Archivio per 20 febbraio 2023

La storia del Carnevale in breve dalle origini ai giorni nostri (anche con immagini)    Leave a comment



Una festa che ha superato i millenni
ma che, pur con tante modifiche,
ha mantenuto quasi intatto 
il suo spirito sorridente e trasgressivo.

Nei secoli scorsi i festeggiamenti per il Carnevale 
hanno avuto quale epicentro varie città italiane
ed in particolare Firenze e Venezia
mentre oggi il più noto è quello di Rio.







STORIA DEL CARNEVALE


Le prime notizie sul Carnevale, all’inizio un vero e proprio rito religioso in onore della Dea Iside, risalgono ai tempi degli Egizi.

Inoltre il popolo, mascherato, intonando inni e lodi, accompagnava una sfilata di buoi che venivano sacrificati in onore del dio Nilo.

I Greci poi, in attesa della fine dell’inverno, dedicavano riti festosi al dio del vino Dionisio.

Ma è soprattutto nel variegato mondo delle feste popolari dell’antica Roma, che possiamo ritrovare le origini del nostro carnevale.






I Romani infatti si lasciavano prendere da grandissima euforia durante i Baccanali, festeggiamenti in onore del dio Bacco, che si svolgevano lungo le strade della città e prevedevano l’uso di maschere tra fiumi di vino e danze.  

Famosa era anche la festa di Cerere e Proserpina, che si svolgeva di notte, in cui giovani e vecchi, nobili e plebei si univano nell’entusiasmo dei festeggiamenti.



Festa in onore di Bacco




In marzo e dicembre era poi la volta dei Saturnali, le feste sacre a Saturno, padre degli dei, che si svolgevano nell’arco di circa sette giorni durante i quali gli schiavi diventavano padroni e viceversa, dove il “Re della Festa”, eletto dal popolo, organizzava i giochi nelle piazze, e dove negli spettacoli i gladiatori intrattenevano il pubblico.

E’ noto il detto romano “semel in anno licet insanire” che si riferiva al fatto che in queste feste erano consentite a tutti follie assolutamente inaccettabili negli altri periodi dell’anno dati i severi costumi dell’antica Roma.







Nel corso degli anni i Saturnali divennero sempre più importanti, all’origine infatti duravano solo tre giorni, poi sette finché, in epoca imperiale, furono portati a quindici.

Ai Saturnali si unirono le Opalia, in onore della dea Ope moglie di Saturno, e le Sigillaria, in onore di Giano e Strenia.

Con il cristianesimo questi riti persero il carattere magico e rituale e rimasero semplicemente come forme divertimento popolare.

Durante il Tardo Medioevo il travestimento si diffuse nei carnevali delle città.

In quelle sedi il mascherarsi permetteva lo scambio di ruoli, il burlarsi di figure gerarchiche, le caricature di vizi o malcostumi con quelle stesse maschere che sono poi diventate simbolo di città ed indicatrici di debolezze umane.

Nel Rinascimento i festeggiamenti in occasione del Carnevale presero piede anche nelle corti europee ed assunsero pian piano forme sempre più raffinate, legate anche al teatro, alla danza ed alla musica.






La festa di carnevale raggiungerà il massimo splendore nel XVI secolo nelle strade della Firenze di Lorenzo dei Medici ma è presente in tutte le città italiane ed europee.

La festa fiorentina si svolgeva con danze, lunghe sfilate di carri allegorici e costumi sfarzosi e ciò rivela una vera svolta di questa festa, amatissima nella cultura popolare rinascimentale.



Carnevale rinascimentale di Firenze




Con gli attori della Commedia dell’Arte, alla fine del ‘500, alcuni dei tipici personaggi carnevaleschi assumono precise forme e vengono caratterizzati nel linguaggio e nei gesti.

Nascono pertanto “le maschere” che penetrano nella tradizione collettiva e ci accompagnano ancora oggi.

La galleria delle maschere italiane è vasta.







Il Carnevale nel corso dei secoli ha assunto fisionomie e caratteristiche diverse in relazione alle località ed ai periodi storici in cui veniva festeggiato.

A partire dal 700 è certamente quello veneziano il più vivace, elegante ed affascinante.






IL CARNEVALE OGGI


Ancor oggi questa festa continua a rappresentare un importante momento di sospensione della routine e dei problemi quotidiani.








Infatti è una festività celebrata in quasi tutto il mondo con forme caratterizzate dalle culture dei vari popoli.

La sua grande diffusione è paragonabile ad un’altra ben nota festa profana, quella dell’ultimo giorno dell’anno.



Carnevale di Viareggio



Molto noti in particolare sono il Carnevale di Rio de Janeiro e quello di New Orleans mentre in Italia sono molto noti quello di Venezia con le sue mitiche maschere, quello di Viareggio con i suoi carri, quello di Ivrea con la battaglia delle arance e quello di Putignano con il funerale di Re Carnevale.




Carnevale di Putignano





In particolare quello di Venezia è uno dei più antichi dato che si hanno documenti del 1094 in cui si parla delle feste prima della quaresima anche se, come abbiamo detto su, raggiunge il massimo splendore nel ‘700.






I giorni di più intensa baldoria e licenziosità sono il Giovedì, il Sabato e in particolare il Martedì Grasso.

Storicamente infatti sono stati sempre i giorni precedenti alla quaresima ad esser vissuti con consapevole massima trasgressione e con eccessi di ogni genere… in attesa della “liberazione” della Pasqua.



Carnevale di Venezia



Infine un’immagine dell’originale Carnevale di Ivrea
caratterizzato dalla “Battaglia delle arance”.



Carnevale di Ivrea



In conclusione, anche se ai giorni nostri la Quaresima è molto meno dura, il Carnevale mantiene intatto il suo fascino per grandi e (soprattutto) piccoli benché ormai appaia sempre più intriso di consumismo (tra l’altro opportuno vista la crisi).






FONTI: VARI SITI WEB – COORDINAM. ED IMPAGINAZIONE T.K.



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a tutti da Orso Tony



Serata di lunedì in poesia “Desideri” B. Bruno – arte J. Beraud – canzone “Se mi perderai” N. Fidenco   Leave a comment

 
 
 
 
 
 Jean Beraud – Dopo il misfatto

 
 
 
 
 
 
 
 
oro
La vita è breve…
Perdona in fretta, bacia lentamente, 
ama davvero, ridi sempre di gusto.
E non pentirti mai 
di qualsiasi cosa ti abbia fatto sorridere,
oppure piangere. 
– Sergio Bambarén –
oro
 
 
 
 
 
 
 
 
Jean Beraud
 


D E S I D E R I
Baldo Bruno
 
 
Desideri
Farfalle che si fermano su idee annebbiate
Uccelli stridenti nel cielo della mente
fantasie
forme brillanti di altre dimensioni
Il cuore li cerca
sogni
singhiozzi di fantasia
con gli occhi lucenti nell’immensità
sospiri
come nella notte fiori impotenti
in attesa della luce.

 
 
 
 
Jean Beraud – Al caffè

 
 
 
 
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fre bia pouce  musicAnimata   (Se mi perderai – Nico Fidenco)
 
 
 a tutti da Tony Kospan


 
 
 
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STORIA.. RICORDI E ATMOSFERE DI UN TEMPO
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Jean Beraud – La signora si rende utile
 
 
 
 

Buon compleanno Johnny Dorelli anche con 2 tuoi grandi successi “Aggiungi un posto a tavola” e “L’immensità”   Leave a comment




Meda – 20 febbraio 1937



Oggi è il compleanno di Johnny Dorelli, grande cantante di genere confidenziale, ma anche attore di cinema e di teatro nonché showman radiofonico e televisivo che è stato presente a lungo, grazie alla tv, accanto a coloro che hanno qualche anno in più…




Qui è con Raffaella Carrà



La sua carriera si è svolta soprattutto dalla fine degli anni 50 fino alla fine degli anni 90.







Mi fa piacere fargli gli auguri con un ricordo della sua mitica commedia musicale “Aggiungi un posto a tavola“, e con la canzone “L’immensità“ che hanno rappresentato l’apice del suo successo.








L’IMMENSITA’



fre bia pouce   musicAnimata 




AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA


La ricordate?

E’ una commedia musicale in due atti di Garinei e Giovannini, liberamente ispirata al romanzo After me the Deluge di David Forrest musicata da Armando Trovajoli.

Nella versione originaria le scene ed i costumi erano di Giulio Coltellacci e le coreografie di Gino Landi.







Il personaggio principale  era interpretato in modo brillante da Johnny Dorelli ed insieme agli altri attori, le scene, le musiche etc… compresa la simpatica “voce” di Dio ne sancirono il successo.








 LA TRAMA IN BREVE


Don Silvestro parroco di un paesino di montagna riceve una telefonata da Dio che gli ordina di cotruire un’arca dato che ha deciso un nuovo Diluvio Universale.

Il parroco tra dubbi e difficoltà la costruisce ma poi il paese per il veto di un cardinale lo lascia solo nell’arca con Clementina la figlia del sindaco.

Inizia il diluvio ma il parroco per non lasciar solii suoi fedeli scende dall’arca ed allora Dio si decide a bloccar il diluvio.

All’interno della trama poisi innestano tante altre simpatiche minitrame con diversi personaggi.








IL SUCCESSO DELLA COMMEDIA



La commedia nella versione originaria battè tutti i record di durata e di incasso rimanendo in cartellone per 3 stagioni 630 repliche sempre con il tutto esaurito.

Fu rappresentata per la prima volta a Roma, al Teatro Sistina, l’8 Dicembre 1974 ma poi nel tempo, grazie al suo successo, girò per il mondo e le TV.







UNA FAMOSA SCENA E LA CANZONE


Riviviamone bellezza ed atmosfera… prima con una significativa scena (quella del bacio) in cui Johnny Dorelli dà il meglio di sé…








e  poi ascoltando una sua perfetta interpretazione della canzone che è il filo conduttore della commedia musicale.




fre bia pouce   musicAnimata 








ANCHE DA TONY KOSPAN




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IL 20.2.1909 CON IL MANIFESTO DI MARINETTI NASCE IL FUTURISMO – STORIA E LINEE GUIDA DELLA CORRENTE   Leave a comment


 
 
A partire dal MANIFESTO DEL FUTURISMO,
approfondiremo la conoscenza di questa corrente,
unica corrente artistica tutta italiana,
tra le tante avanguardie internazionali del primo ‘900.



 
 
 
 
 
 



Come altre correnti, 
anche quella futurista, con le sue luci e le sue ombre,
investì tutti i campi dell’Arte come avremo modo
di vedere, di leggere e di ascoltare.


 
 
 
 
 
 



 
 

LA NASCITA DEL FUTURISMO
 IL MANIFESTO E LE IDEE GUIDA DELLA CORRENTE
a cura di Tony Kospan



Come accadeva a quasi tutte le altre correnti d’avanguardia degli inizi del ’900,
il Futurismo ha una data di nascita precisa, grazie al suo “manifesto”,
e un padre ufficiale, con tanto di nome e cognome, Filippo Tommaso Marinetti,
ed anche una culla, il giornale parigino LE FIGARO.





Filippo Tommaso Marinetti
(Alessandria d’Egitto 21/12/1876 – Bellagio 02/12/1944


 


Ma in realtà cosa annuncia questo manifesto?








Leggiamolo bene…


 

IL MANIFESTO DEL FUTURISMO

LE FIGARO DEL 20.2.1909



 

1-Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia e alla temerità.

2-Il coraggio, l’audacia, la ribellione, saranno elementi essenziali della nostra poesia.

3-La letteratura esaltò fino ad oggi l’immobilità penosa, l’estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo ed il pugno.

4-Noi affermiamo che la magnificenza del mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della velocità

5-Noi vogliamo inneggiare all’uomo che tiene il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul circuito della sua orbita.

6-Bisogna che il poeta si prodighi con ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l’entusiastico fervore degli elementi primordiali.

7-Non vi è più bellezza se non nella lotta. Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro.

8-Noi siamo sul patrimonio estremo dei secoli! poiché abbiamo già creata l’eterna velocità onnipresente.

9-Noi vogliamo glorificare la guerra-sola igiene del mondo-il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore

10-Noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie e combattere contro il moralismo, il femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria

11-Noi canteremo le locomotive dall’ampio petto, il volo scivolante degli areoplani. E’ dall’Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo


 

 

Boccioni –  Visioni simultanee – 1912

 

 

 

IL PADRE DEL FUTURISMO

Filippo Tommaso Marinetti – L’uomo e le idee

 

Leggiamo ora, per inquadrar il momento socio-culturale della nascita della corrente e la sua principale idea ispiratrice, questo interessante passo trovato nel web sul suo fondatore:

 

 “Marinetti, nato ad Alessandria d’Egitto da genitori italiani, si forma alla luce della cultura francese di fine Ottocento. Nell’ultimo decennio del secolo è a Parigi, in contatto con il mondo della letteratura; amico di Gustave Kahn (uno dei primi proclamatori del verso libero), Moréas e Samain, tra i maggiori protagonisti di quel filone simbolista decadente, che in Francia resisterà fino all’inizio del Novecento. Nel 1886 Moréas aveva pubblicato il Manifesto del Simbolismo nel supplemento de Le Figaro, dove venivano spiegate le nuove finalità della poesia, che non doveva più essere descrittiva, ma «rivestire l’Idea di una forma sensibile… L’Idea non deve vedersi privata dei sontuosi paramenti delle analogie esteriori». Si cercava un allontanamento dal verismo dei Zola e dei Goncourt; tendenza questa che prevale in un folto gruppo di letterati della fine del secolo, da Huysmans a Mallarmé a Rimbaud, solo per citare i più famosi. Marinetti partecipa, invece, a quella tendenza del primo decennio del Novecento che avvia il simbolismo verso la sua dissoluzione alla ricerca di nuove espressioni; ma pur combattendo si appoggia ancora ai suoi valori. Nel Manifesto del Futurismo, il linguaggio è costellato di metafore, assonanze, immagini che evocano il piacere individuale della sensazione. è lo stesso stile che ritroviamo ancora in un altro testo di Marinetti, Uccidiamo il chiaro di luna dell’aprile 1909: «Noi insegniamo il tuffo nella morte tenebrosa sotto gli occhi bianchi e fissi dell’Ideale… E noi stessi daremo l’esempio abbandonandoci alla furibonda Sarta delle battaglie, che, dopo averci cucita addosso una bella divisa scarlatta, sgargiante al sole, ungerà di fiamme i nostri capelli spazzolati dai proiettili… Così appunto la calura di una sera estiva spalma i campi di uno scivolante fulgore di lucciole. Bisogna che gli uomini elettrizzino ogni giorno i loro nervi ad un orgoglio temerario!… Bisogna che gli uomini giuochino d’un tratto la loro vita, senza spiare i biscazzieri bari e senza controllare l’equilibrio delle roulettes, stando chini sui vasti tappeti verdi della guerra, covati dalla fortunosa lampada del sole. Bisogna — capite? — bisogna che l’anima lanci il corpo in fiamme, come un brulotto, contro il nemico, l’eterno nemico che si dovrebbe inventare se non esistesse!…». 

Il racconto, pubblicato nella rivista Poesia, diretta dallo stesso Marinetti, si snoda in una trama che, attraverso simbolismi e allegorie, viene a creare le basi della nuova poetica. Marinetti, nello slancio di liberazione dagli stilemi e dalle trasposizioni simboliste sulle quali si è lungamente formato ed educato negli anni dei suoi studi, ritorna a quel linguaggio come punto di partenza per fondare la nuova estetica della vita moderna e della macchina «adorata e considerata come simbolo, fonte e maestra della nuova sensibilità artistica». Già nel Manifesto de Le Figaro viene designato tutto ciò che rientra nella volontà di distruzione. Musei, biblioteche, «città venerate», accademie fanno da freno e ostacolano ogni nuova creazione o azione nata dalla «bellezza della velocità». Il passatismo, termine opposto a Futurismo, contro il quale inizia la sua battaglia Marinetti, rappresenta tutto quello che è stato prodotto dalla cultura tradizionale, accademica, del passato.”


(WEB – filosofico.net)



 Russolo, Carrà, Marinetti, Boccioni e Severini


 

Da quanto letto sopra possiamo dunque ricavar i seguenti aspetti che caratterizzano la corrente..

.

– l’amore del pericolo


– l’abitudine all’energia

– il culto per il coraggio e l’audacia

– l’ammirazione per la velocità

– la lotta contro il passato (“noi vogliamo distruggere i musei, le biblioteche, le accademie d’ogni specie“)

– l’esaltazione del movimento aggressivo (” l’insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno“)

– la guerra (“sola igiene del mondo“).

 

 




 


Ecco come questi concetti erano espressi dallo stesso Marinetti:

«Chi pensa e si esprime con originalità, forza, vivacità, entusiasmo, chiarezza, semplicità, agilità e sintesi. Chi odia i ruderi, i musei, i cimiteri, le biblioteche, il culturismo, il professoralismo, l’accademismo, l’imitazione del passato, il purismo, le lungaggini e le meticolosità. Chi vuole svecchiare, rinvigorire e rallegrare l’arte italiana, liberandola dalle imitazioni del passato, dal tradizionalismo e dall’accademismo e incoraggiando tutte le creazioni audaci dei giovani».


 



Luigi Russolo – 1911



 

 

LE MOTIVAZIONI PROFONDE DELLA NASCITA DELLA CORRENTE
 

 
La decadente cultura del tardo ottocento, pesante, seriosa e lontana dai contemporanei fermenti sociali ed industriali creava la necessità di uno svecchiamento assoluto.
 
In verità questa motivazione è identica per tutte le altre avanguardie dell’epoca.
 
In particolare il futurismo si caratterizzò per l’esaltazione della vitalità, del movimento e della modernità, per l’anticipazione del futuro e per l’incessante ricerca di forme artistiche nuovissime ed originali.
 
Come dicevo su il Futurismo non si limitò alla pittura ma “invase” tutti i campi dell’arte dalla poesia alla musica… dalla scultura all’architettura etc.. e per ciascuna forma fu redatto un particolare “manifesto“.


 
 
 

Roberto Marcello Baldessari – Forme simultanee, circa 1915


 

 

Dunque per conoscerlo un po’ meglio dedicherò un post 

a ciascuna delle sue espressioni artistiche più importanti:

 

PITTURA,

SCULTURA,

ARCHITETTURA,

MUSICA,

POESIA


 

Tony Kospan




C O N T I N U A



3

IL NUOVO GRUPPO IN CUI VIVER L’ARTE

INSIEME
Frecce (174)

 






 



 
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