Archivio per 7 Maggio 2021

Curiosità di antiche… pandemie. Le Buchette del vino di Firenze.   2 comments







Curiosità di antiche… pandemie. 
Le Buchette del Vino di Firenze.


L’attuale pandemia ci fa, tra l’altro,  riscoprire alcuni metodi 
che i nostri antenati hanno usato per difendersi da quelle dei secoli scorsi.

Ora vi parlerò delle “buchette del vino” di Firenze.






Penso che non ne avete mai sentito parlare.

No… no… non preoccupatevi non è colpa vostra… 

Oltre ai veri fiorentini pochi altri al mondo 
conoscono questa originale antica usanza.

Cosa sono? Sono piccole aperture di alcune decine di centimetri nelle mura 
di alcuni palazzi simili a finestrelle ma con la forma di portoncini.






Sono situate a piano terra e collocate verso la strada.

In verità non sono più, o meglio non erano più, aperte… 
dato che nel tempo erano state tutte murate 
avendo perso la loro originaria funzione.






LA STORIA DELLE BUCHETTE

La loro origine risale alla fine del Medioevo, intorno al XV secolo.

E’ il momento della massima espansione dell’economia 
ma anche dell’arte, della cultura e della politica fiorentina.

In particolare i grandi possidenti, mercanti, banchieri e nobili 
iniziano ad investire nelle campagne 
ed a produrre grandi quantità di prodotti, soprattutto vino, 
acquisendo anche una moderna cultura enologica.






I risultati furono ottimi ma poi decisero, per non condividere i guadagni 
con locande e commercianti, di venderlo direttamente ai clienti.

All’inizio ciò avvenne per strada, poi la vendita si svolse nei loro palazzi 
(ovviamente ad opera dei servitori) in duplice modo.






Dalla porta principale per quantità non piccole 
o dalla… buchetta che abbiamo descritto su 
e che possiamo considerare un antesignano del “drive.in-fast food”.

Perché la buchetta? 
Per favorire l’anonimato dei clienti 
che anche a tarda ora potevano bussare e chiedere.






L’avventore bussava alla porticina, la buchetta veniva aperta 
ed il compratore poggiava sul mini davanzale le monete
insieme ad un bicchiere o a una bottiglia.

A sua volta il servitore incassava il danaro e restituiva, 
riempiti di vino, il bicchiere o la bottiglia.






LE BUCHETTE IN PANDEMIA

Ma l’uso delle buchette si affermò ancor di più durante le varie pandemie, 
soprattutto in quella del ‘600… con queste diverse modalità precauzionali.

Il servitore prendeva le monete con una paletta, 
poi le versava in un contenitore pieno di aceto, 
le controllava e poi consegnava quanto richiesto.






LE BUCHETTE OGGI

Con l’arrivo dei tempi moderni questa tradizione scomparve. 

Oggi però a seguito dell’arrivo del coronavirus molte sono state riaperte
 per continuare la vendita in sicurezza 
ma stavolta non più solo di vino ma anche di cocktail, gelati, pane etc.






C’è anche un’Associazione Culturale, sorta qualche anno fa, 
che si occupa di conservarle, salvaguardarle e farle conoscere.

La buchetta più originale, o più bella, 
è forse quella del Palazzo Antinori a Borgo Pinti.






Ogni tanto vengono poi scoperte nuove buchette.

Beh, se per caso andiamo a Firenze,
cercheremo di trovarle, e perché no, utilizzarle, anche noi.








Ciao da Tony Kospan innamorato anche di Firenze.



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La strana storia della parola “solitudine” con dipinti in tema ed un mio pensiero.   1 comment









La parola “solitudine” nasce dalla parola latina “solus”. 
In questo caso è evidente che gli antichi romani non utilizzarono il termine greco “monos”.

Tuttavia le 2 parole avevano lo stesso significato di “intero”, “completo”.

Quindi solo in un secondo momento la parola ha cambiato il suo significato in esser “staccati o lontani dagli altri” e generalmente con un'accezione negativa.




Henri De Braekeleer




Mentre “monos” ha dato origine a molte parole antiche e moderne come monaco, monogamia, monocratico, monoteismo, monotematico… etc.solus”  ha dato origine a parole come solitario, solipsismo e poche altre.

Dunque per gli antichi greci e latini stare da soli voleva dire esser capaci di vivere appieno, vivere una propria interezza e dunque esseri completi.

Oggi invece la solitudine viene vista come privazione di qualcosa e soprattutto di contatti umani significativi e per questo molti si disperano se sono costretti a viverla.




Carl Vilhelm Holsøe




Questa diversa concezione dello star soli con noi stessi indica una fragilità della nostra società? 

Senza arrivare a situazioni di tipo eremitico tuttavia ritengo che questa parola non debba essere demonizzata. 

Diceva genialmente Leopardi: 
“La solitudine è come una lente di ingrandimento. Se sei solo e stai bene stai benissimo se sei solo e non stai bene stai malissimo.”




William Vincent Cahill 




Personalmente da orso debbo dire di sentirmi un po' come gli antichi e dunque di non disprezzare affatto lo star da soli ma anzi di sentirmi davvero bene con lei pur senza raggiungere però uno stato antisociale. 

Aggiungo infine che la solitudine può comunque essere vissuta bene rimanendo in contatto virtuale con gli altri, del passato o del presente, grazie ai libri ed alle nuove tecnologie.

Orso Tony




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Arturo Nathan





I 2 CAVALLI – Bella e saggia favola… firmata… Tolstoj… e diventata classica   Leave a comment

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Con le sue favolette… semplici… semplici…

questo grandissimo scrittore

ci dona chiari e concreti esempi di saggezza

anche se in questo caso

l’esito non piacerà agli animalisti.

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Bisogna però sempre, nel leggere opere del passato,

immedesimarsi nella cultura e nella mentalità dell’epoca

in cui furono scritte.


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I 2 CAVALLI 
UNA SAGGIA FAVOLETTA FIRMATA…
LEV TOLSTOJ!*

 





Due cavalli tiravano ognuno il proprio carro.

  
Il primo cavallo non si fermava mai;
ma l’altro sostava di continuo.
  
Allora tutto il carico venne messo sul primo carro.
  
Il cavallo che era dietro e che ormai tirava un carro vuoto,
disse sentenzioso al compagno:
” Vedi? Tu fatichi e sudi!
Ma più ti sforzerai, più ti faranno faticare.”
 
Quando arrivarono a destinazione, il padrone si disse:
” Perché devo mantenere due cavalli!
Mentre uno solo basta a trasportare i miei carichi?

Meglio sarà nutrir bene l’uno, e ammazzare l’altro;
ci guadagnerò almeno la pelle del cavallo ucciso! “

  


E così fece…


 

(Jàsnaja Poljana 9 settembre 18 – Astàpovo 20 novembre 1910)




Lev Tolstoj è stato un grande scrittore, drammaturgo, filosofo,
pedagogista, esegeta ed attivista sociale russo
 



 



 
 



CIAO DA TONY KOSPAN 
 
 
 
 

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Ciajkovskij – Un breve ricordo del grande musicista russo ed il suo mitico balletto “Valzer dei fiori”   1 comment

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Il grande musicista russo, esponente del romanticismo
dal nome complicato e trascritto in vari modi
Pëtr Il’ič Čajkovskij o Pyotr Ilyich Tchaikovsky o Ciajkovskij
è stato uno dei primi grandi musicisti russi.




Kamsko-Votkinsk 7.5.1840 – San Pietroburgo 6.11.1893


L’uomo ha avuto una vita personale molto difficile,

nella chiusa società russa dell’ottocento,

illuminata però dal suo grande talento musicale…






Le sue opere più note ed ancor oggi amate

sono oltre al Valzer dei fiori:

– Lo schiaccianoci

– La bella addormentata

– Il lago dei cigni

 e 

– Capriccio italiano.


Quest’ultima sua creazione ha una musicalità di tipo moderno

ed è stata la base di diverse musiche leggere moderne.

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VALSE DES FLEURS – TCHAIKOVSKY



QUANDO LA DANZA CON LA SUA MAGIA
RAGGIUNGE VERTICI SUBLIMI




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Chi ama la musica classica… la danza… ed il balletto… ad alto livello

non può perdersi questo video in cui anche la scenografia

completa uno spettacolo artisitco e musicale davvero meraviglioso.








Penso proprio che questo video ci consentirà di… volare
grazie alla bellezza (ed insieme ad essa)
di questa notissima composizione musicale
associata alle figure del fantastico balletto.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao da Tony Kospan


 
 
 
 

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Buon weekend in poesia “Il futuro” J. Cortazar – arte A. Stevens – canzone “Across the universe” (Beatles)   1 comment

 
 
 Alfred Stevens

 
 
 

 
 
  
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Quando la felicità ci viene incontro
non è mai vestita come pensavamo.
Spesso ci passa accanto silenziosa
e non sappiamo riconoscerla.
~ Romano Battaglia ~
 

png ROSA GRANDE PNG 9  
 
 
 ( Across the universe )

Alfred Stevens – Pomeriggio al parco

 
 
IL FUTURO
J. Cortazar

E so molto bene che non ci sarai.
Non ci sarai nella strada,
non nel mormorio che sgorga di notte
dai pali che la illuminano,
neppure nel gesto di scegliere il menù,
o nel sorriso che lenisce
l’intrico delle sotterranee,
nei libri prestati
e nell’arrivederci a domani.
Nei miei sogni non ci sarai,
nel destino originale delle parole,
nè ci sarai in un numero di telefono
o nel colore di un paio di guanti,
di una blusa.
Mi infurierò, amor mio,
e non sarà per te,
e non per te comprerò dolci,
all’angolo della strada mi fermerò,
a quell’angolo a cui non svolterai,
e dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
nè qui dentro,
il carcere dove ancora ti detengo,
nè la fuori,
in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente,
non sarai neppure un ricordo,
e quando ti penserò,
penserò un pensiero
che oscuramente
cerca di ricordarsi di te.
 
 

Alfred Stevens 


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Alfred Stevens
 
 
 
 

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