Archivio per 31 Maggio 2022
Tran Nguyen



L’amore immaturo dice:
“Ti amo perché ho bisogno di te”.
L’amore maturo dice:
”Ho bisogno di te perché ti amo”
Erich Fromm



Tran Nguyen




COME ANGELI
Ive Balsamo
Danziamo
come angeli
nel buio
dei Quasar
stringendoci le mani.
Baci
di stelle
si posano
sulle labbra,
polveri di luna
ci abbracciano.
Come sfere
impazzite
rotoliamo
nel vuoto
intonando
canti d’amore
al ritmo
di suoni siderali.
E’ un sogno
incantato,
amore mio,
svanisce
all’alba.
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SE IL BLOG TI PIACE
I S C R I V I T I
Tran Nguyen
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Walter Whitman, noto come Walt Whitman,
è stato un poeta, scrittore e giornalista americano.
Questo notevole poeta americano dell’ottocento
ci offre, in modo libero e direi modernissimo,
versi densi di grande sensualità
immersi in un ambiente in cui la natura è parte importante.
E’ considerato il padre della poesia americana
ed anche il primo poeta moderno
ad utilizzare normalmente il verso libero,
di cui è considerato in un certo senso l’iniziatore.
Per conoscerlo un po’
propongo la lettura di questa sua notissima poesia
che non è solo una poesia d’amore
ma molto di più.
Talantbek Chekirov
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CREDO IN TE ANIMA MIA
di WALTER WHITMAN
POESIA SUBLIME D’AMORE E PASSIONE
a cura di Tony Kospan
E’ riconosciuta come una di quelle poesie sublimi
che ci fa “conoscere”
quello che la quotidianità e chiuse visioni secolari
non ci consentono spesso di vedere e sentire.
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L’idea che emerge, in modo forte e chiaro,
nella visione di questo poeta,
è che il piacere fisico, i momenti di passione,
non sono accessori…
bensì elementi sostanziali dell’amore.
Elementi che insieme ad un reale sentimento
ed a una sincera partecipazione emotiva
ci consentono di giungere all’estasi sublime.
Tiziano – Amor Sacro e Amor Profano
L’eros quindi assume anch’esso una sua sacralità,
negata per millenni dai fondamentalismi religiosi
che hanno in pratica… staccato l’anima dal corpo…
demonizzando quest’ultimo
ed impedendo emozioni e vibrazioni di luce.
In tal senso anche la poesia Sufi d’amore
fu combattuta all’interno della sua religione.
Walt Whitman (West Hills 31.5.1819 – Camden 26.3.1892)
Ma ora leggiamola…
CREDO IN TE ANIMA MIA
Walt Whitman
Credo in te, anima mia,
l’altro che io sono non deve umiliarsi di fronte a te,
e tu non devi umiliarti di fronte a lui.
Ozia con me sull’erba,
libera la tua gola da ogni impedimento,
né parole, né musica o rima voglio,
né consuetudini né discorsi,
neppure i migliori, soltanto la tua calma voce bivalve,
il suo mormorio mi piace.
Penso a come una volta giacemmo,
un trasparente mattino d’estate,
come tu posasti la tua testa
di per traverso sul mio fianco
ti voltasti dolcemente verso di me,
e apristi la camicia sul mio petto,
e tuffasti la tua lingua sino al mio cuore snudato,
e ti stendesti sino a sentire la mia barba,
ti stendesti sino a prendere i miei piedi.
Veloce si alzò in me
e si diffuse intorno a me la pace e la conoscenza
che va oltre ogni argomento terreno,
io conosco che la mano di Dio è la promessa della mia,
e io conosco che lo spirito di Dio
è il fratello del mio,
e che tutti gli uomini mai venuti alla luce
sono miei fratelli e le donne sorelle ed amanti,
e che il fasciame della creazione è amore,
e che infinite sono le foglie rigide o languenti nei campi,
e le formiche brune nelle piccole tane sotto di loro,
e le incrostazioni muschiose del corroso recinto,
pietre ammucchiate, sambuco, verbasco ed elleboro.

Lauri Blank
CIAO DA TONY KOSPAN
Csaba Markus – Rapsodia d’amore
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Quasi tutti conosciamo l’espressione “andare in brodo di giuggiole”.
E’ un’esclamazione che talvolta sentiamo pronunciare e pronunciamo per sottolineare un momento vissuto con grande soddisfazione.
Il “brodo di giuggiole” non è però uno strano modo di dire bensì un antico e prelibato distillato oggi però difficilmente reperibile nei grandi mercati.

Il fiore
IL GIUGGIOLO… QUESTO SCONOSCIUTO
DESCRIZIONE – STORIA – RICETTA – MODI DI DIRE E…
a cura di Tony Kospan
LA PIANTA

Il giuggiolo (Zizyphus vulgaris) è una pianta alta dai 5 a i 12 metri originaria dell’Africa settentrionale e della Siria che in tempi antichissimi si diffuse in Cina e in India, dove viene coltivato da oltre 4000 anni.
E’ per questo che viene anche chiamato “dattero cinese”.
Presenta un aspetto piuttosto contorto, con rami irregolari e spinosi.
Le foglie di piccole dimensioni, sono d’un verde brillante con margini seghettati mentre i piccoli fiori sono gialli.
LA GIUGGIOLA (IL FRUTTO)

La giuggiola… il frutto… assomiglia ad una grossa oliva dal colore prima verdastro e poi rosso marrone scuro quand’è matura.
La polpa di colore verde è soda e compatta ma farinosa ed ha un leggero sapore dolce.
Spesso il giuggiolo viene innestato nel melo per cui si ha un frutto… la giuggiola-mela… di dimensioni cospicue e dalla polpa zuccherina e soda.
LA STORIA DEL GIUGGIOLO

Già per Erodoto, che definì le giuggiole simili ai datteri, esse potevano essere usate per produrre un vino liquoroso ed inebriante.
Però i Greci le mangiavano anche come frutta.
Narra Omero nell’Odissea che Ulisse e i suoi uomini a causa di una tempesta, si ritrovarono sull’isola dei Lotofagi e che i suoi uomini, si lasciarono tentare dal frutto del loto un frutto che magicamente fece loro dimenticare mogli, famiglie e la nostalgia di casa.
Si ritiene che il loto di cui parla sia lo “Zizyphus lotus”, un giuggiolo selvatico.
Una specie affine, lo “Zizypus spinachristi”, è ritenuto dalla leggenda una delle due piante che servirono a preparare la corona di spine di Gesù.
Dopo un periodo in cui era diventato solo una pianta di nicchia sembra che ora stia tornando di moda.
IL GIUGGIOLO IN ITALIA

I romani per primi lo importarono in Italia chiamandolo”Zyzyphum” e per essi era simbolo del silenzio ed adornava i Templi della Prudenza.
Il termine latino è rimasto nel dialetto veneto “zizoea“.
In Romagna in molte case coloniche era coltivato adiacente alla casa nella zona più riparata ed esposta al sole.
Si riteneva che fosse una pianta portafortuna.
In Veneto ed in particolare a d Arquà Petrarca i giuggioli sono ancora piantati nei giardini di molte abitazioni e le giuggiole sono variamente utilizzate in cucina ed in… cantina.
Oltre all’espressione di cui parlavo all’inizio una volta era diffuso anche chiamare affettuosamente “giuggiolino” i bambini simpatici e grassottelli.
Nella medicina popolare è considerata uno dei quattro frutti “pettorali” con fichi, datteri e uvetta.
Viene usata in infuso o in decotto per prevenire e curare i sintomi da raffreddamento e le infiammazioni alle vie respiratorie.
L’USO ODIERNO

Le giuggiole si consumano sia fresche, appena colte dall’albero, sia quando sono un po’ secche.
C’è un solo nocciolo all’interno simile a quello delle olive.
Si possono trasformare anche in marmellate oppure conservate sotto grappe.
Si fanno anche tisane e sciroppi dolcissimi utilizzati contro la tosse ed anche il famoso… brodo liquoroso.
I frutti sono diuretici, emollienti e lassativi.

IL BRODO DI GIUGGIOLE
LA RICETTA
INGREDIENTI:
– 1 kg di giuggiole
– 1 kg di zucchero
– 2 mele cotogne
– 1 limone non trattato
– 1 litro di vino bianco
– 200 gr di uva isabella o vespolina sgranata
ESECUZIONE:
Prediligete delle giuggiole mature e raggrinzite, che sono poi quelle più dolci, eliminatene il nocciolo.
Mettetele in acqua unitamente alle mele cotogne tagliate a fettine, la scorza di limone, l’uva e lo zucchero, cuocete e dopo un’oretta di cottura a temperatura dolce aggiungete un po’ alla volta il vino di modo che questo possa sostituire l’acqua.
Passate tutto al setaccio.
Il risultato finale deve essere quello di una “marmellatina” tenera e saporita.

IL DETTO:
ANDARE IN BRODO DI GIUGGIOLE
L’espressione nasce a seguito della ricetta con questo nome usata nei paesi intorno al Lago di Garda e considerata una vera e propria prelibatezza.
Viene riportata già nel 1612 nel Vocabolario degli accademici della Crusca e le viene dato il significato di “godere di molto di chicchessia”.
Poi essa si diffuse in tutta Italia e resiste bene ancor oggi… nel senso di “gran godimento“.

CIAO DA TONY KOSPAN
LA PAGINA FB PER COLORARE LE TUE ORE

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SOLO IERI NASCEVANO I BLOG
– STORIA.. EVOLUZIONE ED UN MIO PENSIERO –

NEL 1997 O NEL 1999 NASCEVA IL
Era il maggio 1999 quando Peter Merholz scrisse, “we blog“, inteso come noi blogghiamo, sulla fascia laterale del suo sito.
E in quel momento nel gergo tecnologico e nei vocabolari si fece largo l’ uso del termine come sostantivo (“weblog”).
Ma forse era il 1997 dato che già 2 anni prima i pionieri del web incominciarono a sperimentare un modo per “auto pubblicare” i loro testi e foto senza chiedere permesso a nessuno.

Il mondo si era già “blog-formato” ma senza saperlo.
Oggi conosciamo siti che dettano legge nel web e paesi dove i blogger venivano (e ancora vengono) arrestati come Cina e Iran (e tanti altri).
E anche blog che si trasformano in giornali – qualcuno chiama ancora così l’ “Huffington Post” – una corazzata con tantissimi collaboratori (ormai però è diventato un giornale).
Il blog da genere “antimedia” si è mutato in “mainstream”, ovvero abitudine di massa: abbiamo oltre 2 miliardi di iscritti a Facebook nel mondo che ogni giorno “bloggano” senza nemmeno sapere di farlo.
Si è polverizzato poi anche nei “twitter” di 140 caratteri o nel “TumblR”, più lungo, ma sempre fulmineo nel testo o nelle sentenze ma anche in nuovi e vari social.
E sono pure cose che ora si possono fare anche senza un computer: non c’ è telefono “smart” che non abbia il suo programmino per pubblicare un “post” o per leggere il flusso dei “twitter”.
Le idee si sminuzzano in uno spazio lungo quanto uno sms e stabiliscono la nuova unità di misura della comunicazione se n’è accorto il New York Times che ha nominato un “Social Media Editor”.
Si occuperà di “disseminare” le notizie del giornale, liofilizzate in micro messaggi, attraverso twitter, Facebook, MySpace e ovviamente attraverso i blog.
E come si fa a viaggiare nel mare del social web?
Il link è il collegamento che ogni blog (o twitter o microblog qualsiasi) stabilisce con la fonte della sua notizia o della sua indignazione.
Io cito te, tu citi me, e avanti così per migliaia di collegamenti.
Parole che comunicano con parole.
C’erano una volta i blog del sottosuolo e dell’ antimedia.
Era il 1999 forse il 1997.
– VITTORIO ZAMBARDINO – (con molte modifiche dato che l’articolo iniziale non è recente)
Dal quotidiano LA REPUBBLICA – impaginazione e libero adattamento di Tony Kospan

LA MIA ESPERIENZA ED UN PARERE
Oggi i blog classici stanno cambiando la loro funzione… ed in parte hanno anche perso la loro centralità nel mondo del web… dopo l’esplosione dei social network… in primis Facebook.
Dunque sta avvenendo una loro trasformazione da diario personale da mostrare ai visitatori a vero e proprio piccolo sito con proposte di informazioni, pareri, analisi, poesie, immagini, video etc… da condividere e scambiare con i lettori – frequentatori – visitatori casuali – amici.
Inoltre appare sempre più spesso esserci un’interazione tra social network e blog per le possibilità molto più ampie di immagini colori sfondi e musiche che presentano questi ultimi accanto alla strepitosa facilità di contatti dei primi.
Infine l’esplosione tecnologica, che consente a tutti di frequentare il web con una miriade di aggeggi elettronici (cellulari, tablet, smartphone etc ), ha consentito una parallela esplosione delle offerte e richieste di informazioni, conoscenze, contatti etc..
Purtroppo c’è da constatare infine che questo immenso flusso di informazioni tocca molto poco i temi culturali rimanendo per la massima parte ancorato su temi sportivi… erotici… comici… politici e anche spesso interpretati solo come arene di insulti o come pedane di lancio di fake news (bufale) senza limiti.
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Questo il mio parere, oggi, ma devo dire che l’evoluzione tecnologica non solo non rallenta, nonostante la crisi, ma procede in modo velocissimo e certamente assisteremo presto a nuovi ulteriori cambiamenti, a nuove imprevedibili velocizzazioni ed ampliamenti delle telecomunicazioni.
Personalmente sono giunto in ritardo al blog, prima ero nelle comunità virtuali (antesignane degli attuali social network), e l’impostazione iniziale nell’accostarmi a questo mondo era quella di scrivere, o selezionare, messaggi, pensieri, poesie, riflessioni, sogni, interessi etc… (ma non tanto personali) ed inserirli poi in una bottiglia (post) lanciata nell’immenso mare di internet.
Successivamente ho creato una inter-relazione tra Blog e Mondo Social (Facebook e Twitter), ma in modo assolutamente molto personale.
Devo infine dire che oltre alle numerosissime frequentazioni quotidiane questo mio blog appare anche punto di riferimento e di dialogo per molti e la cosa mi rende molto felice per cui sento anche il dovere di ringraziare in primis i tantissimi visitatori e poi soprattutto coloro che, commentando i vari post o scrivendo al blog, entrano in contatto con me con le loro idee, i loro pareri, i loro consigli, i loro suggerimenti etc. e perché no critiche (per fortuna rare).
Concludo pertanto augurando “Lunga vita ai blog”.
Tony Kospan
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