Archivio per 9 agosto 2022

Martedì sera in poesia “Notte d’estate” Lalla Romano – arte S. Valueva – canzone Che vuole questa musica (P. Gagliardi)   Leave a comment

 
 
Svetlana Valueva
 
 
 
 
 
 
 
 
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Se Dio avesse voluto che l’uomo indietreggiasse, 
gli avrebbe messo un occhio dietro la testa. 
Noi guardiamo sempre verso l’aurora. 
– Victor Hugo –
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Svetlana Valueva



NOTTE D’ESTATE 
– Lalla Romano –

Noi andavamo leggeri
una notte d’estate
per un fresco giardino,
la tua mano
ho sfiorato o una foglia?
la tua bocca ho baciato
o un frutto umido e dolce?
non so se ho bevuto il silenzio
delle piante notturne
o il tuo amore silenzioso.
La tua mano mi salutò tra le piante
ma era falce di luna
che tramontava lontano.




 
Svetlana Valueva
 
 
 
 
 
 
 
 
da Orso Tony 
 
 
 
 
Frecce (174)






fre bia pouce   musical notes 

Svetlana Valueva




GUIDO GOZZANO.. visto da vicino – L’uomo.. la poetica.. gli amori.. Villa Meleto e le sue belle poesie   Leave a comment





Con questo post desidero approfondire la conoscenza di questo poeta che,


nonostante la sua breve vita
, a mio parere,


occupa un posto molto importante nella poesia italiana del primo ‘900.




(Torino 19.12.1883 – Torino 9.8.1916)



Benché di famiglia “bene” 

(il padre era ingegnere e la madre figlia di un senatore)

Guido, 4° di 5 figli, non fu affatto uno studente modello… anzi!


Allo studio scolastico preferiva le monellerie

e, più grandicello, presa in qualche modo la maturità,

iniziò a frequentare il circolo “La Società della cultura”,

trascurando però gli studi della facoltà di Giurisprudenza,

e diventò il capo di una matta banda di giovani di buona famiglia

che ne combinavano di tutti i colori.






L’UOMO.. LE PASSIONI.. L’AMORE.. VILLA MELETO

ED ALTRE SUE POESIE

a cura di Tony Kospan



Il giovane Gozzano, nonostante l’aspetto elegante ed aristocratico

amò frequentare attricette e “servette”.


Dell’amatissima madre, attrice per un po’.. in gioventù, scrisse:


“Tu parlavi, Mamma: la melodia della

voce suscitava alla mia mente la visione

del tuo sogno perduto. Or ecco: ho

imprigionato il sogno con una sottile malia

di sillabe e di versi, te lo rendo perché tu

riviva le gioie della giovinezza.”







L’UOMO


Di lui gli amici dicevano 

che avesse una voce bella, calda e con lieve accento piemontese,

che gesticolasse con misura ed eleganza,

che avesse un volto pallido con lineamenti marcati ma regolari,

che fosse magrissimo e di media statura

ed avesse occhi leggermente azzurri e capelli pallidamente biondi.


Guido amava giocare con le parole ed anche prendersi in giro…


“Ma dunque esisto! O strano!

Vive tra il Tutto ed il Niente

questa cosa vivente

detta guidogozzano







LA VILLA DI MELETO (IL SUO RIFUGIO) AD AGLIE’



Molto spesso si rifugiava nella villa di Agliè

dove, ormai paralizzata alle gambe, viveva sua madre.


Lì, in paese, tutti lo conoscevano e gli volevano bene.


Questa villa è stata da qualche anno restaurata con fatica,

per una lunga e costante ricerca di mobili e arredi originali e/o d’epoca,

da parte di Lilita Conrieri appassionata cultrice delle poesie di Gozzano.







Innanzitutto però fu salvato l’immobile stesso dalla demolizione,

grazie al padre di Lilita che l’ha comprato,

ed ora la figlia l’ha reso

un vero proprio piccolo museo dedicato al poeta.


Visitandola si ha quasi l’impressione di conoscere

L’amica di nonna Speranza” una delle sue poesie più note

e di vivere le dolci atmosfere crepuscolari amate da Guido.






L’AMORE (DIFFICILE) DELLA SUA VITA


Ecco come descrisse lui stesso la conoscenza della poetessa Amalia Guglieminetti.


“Una volta, l’anno scorso, noi – Vallini Bassi Vugliano ed altri (amici del poeta n.t.k.) –

eravamo nella sala dei giornali, voi – sola – in quella delle riviste,

in piedi, eretta, sfogliando col braccio proteso le rassegne sul tavolo.

E fra di noi si dicevano più o meno queste cose:

– è bella.

– Sì, è bella!

– Ma scrive. […]

– è una Signorina per bene e di ottimo casato…

– Già, dicono che sia per bene.

– è, è: questo ve lo garantisco: conosco la famiglia.

– Che peccato!

– Che cosa?

– Che sia Signorina.

– E che sia per bene.

– Che peccato: è proprio bella!

– Fosse almeno analfabeta.

– Ma scrive!”



(da una lettera ad Amalia Guglielminetti del 10 giugno 1907)





Il loro amore però dopo un po’ divenne difficile

ed il poeta si tirò indietro (con gran dolore di Amalia).


Ciononostante la loro amicizia non terminò mai

e durò tutta la (breve) vita di Guido.



fre bia pouce Cliccando qui giù.. la storia del loro amore ed alcune loro lettere.


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I SUOI HOBBY


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Ebbe 2 grandi passioni 

le farfalle e la bicicletta con la quale fece lunghi viaggi.





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LA POETICA CREPUSCOLARE



La sua è una poetica che rompe gli schemi del tempo

contestando la teatrale scenografia di D’Annunzio,

mito del suo tempo, ed essendo conscio del suo incerto futuro,

si rifugia in una ribellione letteraria dolce e malinconica.




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ALCUNE POESIE


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IL SOGNO CATTIVO 


Se guardo questo pettine sottile

di tartaruga e d’oro, che affigura –

opera egregia di cesellatura –

un germoglio di vischio in novo stile,


risogno un sogno atroce. Dal monile

divampa quella gran capellatura

vostra, fiammante nella massa oscura.

E pur non vedo il volto giovenile.


Solo vedo che il pettino produce

sempre capelli biondo-bruni e scorgo

un cielo fatto delle loro trame:


un cielo senza vento e senza luce!

E poi un mare… e poi cado in un gorgo

tutto di bande di color di rame.







L’ASSENZA



Un bacio. Ed è lungi. Dispare

giù in fondo, là dove si perde

la strada boschiva, che pare

un gran corridoio nel verde.

Risalgo qui dove dianzi

vestiva il bell’abito grigio:

rivedo l’uncino, i romanzi

ed ogni sottile vestigio…

Mi piego al balcone. Abbandono

la gota sopra la ringhiera.

E non sono triste. Non sono

più triste. Ritorna stasera.

E intorno declina l’estate.

E sopra un geranio vermiglio,

fremendo le ali caudate

si libra un enorme Papilio…

L’azzurro infinito del giorno

è come seta ben tesa;

ma sulla serena distesa

la luna già pensa al ritorno.

Lo stagno risplende. Si tace

la rana. Ma guizza un bagliore

d’acceso smeraldo, di brace

azzurra: il martin pescatore.

E non son triste. Ma sono

stupito se guardo il giardino

stupito di che? non mi sono

sentito mai tanto bambino…

Stupito di che? Delle cose.

I fiori mi paiono strani:

Ci sono pur sempre le rose,

ci sono pur sempre i gerani…





Raimundo de Madrazo





LA MEDICINA



Non so che triste affanno mi consumi:

sono malato e nei miei dì peggiori…

Tra i balaustri il mar scintilla fuori

la zona dei palmeti e degli agrumi.


Ah! Se voi foste qui, tra questi fiori,

amica! O bella voce tra i profumi!

Se recaste con voi tutti i volumi

di tutti i nostri dolci ingannatori!


Mi direste il Congedo, oppur la Morte

del cervo, oppure la Sementa… E queste

bellezze, più che l’aria e più che il sole,


mi farebbero ancora sano e forte!

E guarirei: Voi mi risanereste

con la grande virtù delle parole!






F I N E



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Per chi desidera leggera la biografia del poeta

ed altre sue poesie.

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ARANCIO divfar
 PER CHI AMA LA STORIA.. I RICORDI E LE ATMOSFERE DI UN TEMPO
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Hermann Hesse – Breve ricordo del geniale poeta e scrittore tedesco anche con alcuni brani del Siddharta   1 comment

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 Hermann Hesse è stato un grande poeta e scrittore tedesco,

insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1946,

nonché interessante pittore…

 

 

H. Hesse – Sedia con libri (1921)

 

 

 

Questo è, tra i suoi mitici aforismi,

uno di quelli che amo di più…

 


L’amore non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. 

L’amore deve avere la forza di attingere la certezza in se stesso. 

Allora non sarà trascinato, ma trascinerà.

 


 

(Calw 2.7.1877 – Montagnola 9.8.1962)




Non aveva un carattere facile.

 Amava più le sue piante che le relazioni umane.

(oggi diremmo che era un po’ orso… eh eh)





 

Si sposò 3 volte (ma senza mai credere molto al matrimonio).


 

 

Qui è con l’ultima moglie… Ninon 

 


Parlare di lui e delle sue opere in un unico post è impossibile…

dato che le sue opere sono davvero tantissime

(ben 15 raccolte di poesie e ben 32 tra romanzi e libri di racconti !!!)

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H. Hesse – Acquarello




 

Per la loro bellezza ho pubblicato e continuo a pubblicare

spesso sue poesie, aforismi, racconti etc…

per cui stavolta mi limiterò a riproporre in questo post

la sua opera principale SIDDHARTA.

 

 

 

  



Non sono moltissimi i libri che hanno influenzato la storia umana…

ma il… SIDDHARTA è uno di questi.


 

 

 

 

 

 

Ne parlerò prima brevemente

e poi pubblicherò alcuni brevi

ma significativi brani tratti dal libro.
 

 

 

 

 

 

 

IL ROMANZO

 

 

Siddharta è un romanzo ambientato in India e pubblicato per la prima volta nel lontano 1922.
 
E’ una tra le opere più famose di Hermann Hesse
 
Narra la vita del giovane indiano Siddharta, figlio di un ricco bramino, alla ricerca della sua strada nei modi più disparati.

 
 
 

 
 
 
 

CHI E’ DUNQUE SIDDHARTA?


E’ uno che cerca, e cerca soprattutto di vivere intera la propria vita.

Passa di esperienza in esperienza, dal misticismo alla sensualità, dalla meditazione filosofica alla vita degli affari, e non si ferma presso nessun maestro, non considera definitiva nessuna acquisizione, perché ciò che va cercato è il tutto, il misterioso tutto che si veste di mille volti cangianti. E alla fine quel tutto, la ruota delle apparenze, rifluirà dietro il perfetto sorriso di Siddharta, che ripete il «costante, tranquillo, fine, impenetrabile, forse benigno, forse schernevole, saggio, multirugoso sorriso di Gotama, il Buddha, quale egli stesso l′aveva visto centinaia di volte con venerazione».

 

 

 

 

 

STORIA E DIFFUSIONE DELL’OPERA

 


Siddharta è senz′altro l′opera di Hesse più universalmente nota.

Questo breve romanzo di ambiente indiano, pubblicato per la prima volta nel 1922, ha avuto infatti in questi ultimi anni una strepitosa fortuna.

Prima in America, poi in ogni parte del mondo, i giovani lo hanno riscoperto come un loro testo, dove non trovavano solo un grande scrittore moderno ma un sottile e delicato saggio, capace di dare, attraverso questa parabola romanzesca, un insegnamento sulla vita che evidentemente i suoi lettori non incontravano altrove.


 

 

 

 


E’ un libro adatto a chi si pone tante domande, a chi cerca risposte, a chi è alla ricerca di se stesso ed a chi vuole trovare la propria essenza e i propri valori.

Che possa piacere o no… che possa essere condiviso o no… il pensiero di Hesse che si esprime attraverso il libro è certamente un geniale e sublime tentativo di vedere oltre l’apparenza materiale delle cose… e può rappresentare una grande lezione di vita.


ALCUNI SIGNIFICATIVI ESTRATTI

Ma leggiamo ora alcuni passi di questo famosissimo libro
ascoltando, se ci va, un  po’ di buona musica… new age.


 
 






 

“Povero io sono” disse Siddharta: “non possiedo niente, se è questo che intendi dire.

Certamente sono povero, ma lo sono volontariamente, quindi non sono in miseria”.

 
 

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Se vuoi conoscere il tuo passato, sapere che cosa ti ha causato, allora osservati nel presente, che è l’effetto del passato. Se vuoi conoscere il tuo futuro, sapere che cosa ti porterà, allora osservati nel presente, che è la causa del futuro.

 

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Tu sei un sapiente Siddharta; ebbene, impara anche questo:
“L’amore si può mendicare, comprare, regalare, si può trovarlo per caso sulla strada, ma non si può estorcere”.
 
 

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“Dimmi, amico: tu non educhi tuo figlio? non lo costringi? non lo picchi? non lo castighi?”
 “No, Vasudeva, non faccio nulla di tutto questo”.
“Lo sapevo. Tu non lo costringi, non lo picchi, non gli dai ordini, perchè sai che c’è più forza nel molle che nel duro, sai che l’acqua è più forte della pietra, che l’amore è più forte della violenza….”
 
 

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”… A lui, che in amore era ancora un ragazzo, e perciò incline a precipitarsi ciecamente e insaziabilmente nel piacere come in un abisso, ella insegnò a fondo la dottrina che non si ottiene piacere senza dare piacere, e che ogni gesto, ogni carezza, ogni contatto, ogni sguardo, ogni minima posizione del corpo ha il suo segreto, la cui scoperta avvia alla consapevole felicità. Gli insegnò che, dopo una festa d’amore, gli amanti non debbono separarsi se non compresi di reciproca ammirazione, se non vinti e vincitori a un tempo, cosicchè in nessuno dei due insorgano sazietà e squallore e il sentimento cattivo d’avere abusato o d’aver subìto un abuso. ..”
 

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“La realtà dell’esistenza personale e del mondo esteriore è dolore, consistente nell’invarianza delle sue condizioni:
nascita, malattia, morte, mancanza di ciò che si desidera, unione con ciò che dispiace, separazione da ciò che si ama;
l’origine del dolore è il desiderio di esistere, il bisogno del piacere e anche il suo rifiuto.
La retta via sta nel mezzo.
Il segreto della felicità sta nell’accettarsi così come si è, rinunciando ai desideri, la cui consapevolezza rende infelici non meno della loro realizzazione.
Infatti ogni desiderio soddisfatto porta a maturarne un altro ancora più grande.”

 

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“L’amore, mi sembra di tutte la cosa principale.

Penetrare il mondo, spiegarlo, disprezzarlo, può essere l’opera dei grandi filosofi.

Ma a me importa solo di poter amare il mondo, non disprezzarlo, non odiare il mondo e me;

a me importa solo di poter considerare il mondo, e me, e tutti gli esseri, con amore, ammirazione e rispetto”

 

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E tutto insieme, tutte le voci, tutte le mete, tutti i desideri, tutti i dolori, tutta la gioia,

tutto il bene e il male, tutto insieme era il mondo.

Tutto insieme era il fiume del divenire, era la musica della vita.

 

 




TONY KOSPAN




(ESTRATTI DA VARI SITI WEB – IMPAGINAZ. E COORDINAM. T.K.)

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LA TUA PAGINA DI PSICHE E SOGNO
Frecce (51)


 

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Whitney Houston.. regina del “soul pop” – Breve ricordo ascoltando “I Will Always Love You”   Leave a comment

 
 

 
 
 
Anche lei, morta nel fiore degli anni, non è riuscita ad evitare il classico (nel mondo dell’arte) ma micidiale binomio “genio e sregolatezza” .
 

 

 

 

 

 

BREVE RICORDO

 

Whitney Houston è stata unanimemente ritenuta una delle più grandi cantanti di tutti i tempi.

Addirittura era spesso chiamata “The Voice” (come Sinatra).

Questo per le particolari tonalità della sua voce e per molti critici la sua è stata la più bella voce femminile della storia della canzone.

I successi dei suoi brani musicali sono stati immensi.

A soli 23 anni ha vinto il Grammy Award, l’Oscar della musica, nel 1986.

Ha venduto oltre 55 milioni di dischi venduti che l’hanno resa famosissima in tutto il mondo.

Tuttavia la sua carriera ha avuto notevoli alti e bassi.

Alle sue doti musicali ed ai successi però si contrapponeva una vita privata molto complicata.

Aveva infatti difficili rapporti col marito e spesso problemi di droga. 

 

Newark 9.8.1963 – Beverly Hills 11.2. 2012

 

 

E così… nel momento in cui era la cantante più premiata e più famosa al mondo… qualche anno fa lasciava questo mondo.

Ahimè era un’altra morte annunciata. 
 
La regina del “soul pop” moriva in un hotel di Beverly Hills a soli 48 anni.

La sua fine sconvolse il mondo della musica e soprattutto i suoi tantissimi fans.





 
 
 
 

LA SUA CANZONE PIU’ NOTA

 

 
Rivediamola ora e riascoltiamo la sua stupenda voce… in questo video…  mentre canta la mitica canzone… I Will Always Love You

Il video come potete notare ha avuto finora ben oltre un miliardo (!!!!) di visualizzazioni.


 
 
 

fre bia pouce       musical notes

 

 


Orso Tony




cuore 00001
UNO SPAZIO VIRTUALE COMUNE D’ARTE
POESIA MUSICA SOGNI RACCONTI
RIFLESSIONI BUONUMORE ETC

Frecce2039




 

 

Enzo Biagi – Breve ricordo.. anche con alcuni suoi aforismi.. del grande giornalista   Leave a comment



Marco Biagi (Enzo Marco Biagi)
è stato uno dei giornalisti più noti del XX secolo
nonché scrittore e conduttore televisivo.



(Pianaccio di Lizzano in Belvedere 9.8.1920 – Milano 6.11.2007)



Lunghissimo sarebbe ricordare tutta la sua carriera
sia nei giornali che in Rai dove giunse
a fare il direttore del Telegiornale…








In RAI non si contano le lotte che dovette fare
per mantenere una linea informativa limpida
date le enormi pressioni che fu costretto a subire
e di cui troviamo chiara traccia in questa dichiarazione:

«Ero l’uomo sbagliato al posto sbagliato:
non sapevo tenere gli equilibri politici,
anzi proprio non mi interessavano
e non amavo stare al telefono con onorevoli […]
Volevo fare un telegiornale in cui ci fosse tutto,
che fosse più vicino alla gente,
che fosse al servizio del pubblico non […] dei politici
»




Qui con l’Avvocato Agnelli


Questa poi fu sempre la sua linea editoriale
anche nella direzione del Resto del Carlino
ed in tutta la sua attività di giornalista
attirando su di sé enormi consensi ma anche feroci
e, a mio parere, pretestuose critiche.



Qui con la moglie



Tornato in RAI negli ultimi anni come commentatore politico
e come autore di servizi giornalistici di grande successo
dovette subire però il famoso ostracismo politico
con il cosiddetto “Editto Bulgaro”.






L’ho sempre stimato ed ammirato sia per la chiarezza
con la quale esponeva il suo pensiero
che per la grande limpidezza morale ed è questo
il suo maggior lascito alle nuove generazioni di giornalisti.

Lascito però che ahimè ancora non vedo raccolto…
da nessuno.



Qui con Celentano



Penso che dai pensieri che seguono
possa apparire luminoso e chiaro il suo mondo interiore
e meglio di qualunque altra parola
essi possano aiutarci a ricordarlo ed a omaggiarlo.






 “Ho sempre sognato di fare il giornalista, lo scrissi anche in un tema alle medie: lo immaginavo come un ‘vendicatore’ capace di riparare torti e ingiustizie, ero convinto che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo”.

              

“I giornali sarebbero ansiogeni? Ma la Bibbia non comincia forse con un delitto?”

               


“Le verità che contano, i grandi principi, alla fine, restano sempre due o tre. Sono quelli che ti ha insegnato tua madre da bambino.”


“è difficile non desiderare la donna d’altri, dato che quelle di nessuno, di solito, sono poco attraenti.”


“Cara Italia, perché giusto o sbagliato che sia questo è il mio paese con le sue grandi qualità ed i suoi grandi difetti.”


“Credo che la libertà sia uno dei beni che gli uomini dovrebbero apprezzare di più. La libertà è come la poesia: non deve avere aggettivi, è libertà.”


“L’uomo, qualche volta, è come le scimmie: ha il gusto dell’imitazione.”


“La mia generazione trovava eccitante leggere un’edizione della Divina Commedia con le illustrazioni del Doré. Adesso sui muri c’è scritto Culo basso bye bye. Capisce che è un po’ diverso?”


“La società è permissiva nelle cose che non costano nulla.”


“Sono un giornalista che ricorre, con una certa frequenza, alle citazioni, perché ho memoria e perché ho bisogno di appoggi: c’è qualcuno al mondo che la pensava, o la pensa, come me.”



F I N E



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UN MODO DIVERSO DI VIVER


LA POESIA E LA CULTURA


NELLA PAGINA FB

Frecce (174)











Guido Gozzano.. poeta crepuscolare – Biografia ed alcune sue belle poesie   Leave a comment




Il poeta con la madre



Il crepuscolarismo è stata una corrente letteraria nata all’inizio del 900, in opposizione al vitalismo ed all’individualismo allora imperante, che aveva come tematica le piccole emozioni quotidiane, anche le più semplici, descritte con dolce malinconia o leggera ironia.

Il principale esponente di questa corrente è senz’altro Guido Gozzano.



Guido Gozzano (Torino 19.12.1883 – Torino 09.08.1916)




BREVE BIOGRAFIA


Nato a Torino in un’agiata famiglia iniziò a studiare Giurisprudenza senza alcuna passione e presto entrò con amici in circoli letterari nei quali, pur contestandone l’eccessiva pesantezza, poté approfondire diverse tematiche proposte da scrittori e poeti europei dell’epoca.
Ebbe sempre una salute malferma… (era ammalato di tisi) ma ciò non gli impedì da giovane di vivere la vita mondana torinese con i suoi amici con i quali in seguito creò anche il circolo dei crepuscolari torinesi.



Gozzano con alcuni amici al circolo della Marinetta



Ne 1907 iniziò a pubblicare poesie ed ebbe una breve e tormentata storia d’amore con la poetessa Amalia Guglielminetti.

Pubblicò diversi libri che ebbero un buon successo ma nel 1916, a soli 33 anni, morì per l’aggravarsi della malattia.



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Gozzano e la Guglielminetti (cliccando sull’immagine alcune lettere del loro difficile amore)



ALCUNE POESIE


Ne pubblico solo 3 perché sono lunghette ma a me molto care.


In particolare segnalo la 3° che è quella che diede
origine alla famosa frase
Non amo che le rose che non colsi








AD UN’IGNOTA


Tutto ignoro di te: nome, cognome,
l’occhio, il sorriso, la parola, il gesto;
e sapere non voglio, e non ho chiesto
il colore nemmen delle tue chiome.
…Ma so che vivi nel silenzio;
come care ti sono le mie rime:
questo ti fa sorella nel mio sogno mesto,
 
o amica senza volto e senza nome.
Fuori del sogno fatto di rimpianto
forse non mai, non mai c’incontreremo,
forse non ti vedrò, non mi vedrai.
Ma più di quella che ci siede accanto
cara è l’amica che non mai vedremo;
supremo è il bene che non giunge mai!
 



Federico Zandomeneghi



LE GOLOSE


 

Io sono innamorato di tutte le signore

che mangiano le paste nelle confetterie.

Signore e signorine –

le dita senza guanto –

scelgon la pasta. Quanto

ritornano bambine!

Perché nïun le veda,

volgon le spalle, in fretta,

sollevan la veletta,

divorano la preda.

C’è quella che s’informa

pensosa della scelta;

quella che toglie svelta,

né cura tinta e forma.

L’una, pur mentre inghiotte,

già pensa al dopo, al poi;

e domina i vassoi

con le pupille ghiotte.

un’altra – il dolce crebbe –

muove le disperate

bianchissime al giulebbe

dita confetturate!

Un’altra, con bell’arte,

sugge la punta estrema:

invano! ché la crema

esce dall’altra parte!

L’una, senz’abbadare

a giovine che adocchi,

divora in pace. Gli occhi

altra solleva, e pare

sugga, in supremo annunzio,

non crema e cioccolatte,

ma superliquefatte

parole del D’Annunzio.

Fra questi aromi acuti,

strani, commisti troppo

di cedro, di sciroppo,

di creme, di velluti,

di essenze parigine,

di mammole, di chiome:

oh! le signore come

ritornano bambine!

Perché non m’è concesso –

o legge inopportuna! –

il farmivi da presso,

baciarvi ad una ad una,

o belle bocche intatte

di giovani signore,

baciarvi nel sapore

di crema e cioccolatte?

Io sono innamorato di tutte le signore

che mangiano le paste nelle confetterie.




fre bia pouce

Alphonse Mucha (cliccando sull’immagine la storia di Cocotte)



COCOTTE

 

I.

Ho rivisto il giardino, il giardinetto
contiguo, le palme del viale,
la cancellata rozza dalla quale
mi protese la mano ed il confetto…

II.

«Piccolino, che fai solo soletto?»
«Sto giocando al Diluvio Universale.»

Accennai gli stromenti, le bizzarre
cose che modellavo nella sabbia,
ed ella si chinò come chi abbia
fretta d’un bacio e fretta di ritrarre
la bocca, e mi baciò di tra le sbarre
come si bacia un uccellino in gabbia.

Sempre ch’io viva rivedrò l’incanto
di quel suo volto tra le sbarre quadre!
La nuca mi serrò con mani ladre;
ed io stupivo di vedermi accanto
al viso, quella bocca tanto, tanto
diversa dalla bocca di mia Madre!

«Piccolino, ti piaccio che mi guardi?
Sei qui pei bagni? Ed affittate là?»
«Sì… vedi la mia mamma e il mio Papà?»
Subito mi lasciò, con negli sguardi
un vano sogno (ricordai più tardi)
un vano sogno di maternità…

«Una cocotte!…»
«Che vuol dire, mammina?»
«Vuol dire una cattiva signorina:
non bisogna parlare alla vicina!»
Co-co-tte… La strana voce parigina
dava alla mia fantasia bambina
un senso buffo d’ovo e di gallina…

Pensavo deità favoleggiate:
i naviganti e l’Isole Felici…
Co-co-tte… le fate intese a malefici
con cibi e con bevande affatturate…
Fate saranno, chi sa quali fate,
e in chi sa quali tenebrosi offici!

III.

Un giorno – giorni dopo – mi chiamò
tra le sbarre fiorite di verbene:
«O piccolino, non mi vuoi più bene!…»
«è vero che tu sei una cocotte?»
Perdutamente rise… E mi baciò
con le pupille di tristezza piene.

IV.

Tra le gioie defunte e i disinganni,
dopo vent’anni, oggi si ravviva
il tuo sorriso… Dove sei, cattiva
Signorina? Sei viva? Come inganni
(meglio per te non essere più viva!)
la discesa terribile degli anni?

Oimè! Da che non giova il tuo belletto
e il cosmetico già fa mala prova
l’ultimo amante disertò l’alcova…
Uno, sol uno: il piccolo folletto
che donasti d’un bacio e d’un confetto,
dopo vent’anni, oggi ti ritrova

in sogno, e t’ama, in sogno, e dice: T’amo!
Da quel mattino dell’infanzia pura
forse ho amato te sola, o creatura!
Forse ho amato te sola! E ti richiamo!
Se leggi questi versi di richiamo
ritorna a chi t’aspetta, o creatura!

Vieni! Che importa se non sei più quella
che mi baciò quattrenne? Oggi t’agogno,
o vestita di tempo! Oggi ho bisogno
del tuo passato! Ti rifarò bella
come Carlotta, come Graziella,
come tutte le donne del mio sogno!

Il mio sogno è nutrito d’abbandono,
di rimpianto. Non amo che le rose
che non colsi. Non amo che le cose
che potevano essere e non sono
state… Vedo la case, ecco le rose
del bel giardino di vent’anni or sono!

Oltre le sbarre il tuo giardino intatto
fra gli eucalipti liguri si spazia…
Vieni! T’accoglierà l’anima sazia.
Fa ch’io riveda il tuo volto disfatto;
ti bacerò; rifiorirà, nell’atto,
sulla tua bocca l’ultima tua grazia.

Vieni! Sarà come se a me, per mano,
tu riportassi me stesso d’allora.
Il bimbo parlerà con la Signora.
Risorgeremo dal tempo lontano.
Vieni! Sarà come se a te, per mano,
io riportassi te, giovine ancora.







F I N E



Tony Kospan




Chi desiderasse conoscere meglio 

e più “da vicino” Gozzano

(l’uomo, gli amori, villa Meleto)

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Frecce (174)







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