Archivio per 5 settembre 2022

Lunedì sera in poesia “Dentro l’amore” A. Gatto – arte Renoir – canzone Lei (She) Aznavour   Leave a comment

 
 
 
 

Pierre-Auguste Renoir

 

 



 
 
 

 
 
 
 
 
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Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, 
che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare, 
che io possa avere soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere. 
– Thomas Moore
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Pierre-Auguste Renoir – La passeggiata
 
 
 


DENTRO L’AMORE 
Alfonso Gatto

Al segno che ti dà la stanza sciogli
sulla parete l’ombra dei capelli,
le braccia alzate, la flessuosa voglia
d’avermi, e già dal ridere mi volti
nella raffica buia, mi cancelli
per affiorare dal lamento vano.
Smarrita, nel cercarmi con la mano,
nel distinguermi il volto, grata, piena
d’aperto e poi ripresa dalla lena
della dolcezza, calma a poco a poco
come in un lungo brivido. Dal gioco
degli occhi che balbettano mi ridi
sul petto a colpi di piccoli gridi.


 
 
 

Pierre-Auguste Renoir – Signora al piano

 

 

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fre bia pouce    musicAnimata     Lei  (She) – Aznavour

 

 
 

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IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE
I N S I E M E
Frecce (174)


 
 
 
 
Pierre-Auguste Renoir
 
 
 

SOTTOVOCE – Alfonso Gatto con questa inusuale poesia ci parla di un amore… mancato   1 comment

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 

 

Stavolta parleremo di una poesia del noto poeta salernitano
Alfonso Gatto (1909 – 1976)
da me conosciuto fugacemente, ai tempi del Liceo,
proprio a Salerno in uno dei suoi ritorni alla città natale.
 
 
 

 
 
 
 


SOTTOVOCE

– ALFONSO GATTO –

POESIA SUBLIME

 
 
 
 
 
 
Alfonso Gatto
 
 
 
 
 
 
Bellissime sono le sue poesie d’amore
per la loro profonda pregnanza
ma ho scelto questa per una sua particolarità.
 
 
 Essa ci parla infatti dei vari aspetti di un amore bloccato,
di un amore che stava per nascere,
ma qualcosa “un (quasi) nulla“,
forse gelosia del passato 
o piuttosto un problema di dialogo
ha bloccato il crescere del sentimento.
 
 
 
 
 

 
 
 
Questa difficoltà di dialogo e di intesa tra il poeta e la donna
viene poeticamente e genialmente descritta, a mio parere,
con quell’evidenziare i tempi diversi da loro usati nel discorrere.
  
 
La qual cosa, 
insieme forse all’orgoglio o al timore d’esporsi
e/o addirittura alla paura d’esser felice
ha generato l’impossibilità del rapporto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciò però ha lasciato una grande nostalgia
di quel che poteva essere e non è stato
e non sarà mai.
 
 
Ma vivido resta 
ed impresso a fuoco nel cuore resta
lo sguardo d’amore di quel primo incontro.
 
 
 

 
 
 
Da ciò si evince che non deve mai prevalere
l’ego in amore…
ma deve sempre cedere il passo al 
noi
sennò il suo felice evolversi viene bloccato.
 
 
 
Ma ora leggiamola.
 
 
 
 
 
De Nittis – Flirt
 
 
 
 
 
S O T T O V O C E 
Alfonso Gatto
  

 Una sera di nuvole, di freddo 
e di luce che spiega ad altro il senso 
della mia vita, questo vago accordo 
di memorie in sordina, sottovoce 
di me, di te, poveramente assortiti.

 
Si resta a volte soli nella veglia 
di un racconto sospeso, allora soli, 
ignoti l’uno all’altro, ed ora uniti 
dal ricordo che un nulla ci divise.
 
Il rammarico punge, se mi dici: 
“bastava che quel giorno…”, ti sorrido 
con la mesta sfiducia di sapere 
che mai giunsi per tempo, che geloso 
di te, del tuo passato, almeno vedo 
il tuo sguardo d’amore al primo incontro.
 
Ma forse è giusto credere che allora 
tu m’avresti perduto: 
come un ragazzo che si lascia indietro 
nella paura d’esser felice.
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 

Come sempre mi piacerebbe leggere
il vostro parere e le vostre impressioni,
se vi va, sulla poesia.
 
 
 Tony Kospan
 
 
 
 
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LA PAGINA DELLAPOESIA E DELLA CULTURA

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 Gotthardt Kuehl 
 
 


La “Primavera” del Botticelli – Ecco chi sono tutti i personaggi ma resta il mistero del suo significato   Leave a comment

 

 

 

 

Un mitico dipinto, molto chiaro, perfino semplice…

ma che tuttavia, secondo lo stile dell’epoca,

nasconde tanti simboli ed il mistero del suo significato.


 “Osserviamolo attentamente e…  da… vicino”.

 

 

 

 

 

L’ENIGMA DELLA PRIMAVERA DEL BOTTICELLI

a cura di Tony Kospan

 
 
STORIA DEL DIPINTO
 

 

Raramente un dipinto che ha un oggetto così chiaro…, come questo…, nasconde invece tanti segreti interpretativi…

 

 

Commissionata al pittore fiorentino intorno al 1478, “La Primavera” è il più celebre dipinto mitologico del Quattrocento, ed è anche una delle creazioni più belle e più misteriose del Rinascimento.

 

 

Ancor oggi, nonostante i tantissimi studi da parte dei più grandi esperti d’arte, ci sfuggono sia la genesi precisa che tutti i suoi veri significati

 

 

Nel 1498, pochi anni dopo la sua realizzazione, adornava il letto del giovane Lorenzo di Piefrancesco de’ Medici, nipote del Magnifico.

 

 

Sessant’anni più tardi, avendola vista nella villa medicea di Castello, Giorgio Vasari ce ne parla in un passo del suo celebre “Le Vite” ed in pratica ci consegna il titolo dell’opera “… un’altra Venere, che le Grazie la fioriscono, dinotando la Primavera: le quali da lui (Botticelli) con grazia si veggono espresse“.

 

 

 

 

AMBIENTAZIONE E PERSONAGGI RAPPRESENTATI

 

 

Nell’opera sono rappresentati 9 personaggi posti in un boschetto ombroso, che si presentano allineati su un prato tappezzato da decine di fiori di vario genere.

 

 

 

 

L’ambientazione ricorda gli arazzi fiamminghi, noti come “millefiori“, all’epoca molto diffusi nelle case aristocratiche fiorentine.

 

L’identità delle nove figure sembra però ormai definitivamente accertata.


 

 

Venere 

 

 

Al centro della composizione c’è Venere (per altri potrebbe essere invece Giunone per la sua posa serena).

 

 

 

 

Accanto a lei le tre Grazie: Talia la prosperità, Eufrosine la gioia e Aglaia lo splendore

 

 

 

 

 

 Sia la dea che le altre figure femminili 

appaiono chiaramente incinte.

 

 


 

 Sulla destra c’è Zefiro, la ninfa Cloris che si trasforma in Flora dalla splendida veste bianca decorata di corolle.


 

 

Cupido

 

 

In alto poi c’è Cupido


 

 

Mercurio 

 

 

e sull’estrema sinistra Mercurio.

 

 

LETTURA DEL DIPINTO

 

Va fatta, contrariamente al solito, da destra verso sinistra.

 

 

Zefiro Cloris e Flora (da dx verso sin)

 

 

Zefiro, vento primaverile agguanta la ninfa Cloris che poi si trasforma in Floradea della Primavera… e dei fiori. 

 

 

 

Flora

 

 

Flora, pur non essendo il personaggio centrale, spicca però per la sua bellezza… e dà anche il nome al dipinto.

 

 

 

 

 

Accanto a Flora, al centro dipinto, la dea Venere (o Giunone) con un atteggiamento sereno saluta con la mano le tre Grazie che danzano in cerchio un ballo dell’epoca coperte solo di veli trasparenti.

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Dall’alto Cupido alato scocca uno strale infuocato, mentre Mercurio, assorto, volgendo le spalle agli altri personaggi, tocca (indica? disperde?) le nuvole col caduceo (bastone con due serpenti attorcigliati intorno a esso). 



I DUBBI 

 

 

L’aver individuato tutti i soggetti presenti non ha tuttavia risolto la spiegazione del senso complessivo del dipinto ed infatti si è molto discusso sui seguenti punti: 

 

– Qual è il vero significato dell’opera e cosa accomuna le nove figure? 

– Perché la dea e le altre figure femminili sono tutte incinte? 

 

 

 

 

 


ALCUNE TRA LE SPIEGAZIONI PIU’ ACCREDITATE

 

 

Il primo che tentò di risolvere il problema fu lo studioso tedesco Aby Warburg che ipotizzò anche un titolo più preciso per il dipinto “Regno di Venere”. Questo perché appaiono riunite figure mitologiche che generalmente sono associate alla dea, la quale è anche la divinità della primavera.

 

 L’inglese Charles Dempsey, invece, ritenne che il quadro fosse la raffigurazione non solo della stagione primaverile, ma anche dei tre mesi di cui essa è composta: il mese dei venti, marzo, sarebbe simboleggiato da Zefiro-Cloris-Flora; Venere, Cupido e le Grazie alluderebbero ad aprile, il mese dell’amore; mentre Mercurio rappresenterebbe maggio, dato che il nome di tale mese derivò anticamente da quello di Maia, madre di Mercurio.

 

 Altri studiosi hanno cercato figure storiche nascoste sotto i panni mitologici e così sono stati fatti i nomi di dame fiorentine per Flora e le tre Grazie.

 

 Altri ancora hanno ipotizzato spiegazioni di tipo filosofico.

 

 Il critico d’arte tedesco Erwin Panofsky, per esempio, ricordando i diversi tipi di Amore e le relative Veneri del Neoplatonismo, ha contrapposto la Venere celeste raffigurata nella “Nascita di Venere” – altro capolavoro del Botticelli – alla Venere terrena de “La Primavera”.

 

 Lo storico dell’arte austriaco Ernst Gombrich, invece, ha interpretato il quadro come la raffigurazione della Venus-Humanitas, figura che il filosofo Marsilio Ficino raccomandava come guida spirituale in una lettera al giovane Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici, probabile destinatario del quadro.

 

 “La Primavera”, dunque, è la visualizzazione di un dogma filosofico?

 

 E’ la rappresentazione di un ideale paradiso umanistico, immerso nella natura e abitato da un’umanità eternamente giovane e bella?

 

 E’ la raffigurazione di un complesso messaggio simbolico?

 

 Oppure rappresenta semplicemente – secondo un’opinione oggi poco seguita – una mascherata di giovani fiorentini in una festa dell’epoca?

 

 Il mistero intorno a questo straordinario dipinto è ancora fitto.


 

 

UNA PERSONALE INTERPRETAZIONE


 

 

Botticelli 

 

 

Riguardandolo ora di nuovo tutto insieme, a mio parere, il dipinto appare in modo evidente un inno al sorgere ed all’affermarsi della Primavera come quella bella stagione che, rompendo le rigidità e le oscurità invernali con il sorgere dei fiori e la rinascita della natura, prepara il trionfo dell’estate.

 

 

 

 

 

 

Nel rappresentar ciò il Botticelli utilizza i simboli della mitologia classica e, a conferma della mia interpretazione, attraverso l’immagine delle donne incinte egli esalta la primavera quale momento di “gestazione della natura” che darà presto tutti i suoi frutti… al sole dell’estate. 

 

 

TONY KOSPAN

 

FONTI: VARI SITI WEB

 

 

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IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE…
INSIEME
Frecce (104)

 

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“Le 5 regole dell’impero romano” ovvero battute e vignette romanesche per sorridere   Leave a comment

 
 
 
 

 
 
 
 
 

E’ notissima l’immensa e direi contagiosa…
ironia romanesca…
seppur a volte molto graffiante.

 
 
 




 


Ecco dunque…
LE 5 REGOLE D’ORO DELL’IMPERO ROMANO
(in romanesco… originale)



 

 


1 – “Lavora sempre un pò meno della tua soglia minima de sopportazione

ricordate de abbassà ciclicamente i livelli di detta soglia.”


 

2 – “Nun te incazza’ coi deboli, nun te incazzà coi forti, NUN TE INCAZZA’ PROPRIO.

E ricorda, i deboli fanno finta, domani saranno forti,

quinni si proprio devi, menaje subito, nu li fà cresce.”


 

3 – “Non tutti i mali vengono pè nuoce, quindi tutte e vorte che hai fatto male a quarcuno,

nun te sembra, ma je hai fatto bene, percio’ nun te sta’ a preoccupa’, che te frega.” 

 

4 – “Aiutati che tanto nun te aiuta nessuno.

Ricorda infatti che Dio è onnipresente, quinni, se voleva te aiutava prima.” 

 

5 – “Nun scajà mai la prima pietra si nun sei sicuro da piallo BENE.

Sinnò è mejo che te la conservi pè dopo.”


 

 

 

 

 

 E’ un divertissement… certo…
ma per caso… non sono anche regole,
che, almeno in parte,
possono farci riflettere un po’?


 
 
 

 

 

 
Ecco ora altri mitici esempi…
del divertente sarcasmo dei romani.



 

 

 

 

 

 

 

 

 


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Ciaoooooooooooooo

Orso Tony

  


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Madre Teresa – Breve ricordo (anche con una sua poesia) di una donna che ha speso la sua vita per gli ultimi del mondo   4 comments

 

 

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Un breve ricordo, anche con una sua bella poesia,

di una piccolissima… grande donna.

 

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(Skopje 26 agosto 1910 – Calcutta 5 settembre 1997)
 


 



Sì.. la suora albanese è stata, al di là degli aspetti religiosi,
ed a dispetto della sua minuta figura
una grandissima donna amata da tutti
Cristiani e non
per tutto quello che ha fatto in concreto
per i più poveri, per i malati ed i diseredati del mondo.


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Ha rappresentato il volto migliore della Chiesa con il suo esser, agire
e viver lontanissima dagli ori e fasti vaticani (non era ancora giunto Papa Francesco)
ed anche dalla durezza di certe dogmatiche posizioni che la fecero molto soffrire.

 
 
 
 

 



La sua figura è stata oggetto anche di numerose critiche

per aspetti dovuti ai suoi contatti con dittatori per ottenere contributi

e per la disorganizzazione dei suoi ospedali

ma se teniamo conto del suo instancabile lavoro

per i più poveri del mondo, ed in particolare di Calcutta,

le critiche non possono nemmeno lontanamente oscurare 

i suoi sacrifici durati una vita intera.






 


Quale modo migliore di ricordarla

se non con una delle sue bellissime poesie?



 

 

 

 

 


LA VITA

Madre Teresa di Calcutta

 

La vita è un’opportunità, coglila.

La vita è bellezza, ammirala.

La vita è beatitudine, assaporala.

La vita è un sogno, fanne una realtà.

La vita è una sfida, affrontala.

La vita è un dovere, compilo.

La vita è un gioco, giocalo.

La vita è preziosa, abbine cura.

La vita è ricchezza, conservala.

La vita è amore, godine.

La vita è un mistero, scoprilo.

La vita è promessa, adempila.

La vita è tristezza, superala.

La vita è un inno, cantalo.

La vita è una lotta, accettala.

La vita è un’avventura, rischiala.

La vita è felicità, meritala.

La vita è la vita, difendila.

 

 

 


 

 

Grazie di tutto… Beata Madre Teresa

e che il tuo incredibile e generoso impegno

trovi sempre più seguaci in un mondo però

tutto preso ormai solo da egoismo ed edonismo.

 

 

 

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 E perdona coloro a cui i buoni esempi danno tanto fastidio

da voler in ogni modo e ad ogni costo infangarli

(ma essi stessi, se questo è lo scopo della loro vita,

 rimarranno sommersi dalla loro amata melma).

Tony Kospan









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