
William Oliver

In questo mondo di guerra e di violenza
anche i fiori piangono…
e noi continuiamo a credere che sia rugiada
~ Jim Morrison ~
William Oliver – La lettera
SE AVESS’IO
Alda Merini
Se avess’io levità di una fanciulla
invece di codesto, torturato,
pesantissimo cuore e conoscessi
la purezza delle acque come fossi
entro raccolta in miti-sacrifici,
spoglierei questa insipida memoria
per immergermi in te, fatto mio uomo.
Io ti debbo i racconti più fruttuosi
della mia terra che non dà mai spiga.
e ti debbo parole come l’ape
deve miele al suo fiore. Perché t’amo
caro, da sempre, prima dell’inferno
prima del paradiso, prima ancora
che io fossi buttata nell’argilla
del mio pavido corpo. Amore mio
quanto pesante è adducerti il mio carro
che io guido nel giorno

William Oliver – Raccolta del fieno
da Orso Tony
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William Oliver
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Per salutare l’anno vecchio che se ne va
e per festeggiare l'arrivo dei 12 nuovi mesi,
si tramandano, da chissà quanto tempo, tante tradizioni,
alcune note, altre meno… alcune belle, altre stranissime.
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LE TRADIZIONI ED I RITI
DEL CAPODANNO
Anno nuovo, vita nuova…
Piccoli gesti e riti scaramantici che strizzano l’occhio alla fortuna
alla speranza, all'abbondanza, all'amore etc…
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Qui ecco una breve raccolta… trovata nel web…






A TAVOLA
Lenticchie: che cenone è, se non ci sono le lenticchie? Da Nord a Sud della Penisola, su ogni tavola arriva un piatto ricco di piccoli legumi. La lenticchia, già in epoca romana, simboleggiava l'abbondanza, il denaro.
Ogni lenticchia à una moneta, quindi più ne mangeremo e più soldi avremo!
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Zampone e cotechino: la carne di maiale è sicuramente tra le più nutrienti, proprio per questo, lo zampone e il cotechino sono divenute il simbolo dell’abbandonza.
Mangiare queste due pietanze a capodanno promette un anno ricco e fortunato.
Uva e frutta secca: “chi mangia l’uva per Capodanno conta i quattrini tutto l’anno”, così recita un antico proverbio.
Questo perché cogliere l’uva nel periodo invernale un tempo significava aver avuto un raccolto abbondante.
RITI SCARAMANTICI
(ALCUNI STRANISSIMI)
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Giovanni Boldini – Le comte Robert de Montesquiou
Dopo mezzanotte: fate entrare in casa un prete o un uomo molto alto dai capelli neri.
Porterà fortuna alla vostra abitazione per tutto il nuovo anno.

Vischio: la notte di capodanno appendere del vischio sulle porte: allontanerà gli spiriti maligni dalla vostra casa.
La tradizione arriva direttamente da antiche credenze tramandate dai Druidi.

Spiriti maligni: allontanate gli spiriti maligni dalla vostra abitazione.
Basterà aprire la finestra di una stanza buia poco prima della mezzanotte.
Non dimenticate di aprirne un’altra, ma questa volta di una stanza illuminata: accoglierete gli spiriti del bene.
Almeno così recita la tradizione.

Primo dell’anno: l’anno nuovo è arrivato e se uscite di casa non fatelo mai con le tasche vuote, ma con qualche soldo.
L’usanza afferma che, così facendo, l’anno appena nato non sarà “magro”
Denaro: mai negare un prestito di denaro chiesto a Capodanno: il denaro prestato torna indietro centuplicato. 
IN OGNI CASO, QUALUNQUE COSA NE PENSIATE,
E QUALI CHE SIANO I VOSTRI RITI
A TUTTI… GIUNGA ANCORA UNA VOLTA… L'AUGURIO…
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SIAMO TUTTI CASE VUOTE
Kim Ki-duk
Siamo tutti case vuote
e aspettiamo qualcuno
che apra la porta e ci renda liberi.
Un giorno il mio desiderio si avvera.
Un uomo arriva come un fantasma
e mi libera dalla mia prigionia.
E io lo seguo, senza dubbi, senza riserve…
Finché incontro il mio nuovo destino
FERRO TRE – LA CASA VUOTA
CINEMA E… POESIA
By Tony Kospan
I versi iniziali sono di un regista, Kim Ki-duk, un regista capace di donare tali e tante emozioni disarmanti che lasciano lo spettatore sbalordito (nel bene o nel male) insieme ai paesaggi, le musiche, le parole al contagocce, il ritmo mai frenetico dei gesti, le inquadrature degli sguardi dei protagonisti, gli spaccati di vita.
Anche il suo film è un’opera che, con la sua poeticità, tocca il cuore… ed è stato definito un’opera straordinaria che…
insegna ad amare…
ed a farci conoscere e vivere l’amore
ma non un amore… qualunque… bensì un amore che è un vortice di sensazioni… impossibile da rendere con le parole.
Forse l’estrema e migliore sintesi del film può essere proprio quella che ci narra il regista stesso… con la poesia che apre il post.
Il film è del 2004… viene considerato un pò difficile per la sua atmosfera rarefatta… ma se si riesce ad entrare nel clima del film le emozioni vere e profonde si presentano a bizzeffe.
Fu presentato al Festival di Venezia dove ebbe un grande successo di critica… che lo definì appunto un grande film.. ma non per tutti.
Segue ora una trama-recensione ed un’altra recensione che a mio parere ben descrivono la profondità e forse la difficoltà del film.
Veniamo ora alla trama descrittaci da “Invisibile“.
Il “Ferro 3” del titolo è la mazza da golf meno utilizzata dal giocatore, che impolverata nell’apposito contenitore testimonia la lontananza da casa; ma è anche il simbolo di un primo incontro teneramente folle, trasformato in ripetizione ossessiva come strana dichiarazione d’amore. Un miracolo di spazi e di sguardi, che cala l’asso nella potenza dell’antitesi: il luogo fisico della Casa, fulcro esistenziale di una borghesia panciuta e violenta, è finalmente dominato dall’uomo che al turbine delle vacue parole prodotte da una crisi di coppia oppone il rumore del silenzio, semplicemente. La comprensione tra amanti viene affidata ad un rapporto di complicità restituito attraverso particolari e docili minuzie, in un crescendo filmico presto emozionante; il timido sfiorarsi dei piedi è il simbolo di una cinepresa ostinatamente platonica, l’accoppiamento fisico è regalato all’intuizione (niente sesso, soltanto un briciolo di onanismo) come se fosse anch’esso invisibile. In questo conatus verso il sentimento, da parte di uno spettro forse sfinito dalla solitudine, il regista solo apparentemente rinuncia alle suggestioni predilette; la sua cosmologia della violenza è sotterranea ma egualmente presente, rarefatta ma chiaramente ineludibile. Esplode un cinema tremendo, che esaltando appieno la scelta silenziosa del protagonista ammazza ogni possibile commento: la pallina da golf sulla testa della donna per scalfire la materia cerebrale, il teorema di violenza domestica suggerito e quindi doppiamente doloroso. Di progressiva perfezione l’evoluzione del protagonista: egli, spezzando l’idillio con la Casa nel delinearsi di quello con la Donna, non ha più ragione di proseguire nelle sue occupazioni e si abbandona all’arresto. Sarà la fine del viaggio verso l’invisibilità, il suo pieno compiersi tra le pareti di una cella carceraria; si dissolve il sogno di comporre la violenza (la sepoltura del cadavere) mentre subirla non fa più male (il prigioniero malmenato), l’uomo invisibile è ormai totalmente estraniato mentre lo spettatore non è mai stato così in empatia. Ciò che non si vede (l’occhio…) è più che mai presente: con dolce ironia ed impeccabile eleganza la pellicola approda all’ultima sequenza, un ritorno alla Casa primaria che tradisce netta circolarità. Kim Ki-duk sotto l’ombrello del film minore firma ad oggi il suo capolavoro: infine appoggia delicatamente sul piatto la contrapposizione ultima e devastante. Il pugno e la carezza, come sempre, in profonda antitesi: Lui non è più neanche un personaggio ma pura pantomima, silenzio ma dialogo dei sensi, un bacio fantasma che appiana i lividi del vivere.
Non è dato sapere se il mondo in cui viviamo
è sogno o realtà.

Questo il parere – recensione di “Silence on tourne“
Il film regala una luminosa certezza, quella del talento vivace e rigoroso di un regista che riesce a innestare senza tentennamenti l’ironia terribile e i sussulti horror dei primi film nel corpo di opere d’inappuntabile equilibrio e inesausta invenzione (il gioco delle cornici e delle superfici trasparenti, gli imprevisti e depistanti movimenti di macchina), lontanissime da ogni bamboleggiante poeticismo e proprio per questo realmente poetiche, di una poesia fatta di carne e di lacrime quanto di soffio etereo, capace di stregare in eguale misura il cuore e il cervello (per tacere dello stomaco).
Ma ora cerchiamo d’aver un’idea del film
guardando questo video
Ciao da Tony Kospan
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Una canzone simpatica ed allegra
con alcuni doppi sensi e dal ritmo incalzante.
Una canzone dal sapore vivace e forte
come un buon caffè
e che, pur avendo oltre cento anni,
appare ancora moderna ed attuale.
Conosciamone la storia,
l’atmosfera… il significato…
e poi soprattutto ascoltiamola!
A’ TAZZA E’ CAFE’
ATMOSFERE E NOTE… D’UN TEMPO…
a cura di Tony Kospan
Siamo nel 1918 la tremenda “grande” guerra
è finalmente agli sgoccioli, l’Italia non ne può più,
ma la vita nelle città ferve comunque.
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E’ in quest’anno che nasce questa canzone
che, pur nella sua allegra leggerezza,
fa parte del grande repertorio
della canzone classica napoletana.
STORIA DELLA CANZONE
(L’autore e… Brigida)
L’autore è Giuseppe Capaldo
cameriere del Caffè Portoricco di Napoli.
La cassiera di questo locale,
una certa Brigida,
era un po’ scontrosa
ma donna molto affascinante.
Tra i suoi tanti ammiratori
c’era anche il giovane Giuseppe.

LA MUSICA
La musica è invece del Cav. Vittorio Fassone
che aveva l’hobby di comporre musiche,
soprattutto per la gran passione per le canzoni napoletane.

IL SIGNIFICATO
La canzone (un po’ ottimistica)
ci vuol dire che una corte fatta bene e con costanza
prima o poi farà crollare le resistenze dell’amata
per quanto scontrosa e scostante possa essere.
Ed allora… dolcezze infinite saranno certo… garantite.

Dunque paragona la donna al caffè ancora amaro,
ma con lo zucchero depositato nel fondo.
Caffè che però, girando il cucchiaino nella tazzina,
dolce diverrà e tanto piacere donerà
alle labbra e non solo.
La canzone è quindi intrisa di sensuali doppi sensi
e proprio il suo successo mondiale
ha contribuito a dare ai napoletani
la fama di massimi esperti ed estimatori
della nera bevanda.
Ma ora ascoltiamola cantata,
anzi “cesellata”, da Roberto Murolo.
LA CANZONE
CIAO DA ORSO TONY
COPYRIGHT TONY KOSPAN
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“Solamente una vez” significa “una sola volta”,
ed è una canzone
meglio conosciuta come YOU BELONGS TO MY HEARTH
cantata da Elvis Presley, Connie Francis
e tanti altri famosi cantanti in tutto il mondo.

E’ tutta messicana,
opera del compositore e poeta Agustin Lara.

IL TESTO

Non ho trovato una sola traduzione decente in italiano…
per cui, con mille difficoltà e traduttori vari,
ho provato a farla io.
.
Se può, qualche amica/o di lingua spagnola la migliori.
.
Grazie

SOLAMENTE UNA VOLTA
Agustin Lara
Solamente una volta
Ho amato in vita mia
Solo una volta
E poi mai più.
Solamente una volta
nel mio giardino
splendeva la speranza
che illuminava la strada
della mia solitudine.
Solamente una volta
la mia anima
si donava
in una dolce e totale rinuncia.
E quando questo miracolo,
l’incanto dell’amore,
è avvenuto
c’erano campane a festa
che mi suonavano nel cuore.
Traduzione Tony Kospan…

Dipinto di Diego Rivera
Questo primo video con la canzone solo in versione strumentale
è davvero molto interessante, inconsueto e bellissimo.
Le immagini del video (dipinti e murales)
sono del grande pittore Diego Rivera anch’egli messicano.



Dipinto di Diego Rivera
In quest’altro bel video poi possiamo, se ci va,
ascoltar la canzone in una bella versione italiana
col titolo “Voglio amarti così“.



Ciao da Tony Kospan
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LE TRADIZIONI ED I RITI
DEL CAPODANNO
Anno nuovo, vita nuova…
Piccoli gesti e riti scaramantici che strizzano l’occhio alla fortuna
alla speranza, all'abbondanza, all'amore etc…
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Qui ecco una breve raccolta… trovata nel web…






A TAVOLA
Lenticchie: che cenone è, se non ci sono le lenticchie? Da Nord a Sud della Penisola, su ogni tavola arriva un piatto ricco di piccoli legumi. La lenticchia, già in epoca romana, simboleggiava l'abbondanza, il denaro.
Ogni lenticchia à una moneta, quindi più ne mangeremo e più soldi avremo!
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Zampone e cotechino: la carne di maiale è sicuramente tra le più nutrienti, proprio per questo, lo zampone e il cotechino sono divenute il simbolo dell’abbandonza.
Mangiare queste due pietanze a capodanno promette un anno ricco e fortunato.
Uva e frutta secca: “chi mangia l’uva per Capodanno conta i quattrini tutto l’anno”, così recita un antico proverbio.
Questo perché cogliere l’uva nel periodo invernale un tempo significava aver avuto un raccolto abbondante.
RITI SCARAMANTICI
(ALCUNI STRANISSIMI)
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Giovanni Boldini – Le comte Robert de Montesquiou
Dopo mezzanotte: fate entrare in casa un prete o un uomo molto alto dai capelli neri.
Porterà fortuna alla vostra abitazione per tutto il nuovo anno.

Vischio: la notte di capodanno appendere del vischio sulle porte: allontanerà gli spiriti maligni dalla vostra casa.
La tradizione arriva direttamente da antiche credenze tramandate dai Druidi.

Spiriti maligni: allontanate gli spiriti maligni dalla vostra abitazione.
Basterà aprire la finestra di una stanza buia poco prima della mezzanotte.
Non dimenticate di aprirne un’altra, ma questa volta di una stanza illuminata: accoglierete gli spiriti del bene.
Almeno così recita la tradizione.

Primo dell’anno: l’anno nuovo è arrivato e se uscite di casa non fatelo mai con le tasche vuote, ma con qualche soldo.
L’usanza afferma che, così facendo, l’anno appena nato non sarà “magro”
Denaro: mai negare un prestito di denaro chiesto a Capodanno: il denaro prestato torna indietro centuplicato. 
IN OGNI CASO, QUALUNQUE COSA NE PENSIATE,
E QUALI CHE SIANO I VOSTRI RITI,
A TUTTI VOI… GIUNGA ANCORA UNA VOLTA… L'AUGURIO DI…
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