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Archivio per 29 Maggio 2021
Buon sabato sera in poesia “Quando sarai arrivata” De Moraes – arte Renoir – canzone “I ricordi del cuore” Minghi Leave a comment
Nostalgia di un abbraccio mai avvenuto – Un doloroso racconto d’amore filiale davvero bello ed emozionante Leave a comment

pur riguardando un rapporto filiale,
è rappresentativo di realtà diverse
rispetto al nostro classico immaginario collettivo.
ci fa esser vicini alla sua autrice e forse a tante ed a tanti,
più di quanti possiamo pensare,
che possono in esso riconoscersi.


Mi chiedo se sia possibile avere nostalgia di qualcosa che non si è avuto, sapendo che comunque non lo si potrà avere mai.
Parlo di un abbraccio, io ho nostalgia di un abbraccio che avrei voluto e che mia madre non mi ha dato.
Ho provato a cercarlo ovunque, mi sono detta “due braccia che ti stringono è un abbraccio”.
Nell’abbraccio di un uomo ho trovato tenerezza, protezione, ma basta un niente perché si trasformi in passione.
Anche nell’abbraccio di un figlio ho trovato tenerezza e protezione, ma basta un niente e si trasforma in un “Grazie, ora sto bene”, anche se non è vero che stai bene.
Perché non ricordo alcun abbraccio di mia madre? Eppure deve avermene dati.
Guardo le fotografie dove lei mi tiene in braccio. Perché non lo ricordo?
Ho avuto il coraggio di chiederglielo. Ero grande e continuavo ad avere questo desiderio, questa nostalgia.
Non una risposta a quel biglietto, nè una battuta ironica, nè una frase commossa, o – come dire – un accenno di rammarico per quello che non ha saputo darmi.
Il silenzio. Peggio di uno schiaffo, peggio di un rifiuto, il peggio di tutto quello che una madre ti può dare.
L’ho cercato fino alla fine, questo abbraccio, fino alla fine di lei.
E quando stava morendo io, quasi approfittando della sua malattia, della sua debolezza, la lavavo, la pettinavo, le massaggiavo tutto il corpo, quel corpo che non ero riuscita a sentire vicino in un abbraccio;
– Mi vuoi bene?
La rabbia salì dal cuore fino alla gola. Avrei voluto urlarle:
– Che cosa mi stai chiedendo? E’ tutta la vita che ti voglio bene.
Ma l’abbracciai io, l’abbracciai e le dissi:
– Certo che ti voglio bene.
E dolcemente la poggiai di nuovo sul letto dove poco dopo sarebbe morta lasciandomi sola, non più di come mi aveva lasciato quando era viva, ma senza più la speranza di poter avere da lei un abbraccio nel quale entrare per farmi consolare.





IL GRANDE SPIRITO PARLA AL NOSTRO CUORE – La bella ed armonica visione dei nativi americani sia di loro stessi che della natura Leave a comment

«I bianchi vogliono sempre qualcosa. Ma che cosa cercano? I bianchi vogliono sempre qualcosa. Sono sempre inquieti, turbati. Non sappiamo cosa vogliono.
Un mondo malato al quale la saggezza degli Indiani d’America può recare giovamento.

Questo viaggio senza fine, perché il miglioramento fisico, emotivo, mentale e spirituale non può mai essere completato, è lo scopo dell’esistenza di ogni Indiano, qualunque sia il gruppo tribale d’appartenenza.


L’uomo non stabilisce quindi solamente un rapporto equilibrato con la natura ma arriva a conoscere se stesso grazie a questa armonia.


dai nostri passi,
il terreno del campo risuona.
pensaci.
dobbiamo fare attenzione ai nostri passi.
TESTO DAL WEB – IMPAGINAZIONE T.K.
IO NON SONO IO – Suggestivi.. enigmatici e densi di simbolismi sono questi versi del Premio Nobel J. R. Jimenez Leave a comment

In pochi versi l’autore scava nel profondo


Moguer 24.12.1881 – San Juan 29.5.1958

La sua romantica poetica,


IO NON SONO IO




Omaggio al Sommo Dante con il mitico passo del 5° Canto della Divina Commedia (Paolo e Francesca) e la lettura di Benigni Leave a comment
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Henry Holiday – Dante incontra Beatrice

Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangea; sì che di pietade
io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Sono versi che lasciano…
C’è Minosse in questo canto, con tutte le similitudini…

Alexandre Cabanel
Qui possiamo ora leggere questo mitico passo dantesco,
e volendo, possiamo farlo mentre ascoltiamo
l’interpretazione di Benigni col video che segue.

ombre portate da la detta briga;
per ch’i’ dissi: “Maestro, chi son quelle
51 genti che l’aura nera sì gastiga?”.
“La prima di color di cui novelle
tu vuo’ saper”, mi disse quelli allotta,
54 “fu imperadrice di molte favelle.
A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fé licito in sua legge,
57 per tòrre il biasmo in che era condotta.
Ell’è Semiramìs, di cui si legge
che succedette a Nino e fu sua sposa:
60 tenne la terra che ’l Soldan corregge.
L’altra è colei che s’ancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
63 poi è Cleopatràs lussurïosa.
Elena vedi, per cui tanto reo
tempo si volse, e vedi ’l grande Achille,
66 che con amore al fine combatteo.
Vedi Parìs, Tristano”; e più di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
69 ch’amor di nostra vita dipartille.
Poscia ch’io ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche e ’ cavalieri,
72 pietà mi giunse, e fui quasi smarrito.
I’ cominciai: “Poeta, volontieri
parlerei a quei due che ’nsieme vanno,
75 e paion sì al vento esser leggeri”.
Ed elli a me: “Vedrai quando saranno
più presso a noi; e tu allor li priega
78 per quello amor che i mena, ed ei verranno”.
Sì tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: “O anime affannate,
81 venite a noi parlar, s’altri nol niega!”.
Quali colombe dal disio chiamate
con l’ali alzate e ferme al dolce nido
84 vegnon per l’aere dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov’è Dido,
a noi venendo per l’aere maligno,
87 sì forte fu l’affettüoso grido.
“O animal grazioso e benigno
che visitando vai per l’aere perso
90 noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de l’universo,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
93 poi c’hai pietà del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
96 mentre che ’l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove ’l Po discende
99 per aver pace co’ seguaci sui.
Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
prese costui de la bella persona
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
105 che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense”.
108 Queste parole da lor ci fuor porte.
Quand’io intesi quell’anime offense,
china’ il viso e tanto il tenni basso,
111 fin che ’l poeta mi disse: “Che pense?”.
Quando rispuosi, cominciai: “Oh lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
114 menù costoro al doloroso passo!”.
Poi mi rivolsi a loro e parla’ io,
e cominciai: “Francesca, i tuoi martiri
117 a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo d’i dolci sospiri,
a che e come concedette amore
120 che conosceste i dubbiosi disiri?”.
E quella a me: “Nessun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
123 ne la miseria; e ciò sa ’l tuo dottore.
Ma s’a conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
126 dirò come colui che piange e dice.
Noi leggiavamo un giorno per diletto
di Lancialotto come amor lo strinse;
129 soli eravamo e sanza alcun sospetto.
Per più fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
132 ma solo un punto fu quel che ci vinse.
Quando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
135 questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basciò tutto tremante.
Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse:
Mentre che l’uno spirto questo disse,
l’altro piangëa; sì che di pietade
141 io venni men così com’io morisse.
E caddi come corpo morto cade.

ECCO LA LETTURA DEL PASSO DA PARTE DI BENIGNI IN VIDEO
