Archivio per 24 marzo 2023

Buon weekend in poesia “Ciò che ho scritto..” Hikmet – arte G. H. Boughton – canzone “Buonasera buonasera” S. Vartan   1 comment

 
 
 
 
 

George Henry Boughton – Il geloso che controlla

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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L’oscurità non scaccia l’oscurità: solo la luce può farlo. 
L’odio non scaccia l’odio: solo l’amore può farlo.
– Martin Luther King Jr. –

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George Henry Boughton
 
 
 
 

CIO’ CHE HO SCRITTO DI NOI 
Nazim Hikmet
 
Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole
ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull’erba
è la tua assenza
quando divento l’ultima luce all’ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe

ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.


 
 
 
 
 
George Henry Boughton – Fine della luna di miele

 
 
 
 
 
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IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
Frecce (174)



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fre bia pouce   musicAnimata     (Buonasera buonasera)

George Henry Boughton




LUNULA E BULLA – Ecco gli amuleti dei ragazzi e delle ragazze dell’antica Roma   Leave a comment








Lunula





Erano amuleti di metallo o altro materiale più o meno nobile (spesso d’oro nelle famiglie aristocratiche) che erano fatti indossare alle bambine ed ai bambini dell’antica Roma per la loro protezione da ogni male (forze negative e spiriti maligni).

Entrambi gli amuleti venivano indossati dal nono giorno dalla nascita fino a quando non raggiungevano circa 16 anni.





Bulla




LUNULA


Alle bambine Romane veniva fatto indossare l’amuleto, chiamato Lunula.









Era un piccolo oggetto a forma di spicchio lunare che veniva appuntato sulla veste come amuleto e portato fino all’età del matrimonio, quando veniva tolto insieme agli altri ornamenti dell’infanzia.








Da quel momento infatti la ragazza  iniziava ad indossare il vestiario adatto ad una donna Romana.








BULLA



Ai maschietti veniva fatto indossare invece la Bulla.










La bulla aveva la forma di un marsupio rotondo con disegnati simboli protettivi (spesso fallici), con in alto un foro per il passaggio di una catenina per poterla indossare al collo come un medaglione.







La bulla una volta che il bambino era diventato un giovane uomo non veniva cestinata ma conservata e spesso sfoggiata nel caso di raggiungimento da parte del proprietario di cariche o onorificenze prestigiose.






F I N E

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STORIA E RICORDI DEL PASSATO
Frecce2039








LA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA – La storia del dipinto (oblio e riscoperta) breve analisi ed il successo mondiale   Leave a comment

 
 
 
 
 
 


Ci sono opere d’arte che ad un certo punto,
per motivi misteriosi, per una loro interna alchimia o per caso,
diventano capolavori universalmente amati…
.

Questo in particolare, che emana a piene mani
emozioni… bellezza e.. mistero,
era però incredibilmente semisconosciuto
fino a circa 20 anni fa.


 
 
 


 
 
 
LA RAGAZZA CON L’ORECCHINO DI PERLA
a cura di Tony Kospan
 


Ora il piccolo dipinto di Vermeer ha la capacità di muovere
vere e proprie moltitudini da tutto il mondo per vederlo
ed è, insieme alla Gioconda di Leonardo ed all’Urlo di Munch,
unanimemente ritenuto uno dei 3 capolavori più noti ed ammirati.


 
 
 
 
 

 

Penso quindi che sia opportuno
– tracciarne la storia dalla creazione fino alla sua riscoperta…
– analizzarlo dal punto di vita artistico
– ed infine parlare del libro e del film che hanno contribuito
a renderlo mitico.
 
 
 
 
 

Jan Vermeer  (Delft 31.10.1632 – Delft 15.12.1675)

 
 
 
 

LA STORIA DEL DIPINTO

 
 

Il piccolo quadro (soli 44,5 x 39 cm.) fu dipinto nel 1665.

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Dopo la morte dell’autore se ne persero le tracce…
ricomparve solo nel 1881 ad un’asta a L’Aia
dove fu acquistato per soli 2 fiorini e 30 centesimi.

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L’acquirente, Arnoldus des Tombe, prima della sua morte,
donò il dipinto al Museo olandese dove ancor oggi si trova.

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Vero la fine dell’800 il dipinto iniziò ad aver
diversi ammiratori nell’ambito dei critici e storici dell’arte
ma nulla più.

 
 
 
La scrittrice americana Tracy Chevalier
 
 
 

E’ solo nel 1995/1996 e dunque solo circa 20 anni fa
che, in una retrospettiva tenutasi nel suddetto museo
e alla National Gallery of Art di Washington,
il dipinto viene “clamorosamente” riscoperto!
.
Il dipinto, prima noto come “Ragazza con il turbante
diventa poi “Ragazza con l’orecchino di perla” a seguito
della pubblicazione, qualche anno dopo, con questo titolo
del libro di Tracy Chevalier.
.
Il libro, che divenne subito un best seller,
ebbe poi, nel 2003, anche una trasposizione cinematografica,
di gran successo e con 3 nomination all’Oscar,
sempre con questo secondo titolo.

 
 
 
 
 
 

BREVE ANALISI DEL DIPINTO
 
 
Nel dipinto si nota chiaramente la padronanza
dell’uso della luce da parte dell’autore.
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Infatti si possono notare la delicatezza dei toni chiari e scuri
che insieme ai riflessi di luce negli occhi, accanto alle labbra
e dell’orecchino creano un effetto entusiasmante.
 
 
 
 
 
 

La perla dipinta appare inusualmente molto grande,
cosa rara all’epoca dato il loro costo,
per cui molti ritengono sia una perla finta
forse di vetro giunta da Venezia
e poi colorata per farla sembrare vera…
mentre restano sconosciuti i capelli della ragazza
coperti dalla fascia sulla fronte.
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Ma chi è la ragazza dipinta?

 
 
 
 
 
 

E’ tuttora un mistero… ma secondo uno degli scopritori,
lo scrittore André Malraux, è la figlia di Vermeer, Maria,
mentre per l’autrice del romanzo, Tracy Chevalier,
si tratta della serva della famiglia.
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Certo è che il suo volto… così intensamente espressivo…
non solo colpisce ma… strega!
.
Per questo attira come una calamita grandi folle di visitatori.

 
 
 
 
 
 

IL ROMANZO
 
 
La scrittrice americana Tracy Chevalier racconta
che fu profondamente colpita da un che di atemporale
ed insieme di moderno che il volto della ragazza emana.
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Per questo decise di scrivere un romanzo, pubblicato nel 1999,
col quale dava una sua versione sia su chi era la ragazza che
sulla sua relazione col pittore e la sua famiglia.

 
 
 
Scarlett Johansson è la ragazza con l’orecchino di perla nel film
 
 
 

A parer suo c’è nello sguardo e nella bocca socchiusa
una certa aria di intimità tra la modella ed il pittore.
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Da questi presupposti nasce la storia della serva e del pittore
raccontata nel romanzo “La ragazza con l’orecchino di perla”
che ebbe grande successo al punto di cambiare nome al dipinto.
 
 
 
 

 
 

IL FILM
 
Il film del regista Peter Webber, ispirato al romanzo
della Chevalier, ruota intorno alla vita
del grande pittore olandese ed alla ragazza del quadro
ed ebbe anch’esso grande successo e diversi premi.


 
 
 
 
 
 

DOVE SI TROVA IL DIPINTO
 
Il dipinto, normalmente conservato al Mauritshuis Museum de L’Aia,
è spesso in giro per il mondo e qualche anno fa è stato anche a Bologna.

 
 
 
F I N E


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IL GRUPPO DI CHI AMA VIVERE
L’ARTE (E NON SOLO)
I N S I E M E
Frecce (174)






 
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La creazione del mondo – Ecco la spiegazione secondo un’antica leggenda di una regione ungherese   Leave a comment









Tantissime sono le leggende
che tutti i popoli del mondo hanno utilizzato
per raccontare la Creazione del Mondo…
 
 
Questa è stata raccolta da un ricercatore in Ungheria…
nel 1890 prima che ne scomparisse  per sempre il ricordo
 
 
Ma ne riparleremo alla fine.



Il Giardino delle delizie  trittico  di Hieronymus Bosch
 
 
 
 
 

LA CREAZIONE DEL MONDO

 
 
 
 
All’inizio di ogni cosa, prima che il mondo venisse creato – e con lui gli uomini, il buio, la luce e il passare del Tempo – c’era una grande distesa d’acqua cristallina che si estendeva di sotto, di sopra e in ogni dove.
Da qualche parte, dove di preciso non sappiamo, viveva il vecchio Del.
Solo soletto e piuttosto annoiato.
Perché il poveretto non aveva né figli, né fratelli, né nipoti, né amici.
E anche perché aveva deciso di creare un Gran Mondo, ma proprio non sapeva che Gran Mondo avrebbe fatto bene a creare.
Fu così che un giorno – se possiamo dire un giorno, perché i giorni non erano stati ancora creati – per l’irritazione scagliò il suo bastone nella grande distesa d’acqua cristallina.
E vide che il suo bastone, nell’acqua cristallina, si allungava, si ingrossava, metteva radici, rami e foglie, e cresceva sino a diventare un grande albero.
Sotto di esso, più tranquillo e beato di un passero a primavera – se possiamo dire un passero a primavera, dato che i passeri a primavera non erano ancora stati creati – stava seduto il giovane Bengh. – Buongiorno! – disse Bengh al vecchio Del, ridendo e sorridendo un po’ di sbieco, come solo lui sapeva fare. – Io so che tu non hai né amici né fratelli: ebbene, se vorrai, io sarò per te tuo amico e tuo fratello.
Il vecchio Del all’inizio si rallegrò.
Ma poi pensò che quel giovanotto dalla fronte spaziosa e dal sorriso accattivante si era allargato un po’ troppo.
D’altronde si sa come vanno le cose con i diavoli.
C’è sempre il rischio che se gli date un dito si prendano l’intera mano.
E che se gli date una mano si prendano il braccio, la spalla e tutto quello che c’è attaccato di sopra e di sotto. – Tu non potrai essere mio fratello – rispose così un po’ piccato,- perché io non posso avere fratelli.
In quanto all’amicizia vedremo…
Ma intanto, se vorrai, potrai fami compagnia nel mio viaggio.
Viaggiarono insieme per nove giorni e nove notti – se possiamo dire notti, perché le notti non erano state create, – ma ben presto il vecchio Del si accorse che il suo era un pessimo compagno di viaggio.
Petulante, noioso e anche un po’ invidioso. – Sono stanco. Mi fanno male i piedi. Ho fame e ho sete.
E non ne posso più di questa distesa d’acqua cristallina – brontolava infatti Bengh, un passo sì e un passo no. – Cosa non va in questa distesa d’acqua? – gli chiese il vecchio Del. – E’ troppo grande! Io l’avrei fatta più piccola… – A me sembra grande il tanto giusto, per essere una grande distesa d’acqua cristallina… – replicò pazientemente il vecchio Del. – E cosa ancora? – E’ troppo profonda! – A me sembra profonda al punto giusto… Cos’altro ancora? – E’ troppo salata!
E poi tutta questa umidità finirà per farmi venire i reumatismi, ecco…
Certo però, se avessi io i tuoi poteri… – Cosa faresti? – gli chiese il vecchio Del. – Farei un Gran Mondo, ecco che farei!
Con tanta terra asciutta e con tanta gente allegra. E anche con un giardino fiorito, una comoda casetta e un focherello caldo caldo che riscaldi le mie povere ossa!
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 

Il vecchio Del ci pensò un po’ su e concluse che dopo tutto quell’idea non era niente male. – Tuffati nelle grandi acque – disse perciò al suo giovane compagno – e portami un pugno di sabbia.
Con quella sabbia costruirò un Gran Mondo. – Davvero? Ma come farai? – gli chiese Bengh. – Pronuncerò il mio nome e la sabbia diventerà Terra! Ma ora va’, e portami quello che ti ho chiesto.
Bengh prese la rincorsa e si tuffò pensando che avrebbe potuto costruire lui stesso, il Gran Mondo che desiderava, se avesse preso la sabbia e poi avesse pronunciato ad alta voce il proprio nome.
Ma quando arrivò lì dove le acque cristalline si facevano più profonde, e vide la sabbia, e la prese stringendola forte tra le dita, e infine pronunciò ad alta voce il proprio nome, la sabbia lo ustionò e lui la lasciò cadere.
Tornando dal vecchio Del con le mani vuote, gli gridò: – Non trovo sabbia! E Del: – Va’, e portamene!
Bengh si rituffò.
E per nove giorni, il giovane furfante, sino al calare del sole – se possiamo dire sole, perché neanche il sole era stato creato – provò e riprovò a fare di nascosto ciò che aveva in mente. Ma ogni volta che afferrava la sabbia e pronunciava ad alta voce il proprio nome, le sue dita si ustionavano e la sabbia gli fuggiva dalle mani.
Era diventata tanto calda, la sabbia, che al nono giorno Bengh era diventato tutto nero. Tornò allora dal vecchio Del, che gli disse: – Sei diventato tutto nero.
Sei veramente un cattivo compagno di viaggio!
Ora va’ e portami finalmente la sabbia. E bada che se pronuncerai ancora il tuo nome, sarai bruciato completamente!
Bengh andò di nuovo e finalmente mise la sabbia nelle mani del vecchio Del, che ne fece una grande Terra. La tirò un po’ di qua e un po’ di là, la sollevò e la abbassò, fece montagne, pianure e valli. E mentre il vecchio Del si divertiva un mondo, a creare il suo Gran Mondo, tirando di qua e di là, sollevando e abbassando, e facendo montagne, pianure e valli – e possiamo dire montagne, pianure e valli perché finalmente erano state create, – Bengh sogghignò e disse: – Io abiterò laggiù, sotto il grande albero, e tu, caro amico, cercati un’altra casa!
Nel sentire quelle parole al vecchio Del, con rispetto parlando, venne quasi un diavolo per capello. – Il mio Mondo non ha bisogno di te! – sbottò.
A quelle parole dalla terra appena creata sorse un enorme toro, con enormi occhi ed enormi orecchie, enormi zampe e lunghissime corna. Scalpitò, sbuffò, infilzò Bengh e poi fuggì lontano, dove di preciso non sappiamo, portando via con sé il cattivo compagno di Del.
Batté gli zoccoli talmente forte, il toro, nella sua corsa, da far tremare il Mondo, la distesa d’acqua cristallina che lo circondava e anche i rami del grande albero.
Fu così che sulla terra caddero tutte le sue foglie: le quali presero nuove forme e nuova vita, e si risollevarono, con le sembianze dei primi uomini e delle prime donne.
Il vecchio Del finalmente fu contento di sé.
Perché era davvero un gran bel Mondo, quello che aveva creato.
Con le sue montagne, le sue pianure e le sue valli, e con tanti uomini e tante donne che finalmente gli avrebbero fatto compagnia.

 
 
 
 

 

 


Questa storia dei gitani d’Ungheria venne raccontata al ricercatore Vladislav Kornel e pubblicata per la prima volta, nella sua forma originale, sul Journal of the Gypsy Lore Society di Londra, nel 1890.

Nello stesso anno e in una versione quasi identica raccolta presso altri gruppi nomadi dei Balcani, venne pubblicata anche da H. von Wlislocki ad Amburgo.

 

 

Testo dal web – impaginaz. Orso Tony




 


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UN MODO DIVERSO DI VIVER LA POESIA E LA CULTURA

NELLA PAGINA FB
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Sean Yoro (Hula) – I suoi originali dipinti a pelo d’acqua spopolano nel web   Leave a comment

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Sean Yoro (ma si fa chiamare Hula)
come un pittore sì usa pennelli e colori
ma per operare si serve anche di una tavola da surf!






Il giovane artista, di origini hawaiane, che vive a New York
ha infatti completamente stravolto il concetto di “street art”
(arte di strada) dipingendo le sue opere a filo d’acqua
raggiungendo effetti davvero originali e sorprendenti.






Egli nel creare i suoi murales esprime insieme l’amore per la natura
(che gli viene dalle sue origini) quello per le donne e quello per il surf.






Infatti dipinge, con abilità di surfista equilibirista,
stando su di una tavola da surf che usa come pedana galleggiante
(anche se in verità dipinge anche su altri supporti).






Le immagini iperrealistiche dei suoi graffiti,
quasi sempre di donne, emergono dall’acqua solo in parte
creando riflessi ed effetti simili al “trompe l’oeil”
ed apparendo affascinanti e coinvolgenti.








Le sue opere hanno avuto l’effetto di rivitalizzare
e rendere interessanti i sobborghi di New York
altrimenti super degradati… prima di spostarsi poi
in altre località degli Usa.








E’ sua intenzione andare in giro per il mondo
per creare, nel suo in confondibile stile,
tantissime altre opere..


Tony Kospan




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