Ma, pur senza approfondire i significati storici e religiosi
del testo, una cosa mi appare a prima vista
davvero stupefacente ed è
la modernissima concezione dell’archetipo femminile
tutto concentrato su accesi e forti contrasti.
Certo il tutto è velato e coperto dalla simbologia
di Iside e Osiride (la luna ed il sole).
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L’inno è stato trovato nel Papiro di Ossirinco
n.1380, 1. 214-216, risalente al II secolo a.C.
ma ovviamente si ignora
se sia stato scritto proprio in quell’epoca
o sia stato riportato da scritture di epoche anteriori.
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Ma ora leggiamolo.
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INNO A ISIDE
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Perché io sono la prima e l’ultima,
Io sono la venerata e la disprezzata,
Io sono la prostituta e la santa,
Io sono la sposa e la vergine,
Io sono la madre e la figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono la sterile, eppure numerosi sono i miei figli.
Io sono la donna sposata e la nubile,
Io sono colei che dà la luce e colei che non ha mai procreato,
Io sono la consolazione dei dolori del parto.
Io sono la sposa e lo sposo,
E fu il mio uomo che mi creò.
Io sono la madre di mio padre,
Io sono la sorella di mio marito,
Ed egli è il mio figliolo respinto.
Rispettatemi sempre,
Poiché io sono la scandalosa e la magnifica.
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Se ci va possiamo anche ascoltarlo in questo video
legge ed ammira il pensiero e le poesie degli Indiani d’America,
la loro profonda saggezza.
Direi che questa poesia appare esser proprio emblematica in tal senso
e nel contempo è la chiara manifestazione
della loro intima, profonda ed assoluta unione con la natura.
IO SONO UNA ROCCIA
Penna d’Aquila Danzante
Io sono una roccia, ho visto la vita e la morte,
ho conosciuto la fortuna, la preoccupazione e il dolore.
Io vivo una vita da roccia.
Sono una parte di nostra Madre, La Terra.
Ho sentito battere il suo cuore sul mio,
ho sentito i suoi dolori e la sua gioia.
Io vivo una vita da roccia.
Sono una parte di nostro Padre, il Grande Mistero.
Ho sentito le sue preoccupazioni e la sua saggezza.
Ho visto le sue creature, i miei fratelli,
gli animali, gli uccelli, i fiumi e i venti parlanti, gli alberi,
tutto quello che è sulla Terra
e tutto quello che nell’Universo è.
Io sono parente delle stelle.
Io posso parlare, quando conversi con me
e ti ascolterò, quando parlerai.
Io ti posso aiutare, quando hai bisogno di aiuto.
Ma non mi ferire, perché io posso sentire, come te.
Io ho la forza di guarire, eppure all’inizio tu dovrai cercarla.
Forse tu pensi che io sia solo una roccia,
che giace nel silenzio, sull’umido suolo.
Ma io non sono questo.
Io sono una parte della vita,
io vivo, io aiuto coloro che mi rispettano.
tra i più grandi scrittori e poeti americani del secolo scorso
e che ancor oggi è letto ed ammirato in tutto il mondo.
E quindi conoscete anche il suo stile assolutamente originale,
anticonformista, dissacrante, controcorrente…
così com’è stata quasi tutta la sua vita.
Ricordiamolo qui con alcune sue poesie ed alcuni aforismi…
che ci consentono di apprezzare la sua verve geniale
anche se a volte davvero esagerata (ho omesso però qui i casi più duri).
POESIE ED AFORISMI
di
Charles Bukowski
(Andernach 16.8.1920 – San Pedro 9.3.1994)
“Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze”
A L C U N E P O E S I E
(solo un gustoso assaggio)
Che differenza c’é
tra poesia e prosa?
La poesia dice troppo
in pochissimo tempo,
la prosa dice poco
e ci mette un bel po’.
Seppellitemi
vicino all’ippodromo
così che
possa sentire
l’ebbrezza
della volata finale
Sì sì
quando Dio creò l’amore non ci ha aiutato molto
quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani
quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma
quando Dio creò l’odio ci ha dato una normale cosa utile
quando Dio creò Me creò Me
quando Dio creò la scimmia stava dormendo
quando creò la giraffa era ubriaco
quando creò i narcotici era su di giri
e quando creò il suicidio era a terra
quando creò te distesa a letto
sapeva cosa stava facendo
era ubriaco e su di giri
e creò la montagne e il mare e il fuoco
allo stesso tempo
ha fatto qualche errore
ma quando creò te distesa a letto
fece tutto il suo sacro universo.
Bukowski non sa vestire,
Bukowski non sa parlare,
Bukowski ha paura delle donne,
Bukowski ha lo stomaco in cattivo arnese,
Bukowski é pieno di terrori,
odia i vocabolari,
le monache,
le monete,
gli autobus,
le chiese,
le panchine del parco,
i ragni,
le mosche,
le pulci,
i depravati;
Bukowski non ha fatto la guerra.
Bukowski é vecchio,
Bukowski non fa volare un aquilone da 45 anni;
se Bukowski fosse una scimmia
lo caccerebbero dalla tribù…
ANONIMAMENTE NOI
Alla fine
non ci rimane
che questa vita stupida…
appesa a un filo…
sorniona…
che si prende gioco
delle nostre insicurezze…
e dei timori che ci pervadono…
L’unico atto
che possiamo compiere…
è di amarla
di un amore smisurato.
SPRECARE LA VITA
lamentele inifme e triviali,
costantemente ripetute,
possono far ammattire un santo,
per tacere di un bravo ragazzo
qualunque ( me)
e il peggio è che chi
si lamenta
nemmeno si accorge di farlo
a meno che non glielo dici
e perfino se glielo dici
non ci crede.
e così non si conclude
niente
ed è solo un altro giorno
sprecato,
preso a calci,
mutilato
mentre il Buddha
siede nell´angolo
e sorride.
A L C U N I A F O R I S M I
Godo nel minacciare il sole con una pistola ad acqua.
Certi non diventano mai pazzi… Quanto noiose possono essere le loro vite.
L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere quando gli sei vicino.
Solo i poveri riescono ad afferrare il senso della vita, i ricchi possono solo tirare a indovinare
Come fai a dire che ami una persona, quando al mondo ci sono migliaia di persone che potresti amare di più, se solo le incontrassi? Il fatto è che non le incontri.
Credo che non viaggerò mai più. Viaggiare non è altro che una seccatura: di problemi ce ne sono sempre più che a sufficienza dove sei.
Non essere giù perchè la tua donna ti ha lasciato: ne troverai un altra e ti lascerà anche quella.
La gente è il più grande spettacolo del mondo. E non si paga il biglietto
Ovviamente è possibile amare un essere umano, se non lo si conosce abbastanza bene.
Detesto i prati perché tutti hanno un prato con l’erba e, quando si tende a fare le cose che fanno tutti gli altri, si diventa tutti gli altri.
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Ospedali, galere e puttane: sono queste le università della vita. Io ho preso parecchie lauree. Chiamatemi dottore.
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Le due più grandi invenzioni dell’uomo sono il letto e la bomba atomica: il primo ti tiene lontano dalle noie, la seconda le elimina.
Genio è l’uomo capace di dire cose profonde in modo semplice.
I grandi uomini sono i più soli.
Parlare di morte è come parlare di denaro. Noi non sappiamo né il prezzo né il valore.
La poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ne impiega troppo.
La mia unica ambizione è quella di non essere nessuno, mi sembra la soluzione più sensata.
E’ stato uno dei più grandi poeti italiani del primo novecento.
Possiamo definirlo:
il poeta della semplicità…
dell’umanità… e della triestinità.
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Ripartiamo dall’ordinario che è già straordinario
(U. Saba)
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Umberto Saba (vero cognome Poli) Trieste 9 marzo 1883 – Gorizia 25 agosto 1957
BREVE BIOGRAFIA
Nato a Trieste da Rachel Coen (ebrea) e Ugo Poli (cattolico)
fu presto
abbandonato dal padre e la madre l’affidò ad una balia slovena,
nota come “Peppa Sabaz”
che l’allevò come un figlio e che lui definì “madre di gioia”.
Fu proprio per lei che scelse lo pseudonimo “Saba”.
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Saba bambino
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Rientrato in famiglia dalla madre,
con cui però ebbe sempre un rapporto conflittuale,
interruppe il ginnasio per iniziare a lavorare.
La sua formazione culturale avvenne
dunque con “sterminate letture” di classici.
Saba a Firenze
Trasferitosi a Firenze frequentò gli ambienti intellettuali dell’epoca.
Dopo il servizio militare svolto a Salerno (1907/1908) si sposa con
Carolina Wölfler (la Lina del Canzoniere).
Saba con la moglie
Nel 1910 pubblica il suo primo libro di poesie.
Tornato a Trieste visse gestendo una vecchia Libreria
e scrivendo.
Poi si trasferì a Milano e successivamente a Roma.
Ebbe molte traversie al tempo delle famigerate leggi razziali
e durante la guerra ma fu aiutato da molti intellettuali antifascisti.
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Dopo la guerra ebbe molti riconoscimenti… tra cui
il premio dell’Accademia dei Lincei nel 1951
e la laurea honoris causa dell’università di Roma nel 1953.
Dopo la morte della moglie
si convertì al cattolicesimo nel 1957.
Purtroppo la sua vita
fu connotata anche da frequenti problemi neurologici.
Morì a Trieste nel 1957.
Saba con Lina… l’amata moglie
LA SUA POETICA
La sua vita interiore fu caratterizzata
da un grande amore per la conoscenza
mentre la sua poetica ricevette sempre giudizi contrastanti.
Se per Pasolini era un poeta “difficile”
a Palazzeschi invece appariva “semplice e puro”.
In realtà la sua è una poetica assolutamente
indipendente rispetto alle mode ed agli stili del suo tempo
e tesa, attraverso la ricerca interiore,
ad esprimere vere ed universali emozioni.
ALCUNE SUE BELLE POESIE
Segnalo la seconda che è considerata la sua più bella
e l’ultima che possiamo considerare
una mini biografia della sua vita poetica.
FANCIULLE
Maria ti guarda con gli occhi un poco come Venere loschi. Cielo par che s’infoschi quello sguardo, il suo accento è quasi roco. Non è bella, né in donna ha quei gentili atti, cari agli umani; belle ha solo le mani, mani da baci, mani signorili. Dove veste, sue vesti son richiami per il maschio, un’asprezza strana di tinte. è mezza bambina e mezza bestia. Eppure l’ami. Sai ch’è ladra e bugiarda, una nemica dei tuoi intimi pregi; ma quanto più la spregi più la vorresti alle tue voglie amica.
Sua moglie e sua figlia in una rara foto
A MIA MOGLIE
Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell’andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull’erba
pettoruta e superba.
E’ migliore del maschio.
E’ come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio.
Così, se l’occhio, se il giudizio mio
non m’inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun’altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.
Tu sei come una gravida giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lisci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la tua carne.
Se l’incontri e muggire
l’odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l’erba
strappi, per farle un dono.
è così che il mio dono
t’offro quando sei triste.
Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra, che d’un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.
Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l’angusta
gabbia ritta al vederti
s’alza
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui priva
in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?
Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest’arte.
Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere:
questo che a me, che mi sentiva
ed era vecchio, annunciavi
un’altra primavera.
Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l’accompagna.
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun’altra donna.
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Miguel Mackinlay
RITRATTO DELLA MIA BAMBINA
La mia bambina con la palla in mano,
con gli occhi grandi colore del cielo
e dell’estiva vesticciola: Babbo
mi disse voglio uscire oggi con te.
Ed io pensavo: di tante parvenze
che s’ammirano al mondo, io ben so a quali
posso la mia bambina assomigliare.
Certo alla schiuma, alla marina schiuma
che sull’onde biancheggia, a quella scia
ch’esce azzurra alle nubi , insensibili nubi
che si fanno e disfanno in chiaro cielo:
e ad altre cose leggiere e vaganti.
Chagall
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AMAI
Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica, difficile del mondo.
Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
Nell’immenso mondo della poesia
non manca alcun genere…
nemmeno quello della trasgressione
che ha come
illustre antesignano il nostro Cecco Angiolieri
(per quel che riguarda l’ultimo millennio).
(Andernach 16 agosto 1920 – San Pedro 9 marzo 1994)
Non possiamo quindi non ricordar oggi
Charles Bukowski poeta e scrittore
mito della letteratura statunitense del 900… (soprattutto riguardo al mondo underground e alla beat generation)
ma i cui dissacranti versi
sono ancor oggi letti in ogni parte del mondo.
CHARLES BUKOWSKI
POETA E SCRITTORE.. RE DELLA TRASGRESSIONE
BREVE BIOGRAFIA… AFORISMI E POESIE
a cura di Tony Kospan
Il successo delle sue opere
nasce da un mix di simpatia, sarcasmo, sberleffi e…
opposte visioni della consueta e spesso banale realtà.
Nella sua vita inseguì sempre un cosciente amore
per la sregolatezza in campo sessuale,
alcoolico, nel gioco (scommesse ippiche)
e nei rapporti interpersonali…
BREVE BIOGRAFIA
Bisogna dire, ad onor del vero, che ha avuto un’infanzia tremenda piena di umiliazioni da parte del padre, vittima della “grande crisi” del ’29, e degli amici d’infanzia… per il suo accento tedesco…
E’ nato infatti in Germania da una tedesca e da un soldato americano che dopo un po’ si trasferirono negli USA con il piccolo… Charles… ma il vero nome era Heinrich Karl Bukowski.
Da giovane ha lavorato presso l’Ufficio postale di Los Angeles ma nel contempo si dedica ad eccessi di ogni genere…
Nel 1959 ha iniziato a scrivere poesie con buon successo.
Nel 1969 conosceva un manager, John Martin, che accortosi delle sue qualità letterarie gli faceva pubbblicare diversi libri che hanno una notevole diffusione…
La sua vita però rimaneva sempre irregolare nonostante il successo e questo lo portava anche ad eccessi pericolosissimi… (alcool, gioco, donne etc.) e perfino a rischiare la pelle…
Lo salverà però negli ultimi anni Linda Lee l’unica tra le sue tante “compagne” che riesce a fargli cambiare, sia il modo di mangiare che di bere…, e quindi anche il modo di vivere…
Di lei lo stesso Charles scrive “Linda era stata mandata dagli dei per salvarmi la vita“
Grazie alle vendite dei suoi libri ed ad alcune trasposizioni cinematografiche ha comunque vissuto gli ultimi anni in serena agiatezza.
Qui di seguito una piccola raccolta di pensieri e poesie
da cui possiamo evincere
la sua personalità sorprendente e controcorrente
ma in cui però possiamo spesso scoprire
l’esistenza di un fondo di verità
QUALCHE SUO AFORISMA
Ospedali, galere e puttane: sono queste le università della vita.
Io ho preso parecchie lauree.
Chiamatemi dottore.
Mostratemi un uomo che abita solo e ha la cucina perpetuamente sporca e,
5 volte su 9, vi mostrerò un uomo eccezionale.
Mostratemi un uomo che abita solo e ha la cucina perpetuamente pulita e,
8 volte su 9, vi mostrerò un uomo detestabile sul piano spirituale.
Ovviamente è possibile amare un essere umano,
se non lo si conosce abbastanza bene.
Eterna risorge sempre la speranza, come un fungo velenoso.
L’anima libera è rara ma quando la vedi la riconosci:
soprattutto perché provi un senso di benessere quando le sei vicino.
QUALCHE SUA POESIA
(TRA LE MENO TRASGRESSIVE…)
2 NEMICI
Due memici per la vita
si sono incontrati
in un sushi bar
Io gli auguro la morte
come lui si augura la mia.
Impugno i bastoncini
sorrido
e prendo un
California roll
TIRA I FILI, MARIONETTA BALLA
Ogni uomo deve capire
che tutto può sparire molto
in fretta:
il gatto, la donna, il lavoro,
la ruota davanti,
il letto, le pareti, la
stanza; tutte le nostre necessità
amore compreso,
poggiano su fondamenta di sabbia,
e ogni causa determinata,
per sconnessa che sia:
la morte di un ragazzo a Hong Kong
o una tormenta a Omaha…
può essere la tua rovina.
Tutte le tue stoviglie che si spaccano
sul pavimento della cucina, la tua ragazza entra
e tu sei là, ubriaco,
in mezzo alla stanza e lei domanda:
“Mio dio, cosa succede?”,
e tu rispondi: “Non so,
non so”…
UNA POESIA E’ UNA CITTA’
una poesia è una città piena di strade e tombini
piena di santi, eroi, mendicanti, pazzi,
piena di banalità e roba da bere,
piena di pioggia e di tuono e di periodi
di siccità, una poesia è una città in guerra,
una poesia è una città che chiede a una pendola perché,
una poesia è una città che brucia,
una poesia è una città sotto le cannonate
le sue sale da barbiere piene di cinici ubriaconi,
una poesia è una città dove Dio cavalca nudo
per le strade come Lady Godiva,
dove i cani latrano di notte, e fanno scappare
la bandiera; una poesia è una città di poeti,
per lo più similissimi tra loro
e invidiosi e pieni di rancore…
una poesia è questa città adesso,
cinquanta miglia dal nulla,
le 9.09 del mattino,
il gusto di liquore e delle sigarette,
né poliziotti né innamorati che passeggiano per le strade,
questa poesia, questa città, che serra le sue porte,
barricata, quasi vuota,
luttuosa senza lacrime, invecchiata senza pietà,
i monti di roccia dura,
l’oceano come una fiamma di lavanda,
una luna priva di grandezza,
una musichetta da finestre rotte…
una poesia è una città, una poesia è una nazione,
una poesia è il mondo…
e ora metto questo sotto vetro
perché lo veda il pazzo direttore,
e la notte è altrove
e signore grigiastre stanno in fila,
un cane segue l’altro fino all’estuario,
le trombe annunciano la forca
mentre piccoli uomini vaneggiano di cose
che non possono fare.
ESAME
ah sì, sono un bravo ragazzo
appena resta poca
carta igienica
tolgo il rotolo
e
ne rimetto uno ben pieno
non vivo
solo
e sono cosciente
che un´improvvisa ricerca nervosa
di quel rotolo
di carta
può mandare in malora
i più teneri umori
o scagliare maledizioni
sulle piastrelle
del bagno
bravi ragazzi come me
servono a qualcosa
in questo mondo difficile
LA MADAMA
3 monelli mi corrono incontro
soffiando nei fischietti
e strillano
sei in arresto!
sei ubriaco!
e cominciano
a picchiarmi sulle gambe
con i loro manganelli di plastica.
uno ha addirittura
il distintivo. un altro ha
le manette ma le braccia sono levate al cielo.
quando entro nel negozio di liquori
piroettano sul marciapiede
come api
chiuse fuori dall’arnia.
compro una bottiglia di whisky
scadente
e
3 stecche di zucchero candito.