte, allegorie poetiche, bagni sensuali… e via dicendo.
Infatti il mito (come tutti i miti pagani anche questo è in sintonia con la realtà) vuol ricordarci che il mare può sorprenderci e nascondere pericoli, ma anche farsi scoprire tesori di bellezza e di armonia, proprio come l’amore e viceversa.
Tornando alla duplice visione dell’amore da parte dei greci antichi veniamo ora ad esaminare Eros.
Eros nasce dal rapporto sessuale tra Poros e Penia (dio dell’abbondanza con la dea della mancanza) avvenuto durante il banchetto per la nascita di Afrodite.
Però benché nei testi più antichi egli sembra rappresentare solo l’amore fisico… pian piano verrà concepito dai greci antichi sempre più come amore travolgente e passionale che ti fa sentire con il cuore “pieno” quando si è con l’amata/o e però con una forte sensazione di mancanza quando si è lontani.
Dunque Eros era il dio che ti fa essere sempre un po’ in tensione ora in modo sublime… ora doloroso.
Egli pure era associabile al mare ma in modo diverso… e direi opposto.
Con lui il mare viene visto come fantastico, emozionante ma anche tumultuoso e pericoloso.
Se Afrodite era la dea del mare sereno, del mare accogliente ed amico e dunque potremmo definirlo una eterna, absit iniura verbis, bonaccia, Eros era invece il dio del mare agitato che vola in alto come la spuma dei grandi cavalloni ma che poi si scaglia con violenza sulle rocce o sulla riva.
Da ciò si evince che mentre Afrodite rappresentava l’amore sensuale senza problemi, ma anche senza grandi emozioni, e quindi vissuto solo con gioia e per il piacere, Eros invece rappresentava la passione travolgente che ti fa vedere le stelle ma ti può anche far precipitare in un buco nero (gioia e dolore).
In realtà questo evidente dualismo narrato dalla mitologia greca non ha mai cessato di esistere se ancor oggi viviamo l’amore in queste due diversissime modalità.
Il mare dunque può rappresentare sia l’una che l’altra tipologia.
Chi volesse approfondire l’affascinante argomento può leggere il recente libro “Il mare d’amore” di Giorgio Ieranò editore Laterza
Tony Kospan
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