![]() Lucien Levy Dhurmer
![]() ![]() L’inizio e il declino dell’amore
si percepiscono dall’impaccio che si prova
nel trovarsi soli insieme.
Jean de La Bruyère, I caratteri, 1688 ![]()
FARO’
Kahlil Gibran Farò della mia anima uno scrigno
per la tua anima, del mio cuore una dimora per la tua bellezza, del mio petto un sepolcro per le tue pene. Ti amerò come le praterie amano la primavera, e vivrò in te la vita di un fiore sotto i raggi del sole. Canterò il tuo nome come la valle canta l’eco delle campane; ascolterò il linguaggio della tua anima come la spiaggia ascolta la storia delle onde. ![]() Lucien Levy Dhurmer
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Archivio per Maggio 2021
Buon lunedì sera in poesia “Farò” Gibran – arte Dhurmer – canzone “Quando l’estate verrà” Minghi 1 comment
LA PITTURA FUTURISTA – Il manifesto.. le linee guida ed i dipinti – II PARTE Leave a comment


Carrà – Il cavaliere rosso

Così un cavallo da corsa non ha quattro gambe: ne ha venti, e i loro movimenti sono triangolari.”

Ralph Waldo Emerson



Tullio Crali





CARLO CARRA’




La risata – 1911
I rumori della strada invadono la casa – 1911


Il giuggiolo.. questo sconosciuto – Riscopriamo la pianta, il frutto, la storia, gli usi ed il perché del noto detto Leave a comment
Quasi tutti conosciamo l’espressione “andare in brodo di giuggiole”.
E’ un’esclamazione che talvolta sentiamo pronunciare e pronunciamo per sottolineare un momento vissuto con grande soddisfazione.
Il fiore
IL GIUGGIOLO… QUESTO SCONOSCIUTO
DESCRIZIONE – STORIA – RICETTA – MODI DI DIRE E…
a cura di Tony Kospan
LA PIANTA
Il giuggiolo (Zizyphus vulgaris) è una pianta alta dai 5 a i 12 metri originaria dell’Africa settentrionale e della Siria che in tempi antichissimi si diffuse in Cina e in India, dove viene coltivato da oltre 4000 anni.
LA GIUGGIOLA (IL FRUTTO)
La giuggiola… il frutto… assomiglia ad una grossa oliva dal colore prima verdastro e poi rosso marrone scuro quand’è matura.
LA STORIA DEL GIUGGIOLO
Già per Erodoto, che definì le giuggiole simili ai datteri, esse potevano essere usate per produrre un vino liquoroso ed inebriante.
Però i Greci le mangiavano anche come frutta.
IL GIUGGIOLO IN ITALIA
I romani per primi lo importarono in Italia chiamandolo”Zyzyphum” e per essi era simbolo del silenzio ed adornava i Templi della Prudenza.
In Romagna in molte case coloniche era coltivato adiacente alla casa nella zona più riparata ed esposta al sole.
In Veneto ed in particolare a d Arquà Petrarca i giuggioli sono ancora piantati nei giardini di molte abitazioni e le giuggiole sono variamente utilizzate in cucina ed in… cantina.
L’USO ODIERNO
Le giuggiole si consumano sia fresche, appena colte dall’albero, sia quando sono un po’ secche.
C’è un solo nocciolo all’interno simile a quello delle olive.
Si possono trasformare anche in marmellate oppure conservate sotto grappe.
Si fanno anche tisane e sciroppi dolcissimi utilizzati contro la tosse ed anche il famoso… brodo liquoroso.
I frutti sono diuretici, emollienti e lassativi.
IL BRODO DI GIUGGIOLE
LA RICETTA
INGREDIENTI:
– 1 kg di giuggiole
– 1 kg di zucchero
– 2 mele cotogne
– 1 limone non trattato
– 1 litro di vino bianco
– 200 gr di uva isabella o vespolina sgranata
ESECUZIONE:
Prediligete delle giuggiole mature e raggrinzite, che sono poi quelle più dolci, eliminatene il nocciolo.
Mettetele in acqua unitamente alle mele cotogne tagliate a fettine, la scorza di limone, l’uva e lo zucchero, cuocete e dopo un’oretta di cottura a temperatura dolce aggiungete un po’ alla volta il vino di modo che questo possa sostituire l’acqua.
Passate tutto al setaccio.
Il risultato finale deve essere quello di una “marmellatina” tenera e saporita.
IL DETTO:
ANDARE IN BRODO DI GIUGGIOLE
L’espressione nasce a seguito della ricetta con questo nome usata nei paesi intorno al Lago di Garda e considerata una vera e propria prelibatezza.
Viene riportata già nel 1612 nel Vocabolario degli accademici della Crusca e le viene dato il significato di “godere di molto di chicchessia”.
Poi essa si diffuse in tutta Italia e resiste bene ancor oggi… nel senso di “gran godimento“.
CIAO DA TONY KOSPAN






La breve ma travolgente storia dei “Blog”… e qualche pensiero sul mio 2 comments
SOLO IERI NASCEVANO I BLOG
– STORIA.. EVOLUZIONE ED UN MIO PENSIERO –
NEL 1997 O NEL 1999 NASCEVA IL

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Il mondo si era già “blog-formato” ma senza saperlo.


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Tony Kospan
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La Grande Piramide di Giza ed i suoi segreti Leave a comment



1 – IL MISTERO DEL MODO IN CUI FU COSTRUITA
Come siano riusciti gli antichi Egizi ad edificare una struttura che occupa un’area di 5,3 ettari, che si innalza verso il cielo per circa 145 metri, composta da due milioni e mezzo di massi calcarei e che complessivamente pesa 6 milioni di tonnellate, non è ancora del tutto chiaro, anche perché sull’argomento, stranamente, non sono rimaste moltissime testimonianze.
Di sicuro gli architetti dovevano essere buoni conoscitori delle scienze matematiche, dato che le proporzioni e le misure della piramide sono straordinariamente precise.
I risultati di tutte le altre misurazioni hanno portato, inoltre, alla convinzione che la Grande Piramide, in realtà, sia stata progettata come un gigantesco schema del tempo, in attesa di essere interpretato dalla civiltà futura.
Si ipotizza che la costruzione di questo straordinario monumento sia durata circa trent’anni con l’impiego di circa quattromila uomini, fra muratori e costruttori.
A differenza di altri antichi monumenti egizi, la Grande Piramide contiene vani e corridoi anche nelle parti alte della struttura. Per 3000 lunghi anni l’interno della piramide è rimasto inviolato.
Fu solo nel 820 d.C. che una spedizione archeologica riuscì finalmente ad individuarne l’entrata.
All’interno, anche il corridoio ascendente era stato chiuso e nascosto attraverso l’utilizzo di blocchi di granito.
Dopo aver aperto un varco attorno ad essi, la spedizione raggiunse la Camera del Re solo per scoprire che il sarcofago del faraone era vuoto.
2 – IL MISTERO DELLA CAMERA DEL RE
Attraverso un’entrata praticata appena sopra la base, al centro del lato nord, si accede ad uno stretto passaggio che scende in una camera scavata nella roccia sotto al monumento.
Sempre dallo stesso passaggio parte un altro corridoio che, invece, sale fino a sboccare prima in un piccolo vano, denominato Camera della Regina, e poi nella Grande Galleria, che porta fino alla Camera del Re, la stanza più imponente, che contiene un cofano a sarcofago.
Questa camera di Re: scoperta intorno all’anno 820 d.C. dal Califfo Ma’mun.
Essa è situata a un terzo dell’altezza della Grande Piramide, e cioè a circa 45 mt dalla base.
Ci si aspettava di trovare un tesoro proporzionato alla grandezza del monarca, ed invece la camera del faraone (funeraria secondo l’egittologia ortodossa) era completamente vuota e spoglia dal qualsiasi decorazione e iscrizione.
Solamente un sarcofago in granito vuoto (oggi tale materiale viene intagliato per la sua durezza, con abrasivi quali la polvere di diamante o di carburo di silicio detto carborundo.
Per accedere alla Camera del Re, si devono superare percorsi stretti ed impraticabili, corridoi e gallerie piccolissime.
La domanda che ci si pone è come hanno fatto i saccheggiatori di tombe a trafugare tutto (se mai c’è stato un tesoro, ndA) , ma proprio tutto all’interno di una stanza situata a circa 45 mt di altezza, e il cui unico modo per raggiungerla dalla base è una galleria ascendente (bloccata da pesantissimi tappi in granito) che si collega alla Grande Galleria, lunga circa 46 mt e con una pendenza di 26°?
3 – IL MISTERO DEI MOTIVI DELLA COSTRUZIONE
Ancora oggi nessuno può sapere con esattezza quale fosse la reale destinazione della Grande Piramide, a parte il fatto di essere il prodotto di numerosi e precisi calcoli matematico-astronomici.
Se non era una tomba costruita per ospitare il corpo di Cheope, a cosa serviva?
Chi aveva bloccato il passaggio, in che modo e soprattutto perché, visto che non conteneva nessun tesoro?
Ma poi… come fu possibile realizzarla in un tempo così remoto?
E’ credibile che una civiltà dell’età del rame abbia accumulato 21 milioni di tonnellate di pietre in circa un secolo, di cui 12 milioni solo a Giza, realizzando qualcosa che si discostava completamente da quanto mai realizzato sia prima che dopo?
Tra gli specialisti in archeologia egizia, è opinione comune che fu costruita come tomba per il faraone della IV Dinastia (2575-2467 a.C.) Khufu (conosciuto come Cheope).
Questa opinione si basa principalmente sul ritrovamento di geroglifici su alcune pietre all’interno della piramide che assomigliano al suo sigillo, e alla testimonianza di Erodoto che vide i monumenti nel V° secolo a.C., cioè più di 2000 anni dopo che erano stati costruiti.
Nonostante il fatto che nessun corpo fu mai trovato all’interno delle sue stanze ben sigillate, gli egittologi persistono nella loro teoria, facendo nascere una storia su decine di migliaia di schiavi costretti al lavoro per decine di anni nella costruzione di una montagna di pietre in cui mettere il cadavere di un solo uomo.
Stranamente, i meticolosi scrivani dell’antico Egitto non hanno lasciato nè una parola ne un geroglifico riguardante la piramide.
Inoltre la più antica immagine conosciuta, un affresco rappresentante degli schiavi forzati a trasportare dei blocchi di pietra su delle slitte di legno, fu dipinto mille anni dopo la data in cui gli egittologi ritengono che la piramide sia stata costruita.
UN’IPOTESI SULLE MODALITA’ DELLA COSTRUZIONE
Per non parlare del metodo utilizzato, così bene descritto da John Baines, professore di Egittologia presso l’Università di Oxford: “Via via che la piramide cresceva in altezza, la lunghezza della rampa e la sua larghezza alla base venivano aumentate per mantenere una pendenza costante (di circa uno a dieci) e impedire che crollasse. Con tutta probabilità vennero utilizzate più rampe accostate alla piramide da vari lati“.
Però per portare un piano inclinato alla cima della Grande Piramide con una pendenza di 1:10 sarebbe stata necessaria una rampa lunga 1460 metri, con un volume più elevato della stessa piramide.
E’ difficile immaginare come, lungo questa chilometrica salita, gli schiavi trascinavano blocchi pesanti diverse tonnellate.
Altri egittologi hanno ipotizzato allora l’utilizzazione di rampe a spirale realizzate in mattoni e fango attaccate ai fianchi della Piramide.
Indubbiamente per queste ci sarebbe voluto meno materiale nella loro costruzione, ma l’idea di squadre di operai che trascinano massi pesantissimi su per curve a gomito è paradossale.
Breve ricordo di Walt Whitman.. noto poeta americano.. anche con la sua passionale poesia “Credo in te anima mia” Leave a comment



CREDO IN TE ANIMA MIA
di WALTER WHITMAN
POESIA SUBLIME D’AMORE E PASSIONEa cura di Tony Kospan



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Credo in te, anima mia,
l’altro che io sono non deve umiliarsi di fronte a te,
e tu non devi umiliarti di fronte a lui.
Ozia con me sull’erba,
libera la tua gola da ogni impedimento,
né parole, né musica o rima voglio,
né consuetudini né discorsi,
neppure i migliori, soltanto la tua calma voce bivalve,
il suo mormorio mi piace.
Penso a come una volta giacemmo,
un trasparente mattino d’estate,
come tu posasti la tua testa
di per traverso sul mio fianco
ti voltasti dolcemente verso di me,
e apristi la camicia sul mio petto,
e tuffasti la tua lingua sino al mio cuore snudato,
e ti stendesti sino a sentire la mia barba,
ti stendesti sino a prendere i miei piedi.
Veloce si alzò in me
e si diffuse intorno a me la pace e la conoscenza
che va oltre ogni argomento terreno,
io conosco che la mano di Dio è la promessa della mia,
e io conosco che lo spirito di Dio
è il fratello del mio,
e che tutti gli uomini mai venuti alla luce
sono miei fratelli e le donne sorelle ed amanti,
e che il fasciame della creazione è amore,
e che infinite sono le foglie rigide o languenti nei campi,
e le formiche brune nelle piccole tane sotto di loro,
e le incrostazioni muschiose del corroso recinto,
pietre ammucchiate, sambuco, verbasco ed elleboro.
Lauri Blank

Martedì notte in poesia “Come angeli” Ive Balsamo – arte Tran Nguyen – canzone “Cercami” R. Zero Leave a comment

L’amore immaturo dice:
“Ti amo perché ho bisogno di te”.
L’amore maturo dice:
”Ho bisogno di te perché ti amo”
Erich Fromm
Tran Nguyen
come angeli
nel buio
dei Quasar
stringendoci le mani.
Baci
di stelle
si posano
sulle labbra,
polveri di luna
ci abbracciano.
Come sfere
impazzite
rotoliamo
nel vuoto
intonando
canti d’amore
al ritmo
di suoni siderali.
E’ un sogno
incantato,
amore mio,
svanisce
all’alba.







Felice domenica sera in poesia “Qui ti amo” Neruda – arte Dvorak – canzone “Che vuole questa musica” P. Gagliardi Leave a comment
Franz Dvorak – Le 4 rose


in modo da completarli e appagarli,
ricorrendo al sentimento più profondo che si cela in loro.


Qui ti amo. Negli oscuri pini si districa il vento.
Paesaggi naturali incredibili ed affascinanti (ma quasi impossibili da vedere) anche in video 1 comment





Il venditore di palloncini (Quello che ci fa volare) – Raccontino simpatico ma anche saggio 1 comment
Un raccontino davvero sublime
che ci consente qualche semplice
ma interessante riflessione
QUELLO CHE CI FA VOLARE
(Il venditore di palloncini)
Parecchi anni fa, un uomo vendeva palloncini per le strade di New York.
Quando gli affari erano un pò fiacchi, faceva volare in aria un palloncino.
Mentre volteggiava in aria, si radunava una nuova folla di acquirenti e le vendite riprendevano per qualche minuto.
Alternava i colori, sciogliendone prima uno bianco, poi uno rosso e uno giallo.
Dopo un po’ un ragazzino afroamericano gli dette uno strattone alla manica della giacca, lo guardò negli occhi e gli fece una domanda acuta:
“Signore, se lasciasse andare un palloncino nero, salirebbe in alto?”
“Figliolo, è solo quello che è dentro i palloncini che li fa salire verso il cielo”.
Raccontino dal web
“Se fossi più giovane, se fossi più ricco,
se fossi più grande, se fossi più bello…”
Come il bambino della storia molte persone pensano che il successo, ma anche il solo star bene con sé stessi, dipenda esclusivamente da fattori esterni e non da ciò che hanno dentro.
Ecco perché passano tutta la loro vita aspettando che altri li facciano volare… finché poi non si sgonfiano… perché non hanno trovato il tempo, o forse il coraggio, di guardarsi veramente dentro ed esprimere poi le proprie potenzialità quali che siano.
E voi cosa ne pensate?
Ciao da Tony Kospan
VISITA… PER LE NOVITA’