Archivio per 21 settembre 2022
L’offerta – Frank Bernard Dicksee
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Impara dagli errori degli altri:
non puoi vivere così a lungo da farli tutti da te.
– Eleanor Roosvelt –
Paolo e Francesca – Frank Bernard Dicksee
CUPIDO MONELLO TESTARDO!
Goethe
Cupido, monello testardo!
M’hai chiesto un riparo per poche ore,
e quanti giorni e notti sei rimasto!
Adesso il padrone in casa mia sei tu!
Sono scacciato dal mio ampio letto;
sto per terra, e di notte mi tormento;
il tuo capriccio attizza fiamma su fiamma nel fuoco,
brucia le scorte d’inverno
e arde me misero.
Hai spostato e scompigliato gli oggetti miei,
io cerco, e sono come cieco e smarrito.
Strepiti senza ritegno, e io temo che l’animula
fugga via per sfuggire te,
e abbandoni questa capanna.
Sir Frank Bernard Dicksee – Il sogno


IL SALOTTO CULTURALE DI FB?
LA TUA PAGINA D’AMORE PSICHE E SOGNO


(Senza luce)
Sir Frank Bernard Dicksee
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Questa che leggeremo è una poesia (aria)
dal tono scherzoso
ma dal significato nient’affatto banale.
L’amore non si può nasconder quando c’è…
e dunque perché soffrire per nasconderlo?

Watteau
E’ FOLLIA SE NASCONDETE
– METASTASIO –

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Sottintendendo anche..
“perché non viverlo pienamente?”.
Le emozioni infatti, anche se vogliamo nasconderle,
si manifestano infatti attraverso il nostro corpo
comunicando all’esterno i nostri stati d’animo.
“un pallor basta improvviso,
un rossor che accenda il viso”

Fragonard
La poesia inoltre si presenta anche
come un quadretto davvero esauriente…
e sempre valido in ogni epoca.
Ed infine in questi brevi versi
il Metastasio in modo sorprendente
ed ”ante litteram” ci parla anche di
“comunicazione non verbale”!

(Roma 3 gennaio 1698 – Vienna 12 aprile 1782)
Il Metastasio è considerato uno dei poeti
dell’unità culturale europea…
Ma ora è giunto il momento,
per chi vuole, di legger questa gemma.

E’ FOLLIA SE NASCONDETE
Pietro Metastasio
E’ follia se nascondete,
fidi amanti, il vostro foco:
a scoprir quel che tacete
un pallor basta improvviso,
un rossor che accenda il viso,
uno sguardo ed un sospir.
E se basta così poco
a scoprir quel che si tace,
perché perder la sua pace
con ascondere il martìr?

Goya
Per chi ama la musica classica…
ecco ora anche un video
con un brano di un’opera di Joseph Martin Kraus
– CONCERT DUET – NON TEMER –
composta su libretto sempre del Metastasio
CIAO DA TONY KOSPAN
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A volte l’arte anticipa i movimenti della storia
interpretando le disfunzioni sociali di un’epoca.
Questo pittore genovese, Alessandro Magnasco,
vissuto a cavallo tra il ‘600 ed il ‘700
è stato un artista davvero particolare
e soprattutto lontano dalle mode e dai temi dei suoi tempi.
Alessandro Magnasco (Genova, 4.2.1667 – Genova, 12.3.1749)
Il suo stile, di genere popolaresco,
è caratterizzato da pennellate dai colori contrastanti
che creano immagini in chiaroscuro e personaggi distorti
per cui è ritenuto anche un antesignano dell’Espressionismo.
I suoi dipinti mostrano spesso una critica chiara
dei costumi “allegri” del clero
(soprattutto tra frati e suore)
e di quelli decadenti della società del suo tempo.
La dissipazione e l’ignoranza distruggono le arti e le scienze
Emblematico di queste sue tematiche è il suo dipinto più famoso
“Trattenimento in un giardino d’Albaro” del 1740
creato al suo ritorno a Genova dopo il periodo milanese.
Il dipinto ci mostra 2 diversissime scene divise da un muro diroccato.
Trattenimento in un giardino d’Albaro
La prima in alto e molto ampia
è una bella e completa veduta della valle del torrente Bisagno
mentre la seconda, in basso un giardino della collina d’Albaro.
Se nella prima ampia scena paesaggistica,
che occupa ampiamente
il dipinto nella parte alta, sembra dominare lo spirito illuminista
nella seconda in basso, quasi nascosta, scopriamo
persone della nobiltà e del clero rilassarsi amabilmente.
E’ proprio qui che vien fuori lo spirito del Magnasco
di forte critica al “paradiso dorato” di ecclesiastici e nobili
mentre la massima parte del popolo è in sofferenza.
L’autore, che deve accontentare il ricco committente,
riesce comunque ad inserire la sua critica
senza darlo molto a vedere.
Ma la critica c’è… eccome!
Il muro
Colpisce in modo forte infatti
la separazione
tra la leggerezza del paesaggio e del tema
un “allegro” intrattenimento tra nobili e prelati,
con la tensione dura che è invece data
dai colori oscuri ed intensi
con cui vengono dipinte
le persone in basso che sembrano divertirsi.
I soggetti poi appaiono per lo più vecchi,
quasi mummie imparruccate dedite al relax
e con i classici atteggiamenti formali del bel mondo.
Essi, chiusi nei loro grandi privilegi,
manifestano un assoluto disinteresse
per quel che avviene nel mondo oltre quel muro.
Ma ecco che in questo mondo falso ed artificiale
appare una scena viva e reale.
Un ragazzo del popolo, chiaramente vestito poveramente,
sta scavalcando coraggiosamente quel muro scalcinato
(pur esso emblema di un mondo vecchio che sta per finire).
Il ragazzo rappresenta la forza della realtà
ed annuncia a tutti che quel mondo dorato e falso sta per finire.
Cinquanta anni dopo quel muro diroccato crollerà
sotto i colpi di una rivoluzione che cambierà la storia
dell’Europa e del Mondo
dando inizio ad una nuova epoca.
Tony Kospan
Copyright Tony Kospan
Vietata la copia del post senza indicazione dell’autore e del blog
IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE…
INSIEME
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Alessandro Magnasco (Genova, 4.2.1667 – Genova, 12.3.1749)
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Una suggestiva poesia carica di passionalità spagnola.
VIENI SEMPRE, VIENI
Poesia sublime di Vicente Aleixandre
Questa poesia, pur lunghetta, la si legge tutta d’un fiato.
E’ una grande poesia d’amore
con sensibilità spagnola ed accenti di dolore…
che parla un linguaggio universale e profondo.
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Sembra che i pensieri d’amore rotolino insieme ai versi…
forti e solidi quasi assoluti…
e la passione è così intrisa di suggestioni di sangue e morte.

Se volessi paragonarla ad un’opera d’arte
mi apparirebbe più una scultura che un dipinto.

L’amore viene vissuto come immerso nell’intera natura
quasi in una visione panteistica…
(fiume stella luce astro corteccia pelle carne carbone pietra metallo labbra… etc)
Questo però è in verità uno degli elementi
più caratteristici di tutta la poetica di questo grande autore.
Siviglia 26 4 1898 – Madrid 13 12 1984
Vicente Aleixandre,
poeta spagnolo affetto fin da giovane da grave malattia,
è stato premio Nobel per la Letteratura nel 1977.

VIENI SEMPRE, VIENI
Vicente Aleixandre
Non avvicinarti.
La tua fronte, la tua infuocata fronte, la tua accesa fronte,
le impronte di certi baci,
questo bagliore che anche di giorno si vede se t’avvicini,
questo bagliore contagioso che mi rimane in mano,
questo fiume luminoso dove immergo le braccia,
dove non oso quasi bere,
per timore poi d’una vita d’ura ornai d’astro brillante.
Non voglio che tu viva in me come vive la luce,
con questo isolamento di stella che si unisce alla sua luce,
cui l’amore è negato attraverso lo spazio
duro e azzurro che separa e non unisce,
dove ogni astro inaccessibile
è una solitudine che, gemebonda, trasmette la sua tristezza.
La solitudine scintilla nel mondo senza amore.
La vita è una vivida corteccia,
una rugosa pelle immobile
dove l’uomo non può trovare il suo riposo,
per quanto scagli i suoi sogni contro un astro spento.
Ma tu non avvicinarti.
La tua fronte sfavillante,
carbone acceso che mi strappa alla stessa coscienza,
duello sfolgorante in cui di colpo provo la tentazione di morire,
di bruciarmi le labbra con il tuo contatto indelebile,
di sentirmi la carne disfarsi contro il tuo diamante rovente.
Non avvicinarti,
perché il tuo bacio si prolunga come l’urto impossibile delle stelle,
come lo spazio che all’improvviso s’incendia,
etere propagante dove la distruzione dei mondi
è un unico cuore che totalmente s’infiamma.
Vieni, vieni, vieni
come il carbone consunto e oscuro che racchiude una morte;
vieni come la notte cieca che mi avvicina il suo volto;
vieni come le due labbra segnate dal rosso,
per quella lunga linea che fonde i metalli.
vieni, vieni, amore mio; vieni, ermetica fronte, rotondità quasi movente
che brilli come un’orbita che nelle mie braccia si estingue;
vieni come due occhi o due profonde solitudini,
come due imperiosi richiami da una profondità che non conosco.
Vieni, vieni, morte, amore: vieni subito, ti distruggerò;
vieni, che voglio ammazzare, o amare, o morire, o darti tutto;
vieni, che tu rotoli come pietra lieve,
confusa come una luna che chiede i miei raggi!
CIAO DA TONY KOSPAN
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LA TUA PAGINA DI… SOGNO?


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BREVE RICORDO DEL GRANDE FILOSOFO TEDESCO
ED UNO DEI PIU’ GRANDI PENSATORI DEL XIX SECOLO
CON UNA MINI BIOGRAFIA ED ALCUNI SUOI PENSIERI

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La salute non è tutto,
ma senza salute tutto è niente.
Arthur Schopenhauer
Danzica 22.2.1788 – Francoforte sul Meno 21.9.1861
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BREVI PENSIERI SULLA VITA
SPESSO DURI… IMPIETOSI… MA MAI BANALI
FIRMATI DA SCHOPENHAUER
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– Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.
– I fatti e le nostre intenzioni sono paragonabili per lo più a due forze che tirano in due direzioni diverse e la loro diagonale è il corso della nostra vita.
– Gli uomini completamente privi di genio sono incapaci di sopportare la solitudine.
– La felicità è come l’elemosina gettata al mendico. Gli permette di vivere oggi per prolungare il suo dolore l’indomani.
– La religione cattolica è un’istruzione a elemosinare il cielo, visto che sarebbe troppo incomodo guadagnarselo. I preti sono gli intermediari di questa elemosina.

– La vita è una cosa spiacevole, e io mi sono proposto di passare la mia vita a rifletterci sopra.
– La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia.
– Nessuno si è mai sentito felice nel presente, a meno che non fosse ubriaco.
– Non v’è dubbio che la vita non ci sia stata data perché ne godiamo, ma per vincerla – per superarla.
– Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.

– Quando uno comincia a parlare di Dio, io non so di cosa parli, infatti le religioni, tutte, sono prodotti artificiali. (da O si pensa o si crede)
– Se un dio ha fatto questo mondo, io non vorrei essere quel dio, perché il dolore del mondo mi strazierebbe il cuore
– Templi e chiese, pagode e moschee, in tutti i paesi e in tutte le epoche, sono una testimonianza, nel loro splendore e nella loro grandezza, del bisogno metafisico dell’uomo che, potente e indistruttibile, segue a ruota il bisogno fisico.
– Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita.

FINE
DAL WEB… IMPAGINAZIONE T. K.
CIAO DA TONY KOSPAN
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L’equinozio non è una ricorrenza nata dal pensiero umano
bensì un particolare e ciclico momento del nostro sistema solare
che consente la stessa durata del giorno e della notte sulla Terra.
Questo eccezionale evento naturale, che si verifica da sempre,
avviene 2 volte l’anno
ed ha sempre affascinato ed incuriosito tutta l’Umanità.
EQUINOZIO D’AUTUNNO
ASTRONOMIA – MITI – TRADIZIONI – RIFLESSIONI – POESIE
a cura di Tony Kospan per il blog
IL MONDO DI ORSOSOGNANTE
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23 SETTEMBRE 2022 ORE 03,03
EQUINOZIO D’AUTUNNO
ORIGINE DEL NOME… SIGNIFICATO ED ASTRONOMIA
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La parola “equinozio” deriva dal latino e significa “notte uguale” [al giorno].
Gli equinozi di marzo e settembre sono i due giorni dell’anno nei quali hanno inizio primavera e autunno.
La data in cui cade quello d’autunno varia dal 22 al 23 settembre.
Quest’anno dunque, il 23 settembre alle 03,03, finisce l’estate ed inizia l’autunno in Italia.
Dopo 6 mesi il Sole viene a trovarsi nuovamente sul piano dell’equatore terrestre e il circolo d’illuminazione passa per i poli.
In questo giorno il Sole passa allo zenit all’equatore, sorge al polo sud, tramonta al polo nord e la giornata dura esattamente 12 ore in tutta la Terra.
L’equinozio, oltre che dalla durata del giorno e della notte, può essere riconosciuto con una semplicissima esperienza di gnomonica: osservate l’ombra di un chiodo infisso su un muro esposto al Sole.
Il vertice dell’ombra, durante ogni giorno dell’anno, disegna una curva che, agli equinozi, diventa una retta.
Questa retta e almeno le due curve giornaliere dei solstizi sono generalmente presenti sui quadranti degli orologi solari.

UNA CONSIDERAZIONE SU QUESTA RICORRENZA
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Al di là di tutto, al di là d’ipotesi, sogni, riti, credenze, tradizioni etc… l’equinozio, preciso asse della ruota dell’anno, è solo pura realtà della Natura.
Una realtà che ci parla del nostro pianeta immerso nell’Universo, baciato da una stella, il Sole, che gli consente la vita.
Questa stella, il Sole, precisamente alle ore 03,03 del giorno 23 di questo settembre 2022 , si presenta in un punto ben preciso all’intersezione tra l’eclittica e l’equatore celeste.

EQUINOZIO… CAMBIO DI STAGIONE E RIFLESSIONE
L’Equinozio è dunque davvero un momento particolare della natura che consente la vita sul nostro Pianeta.
Non solo l’Estate lascia il passo all’Autunno, ma accade qualcosa di più importante.
L’Uomo si rende conto che esso rappresenta un momento della propria dimensione di vita, sia sua che di ogni essere vivente sul nostro pianeta, che si svolge lungo le stagioni dalla primavera, attraverso l’estate, per giungere all’autunno, e infine all’inverno.
Si nasce, si cresce, ci si sviluppa e si ritorna alla Madre Terra, nell’eterno ciclo delle rinascite.
Questi momenti di passaggio segnano sempre un punto di svolta, anche quando non ne siamo esplicitamente consapevoli, e dimostrano che noi siamo parte di qualcosa di grandioso, di eterno, di Divino…
Gli Antichi celebravano in modo particolare questi momenti dell’Eterna Trasformazione e anche noi, se riusciamo a trovare un momento di raccoglimento per soffermarci su di essi, possiamo imparare qualcosa dalla parte più profonda della nostra Anima.
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Nils Blommér
LA TRADIZIONE DRUIDICA
Nella tradizione druidica l’Equinozio d’Autunno viene chiamato Alban Elfed (Autunno, o «Elued», Luce dell’Acqua).
Esso rappresenta la seconda festività del raccolto, segnando per parte sua la fine della mietitura, così come Lughnasad ne aveva segnato l’inizio.
Ancora una volta, il giorno e la notte sono in perfetto equilibrio, come lo erano all’Equinozio di Primavera, ma ben presto le notti cresceranno fino ad essere più lunghe dei giorni, e l’inverno sarà di nuovo tra di noi.
L’equilibrio è più intenso in questo momento piuttosto che nel fermento e nell’agitazione della primavera, e questa data autunnale è spesso la più tranquilla tra le feste.

LA TRADIZIONE CELTICA
Nella memoria di queste antiche popolazioni l’Equinozio autunnale veniva festeggiato col nome di Mabon: il giovane dio della vegetazione e dei raccolti.
Scrive Maria Giusi Ricotti nel suo sito: “Mabon, indicato col nome di Maponus nelle iscrizioni romano-britanne, è il figlio di Modron, la Dea Madre: rapito tre notti dopo la sua nascita, venne imprigionato per lunghi anni fino al giorno in cui venne liberato dal Re Artù e dai suoi compagni.
Il suo rapimento è l’equivalente celtico del rapimento greco di Persefone: un simbolo evidente dei frutti della terra che sono immagazzinati in luoghi sicuri e poi sacrificati” per dare la vita agli uomini.”

LE TRADIZIONI CLASSICHE COMUNI ED ESOTERICHE
Poco o nulla è rimasto delle ritualità autunnali classiche.
Con uno sforzo di sintesi che non rende giustizia alla profondità di tali tradizioni, quello che viene rivissuto ciclicamente ad ogni autunno è il sacrificio del dio/dea che, dopo le gioie e glorie amorose della primavera e dell’estate, dopo aver dato con la massima potenza fecondante i frutti a tutti gli esseri viventi, è costretto/a a morire a sé stesso, a declinare nel buio della Terra – intesa come Ventre, Utero, Tomba, Infero – che sta sotto.
La coscienza – conoscenza che se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore produce molto frutto (Giovanni, 12, 24) estende il concetto di fertilità al ciclo eterno di Vita – Morte – Vita e alla consapevolezza che solo dalla morte può nascere una nuova esistenza, solo dalla decomposizione può risorgere il nuovo, il cambiamento.
Non a caso Mabon è il tempo del seme.

E’ il tempo di raccogliere dagli ultimi frutti ben maturi i semi che serviranno l’anno successivo a darci da mangiare.
E’ il tempo di essiccarli all’aria e all’ombra, di conservarli al buio e all’asciutto in sacchetti di carta con scritto il nome, aspettando la primavera per piantarli.
Per queste valenze simboliche in molte culture del passato l’equinozio assumeva valenze esoteriche e venivano celebrati al suo arrivo riti “misterici” di cui ben poco si sa proprio per il loro carattere di segretezza.
Questo d’Autunno in particolare rappresentava per loro l’inizio del dominio delle tenebre (giornate più corte e notti più lunghe) che si sarebbe concluso con il solstizio d’inverno a partire dal quale le ore di luce invece aumentano.

Guido Reni – San Michele Arcangelo
LA TRADIZIONE CRISTIANA
Per la tradizione cristiana il simbolo dell’equinozio è invece San Michele Arcangelo che separa l’estate dall’autunno, il bene dal male, purificando la natura ed eliminando le scorie negative accumulatesi nel tempo.

Edward Cucuel – Autunno
ORA QUALCHE POESIA
Non sono molte le poesie dedicate agli equinozi, d’altronde sono un fenomeno naturale che interessa di più la scienza, ma qualcuna c’è.
Eccone 2.

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EQUINOZIO
Paloma Germani
Il passo della notte, non è
corsa di lancette.
O ticchettio di rami alla finestra.
Neanche rabbia del vento, che ulula
ferito dalle mura, lame d’umano,
riflessi di rifugio.
è come l’equinozio, di settembre
appeso su lagune, che ozia
sull’uguale tempo,
quello concesso
a luna e sole.
NEL MESE DEL PASSAGGIO
Rosa Carotti
Nel mese del Passaggio
nel difficile varco fra i mondi
l’augurio di custodire
mentre il buio avanza
la memoria della luce.
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a tutti e di tutto cuore
F I N E
Fonti: svariati siti web – impaginazione e rielaborazione…T.K.
TONY KOSPAN
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La Giornata internazionale della pace,
istituita il 30 novembre 1981 dall’ONU,
ricorre il 21 settembre di ogni anno
ma mai come quest’anno è importante
per l’assurda guerra scoppiata non lontano dall’Europa.
Cosa intende rappresentare e significare?
Beh direi che è del tutto ovvio
viste le guerre, i conflitti ed i terrorismi
che continuano ad essere presenti nel mondo.
In concreto questa giornata dovrebbe portare alla cessazione,
almeno per 1 giorno, delle ostilità
ma anche, con l’intervento di istituzioni pubbliche e/o non governative,
accrescere la consapevolezza in ogni parte del mondo
con marce, convegni, trasmissioni etc..
dell’importanza della pace e della cooperazione tra i popoli.
Oggi poi tutte le scuole dovrebbero dedicare,
con spiegazioni e discussioni, del tempo a questo tema.
Visti i drammi e gli immensi dolori causati dalle guerre
in diverse parti del mondo ed anche vicino a noi
pare che l’Umanità non ha proprio compreso
che le guerre non sono uno sport
bensì un concentrato di violenze, tragedie dolori e morti.
Per questo dobbiamo continuare a sostenere
tutti coloro che si impegnano per la pace.
Picasso – La pace
IL PIU’ NOTO DIPINTO CONTRO LE GUERRE
Guernica è un dipinto di Pablo Picasso
realizzato in memoria del bombardamento
avvenuto il 26 aprile 1937
dell’omonima città
durante la Guerra Civile Spagnola.
Picasso – Guernica
Già il colore monocromatico evidenzia l’urlo di dolore…
ma mi fermo qui nell’analisi di questo eccezionale dipinto
dato che ci porterebbe molto lontano.
Quel che conta però è che questo
è uno dei dipinti più emblematici
degli orrori di tutte le guerre.
LA PIU’ BELLA POESIA CONTRO OGNI GUERRA
UOMO DEL MIO TEMPO
Salvatore Quasimodo
Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.
Tony Kospan
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BREVE RICORDO DEL GRANDE FILOSOFO TEDESCO
ED UNO DEI PIU’ GRANDI PENSATORI DEL XIX SECOLO
CON UNA MINI BIOGRAFIA ED ALCUNI SUOI PENSIERI

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La salute non è tutto,
ma senza salute tutto è niente.
Arthur Schopenhauer
Danzica 22.2.1788 – Francoforte sul Meno 21.9.1861
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BREVI PENSIERI SULLA VITA
SPESSO DURI… IMPIETOSI… MA MAI BANALI
FIRMATI DA SCHOPENHAUER
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– Io non ho scritto per gli imbecilli. Per questo il mio pubblico è ristretto.
– I fatti e le nostre intenzioni sono paragonabili per lo più a due forze che tirano in due direzioni diverse e la loro diagonale è il corso della nostra vita.
– Gli uomini completamente privi di genio sono incapaci di sopportare la solitudine.
– La felicità è come l’elemosina gettata al mendico. Gli permette di vivere oggi per prolungare il suo dolore l’indomani.
– La religione cattolica è un’istruzione a elemosinare il cielo, visto che sarebbe troppo incomodo guadagnarselo. I preti sono gli intermediari di questa elemosina.

– La vita è una cosa spiacevole, e io mi sono proposto di passare la mia vita a rifletterci sopra.
– La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente fra noia e dolore, con intervalli fugaci, e per di più illusori, di piacere e gioia.
– Nessuno si è mai sentito felice nel presente, a meno che non fosse ubriaco.
– Non v’è dubbio che la vita non ci sia stata data perché ne godiamo, ma per vincerla – per superarla.
– Quando pensiamo con orrore alla morte, la consolazione più sicura ed efficace che ci è data è sapere che essa ha almeno questo di buono, che è la fine della vita.

– Quando uno comincia a parlare di Dio, io non so di cosa parli, infatti le religioni, tutte, sono prodotti artificiali. (da O si pensa o si crede)
– Se un dio ha fatto questo mondo, io non vorrei essere quel dio, perché il dolore del mondo mi strazierebbe il cuore
– Templi e chiese, pagode e moschee, in tutti i paesi e in tutte le epoche, sono una testimonianza, nel loro splendore e nella loro grandezza, del bisogno metafisico dell’uomo che, potente e indistruttibile, segue a ruota il bisogno fisico.
– Verso la fine della vita avviene come verso la fine di un ballo mascherato, quando tutti si tolgono la maschera. Allora si vede chi erano veramente coloro coi quali si è venuti in contatto durante la vita.

FINE
DAL WEB… IMPAGINAZIONE T. K.
CIAO DA TONY KOSPAN
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