Poi, per inseguire la sua grande passione per la musica
e per la chitarra, creò un quartetto, il “MIDA”,
con cui girò per l’Europa dal 1939 al 1946.
Tornato in Italia,
grazie al suo modo di cantare e di fare musica,
pian piano raggiunse un grande successo
a partire dalla fine degli anni quaranta
fino alla fine degli anni sessanta.
Qui è con Totò
Recitò anche in alcuni film.
Negli anni ’70 e ’80
interruppe la sua attività discografica ma non quella di cantante
anche se divenne sempre più sporadica.
‘A Casciaforte
Negli anni ’90 però tornò di nuovo alla ribalta
con diversi album di successo.
Foto di Augusto De Luca
Nel ’92 compose con Mia Martini la mitica…
CU’ MME
Con Mia Martini
Nel 2002 al Festival di Sanremo
ricevette il Premio alla Carriera.
LO STILE DI MUROLO
La sua voce era un sussurro gentile
che si univa con grande eleganza
agli accordi della sua chitarra classica
creando un insieme unico,
un vero e proprio dipinto musicale…
Murolo con De André
Non c’è chi non veda una sua vicinanza allo stile
all’epoca in auge in America…
cioè quello di Sinatra e Bing Crosby
che però nel contempo portava anche ad un’evoluzione
del modo di cantare le canzoni classiche napoletane.
I SUOI PRINCIPALI SUCCESSI
Queste sono alcune delle sue canzoni più famose:
CU MME, CANZONE DI LAURA, L’ ITALIA E’ BELLA,
A’ CASCIAFORTE, O’ MARINARIELLO.
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Queste, ed altre sue canzoni, sono ancor oggi amatissime
Questa è una delle prime canzoni di cui ho memoria
Ero ancora bambino, ma quel canto dolce e suggestivo,
mi incuriosiva e mi costringeva a pensare… ad immaginare…
una lunga… stretta scalinata come sospesa
nell’aria e nella mia fantasia.
Poi crescendo capii il più ampio significato della canzone
e… “l’innamoratella”.
SCALINATELLA (LONGA LONGA)
MUSICHE ED ATMOSFERE DI UN TEMPO
a cura di Tony Kospan
La canzone, il cui titolo è sì Scalinatella…
(ma è notissima con l’aggiunta di “Longa Longa”)
è del 1951… di Bonagura – Cioffi.
Come di consueto prima di leggerne la storia e di ascoltarla
vediamo alcune immagini che ci riportano
all’atmosfera di quell’anno.
L’ATMOSFERA DEL 1951
Alfa Romeo
Totò e Aldo Fabrizi
Festival di Sanremo
Quartetto Cetra
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Capri 1951
2 PAROLE SUL PERCHE’ DEL SUO SUCCESSO
A mio parere questa è una canzone più suggestiva e dolce
che poetica…
(ovviamente se la confrontiamo con le grandissime liriche della
CANZONE CLASSICA NAPOLETANA).
La semplicità e la suggestione della ripetuta rima in “ella“,
insieme ad una musica dal ritmo morbidissimo,
crea un effetto che ti penetra nel profondo
e da questo mix, penso, nacque il suo successo.
LA SCALINATELLA SI TROVA A… ?
Secondo alcuni essa è a Capri perché l’autore, Bonagura,
in quei giorni era a Capri e quindi…
Secondo altri,
che si basano sulla dichiarazione di Roberto Murolo,
è invece a Positano…
dove in effetti la spiaggia è raggiungibile a piedi
percorrendo la stradina principale ma lunghetta
oppure una “Scalinatella longa, longa, longa…”,
così come citata nella celebre canzone,
che però conduce al mare in pochi minuti.
Conoscendo entrambe le località
mi sembra più verosimile l’ipotesi Positano
che è una cittadina letteralmente abbarbicata
al costone della Costiera Amalfitana.
Va sa da sé che sono tutte e due
delle località davvero stupende.
LA VERA STORIA NARRATA DALL’AUTORE
Ma ecco, per gli appassionati,
come nasce la canzone
con le parole dello stesso Bonagura:
“Andavo a casa di Cioffi una sera, a piedi, ero giovane e mi piaceva camminare.
Percorrevo via Toledo e tracciavo senza fermarmi delle parole sulla carta, che avevo già, così come mi venivano a mente, un certo suono e una certa cadenza che rendevano più veloce e più cadenzato il mio passo.
Giunto a casa dell’amico e sedutomi al suo fianco, ho a più riprese posto quel foglietto accanto al piatto dove egli mangiava.
Niente. Finse sempre di non percepire il mio invito a leggere.
Finito il pranzo, con calma egli si alzò, sedette al pianoforte e suonò Scalinatella con le stesse note che tutto il mondo oggi conosce.
Io non rifeci e non aggiunsi, non sostituii mai alcun verso”.
insieme ad una altrettanto famosa e bellissima canzone,
entrambe sul tema, notte.
La poesia, amata anche da Pasolini,
è tra le più famose in tutto il mondo
per l’intrinseca dolcezza ed un tale malinconico trasporto
che va oltre il tempo e lo spazio.
Pianefforte ‘e notte
Leggiamola…
PIANEFFORTE ‘E NOTTE
Salvatore di Giacomo
Nu pianefforte ‘e notte
sona luntanamente,
e ‘a museca se sente
pe ll’aria suspirà.
è ll’una: dorme ‘o vico
ncopp’ a nonna nonna
‘e nu mutivo antico
‘e tanto tiempo fa.
Dio, quanta stelle ‘n cielo!
Che luna! e c’aria doce!
Quanto na della voce
vurria sentì cantà!
Ma sulitario e lento
more ‘o mutivo antico;
se fa cchiù cupo ‘o vico
dint’a ll’oscurità.
Ll’anema mia surtanto
rummane a sta fenesta.
Aspetta ancora. E resta,
ncantannese, a pensà.
Per chi non comprende il napoletano
ecco una traduzione d’eccezione,
quella di Pier Paolo Pasolini
PIANOFORTE DI NOTTE
Un pianoforte di notte
suona in lontananza,
e la musica si sente
per l’aria sospirare.
è l’una: dorme il vicolo
su questa ninna nanna
di un motivo antico
di tanto tempo fa.
Dio, quante stelle in cielo!
Che luna! e che aria dolce!
Quanto una bella voce
vorrei sentire cantare!
Ma solitario e lento
muore il motivo antico;
si fa più cupo il vicolo
dentro all’oscurità.
L’anima mia soltanto
rimane a questa finestra.
Aspetta ancora, e resta,
incantandosi, a pensare.
è stata una delle migliori ambasciatrici nel mondo
del fascino della grande canzone napoletana.
I’ TE VURRIA VASA’
L’ ATMOSFERA, LA STORIA, IL TESTO…
E LA CANZONE… (IN 2 VERSIONI)
a cura di Tony Kospan
Prima però immergiamoci nell’atmosfera di quell’anno
con diverse immagini d’epoca
L’ATMOSFERA DEL 1900
Napoli – Scalinata di Santa Lucia
LA SIMPATICA STORIA DELLA CANZONE
A conferma, se ce ne fosse bisogno, che si tratta di una canzone-poesia,
il testo è del poeta Vincenzo Russo.
Siamo a cavallo del 1900 e l’autore era a letto con la febbre.
L’andò a visitare l’amico musicista Di Capua
(l’autore della musica di “O sole mio”)
tutto contento per aver incassato un anticipo dalla sua Casa Musicale
sia per dividerlo con lui… che per regalargli un biglietto
per una serata al famoso Salone Margherita
(piccolo teatro napoletano adibito a spettacoli musicali leggeri)
dove si esibiva uno dei più grandi cantanti dell’epoca Armando Gill.
Prima che andasse via il Russo, pur stando nel letto,
infilò il testo della canzone nelle tasche dell’amico musicista.
Il giorno dopo Di Capua accortosi del foglietto
compose di getto la musica
che il poeta disse poi esser proprio quella da lui sognata.
La canzone, per il poetico testo e per la dolcezza della musica,
è considerata una delle più belle canzoni d’amore
della storia della musica… di sempre.
La riprova sta nel fatto che essa ha avuto, nel corso
dei suoi 120 anni di vita, tantissimi grandissimi interpreti.
Rogelio de Egusquiza
IL TESTO ORIGINALE E IN ITALIANO
I’ te vurria vasa’
(V.Russo, Di Capua)
Ah! Che bell’aria fresca…
Ch’addore ‘e malvarosa…
E tu durmenno staje,
‘ncopp’a sti ffronne ‘e rosa!
‘O sole, a poco a poco,
pe’ stu ciardino sponta…
‘o viento passa e vasa
stu ricciulillo ‘nfronte!
I’ te vurría vasá…
I’ te vurría vasá…
ma ‘o core nun mm”o ddice
‘e te scetá…
‘e te scetá!…
I’ mme vurría addurmí…
I’ mme vurría addurmí…
vicino ô sciato tujo,
n’ora pur’i’…
n’ora pur’i’!…
Tu duorme oje Rosa mia…
e duorme a suonno chino,
mentr’io guardo, ‘ncantato,
stu musso curallino…
E chesti ccarne fresche,
e chesti ttrezze nere,
mme mettono, ‘int”o core,
mille male penziere!
I’ te vurría vasá…
……………………….
Sento stu core tujo
ca sbatte comm’a ll’onne!
Durmenno, angelo mio,
chisà tu a chi te suonne…
‘A gelusia turmenta
stu core mio malato:
Te suonne a me?…Dimméllo!
O pure suonne a n’ato?
I’ te vurría vasá…
Ti vorrei baciar
(libera trad. di Tony Kospan)
Ti vorrei baciar
(libera trad. Tony Kospan)
Ah! che bell’aria fresca
ch’odor di malvarosa.
E tu stai dormendo
su queste foglie di rosa.
Il sole a poco a poco
spunta in questo giardino;
il vento passa e bacia
il ricciolino in fronte.
Io vorrei baciarti…
Io vorrei baciarti…
Ma il cor non ho
di svegliarti…
di svegliarti…
Io vorrei addormentarmi
Io vorrei addormentarmi
vicino al tuo respiro
per un’ora anch’io…
per un’ora anch’io…
Tu dormi, o Rosa mia?
E dormi profondamente;
mentr’io guardo, incantato,
questa tua bocca corallina.
E queste carni fresche,
e queste trecce nere,
mi mettono nel cuore
mille segreti pensieri.
Vorrei baciarti.
……………………….
Sento il cuore tuo
che batte come l’onde.
Dormendo , angelo mio,
chissà a chi stai sognando…
La gelosia tormenta
il cuore mio malato;
Stai sognando me? Dimmelo…
Oppure sogni un altro?
Io vorrei baciarti…
De Nittis – Signora napoletana
LA CANZONE
Ascoltiamola prima nella versione di Massimo Ranieri
e poi, se ci va, in quella ancor più… cesellata… di Sergio Bruni.
Fu scritta nel 1917 dal notissimo paroliere-poeta Libero Bovio e musicata da Gaetano Lama a tempo di valzer e quindi oltre cento anni fa.
Libero Bovio con Salvatore Di Giacomo e Ferdinando Russo
Essa ci parla di una donna che ha preferito lasciare le sue semplici origini… (di quando mangiava pane e ciliege…) ed anche il suo innamorato senza pretese… per divenire una raffinata sciantosa (oggi potremmo definirla soubrette ma il significato è più ampio) che parla in un incerto francese e che veste abiti scollati ed eleganti.
L’avvilimento del suo ex è tale che neanche il cardellino trova la forza di volare via e di cercarsi una nuova padrona, pur con la gabbia ormai aperta.
IL FAMOSO RITORNELLO ED IL BRANO
Il ritornello
«Perché, ora che non ci amiamo più, tu distrattamente pensi a me, distrattamente parli di me, distrattamente chiami me?»
rivela che il fuoco dell’amore seppur ormai semispento sotto la cenere cova ancora in entrambi…
Quel “distrattamente” a mio parere, quasi come un lapsus freudiano, mostra proprio questo… mentre però intanto i due stanno già prendendo strade ormai diverse…lontane.
E’ quindi un brano dolce e malinconico che ci parla della fine di un amore con toni così accorati che lasciano immaginare non del tutto spente nè la passione nè le emozioni che quell’amore ha destato.
La canzone ebbe un successo immediato.
ATMOSFERE DI QUELL’ANNO
Siamo nel 1917 e la 1° guerra mondiale vive ancora momenti molto critici pur se s’inizia ad intravedere la fine.
ma intanto nonostante tutto… e soprattutto nonostante i tantissimi lutti… nelle città la vita continua…
Picasso a Napoli
con i ritmi e le modalità d’allora
Auto – Aquila Italiana
Le “fabbrichine” (Donne che fecero una marcia contro la guerra)
ASCOLTO DELLA CANZONE
Ma ora ascoltiamola in questo video in cui vi sono anche bellissime immagini… cantata da Robeto Murolo
e poi, se ci va, anche in questo sito, in cui potremo leggerne anche il testo originale e la traduzione, cantata da Massimo Ranieri.
Ai giovani d’oggi il nome di Giacomo Rondinella non dice proprio nulla
eppure è stato una vera star della canzone… soprattutto napoletana…
e del cinema a partire dagli anni ’50.
(Messina 30.8.1923 – Fonte Nuova 26.2.2015)
Giacomo Rondinella ha avuto nella sua carriera
tra l’altro 2 primati… quello d’aver cantato per primo
“Munasterio ‘e Santa Chiara”
e quello d’aver inciso per primo
“Malafemmena”
la mitica canzone scritta dall’amico Totò.
Bello, simpatico e dal fisico atletico è stato
un gran dongiovanni.
Ha anche avuto anche il merito di scoprire e lanciare
la bellissima e bravissima Virna Lisi.
Qui con una giovanissima Virna Lisi
BREVE BIOGRAFIA
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Nato per caso a Messina da genitori-cantanti
viene avviato alla carriera in Marina
ma già a 21 anni
vince il primo premio in un concorso di Voci nuove.
Il vero successo però gli arride qualche anno dopo
con lo spettacolo “Carosello Napoletano”
prima a teatro e poi al cinema.
Per le doti di cui ho parlato su, ma anche
per la limpida e stupenda voce,
non solo ha numerosi successi canori
ma recita anche in numerosi film dagli anni 50 agli ’80.
Poi dopo aver vissuto per un certo periodo a Toronto (Canada)
si trasferisce a Fonte Nuova,
un piccolo comune della provincia di Roma,
dove vivrà fino alla fine.
RICORDO IN… VIDEO
Per salutarlo e rendergli omaggio
ho scelto questi 2 video…
il primo per ascoltar la sua mitica voce
nella classica “Munasterio ‘e Santa Chiara“
e quest’altro come primo interprete della canzone di Totò “Malafemmena“