Julius Leblanc Stewart – Un giro per il Mediterraneo
La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza.
Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza
non diventerà mai vecchio. – Franz Kafka –
Julius Leblanc Stewart – Andiamoa fare un giro? – 1897
ORSO TONY
IL CONDOR
Pablo Neruda
Io sono il condor, volo
su di te che cammini
e d’improvviso in un giro
di vento, penna, artigli,
ti assalto e ti innalzo
in un ciclone sibilante
di freddo tempestoso.
Alla mia torre di neve,
alla mia tana nera,
ti porto, e sola vivi,
e ti copri di penne,
e voli sopra il mondo,
immobile, nell’alto.
Donna condor, saltiamo
su questa preda rossa,
straziamo la vita
che passa palpitando
e innalziamo uniti
il nostro volo selvaggio.
Julius Leblanc Stewart
Julius Leblanc Stewart – Un giro per il Mediterraneo
Stavolta vi parlerò di un affascinante dipinto del settecento romano che però ci racconta una storia… falsa.
Come spesso accade per scoprirlo dobbiamo però osservarlo con attenzione e tener anche presente la storia dei soggetti del dipinto.
E’ certo un caso inconsueto nella ritrattistica familiare.
(Roma, 25 aprile 1684 – Roma, 9 aprile 1764)
L’AUTORE
L’opera è di Marco Benefial uno dei più noti pittori dell’epoca ma che, a causa del carattere orgoglioso e duro, non ebbe molta fortuna nonostante le sue indubbie capacità.
Nato a Roma da padre francese e madre romana il suo stile si caratterizzò per la vicinanza a quello dei Carracci ed avverso a quello accademico di quegli anni.
La maggior parte delle sue opere fu realizzata per chiese di Roma e Viterbo.
Addirittura si narra che finì per dipingere opere in Provincia su consiglio di amici pittori che però poi se ne attribuirono loro la paternità.
Per i critici di oggi la sua arte avrebbe meritato maggiore considerazione.
IL DIPINTO.. I PERSONAGGI.. IL SIGNIFICATO E LA VERA STORIA
L’opera ci mostra un bel gruppo di famiglia romano del ‘700 che però non è situato nel classico salone familiare bensì all’aperto in uno strano paesaggio che vorrebbe sembrare esotico (notare la palma).
Non solo, anche gli abbigliamenti sono stranissimi, direi orientaleggianti e per nulla corrispondenti al modo di vestire dell’epoca.
Essi vorrebbero far pensare a vestiti da viaggio in località lontane ed indefinite.
Ma queste sono solo le prime stranezze.
In questo inconsueto ed apparentemente esotico ambiente appare, sulla sinistra di chi guarda, un podio agghindato con un tappeto, sul quale si erge un giovane sacerdote che ha sulla mozzetta la conchiglia del pellegrino ed in mano una croce che mostra a tutti.
Attorno a lui, che sembra essere il personaggio principale, appaiono altre autorevoli figure ecclesiastiche.
Il titolo “LA FAMIGLIA DEL MISSIONARIO” già può darci degli indizi per svelare l’arcano significato del dipinto.
Poi però è servita la ricerca storica e quella artistica per giungere a capire il suo vero significato.
Il dipinto ritrae la nobile, influente ed agiata famiglia Quarantotti composta dai fratelli Antonio e Ludovico (con mogli e figli) ed il giovane religioso Giovanni Battista.
Quest’ultimo appare pronto a partire come missionario per terre lontane ed ignote dove certamente evangelizzerà le locali popolazioni.
Il dipinto ha infatti anche un altro titolo “RITRATTO DELLA FAMIGLIA QUARANTOTTI”
Ma dov’è il… falso?
In realtà la Storia di quella famiglia ci dice che il “missionario” non andrà mai da nessuna parte e che grazie ad una bella carriera nell’ambito della Curia romana collazionerà titoli, onori ed una marea di cariche troppo lunga da elencare ma che si conclude con la nomina a… Cardinale!
Dunque il dipinto era solo agiografico, quasi una pubblicità per esaltare la bella famiglia, ed aveva l’intento di mostrare che al suo interno c’era anche un missionario destinato a grandi cose nel mondo.
Penso che sicuramente i familiari e lo stesso cardinale avranno sorriso ogni volta che avranno riguardato quel dipinto ben sapendo che raccontava una storia ed una scena… mai esistite.
L’opera è visibile presso le Gallerie Nazionali di Arte Antica – Palazzo Barberini – Roma
Tony Kospan
Fonti: Tomaso Montanari (Venerdì Repubblica) e siti vari.
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