Archivio per 6 novembre 2022

Domenica sera in poesia “Ricordo il magico istante” Puškin – arte Tissot – canzone “Il cielo in una stanza” G. Paoli   2 comments

 

 
 
 

James Jacques Joseph Tissot – La lettera


 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Quelli che si amano
e che sono nati gli uni per gli altri,
si incontrano facilmente:
 le anime affini si salutano già da lontano.
– Arthur Schopenhauer –

 nCQXp39

 
 
 
 
 
fre bia pouce    musicAnimata 

James Jacques Joseph Tissot
 
 
 
 

RICORDO IL MAGICO ISTANTE 
Aleksandr Sergeevič Puškin

 

Ricordo il magico istante:
Davanti m’eri apparsa tu,
Come fuggevole visione,
genio di limpida beltà.
Nei disperati miei tormenti,
Nel chiasso delle vanità,
Tenera udivo la tua voce,
Sognavo i cari lineamenti.
Anni trascorsero. Bufere
Gli antichi sogni poi travolsero,
Scordai la tenera tua voce,
I tuoi sublimi lineamenti.
E in silenzio passavo i giorni
Recluso nel vuoto grigiore,
Senza più fede e ispirazione,
Senza lacrime,
né vita e amore.
Tornata è l’anima al risveglio:
E ancora mi sei apparsa tu,
Come fuggevole visione,
Genio di limpida beltà.
E nell’ebbrezza batte il cuore
E tutto in me risorge già
E la fede e l’ispirazione
E la vita e lacrime e amore
.

 

 

James Jacques Joseph Tissot – Il traghetto

 

 

CUORI rosannw6

 

 
 

 
da Tony Kospan

 

 

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IL GRUPPO IN CUI VIVER L’ARTE
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Frecce (51)

 


 
 James Jacques Joseph Tissot

 
 

Monsignor Agucchi di Annibale Carracci ci guarda dal ‘600 – Analisi e storia dell’innovativo dipinto   Leave a comment





Fin dalla sua creazione il dipinto colpì molto coloro che l’osservavano e il Malvasia, nel suo libro “Felsina Pittrice” del 1678, attribuendolo al Carracci lo descriveva così:
«Monsignor Agucchi che in zimarra tenendo una lettera con ambe le mani guarda a noi spettatori»

In effetti l’Agucchi, che appare vestito con una comoda vestaglia mentre legge una lettera seduto al suo scrittoio, alza lo sguardo dalla lettera e fissa attentamente qualcuno entrato nella stanza all’improvviso.




Annibale Carracci (Bologna, 3.11.1560 – Roma, 15.7.1609) – Autoritratto 



Questo sguardo attento ed intenso in verità appare rivolto allo spettatore cioè a noi ed è quel che maggiormente colpisce.

Il dipinto è considerato una delle pietre miliari della ritrattistica barocca.

Infatti il personaggio ritratto entra in diretta relazione con lo spettatore al quale quasi sembra stia per parlare, a dirla con le parole dello storico dell’arte Tomaso Montanari.

Il quadro, che sembra “vivo“, è altresì definito una delle più brillanti opere ritrattistiche del ‘600.




CHI E’ L’AGUCCHI








Il personaggio rappresentato non è affatto un tipo qualunque.

Infatti Giovanni Battista Agucchi (Bologna 1570 – San Salvatore 1.1.1632) è stato un diplomatico della Santa Sede, arcivescovo, scrittore ed esperto d’arte.

Si interessò di studi astronomici ed ebbe rapporti con Galileo.



Carracci – Venere dormiente con amorini




Scrisse un “Trattato della pittura” ed una celebre descrizione della “Venere dormiente con amorini” proprio del Carracci.

Fu anche amico sia del Carracci che del suo allievo Domenichino.




BREVE STORIA DELL’ATTRIBUZIONE DEL DIPINTO




Esempio di ritratto del Domenichino




Il dipinto inizialmente attribuito al Carracci in seguito per alcuni secoli è stato invece sempre attribuito al Domenichino ma nel 1994 una studiosa, Silvia Ginzburg, esaminando stilisticamente la tela e ripartendo dalle parole del Malvasia, giunge alla conclusione che il ritratto dell’Agucchi è frutto del pennello di Annibale.

Questa è la tesi prevalente in quanto i dipinti del Domenichino appaiono privi di quel “contatto con lo spettatore” di cui ho parlato su, e mostrano invece una, seppur elegante, separazione.

A ciò si aggiunge la considerazione della grande amicizia tra Annibale Carracci e l’Agucchi.

In verità la duplice attribuzione forse è stata generata dalla presenza di una copia d’epoca per cui le documentazioni archivistiche sul dipinto possono essere state da ciò deviate.

Tony Kospan

Copyright Tony Kospan




Annibale Carracci – Autoritratto sul cavalletto



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Frecce (174)








Gli occhi di un guerriero.. poetico canto dei Nativi americani ed un accenno alla forma delle loro poesie   Leave a comment

 

 

 

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 GLI OCCHI DI UN GUERRIERO

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UN CENNO SULLA POESIA DEI PELLEROSSA

 
 
 
La poesia degli Indiani d’America
ha una nascita… una storia ed un’identità diversa
rispetto alla poesia che conosciamo in occidente.
 
 
Essa, in origine, è più vicina ai canti ed alle preghiere
che i componenti delle tribù cantavano o recitavano insieme
la sera accanto al fuoco.


 
 
 

Solo in tempi recenti la loro poesia,
pur con le particolari connotazioni culturali di quel popolo,
ha assunto caratteristiche simili alle nostre.
 
 
Quello che unisce la poesia pellerossa antica
a quella moderna è soprattutto la presenza
 di un alto valore morale nei versi.

 
 
 
 
 
 
 
 


Si tratta infatti quasi sempre di poesie – riflessioni,
che mostrano una profonda conoscenza ed ad un profondo rispetto
della natura e della vita.






 Attenzione, Il temine ”guerriero” non va inteso 
come
amante della guerra
bensì come difensore della storia, 
della cultura e della libertà di un popolo.


Ma ora leggiamola.
 
 
Tony Kospan



 


 
 
 

GLI OCCHI DI UN GUERRIERO
(Canto dei nativi americani)
 

 

Gli occhi,
la porta dell’anima
il recipiente della verità
l’essenza dell’uomo.

 


Io guardo negli occhi di un guerriero e
vedo la gloria della nazione.


 

Un uomo, stà ritto, spalle larghe
sostenendo la storia e l’insita dignità
del suo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e capisco l’onore della nazione
la moralità
l’umiltà
la spiritualità
di questo popolo.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo il protettore della nazione
la prima e l’ultima linea di difesa
per i bambini e per gli anziani
per le donne e i deboli.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la fragilità dell’uomo
vacillare sotto il peso della sua responsabilità
e pur vacillante,
ancora fermo in piedi senza vergogna.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo la visione di un uomo
i suoi sogni corrono più veloci
può misurare la sua impaziente andatura.

 

Io guardo negli occhi di un guerriero
e vedo l’uomo.





 

 


Ciao da Tony Kospan






 

 


Amedeo Nazzari.. mito del cinema italiano del dopoguerra – Breve ricordo e 2 video   Leave a comment

 
 
 
 
(Cagliari 10 dicembre 1907 – Roma 6 novembre 1979)
 
 
 
 
 
Tratteggerò qui un breve ricordo
del grande attore Amedeo Nazzari,
(nome d’arte di Amedeo Carlo Leone Buffa)

 
 
 
 
 

Amedeo Nazzari

 
 
 



Ricordo, ancora con stupore,
la sua forte ed imponente presenza scenica
e l’incredibile… profonda voce.



Amedeo Nazzari nel film “Le notti di Cabiria” di Federico Fellini



E’ stato un vero e proprio mito cinematografico italiano
nell’immediato dopoguerra…

Fu il film di  Alessandro Blasetti “La cena delle beffe“,
un dramma in costume che si svolge nella Firenze dei Medici,
che lo consacrò come “
divo” del cinema.
 
 
 
 

 

 
 
 

Questo film è ricordato nella storia del cinema
tra l’altro anche perché:






 
– c’è la prima (piccola) scena di nudo con grande scandalo…
(
Clara Calamai a seno nudo per pochi secondi)
 
– Amedeo Nazzari recita, gigioneggiando alla grande,
recita la celebre battuta che poi divenne mitica…
 
«… e chi non beve con me, péste lo colga! »

Eccola in questo micro video
 
 .

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fre bia pouce
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Ed ora ecco ora alcuni titoli dei suoi film di maggior successo: 
I figli di nessuno, Chi è senza peccato, Catene,
Angelo bianco, Malinconico autunno, Torna!

In questi ed altri egli ha recitato con Yvonne Sanson
che divenne la sua compagna d’arte..

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Yvonne Sanson e Amedeo Nazzari


Erano infatti una coppia cinematograficamente perfetta
ed amatissima dagli spettatori… 
(e lei corteggiatissima negli ambienti del cinema).

Lei, greca, formosa, sensuale e con occhi languidi
entusiasmava il pubblico maschile
e lui, il grande divo, 
era eccezionale nei ruoli
di militare, pilota, amante, aristocratico etc.

 
 

  Qui con è con Yvonne Sanson in una scena del film Catene

 
  
 
Infine possiamo vedere una scena de “I figli di nessuno
in cui possiamo ammirare lo stile della sua recitazione
e nel contempo conoscere quale era il genere cinematografico
in voga in quegli anni… cioè quello…
sentimentale e melodrammatico.
 
 
 
 
 
fre bia pouce

 
 
  
Tony Kospan
 
 
 
 
 
ARANCIO divfar
 PER CHI AMA LA STORIA.. I RICORDI E LE ATMOSFERE DI UN TEMPO
Frecce2039




Amedeo Nazzari e la moglie Irene Genna


MANGO – Breve ricordo del cantante dalle calde ed originali vocalità anche con i suoi successi.. “Mediterraneo” e “Oro”   Leave a comment

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Con la sua voce inimitabile
stava cantando “Oro”, una delle sue canzoni più belle,
quando il 7 dicembre 2014 fu colpito da infarto.

Fece in tempo a chiedere scusa al pubblico
e poi si accasciò.

Fans, colleghi cantanti e musicisti
inondarono il web con una marea di messaggi
con cui esprimevano il loro dolore ed i loro ricordi…



Giuseppe Mango ( Lagonegro 6.11.1954 – Policoro 8.12.2014)



Dunque un altro personaggio che ci ha accompagnato
con le sue indimenticabili canzoni,
assolutamente inconfondibili
grazie ad una sonorità vocale unica ed emozionante,
ci lasciava a Policoro (Matera) nel corso di un concerto.

E’ stato il cantante di Bella d’estate scritta con Dalla,
Mediterraneo, Oro, Lei verrà ed altri successi.




Mango giovane



Aveva appena compiuto i 60 anni il 6 novembre precedente
ed era su quel palco per un concerto di beneficenza.

L’artista lucano era notoriamente una persona molto corretta,
generosa ed amava la sua terra, la musica e la sua famiglia.






Pur non essendo mai diventato un vero e proprio divo,
anche forse per il suo carattere riservato,
era comunque molto apprezzato negli ambienti musicali
e soprattutto molto amato da un grande numero di ammiratori…

Ma non era solo un cantante
perché ha anche scritto diverse note canzoni
per artisti come.. Mia Martini, Patty Pravo, Bocelli,
Loretta Goggi, Loredana Berté ed altri.




 
Qui con la moglie Laura Valente al Festival di Sanremo 2007



Il suo stile musicale era davvero particolare
in quanto era un mix
di pop, rock, soul e world music.

Ricordiamolo ora rivedendolo e riascoltandolo
in questi bei video… dedicati a 2 suoi successi

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fre bia pouce  musicAnimata    Mediterraneo



Mango… starà ora certamente
continuando a cantare tra le stelle
con la tua fantastica voce…
ed il suo stile inimitabile…


fre bia pouce  musicAnimata  “Oro”


Tony Kospan




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LA TUA PAGINA DI… SOGNOPER COLORARE LE TUE ORE?

Frecce (51)








Enzo Biagi.. grande giornalista ma non solo – Breve ricordo anche con alcuni suoi aforismi   Leave a comment



Marco Biagi (Enzo Marco Biagi)
è stato uno dei giornalisti più noti del XX secolo
nonché scrittore e conduttore televisivo.



(Pianaccio di Lizzano in Belvedere 9.8.1920 – Milano 6.11.2007)



Lunghissimo sarebbe ricordare tutta la sua carriera
sia nei giornali che in Rai dove giunse
a fare il direttore del Telegiornale…








In RAI non si contano le lotte che dovette fare
per mantenere una linea informativa limpida
date le enormi pressioni che fu costretto a subire
e di cui troviamo chiara traccia in questa dichiarazione:

«Ero l’uomo sbagliato al posto sbagliato:
non sapevo tenere gli equilibri politici,
anzi proprio non mi interessavano
e non amavo stare al telefono con onorevoli […]
Volevo fare un telegiornale in cui ci fosse tutto,
che fosse più vicino alla gente,
che fosse al servizio del pubblico non […] dei politici
»




Qui con l’Avvocato Agnelli


Questa poi fu sempre la sua linea editoriale
anche nella direzione del Resto del Carlino
ed in tutta la sua attività di giornalista
attirando su di sé enormi consensi ma anche feroci
e, a mio parere, pretestuose critiche.



Qui con la moglie



Tornato in RAI negli ultimi anni come commentatore politico
e come autore di servizi giornalistici di grande successo
dovette subire però il famoso ostracismo politico
con il cosiddetto “Editto Bulgaro”.






L’ho sempre stimato ed ammirato sia per la chiarezza
con la quale esponeva il suo pensiero
che per la grande limpidezza morale ed è questo
il suo maggior lascito alle nuove generazioni di giornalisti.

Lascito però che ahimè ancora non vedo raccolto…
da nessuno.



Qui con Celentano



Penso che dai pensieri che seguono
possa apparire luminoso e chiaro il suo mondo interiore
e meglio di qualunque altra parola
essi possano aiutarci a ricordarlo ed a omaggiarlo.






 “Ho sempre sognato di fare il giornalista, lo scrissi anche in un tema alle medie: lo immaginavo come un ‘vendicatore’ capace di riparare torti e ingiustizie, ero convinto che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo”.

              

“I giornali sarebbero ansiogeni? Ma la Bibbia non comincia forse con un delitto?”

               


“Le verità che contano, i grandi principi, alla fine, restano sempre due o tre. Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino.”


“è difficile non desiderare la donna d’altri, dato che quelle di nessuno, di solito, sono poco attraenti.”


“Cara Italia, perché giusto o sbagliato che sia questo è il mio paese con le sue grandi qualità ed i suoi grandi difetti.”


“Credo che la libertà sia uno dei beni che gli uomini dovrebbero apprezzare di più. La libertà è come la poesia: non deve avere aggettivi, è libertà.”


“L’uomo, qualche volta, è come le scimmie: ha il gusto dell’imitazione.”


“La mia generazione trovava eccitante leggere un’edizione della Divina Commedia con le illustrazioni del Doré. Adesso sui muri c’è scritto Culo basso bye bye. Capisce che è un po’ diverso?”


“La società è permissiva nelle cose che non costano nulla.”


“Sono un giornalista che ricorre, con una certa frequenza, alle citazioni, perché ho memoria e perché ho bisogno di appoggi: c’è qualcuno al mondo che la pensava, o la pensa, come me.”



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UN MODO DIVERSO DI VIVER


LA POESIA E LA CULTURA


NELLA PAGINA FB

Frecce (174)











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