Si dovrebbe, almeno ogni giorno, ascoltare qualche canzone, leggere una bella poesia, vedere un bel quadro, e, se possibile, dire qualche parola ragionevole. Goethe
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Vermeer – Giovane donna che legge una lettera davanti alla finestra (part.)
MI STRUGGE L'ANIMA
Cesare Pavese
Mi strugge l’anima perdutamente il desiderio d’una donna viva, spirito e carne, da poterla stringere senza ritegno e scuoterla, avvinghiato il mio corpo al suo corpo sussultante, ma poi, in altri giorni più sereni, starle d’accanto dolcemente, senza più un pensiero carnale, a contemplare il suo viso soave di fanciulla, ingenuo, come avvolto in un dolore e ascoltare la sua voce leggera parlarmi lentamente, come in un sogno…
chi ci ha donato poesie indimenticabili ed eterne.
L’ARTICOLO DI GIANNI LEONE
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“I suoi versi sono bagnati di ardente “visionarietà”,
profondi come solo gli abissi dell’anima sanno essere…
versi a volte inquieti, a volte sommessi,
che raccontano le “ombre e luci della sua mente.”
Alda Merini era una poetessa di un’intensità straordinaria… una che “andava e veniva” dai manicomi, sempre prigioniera dei suoi problemi di salute… eppure quei problemi in un certo senso hanno reso Alda Merini libera… libera di raccontare se stessa, le cose che vedeva, le persone che l’aiutavano o l’amavano…
Nel febbraio del 2004 Alda Merini viene ricoverata all’Ospedale San Paolo di Milano per problemi di salute. Un amico della scrittrice lancia un appello per richiedere aiuto economico.
La Merini, nonostante sia una delle più grandi poetesse del Novecento vive in povertà.
E così accade di morire in semi-povertà, dopo che per un’intera vita si è arricchito il mondo di poesia… la poesia di una donna dal modo scontroso ma straordinariamente dolce di esistere e comporre versi…
Capita che in un paese come l’Italia, una grande artista muoia quasi nel silenzio… semisconosciuta… ci sono “altri artisti” da celebrare… l’Italia è intenta a celebrare i decerebrati dei reality, i protagonisti del pallone miliardario e le tante veline cialtrone della tv… e così in questa domenica d’autunno, sono nel mio studio, con uno dei miei cinque gatti, Gastone, addormentato sulla scrivania accanto alla tasteria del computer.
Guardo Gastone, ascolto musica, rifletto e scrivo questo pezzo… e penso come Alda Merini sia stata capace di accarezzare le parole fino a piegarne il suono, per farne poesia…
La Merini era veramente unica… una di quelle creature capaci di brillare di luce propria, irradiando bellezza, come se fosse una stella appena nata, nello sterminato universo.
Povera e pazza… per lei però questa due parole non sarebbero state offensive ma una condizione da rivendicare…
Quello che la vita le aveva negato, lei lo prendeva a mani nude, folle e incurante, se ne fregava di tutto, posseduta com’era dal suo Daimon poco socratico e molto dionisiaco.
(Da Mondo Raro)
LE 5 POESIE
Amore,
vola da me
con l’aeroplano di carta
della mia fantasia,
con l’ingegno del tuo sentimento.
Vedrai fiorire terre piene di magia
e io sarò la chioma d’albero più alta
per darti frescura e riparo.
Fa’ delle due braccia
due ali d’angelo
e porta anche a me un po’ di pace
e il giocattolo del sogno.
Ma prima di dirmi qualcosa
guarda il genio in fiore
del mio cuore.
I miei poveri versi
non sono belle, millantate parole,
non sono afrodisiaci folli
da ammannire ai potenti
e a chi voglia blandire la sua sete.
I miei poveri versi
sono brandelli di carne
nera disfatta chiusa,
e saltano agli occhi impetuosi;
sono orgogliosa della mia bellezza;
quando l’anima è satura dentro
di amarezza e dolore
diventa
diventa incredibilmente bella
e potente soprattutto.
Di questa potenza io sono orgogliosa
ma non d’altre disfatte;
perciò tu che mi leggi
fermo ad un tavolino di caffè,
tu che passi le giornate sui libri
a cincischiare la noia
e ti senti maestro di critica,
tendi il tuo arco
al cuore di una donna perduta.
Li mi raggiungerai in pieno.
A me piacciono gli anfratti bui
delle osterie dormienti,
dove la gente culmina nell’eccesso del canto,
a me piacciono le cose bestemmiate e leggere,
e i calici di vino profondi,
dove la mente esulta,
livello di magico pensiero.
Troppo sciocco è piangere sopra un amore perduto
malvissuto e scostante,
meglio l’acre vapore del vino
indenne,
meglio l’ubriacatura del genio,
meglio sì meglio
l’indagine sorda delle scorrevolezze di vite;
io amo le osterie
che parlano il linguaggio sottile della lingua di Bacco,
e poi nelle osterie
ci sta il nome di Charles
scritto a caratteri d’oro.
Riottosa a ogni tipo di amore
sei entrato tu a invadere il mio silenzio
e non so dove tu abbia visto le mie carni
per desiderarle tanto.
E non so perché tu abbia avuto il mio corpo
per poi andartene
con il grido dell’ultima morte.
Se mi avessi strappato il cuore
o tolto l’unico arto che mi fa male
o scollato le mie giunture
non avrei sofferto tanto
come quando tu un giorno insperato
mi hai tolto la pelle dell’anima.
Io non ho bisogno di denaro.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
di canzoni che facciano danzare le statue,
di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti….
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
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IL VIDEO
Ed infine un video in suo omaggio
Cara Alda…
ancora grazie per tutte le grandi emozioni che ci hai regalato
e continuerai a regalarci ogni volta che leggeremo i tuoi versi.
La casa della poesia non avrà mai porte. Alda Merini
E’ PRIMAVERA
MA E’ ANCHE
LA FESTA DELLA POESIA
Il poeta cerca solo di mettere la testa in cielo.
E’ il logico che cerca di mettere il cielo
dentro la propria testa.
Ed è la sua testa che si spacca. Gilbert Keith Chesterton
Con l’arrivo della stagione più amata
oggi si festeggia anche
la giornata mondiale della Poesia.
L’Unesco desidera imporre all’attenzione di tutti,
e soprattutto dei giovani,
(ma in fondo – dentro – noi lo siamo tutti vero?)
LA POESIA
Infatti, fin dal 1999,
ha dichiarato il primo giorno di primavera,
e tradizionalmente il 21 marzo,
Giornata Mondiale della Poesia.
Festeggiamola allora anche noi…
con qualche pensiero… qualche aforisma
ed una mini poesia.
Cos’è dunque la poesia?
Siamo noi tutti poeti?
Certo non siamo né Dante, né Leopardi, né Neruda,
né Lorca, né Montale, né Dickinson, né Merini… etc…
Nato il 21 marzo 1938 a Cassine (Alessandria) crebbe artisticamente a Genova frequentando grandi cantautori come Bruno Lauzi, Gino Paoli e Fabrizio De André.
Il suo grande amore musicale era il jazz… ed infatti la sua prima band si chiamava “Jelly Roll boys jazz band”.
Luigi Tenco (Cassine, 21.3.1938 – Sanremo, 27.1.1967)
I suoi esordi con il nome d’arte Gigi Mai (ne userà poi diversi altri) non furono baciati dal successo nè di pubblico nè di critica.
Dal 1959 iniziano i suoi successi soprattutto con “Mi sono innamorato di te” e “Io sì”… poi nel 1964 con “Ho capito che ti amo” e nel 1966… con “Un giorno dopo l’altro” e “Lontano, lontano”
Nel 1967 partecipa al festival di Sanremo già attanagliato da problemi psicologici con “”Ciao amore, ciao” cantata in coppia con Dalida e nel vederla bocciata dalla giuria a favore di altre canzoni di scarso valore si tolse la vita…
E’ stato un cantautore davvero “autentico” in quanto non cedette mai a pressioni commerciali o si abbassò a volgarizzazioni della sua vena poetico-musicale.
Milioni di giovani dell’epoca (tra i quali il sottoscritto) lo amavano per questo e rimasero sconvolti quando appresero della sua morte.
Per me, ma non solo per me, le sue erano quasi tutte “canzoni poesie“.
Ed è proprio con questa canzone poesia IO SI’ che mi fa piacere iniziare a ricordarlo e rendergli omaggio…
La canzone è tutta sua… testo e musica… ed appare a me…, ma non solo…, come una delle sue canzoni più incisive… più sensuali… più romantiche ed intriganti…
Direi che per questi aspetti rappresenta un vero e proprio unicum tra le sue canzoni…
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Prima ascoltarla però… leggiamo il testo… per apprezzarne il valore “poetico”.
IO SI’
– Tenco –
Io sì,
che t’avrei fatto vivere
una vita di sogni
che con lui non puoi vivere
Io sì,
avrei fatto sparire
dai tuoi occhi la noia
che lui non sa vedere
ma ormai…
Io sì,
t’avrei detto il mio amore
cercando le parole
che lui non sa trovare
Io sì,
t’avrei fatta invidiare
dalle stesse tue amiche
che di lui ora ridono,
ma ormai…
Io sì,
t’avrei fatta arrossire
dicendoti “ti amo”
come lui non sa dire
Io sì,
da te avrei voluto
quella tua voce calda
che a lui fa paura
ma ormai…
Io sì,
t’avrei fatto capire
che il bello della sera
non è soltanto uscire
Io sì,
t’avrei insegnato
che si incomincia a vivere
quando lui vuol dormire,
ma ormai…
Io sì,
che t’avrei insegnato
qualcosa dell’amore
che per lui è peccato
Io sì,
t’avrei fatto sapere
quante cose tu hai
che mi fanno impazzire
ma ormai…
Ascoltiamola dunque cantata dall’autore…
e, se ci va, ascoltiamo anche quest’altro suo successo