Archivio per 23 marzo 2023
Jean Auguste Dominique Ingres – Ritratto di Fulong
La musica è la lingua dello spirito.
La sua segreta corrente vibra tra il cuore
di chi canta (o suona) e l’anima di chi ascolta.
– Gibran –
Jean Auguste Dominique Ingres – Madame Moitessier
LA MUSICA
Charles Baudelaire
Spesso la musica mi prende come il mare.
Sotto una volta di nebbia
o in un vasto cielo
alzo la vela verso la mia pallida stella.
Petto in fuori e polmoni pieni
come una barca m’inerpico sui cavalloni
che la notte mi nasconde;
sento vibrare in me tutte le passioni
d’un vascello sofferente;
il forte vento,
la tempesta ed i suoi moti convulsi
sull’immenso abisso mi cullano.
Altre volte, calma piatta,
grande specchio della mia disperazione!
(trad. t.k.)
Jean Auguste Dominique Ingres – La grande odalisca – 1814
(Paul Anka – Diana)
Jean Auguste Dominique Ingres – Vicomtesse Othenin D’haussonville – 1845
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Le possibili spiegazioni di un istinto singolare.
L’amore mette… appetito!
Perché in alcune specie le femmine mangiano i loro maschi?
Una carrellata sulle teorie più accreditate sul cannibalismo sessuale.
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Munch – Il cannibale
STATI UNITI – «Ti mangerei di baci!», oppure, ti mangerei tutto!»: non è insolito che chi si vuol bene si scambi questo genere di effusioni, rivelatrici – si dice – di un desiderio di possesso totale dell’altra persona, di un amore talmente appassionato (quello tra innamorati, ma anche quello tra madre e figlio) che l’unico modo per appagare tale pulsione sarebbe quello di far entrare l’amato (o l’amata) dentro di sé, attraverso la bocca, appunto. C’è chi pensa si tratti di un primitivo istinto cannibale residuo, lasciatoci in eredità dai primi essere umani, e Freud probabilmente ricondurrebbe questi atteggiamenti al rapporto tra la madre e il suo bambino, alla cosiddetta «fase orale» in cui il piccolo succhia il seno della mamma. Nel mondo animale, però, le cose stanno forse un po’ diversamente, e gli scienziati sono da sempre affascinati e incuriositi dalle forme di cannibalismo vero e proprio che caratterizzano certe specie.
AMORE E MORTE – Si pensi, per esempio, al triste rituale d’amore tra la mantide religiosa e il suo compagno: quando arriva la stagione dei corteggiamenti il maschio si fa bello per farsi notare dalla femmina, e quando riesce finalmente ad avvicinarla le sale sul dorso e comincia così l’accoppiamento. Ma, prima ancora che tutto finisca, la vera «serial killer» del regno animale decapita lo sfortunato compagno, dopodiché lo divora, avanzando solo le ali. Elegante e spietata, nell’antichità la mantide era per questo considerata portatrice di cattiva sorte e disgrazie. Ma per alcuni studiosi si tratta semplicemente di un insetto carnivoro, talmente vorace da non saper resistere a uno spuntino dopo l’amore: proprio l’eccessiva voracità femminile sarebbe infatti alla base di alcune forme di cannibalismo sessuale che caratterizzano, tra l’altro, anche certe specie di ragni e di insetti. Un’altra corrente di pensiero chiama invece in causa l’istinto di preservazione della specie: secondo questa teoria, l’aggressività – spesso fatale – delle femmine nei confronti dei maschi avrebbe lo scopo di selezionare il padre migliore (il più forte) per i propri figli.
VARIE TEORIE – Entrambe le teorie potrebbero essere giuste, e – come ha spiegato il professor Mark Elgar della University of Melbourne – ci sono molte altre spiegazioni al cannibalismo sessuale tra gli animali. Si pensa ad esempio che in alcuni casi il maschio si sacrifichi proprio per i propri pargoli: il suo corpo serve da nutrimento per la madre, che potrà così mettere al mondo i suoi piccoli, assicurando quindi continuità al patrimonio genetico del padre. E sempre la salvaguardia del proprio gene fa sì che il maschio di una particolare specie di ragno muoia subito dopo l’accoppiamento, lasciando però il proprio organo sessuale all’interno di quello della femmina, impedendo così che altri maschi possano deporre il proprio seme dentro di lei. In altri casi, invece, è assai probabile che la femmina uccida il compagno semplicemente perché lo scambia per una preda qualsiasi. Per errore, insomma, mica per cattiveria…
Alessandra Carboni – corriere.it – impaginazione dell’Orso

Mantide religiosa
A mio avviso c’è solo una cosa certa… ed è che da milioni di anni le Mantidi religiose si comportano così.
Quindi questa è stata una strategia vincente per la loro specie anche se, ahimè, sempre mortale per il maschio.
CIAO DA TONY KOSPAN
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Questa poesia dai significati ampi e solo apparentemente tristi,
pur parlandoci di un futuro addio alla vita
ha tuttavia, alla sua base, il senso sublime
del vero grande Amore, del vero grande Affetto.
Ci parla infatti di un sentimento che va oltre la vita
e che resterà sempre accanto e dentro a chi è amata/o.
POESIA DELL’AMORE (IN SENSO LATO)
CHE VA OLTRE LA VITA
Dunque essa ci inoltra in una visione dell’amore o affetto
vero, totale, assoluto, profondo… come quello tra 2 innamorati,
ma anche tra genitori e figli, tra amici davvero fraterni etc etc.
L’autore è un noto poeta e romanziere croato
nostro contemporaneo.
Ma ora leggiamola, e se ci va,
possiamo farlo anche ascoltando questa musica new age.
QUANDO NON CI SARO’ PIU’
Drazan Gunjaca
Quando non ci sarò più…
quando le mie impronte
verranno cancellate dalla pioggia,
resterà la mia anima a vivere
ad amarti e ad ammirati.
ti assisterà nel tuo dolore
allevierà ogni tua lacrima
t proteggerà dal male e dalla menzogna
renderà meno pesante la tua solitudine.
Ti darà forza e coraggio
ti dara’ sogni tranquilli
ti restituirà il sorriso e ti fara felice
ti farà vivere la vita fino alla fine.
ti farà capire che nella vita tutto è precario
che devi accettare sia la fortuna
sia l’angoscia sia il dolore,
che l’imagine sbiadita di chi non c’è più
è anch’essa vita e non ricordo.
ti insegnerà a vivere con ciò che fu
che la realtà non e’ un sogno,
che tutto il bello successo ieri
vive per sempre in noi.
Per me, per te, continua.
Perché solo in tal modo vivrò anch’io
guardando il mondo attraverso tuoi occhi
accompagnandoti nei tuoi sogni.
Cosa ne pensate?
Ciao da Tony Kospan
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UNA STAR MITICA…
ED ULTIMA GRANDE DIVA DI HOLLYWOOD

ERA DEFINITA
“LA GATTA DAGLI OCCHI VIOLA“
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(Hampstead 27.2.1932 – West Hollywood 23.3.2011)
LIZ TAYLOR… UN BREVE RICORDO
Ci ha lasciati nel 2011 a 79 anni

La sua bravura d’attrice e la sua eccezionale bellezza
le hanno consentito di interpretare oltre 50 film
con i più importanti registi della cinematografia mondiale.

La sua vita si è svolta tra l’amore per il Cinema
(ma ha recitato anche per la televisione ed a teatro)
e quello per i… matrimoni… ben 8!

E’ poi indimenticabile la sua lunghissima,
difficilissima ed insieme bellissima storia d’amore
con Richard Burton
conosciuto sul set del kolossal “Cleopatra” nel 1963
e sposato 2 volte.

Fu proprio la sua strepitosa recitazione in questo film
a renderla la star più pagata dell’epoca.

Negli ultimi anni si impegnò attivamente
nella lotta contro l’AIDS
e soffrì di gravi problemi cardiaci.

Qui è con l’inseparabile cagnolino Daisy
Ricordiamola con questo video – omaggio
Cara Liz penso che starai certamente ancora
recitando ed amando tra le stelle.
Tony Kospan

IL NUOVO GRUPPO IN CUI VIVER L’ARTE
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Mi fa piacere ricordar Stendhal,
grande scrittore francese del 1800 innamorato dell’Italia,
attraverso un accenno alle sue opere letterarie
e poi con la storia del suo sfortunato amore milanese
indice comunque del suo grande impeto romantico.
BREVE RICORDO DELLO SCRITTORE
Amante dell’arte e appassionato dell’Italia, dove visse a lungo,
esordì in letteratura nel 1815 con le biografie su Haydn, Mozart e Metastasio,
seguite nel 1817 da una Storia della pittura in Italia
e dal libro di ricordi e d’impressioni su Roma, Napoli e Firenze.
Quest’ultimo fu firmato per la prima volta con lo pseudonimo di Stendhal,
nome forse ispirato alla città tedesca di Stendhal,
dove nacque l’ammirato storico e critico d’arte Johann Joachim Winckelmann.
I suoi romanzi, caratterizzati dalla ricerca della verità psicologica
dei personaggi, fanno di Stendhal uno dei maggiori rappresentanti
del romanzo francese del XIX secolo.
I protagonisti dei suoi romanzi
“Il rosso e il nero”, “La Certosa di Parma e l’incompiuto “Lucien Leuwen”,
sono giovani romantici che aspirano alla realizzazione di sé
attraverso il desiderio della gloria e l’affermazione di sentimenti appassionati.
(da Wikipedia con modifiche)

Grenoble 23.1.1783 – Parigi 23.3.1842
IL GRANDE AMORE DI STENDHAL.. IL MILANESE
Tony Kospan
Perché possiamo chiamare “milanese“ Stendhal pseudonimo dello scrittore francese Henri Beyle uno dei più grandi romanzieri dell’800?
Semplice… perché amava Milano (e l’Italia) al punto che sulla sua tomba volle che fosse scritto “Arrigo Beyle – Milanese – Scrisse – Amò – Visse“
Iniziò a frequentare Milano nel 1800 e dopo un po’ vi si stabilì vivendo alla grande la fervente vita milanese d’allora che oggi chiameremmo movida, fatta però di incontri artistici, letterari, musicali e non ultimi, anzi, amorosi.

Stendhal giovane
Ma in verità amava tutta l’Italia che girò in lungo ed in largo per ammirarne le bellezze paesaggistiche storiche ed artistiche.
Dicevamo che la sua passione però era Milano che elesse a città della sua felicità, ma qui ebbe però anche forse la più grande delusione d’amore della sua vita, quella per Metilde.
Ma andiamo con ordine. Chi era Metilde?
Métilde Viscontini Dembowski è stata una notevole figura del Risorgimento italiano amica di Foscolo, Pellico, Confalonieri etc.
incerto ritratto di Metilde
Fu anche arrestata dagli Austriaci ma non rivelò mai i nomi degli altri patrioti.
Di ottima famiglia milanese Metilde ha 28 anni quando Stendhal, che ne ha 35, il 4.3.1818 la vede per la prima volta.
Madre di 2 figli è la moglie separata di un Ufficiale Napoleonico della Legione polacca ma di lei si hanno pochissime ed incerte immagini.

E’, per Stendhal, un vero e proprio colpo di fulmine per una donna davvero bella e cortese.
Ma non è affatto un colpo di fulmine per lei che subito si mostra fredda.
Stendhal non capisce più niente cerca in ogni modo di incontrarla di approcciarla arrivando a fermarla per strada ma sempre senza esito.
Una volta lei, dopo aver ascoltato le sue parole d’amore, gli consigliò d’andar a veder il Duomo.
Sempre in preda alla passione allora le scrisse una lettera disperata in cui chiedeva almeno di poterla incontrare, anche solo da amico, una volta al giorno.
Lei gli concesse solo 2 incontri al mese ma nei salotti e tra altre persone.

Stendhal era convinto che la sua resistenza fosse dovuta al fatto che una sua cugina aveva parlato male di lui.
Ad un certo punto però le cose peggiorarono addirittura.
Egli venne a sapere che lei si sarebbe recata a Volterra per incontrare i figli che erano in collegio e lui la raggiunse lì nascosto da occhiali verdi.
Lei lo riconobbe subito e lo cacciò in malo modo e per sempre.

In preda al suo immenso dolore scrisse allora di getto il breve romanzo “Roman“ in cui lo stesso Stendhal ci racconta tutto il suo amore e tutto il suo dolore.
Ma lei non lo lesse mai.
Metilde morì giovanissima a 35 anni.
Lui non la dimenticherà mai e ne parlerà ogni tanto nei suoi romanzi.
Tony Kospan
(Copyright T.K.)
PER LE NOVITA’
SE… IL BLOG TI PIACE..
I S C R I V I T I
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Le sue canzoni univano in modo sublime
musica, poesia e… filosofia

Oggi è l’anniversario della nascita
di un mito, musicale e non solo,
del secondo ‘900 e dei primi anni del 2000.

Immagine giovanile
Il suo stile musicale spaziava dalla musica classica al pop,
dalla world-music al rock mentre i suoi temi andavano
dall’amore alla spiritualità, dalla filosofia al sufismo.
Le sue canzoni, quasi sempre intrise di poesia,
donavano pathos ed intense emozioni
a chi le ascoltava con la mente ed il cuore.

(Ionia, 23 marzo 1945 – Milo, 18 maggio 2021)
Innumerevoli sono stati i suoi successi e
sterminate erano le schiere dei suoi fan.
Rendiamogli quindi omaggio
con quella che forse (e senza forse)
è la sua canzone-poesia
più bella, più nota e più amata
“LA CURA”


e con quest’altra, pure molto bella,
“E TI VENGO A CERCARE“
che amo molto.


Il fascino delle tue canzoni non morirà mai,
così come il tuo ricordo, Franco.
Tony Kospan

LA TUA PAGINA DI… SOGNO?


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Cari amici… sì… oggi il mio blog
è in festa!

Compie oggi 15 anni (23 marzo 2008) e dopo esser ripartito ex novo
col passaggio da Msn a WordPress il 30/9/2010
ha superato il numero di 19.750.000 visitatori
e questo dunque in circa 12 anni e 6 mesi.

Renoir – Bal au Moulin de la Galette
Ringrazio di cuore tutti coloro (e siete in tanti)
che via Facebook, via Twitter o iscrivendosi
visitano quotidianamente il blog.
Un forte abbraccio ed un grande sorriso per voi.

Il mio ringraziamento è doveroso in quanto,
senza il vostro calore e senza la vostra assidua presenza,
ben diversa sarebbe stata questa mia virtuale esperienza.

Aggiungo con grande piacere ed un po’ di sorpresa
che le pagine più lette sono sempre
quelle d’arte, storia, musica, curiosità, poesie sublimi,
le canzoni d’un tempo ed anche i quotidiani saluti in poesia e non solo.

Renoir
Sinceramente commosso dalle vostre tante visite
rinnoverò se Dio vorrà… il mio impegno
(non piccolo eh eh… ma vissuto con piacere)
seguendo la consueta linea “pluritematica”
e senza pubblicità
restando ancorato al campo
dell’arte, della musica, della poesia,
ma anche del buonumore e della cultura in genere
e sempre con lo stesso stile denso di immagini “multicolor”.
(LA HOME PAGE)

Permettetemi dunque di festeggiare insieme a voi questo
bel momento con una poesia di un autore inglese
vissuto a cavallo tra il ‘700 e l’800 che mi affascina.

CANZONE RIDENTE
William Blake
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Quando i boschi verdi di gioia ridono,
E corrugandosi il ruscello
Li accompagna colle sue risa;
Quando l’aria si mette a ridere
Col nostro spirito folletto,
E ride di quel chiasso il verde colle;
Quando di vivo verde
i prati ridono e la cavalletta
ride in mezzo a quell’allegria,
quando Susanna, Emilia e la Mari’
colle loro dolci bocche rotonde
cantano “Ah ah hi”.
Quando gli uccelli colorati
nell’ombra ridono,
e la nostra tavola è sparsa
di ciliegie e noci,
vieni a vivere, e sii gaio, e uniti
cantiamo in dolce coro “Ah ah hi”!
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ed altri 2 aforismi che adoro…
di cui il 2° poi può rappresentare in pieno lo spirito del blog
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Anche se la felicità ti dimentica un po’,
tu non dimenticarla mai del tutto
Jacques Prévert

Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone,
leggere una bella poesia, vedere un bel quadro,
e, se possibile, dire qualche parola ragionevole.
Johann Wolfgang Goethe

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ed infine con le note dell‘Inno alla gioia di Beethoven
Marina Novelli – Inno alla gioia
Grazie di cuore a tutti voi e…
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