Archivio per 17 luglio 2021
Alexandre Cabanel – L’angelo caduto
Tu sei tutto quello che ho sempre cercato,
prima ancora che sapessi cosa stavo cercando.
– Emma Chase –
E’ BELLO… AMORE…
~ Pablo Neruda ~
E’ bello, amore, sentirti vicino a me nella notte,
invisibile nel tuo sogno, seriamente notturna,
mentr’io districo le mie preoccupazioni
come fossero reti confuse.
Assente il tuo cuore naviga pei sogni,
ma il tuo corpo così abbandonato respira
cercandomi senza vedermi, completando il mio sonno
come una pianta che si duplica nell’ombra.
Eretta, sarai un’altra che vivrà domani,
ma delle frontiere perdute nella notte,
di quest’essere e non essere in cui ci troviamo
qualcosa resta che ci avvicina nella luce della vita
come se il sigillo dell’ombra indicasse
col fuoco le sue segrete creature.
Alexandre Cabanel – Michelangelo nel suo studio
da Orso Tony
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Ahi ahi… non siamo più i “Figli delle Stelle”… le abbiamo abbandonate!
Per millenni l’Uomo ha sentito di avere come volta della sua vita.. le stelle… ma negli ultimi decenni, a causa di computer, tv, cellulari eccetera… il nostro rapporto con il cielo, soprattutto notturno, appare interrotto.
Il rapporto che avevamo con loro era di varia natura ed aveva modalità diverse a seconda delle aree geografiche e delle epoche.
Le stelle venivano studiate con incredibile acume e precisione al punto che alcune delle scoperte fatte dagli scienziati antichi sono sorprendentemente valide ancora oggi.
Ma, a parte gli astronomi, era tutta la semplice umanità che viveva con… le stelle.
In che modo?
Nell’immaginare, dividendo il cielo in tante parti, le costellazioni e nel dare a loro dei nomi in base ad alcune rassomiglianze con aspetti della loro vita.
Le costellazioni del “Toro” e di “Orione”
Oppure, seduti sotto le stelle, ragionando, raccontando o creando storie, miti, poesie, etc. o immaginando di poter prevedere il proprio destino o di poter comprendere il senso della loro vita.
La parola “considerazione” infatti è nata da “cum sidera” (con le stelle).
In definitiva il cielo notturno, fino ad alcuni decenni fa, con il suo immenso e misterioso fascino, era parte integrante della vita degli umani.
Essi pertanto avevano un rapporto sereno e naturale con gli astri.
Leggiamo sul punto qualche pensiero degli antichi:
– Per aspera ad astra (Attraverso le asperità si arriva alle stelle ovvero attraverso le difficoltà si arriva al successo)
– Le stelle intorno alla bella luna
celano il volto luminoso
quando, al suo colmo,
più risplende
sopra la terra.
Saffo
Anzi, si può dire di più e cioè che l’Umanità si sentiva in contatto con le stelle ed in qualche modo partecipe della vita dell’universo.
Tutto questo ahimè negli ultimi decenni è quasi del tutto scomparso.
Oggi con gli occhi fissi verso gli strumenti di telecomunicazione ci siamo creati un mondo virtuale dal quale, salvo rari casi, sono esclusi il cielo e gli astri.
E così, trascurando la visione delle stelle, oltre a negarci uno spettacolo di sogno, abbiamo perso anche la sensazione d’esser in comunione con l’Universo.
Eh sì abbiamo abbandonato le stelle ma loro, almeno per ora, non ci abbandonano.
C’è però ancora una notte in cui tutti guardano il cielo… è la notte delle stelle cadenti!
Per fortuna il loro fascino resiste ancora.
Tony Kospan
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La poetica di John Donne, poeta e religioso inglese che visse a cavallo del ‘500 e del ‘600, si muove tra scienza e religione… tra amore sensuale e divino… tra filosofia e teologia…
Le sue opere raggiungono spesso un’incredibile profondità… e modernità di pensiero.
Ricordo tra le altre la sua bellissima “doppia” poesia… NESSUN UOMO E’ UN’ISOLA… di cui abbiamo parlato più volte.
Ancor oggi i suoi testi sono studiati ed apprezzati in vari ambiti culturali e letterari… compresi quelli religiosi…
INFINITA’ D’AMORE
– JOHN DONNE –
SUBLIME VISIONE DELL’AMORE
La genialità di Donne si manifesta anche in questo suo brano di prosa… noto certo… ma non proprio notissimo… per cui mi fa piacere divulgarlo.
Certo stupisce che tra il pensiero dell’autore ed il suo reale modo di vivere non ci fosse alcuna “sintonia”, ma questo, se appena ci guardiamo bene… bene… dentro, non deve affatto meravigliarci.
Debbo confessare che prima di legger questo passo credevo d’aver letto tutto in materia d’amore… ma… mi sbagliavo.
Il massimo del pensiero sublime
con questa sua riflessione egli lo raggiunge,
a mio parere,
nel manifestarci l’idea mirabile
della perfetta coincidenza o, se si vuole, fusione,
nel vero amore, ma proprio quello vero,
del TE con il ME
E’ una visione non facile da comprendere… tout court… dato che quasi, anzi senza quasi, trascende ampiamente la percezione delle nostre realtà quotidiane.
Mi raccomando, proprio per questo, di leggere il brano con un po’ di calma e d’attenzione.
In caso contrario, a mio parere, si perde quasi del tutto il senso del profondo ragionamento…

Beh ora.. bando alle ciance… ed immergiamoci nella lettura…
Se ci va, mentre leggiamo,
possiamo ascoltare un po’ di musica.. new age


INFINITA’ D’AMORE
Se ancor non ho tutto l’amore tuo, cara, giammai tutto l’avrò;
non posso esalare un altro sospiro per intenerirti, né posso implorare un’altra lacrima a che sgorghi; ormai tutto il tesoro che avevo per acquistarti – sospiri, lacrime, e voti e lettere – l’ho consumato.
Eppure non può essermi dovuto più di quanto fu inteso alla stipulazione del contratto;
se allora il tuo dono d’amore fu parziale, si che parte a me toccasse, parte ad altri, cara giammai tutta ti avrò
Ma se allora tu mi cedesti tutto, quel tutto non fu che il tutto di cui allora tu disponevi;
ma se nel cuore tuo, in seguito, sia stato o sarà generato amor nuovo, ad opera di altri, che ancor possiedono intatte le lor sostanze, e possono di lacrime, di sospiri, di voti, di lettere, fare offerte maggiori, codesto amore nuovo può produrre nuove ansie, poiché codesto amore non fu da te impegnato.
Eppur lo fu, dacché la tua donazione fu totale: il terreno, cioè il tuo cuore, è mio; quanto ivi cresca, cara, dovrebbe tutto spettare a me.
Tuttavia ancor non vorrei avere tutto; chi tutto ha non può aver altro, e dacché il mio amore ammette quotidianamente nuovo accrescimento, tu dovresti avere in serbo nuove ricompense;
tu non puoi darmi ogni giorno il tuo cuore: se puoi darlo, vuol dire che non l’hai mai dato.
Il paradosso d’amore consiste nel fatto che, sebbene il tuo cuore si diparta, tuttavia rimane, e tu col perderlo lo conservi.
Ma noi terremo un modo più liberale di quello di scambiar cuori: li uniremo; così saremo un solo essere, e il Tutto l’un dell’altro.
John Donne

Aggiungo infine che qui, a voler esser proprio super precisi, non si parla solo d’amore in quanto celato, ma non troppo, c’è dentro anche il cuore della filosofia ermetica, o alchemica, tanto in voga all’epoca…
TONY KOSPAN
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DELLA SERIE SCULTURE ORIGINALISSIME
Strana vero?
Cos’è, com’è nata e dove si trova?

E’ la statua in bronzo di un uomo d’affari con valigetta e con testa incastrata nel muro che si trova a Los Angeles – California.

L’uomo d’affari si trova sul marciapiede e si piega in avanti sconsolato con la testa andata da qualche parte nel muro di granito di Ernst and Young, network mondiale di servizi professionali di revisione e organizzazione contabile, fiscalità etc. in un punto molto popolare per gli abitanti e molto fotografato.

Dopo una non facile ricerca finalmente sono riuscito a ricostruire la storia di questa particolarissima scultura che ha la sua genesi nel clima politico ed economico degli anni 80.
L’artista è Terry Allen ma la scultura nasce dalla collaborazione con il poeta Phillip Levine.
Essi volevano rappresentare l’eccesso di pressioni (e le conseguenti ricadute sulla vita dei cittadini) a cui erano sottoposti i dirigenti ed i dipendenti delle grandi istituzioni finanziarie e bancarie (Col senno di poi possiamo dire che avevano visto molto bene).

Ecco la poesia che ha ispirato questa creazione.
Hanno detto che avevo una testa per gli affari.
Hanno detto di andare sempre avanti
ma ci ho rimesso la testa.
Hanno detto sii concreto
e sono diventato calcestruzzo.
Hanno detto, vai, figlio mio,
moltiplicare, dividere, conquistare.
Ho fatto del mio meglio.
Philip Levine
Tony Kospan
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Era da tempo che desideravo dedicare un post
a questo grande poeta salernitano
che ebbi modo di conoscere seppur fugacemente
ai tempi della mia gioventù.
Salerno 17.7.1909 – Orbetello 8.3.1976
BREVE BIOGRAFIA
Nato a Salerno ebbe anni giovanili un po’ travagliati ed inquieti.
Iscrittosi all’Università di Napoli non si laureò
(come accadde anche a Montale e Quasimodo)
ed a 21 anni sposò la figlia del suo professore di matematica
(da cui poi ebbe 2 figlie) e si trasferì a Milano.
Qui svolse molti e diversi lavori prima di diventare giornalista.
Nel 1936 venne arrestato per antifascismo
e nel 1938 con Vasco Pratolini, scrittore fiorentino,
creò la rivista “Campo di Marte” poi soppressa dal regime.
In questi anni collaborò a numerose, importanti
ed innovative riviste di tipo culturale.
Alfonso Gatto con il suo busto realizzato dallo scultore Farpi Vignoli (1940)
Nel 1941 fu nominato “Professore per chiara fama”
al Liceo artistico di Bologna
e nel 1943 entrò nella Resistenza.
Le sue opere di questo periodo risentono fortemente dello spirito
che anima la parte d’Italia che si oppone ai soprusi nazifascisti.

Nel 1951 per forti divergenze abbandonò il partito comunista.
Oltre all’attività di giornalista ed a quella di poeta
(molti suoi libri di poesie ebbero numerosi riconoscimenti)
negli ultimi anni si dedicò anche alla critica letteraria e d’arte.
Pur essendo, per necessità o vocazione, un giramondo…
non smise mai d’amare la sua Salerno.
Morì per un incidente stradale e fu sepolto nella sua città natia.
Sulla sua tomba è inciso un bel pensiero
dell’amico Montale
“Ad Alfonso Gatto per cui vita e poesie
furono un’unica testimonianza d’amore“.

Come affermo spesso, ritengo che
il miglior modo di conoscer davvero un poeta,
sia quello di legger le sue poesie e quindi ecco…
ALCUNE SUE POESIE CHE AMO
DENTRO L’AMORE
Al segno che ti dà la stanza sciogli
sulla parete l’ombra dei capelli,
le braccia alzate, la flessuosa voglia
d’avermi, e già dal ridere mi volti
nella raffica buia, mi cancelli
per affiorare dal lamento vano.
Smarrita, nel cercarmi con la mano,
nel distinguermi il volto, grata, piena
d’aperto e poi ripresa dalla lena
della dolcezza, calma a poco a poco
come in un lungo brivido. Dal gioco
degli occhi che balbettano mi ridi
sul petto a colpi di piccoli gridi.
IL POETA
Il poeta è un uomo mortale
che vive con tutta la sua morte
e con tutta la sua vita,
nel tempo,
e in sé si consuma e si sveglia,
negli altri si popola e si chiama,
e nulla possiede
che non abbia già amato e perduto.
SIRENA
Il tuo canto mi avvolge e mi carezza,
con la sua voce di mare mi avvince.
Ha la freschezza lieve della brezza
e il sentore di lontane province.
Nel suo tremolo scorgo la purezza
dell’acqua ed il furore della lince.
Nel vibrato io sento la dolcezza
dell’amore e la forza di chi vince.
Legato all’albero di questa vita
io non ti seguirò. Alla tua lusinga
non cederò, ma ti confinerò
nel sogno, Sirena dalla squisita
voce, e come chi sulla spiaggia stringa
sabbia tra le mani, mi sveglierò.
HANNO SPARATO A MEZZANOTTE
Hanno sparato a mezzanotte, ho udito
il ragazzo cadere sulla neve
e la neve coprirlo senza un nome.
Guardare i morti alla città rimane
e illividire sotto il cielo. All’alba
con la neve cadente dai frontoni
dai fili neri sempre più rovina
accasciata di schianto sulla madre
che carponi s’abbevera a quegli occhi
ghiacci del figlio, a quei capelli sciolti
nei fiumi azzurri della primavera.
POESIA D’AMORE
Le grandi notti d’estate
che nulla muove oltre il chiaro
filtro dei baci, il tuo volto
un sogno nelle mie mani.
Lontana come i tuoi occhi
tu sei venuta dal mare
dal vento che pare l’ anima.
E baci perdutamente
sino a che l’ arida bocca
come la notte è dischiusa
portata via dal suo soffio.
Tu vivi allora, tu vivi
il sogno ch’ esisti è vero.
Da quanto t’ ho cercata.
Ti stringo per dirti che i sogni
son belli come il tuo volto,
lontani come i tuoi occhi.
E il bacio che cerco è l’ anima.
Tony Kospan
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