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Archivio per 12 gennaio 2023
Giovedì sera in poesia “La forza..” M. Sallemi – arte Sargent – canzone “Sappi amore mio” B. Antonacci Leave a comment
Voglio un amore doloroso – Un’inconsueta poesia di D’Annunzio che stavolta esalta l’amore… sublime Leave a comment





che lento sia come una lenta morte,
e senza fine (voglio che più forte
sia della morte) e senza mutamento.
occulto sien le nostre anime assorte;
e un mare sia presso a le nostre porte,
solo, che pianga in un silenzio intento.
ed alta sia così che nel sereno
sembri attingere il grande astro polare.
in quell’ombra giacendo su quel seno,
come in fondo a un sepolcro, l’Infinito.

Ciao da Tony Kospan

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I famosi teschi di cristallo della leggenda Maya appaiono tutti falsi ma su di uno il mistero è fitto Leave a comment


Le sue dimensioni sono perfettamente naturali: altezza 13 cm, larghezza 13 cm, profondità 18 cm, peso 5 kg. Il teschio rimase in possesso di Mitchell-Hedges fno alla sua morte, nel 1959, poi passò alla figlia Anna, che ancora lo possiede e lo considera (al contrario di quello che aveva provato suo padre, il quale ne era intimorito) un oggetto meraviglioso e gioioso, capace di trasmettere protezione e affascinare.
Se ne parla anche in una leggenda risalente ai Maya, la quale racconta che al Mondo esistono 13 teschi di cristallo a grandezza naturale e quando tutti saranno riscoperti e riuniti, trasmetteranno agli uomini tutta la loro conoscenza avvertendoci però che accadrà soltanto quando gli uomini saranno sufficientemente evoluti ed integri moralmente.
Uno, ad esempio, si trovava già tra i reperti esposti al British Museum a Londra.
Nel 1936, lo stesso museo chiese di esaminare il teschio trovato da Anna. Il teschio del museo londinese è molto simile all’altro.
Sempre in grandezza naturale, sempre dal peso di 5 kg ma, per alcuni, meno affascinante, anche se allo stesso modo inquietante.
Si racconta di persone fuggite urlando per il museo di fronte a tale teschio. Quello di Londra è meno preciso anatomicamente.
Qui, i denti sono appena abbozzati.
Secondo gli studiosi londinesi, questo teschio è d’origine azteca, d’età incerta, ma probabilmente non più antico del XV secolo d.C. (per via della lavorazione accurata del quarzo).
Si sa di certo che arrivò a Londra dopo esser passato per mani diverse, ma inizialmente fu portato in Europa dal Messico, da un ufficiale spagnolo.
Il sospetto che si tratti di un falso ha fatto decidere i dirigenti del Museo di Londra di toglierlo dall’esposizione… tuttavia è tra i più verosimili.
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– PROPRIETA’ DEL QUARZO
Per la sua durezza, se ne fanno abrasivi.
Ha una grande resistenza al calore, per questo viene usato per fabbricare oggetti destinati a sopportare alte temperature e forti sbalzi termici.
Ma c’è di più.
La più sorprendente proprietà fisica del quarzo è la piezoelettricità, scoperta alla fine dell’800 da Marie Curie.
Se un cristallo di quarzo viene sollecitato da una pressione meccanica, genera elettricità.
La scintilla degli accendini detti “piezoelettrici” è data appunto da questo cristallo.
– CONSIDERAZIONI VARIE
Inizialmente si pensava che i teschi fossero di origine precolombiana.
Ma ci si chiedeva come le popolazioni maya erano state in grado di realizzare simili creazioni con i pochi utensili che avevano a disposizione.
Alcuni sostengono che i teschi sarebbero stati realizzati con frese da gioielliere, strumenti presenti già dall’800.
Altri affermano che quei reperti sarebbero solo una truffa, risalente all’inizio del ‘900, per ricavare denaro a spese dei più grandi musei europei.
Un teschio in particolare, però, smetirebbe l’ipotesi della truffa: quello trovato dall’archeologo Frederick Mike Mitchell-Hedges nel 1927, in Belize.
Secondo le analisi realizzate sul reperto, sembra che il teschio sia stato scolpito lungo l’asse principale del cristallo, cioè con una tecnica molto avanzata.
Inoltre il taglio è estremamente preciso e, secondo gli esperti, avrebbe richiesto oltre 300 anni di lavoro.
Per il professor Freestone, per la precisione della lavorazione di una materia così dura, “Qualunque opinione si abbia in merito a questo, è un oggetto fantastico.
Anche se fosse stato fabbricato in Germania alla fine del 19° secolo.




Vasco Pratolini… lo scrittore della gente semplice – Mini biografia e la sua poetica “neorealista” Leave a comment
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Da giovane ho conosciuto Vasco Pratolini,
grande scrittore fiorentino dallo stile semplice ma umanissimo,
attraverso la lettura dei suoi romanzi.
LA POETICA NEOREALISTA
Stile semplice dicevo…
ma in realtà si tratta di una grande capacità d’immersione,
con naturalezza, nella realtà popolare certo molto fiorentina,
ma nel contempo anche universale.
Vasco Pratolini (Firenze 19.10.1913 – Roma 12.1.1991)
Nelle sue opere colpiscono infatti
i reali dialoghi delle persone normali,
le speranze della gente umile e senza pretese
ma pure i loro amori e le loro passioni.
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Per questo molto bella ed aderente al vero
mi appare la definizione di
“scrittore dei baci sulla bocca, dei baci rubati agli angoli della strada”
letta nel web.
Ma perché era così attratto da questo mondo?
Soprattutto perché era proprio quello il suo mondo,
essendo molto umili le sue origini,
benché poi fin da ragazzo fosse attratto dalle letture.
BREVE BIOGRAFIA
Persa la madre quand’era piccolo,
fu allevato dai nonni materni
e da giovanetto fece vari mestieri.
Poi iniziò a lavorare in una tipografia
ma qui già sognava di dedicarsi alla scrittura.
Grazie al pittore Ottone Rosai
iniziò a scrivere sulla rivista “Il bargello”
e con Alfonso Gatto, poeta salernitano,
creò la rivista “Campo di Marte”
poi soppressa dal regime fascista.
Partecipò alla Resistenza e dopo la guerra, nel 1948,
si trasferì a Napoli, dove visse sino al 1951.
Questi ultimi furono gli anni per lui più intensi
in quanto scrisse alcune tra le sue opere più belle
e collaborò alla sceneggiatura di alcuni mitici film neorealisti
come Paisà di Roberto Rossellini,
Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti,
Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy etc.
Nel 1952 si trasferì a Roma, da dove non si allontanerà più.
Lì scrisse altri bei romanzi
e partecipò fino alla fine alla vita intellettuale italiana
che aveva, all’epoca, il suo fulcro nella capitale.
Vediamo ora una scena del film girato da Carlo Lizzani nel 1953
nato da uno dei suoi più noti romanzi
che ci consente di conoscere le tipiche “atmosfere”
narrate dallo scrittore fiorentino.
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IL VIDEO
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Alcune tra le sue opere più note:
Le amiche(1943), Il quartiere(1944), Cronaca familiare(1947), Cronache di poveri amanti(1947), Le ragazze di San Frediano(1949), La domenica della povera gente (1952), Metello (1955) Diario sentimentale (1956) e Lo scialo (1960)
Tony Kospan
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