Archivio per 3 Maggio 2021

Buon lunedì sera in poesia “Il tuo cuore” E. Cummings – arte J. Beraud – canzone “Teresa” S. Endrigo   Leave a comment






Jean Beraud – I giocatori della tavola reale



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Le parole vanno ascoltate,
i silenzi vanno rispettati,
le emozioni vanno vissute.
 (Virgina Woolf – Mrs Dalloway)
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Jean Béraud




IL TUO CUORE
Edward Cumming

Il tuo cuore lo porto con me.
Lo porto nel mio 
e non me ne divido mai.
Dove vado io, vieni anche tu, amore mio;
qualsiasi cosa faccio io,
la fai anche tu, mia cara.
Non temo il destino
perché il mio destino sei tu, mia dolce.
Non voglio il mondo, perché il mio,
il più bello, il più vero… sei tu.
Questo è il nostro segreto profondo
radice di tutte le radici
germoglio di tutti i germogli
e cielo dei cieli
di un albero chiamato vita,
che cresce più alto
di quanto l’anima spera,
e la mente nasconde.
Questa è la meraviglia che le stelle separa.
il tuo cuore lo porto con me,
lo porto nel mio.




Jean Beraud – Au Bois de Boulogne



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IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE
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  S. Endrigo – Teresa
Jean Beraud – Al caffè



Afrodite ed Eros – La duplice visione dell’amore nella mitologia greca ed il rapporto col mare anche in dipinti antichi e classici   2 comments





AFRODITE… EROS ED IL MARE
– La duplice visione dell’amore nella mitologia greca –









Per gli antichi greci l’amore era rappresentato da 2 divinità pagane, Afrodite ed Eros (Venere e Cupido per i romani).

Afrodite era nata dal mare ma, a parte la truculenta fecondazione marina, sappiamo solo che nacque dalle parti di Citera.









Tutti conosciamo il bellissimo dipinto del Botticelli in cui vediamo Venere sbucare da una conchiglia in mezzo al mare ma sorprende il ritrovamento di un dipinto simile nell’antica Pompei (vedi qui giù).








Il rapporto di Afrodite col mare non è secondario in quanto i marinai greci amavano lei più di Poseidone (Nettuno) dio del mare. 

Infatti è noto che si affidavano a lei prima di iniziare una navigazione affinché fosse sicura e tranquilla anche se poi, avendo paura dell’ira del dio del mare, facevano sacrifici a lui.








Nella mitologia le relazioni fra il mare l’amore sono tante e sono moltissime le storie ed i miti dell’antica Grecia che associano il mare all’amore (Giasone e Medea, Elena di Troia e Paride, Teseo e Arianna etc..).

Non mancano in queste storie situazioni erotiche, parole spinte, allegorie poetiche, bagni sensuali… e via dicendo. 






Infatti il mito (come tutti i miti pagani anche questo è in sintonia con la realtà) vuol ricordarci che il mare può sorprenderci e nascondere pericoli, ma anche farsi scoprire tesori di bellezza e di armonia, proprio come l’amore e viceversa.

Tornando alla duplice visione dell’amore da parte dei greci antichi veniamo ora ad esaminare Eros.








Eros nasce dal rapporto sessuale tra Poros e Penia (dio dell’abbondanza con la dea della mancanza) avvenuto durante il banchetto per la nascita di Afrodite.

Però benché nei testi più antichi egli sembra rappresentare solo l’amore fisico… pian piano verrà concepito dai greci antichi sempre più come amore travolgente e passionale che ti fa sentire con il cuore “pieno” quando si è con l’amata/o e però con una forte sensazione di mancanza quando si è lontani.

Dunque Eros era il dio che ti fa essere sempre un po’ in tensione ora in modo sublime… ora doloroso.








Egli pure era associabile al mare ma in modo diverso…  e direi opposto.

Con lui il mare viene visto come fantastico, emozionante ma anche tumultuoso e pericoloso.

Se Afrodite era la dea del mare sereno, del mare accogliente ed amico e dunque potremmo definirlo una eterna, absit iniura verbis, bonaccia, Eros era invece il dio del mare agitato che vola in alto come la spuma dei grandi cavalloni ma che poi si scaglia con violenza sulle rocce o sulla riva.








Da ciò si evince che mentre Afrodite rappresentava l’amore sensuale senza problemi, ma anche senza grandi emozioni, e quindi vissuto solo con gioia e per il piacere, Eros invece rappresentava la passione travolgente che ti fa vedere le stelle ma ti può anche far precipitare in un buco nero (gioia e dolore).

In realtà questo evidente dualismo narrato dalla mitologia greca non ha mai cessato di esistere se ancor oggi viviamo l’amore in queste due diversissime modalità.








Il mare dunque può rappresentare sia l’una che l’altra tipologia.

Chi volesse approfondire l’affascinante argomento può  leggere il recente libro “Il mare d’amore” di Giorgio Ieranò editore Laterza


Tony Kospan

Copyright Tony Kospan (Vietata la copia senza far riferimento all’autore del post ed al blog)



ARANCIO divfar







G. Gozzano e A. Guglielminetti – Il difficile amore tra 2 poeti agli inizi del ‘900 ed alcune loro lettere   Leave a comment




Amalia e Guido




Stavolta parliamo di una storia d’amore tra poeti e cioè tra Amalia Guglielminetti e Guido Gozzano.
Le storie d’amore tra poeti in realtà sono rare… ma non rarissime.





Amalia Guglielminetti




Spesso però… sono anche storie “difficili”.
Ma in fondo forse non sono dissimili affatto da quelle di altre persone che poeti non sono quando l’amore, anche grande, è di uno solo dei due come capiremo, leggendo qui di seguito, alcune loro lettere.
La loro storia inizialmente calorosa dopo un po’ diviene sempre più rarefatta a causa di Guido che tende pian piano a staccarsi da lei.
Ma, nonostante questi che si suol chiamare “alti e bassi”, la loro relazione  è stata sì breve ma non brevissima.
Nel 1907, all’inizio della loro relazione nata negli ambienti letterari torinesi, Gozzano inizia ad aver successo come poeta ma purtroppo scopre, proprio nello stesso periodo, anche di avere una lesione ad un polmone che circa 9 anni dopo lo porta alla morte ancora giovanissimo.
Leggiamo una prima lettera.








DA AMALIA A GUIDO
Martedì – 24 marzo 1908


Perché mi fate piangere, Guido, perché mi fate rimpiangere quel poco che v’ho dato di me?
Non dovevo venire con Voi quel giorno per soffrirne dopo, così, per vedermi tolta anche la piccola dolcezza di sentirvi qualche volta vicino.
E così poca cosa la vita e così breve per negarci qualche poco della sua bellezza per tormentarci volontariamente anche quella piccola parte di bene che ci concede?
Voi vi dite corazzato anzi insensibile ad ogni ferita. Io no, mio dolce Amico, o vi voglio bene e soffro crudelmente di sentirvi tanto lontano.
Mi pare di trovarmi più sola in quest’ombra grigia di banalità che ci circonda, sento d’aver smarrito qualche cosa di più leggero, di più chiaro, di più elevato, l’amico che mi comprende, il fratello che sogna i miei sogni e gioisce della mia gioia, la tenerezza che blandisce e riscalda il cuore.
Io non voglio che tu mi sfugga, Guido, io non voglio che tu mi segua di lontano come un estraneo, che tu mi riveda ancora un giorno lontano quando forse i miei capelli non saranno più tanto bruni e la mia bocca fresca e i miei occhi lucenti.
Lascia ch’io ti dica tu come un compagno, ch’io non senta fra noi il gelo di quella parola dura.
Io ti sono compagna ora senza tremori e senza fremiti, sorella della tua anima.
Io ti saprei baciare la fronte con un sorriso sereno come si bacia un bambino.
No, noi non abbiamo ancora sepolto nulla di noi stessi.
Io sono per te come il primo giorno che ti vidi, non sazia, né stanca, né oppressa dalla più piccola parte di te.
Sei nuovo e fresco al mio spirito come allora che m’eri ignoto.
Ogni tua parola è come una piccola luce che ti rischiara un momento e ch’io guardo risplendere con gioia nuova ogni volta che tu parli.
E un senso strano ch’io non so dire, ma che non ho mai sentito per altri, una malia, quasi, che è credo, una occulta profonda fraternità, un oscuro legame spirituale che ci unisce anche nostro malgrado.
Ma tu non provi questo fascino, lo so, poiché mi respingi dopo alcune ore di comune vita, mi allontani con un gesto che mi pare un urto di disdegno.
Forse io non sono stata con te, quel giorno, quella della tua attesa.





Marco Reviglione – Ritratto di Amalia Guglielminetti




Ora leggeremo l’amara risposta di Guido.
Facciamolo con attenzione.
E’ chiara ed evidente, anche se davvero elegante, la volontà di staccarsi da parte del poeta.
Però debbo dire che, nonostante appaia ben descritta la spiegazione della sua decisione, forse ne ignoriamo i veri motivi. 








DA GUIDO AD AMALIA 
30 marzo 1908


Rileggo ogni giorno la tua lettera, mia buona Amalia, con una grande malinconia.
E indugio nella risposta, preso da un’indolenza dolorosa: forse perché non so bene come dirti…
Da molti giorni sono in casa ed ho l’anima morbosamente assopita, incerta di tutto come in un sogno.
Penso a tante cose, sopra tutto, avvenire; e penso anche a te, con molta tenerezza e con molta serenità.
Sento in fondo all’anima una specie di fiera tristezza, per aver saputo essere crudele con me e forse — perdonami — anche un po’ con te…Io provo una soddisfazione speciale quando rifiuto qualche bella felicità che m’offre il Destino.
E quale felicità, Amica mia!
Il nostro amore che sarebbe fiorito con tutti i fiori della primavera torinese! (così dolce per l’esule che ritorna!) anche la stagione sarebbe stata propizia alla nostra follia! 
E quanti mesi di serenità, di sole, di profumo! E quanti sogni! 
Avremmo voluto pellegrinare la nostra passione in tutti i dintorni favorevoli al sentimento: quanti sogni!
Io li ho già sognati tutti e t’ho già vista in tutti: con a sfondo i paesi sconosciuti, le viuzze di provincia dove si sarebbe delineata al mio fianco la tua svelta parigina figura primaverile.
Io non vedrò le tue vesti nuove.
Sarò lontano, solo, con la mia ambizione taciturna: una compagna ben più crudele della tua malinconia…
Perché non confessartelo, mia buona sorella?
L’ambizione da qualche tempo mi artiglia in un modo atroce.
Non sento non vedo non godo non soffro di altro.
Come puoi tu, che pure hai tra le mani i germi di mille speranze e segni la stessa mia via, come puoi rivolgere ancora le forze della tua giovinezza verso altri destini?
Per me, camminando diritto, con l’occhio fisso alla mia meta lontana (o quanto!) tutto è secondario e trascurabile: gioie e dolori: tutto, perfino la tua bellezza sulla quale mi sono chinato un istante, come su un fiore, al margine del sentiero, ma dalla quale mi separo tosto, perché arresterebbe di troppo il mio passo tranquillo…
Ah! Se io potessi darti una parte soltanto di questo mio orgoglio latente, anche il dolore che tu dici di avere in te impallidirebbe e l’amore ti apparirebbe qual è: un inganno della giovinezza e un episodio trascurabile in un destino come il mio e come il tuo.
E mai come in questi tempi che tale smania mi fa soffrire, ho avuto tanto disprezzo per le mie attitudini artistiche e ho tanto sentito la necessità di affinarle con lo studio, con la meditazione, col silenzio. 
Tu hai ancora l’avidità di cogliere fiori e di godere l’ora che passa: per me anche la lusinga del piacere mi è intollerabile come un ostacolo sul mio sentiero.
Amalia, mio buon amico, quante di queste cose t’avrei detto e ti vorrei dire se tu non fossi giovine e bella! 
Ma hai degli occhi luminosi ed una bocca tentatrice ed è impossibile starti vicino senza diventare irriverenti con te come con una crestaia od una cortigiana qualunque…
Ho rilette queste sei pagine, amica mia: ohimè!
Parlo, parlo, e, sopra tutto, ragiono: quanto devo farti soffrire! E anche sdegnare. Perdonami. Perdonami.
Ragiono, perché non amo: questa è la grande verità. Io non t’ho amata mai.
E non t’avrei amata nemmeno restando qui, pur sotto il fascino quotidiano della tua persona magnifica; no: avrei goduto per qualche mese di quella piacevole vanità estetico-sentimentale che dà l’avere al proprio fianco una donna elegante ed ambita.
Non altro. Già altre volte l’ho confessata la mia grande miseria: nessuna donna mai mi fece soffrire; non ho amato mai; con tutte non ho avuto che l’avidità del desiderio, prima, ed una mortale malinconia, dopo.
Ora con te, che sei il più eletto spirito femminile ch’io abbia incontrato mai, e con te che dici di amarmi, sono stato sempre e voglio essere ancora sincero: non ti amo.
E la risoluzione più leale da parte mia è il distacco.
Partirei pur non dovendo partire.
Invece il Destino è propizio: m’impone l’esiglio anche per altre cause ch’io tolgo a pretesto.
Rivederci? A che scopo?
Un colloquio di più nulla aggiungerebbe (o sottrarrebbe forse) alla fraterna benevolenza che noi dobbiamo portare l’uno dell’altro.
Addio, mia buona amica! Ti bacio.




Guido Gozzano




Nella terza ed ultima parte leggeremo infine la risposta (scritta in 2 momenti) di Amalia che ci porta a “sentire” l’immensa forza del suo amore… dolorosamente unita però all’abisso di sofferenza per la consapevolezza che esso non è ricambiato.
Eppur vediamo che lotta ancora come una leonessa.








DA AMALIA A GUIDO
30 marzo 1908 – risposta immediata


Caro Amico, vi pensavo più buono di quanto vi dimostrate.
Credevo di meritare almeno una parola di risposta se vi pareva troppa concessione accordarmi una visita come vi chiedevo.
Un’amicizia come la nostra non deve morire così fra la vostra indifferenza inerte e la mia esasperata tristezza.
Perché io non credo possibile per Voi e per me una fedeltà che resista alle lontananze e agli oblii.
Siamo entrambi troppo egoisti per i culti essenzialmente spirituali.
Mi costringete a mendicare dagli amici vostri le vostre notizie con parola leggera e anima febbrile.
Mi costringete a mendicare da Voi una condiscendenza che non dovrebbe esservi grave. 
E mi è duro, sapete, curvarmi così.
Vorrei parlarvi di cosa che non posso affidare a una lettera.
V’aspetterò a casa mia mercoledì fra le quattro e le cinque, o, se preferite un luogo aperto, giovedì alle tre e mezza laggiù a’ piedi della collina dove già v’ho atteso una volta soffrendo.
Non rispondetemi se vi pesa, ricordate solo ch’io v’aspetterò con intenso desiderio, e che vi prego di venire.

……………………….

Stamani io scrivevo questo mentre tu forse aggiungevi per me tristezza a tristezza nello otto pagine della tua lettera.
Non distruggo e non disdico il mio biglietto.
Ho troppa sete di te per saziarmi delle tue parole amare.
Non è vero ch’io abbia cose segrete a dirti, era una menzogna per indurti a venire.
Porta pure con te la tua ambizione, la tua freddezza, la diffidenza che hai verso di me.
Sarà meglio, forse mi guarirai; ma non inasprire ancora il mio male con un rifiuto.
Se anche non mi ami perché vuoi ch’io ti perda?
Perché vuoi farmi sentire così nera così crudele la mia solitudine, così completo il mio isolamento?
Ah! La gloria, Guido, come ne sogghigno!
Io non so come tu possa amare sognare darti a una così vacua cosa.
Io voglio più bene a te che alla gloria, quella non mi farà mai piangere né aspettare in ansia.









UNA PERSONALE CONSIDERAZIONE

In un primo tempo, quando lessi queste lettere per la prima volta, non apprezzavo affatto le fredde parole di Gozzano, anzi.
Mi sembravano troppo aride e distaccate e solo una scusa per tagliare la corda.
Poi conoscendo meglio la vita del poeta e soprattutto il suo delicato stato di salute (è morto a soli 33 anni) sono giunto a pensare che la sua decisione di troncare la loro storia non era forse originata da futili motivi di comodità bensì da altri e più gravi che, forse per pudore, il grande poeta del crepuscolarismo non se la sentiva di confessare all’amata.
Non so cosa ne pensiate voi ma mi piacerebbe saperlo.



F I N E



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Amalia e Guido



OBESITA’ – Ecco le 7 regole d’oro per.. evitarla e star bene   Leave a comment

 

 

 

 

 


 



L’obesità è una patologia in aumento nel mondo occidentale.



In Italia il 10% dei bambini è obeso. Tale percentuale è tra le più alte in Europa.



La prevenzione è fondamentale.



Occorre però un forte rapporto di continuità con i pasti che i bambini consumano in famiglia.



L’obesità va affrontata con un medico attraverso una dieta controllata 

e modificando comportamenti alimentari sbagliati.


 


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L’ideale non è curare l’obesità, ma prevenirla attraverso un sano rapporto con il cibo 
e praticando movimento fisico e sport.

Recuperare, inoltre, comportamenti e abitudini alimentari più sane.

 
 
 




 
 Botero
 

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LE 7 REGOLE D’ORO

 

 

 

 


1. non saltare mai la colazione


2. evitare gli snack, le bevande zuccherate e non mangiare fuori pasto


3. fare sport e attività motoria


4. mangiare ad ogni pasto frutta e verdura (cotta o cruda) in abbondante quantità


5. assaggiare anche cibi sconosciuti


6. masticare lentamente


7. aumentare il consumo di fibra (legumi e cereali integrali)




 

 

 

 

 
 

La Danza ed il ballo sono utili

come prevenzione e cura dell’obesità… 

e non solo.

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Permettiamoci dunque un… tango

anche se solo virtuale.

(Tango di Julio Iglesias)

 

 


Botero

 

 

 

L’attività fisica è indispensabile per la salute sia fisica che psichica di una persona.

Tenere sempre ferma la nostra automobile significa che, prima o poi, quando la useremo, non partirà. 

La stessa cosa accade al nostro organismo. 

Tenerlo in movimento significa non farlo “spegnere”.

Sempre più persone si rivolgono al ballo sia per tenersi in movimento sia per avere occasioni di socializzazione e di divertimento. 

Non è necessario essere giovani per ballare e questo induce persone di tutte le età a coltivare questa passione facendo sport senza quasi accorgersene.


Fisicamente il ballo apporta numerosissimi benefici: riduce la pressione arteriosa e protegge dalle malattie cardiovascolari; riduce il colesterolo e i trigliceridi; previene l’obesità e il diabete; combatte le malattie dell’invecchiamento; aumenta la forza muscolare delle gambe con tutti i benefici che ne traggono muscoli e vasi sanguigni.


A livello psicologico, poi, ha un effetto fortemente terapeutico. 

Tango, liscio, valzer, balli sudamericani e africani ed anche la danza del ventre sono diventati un modo per stare meglio, uno spazio in cui occuparsi di se stessi senza affaticare troppo il fisico, ma salvaguardandolo in ogni caso.

 

 

 

Botero


 

 

Testi, con modifiche, ed immagini da vari siti web – impaginazione Orso Tony

 
 
 
 
 
 
 

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LA TUA PAGINA DI… SOGNO?



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A. Rodin e Camille Claudel – Arte e amore passionale tra 2 grandi scultori ed i loro capolavori – II PARTE   Leave a comment

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

RODIN E CLAUDEL
– STORIA… D’ARTE D’AMORE E DI DOLORE –
a cura di Tony Kospan
 
 
 
II PARTE
 
 
 
 
 
 
Camille Claudel e Auguste Rodin
 
 
 
 
INIZIO DELLE DIFFICOLTA’ TRA I 2
 
 
 
 
Camille inizia a percepire qualche mancanza.
 
E lo afferma in una lettera ad un’amica: “C’è sempre qualche cosa di assente che mi tormenta…”.
 
Le sembra di non riuscire ad emergere dalla dolce ombra in cui la tiene, seppur amorevolmente, Rodin…
 
Siamo ormai nel 1891 e Claudel sente di non riuscire ad esprimere tutta la sua modernità di donna e tutta la sua genialità d’artista.
 
 
 
 
 

Claudel… all’opera

 
 
Arriva a sentirsi quasi una “favorita“ del sultano e non riesce a non trattenere il suo orgoglio quando scrive parlando di alcune opere del Maestro…
Queste mani, questi piedi, questi fianchi, questa sensualità straziante è tutta opera mia”!
 
 
 
 
 
La mano di Dio – Rodin
 
 
 
 
Ormai l’intensa passione tra i due, artisticamente espressa con l’opera “La Valse” di Camille (una coppia che balla un valzer appassionatamente), inizia a vivere sempre maggiori difficoltà.
 
 
 
 

Camille Claudel – La Valse – 1891
Coppia in bronzo, avvinghiata in un walzer trascinante
in cui non solo i loro corpi, ma anche le loro anime
si fondono in un movimento che sembra sfidare le leggi della gravità.
 
 
 
 
Camille arrivò ad avere una breve relazione col celebre compositore Claude Debussy (incontrato nel salotto del poeta Mallarmé), forse anche per ingelosire Rodin.
 
 
 
 
 
 
Claude Debussy
 
 
 
 
LA ROTTURA
 
 
 
Nel 1892 arriva la rottura finale… causata forse da un aborto a cui Rodin la costringe e dal fatto che lui non si decide a lasciare la convivente… “la vecchiaccia“… (così Claudel definiva la convivente di Rodin) mentre contemporaneamente la sua arte, sempre più indipendente, viene scoperta dai critici che si accorgono delle differenze tra i loro stili….
 
Suo fratello Paul definì l’opera di Camille “la scultura dell’interiore”.
 
 
 
 
 
Auguste Rodin
 
 
 
 
La separazione però dal “grande Rodin”, ahimè,  la allontana anche dagli ambienti artistici “à la page” e dai grandi collezionisti.
 
Tuttavia questi anni di fine 800 sono gli anni dei suoi più grandi grandi capolavori… ed infatti oltre alla “Valse“… ci fu “Sakuntala” o Vertumne et Pomone
 
 
 
 
 
 
Claudel – Vertumne et Pomone 
 
 
 
 
Questo gruppo in bronzo,  opera sensuale ispirata al poema indiano del V° secolo, che narra le vicende della ninfa Sakuntala alla ricerca dell’amato sposo scomparso per un sortilegio, le fruttò il primo grande riconoscimento pubblico..
 
 
E poi un’altra famosa opera  “La piccola castellana“.
 
 
 
 
 
 
Claudel – La petite Châtelaine – 1892-98
 
 
 
 
Con quest’opera in marmo, che ritrae la piccola Therese Courcelles, Claudel trasfigura il suo desiderio di maternità.
 
C’è poi… un altro suo capolavoro… l’AGE MUR
 
 
 
 
 
Camille Claudel – L’Age mur (L’’età matura)
Una vera e propria opera narrativa in bronzo,
realizzata tra il 1894 e il 1900.
 
 
 
 
Quest’altra scultura narra, con accenti drammatici, proprio la sua tremenda storia d’amore sconfitta dalle avversità del destino.
 
Benché il numero e la qualità dei suoi capolavori insieme all’interesse dei critici stiano diventando molto elevati, Camille inizia ad isolarsi sempre di più.
 
Il suo grande amore per Rodin diventa acceso risentimento, quasi una fissazione che esprime pubblicamente ed in ogni modo.
 
Iniziano anche le difficoltà economiche unite al ricorso all’alcool ed ad una certa instabilità psicologica.
 
 
 
 
 
Camille Claudel
 
 
 
 
La sua intransigenza nel non voler scendere ad alcun compromesso, in nome del suo genio, insieme all’alcool ed ad una vita sbandata aggraveranno le sue condizioni psicologiche al punto che in nome del “rispetto” la madre ed il fratello (diplomatico e rappresentante dell’intellighenzia cattolica francese), pochi giorni dopo la morte del padre, suo strenuo paladino, la fecero rinchiudere, nel marzo del 1913, nel manicomio di Ville-Evrard.
 
 
 
 
– CONTINUA –
 
 
copyright t.k.
 
 
TONY KOSPAN
 
 
 
 
 
 
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SE DESIDERI LEGGERE LA PRIMA PARTE
DI QUESTA INTENSA STORIA D’ARTE E D’AMORE
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Rodin – Il pensiero (Camille Claudel)
 
 
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OGGI… 3 MAGGIO E’ LA GIORNATA MONDIALE DELLA LIBERTA’ DI STAMPA – LA STORIA ED UNA BREVE RIFLESSIONE   Leave a comment







3 MAGGIO – GIORNATA MONDIALE DELLA LIBERTA’ DI STAMPA



L’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 17 dicembre 1993 ha proclamato il 3 maggio “Giornata mondiale della libertà di stampa”.

La motivazione di questa decisione nasce dalla necessità di ricordare ai governi del mondo il dovere di sostenere e far rispettare la libertà di parola sancita dall’Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.








Purtroppo come sappiamo, ancora oggi, molti governi non rispettano questa libertà… minacciando ed uccidendo giornalisti, o in altre forme più o meno dure.

Ma.. la cosa riguarda anche noi da vicino… molto da vicino.

Ci sono infatti tanti modi anche nelle società occidentali per impedire una vera libertà di stampa.

Essendo giornali… telegiornali… etc. delle aziende, avvengono, su suggerimenti dei potentati economici, coercizioni subdole fatte di “persuasioni” e compravendite di giornalisti al fine di prevalere notizie parziali, o anche false, per cercare di modificare la visione della realtà da parte delle persone.








In grande aumento, di recente, poi sono le campagne di fake news (bufale) orchestrate da alcuni settori politici nei social network  per orientare le masse a pensare in un unico modo.

Per questo è necessario non fermarsi a leggere solo le notizie sempre sugli stessi giornali, siti o canali tv, ma anche su altri che hanno diverse posizioni per avere una più corretta visione della realtà in cui viviamo.








Ovvero seguiamo questo invito “Leggi di più, ascolta di più, capisci di più”.

La corretta informazione ci rende veri cittadini… quella scorretta invece solo dei sudditi.

T. K.







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