Appare a me, ma non solo a me,
come una delle sue canzoni più incisive
più sensuali, più romantiche e più intriganti.
Direi che rappresenta un vero e proprio unicum,
proprio per questi aspetti,
tra le canzoni di questo mitico cantautore
vero mito della gioventù degli anni 60.
E’ bello ascoltarla sia nella versione
maschile sofferta e profonda del grande Luigi…
che nella versione femminile
cantata con la consueta sensualità ed intensità
dalla classica Ornella Vanoni.
Prima però… leggiamo il testo
per apprezzarne il valore “poetico”.
IO SI’
– Tenco –
Io sì,
che t’avrei fatto vivere
una vita di sogni
che con lui non puoi vivere
Io sì,
avrei fatto sparire
dai tuoi occhi la noia
che lui non sa vedere
ma ormai…
Io sì,
t’avrei detto il mio amore
cercando le parole
che lui non sa trovare
Io sì,
t’avrei fatta invidiare
dalle stesse tue amiche
che di lui ora ridono,
ma ormai…
Io sì,
t’avrei fatta arrossire
dicendoti “ti amo”
come lui non sa dire
Io sì,
da te avrei voluto
quella tua voce calda
che a lui fa paura
ma ormai…
Io sì,
t’avrei fatto capire
che il bello della sera
non è soltanto uscire
Io sì,
t’avrei insegnato
che si incomincia a vivere
quando lui vuol dormire,
ma ormai…
Io sì,
che t’avrei insegnato
qualcosa dell’amore
che per lui è peccato
Io sì,
t’avrei fatto sapere
quante cose tu hai
che mi fanno impazzire
ma ormai…
Ascoltiamola ora dunque cantata dall’autore
e, se ci va,
anche nella bella interpretazione della Vanoni
Ciao da Tony Kospan
PER CHI AMA LA STORIA.. I RICORDI E LE ATMOSFERE DI UN TEMPO
Scritta da Roby Facchinetti e Valerio Negrini,
fu presentata dallo storico gruppo
al Festival di Sanremo del 1990,
e vinse quella manifestazione canora.
Il tema, la solitudine,
è stupendamente raccontato in poesia e musica.
IL TESTO
Li incontri dove la gente viaggia, e va a telefonare,
col dopobarba che sa di pioggia, e la ventiquattro ore,
perduti nel corriere della sera,
nel va e vieni di una cameriera,
ma perché ogni giorno viene sera?
A volte un uomo è da solo perché ha intesta strani tarli,
perché ha paura del sesso o per la smania di successo.
Per scrivere il romanzo che ha di dentro,
perché la vita l’ha già messo al muro,
o perché in un mondo falso è un uomo vero.
Dio delle città
e dell’immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può imparare questa vita,
e magari un po’ cambiarla,
prima che ci cambi lei.
Vediamo se si può,
farci amare come siamo,
senza violentarci più,
con nevrosi e gelosie.
Perché questa vita stende,
e chi è steso o dorme o muore,
oppure fa l’amore.
Ci sono uomini soli per la sete d’avventura,
perché han studiato da prete o per vent’anni di galera,
per madri che non li hanno mai svezzati,
per donne che li han rivoltati e persi,
o solo perché sono dei diversi.
Dio delle città
e dell’immensità,
se è vero che ci sei
e hai viaggiato più di noi,
vediamo se si può
imparare queste donne
e cambiare un po’ per loro,
e cambiare un po’ per noi.
Ma Dio delle città
e dell’immensità,
magari tu ci sei
e problemi non ne hai.
Ma quaggiù non siamo in cielo,
e se un uomo perde il filo,
è soltanto un uomo solo.
di cui possiamo ora legger il testo e veder il video.
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MUSICA E POESIA…
OVUNQUE PROTEGGI
UN CLASSICO DI VINICIO CAPOSSELA
ENTRIAMO NEL SUO SIGNIFICATO PIU’ PROFONDO
Chi è che deve proteggere il protagonista della canzone
che è alle prese con la fine di un amore?
E’ l’Amore stesso (in senso sublime) con la sua capacità
di curare, addolcire e donare una nuova speranza!
Ovunque Proteggi
– Vinicio Capossela –
Non dormo ho gli occhi aperti per te,
guardo fuori, guardo intorno,
come è gonfia la strada di polvere e vento,
nel viale del ritorno.
Quando arrivi,quando verrai per me,
guarda l’angolo del cielo,
dove è scritto il tuo nome,
ed è scritto nel ferro del cerchio di un anello.
E ancora mi innamora e mi fa sospirare così,
adesso e per quando tornerà l’incanto…
E se mi trovi stanco,e se mi trovi spento,
se il meglio è già venuto
e non ho saputo tenerlo dentro me.
I vecchi già lo sanno il perchè,
e anche gli alberghi tristi,
che troppo per poco e non basta ancora
ed è una volta sola.
E ancora proteggi, la grazia del mio cuore,
adesso e per quando tornerà l’incanto,
l’incanto di te,di te vicino a me.
Sassi nelle scarpe e polvere sul cuore,
freddo nel sole,e non bastan le parole.
Mi spiace se ho peccato,
mi spiace se ho sbagliato,
se non ci sono stato,se non sono tornato.
Ma ancora proteggi la grazia del mio cuore,
adesso e per quando tornerà nel tempo,
il tempo per partir,il tempo di restare,
il tempo di lasciare,il tempo di abbracciare,
ricchezza e fortuna in pene e in povertà
nella gioia e nel clamore,nel lutto e nel dolore,
nel freddo e nel sole,nel sonno e nel rumore,
ovunque proteggi la grazia del mio cuore,
ovunque proteggi la grazia del tuo cuore..
Ovunque proteggi,proteggimi nel male,
ovunque proteggi la grazia del tuo cuore..
“Per chi non fraintenda,
narra la leggenda
di quella gitana che pregò la Luna
bianca ed alta nel ciel”
IL FIGLIO DELLA LUNA
UNA CANZONE CHE E’ ANCHE UN… BELLA STORIA…
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La canzone il cui titolo originale è
“Hijo De La Luna”
è dei Mecano, un gruppo spagnolo,
e fa parte di un LP di cui è la perla…
Per testo fantasy e musica affascinante…
riscuote da sempre grande successo.
Conosciamola… e poi ascoltiamola.
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LA STORIA
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E’ la commovente leggenda di una zingara
che disperata chiese alla luna il ritorno dell’uomo che amava.
La Luna acconsentì purché potesse accudire personalmente
il suo primo figlio.
Alla nascita del bimbo, bianco come il latte, il suo uomo
“scuro come il fumo” – credendosi tradito – la uccise…
ed abbandonò il figlio della Luna.
La musica è struggente così come la voce della Torroja
e la canzone tocca i punti più profondi del nostro cuore.
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Ma ecco, per chi desidera conoscerla meglio,
il testo in italiano.
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IL FIGLIO DELLA LUNA
Per chi non fraintenda
narra la leggenda
di quella gitana
che pregò la luna
bianca ed alta nel ciel
mentre sorrideva
lei la supplicava
«fa che torni da me»
«tu riavrai quell’uomo
pelle scura
con il suo perdono
donna impura
però in cambio voglio
che il tuo primo figlio
venga a stare con me»
chi suo figlio immola
per non stare sola
non è degna di un re
Luna adesso sei madre
ma chi fece di te
una donna non c’è
dimmi luna d’argento
come lo cullerai
se le braccia non hai
figlio della luna
Nacque a primavera
un bambino
da quel padre scuro
come il fumo
con la pelle chiara
gli occhi di laguna
come un figlio di luna
«questo è un tradimento
lui non è mio figlio
ed io no, non lo voglio»
Luna adesso sei madre
ma chi fece di te
una donna non c’è
dimmi luna d’argento
come lo cullerai
se le braccia non hai
figlio della luna
II gitano folle
di dolore
colto proprio al centro
dell’onore
l’afferrò gridando
la baciò piangendo
poi la lama affondò
corse sopra al monte
col bambino in braccio
e lì lo abbandonò
Luna adesso sei madre
ma chi fece di te
una donna non c’è
dimmi luna d’argento
come lo cullerai
se le braccia non hai
figlio della luna
Se la luna piena
poi diviene
è perché il bambino
dorme bene
ma se sta piangendo
lei se lo trastulla
cala e poi si fa culla
ma se sta piangendo
lei se lo trastulla
cala e poi si fa culla
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E’ stata tradotta in diverse lingue e sulle sue note
ma anche una poesia anche se intrisa di impegno civile.
Annie Louisa Swynnerton
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Essa infatti vuol dirci tante… tante cose.
Per questo ho inserito anche il testo
che non contiene, a parer mio,
solo l’idea di ripudiare la guerra
ma anche tanto altro.
Infatti se ci guardiamo davvero intorno
se osserviamo attentamente la realtà dei nostri giorni
senza farci abbagliare
dalle apparenze, dalle mode, dai pensieri urlati
e dai “rumors” orchestrati televisivi
direi che essa, pur scritta nel 1966,
è in pratica attualissima
e rivela lo spirito ed il clima della gioventù dell’epoca
che poi sfociò nel famoso… 68!
E SE CI DIRANNO
Luigi Tenco
E se ci diranno che per rifare il mondo
c’è un mucchio di gente da mandare a fondo.
Noi che abbiamo troppe volte visto ammazzare
per poi dire troppo tardi che è stato un errore
noi risponderemo, noi risponderemo
NO NO NO NO NO NO NO NO
E se ci diranno che nel mondo la gente
o la pensa in un modo o non vale niente
noi che non abbiamo finito ancora di contare
quelli che il fanatismo ha fatto eliminare
noi risponderemo, noi risponderemo
NO NO NO NO NO NO NO NO
E se ci diranno che è un gran traditore
chi difende la gente di un altro colore
noi che abbiamo visto gente con la pelle chiara
fare cose di cui ci dovremmo vergognare
noi risponderemo, noi risponderemo
NO NO NO NO NO NO NO NO
E se ci diranno che è un destino della terra
selezionare i migliori attraverso la guerra
noi che ormai sappiamo bene che i più forti
sono stati sempre i primi a finir morti
noi risponderemo, noi risponderemo
NO NO NO NO NO NO NO NO
Andrea nasce a Porto Torres da padre savonese e madre sarda,
si diploma all’Istituto Tecnico Nautico,
dove poi tornerà come docente di Marinaresca.
Matura una lunga esperienza musicale nel Coro degli Angeli,
di Sassari, con il nome di Sole Nero…
Viene premiato dai critici a Sanremo nel 1991
per la mitica…
“Spunta la luna dal monte”
presentata con i Tazenda e Pierangelo Bertoli.
Nel 1988, con Luigi Camedda e Luigi Marielli,
aveva fondato infatti il gruppo dei Tazenda (nome preso da un libro di fantascienza di Isaac Asimov) con l’intento di miscelare la musica tradizionale sarda
ed il pop melodico all’italiana.
I Tazenda
I Tazenda raggiunsero una grande popolarità
ma poi nel ’98 si sciolsero e Parodi continuò da solista.
Tenne suo ultimo concerto
solo qualche mese prima della sua fine
nonostante l’evidenza degli effetti del grave male sul suo volto
e la cosa emozionò tantissimi di noi per il suo coraggio
e per il suo amore per la musica e per la vita.
La canzone appare una poesia per la bellezza del testo
ma anche perché esprime una serena ed affettuosa solidarietà
verso chi non può avere le normali possibilità di muoversi
e di vivere… normalmente a causa di una menomazione.
Il testo infatti si muove in modo gioioso e davvero amichevole
verso i nostri amici/fratelli che soffrono
e dunque lontano dai soliti cliché lamentevoli
ed in tal modo rimuove inveterati (ma resistenti) tabù.
La canzone non è di un cantautore triste, anzi,
ma è di un cantante noto per poesie allegre
(ma talvolta anche impegnate)
come Morandi, e la cosa può stupire
chi è portato ad etichettare le persone solo dalle apparenze.
Quello che però non capisco, e la cosa non depone affatto bene
per la nostra società, è come sia stato possibile
– che una così bella canzone abbia avuto,
sì un buon successo, ma non quello che avrebbe meritato
ma anche come mai sia scomparsa quasi del tutto.
Un’altra amara riflessione riguarda i motivi per cui siano così rare le canzoni
che affrontano temi, certo non facili, ma così importanti
anche se poi in tanti si ergono a loro paladini.
Certo qualcuno dirà, con il consueto cinismo
che contraddistingue la nostra società,
che la canzone è stato creata apposta per commuovere
ma intanto
come mai nessuno ci aveva pensato prima (né dopo)?
Ritengo pertanto doveroso riportarla in evidenza
attraverso i miei canali di comunicazione
quantunque modesti e limitati.
IL MIO AMICO
Morandi – Falagiani
Il mio amico cammina che sembra un pendolo
attraversa la strada e tutti lo guardano
in questo mondo veloce si muove a fatica
ma tu guarda che razza di scherzi ti fa la vita
il mio amico è sempre stato cosi’ fino da piccolo
con la faccia bambina ed impaurita che sembra un cucciolo
quando parla il mio amico farfuglia piano
e le parole nell’aria si sciolgono come venissero da lontano
ma il mio amico è il mio amico e solo io so com’è
lui ha un cuore pulito che un altro non c’è
il mio amico quando è solo ascolta canzoni
e ad ogni nota riaffiorano in lui vecchie e nuove passioni
quando tu sei arreso e non sai cosa fare
lui ti dice addormentati e prova a sognare
vorrei essere anch’io cosi’ ingenuo e felice
invece corro e da sempre non trovo mai pace
il mio amico almeno è una bella persona
uno strano violino con le corde di seta
in un mondo distratto che cinico suona
questo grande concerto che in fondo è la vita
il mio amico non parla mai di odio e sfortuna
anzi dice era peggio non essere nato
non avrei mai potuto vedere la luna
e tutte le altre bellezze che Dio ha creato
Il mio amico a volte scompare e non lo vedo piu’
anche lui soffre mesi d’amore e non li manda giù
gli succede di solito con una sconosciuta
e ogni volta ancor prima che inizia è una storia finita
ma il mio amico è il mio amico e solo io so dov’è
se vuol farsi trovare, se ha bisogno di me
o se invece vuol stare per giorni a parlare
sulla spiaggia da solo con le onde del mare
il mio amico che gioca con gli occhi a pallone
ci incoraggia e soffre anche in allenamento
lui dai bordi del campo comanda l’azione
ondeggiando leggero come grano nel vento
dal mio amico ho imparato un milione di cose
per esempio ad amare senza essere riamato
a guardare la luna e i giardini di rose
e tutte le altre bellezze che Dio ha creato
Il mio amico è il mio amico e non lo cambierei
i ricordi piu’ belli ce li ho isieme a lui
in questo mondo veloce il mio amico si muove a fatica
proprio lui che mi aiuta a capire e ad amare la vita.
Cento volte ho pensato di averti incontrato
Cento volte ho capito di avere sbagliato
Ma è bastato un tuo piccolo gesto
Così logico quando l’ho visto
Per capire che
Eri proprio tu
Non ci sarà un altro amore
Non ci sarà un’altra volta
Non ho più il cuore libero
Non c’è spazio per altre storie
Non ci sarà un’altra volta
Non ci sarà un altro amore
Lo sapevo
Che da qualche parte esistevi
T’ho cercata
T’ho trovata in mille amori
Ma ogni volta mancava qualcosa
Sì mancava quel piccolo gesto
E alla fine tu
Finalmente tu
Non ci sarà un altro amore
Non ci sarà un altra volta
Chi mancava sulla mia strada
Eri tu e comunque vada
Non ci sarà un altro amore
Quel che sembra impossibile
Qualche volta sembra impossibile
Qualche volta succede ancora
Non ci sarà un’altra volta
Non ci sarà un altro amore
come una delle più belle canzoni italiane… di sempre
e gli autori, come vedremo, sono tutti notissimi.
SE TELEFONANDO
– GRANDE CANZONE POESIA –
Si tratta davvero di un mixage stupendo costituito da:
– una stupenda interpretazione di Mina,
– una bellissima musica, opera del maestro Ennio Morricone,
ed
– un testo “poetico” che dobbiamo a Maurizio Costanzo e Ghigo De Chiara.
Questo disco (un 45 giri in vinile) è del 1966 ed è ormai divenuto uno stupendo… indimenticabile classico.
Il testo è in verità anche audace, di tipo intellettuale… e risente della liberazione sessuale degli anni ’60.
Ci parla infatti di un rapporto d’amore intenso, passionale, ma di una sola notte e senza futuro, ma che ha lasciato solo il bel ricordo delle emozioni vissute.
Il brano musicale si accompagna magicamente a queste emozioni con un continuo “crescendo” finale… che sembra non finire.
SE TELEFONANDO
Lo stupore della notte
spalancata
sul mar
ci sorprese che eravamo sconosciuti
Poi nel buio le tue mani
d’improvviso
sulle mie…
É cresciuto troppo in fretta
questo nostro
amor…
Se telefonando io potessi dirti addio
ti chiamerei…
Se io rivedendoti fossi certa che non soffri
ti rivedrei…
Se guardandoti negli occhi sapessi dirti basta
ti guarderei…
Ma non so spiegarti
che il nostro amore appena nato
è già finito…
Se telefonando io volessi dirti addio
ti chiamerei…
Se io rivedendoti fossi certa che non soffri
ti rivedrei…
Se guardandoti negli occhi sapessi dirti basta
ti guarderei…
Ma non so spiegarti
che il nostro amore appena nato
è già finito…
Ed ora è giunto il momento di ascoltarla in questo bel video…
CIAO DA TONY KOSPAN
PER LE NOVITA’ DEL BLOG
Mina (Mina Anna Maria Mazzini) – Busto Arsizio, 25 marzo 1940