Archivio per 19 dicembre 2021

Buona domenica sera in poesia “Spegnimi gli occhi” R. M. Rilke – arte Reed – canzone “Bruci la città” I. Grandi   Leave a comment





Helena Nelson Reed









Io vivo in un’altra dimensione
e non ho tempo
per le cose che non hanno un’anima.
– Charles Bukowski –





Helena Nelson Reed




SPEGNIMI GLI OCCHI
– Rainer Maria Rilke –


Spegnimi gli occhi: ti vedrò lo stesso.
Riempimi gli orecchi: potrò sentirti.
E senza piedi ti camminerò a fianco.
E senza bocca potrò ancora scongiurarti.
Spezzami le braccia:
ti abbraccerò col cuore, con una mano.
Strappami il cuore, e mi batterà il cervello.
E se spegni anche il fuoco nella mente
allora ti porterò
dentro il mio sangue.





Helena Nelson Reed









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Helena Nelson Reed




GUIDO GOZZANO VISTO DA VICINO – L’uomo.. il suo mondo.. l’amore.. villa Meleto ed alcune poesie   Leave a comment





Con questo post desidero approfondire la conoscenza di questo poeta che,


nonostante la sua breve vita
, a mio parere,


occupa un posto molto importante nella poesia italiana del primo ‘900.




(Torino 19.12.1883 – Torino 9.8.1916)



Benché di famiglia “bene” 

(il padre era ingegnere e la madre figlia di un senatore)

Guido, 4° di 5 figli, non fu affatto uno studente modello… anzi!


Allo studio scolastico preferiva le monellerie

e, più grandicello, presa in qualche modo la maturità,

iniziò a frequentare il circolo “La Società della cultura”,

trascurando però gli studi della facoltà di Giurisprudenza,

e diventò il capo di una matta banda di giovani di buona famiglia

che ne combinavano di tutti i colori.






L’UOMO.. LE PASSIONI.. L’AMORE.. VILLA MELETO

ED ALTRE SUE POESIE

a cura di Tony Kospan



Il giovane Gozzano, nonostante l’aspetto elegante ed aristocratico

amò frequentare attricette e “servette”.


Dell’amatissima madre, attrice per un po’.. in gioventù, scrisse:


“Tu parlavi, Mamma: la melodia della

voce suscitava alla mia mente la visione

del tuo sogno perduto. Or ecco: ho

imprigionato il sogno con una sottile malia

di sillabe e di versi, te lo rendo perché tu

riviva le gioie della giovinezza.”







L’UOMO


Di lui gli amici dicevano 

che avesse una voce bella, calda e con lieve accento piemontese,

che gesticolasse con misura ed eleganza,

che avesse un volto pallido con lineamenti marcati ma regolari,

che fosse magrissimo e di media statura

ed avesse occhi leggermente azzurri e capelli pallidamente biondi.


Guido amava giocare con le parole ed anche prendersi in giro…


“Ma dunque esisto! O strano!

Vive tra il Tutto ed il Niente

questa cosa vivente

detta guidogozzano







LA VILLA DI MELETO (IL SUO RIFUGIO) AD AGLIE’



Molto spesso si rifugiava nella villa di Agliè

dove, ormai paralizzata alle gambe, viveva sua madre.


Lì, in paese, tutti lo conoscevano e gli volevano bene.


Questa villa è stata da qualche anno restaurata con fatica,

per una lunga e costante ricerca di mobili e arredi originali e/o d’epoca,

da parte di Lilita Conrieri appassionata cultrice delle poesie di Gozzano.







Innanzitutto però fu salvato l’immobile stesso dalla demolizione,

grazie al padre di Lilita che l’ha comprato,

ed ora la figlia l’ha reso

un vero proprio piccolo museo dedicato al poeta.


Visitandola si ha quasi l’impressione di conoscere

L’amica di nonna Speranza” una delle sue poesie più note

e di vivere le dolci atmosfere crepuscolari amate da Guido.






L’AMORE (DIFFICILE) DELLA SUA VITA


Ecco come descrisse lui stesso la conoscenza della poetessa Amalia Guglieminetti.


“Una volta, l’anno scorso, noi – Vallini Bassi Vugliano ed altri (amici del poeta n.t.k.) –

eravamo nella sala dei giornali, voi – sola – in quella delle riviste,

in piedi, eretta, sfogliando col braccio proteso le rassegne sul tavolo.

E fra di noi si dicevano più o meno queste cose:

– è bella.

– Sì, è bella!

– Ma scrive. […]

– è una Signorina per bene e di ottimo casato…

– Già, dicono che sia per bene.

– è, è: questo ve lo garantisco: conosco la famiglia.

– Che peccato!

– Che cosa?

– Che sia Signorina.

– E che sia per bene.

– Che peccato: è proprio bella!

– Fosse almeno analfabeta.

– Ma scrive!”



(da una lettera ad Amalia Guglielminetti del 10 giugno 1907)





Il loro amore però dopo un po’ divenne difficile

ed il poeta si tirò indietro (con gran dolore di Amalia).


Ciononostante la loro amicizia non terminò mai

e durò tutta la (breve) vita di Guido.



fre bia pouce Cliccando qui giù.. la storia del loro amore ed alcune loro lettere.


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,


I SUOI HOBBY


.

Ebbe 2 grandi passioni 

le farfalle e la bicicletta con la quale fece lunghi viaggi.





.

.

LA POETICA CREPUSCOLARE



La sua è una poetica che rompe gli schemi del tempo

contestando la teatrale scenografia di D’Annunzio,

mito del suo tempo, ed essendo conscio del suo incerto futuro,

si rifugia in una ribellione letteraria dolce e malinconica.




.

.

.

ALCUNE POESIE


.

.



IL SOGNO CATTIVO 


Se guardo questo pettine sottile

di tartaruga e d’oro, che affigura –

opera egregia di cesellatura –

un germoglio di vischio in novo stile,


risogno un sogno atroce. Dal monile

divampa quella gran capellatura

vostra, fiammante nella massa oscura.

E pur non vedo il volto giovenile.


Solo vedo che il pettino produce

sempre capelli biondo-bruni e scorgo

un cielo fatto delle loro trame:


un cielo senza vento e senza luce!

E poi un mare… e poi cado in un gorgo

tutto di bande di color di rame.







L’ASSENZA



Un bacio. Ed è lungi. Dispare

giù in fondo, là dove si perde

la strada boschiva, che pare

un gran corridoio nel verde.

Risalgo qui dove dianzi

vestiva il bell’abito grigio:

rivedo l’uncino, i romanzi

ed ogni sottile vestigio…

Mi piego al balcone. Abbandono

la gota sopra la ringhiera.

E non sono triste. Non sono

più triste. Ritorna stasera.

E intorno declina l’estate.

E sopra un geranio vermiglio,

fremendo le ali caudate

si libra un enorme Papilio…

L’azzurro infinito del giorno

è come seta ben tesa;

ma sulla serena distesa

la luna già pensa al ritorno.

Lo stagno risplende. Si tace

la rana. Ma guizza un bagliore

d’acceso smeraldo, di brace

azzurra: il martin pescatore.

E non son triste. Ma sono

stupito se guardo il giardino

stupito di che? non mi sono

sentito mai tanto bambino…

Stupito di che? Delle cose.

I fiori mi paiono strani:

Ci sono pur sempre le rose,

ci sono pur sempre i gerani…





Raimundo de Madrazo





LA MEDICINA



Non so che triste affanno mi consumi:

sono malato e nei miei dì peggiori…

Tra i balaustri il mar scintilla fuori

la zona dei palmeti e degli agrumi.


Ah! Se voi foste qui, tra questi fiori,

amica! O bella voce tra i profumi!

Se recaste con voi tutti i volumi

di tutti i nostri dolci ingannatori!


Mi direste il Congedo, oppur la Morte

del cervo, oppure la Sementa… E queste

bellezze, più che l’aria e più che il sole,


mi farebbero ancora sano e forte!

E guarirei: Voi mi risanereste

con la grande virtù delle parole!






F I N E



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Per chi desidera leggera la biografia del poeta

ed altre sue poesie.

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ARANCIO divfar
 PER CHI AMA LA STORIA.. I RICORDI E LE ATMOSFERE DI UN TEMPO
Frecce2039












EDITH PIAF – La “piccola” grande cantante francese in un breve ricordo anche con 2 suoi mitici successi   2 comments





Breve ricordo di colei che
ogni volta che canta
sembra che strappi la sua anima per l’ultima volta
questa la definizione della sua voce
da parte di Jean Cocteau



EDITH PIAF UNA CANTANTE NEL MITO
 
 
 
 
 
(Parigi 19.12.1915 – Grasse 10.10.1963)
 
 

La ricorderò con una brevissima biografia
e con 2 sue mitiche canzoni la

L’himne à l’amourNon je ne regrette rien



BREVE BIOGRAFIA



La sua vita è stata davvero romanzesca,
nel senso più vero del temine,
con grandissime luci e grandissime ombre.






Nata in una famiglia in cui la madre era molto “allegra”
ed il padre un artista del circo, fu così trascurata dai genitori,
che non si accorsero nemmeno che stava per diventare cieca.

Il problema fu scoperto solo quando,
affidata ad una zia che era cuoca di un bordello,
le “professioniste” se ne accorsero.






La sua vita fu un continuo e forte alternarsi
di grandi successi e di momenti difficili
 sia nel campo artistico che affettivo ed economico.

Finì poi quasi in miseria.



Qui è con il suo amato pugile che però morì in un incidente aereo.

.



L’unica cosa che non cambiò mai
fu la sua inimitabile ed indimenticabile voce
al punto che, uscendo da lei che era così piccola e minuta,
le fece avere il soprannome di “ragazza uccellino“.








 Ma ora è giunto il momento di ascoltar per prima,
la canzone scritta da lei stessa
per la morte del suo amato pugile Marcel Cerdan


che fu il più grande amore della sua vita.

E’ una musica che emoziona ed affascina ancor oggi.

  
fre bia pouce    musicAnimata

.

.

.

In quest’altro video d’epoca, possiamo invece ammirarla

nella sua interpretazione di un altro trionfo che pure ha superato

i confini del tempo 

ed è ancor oggi la canzone più amata dai francesi.

.

fre bia pouce    musicAnimata

 .

.

Come si può vedere non c’è qui la mitica VIE EN ROSE

il suo vero successo mondiale.

Chi volesse conoscerne la bella storia e riascoltarla.


fre bia pouce


CIAO DA TONY KOSPAN



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William Turner – Mini biografia.. l’analisi della sua arte e vari dipinti del grande paesaggista inglese   Leave a comment




Castello di Arundel con arcobaleno – 1825




Turner è considerato, sia per i suoi acquerelli che per i dipinti ad olio,
uno dei più grandi artisti dell’800 nell’ambito della paesaggistica.




(Londra 23.4.1775 – Chelsea 19.12.1851)




BREVE BIOGRAFIA



Nato in una famiglia in cui sia la madre che la sorella ebbero grossi problemi psichici, Joseph Mallord William Turner  fu inviato a Brentford,  cittadina sul Tamigi  presso lo zio materno dove ben presto manifestò capacità pittoriche.

Ammesso alla Royal Academy of Arts di Londra, dopo un iniziale interesse per l’architettura, fu indirizzato verso la pittura ed ebbe ben presto, ancor giovanissimo, dei riconoscimenti.

Fece poi un lungo tour per l’Europa per conoscere i grandi della pittura (Francia, Svizzera e Italia… soprattutto Venezia).




Il molo di Calais – 1803




Un importante ruolo nella sua vita artistica lo ebbe l’amicizia con Walter Fawkes (uno dei rari amici) dello Yorkshire.

Egli amò molto i fantastici paesaggi di questa Contea che dipinse spesso.

Persona dal carattere ombroso ed eccentrico visse quasi tutta la vita col padre… che gli faceva da segretario… ed ebbe 2 figlie… anche se non si sposò mai.




Autoritratto




BREVE ANALISI DELLA SUA ARTE


Turner, uno dei più grandi paesaggisti dell’800, e forse di sempre, è ritenuto un esponente del movimento romantico.

Dopo aver seguito all’inizio la tradizione della pittura paesaggistica britannica se ne allontanò per dipingere soprattutto le emozioni che i paesaggi gli donavano creando così uno stile tutto suo caratterizzato dal movimento e dalla vibrazione della luce che gli ha consentito di dipingere opere spettacolari.

Nei suoi capolavori è spesso presente il tema delle tempeste, dei fenomeni atmosferici e dei giochi di luce.

Negli ultimi anni aumentò molto la forza del colore nei suoi dipinti.

I critici d’arte lo ritengono anche un precursore dell’Impressionismo anche se Monet, dopo un iniziale apprezzamento, ne criticò poi l’eccesso di colore.




ALTRI DIPINTI




La Battaglia di Trafalgar – 1806




Turner Sole nascente nella foschia 1807




Venezia dal Canale della Giudecca – 1840




Pioggia, vapore e velocità – 1844




La valorosa Téméraire – 1839 (considerato dagli inglesi il suo capolavoro)




Pescatori sulla costa – 1802




Tempesta di neve, battello a vapore al largo di Harbour’s Mouth – 1842




Luce e colore dopo il diluvio




Venezia – La dogana e San Giorgio


F I N E



3
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
Frecce (174)








Marcello Mastroianni – Breve ricordo di un mito del cinema italiano con foto d’autore ed un bel video   Leave a comment




Mastroianni, com’è noto,

è stato uno dei più grandi attori italiani del XX secolo.









Mi fa piacere però ricordarlo attraverso le immagini 

del grande fotografo Tazio Secchiaroli e di altri

che ripercorrono la sua vita artistica, e non solo, sui set cinematografici…

e con un video omaggio in cui possiamo rivedere

diverse mitiche scene di alcuni grandi film

della sua lunga e fantastica carriera artistica.

 

 

Mastroianni… giovane

 

 

Marcello Mastroianni

  

 

 

Con la Loren

 

 

Tazio Secchiaroli e Marcello si sono frequentati,

sul set e fuori, per circa 30 anni

e Tazio lo ha quindi potuto fotografare in tantissime situazioni.

 

 

 

Marcello Mastroianni (Fontana Liri 28.9.1924 – Parigi 19.12.1996)

.

.

Le foto raccontano dunque 30 anni di amicizia e di collaborazione.


.

.

Tazio Secchiaroli 


 

 

Tazio Secchiaroli, tra i maggiori fotografi italiani del XX secolo, ha rivoluzionato il modo di fotografare il cinema portando il reportage sul set.

All’inizio della sua carriera era fotografo ambulante (“scattino”) e al mattino arrivava a Termini dove cominciava a fare le prime foto della giornata, alle persone in arrivo e partenza dalla stazione.


 

Mastroianni e Fellini


 

 

 

Mastroianni e Pasolini

.

.

Il

Matrioianni e Anita Ekberg (La dolce vita)

 

.

.  

Marcello... Sofia e... il Vesuvio...

.

.

.

 
 
 
con la Loren
 
 
 
 
 






 
 
 
 

E concludiamo… con un… tris d’assi
 
 
 
 
Fellini.. Mastroianni e la Loren





MARCELLO MASTROIANNI IN UN VIDEO OMAGGIO








 
 
 
 
 

Le immagini… non tutte di Secchiaroli…  da vari siti web – impaginazione Tony Kospan



orsettin separ
Frecce2039
 
 
 
 
 
 





ancora con Anita Ekberg (La dolce vita)




Guido Gozzano – Biografia.. un accenno al crepuscolarismo ed alcune belle poesie del grande poeta torinese   Leave a comment




Il poeta con la madre



Il crepuscolarismo è stata una corrente letteraria nata all’inizio del 900, in opposizione al vitalismo ed all’individualismo allora imperante, che aveva come tematica le piccole emozioni quotidiane, anche le più semplici, descritte con dolce malinconia o leggera ironia.

Il principale esponente di questa corrente è senz’altro Guido Gozzano.



Guido Gozzano (Torino 19.12.1883 – Torino 09.08.1916)




BREVE BIOGRAFIA


Nato a Torino in un’agiata famiglia iniziò a studiare Giurisprudenza senza alcuna passione e presto entrò con amici in circoli letterari nei quali, pur contestandone l’eccessiva pesantezza, poté approfondire diverse tematiche proposte da scrittori e poeti europei dell’epoca.
Ebbe sempre una salute malferma… (era ammalato di tisi) ma ciò non gli impedì da giovane di vivere la vita mondana torinese con i suoi amici con i quali in seguito creò anche il circolo dei crepuscolari torinesi.



Gozzano con alcuni amici al circolo della Marinetta



Ne 1907 iniziò a pubblicare poesie ed ebbe una breve e tormentata storia d’amore con la poetessa Amalia Guglielminetti.

Pubblicò diversi libri che ebbero un buon successo ma nel 1916, a soli 33 anni, morì per l’aggravarsi della malattia.



fre bia pouce
Gozzano e la Guglielminetti (cliccando sull’immagine alcune lettere del loro difficile amore)



ALCUNE POESIE


Ne pubblico solo 3 perché sono lunghette ma a me molto care.


In particolare segnalo la 3° che è quella che diede
origine alla famosa frase
Non amo che le rose che non colsi








AD UN’IGNOTA


Tutto ignoro di te: nome, cognome,
l’occhio, il sorriso, la parola, il gesto;
e sapere non voglio, e non ho chiesto
il colore nemmen delle tue chiome.
…Ma so che vivi nel silenzio;
come care ti sono le mie rime:
questo ti fa sorella nel mio sogno mesto,
 
o amica senza volto e senza nome.
Fuori del sogno fatto di rimpianto
forse non mai, non mai c’incontreremo,
forse non ti vedrò, non mi vedrai.
Ma più di quella che ci siede accanto
cara è l’amica che non mai vedremo;
supremo è il bene che non giunge mai!
 



Federico Zandomeneghi



LE GOLOSE


 

Io sono innamorato di tutte le signore

che mangiano le paste nelle confetterie.

Signore e signorine –

le dita senza guanto –

scelgon la pasta. Quanto

ritornano bambine!

Perché nïun le veda,

volgon le spalle, in fretta,

sollevan la veletta,

divorano la preda.

C’è quella che s’informa

pensosa della scelta;

quella che toglie svelta,

né cura tinta e forma.

L’una, pur mentre inghiotte,

già pensa al dopo, al poi;

e domina i vassoi

con le pupille ghiotte.

un’altra – il dolce crebbe –

muove le disperate

bianchissime al giulebbe

dita confetturate!

Un’altra, con bell’arte,

sugge la punta estrema:

invano! ché la crema

esce dall’altra parte!

L’una, senz’abbadare

a giovine che adocchi,

divora in pace. Gli occhi

altra solleva, e pare

sugga, in supremo annunzio,

non crema e cioccolatte,

ma superliquefatte

parole del D’Annunzio.

Fra questi aromi acuti,

strani, commisti troppo

di cedro, di sciroppo,

di creme, di velluti,

di essenze parigine,

di mammole, di chiome:

oh! le signore come

ritornano bambine!

Perché non m’è concesso –

o legge inopportuna! –

il farmivi da presso,

baciarvi ad una ad una,

o belle bocche intatte

di giovani signore,

baciarvi nel sapore

di crema e cioccolatte?

Io sono innamorato di tutte le signore

che mangiano le paste nelle confetterie.




fre bia pouce

Alphonse Mucha (cliccando sull’immagine la storia di Cocotte)



COCOTTE

 

I.

Ho rivisto il giardino, il giardinetto
contiguo, le palme del viale,
la cancellata rozza dalla quale
mi protese la mano ed il confetto…

II.

«Piccolino, che fai solo soletto?»
«Sto giocando al Diluvio Universale.»

Accennai gli stromenti, le bizzarre
cose che modellavo nella sabbia,
ed ella si chinò come chi abbia
fretta d’un bacio e fretta di ritrarre
la bocca, e mi baciò di tra le sbarre
come si bacia un uccellino in gabbia.

Sempre ch’io viva rivedrò l’incanto
di quel suo volto tra le sbarre quadre!
La nuca mi serrò con mani ladre;
ed io stupivo di vedermi accanto
al viso, quella bocca tanto, tanto
diversa dalla bocca di mia Madre!

«Piccolino, ti piaccio che mi guardi?
Sei qui pei bagni? Ed affittate là?»
«Sì… vedi la mia mamma e il mio Papà?»
Subito mi lasciò, con negli sguardi
un vano sogno (ricordai più tardi)
un vano sogno di maternità…

«Una cocotte!…»
«Che vuol dire, mammina?»
«Vuol dire una cattiva signorina:
non bisogna parlare alla vicina!»
Co-co-tte… La strana voce parigina
dava alla mia fantasia bambina
un senso buffo d’ovo e di gallina…

Pensavo deità favoleggiate:
i naviganti e l’Isole Felici…
Co-co-tte… le fate intese a malefici
con cibi e con bevande affatturate…
Fate saranno, chi sa quali fate,
e in chi sa quali tenebrosi offici!

III.

Un giorno – giorni dopo – mi chiamò
tra le sbarre fiorite di verbene:
«O piccolino, non mi vuoi più bene!…»
«è vero che tu sei una cocotte?»
Perdutamente rise… E mi baciò
con le pupille di tristezza piene.

IV.

Tra le gioie defunte e i disinganni,
dopo vent’anni, oggi si ravviva
il tuo sorriso… Dove sei, cattiva
Signorina? Sei viva? Come inganni
(meglio per te non essere più viva!)
la discesa terribile degli anni?

Oimè! Da che non giova il tuo belletto
e il cosmetico già fa mala prova
l’ultimo amante disertò l’alcova…
Uno, sol uno: il piccolo folletto
che donasti d’un bacio e d’un confetto,
dopo vent’anni, oggi ti ritrova

in sogno, e t’ama, in sogno, e dice: T’amo!
Da quel mattino dell’infanzia pura
forse ho amato te sola, o creatura!
Forse ho amato te sola! E ti richiamo!
Se leggi questi versi di richiamo
ritorna a chi t’aspetta, o creatura!

Vieni! Che importa se non sei più quella
che mi baciò quattrenne? Oggi t’agogno,
o vestita di tempo! Oggi ho bisogno
del tuo passato! Ti rifarò bella
come Carlotta, come Graziella,
come tutte le donne del mio sogno!

Il mio sogno è nutrito d’abbandono,
di rimpianto. Non amo che le rose
che non colsi. Non amo che le cose
che potevano essere e non sono
state… Vedo la case, ecco le rose
del bel giardino di vent’anni or sono!

Oltre le sbarre il tuo giardino intatto
fra gli eucalipti liguri si spazia…
Vieni! T’accoglierà l’anima sazia.
Fa ch’io riveda il tuo volto disfatto;
ti bacerò; rifiorirà, nell’atto,
sulla tua bocca l’ultima tua grazia.

Vieni! Sarà come se a me, per mano,
tu riportassi me stesso d’allora.
Il bimbo parlerà con la Signora.
Risorgeremo dal tempo lontano.
Vieni! Sarà come se a te, per mano,
io riportassi te, giovine ancora.







F I N E



Tony Kospan




Chi desiderasse conoscere meglio 

e più “da vicino” Gozzano

(l’uomo, gli amori, villa Meleto)

e leggere altre sue poesie

Frecce (174)







Emily Bronte – Biografia.. alcune belle poesie ed un accenno al suo romanzo più noto “Cime tempestose”   Leave a comment

 
 
 
 
 
 

Questa scrittrice e poetessa inglese è famosa
soprattutto per il romanzo “Cime tempestose
 
 
 
(Thornton 30.07.1818 – Haworth 19.12.1848)
 
 
 

Nella numerosa famiglia Bronte però
ben 3 furono le sorelle poetesse e scrittrici.
  
La prima, per età, era Charlotte,
Emily era la seconda e Anne la terza
ma avevano altri fratelli e sorelle.

 
 
Le 3 sorelle Bronte
 
 
 
 
 
Pubblicarono anche diversi libri di poesie insieme.
   
Tornando ad Emily… che era quella con il carattere più riservato
ancor oggi viene ricordata ed amata da molti
per il suo unico ma famosissimo romanzo Cime tempestose.







Personalmente invece amo soprattutto le sue poesie. 

Considerato un classico della letteratura inglese dell’800
il suo romanzo,
per la sua complessa trama e per le suggestioni che dona,
ha avuto molte versioni cinematografiche e televisive.




 
 
 
 

In Italia ebbe molto successo come sceneggiato televisivo
prodotto dalla RAI e diretto da Mario Landi nel nel 1956.


 
Mi fa piacere dunque ricordarla con 3 sue poesie,
in cui sono evidenziati il suo stile e la sua poetica,
 e con un video tratto dall’indimenticabile sceneggiato Rai.
 
 
 
 
ALCUNE POESIE

 
 
 
 
 
 
 




NON DOVRESTI CONOSCERE LA DISPERAZIONE 
Emily Bronte
 
Non dovresti conoscere la disperazione
se le stelle scintillano ogni notte;
se la rugiada scende silenziosa a sera
e il sole indora il mattino.
Non dovresti conoscere la disperazione
– seppure
le lacrime scorrano a fiumi:
non sono gli anni più amati
per sempre presso il tuo cuore?
Piangono, tu piangi, così deve essere;
il vento sospira dei tuoi sospiri,
e dall’inverno cadono lacrime di neve
là dove giacciono le foglie d’autunno;
pure, presto rinascono, e il tuo destino
dal loro non può separarsi:
continua il tuo viaggio, se non con gioia,
pure, mai con disperazione!

 
 
 
 
 
 
 
 
PIU’ FELICE SONO… 
Emily Bronte

Più felice sono quando più lontana
porto la mia anima dalla sua dimora d’argilla,
in una notte di vento quando la luna brilla
e l’occhio vaga attraverso mondi di luce
Quando mi annullo e niente mi è accanto
né terra, né mare, né cieli tersi
e sono tutta spirito, ampiamente errando
attraverso infinite immensità.

 
 
 
 

 

 

 

L’INFINITO MISTERO


Emily Bronte

Improvviso, il buio della casa

il sole rischiarò,

il canto dei canarini rallegrò,

rianimò il salto del gatto,

ravvivò i fiori del giardino

le lacrime si tramutarono in sorriso,

il pianto in gioia

e la tristezza diventò quasi allegria:

oh, Amore, l’infinito

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
LO SCENEGGIATO TELEVISIVO
 
 
Ed infine il video che è poi anche un ricordo
dei mitici sceneggiati RAI in bianco e nero.

 In particolare di questo ricordo 
quanto mi impressionava soprattutto
il continuo… ululare del vento.

 
 
 
 

 

 

Ciao da Tony Kospan

 

 

 

Emily Bronte



 
 

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