Archivio per 29 marzo 2022

Ancora una volta la genuina saggezza
e la profonda comunione con la natura degli Indiani d’America
si manifesta in questo canto,
donandoci ancora una volta
lieto stupore e infinita ammirazione…
FRATELLI MIEI
Guardate, fratelli miei, la primavera è arrivata;
la terra ha ricevuto l’abbraccio del sole
e noi vedremo presto i risultati di questo amore!
Ogni seme si è svegliato.
E così anche tutta la vita animale.
E grazie a questo potere che noi esistiamo.
Noi perciò dobbiamo concedere ai nostri vicini,
anche ai nostri vicini animali,
il nostro stesso diritto di abitare questa terra.

da: “Il Grande Spirito parla al nostro cuore”
Ed. Red
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UN MODO DIVERSO DI VIVER LA POESIA E LA CULTURA
NELLA PAGINA FB
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In Giappone l’arrivo della primavera, e più precisamente il periodo che va dalla fine di marzo ai primi di aprile, coincide con l’antichissima usanza chiamata “HANAMI“.
LA FESTA DEI CILIEGI… RITO GIAPPONESE DELLA PRIMAVERA
Si tratta di una millenaria tradizione che vede milioni di cittadini andare fuori città ad ammirare lo spettacolo bellissimo e suggestivo della fioritura dei ciliegi (in giapponese “sakura”).
E’ un gigantesco rito che consiste nell’andare in parchi e giardini (in modo simile alla nostra Pasquetta) a fare pic-nic ed a bere insieme il “sake” (bevanda alcoolica tradizionale ottenuta dalla fermentazione del riso) .
La parola “HANAMI” è composta da “hana” cioè fiori e “mi” guardare.
Quindi, letteralmente, la parola “hanami” significa proprio “osservare i fiori”.
In verità il termine “fiori” che è certamente generico può ben essere sostituito da “fiori di ciliegio” dato che nella quasi totalità sono questi i fiori che vanno ad ammirare.
Questa tradizione millenaria è densa di antiche simbologie dato che i fiori di ciliegio rappresentano:
la bellezza, i cicli della vita e l’annuale ritorno della primavera.
Questo rito è ancor oggi molto amato e, nonostante l’attuale società ipertecnologica, sempre seguitissimo
(non so però quest’anno col virus in giro se e come la festa avrà luogo).
E’ comunque sorprendente questa festa perché spinge tante persone a sospendere i frenetici ritmi quotidiani giapponesi per andare ad ammirare insieme… la nascita dei fiori di ciliegio.
Tony Kospan

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Questa scultura assolutamente sorprendente,
si trova nel mitico quartiere parigino
un tempo il più affascinante ed artistico della città
diventato oggi, ahimè, solo una meta obbligata per turisti.
Quest’opera è quasi nascosta e non la si trova con facilità
ma è molto bella così come la storia della sua creazione
che ha a che fare con il suo nome…“Passe-muraille”
(Passamura o attraversamura).
IL PASSAMURA DI MONTMARTRE
(per il blog IL MONDO DI ORSOSOGNANTE)
Tony Kospan
LA STORIA DELLA SCULTURA
L’origine infatti è… letteraria!
Infatti IL PASSAMURA è una novella dello scrittore Marcel Aymé
(abitante a Montmartre) pubblicata nel 1943 che è, tra le sue opere,
forse quella più amata e meglio rimasta impressa nella memoria dei lettori
al punto che gli vollero dedicare questa statua.
LA TRAMA.. IN BREVE.. DELLA NOVELLA
CHE E’ ALL’ORIGINE DELLA SCULTURA
Il y avait à Montmartre, au troisième étage du 75bis de la rue d’Orchampt,
un excellent homme nommé Dutilleul qui possédait le don singulier de passer
à travers les murs sans en être incommodé.
Un giorno Monsieur Dutilleul, scopre di poter passare attraverso i muri,
inizialmente la cosa lo infastidisce e consulta il medico.
Poi però comprende le tante potenzialità di questa sua facoltà
ed allora prima si vendica del suo capoufficio antipatico
e si diverte a fargliene di tutti i colori,
poi però pian piano inizia ad esagerare facendo furti
che firma con lo pseudonimo di Garou-Garou
e si prende gioco della Polizia.
Un giorno però rimase incastrato nel muro di Rue Norvins.
La causa? L’amore per una bella ragazza.
La scultura, che descrive proprio questo momento,
è stata realizzata da Jean Marais nel 1989
ed è tra le più fotografate di Montmartre.
Anche la piazza antistante ha un riferimento
con la novella e con questa scultura…
infatti ora è chiamata “Marcel Aymé”
col nome cioè dell’autore della novella
che meriterebbe d’esser letta tutta
mentre siamo seduti di fronte alla scultura.
(Per inciso la novella fu scritta sotto l’occupazione tedesca e
vuol anche evidenziare, con uno sfogo criptico e simbolico, l’insofferenza
dei cittadini per gli assurdi ordini e regolamenti nazisti
che i parigini dovevano rispettare in continuazione)
Ciao da Tony Kospan
IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE…
I N S I E M E
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Enzo Jannacci
famoso artista e medico (cardiologo)
ha lasciato un grande vuoto qualche anno fa,
oltre che nella sua famiglia e nell’ambiente medico,
anche in tutto il mondo dello spettacolo,
dato che era amatissimo
per le sue originalissime canzoni e non solo.
Vincenzo Jannacci detto Enzo (Milano 3 6 1935 – Milano, 29 3 2013)
BREVE BIOGRAFIA
.
.
Di madre pugliese e padre lombardo era però milanesissimo.
Ha svolto con intensità e successo
la sua attività di cantante e cabarettista
nel corso degli ultimi 50 anni.
Ha inciso circa 30 album
ed è considerato, per la scelta del rock,
uno degli innovatori della musica italiana
insieme a Celentano, Tenco, Little Tony e Gaber.
Con quest’ultimo ci fu un sodalizio artistico durato moltissimi anni
e terminato solo con la morte di Gaber.
Entrambi erano gli appassionati cantori di una Milano a misura d’uomo,
dove ancora potevi trovar in giro poeti e personaggi caratteristici,
che allora stava scomparendo
per diventare una grande (ma quasi anonima) metropoli.
Era bravissimo nell’analizzare la realtà
con intelligente satira ed amore per il paradosso.
I suoi maggiori successi come cantante furono
“Vengo anch’io, no tu no”
che lo portò alla grande notorietà e
“Ci vuole orecchio“.
Ha lavorato molto anche nei teatri ed ha partecipato a diversi film
come attore o compositore ed a spettacoli televisivi.
Ricordiamolo e salutiamolo con la sua mitica canzone
“Vengo anch’io“
Ciao Enzo… il tuo ricordo rimane sempre vivo
nei nostri cuori.
Tony Kospan
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I S C R I V I T I
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Enzo Jannacci
famoso artista e medico (cardiologo)
ha lasciato un grande vuoto qualche anno fa,
oltre che nella sua famiglia e nell’ambiente medico,
anche in tutto il mondo dello spettacolo,
dato che era amatissimo
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Vincenzo Jannacci detto Enzo (Milano 3 6 1935 – Milano, 29 3 2013)
BREVE BIOGRAFIA
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Di madre pugliese e padre lombardo era però milanesissimo.
Ha svolto con intensità e successo
la sua attività di cantante e cabarettista
nel corso degli ultimi 50 anni.
Ha inciso circa 30 album
ed è considerato, per la scelta del rock,
uno degli innovatori della musica italiana
insieme a Celentano, Tenco, Little Tony e Gaber.
Con quest’ultimo ci fu un sodalizio artistico durato moltissimi anni
e terminato solo con la morte di Gaber.
Entrambi erano gli appassionati cantori di una Milano a misura d’uomo,
dove ancora potevi trovar in giro poeti e personaggi caratteristici,
che stava scomparendo
per diventare una grande (ma anonima) metropoli.
Era bravissimo nell’analizzare la realtà
con intelligente satira ed amore per il paradosso.
I suoi maggiori successi come cantante furono
“Vengo anch’io, no tu no”
che lo portò alla grande notorietà… e
“Ci vuole orecchio“.
Ha lavorato molto anche nei teatri ed ha partecipato a diversi film
come attore o compositore ed a spettacoli televisivi.
Ricordiamolo e salutiamolo con la sua mitica canzone
“Vengo anch’io“
Ciao Enzo… il tuo ricordo rimane sempre vivo
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