Archivio per ottobre 2020

John William Godward

L’arte della vita sta nell’imparare a soffrire
e nell’imparare a sorridere
H. Hesse
John William Godward
L’AMORE
Pablo Neruda
Che hai, che abbiamo,
che ci accade?
Ahi il nostro amore è una corda dura
che ci lega ferendoci
e se vogliamo
uscire dalla nostra ferita,
separarci,
ci stringe un nuovo nodo e ci condanna
a dissanguarci e a bruciarci insieme.
Che hai? Ti guardo
e nulla trovo in te se non due occhi
come tutti gli occhi, una bocca
perduta tra mille bocche che baciai,
più belle,
un corpo uguale a quelli che scivolarono
sotto il mio corpo senza lasciar memoria.
E che vuota andavi per il mondo
come una giara di color frumento,
senz’aria, senza suono, senza sostanza!
Invano cercai in te
profondità per le mie braccia
che scavano, senza posa, sotto la terra:
sotto la tua pelle, sotto i tuoi occhi,
nulla,
sotto il tuo duplice petto sollevato,
appena
una corrente d’ordine cristallino
che non sa perchécorre cantando.
Perché, perché, perché,
amore mio, perché?
John William Godward

da Orso Tony
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BREVE STORIA DELL’OPERA
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“La donna del lago” è un’opera lirica di Gioachino Rossini
su libretto di Andrea Leone Tottola.
Il soggetto deriva dal poema “La donna del lago”
(The Lady of the Lake) di Walter Scott, pubblicato nel 1810.
Pur essendo un capolavoro
ha avuto nel corso degli anni alterne fortune.
Antonio Rossini (Pesaro 29.2.1792 – Parigi, 13.11.1868)
La prima rappresentazione avvenne il 24 ottobre 1819
al teatro San Carlo di Napoli, ma con scarso successo.
Andò meglio nelle repliche
riscuotendo consensi in vari teatri del mondo.
Ma ben presto, già nella 2° parte dell’800,
scomparve dai loro repertori.
Ritornò sulle scene, ma rimaneggiata,
nel 1958 a Firenze al Teatro della Pergola.
Successivamente, con la scoperta dell’edizione critica
e l’avvento del Rossini Opera Festival fu finalmente ripristinata.
La rappresentazione del 1981 a Pesaro diretta da Maurizio Pollini
secondo la versione ripristinata andò molto bene
e da allora l’opera è eseguita con buona regolarità.
LA DONNA DEL LAGO
Ma ora è giunta l’ora di ascoltarla e vederla…
in questo video nella sua versione completa eseguita
sotto la direzione del grande maestro Muti
al Teatro della Scala di Milano.
TONY KOSPAN
IL GRUPPO DEDICATO ALLA STORIA… IN QUALUNQUE CAMPO…
AI RICORDI NOSTRI E DI ALTRI ED ALLE ATMOSFERE DI UN TEMPO

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Federico Fellini e la moglie Giulietta Masini
FELLINI…
VERO MAGO DEL CINEMA DEL II NOVECENTO
(Rimini 20.01.920 – Roma 31.10.1993)
Vincitore di 4 premi Oscar e di tanti altri premi
è stato certamente uno dei massimi protagonisti
della storia del cinema… mondiale… del 900
per la sua capacità di coniugare
l’arte cinematografica
alla poesia… alle emozioni… al sogno.
BREVE BIOGRAFIA
La sua carriera ebbe inizio nel ’29 come…
disegnatore satirico…
dopo esser giunto a Roma dalla natia Rimini…
Negli anni ’40 passò alla collaborazione
nella stesura di sceneggiature teatrali
ma nel ’45, con la conoscenza di un grande regista
come Rossellini, s’avvicinò al mondo della celluloide.
Nel 1950 la sua prima regia (insieme con Lattuada)
con “Luci del varietà” mentre il debutto come unico regista
avvenne con “Lo sceicco bianco“.
Qui la sua vena artistica, che possiamo definire
un misto di sogno e realtà che dona suggestioni magiche
inizia a manifestarsi, ma non trova consensi
nè dalla critica… nè dal pubblico.
Sordi in una mitica immagine da “I vitelloni”
Nel ’53 il suo primo grande successo con “I Vitelloni”
con il quale vinse il Leone d’argento alla Mostra di Venezia…
Il successo si confermò subito dopo,
anche a livello internazionale
con “La strada“.
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Mastroianni e Anita Ekberg ne “La dolce vita”
Ormai era diventato un regista affermato…
La sua carriera da quel momento è stata un susseguirsi
di successi di pubblico e di premi nei vari Festival del Cinema… con…
Le notti di Cabiria, 8 e mezzo, La dolce vita, Satyricon, Roma,
Amarcord, La città delle donne, Ginger e Fred.
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L’ultimo suo film è stato “E la nave va” nel 1990.
Oltre ai 4 premi Oscar vinti
gli fu poi conferito nel 1993
anche l’Oscar alla carriera.
Come ricordarlo ora al meglio se non con una scena,
tratta da un suo mitico film,
che mette in evidenza il suo stile poetico e sognante?
La passerella finale di Otto e mezzo (musica di Nino Rota)
Tony Kospan
Ff.
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E’ possibile entrare.. sostare.. e addirittura vivere in un’opera d’arte?
No certo! Ed invece sì.
Ecco allora la storia e le immagini del “Quartiere Pappagallo”
di Drachten in Olanda.
LA STORIA
Nel 1921 l’architetto e pittore Theo Van Doesburg realizzò la pittura delle pareti interne ed esterne di 16 case a schiera progettate dall’architetto Cees Rienks de Boer destinate alla classe media della cittadina olandese Drachten sulla falsariga dei coloratissimi dipinti di Mondrian.
Ma già mentre era in corso la loro costruzione sorsero dissidi tra i due in quanto l’architetto avrebbe voluto che il colore di base degli esterni fosse bianco per meglio esaltare i colori delle porte e delle finestre ed a questo si opponeva il de Boer.
La vetrata di una finestra disegnata da Theo Van Doesburg
Prevalse la tesi più tradizionale… ma ciononostante le case, per i loro particolari colori, furono oggetto di grande ilarità da parte dei cittadini che le definirono “Case pappagallo“.
Addirittura intervenne poi il Comune che provvide a ridipingere le case a proprie spese e così esse divennero anonime come le altre case della cittadina.
Dipinto di Mondrian
Il loro autore, Theo Van Doesburg, si era rifatto ai principi del Neoplasticismo… che aveva elaborato a partire dal 1917 (e quindi quest’anno è il centenario della sua fondazione) con Mondrian nella rivista De Stijl.
Il principio basilare di questa corrente, descritto nel Manifesto pubblicato sull’anzidetta rivista, era quello di esaltare l’arte plastica e di annullare ogni forma naturale in quanto essa, a loro dire, impediva una reale elaborazione artistica.
IL QUARTIERE PAPPAGALLO ORA
Negli ultimi tempi gli abitanti di queste case, con la collaborazione del Museo olandese Dr8888, hanno deciso di riprendere i colori gialli, rossi e blu dei disegni originali.
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Ora quindi le case sono tornate allo stile ed ai colori del Neoplasticismo e dunque i loro abitanti vivono in queste autentiche opere d’arte.
Una di esse è visitabile 2 volte la settimana ed una sala da pranzo è stata perfettamente ricostruita ed allestita nel suddetto Museo.
E’ da aggiungere che non solo gli interni e le facciate sono coloratissimi ma anche le parti esterne…
Un altro interno di una “casa pappagallo”.
Tony Kospan
Copyright Tony Kospan – Vietata la copia senza indicare il nome dell’autore e del blog.
IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE…
INSIEME
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Il pittore olandese del ‘600
è ormai consacrato come uno dei grandi
dell’arte mondiale.
Qui potremo dar uno sguardo alla sua vita,
alla sua arte ed anche alle modalità
con le quali è stato riscoperto e tolto
dall’oblio in cui era caduto per oltre 2 secoli.
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La ragazza con l’orecchino di perla
JAN VERMEER – IL GENIO DELLA LUCE
Tony Kospan

Jan Vermeer (Delft 31.10.1632 – Delft 15.12.1675)
Questa qui sopra è considerata dagli storici
l’unica immagine attendibile di Vermeer
ed è un dettaglio del suo dipinto “La mezzana” del 1656

BREVE BIOGRAFIA
Secondogenito di un mercante d’arte di Delft (Olanda)
attraverso la frequentazione di artisti e collezionista
si appassiona al mondo dell’arte
ed inizia già giovanissimo la sua formazione artistica.
A 19 anni sposa una ragazza cattolica
dalla quale avrà 11 figli e, nello stesso anno,
diventa maestro nella corporazione dei pittori della città.

* La stradina
Grazie alle attività ereditate dal padre… mercante d’arte
ma anche taverniere… poté mantenere tranquillamente
la sua numerosa famiglia fino all’invasione francese del 1672.

Giovane donna che legge una lettera davanti alla finestra aperta
Per le mutate condizioni socio-politiche,
per la morte del principale committente delle sue opere
e per le esagerate spese di… moglie e suocera
fu travolto dai debiti
e, probabilmente ammalatosi per il dolore
di non poter più far fronte alle esigenze familiari,
morì ancor giovane nel dicembre del 1675 a soli 43 anni.

Allegoria della Pittura
IL PITTORE
Per l’estrema cura e precisione con cui dipingeva,
ciascun quadro gli prendeva moltissimo tempo,
ed è forse per questo
che le sue opere a noi giunte sono solo circa 40.

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Il suo stile fu influenzato inizialmente da Rembrandt
per poi avvicinarsi alle tematiche dei seguaci del Caravaggio.

La lattaia
Molto si è discusso sull’uso della “camera ottica“
un particolare aggeggio che consentiva
la visione capovolta degli oggetti…
ma forse gli serviva solo per esaminare in modo diverso
i particolari dell’opera che stava dipingendo.

Il bicchiere di vino
I suoi dipinti, a parte 2 vedute esterne,
la mitica Veduta di Delft e Stradetta,
sono tutti ambientati in interni.

* Ragazza con cappello rosso
Grazie alle sue conoscenze di materiali e tessuti,
Vermeer è eccezionale nell’utilizzo della luce
e riesce a dar vita agli oggetti, rendendoli quasi toccabili,
ma anche ai visi ed ai corpi…
come si evince osservando i suoi dipinti più popolari
come “La Lattaia” e “Ragazza con turbante”.
E’ proprio questo suo uso personalissimo e geniale della luce
che gli fa raggiungere le più alte vette artistiche del secolo.

Lezione di musica
STORIA DELLA RISCOPERTA
Era ormai stato del tutto dimenticato quando un giornalista francese,
Étienne-Joseph-Théophile Thoré, nel visitare nel 1842 il Museo dell’Aia
rimase incuriosito da un “paesaggio superbo e molto singolare“.
Non sapendo di chi fosse lesse sul catalogo:
“Veduta della città di Delft, dal lato del canale, di Jan van der Meer”.

Veduta di Delft
Iniziò allora a cercar altri dipinti di questo artista misterioso
che soprannominò “la mia Sfinge“
dato che più lo conosceva e più enigmi gli poneva.
Ma chi lo ha portato poi davvero ad una conoscenza universale
è stato Marcel Proust
con la sua descrizione estasiata sempre della “Veduta di Delft“.

* Giovinetta con bicchiere di vino
DOVE SONO I SUOI DIPINTI?
Sono in varie parti del mondo ma nessuno in Italia.
E’ dunque difficilissimo poterli ammirare da vicino
ma… per fortuna…

* Giovanetta con liuto
sono comunque spesso in giro per il mondo per mostre
e qualche anno fa sono stati anche a Bologna
dove hanno riscosso enorme successo.

* Donna in piedi davanti alla spinetta
Il suo dipinto simbolo, assurto ad icona mondiale,
è però il piccolo dipinto… qui sotto
“La ragazza con l’orecchino di perla”
cliccando sul quale, volendo,
possiamo scoprirne tutta l’affascinante storia.


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Tony Kospan
Copyright – Tony Kospan
IL MONDO DELL’ARTE
E DEGLI ARTISTI
NEL GRUPPO DI FB
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I nostri giardini classici presentano quasi sempre,
nei viali e tra alberi ed aiuole,
statue inneggianti alla bellezza ed all’armonia
secondo i canoni greci e latini.

LA STATUA PIU’ TERRIFICANTE DEL MONDO
ED IL VICTORIA WAY MEDITATION GARDEN
Altrove però c’è nei parchi una più ampia tipologia di statue…
e così può accadere di trovarsi di fronte
a sculture originali… sorprendenti… e talvolta inquietanti.
Entriamo allora in questo giardino molto, ma molto, molto… particolare.

Siamo dunque nel Victoria’s Way Meditation Garden in Irlanda.
Ed ecco allora cosa possiamo all’improvviso vedere girando nei viali.
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La scultura, che sembra emergere da una specie di piccola palude,
ha un aspetto che incute paura
e, per molti versi, appare davvero mostruosa.

La scultura sembra rappresentare in effetti uno zombie,
o un fantasma reincarnato, che sta uscendo fuori dallo stagno
e può far venir un colpo ad un distratto visitatore che se la trovasse davanti.

E’ certo così… ma è da apprezzare comunque la fantasia dell’autore,
(che non sono riuscito ad individuare)
che ha anche ben incastonato la terrificante scultura nell’ambiente paludoso
donandoci così un effetto davvero originale e sorprendente.

Non dobbiamo infine dimenticare che oltre a questa statua
nel parco c’è anche tanto altro, sempre di assoluta originalità,
per cui chi entra… si può attendere… di tutto!

Tony Kospan







IL TUO GRUPPO D’ARTE
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Una storia che ci riguarda proprio da… vicino
LA STORIA DELLA NASCITA DI INTERNET IN ITALIA
Tony Kospan
La nascita di Internet da noi avvenne in totale silenzio
anche a causa dell’enorme effetto mediatico
del tremendo disastro di Chernobyl di quei giorni.
Era il 30 aprile del 1986
quando partì il segnale da un Istituto del CNR di Pisa, il CNUCE,
che, passando per un cavo telefonico dell’allora SIP
e poi per la stazione di Italcable di Frascati,
giunse al centro Telespazio di Fucino (Abruzzo) da dove fu “sparato”
verso il satellite INTELSAT IV e da qui dirottato
alla stazione satellitare di Roaring Creek in Pennsylvania.
Da noi, come dicevo su, non se ne accorse proprio nessuno
eppure in quel momento l’Italia
si poneva ai primi posti nel mondo in questo campo.
Fu in verità emesso anche un Comunicato Ufficiale qualche giorno dopo
che però non fu preso in gran considerazione da nessun giornale.
Luciano Lenzini con al suo fianco, a sinistra, Bob Kahn e Vinton Cerf «padri» di Internet
In verità nemmeno gli autori dell’evento ne capirono l’enorme portata
dato che non si fecero neanche una foto né brindarono insieme
in quanto il direttore del CNUCE, Stefano Trumpy
(noto per il lancio del primo satellite italiano SIRIO)
quel giorno non era in ufficio
e Luciano Lenzini, vero mago delle reti,
che era poi quello che più si era impegnato per la realizzazione
era sì in ufficio ma impegnato in altre cose.
In verità il tutto nasceva qualche mese prima grazie al regalo di un “Computerone“,
il Butterfly Gateway, fattoci dagli americani
per consentirci di unirci alla rete creata dalle Università americane
per scambiarsi dati… informazioni etc. utilizzando un protocollo
progettato da Vint Cerf e Bob Kahn nel 1973
che poi in breve avrebbe collegato tutto il mondo
e che oggi conosciamo come… INTERNET.
Quel regalo però non fu casuale
ma nacque da una richiesta del Lenzini agli americani
in quanto lui… mago delle reti.. in viaggio a Boston
fu “folgorato” dalla constatazione
che quel sistema di connessione delle Università USA
funzionasse bene indipendentemente dai mezzi e dalla rete utilizzati.
Dunque quel giorno alle 6 del pomeriggio Antonio Blasco Bonito
il mago dei computer che aveva preso in consegna il “computerone”
scrisse “PING” e una persona dall’America rispose “OK“
qualche secondo dopo.
L’Italia entrava così nell’era di Internet…
che oggi vede connessi nel mondo oltre 3 miliardi di persone
tra cui… noi stessi.
Tony Kospan
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E’ un artista notissimo per i suoi cuori simpatici ed originali
che qui potremo ora ammirare in una bella galleria.
I CUORI DI MOJMIR JEZEK
– ARTE E FANTASIA –
Mojmir Jezek è un pittore ed illustratore italiano
nato a Roma da padre ceco e madre italiana.

Nel 1978 inizia la collaborazione con la Repubblica
divenendone in breve vignettista e illustratore
per le varie rubriche e magazine.
Successivamente ha collaborato anche con altri giornali.

E’ famoso soprattutto per i suoi cuori dipinti in particolare
per la rubrica “Questioni di cuore” di Natalia Aspesi
sul “Venerdì” di Repubblica.

Personalmente, ma posso sbagliare,
definirei la sua
una “fantasy art” dedicata al… cuore.

Di recente è stata allestita a Roma
una mostra con tanti suoi dipinti
ed è anche stato pubblicato un libro
333 cuori di Mojmir Ježek .

Ecco ora una bella carrellata
di cuori selezionati tra i più originali e simpatici
e come si può vedere ogni cuore
sembra “narrarci” una storia.


ù



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Un saluto di… tutto
cuore
da Tony Kospan
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Come è noto questa è la festa più controversa di tutte e ci sono accanite schiere di favorevoli e contrari…
Esaminerò i lati positivi e negativi… secondo le opposte visioni… cercando il massimo di obiettività… ma alla fine esprimerò comunque il mio pensiero.
PRO
– Ci sarebbero vaghe… lontane origini contadine europee
– Piace ai bambini
– Aiuta l’economia… consentendo alle aziende di produrre e vendere di più
– Aiuta a superare la paura della morte
– Bisogna viverla solo come un gioco… ed è una festa come tante altre
CONTRO
– Festa solo di importazione.. nata in piccole zone nordamericane
– E’ caratterizzata soprattutto dall’esaltazione di un horror più o meno finto anche se edulcorato da giocose modalità infantili… tipo “Dolcetto scherzetto etc…”
– Festa lontanissima dalle nostre tradizioni
– Festa senza alcun significato reale… e solo consumistica
– Alcuni fanatici di Halloween vanno a caccia dei gatti neri per sacrificarli perché amici delle streghe (Quando venivano bruciate le streghe si bruciavano anche i gatti neri).
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– Con la scusa di Halloween poi molti si abbandonano a comportamenti folli… pericolosi… vietati… vandalici… come ci dice la cronaca… al punto che alcuni comuni vietano i mascheramenti ed ogni anno la cronaca nera ci racconta di spiacevoli episodi.
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– Il culto dei morti viene trasformato in una carnevalata
– Per i cattolici infine con i giochi ed i riti finto-satanici (ma ahimè alcuni gruppi li fanno davvero) si aprirebbe la porta al Demonio
IL MIO PENSIERO
Premesso che anche quest’anno, vista la pandemia, la “festa” sarà ridotta a qualche dolciume da mangiare a casa, tuttavia non possiamo sottacere che è una festa dalle modalità molto lontane dalle nostre idee e dalle nostre tradizioni (ma che la globalizzazione ha portato in giro per il mondo e dunque anche da noi) e le sue origini appaiono consistere, alla fin fine, in una deformazione celtica della nostra festa del 1° Novembre (Ognissanti).
Però chi vuole festeggiare lo faccia pure… ma usando la zucca… nel senso però di cervello eh eh.
Infine è un’occasione senz’altro accettabile per i bambini che possono mascherarsi e passare bei momenti di gioco.
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E VOI COSA NE PENSATE?
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Concludo augurando… buona festa (a chi festeggia) e buona e serena serata-notte del 31 ottobre… a tutti gli altri
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Tony Kospan
LA TUA PAGINA DI FACEBOOK DI CULTURA E SOGNO
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Federico Zandomeneghi – Riflessione
Il fiore che sboccia non fa alcun rumore;
la bellezza, la vera felicità e il genuino eroismo
camminano su suole silenziose!
– Wilhelm Raabe -
Federico Zandomeneghi – Sul divano
L’AMORE QUANDO SI RIVELA
Fernando Pessoa
L’amore, quando si rivela,
Non si sa rivelare.
Sa bene guardare lei,
Ma non le sa parlare.
Chi vuol dire quel che sente
Non sa quel che deve dire.
Parla: sembra mentire…
Tace: sembra dimenticare…
Ah, ma se lei indovinasse,
Se potesse udire lo sguardo,
E se uno sguardo le bastasse
Per sapere che stanno amandola!
Ma chi sente molto, tace;
Chi vuol dire quello che sente
Resta senz’anima né parola,
Resta solo, completamente!
Ma se questo potesse raccontarle
Quel che non oso raccontarle,
Non dovrò più parlarle,
Perché le sto parlando.
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Federico Zandomeneghi – La passeggiata
IL GRUPPO DI CHI AMA VIVER L’ARTE
I N S I E M E
Federico Zandomeneghi – Coppia al caffè
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