Meglio che arrivi l’inverno che si vede e si sente,
piuttosto che un inverno che non si vede, quello del cuore.
~ Stephen Littleword ~
Frederic Soulacroix
LASCIAMI VENIRE CON TE
Ghiannis Ritsos
Lasciami venire con te. Che luna stasera!
La luna è buona – non si vedrà
che si sono imbiancati i miei capelli. La luna
me li farà di nuovo biondi. Non te ne accorgerai.
Lasciami venire con te. […].
Ci sederemo un poco sul muretto, sull’altura,
e rinfrescandoci al vento di primavera
forse immagineremo pure di volare,
perché spesso, e perfino ora, sento il fruscío della mia veste
che pare il battito di due ali forti,
e quando ti chiudi in questo rumore del volo
senti irrigidirsi il collo, i fianchi, la tua carne,
e cosí stretto nei muscoli del vento azzurro,
nei nervi robusti dell’altezza,
non ha importanza che tu parta o torni
né conta che i miei capelli siano bianchi,
(non è questo che mi dà pena – mi dà pena
che non mi s’imbianchi anche il cuore).
Lasciami venire con te.
Lo so, ciascuno cammina da solo verso l’amore,
solo verso la gloria e la morte.
Lo so. L’ho provato. Non giova a niente.
Lasciami venire con te.
L’origine del corallo è stata per secoli avvolta nella leggenda.
Ovidio nelle “Metamorfosi” e Plinio il Vecchio nella “Naturalis historia” riconoscono al corallo la stessa genesi mitica.
Il sangue che continuò a gocciolare dalla testa recisa della gorgone Medusa, si trasformò in corallo.
LA NATURA
Il suo colore caldo e vivo, l’origine marina, la sua natura ambigua devono aver fortemente impressionato i primi popoli del bacino del Mediterraneo che hanno così iniziato a lavorarlo e a farlo conoscere in tutto il mondo.
Il corallo propriamente detto è un celenterato ottocorallo dell’ordine dei gorgonacei, caratterizzato da uno scheletro calcareo ramificato, colorato più o meno intensamente di rosso, per la presenza di sali di ferro, e ricoperto da uno strato di tessuto molle denominato sarcosoma.
Nel sarcosoma si osservano molti polipi provvisti di otto tentacoli ramificati e contrattili,
molte piccole spicole calcaree, rosse e un fitto reticolo di canali che collegano i singoli polipi.
I coralli si riproducono per mezzo di piccole larve ciliate, natanti e vermiformi che, trascinate dalle correnti, si fissano alle pietre, dove ciascuna dà origine ai un primo individuo (oozoite), che per gemmazione da origine a una colonia.
LA STORIA
Il corallo sembra aver esercitato il proprio fascino sui popoli sin dai tempi più remoti:
i ritrovamenti d’età preistorica ne confermano un utilizzo per la produzione di oggetti ornamentali o comunque dei beni di lusso.
Il mondo romano, che fa ampio uso del corallo, preferisce al prodotto lavorato destinato ad ornamenti e realizzazioni complesse, manufatti più semplici. Il mondo medievale adotta invece il corallo con grande ampiezza e varietà, non soltanto in contesti artistici, ma anche economici e spirituali.
Difatti, nel medioevo, il corallo appare legato a due principali sfere d’uso:
una religiosa ed una alchemico-farmacologica.
Il Rinascimento registra il radicarsi di una lavorazione del corallo in senso plastico e figurativo, legata in modo particolare alla realizzazione di soggetti sacri.
Pian piano nel corso del tempo Napoli e (soprattutto) Torre del Greco assumono il ruolo di guida sia nella pesca che nella realizzazione di prodotti in corallo.
A partire dal 1870 Torre del Greco si afferma come uno dei maggiori centri produttivi a livello mondiale nel settore del corallo.
Dopo la prima guerra mondiale, grazie ad una nuova concezione di gioiello, il corallo entra a pieno titolo nell’altissima gioielleria;
dopo le difficoltà vissute nel corso del secondo conflitto mondiale, si registra una ripresa dei flussi commerciali legati al corallo, e le aziende di Torre del Greco, altamente specializzate, tornano ad essere tra le prime nel panorama mondiale ma in Italia ci sono anche altri punti di eccellenza.
UNA DELLE CAPITALI DEL CORALLO
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Torre del Greco è in genere riconosciuta come tale anche se in Italia vi sono altri importanti centri per la sua lavorazione.
La pesca del corallo è stata esercitata dai Torresi da tempi remoti ed i loro guadagni erano tali che che Ferdinando IV di Borbone chiamò la città “spugna d’oro” del suo regno.
Dal ‘500 i Torresi si spinsero nel mare della Corsica e della Sardegna e già nel ‘600 avevano una flotta di centinaia di barche.
Poi alla fine del ‘700 si spinsero anche verso le coste africane.
La città ospita ben 2 musei dedicati al corallo: uno storico all’interno dell’ “Istituto d’arte di stato” e l’altro più piccolo.
L’arte del corallo viene insegnata e tramandata dall’antica Scuola d’incisione e lavorazione del corallo annessa all’omonimo Museo.
Nel suo territorio sono tantissime le aziende di ogni dimensione che lo lavorano e l’esportano in ogni parte d’Italia e del mondo.
Qui giù il francobollo del 2010 che testimonia l’importanza storica della lavorazione torrese del corallo.
Era di moda anni fa,
farsi beffe dell’amore a prima vista
come di una ridicola fantasia.
Ma le persone che pensano
e quelle che sentono profondamente
hanno sempre affermato la sua esistenza.
– Edgar Allan Poe –
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Charles Edward Perugini
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E’ OGGI
Pablo Neruda
E’ oggi: tutto l’ieri andò cadendo
entro dita di luce e occhi di sogno,
domani arriverà con passi verdi:
nessuno arresta il fiume dell’aurora.
Nessuno arresta il fiume delle tue mani,
gli occhi dei tuoi sogni, beneamata,
sei tremito del tempo che trascorre
tra luce verticale e sole cupo,
e il cielo chiude su te le sue ali
portandoti, traendoti alle mie braccia
con puntuale, misteriosa cortesia.
Per questo canto il giorno e la luna,
il mare, il tempo, tutti i pianeti,
la tua voce diurna e la tua pelle notturna
Torno a pubblicare versi di Alda Merini che spesso, in virtù della profondità della sua ispirazione, raggiunge alte vette di rivelazione dei sensi più pregnanti e più profondi dell’amore.
LA COSA PIU’ SUPERBA E’ LA NOTTE
POESIA SUBLIME DI ALDA MERINI
La bellezza di questa poesia mi fu descritta la prima volta vari anni fa nella bella, ma ahimè scomparsa, trasmissione notturna di poesia “Inconscio e Magia” di Gabriele La Porta.
Ma di questa poesia parlerò dopo averla letta insieme a voi.
LA COSA PIU’ SUPERBA E’ LA NOTTE
Alda Merini
La cosa più superba è la notte
quando cadono gli ultimi spaventi
e l’anima si getta all’avventura.
Lui tace nel tuo grembo
come riassorbito dal sangue
che finalmente si colora di Dio
e tu preghi che taccia per sempre
per non sentirlo come un rigoglio fisso
fin dentro le pareti.
Questa poesia giovanile della Merini mi appare davvero sublime per la sua intensa ed intrinseca forza.
La divinità terrestre dell’amore ci spinge a lasciarci andare ma nel contempo aspira al silenzio, un silenzio pieno di emozioni.
L’Alda ci parla della notte come dell’arena di una travolgente esplosione di passione che, unita alla dedizione di sé ed alla ricezione del dono del partner, conduce a sensazioni ed emozioni appunto… “superbe”.