Archivio per 5 ottobre 2021
Helen Nelson-Reed
Cosa c’è di più forte
del cuore umano
che si schianta di continuo
e ancora vive?
– Rupi Kaur –
Helen Nelson-Reed
QUI TI AMO
Pablo Neruda
Qui ti amo. Negli oscuri pini si districa il vento.
Brilla la luna sulle acque erranti.
Trascorrono giorni uguali che s’inseguono.
La nebbia si scioglie in figure danzanti.
Un gabbiano d’argento si stacca dal tramonto.
A volte una vela. Alte, alte stelle.
O la croce nera di una nave. Solo.
A volte albeggio, ed è umida persino la mia anima.
Suona, risuona il mare lontano.
Questo è un porto. Qui ti amo.
Qui ti amo e invano l’orizzonte ti nasconde.
Ti sto amando anche tra queste fredde cose.
A volte i miei baci vanno su quelle navi gravi,
che corrono per il mare verso dove non giungono.
Mi vedo già dimenticato come queste vecchie àncore.
I moli sono più tristi quando attracca la sera.
La mia vita s’affatica invano affamata.
Amo ciò che non ho. Tu sei cosi distante.
La mia noia combatte con i lenti crepuscoli.
Ma la notte giunge e incomincia a cantarmi.
La luna fa girare la sua pellicola di sogno.
Le stelle più grandi mi guardano con i tuoi occhi.
E poiché io ti amo, i pini nel vento vogliono cantare
il tuo nome con le loro foglie di filo metallico.
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Helen Nelson-Reed

LA TUA PAGINA DI
CULTURA.. PSICHE E SOGNO
PER COLORARE LE TUE ORE…



Helen Nelson-Reed
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I MACCHIAIOLI
– UNA CORRENTE ARTISTICA TUTTA ITALIANA DAVVERO SUI GENERIS –
Fattori
CHI ERANO?
Erano dei pittori italiani, per lo più toscani e del Centro/Nord Italia, uniti dalla passione risorgimentale (molti di loro avevano partecipato ai moti del 1848) e dal desiderio di rompere con le vecchie regole accademiche e ritrarre la luce della natura con le sue ombre ed i suoi colori.
Avevano in comune con gli Impressionisti, che nacquero qualche anno dopo, la pittura all’aria aperta ma per il resto le linee guida erano molto diverse.
Silvestro Lega – La curiosa
COS’ERA LA MACCHIA?
Ce lo spiega Fattori, uno dei grandissimi della corrente, in tarda età: “Era la solidità dei corpi di fronte alla luce”.
Telemaco Signorini
BREVE STORIA DELLA CORRENTE
La sua nascita appare molto spontanea.
Un gruppo di pittori si riuniva al Caffè Michelangelo di Firenze, verso la fine del 1850, uniti dalla passione per i grandi pittori del ‘600 e soprattutto per le idee politiche risorgimentali. La maggior parte di loro era mazziniana ma c’erano anche seguaci di Garibaldi.
Un gruppo di Macchiaioli
All’inizio erano chiamati “effettisti” ed il loro stile non piaceva proprio nel mondo dell’arte dell’epoca.
Un articolo del 1862 della “Gazzetta del popolo” per denigrarli li definì “macchiaioli“.
Tuttavia la definizione in fondo in fondo piacque ed attecchì, perdendo col tempo ogni elemento negativo e diventando così il nome della corrente.
L’UNICO NUDO DELLA CORRENTE
Vito D’Ancona
I MACCHIAIOLI CHE EBBERO SUCCESSO
E’ importante sapere che la maggior parte dei Macchiaioli non potè sostenersi grazie alla pittura ma fecero altri lavori pur continuando a dipingere, a partecipare a mostre ed a creare belle opere.
La corrente in realtà rimase sempre confinata in Toscana ed in alcune aree del centro/nord Italiano.
Non godendo mai di un grande e generale appeal sopravvisse soprattutto grazie a mecenati che riconoscevano come a loro vicini i paesaggi ed i temi dei loro dipinti.
Gli unici che poterono vivere della loro arte furono Fattori, Signorini e Lega.
Qui Fattori nel suo atelier è dipinto da Boldini
ALTRI MACCHIAIOLI DI SUCCESSO MA… ANDANDO VIA
Il più noto è Boldini che lasciò la corrente e, recandosi a Parigi, trionfò con i famosi suoi ritratti delle donne del bel mondo ovviamente però lontani dalla “macchia”.
Ma anche De Nittis ebbe importanti esperienze “macchiaiole” prima di andare a Parigi dove ebbe un buon successo, interrotto ahimé da una prematura morte.
Il suo stile indipendente univa impressionismo e “macchia”.
De Nittis
IN SINTESI LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLA CORRENTE
Nacque in ambito risorgimentale.
Fu una corrente territoriale.
I temi furono soprattutto i paesaggi, con le loro particolari luci, ma non mancarono dipinti risorgimentali, familiari e ritratti.
Vincenzo Cabianca – Al sole
Benché non abbia avuto un clamoroso successo, la corrente ebbe comunque un ruolo significativo nell’arte italiana dell’800 e per alcuni critici, in qualche modo, favorì la nascita poi del Futurismo.
A mio modesto parere i Macchiaioli avrebbero meritato molto di più sia perché autori di una modernizzazione dell’arte rispetto a quella precedente, accademica e spenta, che per la rappresentazione di un’Italia vera, reale e non stereotipata.
Infine molti dipinti sono dei veri e propri capolavori.
Filippo Palizzi – Garibaldini
VEDIAMO INFINE ALCUNI CAPOLAVORI SIGNIFICATIVI
Iniziamo con i 3 pittori più noti.
GIOVANNI FATTORI
Fattori ritrae S. Lega che dipinge sugli scogli
In vedetta
Fattori – La scolarina
SILVESTRO LEGA
Tra le rose
I fidanzati
Il pergolato
TELEMACO SIGNORINI
Bambina che scrive
Bambini colti nel sonno
A L T R I
Antonio Puccinelli
Angiolo Tommasi
Vincenzo Cabianca
F I N E
Ciao da Orso Tony
VIVER L’ARTE… INSIEME
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Ora che l’autunno è arrivato…
salutiamolo con qualche sorriso.
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BREVI CATTIVE… E… AUTUNNALI…
INDOVINELLO
COS’E’ CHE SI TROVA IN INVERNO, PRIMAVERA ED ESTATE
E NON IN AUTUNNO?
(ve lo dirò alla fine del post eh eh… intanto pensateci)
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LA RISPOSTA ALL’INDOVINELLO
(la lettera.. E..
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Ciao dall’Orso… autunnale
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IL MONDO DI ORSOSOGNANTE ORA E’ ANCHE SU FB!
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I MACCHIAIOLI
– UNA CORRENTE ARTISTICA TUTTA ITALIANA
E DAVVERO SUI GENERIS –
Fattori
CHI ERANO?
Erano dei pittori italiani, per lo più toscani e del Centro/Nord Italia, uniti dalla passione risorgimentale (molti di loro avevano partecipato ai moti del 1848) e dal desiderio di rompere con le vecchie regole accademiche e ritrarre la luce della natura con le sue ombre ed i suoi colori.
Avevano in comune con gli Impressionisti, che nacquero qualche anno dopo, la pittura all’aria aperta ma per il resto le linee guida erano molto diverse.
Silvestro Lega – La curiosa
COS’ERA LA MACCHIA?
Ce lo spiega Fattori, uno dei grandissimi della corrente, in tarda età: “Era la solidità dei corpi di fronte alla luce”.
Telemaco Signorini
BREVE STORIA DELLA CORRENTE
La sua nascita appare molto spontanea.
Un gruppo di pittori si riuniva al Caffè Michelangelo di Firenze, verso la fine del 1850, uniti dalla passione per i grandi pittori del ‘600 e soprattutto per le idee politiche risorgimentali. La maggior parte di loro era mazziniana ma c’erano anche seguaci di Garibaldi.
Un gruppo di Macchiaioli
All’inizio erano chiamati “effettisti” ed il loro stile non piaceva proprio nel mondo dell’arte dell’epoca.
Un articolo del 1862 della “Gazzetta del popolo” per denigrarli li definì “macchiaioli“.
Tuttavia la definizione in fondo in fondo piacque ed attecchì, perdendo col tempo ogni elemento negativo e diventando così il nome della corrente.
L’UNICO NUDO DELLA CORRENTE
Vito D’Ancona
I MACCHIAIOLI CHE EBBERO SUCCESSO
E’ importante sapere che la maggior parte dei Macchiaioli non potè sostenersi grazie alla pittura ma fecero altri lavori pur continuando a dipingere, a partecipare a mostre ed a creare belle opere.
La corrente in realtà rimase sempre confinata in Toscana ed in alcune aree del centro/nord Italiano.
Non godendo mai di un grande e generale appeal sopravvisse soprattutto grazie a mecenati che riconoscevano come a loro vicini i paesaggi ed i temi dei loro dipinti.
Gli unici che poterono vivere della loro arte furono Fattori, Signorini e Lega.
Qui Fattori nel suo atelier è dipinto da Boldini
ALTRI MACCHIAIOLI DI SUCCESSO MA… ANDANDO VIA
Il più noto è Boldini che lasciò la corrente e, recandosi a Parigi, trionfò con i famosi suoi ritratti delle donne del bel mondo ovviamente però lontani dalla “macchia”.
Ma anche De Nittis ebbe importanti esperienze “macchiaiole” prima di andare a Parigi dove ebbe un buon successo, interrotto ahimé da una prematura morte.
Il suo stile indipendente univa impressionismo e “macchia”.
De Nittis
IN SINTESI LE CARATTERISTICHE PRINCIPALI DELLA CORRENTE
Nacque in ambito risorgimentale.
Fu una corrente territoriale.
I temi furono soprattutto i paesaggi, con le loro particolari luci, ma non mancarono dipinti risorgimentali, familiari e ritratti.
Vincenzo Cabianca – Al sole
Benché non abbia avuto un clamoroso successo, la corrente ebbe comunque un ruolo significativo nell’arte italiana dell’800 e per alcuni critici, in qualche modo, favorì la nascita poi del Futurismo.
A mio modesto parere i Macchiaioli avrebbero meritato molto di più sia perché autori di una modernizzazione dell’arte rispetto a quella precedente, accademica e spenta, che per la rappresentazione di un’Italia vera, reale e non stereotipata.
Infine molti dipinti sono dei veri e propri capolavori.
Filippo Palizzi – Garibaldini
VEDIAMO INFINE ALCUNI CAPOLAVORI SIGNIFICATIVI
Iniziamo con i 3 pittori più noti.
GIOVANNI FATTORI
Fattori ritrae S. Lega che dipinge sugli scogli
In vedetta
Fattori – La scolarina
SILVESTRO LEGA
Tra le rose
I fidanzati
Il pergolato
TELEMACO SIGNORINI
Bambina che scrive
Bambini colti nel sonno
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Antonio Puccinelli
Angiolo Tommasi
Vincenzo Cabianca
F I N E
Ciao da Orso Tony
VIVER L’ARTE… INSIEME
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” La forza e la grandezza dell’uomo
non consistono
nel suo avere ma nel suo essere “
– Michel Quoist –

Ci crediamo davvero o facciamo finta di crederci?
La domanda-riflessione posta in un gruppo di amici virtuali
mi ha portato a queste brevi considerazioni
che desidero condividere… con voi.
E’ vero, spesso le parole di esaltazione dell'essere
appaiono parole di circostanza,
quasi consolatorie per chi ha poco… o nulla.
Quasi per dirgli, stai buono, tu pensa all’essere,
alla cultura, alla correttezza, all'educazione,
perché all’avere ed a far i nostri comodi
ci pensiamo noi…
alla faccia tua!
.
.
Però poi quando accadono tragedie
o crisi economiche
causate spesso proprio da questi ultimi,
dai fanatici dell’avere, dai cultori del mercato come giungla,
dell’avere sempre di più, dell’avere a tutti i costi,
anche calpestando il prossimo, le leggi, la morale, l'umanità etc…
allora, ecco che di loro non c’è più traccia,
scompaiono dalla scena e si rendono invisibili.
Ma guardiamo bene, stiamo attenti,
sono sempre lì
in agguato a rovinare il mondo,
l'ambiente, la morale, i rapporti umani… etc.
con la loro cupidigia senza fine,
che è per loro l'unico motivo di vita.
Cupidigia che però non impedirà a loro
di avere alla fin fine
gli stessi problemi di tutte le altre persone
sì perché la ricerca spasmodica di sempre nuove ricchezze
e la paura di perderle non darà a loro mai pace.
Debbo dire che non li invidio, neppure lontanamente,
ma mi fanno molta rabbia, ed anche,
mi sia consentito…
un po' schifo… per la loro disumanità.
A me basta il giusto, il superfluo è un optional,
se c’è, bene, benissimo,
e se non c’è, va bene lo stesso,
purché io possa esprimere le mie idee,
vivere i miei sogni,
concretizzare le mie aspirazioni.
Dunque sono convinto
dell’estrema giustezza di quest’aforisma.
Debbo anche dire, ad onor del vero,
che fin da giovane e per tanti anni
ho lavorato tantissimo
– ma sempre nel rispetto dei miei principi –
per poter giungere a questa
libertà… dal bisogno…
Ma cosa ne pensate voi?
Ci credete davvero… o no…
a questo aforisma?
Ciao da Orso Tony

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Mi è giunto attraverso una mailing list di amici
questo video davvero molto bello
per immagini, testo e musica
e mi fa piacere condividerlo con voi.
In verità il video risente dello scorrere del tempo
per quanto riguarda la qualità delle immagini
ma resta comunque una bella antologia
di aforismi e pensieri sul sogno.
IL MIO SOGNO
Orso Tony
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Molto bella e simpatica è questa leggenda, di autore anonimo,
che ci parla di uno dei frutti più dolci ed amati
e che è anche uno dei simboli dell’autunno…
LA LEGGENDA DELL’UVA
Moltissimi anni fa la vite non produceva grappoli d’uva.
Era una pianta ornamentale, come tante altre.
Al centro di un piccolo orto cresceva una bella vite, di rami e di foglie.
Questa magnifica pianta riceveva in abbondanza la luce del sole e ne traeva un grande beneficio.
I rami della vite si allungavano sempre di più sopra i seminati dell’orticello e li coprivano con la loro ombra.
L’ ortolano si preoccupava: “Anche le piantine hanno bisogno di sole” diceva tra sé “è necessario che io poti la vite”.
In un giorno grigio e nuvoloso, l’ortolano tagliò con energia i rami più lunghi della bella pianta ornamentale e tolse le foglie più grandi dagli altri rami.
La vite pianse e ne soffrì.
Quando scese la sera, un usignolo si posò delicatamente sopra un ramo della vite e cominciò a cantare per confortarla.
Il canto era così dolce, che la pianta provò una sensazione di benessere.
Le sue lacrime si impregnarono di dolcezza e rimasero lì, sui rami, come piccole perle.
La notte lentamente si dileguò.
All’apparire del giorno, il sole avvolse la vita con i suoi rami tenui e tiepidi.
Allora, come per incanto, la pianta sentì scorrere in sé una linfa nuova.
Le sue lacrime, belle come perle, cominciarono a trasformarsi in piccoli frutti: i primi chicchi d’uva.
Un venticello scherzoso passò rapidamente tra i rami della vite e riunì i chicchi d’uva in grappoli, più o meno grandi.
Il sole a poco a poco li maturò.
La vite era diventata una pianta da frutti.
I suoi chicchi, simili a perle, avevano la dolcezza del canto dell’usignolo e il colore dorato del sole.
Il testo è presente in vari siti web
Impaginazione T. K.
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Il 5 ottobre di ogni anno si celebra la giornata mondiale degli insegnanti.
Quest’anno il tema è suscitare riflessioni sulle sfide che affrontano quotidianamente i docenti e sulle difficili condizioni di lavoro a cui spesso sono sottoposti nel mondo.
Nel 1994 l’UNESCO ha istituito la Giornata Mondiale degli Insegnanti al fine di onorare il loro gravoso e nel contempo ammirevole impegno e di riconoscere la grande importanza di questa figura chiave nella sana crescita delle nuove generazioni.
L’istruzione è un diritto fondamentale.
Ogni insegnante ha una grande responsabilità che è quella di educare i piccoli che diverranno i cittadini del futuro in modo che siano consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri.
In particolare quest’anno essa è dedicata al tema della libertà degli insegnanti e degli insegnamenti che in molte nazioni è impedita.
Quindi lo scopo della ricorrenza di quest’anno è quello di favorire l’eliminazione di queste anomalie.
Concludo infine, quale figlio di insegnante che ha svolto la sua professione con immensa passione ed ex studente, ringraziando tutti gli insegnanti che hanno svolto, svolgono e svolgeranno con impegno e correttezza quella che ritengo essere non un lavoro qualunque ma anche una “missione”.
Tony Kospan
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