Anche tu sei l’amore.
Sei di sangue e di terra
come gli altri. Cammini
come chi non si stacca
dalla porta di casa.
Guardi come chi attende
e non vede. Sei terra
che dolora e che tace.
Hai sussulti e stanchezze,
hai parole – cammini
in attesa. L’amore
è il tuo sangue – non altro
Sotto un cielo
per l’occasione di grigio vestito
tra viali colorati e profumati…
dai fiori della città dei morti
s’incontrano i vivi.
Parlano di lor che sono
e di lor che più non sono.
S’aprono nelle aiuole fiorite dei cuori
vividi i petali dei ricordi
che portano a tempi passati.
Visi, sorrisi, sguardi, parole…
emergono dalla nebbia del tempo
e portano a chiederci
del nostro presente.
E mentre una preghiera per lor
dalle nostre labbra sale,
un’altra a lor dal cuor s’eleva
per aiutarci nei quotidiani affanni
e perdonarci degli errori nostri.
Nella città dei morti
s’incontrano i vivi
che costruiscono un ponte di pensieri
tra il mistero della morte
e la realtà della vita.
Oggi è d’obbligo rivolgere un pensiero ed una preghiera
ai nostri cari defunti.
Certo li abbiamo nel cuore ogni giorno dell’anno
ma oggi questa ricorrenza civile
ci invita a fermarci un attimo di più ed a pensare.
Sì… oggi è d’obbligo fermarci un attimo
in questa nostra vita affannosa per risvegliare in noi
ricordi… affetti, insegnamenti, esempi
che ci vengono da loro.
Per quanto riguarda i nostri cari avi in fondo noi siamo la prosecuzione
senza soluzione di continuità del loro passaggio su questa Terra
ed i loro eventuali errori nulla sono in confronto alla vita che ci hanno dato.
Ma conosciamo l’origine del 2 novembre?
LA STORIA DELLA COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
L’idea di commemorare i defunti in suffragio nasce su ispirazione di un rito bizantino, che celebrava infatti tutti i morti il sabato prima della domenica di Sessagesima ossia la domenica che attualmente nel rito romano coincide con quella delle Palme, all’incirca in un periodo compreso fra la fine di gennaio ed il mese di febbraio.
Nella chiesa latina il rito viene fatto risalire all’abate bedenettino sant’Odilone di Cluny nel 998: con la riforma cluniacense stabilì infatti che le campane dell’abbazia fossero fatte suonare con rintocchi funebri dopo i vespri del 1 novembre per celebrare i defunti, ed il giorno dopo l’eucaristia sarebbe stata offerta “pro requie omnium defunctorum”; successivamente il rito venne estesa a tutta la Chiesa Cattolica.
Ufficialmente la festività, chiamata originariamente Anniversarium Omnium Animarum, appare per la prima volta nell’Ordo Romanus del XIV secolo.
Nel Rituale Romano, parte III, capitolo 54, Benedizione delle Tombe nella Commemorazione dei Fedeli Defunti si legge che nel 1563 « In molti modi le comunità parrocchiali esprimono questo senso della speranza cristiana. Per la commemorazione di tutti i fedeli defunti è consuetudine andare in processione al Cimitero e in tale occasione benedire le tombe. In questa o simili circostanze è opportuno promuovere una celebrazione con un apposito rito di benedizione. »
Oggi si celebra come Commemorazione di tutti i fedeli defunti .
In quasi tutte le regioni possiamo trovare pratiche e abitudini legate a questa ricorrenza.
Una delle più diffuse era l’approntare un banchetto, o anche un solo un piatto con delle vivande, dedicato ai morti.
Ciao mamma, ciao papà, ciao nonni, zii, amici etc
che ora siete nei giardini del mistero.
Un requiem… musicale… in memoria vostra e di tutti i defunti.