Sembra che tutti abbiano l’idea esatta
di come dobbiamo vivere la nostra vita. E non sanno mai come devono vivere la loro. – Paulo Coelho –
Federico Zandomeneghi
A JULIETTE DROUET
Victor Hugo
Faccio tutto ciò che posso
perché il mio amore
non ti disturbi,
ti guardo di nascosto,
ti sorrido quando non mi vedi.
Poso il mio sguardo
e la mia anima ovunque
vorrei posare i miei baci
sui tuoi capelli,
sulla tua fronte,
sui tuoi occhi,
sulle tue labbra,
ovunque le carezze
abbiano libero accesso.
Un poeta considerato oggi un autore classico
della letteratura mondiale…,
ma che ebbe una vita, sia reale che letteraria,
molto travagliata come potremo ora leggere…
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E’ universalmente definito poeta “maledetto”
in quanto simbolo della difficoltà del vivere
per una continua lotta interiore tra luce e tenebre.
Riuscì però a cogliere in modo magistrale
la complessità del proprio IO…
che poi, se davvero vogliamo guardarci dentro,
non è poi tanto dissimile dal nostro…
OMAGGIO A BAUDELAIRE
a cura di Tony Kospan
Parigi 9 aprile 1821 – Parigi 31 agosto 1867
Diventato molto presto orfano di padre ebbe
un’infanzia difficile a causa dei complicatissimi rapporti
col patrigno e, non volendo iniziare la classica
vita borghese, si rifugiò in quella “bohemienne” e sregolata del Quartiere Latino parigino.
La sua vita fu breve ma intensa e tempestosa…
tra tentativi di suicidio, amori sregolati, alcool e droghe.
Fu però anche nel contempo molto attiva negli ambienti
culturali parigini, soprattutto simbolisti,
dove ebbe modo di confrontarsi con gli altri grandi
letterati, artisti e intellettuali del vivace ‘800 francese.
Henri Fantin-Latour – Hommage à Delacroix
(Qui è con altri grandi artisti dell’epoca)
Prova evidente della sua attiva presenza
nel mondo culturale parigino è questo dipinto qui su
di Henri Fantin-Latour “Hommage à Delacroix”
in cui lo riconosciamo (ultimo a destra in basso),
tra personaggi come lo stesso Henri Fantin-Latour,
Édouard Manet, Félix Bracquemond ed altri.
Il suo libro di poesie più famoso
ed in un certo senso “rivoluzionario” è LES FLEURS DU MAL – I FIORI DEL MALE
del 1857 (per il quale subì condanna e censura).
Courbet – Ritratto di Baudelaire
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Abbiamo visto che frequentava i grandi artisti
del suo tempo ma amava davvero molto l’arte
al punto di scrivere anche dei libri in materia
come “Curiosità estetiche” del 1868
e “L’arte romantica” 1868-1870
in cui manifestò il suo pensiero.
Le sue stelle comete, anche in questo campo,
erano il romanticismo ed il simbolismo.
Caspar David Friedrich (Romanticismo)
Tuttavia i suoi versi parlavano di qualsiasi aspetto
della vita reale
(ad esempio delle nascenti industrie
con l’immagine di «fiumi di carbone salgono in cielo).
Con la sua ultima opera – Spleen di Parigi –
sperimentò poi anche la poesia… in prosa.
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Morì nel 1867 a soli 46 anni
dopo una paralisi ed un tremenda agonia.
Fu sepolto in forma anonima nella tomba di famiglia…
e solo nel 1949 la Corte di Cassazione Francese
ha finalmente riabilitato le sue opere e la sua memoria.
La sua opera che ancor oggi risplende
d’immensa luce propria è certo… I FIORI DEL MALE.
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Quest’opera è talmente bella
che Carlo Dossi, dopo averla letta,
si convinse a non scriver più poesie!
Prima di passare alla sua più nota e più bella poesia
leggiamone un’altra che invece lascia trapelare
la sua visione del conflitto
tra la dura realtà umana ed il sogno.
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Manet – Jeanne Duval (il grande amore di Baudelaire)
TI ADORO
T’adoro al pari della volta notturna,
o vaso di tristezza, o grande taciturna!
E tanto più t’amo quanto più mi fuggi,
o bella, e sembri, ornamento delle mie notti,
ironicamente accumulare la distanza
che separa le mie braccia dalle azzurrità infinite.
Mi porto all’attacco, m’arrampico all’assalto
come fa una fila di vermi presso un cadavere e amo,
fiera implacabile e cruda, sino la freddezza
che ti fa più bella ai miei occhi.
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Ascoltiamo ora in questo video la poesia “Albatros“,
davvero fantasticamente profonda,
in cui simbolicamente è tratteggiata
proprio la figura del Poeta,
spesso schernita e criticata dalla cd. “Società per bene“,
che non ne comprende la grandezza
proprio perché è troppo più avanti
rispetto alla banalità del pensiero corrente.
E, se ci va, ora leggiamola anche,
per coglierne meglio
ogni piccola.. grande… sfumatura.
L’ALBATRO
Spesso, per divertirsi, le ciurme
catturano degli albatri, grandi uccelli marini,
che seguono, compagni di viaggio pigri,
il veliero che scivola sugli amari abissi.
E li hanno appena deposti sul ponte,
che questi re dell’azzurro, impotenti e vergognosi,
abbandonano malinconicamente le grandi ali candide
come remi ai loro fianchi.
Questo alato viaggiatore, com’è goffo e leggero!
Lui, poco fa così bello, com’è comico e brutto!
Qualcuno gli stuzzica il becco con la pipa,
un altro scimmiotta, zoppicando, l’infermo che volava!
Il poeta è come il principe delle nuvole
che abituato alla tempesta ride dell’arciere;
esiliato sulla terra fra gli scherni,
non riesce a camminare per le sue ali di gigante.
Questa è la storia, di Giuseppe Petrosino, detto Joe, poliziotto italiano naturalizzato statunitense.
E’ stato un grande grande e vittorioso combattente contro la Mafia (allora chiamata Mano Nera) di Litte Italy (New York).
La sua vicenda ha segnato la storia della Polizia americana.
(Padula 30.8.1860 – Palermo 12.3.190)
Siamo a New York all’inizio del secolo scorso e circa mezzo milione di italiani emigrati
vi vivono come emarginati perché considerati troppo diversi culturalmente.
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Non solo, tra di loro c’è un’associazione criminale segreta
che organizza estorsioni, rapimenti, incendi, omicidi, rapine etc.
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E’ la famosa “MANO NERA” chiamata così perché si firma con il disegno di una mano nera.
Italiani a Little Italy all’inizio del ‘900
La polizia americana non ci capisce nulla e non sa che pesci prendere.
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Ma un giorno un ufficiale vedendo Joe, che fa il lustrascarpe davanti alla stazione di polizia,
lo invita a fare domanda per arruolarsi.
Chi è Joe?
Un giovane di belle speranze originario della provincia di Salerno.
Viene ben presto accolto nei ranghi della polizia e lui ripaga la fiducia,
anche grazie all’aiuto degli italiani onesti di Little Italy,
mettendo al tappeto la “Mano nera” e non solo.
..
Per questo e per la grande stima che aveva per lui, Theodore Roosevelt,
allora assessore alla polizia (ma anche futuro Presidente degli Stati Uniti),
lo promuove sergente nel 1895.
I suoi grandi successi nella lotta al crimine lo fanno quindi in breve tempo emergere dall’anonimato ed essere apprezzato da tutti.
Little Italy
Per le sue eccezionali doti investigative nel 1909 viene inviato in missione segreta a Palermo.
Lì però, per una ingenua fuga di notizie americana,
la sua presenza viene notata negli ambienti mafiosi che lo fanno uccidere da 2 killer.
Il suo funerale è considerato storico in quanto vi partecipano ben 250.000 persone.
Mai fino ad allora tante persone ad un funerale negli USA.
Ciò accade perché per tutta l’America è un eroe ed un martire della lotta alla criminalità organizzata.
La sua storia ha 3 risvolti:
il primo, positivo, è quello di un italiano che si fa onore negli USA come eccezionale policeman;
il secondo, amaro, è quello di una delle prime vittime della mafia;
il terzo, sociologico, è l’aver dimostrato agli americani che gli italiani “brutti sporchi e cattivi” (così eravamo visti) erano capaci di grandi cose e quindi da allora iniziò a cambiare l’idea solo negativa che essi avevano.
Ai giovani d’oggi il nome di Giacomo Rondinella non dice proprio nulla
eppure è stato una vera star della canzone.. soprattutto napoletana…
e del cinema a partire dagli anni ’50.
(Messina 30.8.1923 – Fonte Nuova 26.2.2015)
Giacomo Rondinella ha avuto mella sua carriera
tra l’altro 2 primati… quello d’aver cantato per primo
“Munasterio ‘e Santa Chiara”
e quello d’aver inciso per primo
“Malafemmena”
la mitica canzone scritta dall’amico Totò.
Bello, simpatico e dal fisico atletico è stato
un gran dongiovanni.
Ha anche avuto il merito di scoprire e lanciare
la bellissima e bravissima Virna Lisi.
Qui con una giovanissima Virna Lisi
BREVE BIOGRAFIA
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Nato per caso a Messina da genitori-cantanti
viene avviato alla carriera in Marina ma già a 21 anni
vince il primo premio in un concorso di Voci nuove.
Il vero successo però gli arride qualche anno dopo
con lo spettacolo “Carosello Napoletano”
prima a teatro e poi al cinema.
Per le doti di cui ho parlato su, ma anche
per la limpida e stupenda voce,
non solo ha numerosi successi canori
ma recita anche in numerosi film dagli anni 50 agli ’80.
Poi dopo aver vissuto per un certo periodo a Toronto (Canada)
si trasferisce a Fonte Nuova,
un piccolo comune della provincia di Roma,
dove vivrà fino alla fine.
RICORDO IN… VIDEO
Per salutarlo e rendergli omaggio
ho scelto questi 2 video…
il primo per ascoltar la sua mitica voce
e quest’altro per ammirarlo come attore e come cantante
insieme ad una giovanissima e debuttante Virna Lisi.
ha il volto triste degli scolaretti quando tornano a scuola.
(William Shakespeare)
Victor-Gabriel Gilbert
COME TI AMO?
Elizabeth Barrett Browning
Come ti amo? – Come ti amo?
Lascia che ti annoveri i modi.
Ti amo fino agli estremi di profondità,
di altura e di estensione che l’anima mia
può raggiungere, quando al di là del corporeo
tocco i confini dell’Essere e della Grazia Ideale.
Ti amo entro la sfera delle necessità quotidiane,
alla luce del giorno e al lume di candela.
Ti amo liberamente,
come gli uomini che lottano per la Giustizia;
Ti amo con la stessa purezza con cui essi
rifuggono dalla lode;
Ti amo con la passione delle trascorse sofferenze
e quella che fanciulla mettevo nella fede;
Ti amo con quell’amore
che credevo aver smarrito coi miei santi perduti,
– ti amo col respiro,
i sorrisi, le lacrime dell’intera mia vita! – e,
se Dio vuole, ancor meglio t’amerò dopo la morte.
E' certo l'opera più bella e nel contempo più misteriosa ed è anche considerata uno dei massimi capolavori dell'arte mondiale.
Basterebbe da sola a giustificare una visita alla straordinaria Cappella.
Il grande Canova, quando la vide, ne rimase così entusiasta che era pronto a spender qualunque cifra per poterla acquistare… e studiare… ed affermò che avrebbe dato 10 o 20 anni di vita per poter dire d'esserne stato lui l'autore.
Il motivo di tanta stupefacente bellezza?
E' soprattutto la presenza di un velo di marmo che lascia incredibilmente visibile sia il corpo sottostante che perfino le ferite ed i buchi fatti dai chiodi sul corpo di Gesù.
Molto si è scritto su quest'opera in quanto ci sono opposte versioni sull'origine di questo velo.
Secondo presunte clausole del contratto d'opera che sarebbero state ritrovate nell'Archivio Notarile di Napoli tra il Principe ed il Sammartino (eche potremo leggere nelle note in calce), allora apparirebbe certo che il “velo trasparente di marmo” sia stato un composto alchemico fornito dal Principe allo scultore.
Tuttavia sulla base di altri documenti c'è anche una tesi opposta e cioè che l'opera sia tutta un unico blocco di marmo finemente e favolosamente lavorato dallo scultore Sammartino.
In ogni caso, quando la vidi qualche anno fa, davvero mi sbalordì e mi sconvolse la trasparenza e l'aderenza del velo di marmo capace di mostrar con estrema e realistica precisione tutto quanto è da esso coperto… e cioè… la vena gonfia sulla fronte, i fori dei chiodi sui piedi e sulle mani, il costato scavato e l'aspetto rilassato del Cristo per la sopraggiunta morte liberatrice dal dolore.
Questi incredibili aspetti dell'opera si possono ammirare con stupore soltanto da vicino non potendo le foto dare l'esatta visione del realismo dell'opera.
Il foro nel piede
Ma cosa voleva dirci il Principe volendo realizzare quest'opera?
Innanzitutto c'è da dire che questa è forse l'unica scultura della Cappella che ha chiaramente un rilievo solo artistico e religioso non potendo ravvisarsi in essa aspetti esoterici (a parte la discussa storia del velo) o riferimenti alla famiglia del Principe.
Potrebbe però aver avuto lo scopo di dimostrare la possibilità di una felice unione tra arte ed alchimia oppure richiamare l'attenzione sulla Sindone quale simbolo esoterico di perfezione.
A mio modesto parere, con essa il Principe ha voluto soprattutto evidenziare la grandezza della sua potenza (in tutti i sensi) in quanto capace di pensare e di far realizzare (con o senza alchimie) un'opera davvero mitica ed unica al mondo.
NOTE
Tra le virgolette ecco degli estratti dalle clausole del contratto per la realizzazione del Cristo Velato rinvenute in alcuni siti in cui si afferma che siano state ritrovate nell'Archivio Notarile di Napolima delle quali non sono in grado di confermare l'autenticità:
– Lo scultore s'impegna a realizzare una ” statua raffigurante Nostro Signore Morto al Naturale da porre situata nella cappella Gentilizia del Principe, un Cristo Velato steso sopra un materasso che sta sopra un panneggio e appoggia la testa su due cuscini, apprè del medesimo vi stanno scolpiti una Corona di spine tre chiodi e una tenaglia“.
Il Principe s'impegna a fornire il marmo ed a realizzare una “Sindone, una tela tessuta la quale dovrà essere depositata sovra la scultura, dopo che il Principe l'haverà lavorata secondo sua propria creazione e cioè una deposizione di strato minutioso di marmo composito in grana finissima sovrapposta al telo; Il quale strato di marmo da usa idea, farà apparire per la sua finezza il sembiante di Nostro Signore dinotante come fosse scolpito di tutto con la statua“.
Lo scultore avrebbe però dovuto mantenere il segreto sulla “maniera escogitata dal Principe per la Sindone ricovrente la statua” e però l'opera sarebbe stata attribuita solo allo scultore.
FINE III PARTE
Chi volesse conoscer la biografia
del misterioso ma geniale Principe e della sua famiglia
(I PARTE) può cliccare qui giù.
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Chi volesse conoscer la storia, la composizione
e le caratteristiche generali della Cappella (II PARTE)
CONTINUA
Le prossime opere della Cappella di cui parlerò in modo ampio sono:
La pudicizia (IV)
Il disinganno (V)
Le incredibili macchine anatomiche (VI).
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