Ai posteri l’ardua sentenza… scrisse il Manzoni nel dedicare la sua mitica poesia “5 MAGGIO” alla morte di Napoleone nell’isola di S. Elena.
Egli, che lo aveva avversato in ogni modo in vita, ebbe un moto di riconsiderazione della sua figura umana e storica.
Ma, benché siano passati oltre 200 anni dalla sua morte, i posteri non si decidono affatto ad emettere questa sentenza.
Si dice anche, però, che ogni giorno viene pubblicato nel mondo un libro su di lui.
Troppo diversi ed opposti i pareri e la valutazioni sull’uomo, il generale, l’imperatore.
Non l’emetterò certamente neanche io… ma mi limiterò ad una breve considerazione complessiva.
Penso che una figura storica (e quanto storico sia stato Napoleone nessuno può dubitare) vada valutata, al di là delle luci ed ombre di ogni essere umano, per quello che ha lasciato.
(Ajaccio, 15 agosto 1769 – Isola di Sant’Elena, 5 maggio 1821)
Orbene in un’Europa ancora ingessata da vecchie regole quasi medievali, incapace di rapportarsi con i cambiamenti che avvenivano nella cultura, nelle tecnologie (ancorché iniziali) e delle aspirazioni dei popoli, considerati solo sudditi, ad una vita migliore e più razionale, il Corso passò come un ciclone.
Cambiò infatti tutto o quasi ed anche se ci furono ovvi tentativi di restaurazione, l’Europa dopo di lui non fu più la stessa.
Non ho ora il tempo di approfondire i rivoluzionari cambiamenti epocali che il nostro operò in tutti i campi della vita umana (esportando spesso anche idee e concetti della Rivoluzione Francese).
Né posso accennare in modo esaustivo agli aspetti negativi del suo autoritarismo, del suo bellicismo (ma non dimentichiamo che l’Europa da secoli era abituata alle guerre che continueranno fino al 1945) e del suo nepotismo.
Ma tornando alla mitica frase “Ai posteri l’ardua sentenza” mi limiterò a confermare la mia valutazione di tipo storico su accennata.
Napoleone, piccolo (in realtà non lo era) Corso di lingua italiana (parlava male il francese che aveva imparato solo quando andò da giovanissimo all’Accademia militare in Francia) ha messo sottosopra l’Europa con le sue lucide e moderne visioni ed azioni in tutti i campi delle attività umane anche se il tutto fu viziato dal suo amore sconfinato per la guerra.
Rachmaninoff è considerato l’ultimo dei grandi compositori romantici.
Ma è stato anche pianista e direttore d’orchestra di fama mondiale.
Dopo la rivoluzione russa divenne cittadino americano ma ebbe sempre nostalgia per la madre patria.
Ha creato un linguaggio musicale nuovo ricco di espressività e di colorate tonalità.
Come pianista poi è stato un autentico “padrone” dello strumento da cui ricavava stupende melodie.
Lo sguardo perduto
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Magritte è stato invece un pittore belga considerato tra i più grandi surrealisti del 20° secolo.
Leggiamo questo breve brano trovato tempo fa nel web che ci parla del suo inconsueto modo di dipingere.
– Magritte non amava dipingere.
Non mancano gli aneddoti e le testimonianze dirette che confermano il suo atteggiamento distaccato rispetto al “fare pittura“.
Ma ne sono buona testimonianza le opere stesse che rifiutano ogni “cedimento” pittorico, tese a sviluppare in immagine…la fragranza dell’idea, unica protagonista dei suoi lavori.
Gli amanti
Il suo è un dipingere freddo, levigato, meticoloso ma senza palpiti di pennello, senza sorprese di tocchi, di gesti, d’inebrianti incidenti di percorso.
Tuttavia, e paradossalmente, la sua prassi si colloca nel cuore della pittura, vale a dire nella centralità dialettica dello sguardo, del vedere e in sintesi della visione.
Il problema della visione come territorio orgogliosamente presidiato dall’arte moderna e rivendicato in quanto specificità conoscitiva inalienabile e paritetica rispetto all’attività scientifica, fìlosofìca e tecnologica che sembrava esaurire ogni possibile funzione conoscitiva, aveva negli anni Venti attraversato circa un secolo di travagliate e però trionfanti esperienze. –
(dal web)
Amo Magritte proprio per questo,
cioè non tanto per le sue capacità tecnico-artistiche,
quanto per l’idea dipinta con fantasia incredibile,
che egli ci trasmette in modo chiaro, anche se surreale
(oggi chiameremmo questo...“messaggio”).
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Il collegamento arte-musica stavolta mi è stato facilitato
dall’aver trovato questo video che accosta anch’esso
una bella serie di dipinti di Magritte alla musica di Rachmaninoff.
Il grande pianista italiano, naturalizzato francese, Aldo Ciccolini
iniziò a soli 9 anni a studiare pianoforte e composizione a Napoli
e successivamente completò i suoi studi a Parigi.
La sua prima esecuzione assoluta avvenne nel 1950
a Parigi eseguendo il “Concerto de mai” di Marcel Delannoy.
Seguirono grandi e memorabili esecuzioni alla Scala,
alla Fenice ed in altri grandi teatri italiani e non solo.
Nel 1969 divenne cittadino francese
e dal 1970 si dedicò anche, e con passione e successo,
all’insegnamento al Conservatorio di Parigi.
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti ed onorificenze
sia in Francia che in Italia e comunque possiamo dire che,
pur avendo avuto una carriera artistica soprattutto francese,
tuttavia è stata una nobilissima espressione
della grande scuola della musica classica italiana.
E’ stato anche molto apprezzato per aver,
con i suoi studi e le sue esecuzioni,
fatto conoscere la musica per pianoforte
di compositori francesi famosi come
Maurice Ravel, Claude Debussy ed Eric Satie
ma anche di diversi altri meno noti.
Uno dei modi migliori per ricordar un grande pianista
è quello di ascoltar una sua brillante performance
ed è quel che il video che segue ci consente di fare.