Nei suoi 3000 anni circa
la civiltà egizia ha avuto tantissime forme culturali e letterarie…
Non potendo approfondire, nello stretto spazio di un post,
tutta l’enorme mole di documentazione giunta a noi…
ecco un breve excursus sulla storia letteraria
di quella grandissima civiltà…
MINI STORIA LETTERARIA DEGLI EGIZI
La storia letteraria dei popoli egizi riflette la complessità di uno sviluppo storico caratterizzato da continuità culturali ma anche da cesure, riprese, periodi di ricchezza e vigore e periodi di regresso e decadenza.
E’ un processo che ha radici antichissime: gli egizi sono tra i popoli di cui sappiamo di più , per cui riusciamo ad “arrivare” più indietro nel tempo.
E anche per la sua posizione geografica è stata una cultura di cui i popoli europei hanno conosciuto nei suoi elementi principale, anche se non sappiamo esattamente quanto ne siano stati influenzati.
Sinteticamente, per quanto riguarda i prodotti letterari di questi popoli nelle epoche precedenti le prime testimonianze letterarie conosciute dei popoli europei, si distinguono cinque periodi.

Al periodo 2778/2250 (-) circa appartengono testi delle piramidi e delle mastaba. I “Testi delle piramidi” sono iscrizioni funerarie: inni, rituali, frasi magiche, testi religiosi scolpite in geroglifico sulle pareti della camera sepolcrale dei sovrani della V dinastia (secolo XXV-) e di re e regine successive. I testi furono scoperti a Saqqarah da *A. Mariette nel 1880-1+ e pubblicati per la prima volta da G. Maspero nel 1894.
Si tratta di più di 700 formule. Dovevano servire per aiutare il sovrano a superare gli ostacoli nel suo viaggio verso il cielo per essere assunto tra gli dei.
I mastaba erano tumuli bassi, con due stele e una camera per le offerte, in cui erano sepolti personaggi illustri e nobili.
Vi sono testi che esplicitano quanto è raffigurato sulle pareti, ma anche testi biografici (l’autobiografia di Uni).
A questo periodo appartengono raccolte sapienziali di detti di saggi: di Imhotep e Hardedef, di Ptahotep, uno attribuito al figlio del faraone Cheope.

MERIKARA
Nel 2250/2160 (-) circa, un periodo di crisi caratterizzato da profondi mutamenti sociali. Nelle Ammonizioni di un saggio il principe Ipu con passione rimpiange il passato e descrive incisivamente il presente.
Nel Dialogo di un disperato con la sua anima un saggio discute dell’inutilità di restare in vita in un mondo triste e duro.
Nel Canto dell’arpista le traversie della vita fanno parte delle leggi naturali per cui è inutile rimpiangere il passato e non si deve disperare del presente.
L’Insegnamento per Merikara presenta il sovrano nelle sue qualità umane e approfondisce il senso del divino.
L’Oasita eloquente è la storia di un contadino defraudato da un funzionario che chiede giustizia a un alto dignitario della corte e viene posto nell’ufficio del funzionario che lo aveva defraudato.

SCRIBA
Nel 2160/1580 (-) due generi letterari: politico e narrativo. Significativo l’elegante testo ‘profetico’ di Neferty per l’avvento al trono di Amenemhet I fondatore della XII dinastia.
Kethy è autore dell’Insegnamento di Amenemhet I al figlio Sesostri I imperniato sul concetto amaro che chi fa del bene non raccoglie bene, e della Satira dei mestieri, elogio della carriera di scriba e satira delle altre professioni.
Testo narrativo è Avventure di Sinuhe, divenuto poi un classico nelle scuole egizie.
E’ stato rinvenuto in vari papiri. Dopo la morte misteriosa di Amenemhet I (20001970), Sinuhe fugge, visita i paesi dell’Asia vicina.
Si stabilisce nel paese di Retenu (Siria), diventa un ricco capo tribù amato e stimato da tutti, ma diventato vecchio la nostalgia della sua terra e il desiderio di conquistare il favore del nuovo sovrano Sesostri I (figlio e successore di Amenemhet I) lo spingono a tornare in Egitto.
Accolto con grandi onori dal faraone, Sinuhe attende serenamente la morte. Il racconto, svolto sotto la forma di un’epigrafe autobiografica in cui Sinuhe parla in prima persona, era considerato presso gli antichi egizi capolavoro della narrativa antica per vivacità descrittiva e eleganza di stile. Simile è il Racconto di un naufrago.
I Racconti del papiro Westcar sono una raccolta di storie meravigliose del passato, narrate a turno da principi, alla presenza del faraone Cheope.

INNO AL SOLE
Nel 1580/1320 (-) il periodo dei faraoni liberatori del delta del Nilo dagli asiatici e conquistatori: Ahmose, Tutmosi I, Tutmosi III, Tutankhamon.
Anche in letteratura è un periodo di splendore.
Alla letteratura di corte appartiene il racconto della concezione divina della regina Hatshepsut, la narrazione dell’impresa di Tutmosi III a Meghiddo.
Alla produzione religiosa… l’istruzione al sommo sacerdote di Ptahotep, l’Inno al sole, il grande Inno al dio Amon, e il celebre Inno ad Aton dio solare.
Di carattere morale è l’Insegnamento di Any.

A partire dal XVI secolo (-) e cioè dalla 18° dinastia, cominciarono a essere deposti nelle tombe, appoggiato al sarcofago oppure meso tra le bende che avvolgevano il morto delle formule magico-funerarie su papiro.
Convenzionalmente si dà il nome di “Libro dei morti” a queste iscrizioni, ma gli egizi le chiamavano Libro dell’uscire alla luce. Destinate a assicurare un aldilà senza incertezze, i manoscritti del “libro” furono scritti prima in geroglifico corsivo, poi in ieratico (dalla 21° dinastia), poi in demotico.
Ne sono pervenuti in gran numero, per lo più illustrati con vignette, vere e proprie miniature. I temi erano incentrati sul mito di Osiri signore dell’oltretomba, sul giudizio del defunto (psicostasia) e sulla esistenza dopo la morte.
L’esemplare più antico del “Libro dei morti” è il Papiro di Torino, di epoca tolemaica. Suddiviso in 165 formule. E’ stato edito da K.R. Lepsius (1842+).

Nel 1320/950, l’inserimento della borghesia mercantile e artigiana in posti di responsabilità, la diffusione della cultura media con la formazione di un gran numero di funzionari, i maggiori contatti con le culture asiatiche produce nuovi generi letterari e forme espressive.
La lingua usata aveva conservato lo stesso tipo di struttura morfologica: ora muta sotto l’influsso del parlato.
A proposito di questa lingua nuova e di questa nuova letteratura si parla di neoegizio.
Tra i testi di questo periodo sono Il racconto dei due fratelli e La disputa tra Horo e Seth aspiranti all’eredità del defunto Osiri.
E una vasta produzione letteraria di carattere amoroso, idillica, sensuale, erotica.
testo dal web – impaginazione t.k.
CIAO DA TONY KOSPAN

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Questa, a mio parere è una fantastica poesia,
quasi una preghiera,
che ci racconta, in pochi versi,
come deve evolvere la storia di un amore vero
e lo fa con immagini semplici ma incisive.
Le metafore, quasi delle pennellate,
hanno l’intento di dar a noi tutti
consigli al fine di mantener puro ed intatto,
superando le subdole trappole della vita,
un vero sentimento d’amore.
Questa poesia l’ “incontrai” tempo fa
nella trasmissione notturna di Rai2/Rai3
INCONSCIO E MAGIA – PSICHE
di Gabriele La Porta… ormai scomparsa…
PER COLORO CHE SI AMANO
Andrèe Chedid*
Che tra le loro mani, il fiume si meravigli
Che tra le loro labbra, i respiri siano stellati.
E prodiga la brezza al loro accordo.
Che parlino lo stesso linguaggio.
Che partano e poi si sveglino.
Che soprattutto veglino
Le trappole son tese.
Fin dentro al loro cuore.
Dante Gabriel Rossetti – Paolo e Francesca
*Andrèe Chedid: Cairo 20 marzo 1920 – Parigi 06.02. 2011
è stata una poetessa egiziana naturalizzata francese.
Andrèe Chedid
CIAO DA TONY KOSPAN
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L’AMENA STORIA DEL CULTO DI
SAN PASQUALE BAYLON
PROTETTORE DELLE DONNE
Il santo del 17 maggio è San Pasquale Baylon
Protettore delle donne (e non solo).
Chi era e come mai è definito protettore delle donne?
LA VERA STORIA DEL SANTO
Pasquale Baylon fu un umile fraticello spagnolo del 1500 che, fin da giovanissimo pastorello, sentì forte la vocazione religiosa.
Di lui si ricorda oltre alla grande umiltà un pericolisissimo viaggio attraverso la Francia calvinista e la sua difesa dell’Eucaristia.
Fu dichiarato Santo nel 1690 da Papa Alessandro VIII.
L’ORIGINE DELLA
“PROTEZIONE DELLE DONNE”
Oltre ad essere considerato il Santo
a cui le donne nubili possono rivolgersi per trovare marito
è anche il Santo della “protezione” delle donne.
La storia è davvero simpaticissima…
e nasce soprattutto dalla tradizione popolare partenopea.
Tradizione narra che il fraticello consigliasse in confessione, alle donne che si lamentavano dei mariti,
di dar a loro un uovo sbattuto con zucchero e vino
e per questo è considerato da molti
anche l’inventore dello zabaione.
Il suo culto, come accennavo su,
ebbe molta diffusione a Napoli ed in provincia
per poi diffondersi in varie parti d’Italia
ma soprattutto in meridione.
Le donne cantavano… e pregavano… il santo così…
«San Pasquale Baylonne protettore delle donne,
fammi trovare marito, bianco, rosso e colorito,
come te, tale e quale, o glorioso san Pasquale!».
Una storia ancor più colorita sempre nell’ambito del mito del frate
protettore delle donne riguarda una statua che si trovava
in una chiesa di Torre Annunziata che raffigurava il santo
come un marinaio con tutta l’attrezzatura di pesca
e con in mano un pesce che sembrava… ehm ehm.
Nel solco di questa tradizione, giunta fino ai giorni nostri,
c’è stato un film del genere boccaccesco del 1976 con Lando Buzzanca
che ricorda queste curiosità ed in cui c’è tra l’altro una simpatica processione
con le donne che lo implorano cantando una divertente canzoncina.
CIAO DA TONY KOSPAN
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La nascita di Venere
Sandro Botticelli, ma il suo vero nome era Sandro Filipepi,
è stato uno degli artisti più emblematici del Rinascimento.
Alcune sue opere non è difficile definirle fantastiche,
soprattutto quelle, ancor oggi ammiratissime,
del cd. “Primo Periodo Mediceo“.
La calunnia
BOTTICELLI
ARTISTA GENIALE DEL RINASCIMENTO
LA FAMA.. L’OBLIO E LA RISCOPERTA
a cura di Tony Kospan
Buona parte del fascino delle sue opere
nasce anche dalla constatazione che egli ha inteso,
attraverso l’affascinante bellezza dei suoi dipinti,
anche donarci dei messaggi, culturali e non solo,
grazie ad allegorie più o meno nascoste.
E’ considerato il pittore più vicino
agli ideali neoplatonici molto “sentiti”
negli ambienti intellettuali ed artistici dell’epoca.
Eppure, anche se vi sembrerà incredibile,
le sue opere,
nonostante la loro stupefacente bellezza,
erano quasi completamente sconosciute
fin quasi alla fine dell’ ottocento,
forse (o soprattutto?)
per il giudizio freddino del Vasari.
Poi grazie alla loro riscoperta nell’800
da parte del critico inglese John Ruskin,
e per l’innamoramento dei Preraffaelliti,
il loro successo non è più tramontato
ed ancor oggi i suoi dipinti sono amatissimi nel web.
Firenze 1.3.1445 – Firenze 17.5.1510 (Autoritratto)
BREVE BIOGRAFIA.
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Fin da piccolo iniziò a frequentare la bottega del Pollaiolo
che gli instillò il senso della pennellata elegante
che sarà una delle sue più belle caratteristiche.
A 25 anni si stacca dal maestro ed inizia la sua carriera
che subito appare di successo dato che riceve incarichi importanti
come quello di realizzare il ritratto di Giuliano de’ Medici.
Giuliano de’ Medici (partic.)
Grazie a questi lavori viene preso a benvolere
dalla grande famiglia fiorentina
che fu, in questo periodo (1478 e segg.),
la grande committente di suoi dipinti
come le mitiche “Primavera” e “Nascita di Venere“.
Nascita di Venere
In entrambe le opere su citate è presente Simonetta Vespucci
la donna più bella del Rinascimento
amata da Giuliano de’ Medici e dipinta più volte dal Botticelli
Simonetta Vespucci
Entrambe vengono chieste al Botticelli per “tirar su” lo spirito
di un rampollo mediceo, Lorenzo di Pierfrancesco, affetto
da disturbi mentali che potremmo definire depressivi ed infatti
entrambe queste opere avranno quale prima sistemazione
Villa del Castello dove questi abitava.
(clicca qui giù se desideri conoscere i segreti della mitica Primavera)
Primavera
Entrambe queste opere rivelano anche lo spirito libero,
curioso, colto ed estroverso
del Botticelli insieme al suo amore per le allegorie.
Botticelli – Madonna dei 6 angeli
Chiamato a Roma, su consiglio di Lorenzo il Magnifico,
è poi incaricato di affrescare 3 episodi biblici
nella Cappella Sistina “Prove di Mosè”, “Prove di Cristo”
e “La Punizione di Qorah, Dtham e Abiram”.
(clicca qui giù se desideri conoscerne i segreti di Marte e Venere)
Marte e Venere – 1483
Dagli anni ’90 in poi, a seguito della cacciata dei Medici,
cambia il suo stile, quasi certamente per l’influenza
della severa predicazione del Savonarola
contemporaneamente ad una sua forte crisi spirituale.
Sant’Agostino nello studio
Alla fine del ‘400 dipinge 100 pergamene
sui vari temi della Divina Commedia
commissionategli da Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici
cugino di Lorenzo il Magnifico e suo amico.
Divina Commedia – La voragine infernale
Abbandona allora il tratto elegante e figurativo
per riavvicinarsi con estremo misticismo alla pittura medievale
dipingendo figure più filiformi e chiaroscuri più densi.
Madonna della melagrana
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Tra i più noti dipinti di questo periodo possiamo elencare
“La calunnia”, “Natività mistica”, e “Compianto sul Cristo morto”.
Tondo Raczynski – 1477
.
La sua fama però ormai inizia a declinare inesorabilmente
mentre nel cielo dell’arte fiorentina trionfa Leonardo
e si fa largo prepotentemente il genio di Michelangelo.
Muore povero e solo nel 1510, a Firenze, dopo grave malattia.
F I N E
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(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
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