Archivio per 17 marzo 2023
Johannes Vermeer – La lettera



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Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone,
leggere una bella poesia, vedere un bel quadro,
e,
se possibile, dire qualche parola ragionevole.
– Goethe –
Vermeer – Giovane donna che legge una lettera davanti alla finestra (part.)
MI STRUGGE L’ANIMA
Cesare Pavese
Mi strugge l’anima perdutamente
il desiderio d’una donna viva,
spirito e carne, da poterla stringere
senza ritegno e scuoterla, avvinghiato
il mio corpo al suo corpo sussultante,
ma poi, in altri giorni più sereni,
starle d’accanto dolcemente, senza
più un pensiero carnale, a contemplare
il suo viso soave di fanciulla,
ingenuo, come avvolto in un dolore
e ascoltare la sua voce leggera
parlarmi lentamente, come in un sogno…

Johannes Vermeer – La lattaia



Johannes Vermeer – Allegoria della pittura
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Questo video degli ambientalisti di Amboseli Trust for Elephants,
in Kenya,
mostra il salvataggio di un elefantino di 8 mesi
caduto in una buca fangosa.
La cosa non è stata molto semplice perché la madre,
presa dal panico, impediva a chiunque di avvicinarsi
e dunque complicava il salvataggio.
Comunque i soccorritori, dopo averla allontanata in qualche modo,
con l’aiuto di jeep e corde riuscivano a liberarlo.
Poi il piccolo, appena salvo, correva felice verso la madre (ed i parenti)
e grazie al video possiamo assistere anche al loro abbraccio con proboscidi.

Inutile dire che il video furoreggia ancora nel web
Ciao da Tony Kospan
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Mi fa piacere onorare questa ricorrenza
anche con un sublime pensiero di Giovanni Pascoli
FESTA DELL’UNITA’ D’ITALIA

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E’ un inno d’amore per l’Italia,
ma insieme e non contro le altre patrie del mondo
scritto da Pascoli nel 1895
quando cioè l’Italia era ancora “bambina” come nazione
e che porto alla Vs attenzione o al Vs ricordo
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AMORE ALLA PATRIA ED ALL’UMANITA’
Giovanni Pascoli
Quando si parla di Patria, viene in mente la madre.
Voi certo amate vostra madre più di tutte le altre donne, perché vostra madre ha diritto ad essere amata sopra ogni altra.
Ma non sarebbe giusto per questo che voi disprezzaste, le madri degli altri, perché anch’esse hanno diritto ad essere amate e rispettate, perché anch’esse lavorano e si affaticano per i loro figli.
Così voi dovete amare la Patria vostra più delle altre Nazioni; ma non dovete disprezzare queste ultime, ove sono fanciulli, genitori che si affaticano e lavorano, uomini che consacrano la loro vita al bene di tutte le persone senza distinzione di razza e di nazionalità.

Ciao da Tony Kospan






STORIA E RICORDI – IL TUO NUOVO GRUPPO DI FB


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Un bellissimo raccontino
che consiglio alle madri (ed ai padri)
di far leggere ai ragazzi di oggi.

MADRE E FIGLIO
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– BEL RACCONTINO DI SAGGEZZA –

IL CONTO
– Bruno Ferrero –
Una sera, mentre la mamma preparava la cena, il figlio undicenne si presentò in cucina con un foglietto in mano.
Con aria stranamente ufficiale il bambino porse il pezzo di carta alla mamma, che si asciugò le mani con il grembiule e lesse quanto vi era scritto:
Per aver strappato le erbacce dal vialetto: 1 EURO.
Per aver ordinato la mia cameretta: 1,50 EURO.
Per essere andato a comprare il latte: 0,50 EURO.
Per aver badato alla sorellina (tre pomeriggi): 3 EURO.
Per aver preso due volte “ottimo” a scuola: 2 EURO.
Per aver portato fuori l’ immondizia tutte le sere: 1 EURO.
Totale: 9 EURO
La mamma fissò il figlio negli occhi, teneramente.
La sua mente si affollò di ricordi.
Prese una biro e, sul retro del foglietto, scrisse:
Per averti portato in grembo per 9 mesi: 0 EURO.
Per tutte le notti passate a vegliarti quando eri ammalato: 0 EURO.
Per tutte le volte che ti ho cullato quando eri triste: 0 EURO.
Per tutte le volte che ho asciugato le tue lacrime: 0 EURO.
Per tutto quello che ti ho insegnato, giorno dopo giorno: 0 EURO.
Per tutte le colazioni, i pranzi, le merende, le cene e i panini che ti ho preparato: 0 EURO.
Per la vita che ti dò ogni giorno: 0 EURO.
Quando ebbe terminato, sorridendo la mamma diede il foglietto al figlio.
Quando il bambino ebbe finito di leggere ciò che la mamma aveva scritto, due LACRIMONI fecero capolino nei suoi occhi.
Girò il foglio e sul suo conto scrisse: “PAGATO”.
Poi saltò al collo della madre e la sommerse di baci.
Quando nei rapporti personali e familiari si cominciano a fare i conti, è tutto finito.
L’amore, o è gratuito o non è amore.

dal web – impaginazione T. K.
CIAO DA TONY KOSPAN
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L’opera, molto nota, ma forse meno di altre dell’artista, appare come un grande abbraccio all’Umanità nonostante essa mostri le tante differenze esistenti nella realtà sociale.
Possiamo dire, con altre parole, che con forza e intensità, essa ci mostra, come se fosse uno specchio, la verità della vita umana con i suoi contrasti infiniti tra ricchi e poveri, sani e malati, sazi e affamati etc.
Ci mostra infatti persone molto dolenti e bisognose ma aiutate e/o assistite da altre di nobile cuore.
Tutto questo il Caravaggio riesce a farlo in un’unica scena!
LA STORIA DEL DIPINTO
Siamo nel 1606 a Napoli.
Sette gentiluomini, uno per ogni opera di carità, decidono di creare un’associazione, il Pio Monte della Misericordia, per aiutare i bisognosi.
Chiedono allora al Caravaggio, che è in città, di dipingere nella sede dell’associazione un’opera che rappresenti significato e temi delle loro attività assistenziali, le 7 Opere di Carità appunto.
Caravaggio non si spaventa minimamente anzi, prendendo spunto dalla realtà delle strade di Napoli, in cui sono mescolati nobili e mendicanti, persone benestanti e tanta varia umanità sofferente rovescia in breve tempo il tutto nel dipinto, con la consueta genialità, la forza, l’intensità e le suggestioni senza fronzoli o tabù secondo il suo inconfondibile stile.
Infatti consegna il dipinto il 9 gennaio 1607.
ESAME DELLE 7 OPERE DI MISERICORDIA
Nel dipinto poi il Caravaggio aggiunge anche riferimenti classici e religiosi, secondo lo stile dell’epoca, come possiamo ora notare esaminando, una per una le 7 opere:
– Cimone e Pero*: La donna che allatta il vecchio attraverso la grata del carcere.*
1 (Dar da mangiare agli affamati) e 2 (Visitare i carcerati)
– San Martino: Un gentiluomo con la spada divide il mantello per donarlo al mendicante
3 (Vestire gli ignudi)
– Lo stesso cavaliere opera nei confronti dello storpio raffigurato a sinistra in basso.
4 (Curare gli infermi)
– Sansone: l’assetato si serve della mascella d’asino.
5 (Dar da bere agli assetati)
A questi classici riferimenti il nostro aggiunge riferimenti reali.
– A sinistra, un uomo indica un riparo ad un pellegrino.
6 (Ospitare i pellegrini)
– A destra alcune persone trasportano un cadavere di cui si vedono solo i piedi.
7 (Seppellire i morti)
*(La virtuosa Pero, poiché il padre Cimone è in carcere e condannato a morire per fame, va di nascosto nella prigione per nutrirlo con l’unico mezzo possibile, il latte del proprio seno.
La storia ha un lieto fine. Un carceriere li scopre e lo comunica al comandante che, commosso, rilascia il vecchio.
– dal racconto dello storico Valerio Massimo “De Factis Dictisque Memorabilibus – Libro IX”)
BREVE ANALISI DEL DIPINTO
A prima vista notiamo subito l’intreccio di scene e personaggi, il forte contrasto tra luci ed ombre, una evidente esaltazione simbolica delle azioni dei personaggi ed un estremo realismo dei tanti particolari.
L’intento dell’artista è quello di evidenziare il reale contesto umano in cui si mescolano agiatezza e miseria, malattia e cure, peccato e perdono, etc.
Su questo coacervo contrastante la Madonna apre il suo mantello per non lasciar nessuno fuori dalla sua protezione… e dal suo amore.
Anche questo suo dipinto è assolutamente sorprendente in quanto presenta in primo piano la realtà umana e solo come complemento appare la religione, benché posta in alto.
IL DIPINTO E L’ISTITUTO
Benché il dipinto apparisse all’epoca inaudito se ne comprese ben presto la geniale bellezza e dopo 50 anni si decise di costruirgli intorno una chiesa, cosa questa di evidente ed assoluta rarità.
L’opera e l’istituzione erano, e sono ancor oggi, un unicum vivo e funzionante con le stesse modalità di allora.
L’opera infine, con decreto dei reggenti del Pio Monte del 1621, non si potrà mai spostare o essere toccata “avendo riguardo più al pubblico decoro che al privato comodo” dimostrando quindi un grande amore per il bene pubblico, cosa ahimè oggi, purtroppo, quasi impensabile.
Tony Kospan
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE
Caravaggio – Autoritratto
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Il post nasce da una risposta di Massimo Gramellini
ad una lettrice nella rivista Lo Specchio di diversi anni fa
che mi piacque moltissimo.
A mio parere, non era solo una semplice risposta,
ma apriva ampi squarci di speranze e di nuove possibilità
per tutte e tutti dopo la fine di un amore.
Eccola.
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QUALCUNO DICE:
NELLA VITA NON C’E’ SOLO L’AMORE!!

MA L’AMORE…. E’…. LA VITA

Eh sì, l’amore – è – la vita!
Platone in uno dei suoi più bei dialoghi, il Fedro, dove il filosofo ateniese spiega poeticamente le radici dell’uomo e dei suoi sentimenti, afferma quanto segue:
Noi veniamo da un altro luogo, che Platone chiama “Mondo delle Idee”, i Cristiani “Paradiso” , ma che laicamente si può definire “Altra Dimensione“.
Siamo cioè anime incarnate che bramano di tornare nel TUTTO da cui provengono e solo nell’amore ritrovano l’eco di quella magia rimossa ma non dimenticata.
La BELLEZZA, naturalmente non solo quella esteriore, risveglia il ricordo dell’ASSOLUTO e per un attimo ci fa librare lontano dalle miserie che fanno parte della nostra esperienza terrestre.
Insomma per Lui (Platone) l’amore è a tutti gli effetti un’esperienza mistica e l’atto sessuale il momento in cui, per un assurdo solo apparente, l’uomo comune si avvicina di più al piacere connesso alla sua natura spirituale.
Perciò la rottura di una storia sentimentale, depurata da tutte le componenti meschine ed egoistiche, è uno strappo dell’anima, che si ritrova di nuovo privata del gancio con cui cercava di appendersi al cielo.
Ma prima o poi la cicatrice scomparirà.
E così torniamo a metterci in viaggio, un po’ più acciaccati ma mai completamente disillusi, perché fino a quando avremo voglia di annusare il profumo dell’INFINITO da cui veniamo,
non potremo smettere di innamorarci mai.
Liberamente tratto da “Cuori allo specchio” – Lo Specchio – a cura di Massimo Gramellini che ringrazio.
Tony Kospan
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II 17 marzo 1861 è la data in cui
ci fu la proclamazione ufficiale del Regno d’Italia.
Nasceva così lo stato Italiano.
Quel giorno si raggiungeva il traguardo di una Patria unita
nata, è vero, nei pensieri di minoranze illuminate
ma che riconosceva la presenza, nei vari staterelli precedenti,
di un comune (e però ricco di differenze) passato storico e culturale.
Da allora tante cose sono successe alcune belle ed altre dolorose…
tra queste ultime anche guerre tremende…
ed ora, in questo momento, stiamo vivendo momenti difficili insieme
sia per l’incubo del coronavirus, non ancora scomparso,
che per la presenza di una guerra in Europa dopo 76 anni.
Tantissime cose sono cambiate da allora
e tantissimi problemi ancora restano
ma l’Italia… è e resterà la nostra Patria.
Non possiamo non esser fieri
per l’immenso patrimonio artistico e culturale
che i nostri antenati compatrioti
hanno saputo lasciarci nel corso dei secoli.
Inoltre nei campi dell’umanità e dei principi di solidarietà,
anch’essi un lascito delle opere e degli scritti,
laici e religiosi dei nostri antenati,
non siamo stati, non siamo e penso che non saremo mai,
con i nostri pregi ed i mostri difetti, inferiori a nessuno.
Pertanto, con la speranza di una nuova visione unitaria,
e di nuovi progressi per la nostra società,
benché attualmente attanagliata
da una crisi sanitaria senza precedenti,
faccio gli auguri alla nostra… Madre Patria.
Tony Kospan
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