Archivio per dicembre 2020

Certo oggi sarà un giorno impegnativo per auguri,
cucina, incontri (ahimè per lo più solo telefonici o virtuali)
preparativi per il cenone in famiglia etc.
Eh sì, mancano ormai poche, pochissime ore, al nuovo anno.
Ma come sempre, per non perdere il.. vizio…
,
anche oggi, ultimo giorno dell’anno,
non può mancare il mio consueto saluto in poesia,
con aforisma, dipinti ed una canzone.
Domani è la prima pagina bianca di un libro di 365 pagine.
Brad Paisley
Beh speriamo di poter scrivere cose belle ed indimenticabili
T.K.
Manet – Ragazza del bar
NOI SAREMO
– Paul Verlaine –
Noi saremo, a dispetto di stolti e di cattivi
che certo guarderanno male la nostra gioia,
talvolta, fieri e sempre indulgenti, è vero?
Andremo allegri e lenti sulla strada modesta
che la speranza addita, senza badare affatto
che qualcuno ci ignori o ci veda, è vero?
Nell’amore isolati come in un bosco nero,
i nostri cuori insieme, con quieta tenerezza,
saranno due usignoli che cantan nella sera.
Quanto al mondo, che sia con noi dolce o irascibile,
non ha molta importanza. Se vuole, esso può bene
accarezzarci o prenderci di mira a suo bersaglio.
Uniti dal più forte, dal più caro legame,
e inoltre ricoperti di una dura corazza,
sorrideremo a tutti senza paura alcuna.
Noi ci preoccuperemo di quello che il destino
per noi ha stabilito, cammineremo insieme
la mano nella mano, con l’anima infantile
di quelli che si amano in modo puro, vero?
.
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Manet

Manet
Ci rivediamo, se Dio vuole, nel nuovo anno
e vi lascio quindi con i miei migliori auguri di…

con dei fuochi d’artificio del tutto… innocui.

Manet
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L’artista o il poeta possiedono una luce interna
che trasforma gli oggetti per farne un mondo nuovo, sensibile, organizzato,
un mondo vivo che è in sé segno infallibile della divinità.
Matisse
Donna col cappello (partic.)
Lunga è stata la vita ed ampia e variegata l’attività artistica
di questo grande pittore, ma anche notevole scultore, francese.
BREVE BIOGRAFIA ARTISTICA
Henri Matisse
(Le Cateau 31.12.1869 – Vence, Nizza 3.11.1954
Durante un periodo di malattia mentre il giovane Matisse
frequenta corsi di diritto, la madre per distrarlo
gli regala una scatola con tutto quanto serviva per colorare,
e lui inizia a copiare delle opere ed a studiare tecniche di pittura.
La gioia di vivere – 1905
Grazie all’appoggio del pittore simbolista Gustave Moreau
presso il cui studio aveva iniziato ad operare
riesce ad iscriversi all’Ecole des Beaux Arts.
Già da giovane appare chiara la sua “ossessione” per il colore
e per dar ad esso evidenza nei primi tempi si accosta al puntinismo.
Nel 1896 “incontra” gli impressionisti ma ben presto
si dirige verso altre strade.
I suoi maggiori interessi sono chiaramente evidenziati
dal fatto che acquista opere di Cezanne, Van Gogh e Gauguin.
La sua ricerca lo porta quasi fatalmente verso il Fauvismo
che rappresenta la prima rottura con l’imperante impressionismo
e le sue opere iniziano ad avere colori sempre meno naturali
e forme senza tridimensionalità.
La vivacità dei colori e la gioia di vivere
del fauvismo mediterraneo è però molto diversa
da quello dei paesi nordici.
Il paravento moresco – 1923
Pur vivendo lontano dalla mondanità partecipa
a molte mostre con le sue opere, che, dopo un iniziale
scarso riscontro da parte di alcuni critici,
riscuotono pian piano sempre maggiori consensi.
La danza
Il giorno di Natale del 1908 scrive qualcosa
che ci fa comprendere il suo modo d’intendere l’arte:
“Ho lavorato per arricchire la mia intelligenza,
per soddisfare le differenti esigenze del mio spirito,
sforzando tutto il mio essere alla comprensione
delle diverse interpretazioni dell’arte plastica
date dagli antichi maestri e dai moderni“.
Anemoni in un vaso di terracotta – 1924
Conosce poi e diventa amico di Picasso
di cui però resterà sempre un rivale.
Nonostante sia considerato
uno dei maggiori esponenti del Fauvismo
tuttavia dopo un po’ Matisse se ne allontana
per ricercare nuovi personali equilibri stilistici.
Il suo successo lo porta a viaggiare per il mondo
ed in particolare si reca e dipinge
in Germania, Italia, Marocco, Russia e USA.
Dopo la 1° Guerra Mondiale,
forse anche per l’incontro con Renoir,
i suoi dipinti appaiono meno duri.
La stanza rossa – 1908
La sua ricerca pittorica continuerà per tutta la sua vita
attraversando nel corso degli anni diverse esperienze,
come quella vicina al Cubismo, arrivando,
con le sue ultime opere, a sfiorare l’Astrattismo.
Lezione di piano – 1923
Il colore per Matisse è… tutto
e il dipingere oltre che una passione ed una professione
è anche, e forse soprattutto, gioia
come racconta spesso lui stesso.
Ma ora lasciamo “parlare” alcune sue opere.
Natura morta con “La danza”
Donna accanto alla scacchiera – 1928
La tavola apparecchiata
Jazz
Tony Kospan
F I N E
Copyright Tony Kospan

IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE
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Fin dai suoi inizi artistici ha interpretato personaggi paradossali e grotteschi, come il professor Kranz e il timidissimo Giandomenico Fracchia, che hanno rappresentato un vero e proprio scossone alla comicità degli anni 60 e 70.
Ma la celebrità gli è giunta attraverso la saga (in 10 film) del ragionier Ugo Fantozzi grazie alla quale lui e le sue battute, così come gli altri principali personaggi, sono entrati nell’immaginario collettivo degli italiani.
In realtà Fantozzi prima di apparire al cinema era stato un personaggio letterario creato dal Paolo Villaggio… scrittore.
Ma andiamo con ordine.
(Genova, 30 dicembre 1932 – Roma, 3 luglio 2017)
BREVE BIOGRAFIA
Nasce nel capoluogo ligure con il fratello gemello dizigote Piero Villaggio che diverrà docente alla Scuola normale superiore di Pisa.
Il padre è un ingegnere edile palermitano e la madre, di origini veneziane, un’insegnante di lingua tedesca.
Frequenta le elementari nella scuola Diaz a Genova.
Paolo Villaggio da giovane
Da giovane ha diverse esperienze lavorative, speaker alla BBC a Londra, cabarettista su navi da crociera dove conosce e diventa amico di Fabrizio De André,
e successivamente impiegato all’Italsider di Genova (la cosa gli sarà molto utile nella creazione di tanti personaggi fantozziani (colleghi e dirigenti).
A metà degl ianni 50 entra in un’antica compagnia teatrale genovese e si esibisce al Derby Club noto locale di Milano, dove si esibiscono numerosi artisti
che avranno poi molto successo come Renato Pozzetto e Cochi Ponzoni.
Qui è con De André
Scoperto da Costanzo appare nelle case degli italiani nello spettacolo RAI “Quelli della domenica” con 2 personaggi:
il sadico Professor Kranz, ed il sottomesso Giandomenico Fracchia.
Negli stessi anni si trasferisce a Roma.
Seguono diversi programmi per la Rai e la scrittura di articoli per la rivista L’EUROPEO in cui delinea il personaggio FANTOZZI.
Qui è con Ombretta Colli
Da questi articoli nasce prima un libro, che divenne un best seller, e poi il primo film della saga del mitico ragionier Fantozzi.
In effetti non doveva esser lui l’interprete cinematografico.. ma poi Luciano Salce optò per lui.. dato che gli attori prescelti erano impegnati.
Mai decisione fu più indovinata!
Ma di Luciano Salce è anche la indovinatissima scelta di porre accanto a Paolo Villaggio una serie di attori che saranno le sue ideali spalle capaci anche loro di dare un gran contributo al successo del film, così come in quelli successivi:
Gigi Reder nella parte dell’occhialuto ragionier Filini, Anna Mazzamauro nei panni della riccioluta signorina Silvani.. etc. etc.
Qui è con Gigi Reder (l’occhialuto ragionier Filini)
Dopo lo strepitoso successo dei Film di Fantozzi la sua carriera artistica si sviluppa tra film e tv ma sempre con successo.
Sono però da segnalare in particolare alcune sue interpretazioni non comiche in film di Federico Fellini, Marco Ferreri, Lina Wertmüller, Ermanno Olmi e Mario Monicelli.
Nel 1992 ha ricevuto il Leone d’oro alla carriera alla Mostra Cinematografica di Venezia.
Vediamo ora una mitica scena fantozziana
(Al Ristorante Giapponese – Tragica cena con la Signorina Silvani)
Grazie di tutto Paolo e soprattutto grazie per averci donato
la tua particolare.. fortissima e nuova comicità
capace di farci sorridere dei nostri difetti.
Sono certo che starai ora scherzando con le stelle.
Tony Kospan
LA TUA PAGINA DI FB DI SOGNO
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Viola Sado

Niente è più brutto di una parola d’amore
pronunciata freddamente da una bocca annoiata.
Nagib Mahfuz
SE IL CIELO NON FOSSE INNAMORATO
Jalaluddin Rumi *
Se il Cielo non fosse innamorato
il suo seno non sarebbe dolce.
Se il Sole non fosse innamorato
il suo volto non brillerebbe.
Se la Terra e le montagne
non fossero innamorate
nessuna pianta germoglierebbe
dal loro cuore.
Se il Mare non conoscesse l’amore
se ne starebbe immobile
da qualche parte.
Se il cielo, le montagne, i fiumi e
ogni altra cosa nell’universo fossero
egoisti e avidi come l’uomo e come
lui cercassero di conquistare e accumulare
cose per sé, l’universo non funzionerebbe.
* Grande poeta Sufi del 1200 – Persia.
La sua poetica scavalca ogni barriera culturale o religiosa
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Viola Sado
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IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
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Viola Sado
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Eh sì è ormai finito un anno e se ne sta andando dopo averci lasciato il suo bagaglio di cose ahimè spesso negative ma anche con barlumi di speranza di un ritorno alla normalità grazie ai vaccini ma, ahimè anche con un finale denso di nuove preoccupazioni.
In ogni caso è giunto il momento di abbandonarlo e di sperar, come sempre, che a noi tutti giunga qualcosa di meglio, di molto meglio, nel nuovo.
Confesso che a volte mi verrebbe voglia di abbandonar questo millenario rito augurale dato che molto spesso l’anno nuovo risulta peggiore dei precedenti ma tant’è “Spes ultima dea“.
Tuttavia il rito dell’augurio di un anno migliore si ripete ormai da tempi immemorabili ed infatti, se non riuscissimo a rinnovare le attese, le speranze, i progetti, i sogni etc., penso che ci sentiremmo, e saremmo, davvero persi.
Questo però lo facciamo in realtà ben sapendo che la nostra vita difficilmente avrà un eccezionale e rapido cambiamento, anzi.
Tuttavia dei passi in avanti, soprattutto nel campo della salute, potranno esserci per tutta l’Umanità, salvo ulteriori sorprese.
Quindi ancora una volta abbandoniamoci alla speranza di ritrovare, tutti noi, l’entusiasmo, la voglia di fare… etc.

Da giovanissimo ma già amante della poesia… ero in verità assolutamente contrario a questo rito e scrivevo
AUGURI
Tony Kospan
Auguri!
Auguri! Auguri!
Parole
parole… parole…
vuote parole…
trite parole
cosa dite se non l’umana
fallace speranza
d’un domani migliore?
Ebbene, apparirà strano… ma sarà per la mia veneranda età (ohibò), per la consapevolezza della reale condizione umana… o per un certo fatalismo… ora sono meno pessimista verso il futuro, anche se in verità sempre senza molte illusioni.

LA SPERANZA E GLI AUGURI PER L’ANNO CHE VERRA’
IN POESIA.. ARTE.. AFORISMI.. CANZONI E NON SOLO
a cura di Tony Kospan
Il capodanno in realtà non fa che riconoscere la conclusione di un percorso annuale della natura e l’nizio di un altro che germoglierà in Primavera, esploderà in Estate e
declinerà in Autunno per poi concludersi in Inverno.
E’ dunque un vero e proprio rito di passaggio che, presente in altre forme già nelle società più antiche, si ripete sempre ed è sempre attuale.
Pertanto quel che si festeggia è proprio la speranza d’un domani migliore.
Lo farò, come sempre, con poesie, dipinti, immagini e canzoni.
I dipinti associati alle poesie sono tutti di Josephine Wall, nota pittrice fantasy dei nostri giorni.
Come sempre iniziamo alcuni aforismi… sul tema.
Sii sempre in guerra con i tuoi vizi,
in pace con i tuoi vicini,
e lascia che ogni nuovo anno ti trovi un uomo migliore.
Benjamin Franklin
C’è chi giura che nel mondo non c’è più bellezza, nè magia…
allora come si spiega che il mondo intero si riunisce in una notte
per celebrare la speranza nell’anno che verrà?
Claire Morgan (Hilary Swank)
Augurarsi e augurare che l’anno nuovo risulti migliore del precedente
è consuetudine antica. E significativa.
Ci dice come in tutta la storia dell’umanità non ci sia mai stato un anno
così ben riuscito da chiedergli il bis.
I miei auguri, però, non potevano proprio mancare!
Pino Caruso
Domani è la prima pagina bianca di un libro di 365 pagine. Scrivi un capolavoro.
Brad Paisley
Quelle che seguono dunque sono le poesie di quest’anno e, se la prima è solo una bella filastrocca, le altre mi appaiono molto significative.
Come sempre mi piacerebbe leggere quelle che sul tema amate voi.

Buon anno – Jovanotti

L’ANNO NUOVO
Gianni Rodari
Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.

Happy new year – Abba
VI AUGURO
Jacques Brel
Vi auguro sogni a non finire
la voglia furiosa di realizzarne qualcuno
vi auguro di amare ciò che si deve amare
e di dimenticare ciò che si deve dimenticare
vi auguro passioni
vi auguro silenzi
vi auguro il canto degli uccelli al risveglio
e risate di bambini
vi auguro di resistere all’affondamento,
all’indifferenza, alle virtù negative della nostra epoca.
Vi auguro soprattutto di essere voi stessi.

La Compagnie Creole – Bonne année
SPERANZA
Pablo Neruda
Ti saluto, Speranza, tu che vieni da lontano
inonda col tuo canto i tristi cuori.
Tu che dai nuove ali ai sogni vecchi.
Tu che riempi l’anima di bianche illusioni.
Ti saluto, Speranza, forgerai i sogni
in quelle deserte, disilluse vite
in cui fuggì la possibilità di un futuro sorridente,
ed in quelle che sanguinano le recenti ferite.
Al tuo soffio divino fuggiranno i dolori
quale timido stormo sprovvisto di nido,
ed un’aurora radiante coi suoi bei colori
annuncerà alle anime che l’amore è venuto.

La Vie en Rose – Edith Piaf
CAMBIAMENTO
A. J. Cronin
La vita non è un cammino
semplice e lineare
lungo il quale possiamo procedere
liberamente e senza intoppi,
ma piuttosto un intricato labirinto,
attraverso il quale dobbiamo trovare
la nostra strada, spesso smarriti e confusi,
talvolta imprigionati in un vicolo cieco.
Ma sempre, se abbiamo fede,
si aprirà una porta:
forse non quella che ci saremmo aspettati,
ma certamente quella che alla fine
si rivelerà la migliore per noi.

Oh Happy Day
NON TI AUGURO
Elli Michler
Non ti auguro un dono qualsiasi,
Ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo Fare e il tuo Pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull’orologio.
Ti auguro tempo per contare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.
E’ giunto ormai il momento di salutare l’anno nuovo
e di brindare tutti insieme.
Almeno per oggi non pensiamo ai problemi
del passato, del presente e del futuro
che non sono mancati, non mancano e non mancheranno mai,
data la nostra imperfetta natura umana,
poi domani sarà quel che sarà.
a voi… a noi… a tutti…
da Tony Kospan
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La poesia Sufi è un genere di poesia che, spesso con poche parole,
ci lancia messaggi che vengono da lontano
e ci portano in alto, molto in alto
rispetto alle nostre quotidiane incombenze
lasciandoci intravedere verità mistiche nascoste e molto suggestive
che sono al di là della realtà.
TRA CIELO E TERRA
Rumi*
a cura di Tony Kospan
Questa poesia dalle evidenti connessioni esoteriche
ci induce ad immaginare percorsi verso una porta divina
che sta a noi nella vita… attraversarla…
comportandoci in modo tale da meritare di farlo.
C’è però chi non l’attraversa mai
ma va avanti ed indietro dalla vita alle tenebre
rimanendo prigioniero della realtà.
TRA CIELO E TERRA
Jalal-ud-Din Rumi
La brezza dell’alba ha segreti da dirti.
Non tornare a dormire.
Devi chiedere quello che davvero vuoi.
Non tornare a dormire.
C’e’ gente che va avanti e indietro
attraverso le porte dove i due mondi si toccano.
La porta è tonda e aperta.
Non tornare a dormire.
Non presumo d’aver colto tutti gli aspetti (o anche nessuno)
della poesia e sarei dunque lieto di conoscer il vostro parere.
* Rumi (1207-1273) è considerato
il massimo poeta mistico della letteratura persiana
CIAO DA TONY KOSPAN
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Patti Smith (Patricia Lee Smith), nata a Chicago il 30 dicembre 1946, è una famosa cantante e poetessa statunitense.
Figura atipica e rivoluzionaria nel rock degli anni ’70, è stata tra le grandi protagoniste del proto-punk e della New wave.

Il grande carisma interpretativo e la suggestiva potenza delle sue liriche le hanno fatto guadagnare il soprannome di ”sacerdotessa maudit del rock“.
La rivista Rolling Stone la inserisce al 47° posto nella sua classifica dei 100 migliori artisti.
Ama molto l’Italia, dove ha tenuto spesso dei concerti di grande successo, ed è riamata da molti italiani.

Mi fa piacere renderle omaggio con questo video che ha ottenuto oltre 14.700.000 visualizzazioni… con la mitica Because the night la sua canzone più nota e che amo moltissimo (T.K.)
Augurissimi Patti…
anche da Tony Kospan
Testo estratto da Wikipedia con mini modifiche

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William Oliver

In questo mondo di guerra e di violenza
anche i fiori piangono…
e noi continuiamo a credere che sia rugiada
~ Jim Morrison ~
William Oliver – La lettera
SE AVESS’IO
Alda Merini
Se avess’io levità di una fanciulla
invece di codesto, torturato,
pesantissimo cuore e conoscessi
la purezza delle acque come fossi
entro raccolta in miti-sacrifici,
spoglierei questa insipida memoria
per immergermi in te, fatto mio uomo.
Io ti debbo i racconti più fruttuosi
della mia terra che non dà mai spiga.
e ti debbo parole come l’ape
deve miele al suo fiore. Perché t’amo
caro, da sempre, prima dell’inferno
prima del paradiso, prima ancora
che io fossi buttata nell’argilla
del mio pavido corpo. Amore mio
quanto pesante è adducerti il mio carro
che io guido nel giorno

William Oliver – Raccolta del fieno
da Orso Tony
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William Oliver
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Per salutare l’anno vecchio che se ne va
e per festeggiare l'arrivo dei 12 nuovi mesi,
si tramandano, da chissà quanto tempo, tante tradizioni,
alcune note, altre meno… alcune belle, altre stranissime.
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LE TRADIZIONI ED I RITI
DEL CAPODANNO
Anno nuovo, vita nuova…
Piccoli gesti e riti scaramantici che strizzano l’occhio alla fortuna
alla speranza, all'abbondanza, all'amore etc…
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Qui ecco una breve raccolta… trovata nel web…






A TAVOLA
Lenticchie: che cenone è, se non ci sono le lenticchie? Da Nord a Sud della Penisola, su ogni tavola arriva un piatto ricco di piccoli legumi. La lenticchia, già in epoca romana, simboleggiava l'abbondanza, il denaro.
Ogni lenticchia à una moneta, quindi più ne mangeremo e più soldi avremo!
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Zampone e cotechino: la carne di maiale è sicuramente tra le più nutrienti, proprio per questo, lo zampone e il cotechino sono divenute il simbolo dell’abbandonza.
Mangiare queste due pietanze a capodanno promette un anno ricco e fortunato.
Uva e frutta secca: “chi mangia l’uva per Capodanno conta i quattrini tutto l’anno”, così recita un antico proverbio.
Questo perché cogliere l’uva nel periodo invernale un tempo significava aver avuto un raccolto abbondante.
RITI SCARAMANTICI
(ALCUNI STRANISSIMI)
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Giovanni Boldini – Le comte Robert de Montesquiou
Dopo mezzanotte: fate entrare in casa un prete o un uomo molto alto dai capelli neri.
Porterà fortuna alla vostra abitazione per tutto il nuovo anno.

Vischio: la notte di capodanno appendere del vischio sulle porte: allontanerà gli spiriti maligni dalla vostra casa.
La tradizione arriva direttamente da antiche credenze tramandate dai Druidi.

Spiriti maligni: allontanate gli spiriti maligni dalla vostra abitazione.
Basterà aprire la finestra di una stanza buia poco prima della mezzanotte.
Non dimenticate di aprirne un’altra, ma questa volta di una stanza illuminata: accoglierete gli spiriti del bene.
Almeno così recita la tradizione.

Primo dell’anno: l’anno nuovo è arrivato e se uscite di casa non fatelo mai con le tasche vuote, ma con qualche soldo.
L’usanza afferma che, così facendo, l’anno appena nato non sarà “magro”
Denaro: mai negare un prestito di denaro chiesto a Capodanno: il denaro prestato torna indietro centuplicato. 
IN OGNI CASO, QUALUNQUE COSA NE PENSIATE,
E QUALI CHE SIANO I VOSTRI RITI
A TUTTI… GIUNGA ANCORA UNA VOLTA… L'AUGURIO…
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SIAMO TUTTI CASE VUOTE
Kim Ki-duk
Siamo tutti case vuote
e aspettiamo qualcuno
che apra la porta e ci renda liberi.
Un giorno il mio desiderio si avvera.
Un uomo arriva come un fantasma
e mi libera dalla mia prigionia.
E io lo seguo, senza dubbi, senza riserve…
Finché incontro il mio nuovo destino
FERRO TRE – LA CASA VUOTA
CINEMA E… POESIA
By Tony Kospan
I versi iniziali sono di un regista, Kim Ki-duk, un regista capace di donare tali e tante emozioni disarmanti che lasciano lo spettatore sbalordito (nel bene o nel male) insieme ai paesaggi, le musiche, le parole al contagocce, il ritmo mai frenetico dei gesti, le inquadrature degli sguardi dei protagonisti, gli spaccati di vita.
Anche il suo film è un’opera che, con la sua poeticità, tocca il cuore… ed è stato definito un’opera straordinaria che…
insegna ad amare…
ed a farci conoscere e vivere l’amore
ma non un amore… qualunque… bensì un amore che è un vortice di sensazioni… impossibile da rendere con le parole.
Forse l’estrema e migliore sintesi del film può essere proprio quella che ci narra il regista stesso… con la poesia che apre il post.
Il film è del 2004… viene considerato un pò difficile per la sua atmosfera rarefatta… ma se si riesce ad entrare nel clima del film le emozioni vere e profonde si presentano a bizzeffe.
Fu presentato al Festival di Venezia dove ebbe un grande successo di critica… che lo definì appunto un grande film.. ma non per tutti.
Segue ora una trama-recensione ed un’altra recensione che a mio parere ben descrivono la profondità e forse la difficoltà del film.
Veniamo ora alla trama descrittaci da “Invisibile“.
Il “Ferro 3” del titolo è la mazza da golf meno utilizzata dal giocatore, che impolverata nell’apposito contenitore testimonia la lontananza da casa; ma è anche il simbolo di un primo incontro teneramente folle, trasformato in ripetizione ossessiva come strana dichiarazione d’amore. Un miracolo di spazi e di sguardi, che cala l’asso nella potenza dell’antitesi: il luogo fisico della Casa, fulcro esistenziale di una borghesia panciuta e violenta, è finalmente dominato dall’uomo che al turbine delle vacue parole prodotte da una crisi di coppia oppone il rumore del silenzio, semplicemente. La comprensione tra amanti viene affidata ad un rapporto di complicità restituito attraverso particolari e docili minuzie, in un crescendo filmico presto emozionante; il timido sfiorarsi dei piedi è il simbolo di una cinepresa ostinatamente platonica, l’accoppiamento fisico è regalato all’intuizione (niente sesso, soltanto un briciolo di onanismo) come se fosse anch’esso invisibile. In questo conatus verso il sentimento, da parte di uno spettro forse sfinito dalla solitudine, il regista solo apparentemente rinuncia alle suggestioni predilette; la sua cosmologia della violenza è sotterranea ma egualmente presente, rarefatta ma chiaramente ineludibile. Esplode un cinema tremendo, che esaltando appieno la scelta silenziosa del protagonista ammazza ogni possibile commento: la pallina da golf sulla testa della donna per scalfire la materia cerebrale, il teorema di violenza domestica suggerito e quindi doppiamente doloroso. Di progressiva perfezione l’evoluzione del protagonista: egli, spezzando l’idillio con la Casa nel delinearsi di quello con la Donna, non ha più ragione di proseguire nelle sue occupazioni e si abbandona all’arresto. Sarà la fine del viaggio verso l’invisibilità, il suo pieno compiersi tra le pareti di una cella carceraria; si dissolve il sogno di comporre la violenza (la sepoltura del cadavere) mentre subirla non fa più male (il prigioniero malmenato), l’uomo invisibile è ormai totalmente estraniato mentre lo spettatore non è mai stato così in empatia. Ciò che non si vede (l’occhio…) è più che mai presente: con dolce ironia ed impeccabile eleganza la pellicola approda all’ultima sequenza, un ritorno alla Casa primaria che tradisce netta circolarità. Kim Ki-duk sotto l’ombrello del film minore firma ad oggi il suo capolavoro: infine appoggia delicatamente sul piatto la contrapposizione ultima e devastante. Il pugno e la carezza, come sempre, in profonda antitesi: Lui non è più neanche un personaggio ma pura pantomima, silenzio ma dialogo dei sensi, un bacio fantasma che appiana i lividi del vivere.
Non è dato sapere se il mondo in cui viviamo
è sogno o realtà.

Questo il parere – recensione di “Silence on tourne“
Il film regala una luminosa certezza, quella del talento vivace e rigoroso di un regista che riesce a innestare senza tentennamenti l’ironia terribile e i sussulti horror dei primi film nel corpo di opere d’inappuntabile equilibrio e inesausta invenzione (il gioco delle cornici e delle superfici trasparenti, gli imprevisti e depistanti movimenti di macchina), lontanissime da ogni bamboleggiante poeticismo e proprio per questo realmente poetiche, di una poesia fatta di carne e di lacrime quanto di soffio etereo, capace di stregare in eguale misura il cuore e il cervello (per tacere dello stomaco).
Ma ora cerchiamo d’aver un’idea del film
guardando questo video
Ciao da Tony Kospan
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