Archivio per 5 novembre 2022

Gustave Moreau

“Allora ti piace l’amore?”
“E’ pericoloso. Ci scappano ferite e poi per la giustizia altre ferite.
Non è una serenata al balcone, somiglia a una mareggiata di libeccio,
strapazza il mare sopra, e sotto lo rimescola.”
(Erri De Luca)

Gustave Moreau – Galatea
D U E
Erri De Luca
Quando saremo due saremo veglia e sonno
affonderemo nella stessa polpa
come il dente di latte e il suo secondo,
saremo due come sono le acque, le dolci e le salate,
come i cieli, del giorno e della notte,
due come sono i piedi, gli occhi, i reni,
come i tempi del battito
i colpi del respiro.
Quando saremo due non avremo metà
saremo un due che non si può dividere con niente.
Quando saremo due, nessuno sarà uno,
uno sarà l’uguale di nessuno
e l’unità consisterà nel due.
Quando saremo due
cambierà nome pure l’universo
diventerà diverso.
Gustave Moreau – Dalila
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da Orso Tony
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IL SALOTTO CULTURALE DI FB?
E’ LA TUA PAGINA D’AMICIZIA
CULTURA E SOGNO
Gustave Moreau – Edipo e la Sfinge
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Un bellissimo racconto
che ci parla dell’amore della natura per noi…
(che purtroppo la maltrattiamo).
L’ALBERO ED IL BAMBINO
Shel Silverstein
C’era una volta un albero che amava un bambino.
Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni.
Raccoglieva le sue foglie con le quali intrecciava delle corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato ai suoi rami.
Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino.
Quando era stanco, il bambino si addormentava all’ombra dell’albero, mentre le fronde gli cantavano la ninna-nanna.
Il bambino amava l’albero con tutto il suo piccolo cuore. L’albero era felice.
Ma il tempo passò e il bambino crebbe.
Ora che il bambino era grande, l’albero rimaneva spesso solo.
Un giorno il bambino venne a vedere l’albero e l’albero gli disse: “Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice”.
Voglio dei soldi
“Sono troppo grande per arrampicarmi sugli alberi e per giocare”, disse il bambino.
“Io voglio comprarmi delle cose e divertirmi. Voglio dei soldi. Puoi darmi dei soldi?”
“Mi dispiace”, rispose l’albero, “ma io non ho dei soldi. Ho solo foglie e frutti. Prendi i miei frutti, bambino mio, va a venderli in citta’. Cosi’ avrai dei soldi e sarai felice”.
Allora il bambino si arrampico’ sull’albero, raccolse tutti i frutti e li portò via.
E l’albero fu felice.
Voglio una casa
Ma il bambino rimase molto tempo senza ritornare…. E l’albero divenne triste.
Poi un giorno il bambino torno’; l’albero tremo’ di gioia e disse:
“Avvicinati bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l’altalena con i miei rami e sii felice”.
“Ho troppo da fare e non ho tempo di arrampicarmi sugli alberi”, rispose il bambino, “Voglio una casa che mi ripari”, continuo’ “Voglio una moglie e voglio dei bambini, ho dunque bisogno di una casa. Puoi darmi una casa?”.
“Io non ho una casa”, disse l’albero: “La mia casa e’ il bosco, ma tu puoi tagliare i miei rami e costruirti una casa. Allora sarai felice”.
Il bambino taglio tutti i rami e li porto’ via per costruirsi una casa.
E l’albero fu felice.
Voglio una barca per fuggire
Per molto tempo il bambino non venne. Quando torno’, l’albero era cosi’ felice che riusciva a mala pena a parlare.
“Avvicinati, bambino mio”, mormoro’, “vieni a giocare”.
“Sono troppo vecchio e troppo triste per giocare” disse il bambino.
“Voglio una barca per fuggire lontano di qui. Tu puoi darmi una barca?”.
“Taglia il mio tronco e fatti una barca”, disse l’albero: “Cosi’ potrai andartene ed essere felice”. Allora il bambino taglio’ il tronco e si fece una barca per fuggire.
E l’albero fu felice….ma non del tutto.
Voglio riposare
Molto tempo dopo, il bambino tornò ancora.
“Mi dispiace, bambino mio”, disse l’albero “ma non resta piu’ niente da donarti… Non ho piu’ frutti”. “I miei denti sono troppo deboli per dei frutti”, disse il bambino. “Non ho piu’ rami”, continuo’ l’albero “non puoi piu’ dondolarti”..
“Sono troppo vecchio per dondolarmi sui rami”, disse il bambino. “Non ho piu’ tronco”, disse l’albero. “Non puoi piu’ arrampicarti”. “Sono troppo stanco per arrampicarmi”, disse il bambino. “Sono desolato”, sospiro’ l’albero. “Vorrei tanto donarti qualcosa….ma non ho piu’ niente. Sono solo un vecchio ceppo. Mi rincresce tanto….”.
“Non ho piu’ bisogno di molto, ormai”, disse il bambino. “Solo un posticino tranquillo per sedermi e riposarmi. Mi sento molto stanco”.
“Ebbene”, disse l’albero, raddrizzandosi quanto poteva “ebbene, un vecchio ceppo e quel che ci vuole per sedersi e riposarsi. Avvicinati, bambino mio, siediti, Siediti e riposati”.
Così fece il bambino.
E l’albero fu felice.

Ciao da Tony Kospan

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Se pensiamo che questa poesia è d’epoca medievale
ci accorgiamo, ahimè, di quanti passi indietro
si sono fatti nella comprensione (o tentativo di comprensione)
del mistero della vita umana
e di come il tutto venga rovinato dall’assurdo comportamento
di certi radicalismi e fondamentalismi religiosi e culturali.
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LA VERITA’
– POESIA SUFI DEL XIII SEC. –
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La poesia Sufi è una poesia mistica.
Una mistica che nasce nei secoli passati dall’Islam illuminato
ma che è, per tantissimi aspetti,
sovrapponibile alla mistica di molte altre religioni.
Direi, anzi, che è una mistica che va oltre… le religioni.
Leggiamo ora a questa poesia del sec. XIII-XIV
LA VERITA’
Yunus Hemre
La Verità è come un immenso oceano
e la Legge è come una nave fatta per lei.
Molti sono coloro che sono entrati nella nave
ma sono pure rimasti sulla riva…
Per quanto sia salda la struttura della nave
quando le onde la percuoteranno
la faranno a pezzi.
Tutto quanto cerchi valicando montagne,
frugando per terra,
in affannosi lunghi viaggi
è qui,
non nell’insensato peregrinare…
è in te
la moschea* ed il caravanserraglio**,
ma tu cammini a casaccio
(termini sostituibili con *luogo di culto e **luogo d’incontro tra persone)
Ciao da Tony Kospan

LA TUA PAGINA DI
CULTURA.. PSICHE E SOGNO
PER COLORARE LE TUE ORE…


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Nel fare gli auguri di buon compleanno al dr. Raffaele Morelli,
famoso psicoterapeuta e scrittore italiano,
mi fa piacere riproporre un mio post
dedicato ad una sua interessantissima riflessione
(Milano, 5 novembre 1948)
Mi sono davvero molto piaciute queste considerazioni
e quindi mi fa piacere condividerle con voi
così come mi piacerebbe
anche conoscere il vostro parere.
2 PAROLE SULLA FELICITA’
“… Se vogliamo trovare la via della vera felicità,
che non è una via né difficile né faticosa,
dobbiamo prima di tutto fare il contrario di ciò cui siamo abituati:
dobbiamo svuotarci.
Svuotare la mente di tutte le cose che ci abbiamo infilato dentro
e che ci impediscono di fare la cosa più semplice:
vivere secondo la nostra natura.
Si chiede forse a un fiore, o un animale, quali obiettivi porsi,
quali ruoli assolvere, quali comportamenti è meglio avere?
No, semplicemente la pianta diventa ciò che il suo progetto profondo,
contenuto nel seme, aveva pronto per lei.
Diventa stelo e fiore.
Senza elucubrazioni, senza teorizzazioni, senza dubbi, sensi di colpa o ambizioni.

Perché noi non siamo capaci di fare la cosa più semplice di tutte?
Dov’è la nostra superiorità,
in cosa siamo più intelligenti di un fiore o di un animale?
Comincia a farsi strada una verità profonda:
la vera felicità non è uno stato isterico di continua allegria,
ma è la realizzazione del nostro progetto più profondo,
il progetto che la Vita ha per noi.
Non c’è niente di complicato o misterioso in queste parole.
Non più dello sbocciare di un fiore o del crescere dei nostri capelli.

La vera felicità, allora, non ha nulla a che vedere con ciò che sta attorno a noi,
non dipende da ciò che abbiamo o da come stiamo, dalla nostra forza o debolezza,
dal fatto di aver capito o non capito qualcosa, dall’avere vissuto più gioie o più dolori.
La felicità dipende solo da noi stessi.
Da come sappiamo osservarci senza giudicare,
da come lasciamo che la Vita, tutta la Vita in tutte le sue forme
– che noi scioccamente dividiamo in buone o cattive –
può scorrere in noi.
Coi nostri giudizi, noi permettiamo o impediamo alla Vita di sgorgare.
La deviamo, la costringiamo, la mortifichiamo, la spegniamo.
E ci condanniamo così all’insensatezza e all’infelicità.
E alle malattie, che sono il segno più chiaro ed evidente, s
e non fossimo ciechi, di tutte le dighe che costruiamo
di fronte al fiume dell’energia vitale.

Felicità è osservare serenamente la Vita
mentre incessantemente ci forma e ci crea.
Osservare i dolori e lasciarli venire,
la tristezza e lasciarla venire, la gioia e lasciarla venire.
Allargare lo sguardo, cedere alla Vita.
Solo così, nella consapevolezza,
diventiamo davvero donne e uomini,
e smettiamo di recitare come burattini.”
– Prof. Dr. Raffaele Morelli –

Testo dal web – impaginaz. t.k.

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Breve ricordo della protagonista di uno dei più grandi film di sempre.

VIVIEN LEIGH

Darjeeling 5.11.1913 – Londra 8.7.1967
E’ famosa soprattutto per esser stata la protagonista
di uno dei film più belli e più noti di sempre,
nonché pietra miliare della storia del cinema…
VIA COL VENTO

Sì lei è stata Scarlett (in italiano Rossella) O’Hara,
la vivace, ribelle ed audace protagonista,
con l’altrettanto forte Rhett Butler
interpretato da Clark Gable, nel kolossal del 1939…
uno dei più grandi film di sempre.

LA DONNA E L’ATTRICE
E’ stata una donna dal carattere molto contraddittorio,
dagli umori imprevedibili e dalla personalità fragile
(soffriva anche di un disturbo bipolare).
Solo la recitazione riusciva a darle sollievo
e con essa però raggiungeva vette artistiche assolute
sia a cinema che a teatro.

La sua fragilità non le impedì di vivere diversi amori.
Quello più grande fu con Laurence Olivier,
il grande attore e regista inglese famoso
per la sua interpretazione dell’Amleto.

La loro relazione all’epoca destò molto scandalo,
(entrambi erano sposati ma poi lasciarono
i rispettivi coniugi e si sposarono).
Il loro rapporto fu molto sensuale e passionale
come le lettere, recentemente ritrovate, hanno rivelato.

I diversi ed inconciliabili caratteri,
insieme ai reciproci tradimenti, causarono
però la fine anche del loro matrimonio.

Tuttavia restarono, anche dopo il divorzio,
sempre “caldamente” in contatto.

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Tornando alla sua carriera artistica,
pur piacendole molto il Cinema
(vinse ben 2 premi Oscar),
tuttavia amava soprattutto il teatro.

Mi pare però giusto ora ricordarla ed ammirarla
in 2 famose scene del mitico film
grazie al quale ancora vive, e vivrà, nell’Olimpo del Cinema.

La prima è quella del bacio


e la seconda è quella del tremendo ed emozionante finale.


CIAO DA ORSO TONY

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