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Propongo alla vostra lettura questo brano
che mi appare una lucida… ma anche poetica…
analisi della fine di un amore.
Se vi va, sarei curioso di conoscere il vostro parere
RIFLESSIONI DOPO LA FINE DI UN AMORE
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LE COSE PIU’ IMPORTANTI LE DICIAMO SENZA VOCE

Le cose più importanti, come sempre,
noi le diciamo senza voce.
Massimo Bubbola

Avrei voluto diventare Dostoevskij per curvare le parole
Per ogni piega, ogni distanza, ogni riflesso che ci scardinava il cuore
Avrei voluto insieme a te rubare l’acqua della Luna
Ma come Orlando ho perso il senno e ho perso anche la fortuna.
Avrei voluto cancellare dai tuoi occhi quella noia e quella solitudine
Ma allora davo troppe cose per scontate e non ti seguivo più.
Come la pioggia anche l’amore rinfresca una stagione ostile
Come la pioggia anche l’amore è destinato poi a finire.
Le cose più importanti come sempre noi le diciamo senza voce
Basta guardarsi dietro il vetro di un perdono o sotto un battito di luce
E il pianto vero non ha lacrime, né spettatori né rifugio
Ci siamo persi in un bicchiere e ritrovati in un naufragio.
Avrei voluto diventare Dostoevskij per curvare le parole
Per ogni piega, ogni distanza, ogni riflesso che ci scombinava il cuore
Avrei voluto insieme a te rubare l’acqua della Luna
Ma come tanti ho perso il tempo e ho perso anche la fortuna.

Cosa ne pensate?
Orso Tony
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Il pensiero di Shinyashiki Roberto
guru brasiliano, psichiatra ed esperto in comunicazione
sul modo migliore di vivere
Shinyashiki Roberto
LA FELICITA’ E’ UNA SCELTA!
(Il suo pensiero in pillole)
Ciascun uomo deve prendere possesso della propria vita:
la consapevolezza che un uomo ha di sé, infatti, si riflette direttamente sul modo in cui interagisce con gli altri.
Purtroppo, lo stile di vita moderno, basato sulla competizione aggressiva, distrugge l’individuo, lo irrigidisce emotivamente e gli crea persino una grande paura di sognare, e quindi di trovare la forza interiore per realizzare le proprie mete.
Le persone per Shinyashiki, invecchiano non per il tempo che passa, ma principalmente perché abbandonano i sogni.
Per trasformare la propria vita è fondamentale sapere dove si sta e dove si vuole andare.
(dal web)

Ecco ora come l’autore sintetizza i suoi concetti
espressi nel libro
IL VERO SUCCESSO E’ LA… FELICITA’
in questo brano quasi poetico.
LA VITA
Shinyashiki Roberto
Non mangiare la vita con la forchetta e con il coltello,
ma sporcati la faccia.
Molti risparmiano la vita per il futuro.
La vita, anche se in frigorifero,
se non la vivi, deperirà!
Per questo certe persone si sentono ammuffite
già nella mezz’età!
Esse mettono la vita da parte
e non si dedicano all’amore o al lavoro….
Non hanno osato,
non sono andati avanti ma poi arriva il momento
che se ne accorgono.
“Accidenti, ho avuto fame
ma per risparmiare queste patate si sono marcite”.
E allora non lasciare che la vita diventi troppo seria
e vivila come se fosse un gioco,
assapora tutto quello che riesci ad ottenere
sia le sconfitte che le vittorie,
la forza dell’alba e la poesia dell’imbrunire.

CIAO DA TONY KOSPAN
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Antonio Canova è stato il massimo esponente della scultura neoclassica,
e per questo definito il nuovo Fidia.
Mi fa piacere ricordarlo con un accenno alle sue attività artistiche
e poi mostrando alcuni tra i suoi capolavori più noti.
Antonio Canova (Possagno 1.11.1757 – Venezia 13.10.1822)
In verità Canova non è stato solo uno grandissimo scultore,
ma anche un interessante pittore
ed un “ambasciatore dell’arte italiana”.
Un suo dipinto – Le 3 Grazie danzano davanti a Marte
Infatti grandemente meritoria fu la sua attività diplomatica
presso Napoleone Bonaparte per far rientrare in Italia
numerosi capolavori artistici (purtroppo non tutti)
saccheggiati dalle truppe imperiali francesi.

La statua del principino Henryk Lubomirski nelle vesti di Eros
A parte questo è stato uno dei massimi artisti italiani
vissuti a cavallo tra la fine del ‘700 e l’inizio dell’ottocento.
A differenza di molti altri artisti Antonio Canova
è stato ammirato ed osannato già in vita.
Nobili, papi, principi etc hanno voluto opere scolpite da lui nel marmo
e la sua fama da allora non si è mai interrotta.
Adone e Venere
Nato a Possagno in una zona ricca di cave
fin da piccolo usò lo scalpellino per scolpire.
I suoi maestri, o meglio gli artisti che lo ispirarono,
furono i grandi scultori classici ed il barocco ma geniale Bernini.
L’amore per le letture dei classici antichi (greci e latini)
gli consentì di farsi una grande cultura
che gli servì poi nelle sue sculture con temi mitologici.
Ercole e Lica
Nel 1779 recatosi a Roma per studiare
dal vivo le tantissime sculture antiche lì esistenti
venne a conoscenza delle idee
dell’archeologo tedesco Johann Joachim Winckelmann.
Questi sosteneva che l’arte greca era il massimo della bellezza,
e che gli scultori dovevano cercare di avvicinarsi con le loro opere
allo stile deciso ma semplice e sereno delle antiche sculture.
Le tre Grazie
Ammiriamo ora alcuni suoi capolavori
e qualche leggiadro dipinto
(dipingere era però per lui soprattutto un gioco).
Amore e Psiche
Cliccando qui giù potremo leggere la storia
di questa sua opera che però, pur essendo
uno dei nudi più belli della storia della scultura,
non piacque a Napoleone.


Napoleone
Amorino alato
Cliccando qui giù potremo leggere la storia
di questo suo capolavoro “Eros”
che fece innamorare l’Europa intera.
Henryk Lubomirski
Paolina Borghese
Amore e Psiche
Infine altri suoi leggiadri dipinti.
F I N E



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E’ stato tra i massimi poeti dello scorso secolo
e Premio Nobel per la letteratura nel 1975.
(Genova 12.10.1896 – Milano 12 .9.1981)
EUGENIO MONTALE
IL SUO MONDO POETICO ED ALCUNE SUBLIMI POESIE
UN BREVE ACCENNO ALLA SUA POETICA
Consapevole che la conoscenza umana non può raggiungere l’assoluto,
nemmeno tramite l’amata poesia, Montale però a quest’ultima affida un compito
d’analisi della condizione umana in generale.
Egli riconosce solo l’esistenza del dovere e dell’amore
come elementi positivi da perseguire e da vivere
ma questo nell’ambito di una visione completamente
disillusa ed amara del senso della vita.
Aleggia, nei suoi versi intrisi di disillusione però,
l’immagine di una donna (reale… irreale?)
che a lui appare come un ponte tra la dura realtà e la metafisica.
Pur senza essere filosofica, dunque, la sua poesia
appare un raffinato strumento
di conoscenza ed approfondimento della condizione umana.
Ricordiamolo ed omaggiamolo dunque
con alcune sue poesie scelte tra le più note.
Foto di Ugo Mulas… per Ossi di seppia
ALCUNE POESIE
Bansky
FELICITA’ RAGGIUNTA
Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla
al piede, teso ghiaccio che s’incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto di un bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
SPESSO IL MALE DI VIVERE HO INCONTRATO
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l’incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi; fuori del prodigio
che schiude la divina Indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
Federico Zandomeneghi – Malinconia
LA BELLE DAME SANS MERCI
Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invano
le briciole di pale che io gettavo
sul tuo balcone perché tu sentissi
anche chiusa nel sonno le loro strida.
Oggi manchiamo all’appuntamento tutti e due
e il nostro breakfast gela tra cataste
per me di libri inutili e per te di reliquie
che non so: calendari, astucci, fiale e creme.
Stupefacente il tuo volto s’ostina ancora, stagliato
sui fondali di calce del mattino;
ma una vita senz’ali non lo raggiunge e il suo fuoco
soffocato è il bagliore dell’accendino.
Renoir
RIPENSO IL TUO SORRISO…
Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida
scorta per avventura tra le pietraie d’un greto,
esiguo specchio in cui guardi un’ellera e i suoi corimbi;
e su tutto l’abbraccio di un bianco cielo quieto.
Codesto è il mio ricordo; non saprei dire, o lontano,
se dal tuo volto si esprime libera un’anima ingenua,
vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua
e recano il loro soffrire con sé come un talismano.
Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie
sommerge i crucci estrosi in un’ondata di calma,
e che il tuo aspetto s’insinua nella memoria grigia
schietto come la cima di una giovane palma.
HO SCESO, DANDOTI IL BRACCIO
Ho sceso, dandoti il braccio,
almeno un milione di scale
E ora che non ci sei
è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve
il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora,
né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale
dandoti il braccio
Non già perché con quattr’occhi
forse si vede di più.
Con te le ho scese
perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille,
sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
E qui giù infine, in formato video
e letta dallo stesso Montale la notissima…
MERIGGIARE PALLIDO E ASSORTO
CIAO DA TONY KOSPAN
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