Archivio per 25 novembre 2020

Buon mercoledì sera in poesia con “Il bacio” Neruda – arte Godward – canzone “Averti addosso” G. Paoli   Leave a comment

 

 

John Godward – Dolce far niente




 

 

 

 

Tutto cambia. 

Ciò che oggi ritieni giusto, domani potrai considerare sbagliato…

ciò che oggi approvi, domani potrai disapprovare. 

Ciò che oggi ti piace tanto, domani potrà disgustarti…

Ciò che oggi scansi come dannoso, 

domani potrai cercare come vantaggioso. 

Ciò che oggi ami, domani potrai odiare. 

Non dare mai niente per certo. 

Finché vivi niente resta immutato. 

Ciò che non cambia muore. 

Se vuoi vivere, cambia.

Omar Falworth – Capirsi, stimarsi, amarsi

 

 

 

 

John Godward – Una vecchia storia

 

 

IL BACIO
 Pablo Neruda
 
Ti manderò un bacio con il vento
e so che lo sentirai,
ti volterai senza vedermi ma io sarò li
Siamo fatti della stessa materia
di cui sono fatti i sogni
Vorrei essere una nuvola bianca
in un cielo infinito
per seguirti ovunque e amarti ogni istante
Se sei un sogno non svegliarmi
Vorrei vivere nel tuo respiro
Mentre ti guardo muoio per te
Il tuo sogno sarà di sognare me
Ti amo perché ti vedo riflessa
in tutto quello che c’è di bello
Dimmi dove sei stanotte
ancora nei miei sogni?
Ho sentito una carezza sul viso
arrivare fino al cuore
Vorrei arrivare fino al cielo
e con i raggi del sole scriverti ti amo
Vorrei che il vento soffiasse ogni giorno
tra i tuoi capelli,
per poter sentire anche da lontano
il tuo profumo!
Vorrei fare con te quello
che la primavera fa con i ciliegi.
 
 
 
 
 
 

L’animale tranquillo – John Godward
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
da Orso Tony




IL TUO GRUPPO IN CUI VIVER L’ARTE
INSIEME
 

 
 

 

 

 

Dolci melodie – John GodwardDolci melodie – John Godward 




 

Femminicidi e violenze sulle donne un continuo senza fine. Amore malato… barbarie o…? Interroghiamoci!   Leave a comment

 
 
 
In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne
 e dopo gli ultimi tremendi casi di femminicidio
ritengo possa esser utile ed anzi doveroso dire qualcosa.

 
 
 

 
 
 

AMORI MALATI?  AMORI  O… BARBARIE?
BREVI CONSIDERAZIONI
SUI CONTINUI OMICIDI DI DONNE…
UN VERO ASSURDO STILLICIDIO
Tony Kospan



 
 
 
 
 
 


Amore e… o… barbarie?
 
Ahimé no…
 
A mio parere si tratta di amore malatomolto malato… e malato a tal punto che non è più amore!

Un genere di amore purtroppo ancora consueto nella nostra società.
 
Nonostante gli enormi progressi tecnologici, la civiltà non avanza di pari passo, o avanza troppo lentamente, se ancora oggi siamo fortemente ancorati all‘amore come possesso… come proprietà esclusiva… come se una persona fosse una cosa… un oggetto… di cui disporre a piacimento… così come accadeva nella preistoria ed accade ancora oggi in alcune società in cui, per motivi religiosi o tradizionali, la donna conta poco o nulla.
 
 
 
 

 

 
 
 
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Sono state molto di più di un centinaio in Italia le donne uccise dai loro compagni, o mariti (o ex), nell’anno scorso e quest’anno l’andazzo non sembra affatto rallentare… anzi!
 
Questo ahimè ormai si inserisce quasi normalmente nel tran tran delle comuniczioni della nostra società occupata poi anche da altri efferati delitti oltre che dai soliti problemi economici.
Ciò però conferma che il nostro clima sociale, apparentemente evoluto, è in realtà ancora legato a stili di vita vecchi, anzi ancestrali e superati, ma soprattutto assurdi.




 


I mass media si preoccupano sempre e solo di protestare e di lamentarsi di tutto e di tutti, anche con durezza, e però poi non si preoccupano affatto di guardare i nostri difetti, di farci un esame di coscienza e di fare un passo in avanti verso la civiltà.
 
Sui motivi scatenanti la violenza contro le donne ed il femminicidio, e sulle cause vicine e lontane che portano a questo, il discorso sarebbe lunghissimo.
 
Ma se volessimo ora approfondirlo in sintesi esso investirebbe certamente, oltre a fattori ambientali, culturali, tradizionali etc., stranamente (ma poi non tanto), il ruolo delle madri dei figli maschi… che, innamoratissime dei figli e servizievoli al massimo, spesso non li educano affatto al rispetto verso le donne inculcando anzi in loro un ingiustificato senso di superiorità maschile.
Inoltre appare poi evidente l’assoluta mancanza di educazione sessuale, intesa però soprattutto come educazione sentimentale, sia nelle scuole che negli altri centri formativi.

Infine non appare giusto il malcelato silenzio degli organi di informazione che intervengono solo dopo i tragici eventi… ma senza mai cercare di sensibilizzare la comunità nazionale sulla necessità di un diverso modo di considerare i rapporti tra i sessi in una società evoluta quale dovrebbe essere la nostra.

 
 
 

 

 
 
Solo con l’impegno a partire dalla scuola e dai mass media, a mio parere, si potrà, nel tempo modificare questa vergognosa situazione.
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Ma la luce la vedo ancora molto… molto… lontana…
 
Orso Tony




 



LA MALINCONIA – Ecco come appare nelle poesie.. nei dipinti.. nelle canzoni ed in una breve analisi del suo significato   Leave a comment

 


Un interessante articolo sul rapporto, ormai ampiamente riconosciuto, 
tra la malinconia e l’arte insieme a dipinti, poesie e canzoni in tema.





 


LA MALINCONIA NELL’ARTE.. NELLE POESIE E NON SOLO
PER IL BLOG IL MONDO DI ORSOSOGNANTE

 
 


La malinconia – Durer – (Partic.)

 
 

 
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La malinconia è il più legittimo tra tutti i toni poetici.
(Edgar Allan Poe)


La malinconia è la felicità di essere triste.

(Victor Hugo)


La malinconia e la felicità sono come due persone che fingono di non conoscersi
e si incontrano di continuo ad appuntamenti segreti.
(Fabrizio Caramagna)

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Paul Delvaux – Elogio della Malinconia

 
 

Rifuggita, nella nostra società iperattiva tutta volta verso l’esterno, la malinconia può essere letta come un bisogno di rivolgere l’attenzione verso l’interno, quella dimensione in cui gli artisti traggono ispirazione e carica per la loro attività.



 

Francesco Hayez – Pensiero malinconico


 

Da cosa dipende quel vago malessere che spesso accompagna la nostra vita?
Perché non siamo felici di ciò che possediamo e delle mete che abbiamo già raggiunto?
Da dove proviene quella struggente sensazione di non essere veramente a “casa”?
è lo stato di malinconia, quel vissuto psicologico che sperimentiamo di frequente nei momenti di “sosta”, di “arresto” nel corso della nostra vita.
Gli antichi la descrivono come “afflizione dell’anima” affine alla tristezza, ma non così dolorosa, e anche se cupa e profonda porta con se una certa tenerezza e dolcezza.
Inoltre, a differenza della tristezza, che sfiora la depressione e non induce alla riflessione, la malinconia si alimenta di un pensiero più intimo forse più a contatto con la “ragioni” del cuore.

 
 
 



  
Marie Constance Charpentier – La melanconia

 

 
Il termine malinconia deriva dal greco, mélas, nero e cholé, bile, quindi “bile nera” che insieme con il flegma, la bile gialla, e il sangue, formava i “quattro umori”.
Questi umori si credeva controllassero tutta l’esistenza e i comportamenti dell’uomo e, a seconda del modo in cui si combinavano, determinavano il carattere degli individui; in perfetta corrispondenza con gli elementi del cosmo e i suoi cicli, come l’alternarsi delle stagioni.


 

Christian Landier



Nel linguaggio moderno la parola “malinconia” o “melanconia” si usa per indicare indifferentemente cose alquanto diverse tra loro.
Nella nostra cultura medica viene indicata come prodromo della depressione, e viene riconosciuta come tale quando si accompagna a sensi di colpa e a umore depresso, sintomi però non scatenati da eventi ben identificabili e per lo più non caratterizzati da ansia.
Le persone che ne soffrono manifestano anche insonnia, perdita dell’appetito e incapacità di trarre piacere.
Questo “atteggiamento” scientifico, di sicura utilità per diagnosticare preventivamente una patologia depressiva, ha messo però in ombra la malinconia come “stato dell’anima”, talvolta penoso e deprimente e talaltra dolcemente pensoso o nostalgico, includendo tutte le manifestazioni in un’unica definizione di carattere clinico.
 
Elio Occhipinti


Ma eccoci alle poesie, associate a dipinti e canzoni. 
 
 
 
fre bia pouce  music+121      (Malinconia – Luca Carboni)
Arnold Bocklin – Malinconia
 
 
 

MALINCONIA E ARTE 
Daniele Bollea
 
La malinconia d’una
perduta armonia
è il vento perenne
che soffia nell’arte. 
Si placa nelle opere
che la vantano. 
Ma poi riattacca la cicala
e si rimette al vento. 
Già è altrove
l’occhio quieto del ciclone.

 
 
fre bia pouce  music+121 (Giuni Russo – Malinconia)
Louis Jean Francois Lagrenee – Malinconia
 

 

VOLUTTA’ DELLA MALINCONIA 
Johann Wolfgang von Goethe 

Non asciugatevi, non asciugatevi,
lacrime del sempiterno amore!
Oh come a occhi che vanno asciugandosi
il mondo appare squallido, smorto!
Non asciugatevi, non asciugatevi,
lacrime dell’amore infelice!

 
 
fre bia pouce  music+121 (Malinconia – Riccardo Fogli)
Edvard Munch – Malinconia



NEL LAGO DEI TUOI OCCHI 
Guillaume Apollinaire

Nel lago dei tuoi occhi assai profondo
il mio cuore si annega e si discioglie
E là dentro lo disfano nell’acqua
di amore e di follia
un po’ Ricordo, un po’ Malinconia.
 

F I N E
 

 



Testo ed immagini dal web – Impaginazione e coordinam. T. K.



AUTUNN marr jtoj4ka (4)
IL GRUPPO DI CHI AMA L’ARTE FIGURATIVA
(PITTURA, SCULTURA, FOTOGRAFIA E CINEMA)
Frecce2039
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original

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Un sorprendente articolo di Lella Costa sulla violenza contro le donne ed un mio pensiero   Leave a comment




Nella Giornata mondiale contro la Violenza sulle Donne
che si celebra il 25 novembre di ogni anno
e che fu istituita dall’Onu nel 1999
per tener vivo un argomento sempre attuale,
ma spesso trascurato,
come quello della violenza di genere, degli stupri e del femminicidio
mi fa piacere riproporre questo brano davvero originale, benché duro.






In realtà l’ignoranza “sentimentale”
che vedo spesso nei social network che seguo
è davvero estesissima e diffusissima.







Molti si beano nel dire
se mia moglie mi lascia la uccido
come se fosse una cosa normale
e non un’aberrazione del concetto d’amore!

Ed altri mettono pure il “like” (“mi piace”).







Ma se questa è la cultura dell’amore dei nostri connazionali,
a mio parere ancora vicina a quella delle caverne,
(senza parlar poi di quella addirittura allucinante di altri popoli),
come meravigliarsi di quel che accade nelle nostre case
ed intorno a noi?

Per questo auspico che si introduca finalmente nelle scuole
la materia dell’educazione sentimentale…
sennò saremo sempre prigionieri di stereotipi superati e senza senso.
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Ma è giunto il momento di leggere il bell’articolo di Lella Costa che sfata,
con splendida amara ironia, 
i ridicoli luoghi comuni assolutori 
degli amici e dei parenti dei responsabili di crimini contro le donne.






STOP VIOLENZA SULLE DONNE!


E BASTA CON LE SCUSE!

SMETTETELA! E PER SEMPRE!

La prima volta che per la strada, tornando da scuola, un tale ti si è avvicinato e ha cominciato a dirti cose, e tu non le capivi nemmeno, ma hai intuito lo schifo prima ancora del pericolo, e sei scappata via, e la notte non riuscivi a dormire, ma neanche a dirlo.

Come se un po’, almeno un po’, te la fossi andata a cercare.

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La manomorta sull’autobus, e se provi a reagire intorno c’è solo scherno, e donne più grandi che stringono le labbra contrariate – da che mondo e mondo – son cose che succedono, non sei né la prima né l’ultima, fai finta di niente che è meglio, e poi a vestirti in quella maniera un po’, almeno un po’, te la sei andata a cercare.


(Quale maniera, di che cosa state parlando, avevo i jeans, faceva freddo, non si vedeva niente.)



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Le facce delle madri degli imputati nei processi per stupro.

Ti aspetteresti che maledicessero i figli, che li disconoscessero, bibliche, inesorabili, che stringessero tra le braccia la vittima, e la consolassero, e le chiedessero scusa e avessero cura di lei.
E invece la guardano con odio e disprezzo lei, la rovina dei loro bravissimi ragazzi, lei che ci stava, altroché se ci stava, lei che li ha provocati, lei che se l’è andata a cercare.

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Le donne, le bambine violentate dai padri, dai mariti, dai fratelli, dagli amici di famiglia, che preferiscono tacere, subire, sperare che la smettano da soli, perché mai, mai potrebbero sopportare che si sapesse, che se ne parlasse.



Troppa vergogna. 
Le vittime che si vergognano al posto dei loro carnefici..

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Niente da dire, è il crimine perfetto. 
Complimenti.

E poi, si fa presto a dire violenza, a dire stupro, ma insomma si sa che a volte si trascende, ma il desiderio acceca, travolge e poi che diamine, alle donne piace…
è sempre stato così.
Vis grata puellae, no?

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No.
Che siate stramaledetti, no.
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Non provate a spacciare per complicità il sopruso, per gioco la brutalità.


E soprattutto smettetela di tirare in ballo l’istinto, la provocazione, il desiderio irrefrenabile. 
Balle. Non c’è desiderio in uno stupro, mai.

Non c’è nemmeno sguardo. 
Una donna vale l’altra, con buona pace dei moralisti e dei prefetti. 
Non c’entra l’abbigliamento, l’ora, il posto, l’incoscienza, neppure l’età – andate a chiederlo a chi lavora nei centri di soccorso – alle donne stuprate.

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Non esiste picchiare… uccidere… per amore

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Andate a leggere i resoconti di donne più che adulte, più che modeste, a volte precocemente piegate da una vita di torti e miseria. 
Andate a dirlo a loro, che se la sono andata a cercare.



Andate a dirlo alla ragazza omosessuale che è stata violentata
perché “imparasse la lezione”, che si è trattato di attrazione fatale e incontrollabile.

Andate a dirlo alle donne vittime di quelli che chiamiamo stupri etnici, e neanche ci rendiamo conto dell’abominio, dell’orrore assoluto che evochiamo.

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E poi smettetela, per sempre.

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Lella Costa

(E polis – Milano)

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Ciao da Tony Kospan
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